DISCLAIMERS: date alla Rowling quello che è della Rowling e a Tes quel che è di Tes..

DEDICHE:tutti i riferimenti a Ron/Hermione sono puramente voluti e dedicati interamente a Taty XD, santa donna che mi sopporta… l’Harry/Draco è per Silvia T. che ha fortemente voluto questo seguito J… Ta-daaaaan! E per Amanda J: un bacione immenso, tesora! Spero solo che non vi sentiate male dopo averlo letto O_O’’’…

DEDICA DEL CAPITOLO: A Saku e Pam!!!

NOTA IMPORTANTE: non ho ancora letto il sesto libro (e neanche il settimo, sigh!) e non so assolutamente nulla su di esso e non voglio sapere nulla su di esso finchè non finisco questa maledetta fic, o potrei rimanerne TROPPO influenzata, e la storia come l’ho creata andrebbe a farsi benedire-_-…

RINGRAZIAMENTI: Grazie a Ninnichan *_* e Kieran*_* e la Nipo love love *_* di esistere, a Pam e Saku per le risate ,a Crius del suo stupendo commento su SFIDA *_*! 

RINGRAZIAMENTO SPECIALE: a tutte le persone che stanno commentando VISIONS: grazie mille di cuore (_ _), siete gentilissimi/e !

 ”buona” lettura!...^^’’’’ spero…tirare un sospiro, ormai mancano solamente due capitoli alla fine :).


 
 
 
VISIONS

di Tesla

capitolo XV di XVII

 

 

LA RESISTENZA DI HOGSMEADE

 

 

 

Neville si porta le mani a coppa davanti alla bocca ed esplode un colpo di tosse che gli schiaffeggia i polmoni; un grumo di saliva verdastra lo colpisce al centro del palmo, ma se lo asciuga distrattamente su una manica. Nessuno lo guarda con fare schizzinoso: hanno ben altro da fare, emergendo dal passaggio e tossendo a loro volta aggrediti dal fumo.

-         Scansati, Neville, non c’è posto!- lo rimprovera Dean con una spallata; le sue mani forti e scure sono strette intorno agli avambracci di Susan, con i tendini tesi nello sforzo di tirarla fuori dall’apertura nel terreno.

Dall’altro lato, Ron gli dà un colpetto sulla spalla per fargli segno di sbrigarsi, e finalmente Neville si decide a scavalcare la panchina davanti a lui. Tossisce ancora, e forte, piegato in due con le mani sulle ginocchia. Ron gli assesta un altro paio di pacche energiche sulla schiena, ma il ragazzo alza una mano e gli fa segno di smettere, sta facendo più danno che altro.

-         Tutto a posto, Neville?- gli chiede Hermione.

Neville annuisce. Ha la gola troppo irritata dal fumo per riuscire veramente a dire qualcosa.

Quando il respiro torna regolare e rialza il capo, trova lo sguardo di Seamus su di sé; i suoi muscoli sono tesi come quelli di Dean per aiutare ragazzi e ragazze ad uscire all’aria aperta, ma ha gli occhi concentrati su di lui, venati di preoccupazione.

Ancora una volta, Neville esegue un cenno del capo, come a voler dire: “È  passata”. Seamus gli risponde con un lieve sorriso, poi torna a concentrarsi sul passaggio quando Hermione inizia a far levitare dal fondo del pozzo due feriti incapaci di utilizzare la scala a pioli lungo la parete.

Il caldo… il caldo è soffocante, riesce a pensare Neville dandosi un’ennesima occhiata intorno.

Sono nella piazzola antistante la stazione di Hogsmeade, di questo non c’è dubbio. L’edificio in mattoni rossi davanti a loro è parzialmente divorato dalle fiamme, così come la foresta ai lati di esso, avvolta in cortine di fumo. Al centro della piazza c’è l’apertura esagonale da cui sono sbucati seguendo il passaggio nella Camera dei Segreti; oltre una delle quattro panchine che circondano il buco, sul terreno, c’è la grata che lo copriva, là dove l’incantesimo di Hermione l’ha fatto ricadere.

Il fuoco è ovunque.

Neville strizza gli occhi irritati dal calore. Il passaggio più sicuro sembra essere quello attraverso il piccolo edificio davanti a loro. Riporta lo sguardo su Hermione.

-         Sapevi saremmo spuntati qui?

Hermione scuote la testa e si sposta una ciocca di capelli sudati dal viso.

-         No, ma la cosa non mi stupisce. In “Storia di Hogwarts”… attento, Seamus, fai piano, non vedi che è ferito?... dicevo… in “Storia di Hogwarts” è scritto che l’edificio della stazione esisteva già ai tempi dei Fondatori, anche se veniva utilizzato per altri scopi. I binari e le banchine li hanno aggiunti secoli dopo, mentre…

La voce di Hermione si spegne di colpo quando li raggiungono gli ululati in lontananza. Gli studenti si stringono insieme intorno alle panchine, impauriti; Ginny ha un sussulto violento all’indietro e si passa più volte le dita tra i capelli, fissando il terreno e borbottando qualcosa di incomprensibile.

Ron la prende delicatamente per un polso e riesce a convincerla ad attraversare con lui l’edificio della stazione; come se quello fosse stato un segnale, gli studenti raccolti nella piazza iniziano a passare per raggiungere le banchine dall’altra parte, e Hogsmeade.

Lo sguardo di Neville passa indeciso da Dean, Seamus ed Hermione, intenti ad aiutare gli altri a sbucare dal passaggio, ai piccoli gruppetti di ragazzi tremanti che entrano nella saletta della biglietteria in fiamme, e di nuovo ai suoi amici.

Non vuole passare senza di loro

 

(Seamus),

 

mettersi al sicuro mentre loro sono lì a rischiare la pelle. “Devo aiutarli come posso” riflette Neville, “ma come?”

La risposta gli arriva quando sposta lo sguardo a sinistra e vede Luna Lovegood zoppicare verso l’esterno della piazza.

-         Luna!

Neville la raggiunge di corsa, ed è con più di una punta di disagio che nota come l’immersione nelle acque stagnanti della Camera e il sudore abbiano reso il tessuto della camicia di Luna quasi trasparente, lasciando trasparire l’alone pallido del reggiseno. È così strano accostare un’immagine di sensualità ad una persona che per la sua stramberia fino a quel momento ne era stata privata, che Neville distoglie immediatamente lo sguardo, imbarazzato.

-         Luna, dobbiamo tornare indietro dagli altri- le dice titubante, e non è certo che lo abbia sentito, nel fragore dell’incendio; ma Luna gli fa segno di tacere, e ascoltare.

E dopo qualche istante sente anche Neville.

Ululati.

Più vicini.

Neville si umetta piano le labbra.

-         Se non… se non sono semplici lupi come temo, dobbiamo sbrigarci. Dai, vieni con me.

Le passa un braccio dietro la vita e l’aiuta a raggiungere la stazione; esita appena un attimo prima di superare la porta ed entrare nella sala d’attesa.

Si trovano davanti una grossa stanza con una vetrata che dà sulla biglietteria da un lato, e due lunghe panche e una porta chiusa dall’altro; il soffitto è fatto di travi a vista, e la grande asse di sostegno centrale è divorata dal fuoco. La vernice sulle pareti fuma, bolle, si infiamma per il calore, sprizzando con violenza piogge di faville. Tutto il locale è invaso da una pesante cortina grigia come nebbia incandescente, che lascia appena intravedere l’uscita sul marciapiede a una decina scarsa di metri da Neville e Luna.

Insieme si affrettano ad attraversare la stanza in fiamme; ma hanno appena raggiunto la banchina che Neville affida Luna a Jack Sloper, tira una boccata d’aria e ritorna di corsa nella piazza per aiutare altri feriti ad attraversare.

Esegue un viaggio, poi un altro, e diventa sempre più nervosamente conscio degli scricchiolii preoccupanti che vengono dal tetto, come giunture di gambe sfinite. È al ritorno dal terzo viaggio che i polmoni di Neville vanno in crisi; inizia a tossire incontrollabilmente e arranca di un paio di passi fuori dalla porta prima di cadere in ginocchio e coprirsi la bocca con le mani.

Passa quasi un minuto prima che la tosse si plachi, e Seamus è al suo fianco, pallido in volto.

-         Vai tu ad aiutare Dean, ci penso io qui. Per favore.

Neville scuote la testa, ma il movimento gli fa venire una leggera nausea, e ha bisogno di qualche attimo per riprendersi; invece alza una mano per indicare che sta bene, che può continuare.

-         Per favore- ripete Seamus; non c’è traccia di impazienza in quella voce, solo preoccupazione, e forse è per questo che Neville si arrende e va ad affiancare Dean.

Lui ed Hermione lo accolgono con un’occhiata ansiosa.

-         Tutto bene, Neville?- chiede Hermione.

Neville annuisce. Prova a rispondere, ma ha la gola così intasata dal fumo che si gira di lato e sputa un grosso grumo di saliva contro lo schienale di pietra di una delle panchine.

I volti di Dean ed Hermione si accartocciano in una smorfia di disgusto, ma  in quello di Dean c’è anche più di una punta di divertita ammirazione per il diametro della macchia.

-         È con raffinatezze del genere che hai convinto Ginny a venire al Ballo del Ceppo con te?

-         Zitto e lavora, Thomas- borbotta Neville burbero mentre un sospiro gli increspa le labbra.

 

***

 

Non ci vuole molto perché finiscano. È appena emerso l’ultimo degli studenti, un ragazzino smilzo senza cravatta o stemmi ad indicare a quale Casa appartenga, quando li raggiungono nuovi ululati. A quel suono, Ginny, ancora sulla banchina, si porta le mani alle orecchie e inizia a strillare in preda al terrore; Dean sussulta e scatta verso di lei, lasciandosi indietro Neville, Seamus, Hermione e un’altra dozzina di studenti.

Ancora ululati.

Terry Boot è il più lesto a muoversi, e poi Colin e Dennis Canon. Dopo un attimo di esitazione, Seamus si volta verso gli altri.

-         Avanti, sbrighiamoci!- grida.

Ma lui e Neville hanno appena superato l’ingresso quando la vetrata della biglietteria esplode in un boato davanti a loro.

L’onda d’urto è così potente da sbalzarli indietro, ed è questo a salvarli. Frammenti di vetro volano sopra di loro come lame incandescenti, e Neville si getta d’istinto a terra, trascinandosi Seamus con sé; il suo braccio sinistro scatta a proteggerli, e c’è un singolo istante, uno solo, in cui ogni cosa scompare e Neville riesce a sentire chiaramente il corpo di Seamus premuto contro il suo, quasi fosse la sua stessa carne, quasi fosse dentro Seamus. Riesce ad avvertire le pulsazioni spasmodiche del collo di Seamus sotto i polpastrelli, e lo sfregare di quei capelli color sabbia contro la sua guancia.

Poi arriva il dolore, forte, quando le schegge di vetro lo colpiscono alla spalla, al braccio, alla coscia. Neville grida e Seamus lo strizza istintivamente a sé, strappandogli un secondo grido di dolore.

Ma non ci vuole molto per capire che le sue ferite non sono gravi; erano troppo distanti dalla vetrata al momento dell’esplosione. I ragazzi davanti a loro, invece… loro ne sono stati investiti in pieno.

Neville rialza piano gli occhi e li vede, e li sente… Colin, Dennis e un’altra ragazza, ridotti a delle pozze urlanti e sanguinanti a terra, e Terry… Terry, che non può più urlare, riverso a terra tra le panche in fiamme, ghigliottinato di netto da una  grossa scheggia some se qualcuno gli avesse infilato sulla testa uno dei Cappelli Decapitanti di Fred e George Weasley.

Neville indietreggia inconsciamente appena oltre l’ingresso, trascinandosi Seamus; guarda tutto inebetito dallo shock, ed è con una sorta di stupore ipnotico che si accorge degli scricchiolii e cigolii provenienti dal tetto. Rovescia la testa all’insù fino a posare gli occhi sulla trave di sostegno ridotta ad un cilindro fiammeggiante.

Quanto tempo hanno prima che ceda?

 

( Poco. Così poco)

 

Ma è l’unico ad essersene accorto. Dean, Ron e Jack Sloper corrono ad aiutare i feriti, e non si accorgono che Ginny sguscia all’interno dietro di loro e si ferma a studiare con distaccata curiosità il cadavere di Terry Boot.

Seamus si libera dalla presa di Neville e corre dentro anche lui per dare una mano, muovendosi come intontito. Sulla sua scia entrano il ragazzino smilzo uscito per ultimo dal passaggio e un ragazzo alto e massiccio che urla spaventato:

-         Terry!

Alle sue spalle, qualcuno grida:

-         Alan! No, fermo!

Ed eccolo ancora, un lungo cigolio spettrale.

L’ultimo.

-         Oh no- bisbiglia Hermione dietro Neville.

Troppo tardi.

C’è uno schianto, e Neville volge la testa verso il soffitto appena in tempo per registrare la trave di sostegno spaccarsi e crollare in una pioggia di faville…

…e poi tutto ciò che vede è Seamus al centro dello stanzone. 

Troppo distante perché Neville possa tirarlo indietro.

Troppo distante perché possa salvarlo.

 

(Seamus)

 

E allora la sua mano si muove fulminea, in un duello che non affronta Dissennatori o il Signore Oscuro, ma lo scorrere del tempo e una valanga di fuoco. E mai Neville sarà più veloce. Mai le sue labbra più leste.

-         Exilio!

L’Incantesimo di Esilio è così potente che scaraventa Seamus verso l’uscita opposta come una pallina battuta da una mazza; colpisce Ron e Dean, sbalzandoli fuori con sé, ma liscia Jack Sloper, chino a terra su Colin, e liscia Ginny, ritiratasi dal cadavere di Terry ma non ancora in salvo.

Le travi si schiantano a terra vomitando fuoco, fumo e faville in un boato assordante. Per la seconda volta Neville viene scaraventato a terra investito dall’ondata di calore. Hermione, pochi passi dietro di lui, riesce a restare in piedi e urla:

-         Accio feriti!

Dalla sala incendiata schizzano fuori il ragazzino smilzo e Alan, con i vestiti in fiamme.

Nessun altro.

Non Colin o Dennis, non Jack Sloper.

Rimangono lì a bruciare, mentre i fuoco consuma i loro lineamenti come bambole di cera in quella barricata di corpi, e travi, e fiamme.

I due feriti cadono a terra; Hermione e Cho si affrettano a spegnere le fiamme sui loro indumenti con un Incantesimo Idrante. Il ragazzo più piccolo schizza in piedi battendosi le mani sui vestiti per soffocare le fiamme, poi si guarda in giro, stralunato e zuppo d’acqua, barcollando su gambe che lo reggono a stento. L’altro ragazzo rimane a terra, privo di sensi; respira ancora, ma ha il corpo ricoperto di ustioni.

Lentamente, increduli, terrorizzati, si riuniscono tutti in una sorta di cerchio… loro, rimasti indietro.

Ci sono Hermione e Cho Chang, vede Neville, e poi Justin Flitch-Fletchley, Susan Bones, Kevin Witby, Rose Zeller, Natalie McDonald, Alan, il ragazzino estratto con lui dalla sala incendiata, e un ragazzo con una bimbetta così somiglianti da non poter essere altro che fratello e sorella. Neville non sa i loro nomi, anche se è quasi sicuro che stiano entrambi a Corvonero; la bambina piange contro la spalla del fratello, stretta nel suo abbraccio goffo mentre lui rimane inginocchiato accanto ad Alan e le bisbiglia:

-         Va tutto bene, Wanda.

Ma bene non va .

Quale sia la loro reale età, la paura ha strappato via dai loro volti almeno una decina di anni; si guardano gli uni con gli altri, come bimbi sperduti… poi all’interno della stazione crolla un’altra trave, vomitando lingue di fuoco all’esterno. Tutti indietreggiano bruscamente, urlando. Cho lancia uno strillo e scoppia a piangere.

Neville guarda  il volto teso di Hermione, asciugandosi con la manica della camicia il sangue che gli cola da un piccolo taglio al sopracciglio.

-         Ron sta bene. Era fuori quando è caduta la trave.

Hermione sussulta e incontra il suo sguardo, le labbra pressate in una linea violacea di terrore.

-         Sei… sei sicuro?

-         Sì- le risponde sinceramente, ed Hermione assorbe questa sua certezza; lentamente la ragazza riprende il controllo su di sé, e fa un profondo sospiro.

-         Ron sta bene- mormora tra sé e sé, in un bisbiglio così basso da essere udibile solo dal suo cuore.

-         E ora cosa facciamo?- le chiede Neville.

Tutti voltano i visi impauriti verso di lei, e dopo un attimo di esitazione, Hermione inizia a studiare il paesaggio come in cerca di qualcosa.

Ancora ululati.

Sono vicini… così vicini….

-         Granger…- la supplica Cho, ma Hermione alza una mano di scatto per farle segno di non parlare, il volto corrugato nell’espressione di concentrazione in cui Ron e Harry hanno imparato a confidare.

Hermione scuote il capo per schiarirsi la mente; le ferite le fanno male, e tra il dolore, il fumo, la preoccupazione e la paura, fa fatica a ragionare con lucidità. Ma le basta poco per guardarsi intorno e capire che hanno una sola possibilità: devono passare per la Foresta Proibita.

-         Dobbiamo attraversarla- annuncia Hermione indicandola. – Prima o poi troveremo un punto in cui sia possibile raggiungere i binari.

Qualcuno lancia un’occhiata alla foresta in fiamme, ma i più restano con gli occhi ostinatamente fissi sul volto di Hermione.

-         Chi di voi sa lanciare un Incantesimo Idrante oltre Cho?

Nessuno alza la mano.

-         L’Incantesimo Freddafiamma va bene?- tenta il fratello di Wanda, ma Hermione scuote la testa.

-         No, funziona solo per il fuoco normale, non quello magico. Non importa, due Incantesimi Idranti dovrebbero riuscire a tenerlo a bada a sufficienza… e con un po’ di fortuna i tronchi saranno ancora bagnati per la pioggia; questo dovrebbe rallentare un po’ il propagarsi delle fiamme. Va bene.

Si irrigidiscono tutti, pronti all’azione.

Poi il ragazzino smilzo parla per la prima volta da quando Neville lo ha visto.

-         E di quello che ne facciamo?- domanda indicando con una smorfia ostile il corpo ustionato di Alan.

Il fratello di Wanda scatta in piedi, e Neville e Justin lo acciuffano appena in tempo prima che si scagli contro l’altro.

-         Io non lascio Alan!

Il ragazzino indietreggia di corsa.

-         È morto, non puoi farci più niente! E noi dobbiamo andarcene in fretta da qui!

-         Non è morto- obietta Hermione, - o l’Incantesimo di Appello non avrebbe funzionato.

-         Non lasciamo indietro i feriti- aggiunge Neville in tono pacato, e nella sua voce c’è una certezza così assoluta che il ragazzino indietreggia senza bisogno di minacce.

-         Ma…

-         Vi sembra questo il momento di mettervi a litigare?-strilla Cho. – Ewan, tu…-comincia a dire rivolta al ragazzo di Corvonero, ma poi la sua voce si spezza in un singulto, e non riesce a continuare. Ewan abbassa lo sguardo, vergognoso; poi, prima che qualcun altro possa obiettare, lancia un “ Mobilicorpus” su Alan, sollevando il corpo del ferito con dei fili invisibili.

-         Ci penso io a lui- spiega con il viso contratto. – È il mio migliore amico.

Prende la sorellina per mano e torna a guardare Hermione in attesa.

-         Avanti, cosa aspettiamo?

Escono dalla piazzola e individuano un varco praticabile tra i tronchi incendiati, ma una volta avvicinatisi al confine della Foresta non ci vuole molto perché si rendano conto che in alcuni punti la situazione è meno critica di quanto sembrasse da lontano.

Hermione e Cho aprono la strada, usando gli Incantesimi Idranti più per precauzione che per vera necessità, perché gli alberi sono abbastanza distanziati gli uni dagli altri da permette il passaggio. È il calore il vero problema, che spezza i loro respiri e copre i loro corpi di nero sudore fuligginoso; il calore che fa esplodere i nodi dei tronchi come petardi; il calore che asciuga le loro gole, e intontisce le loro menti, e appanna la loro vista…

Ma sono lenti, troppo lenti.

E qualcosa li sta inseguendo, Neville ne è certo.

Perciò quando Rose si guarda alle spalle per l’ennesima volta e lancia uno strillo di terrore, lui si gira di scatto, e la sua bacchetta è levata contro quella nuova minaccia prima ancora che gli altri possano anche solo capire cos’è successo.

Persino così, però, Neville ha bisogno di qualche istante per identificare le cinque sagome a una ventina di metri di distanza, forme indistinte che corrono loro incontro tra guizzi aranciati delle fiamme e nastri di fumo che si compattano nell’aria.

Licantropi.

La mano di Neville stretta intorno alla bacchetta non vacilla.

-         Schiantiamoli!

Cinque Schiantesimi sfrecciano nell’aria; Neville e Susan mancano i bersagli di oltre un metro, ma Hermione e Cho colpiscono i loro in pieno petto, scagliandoli all’indietro privi di sensi. La maledizione di Justin raggiunge un lupo mannaro solo di striscio, ma è forte a sufficienza perché lo mandi a sbattere contro il tronco di un albero incendiato; un attimo, e le fiamme attecchiscono alla folta pelliccia quasi fosse un groviglio di sterpaglie, trasformando il licantropo in una sagoma infuocata.

 

( Come Jack. Come Colin )

 

( Non fermarti, Neville, non ora )

 

E Neville non si ferma.

Volta il capo verso gli altri e la sua bocca si arriccia per urlare ancora “Schiantesimi”, ma poi i suoi occhi scorgono qualcosa in carica cieca contro le retrovie della loro compagnia, e l’orrore gli paralizza le labbra in una smorfia inorridita.

Ad Ewan, in fondo al gruppo, basta uno sguardo su Neville per comprendere.

I licantropi non sono cinque.

Sono sei.

Ma Ewan ha la bacchetta ancora occupata a sorreggere Alan; ha appena il tempo di voltarsi prima che il lupo mannaro gli salti addosso. Sotto gli occhi sgranati di Neville, una zampa deforme e massiccia scatta nell’aria e lo colpisce con un’artigliata; metà del viso gli esplode via dalla testa, schizzando grumi di carne, osso e sangue su Wanda e Susan.

Intanto, gli altri licantropi sfuggiti al primo attacco li hanno quasi raggiunti.

-         Stupeficium!- grida Cho puntando la bacchetta contro uno dei due, ma il lupo mannaro scarta bruscamente di lato e lo zampillo di luce rossa si abbatte contro il tronco di un albero, facendo saltar via una sezione di corteccia annerita.

Occorre un secondo o due perché il licantropo riacquisti l’equilibrio, ed è tutto ciò che serve al ragazzino smilzo accanto a Cho per colpirlo allo stomaco con un fascio di luce verde. La creatura si arresta di colpo slittando per un paio di metri, si piega in avanti, il corpo scosso da un brivido violento; poi la sua bocca si apre e vomita un fiotto di lumache lucenti di bava. Prova a compiere un passo in avanti, ma le fauci si spalancano in un nuovo conato brulicante di gusci.

-         Stupeficium!- urla Cho, e questa volta non sbaglia la mira: il lupo mannaro cade a terra, svenuto.

In quegli stessi secondi, Wanda, Susan e Kevin Witby fissano paralizzati dallo shock il licantropo che ha ucciso Ewan; a poco meno di un passo alle loro spalle, Hermione, Neville e Justin affrontano l’altro lupo mannaro in corsa a meno di tre metri da loro. Natalie McDonald e Rose Zeller sono al loro fianco, sbronze di terrore.

Per lunghi istanti, il mondo sembra fermarsi, in una sorta di stasi temporale.

Poi Susan realizza finalmente cos’è quel liquido rosso e viscoso che la ricopre, e attacca a strillare con tutta la forza del suo orrore. Si lancia all’indietro per schivare un’artigliata mortale, ma cadendo urta con violenza Hermione, Neville e Justin. Le loro bacchette schizzano in aria, ruotano un paio di volte e cascano fuori dalla loro portata.

Hanno appena un attimo per guardarsi sgomenti prima che il lupo mannaro arrivi su di loro, un obiettivo ben preciso: Hermione.

Alza una zampa unghiuta per colpirla… Hermione si appallottola urlando… e poi Justin le si para davanti per proteggerla, mettendosi tra lei e il licantropo.

Cerca di sospingerlo via puntellando le mani contro la pelliccia che copre le spalle, ma non riesce a ricacciarlo indietro, non riesce a fermare il suo attacco. E quando il braccio del licantropo cala con forza verso Hermione, il corpo di Justin è solo una debole barriera tra loro, niente più che un fragile velo di carta velina: la mano artigliata gli sfonda lo stomaco, spezza la colonna vertebrale ed emerge dal centro della schiena con i ciuffi di pelo raccolti in ciocche grumose. Lì si blocca, appena oltre il polso.

A terra, Hermione guarda in su con le labbra che tremano e lacrime silenziose che le scorrono lungo le guance, incapace di capire, incapace di comprendere veramente il motivo per cui quelle unghie frastagliate le gocciolano sangue sulla camicetta.

Neville resta pietrificato in ginocchio ad un paio di metri da lei, tramortito dallo shock. Nota a stento le grida di Natalie lì accanto: il suo sguardo è fisso sul volto di Justin, bianco come un osso e con gli occhi sgranati e tremuli che guardano il muso del lupo mannaro e i rivoli di saliva che colano come ruscelli fangosi ai lati del mento peloso.

Poi le fauci schiumanti si serrano con uno schiocco sul viso pallido davanti a lui, le zanne affondano e strappano via carne e lineamenti con un gesto brusco del capo, trasformando la faccia di Justin in una maschera di sangue senza forme. Il corpo del ragazzo ha un paio di scossoni violenti e poi crolla all’indietro, la schiena incurvata quasi volesse dare un ultimo sguardo al cielo stellato.

È tutto ciò che occorre a Neville ed Hermione per riprendersi.

Hermione si getta di lato cercando di raggiungere la bacchetta, ma il lupo mannaro è su di lei in meno di un secondo, arricciando il muso in un ringhio di zanne storte e lucide di sangue.

Prova ad afferrarla, ma il cadavere di Justin gli ostacola i movimenti. Hermione riprende a strisciare via spingendosi su avambracci e ginocchia; singhiozza disperatamente e tasta il terreno in cerca della bacchetta, resa quasi cieca dalle lacrime. Poi la vede, a meno di …

Uno scrollane più violento e il licantropo si libera di Justin.

Fa per lanciarsi contro Hermione, e Neville agisce d’istinto: prima che possa rendersi conto di cosa fa, si getta disarmato sulla schiena del lupo mannaro, gli àncora un braccio intorno al collo, si aggancia il polso con l’altra mano, puntella i piedi a terra, inarca la schiena e tira facendo forza sui talloni, cercando di allontanarlo da Hermione.

Sente i tendini del collo gonfiarsi come cordoni sotto la pelle, e i riccioli duri sulla nuca del lupo mannaro graffiargli il viso, e il  suo tanfo fetido, acre e selvatico che gli aggredisce le narici.

È inutile: i suoi piedi iniziano a scivolare sul terreno, tracciando solchi con i talloni mentre la creatura se lo trascina avanzando verso Hermione.

I muscoli bruciano,  le labbra si arricciano sbuffando una respirazione mozzata; sente la saliva del licantropo inzaccherargli la manica  del braccio ancorato sotto il collo.

-         Lascialaaa!- grida Neville rabbioso con  il cuore sul punto di scoppiare, gettandosi all’indietro nel tentativo disperato di tirarlo di peso via da Hermione.

Ma non è sufficiente: con uno scatto di forza sovrumana, il licantropo torce il busto e le azzanna il fianco.

Hermione lancia uno strillo agghiacciante.

-         Fermo!- Grida Neville. - No… AH!

Cinque tagli slabbrati si aprono sull’avambraccio di Neville, squarciandogli la manica inzaccherata di saliva. Il bruciore è acuto, profondo.

Neville urla e cerca di riacquistare la presa sul licantropo, ma una zampa possente scatta di nuovo in aria; gli artigli graffiano l’aria ad appena una spanna dalla gola di Neville, ma poi l’altra zampa guizza, e il suo zigomo impatta con violenza contro un avambraccio ricoperto di pelliccia insanguinata.

Il colpo scaglia Neville lontano, e per qualche secondo i suoi piedi lasciano il suolo… poi il suo corpo atterra con violenza contro il tronco incendiato di un albero.

Un bozzolo di calore lo avvolge in un lampo, e il  respiro nei polmoni pesante, bollente, quasi stesse risucchiando aria dal bocchettone di un phon acceso.

Ma Cho è pronta con la bacchetta in mano e urla:

-         ACQUEUS!

Il getto d’acqua dell’Incantesimo Idrante investe Neville in pieno, spegnendo le fiamme e sprizzandogli su per narici e gola; la pressione è così forte da spingere i frammenti delle vetrata della biglietteria più a fondo nelle ferite…ma c’è anche il sollievo della frescura in quell’inferno di calore.

Il getto si allenta e Neville riemerge tossendo l’acqua andatagli di traverso; si tira via i capelli fradici dal viso e riapre gli occhi con le ciglia grondanti, e  vede Wanda al fianco del cadavere del fratello. Piange e strilla “Ewan!”, ma si zittisce di colpo quando il lupo mannaro attacca lei e Kevin in una furia di zanne e artigli.

Spruzzi di sangue brillano in aria rilucenti nel fuoco che li circonda. I due cadono a terra, come marionette private dei fili.

Susan è accovacciata a terra sulla schiena, cerca di spingersi lontano dal licantropo strisciando sul sedere, il volto deformato in una maschera di terrore. Il lupo mannaro si getta contro di lei, Susan cerca di ricacciarlo indietro scalciando, indietreggiando, scalciando, e per un secondo o due, mentre Neville si tuffa per afferrare una bacchetta, sembra farcela veramente.

Ma poi una zampa unghiuta le blocca una gamba acchiappandola per una caviglia, la traina a sé con un movimento brusco e affonda il muso nella zona carnosa del polpaccio.

Susan urla.

L’attimo dopo due voci e due incantesimi esplodono nell’aria: Neville grida “Petrificu Totalus” paralizzando il licantropo su Hermione nello stesso istante in cui Rose Zeller lancia un “Rictusempra” sull’altro.

La sua bacchetta emette un fascio di luce argentea che colpisce sia Susan che il lupo mannaro; la creatura viene ricacciata indietro di qualche passo, poi il suo corpo si piega in due e inizia a uggiolare guaiti frenetici sotto l’effetto dell’Incantesimo di Solletico. Contemporaneamente, Susan viene scossa da spettrali e agghiaccianti  risa convulse che sono per metà gemiti di dolore, come se stesse cercando di ridere e piangere allo stesso tempo.

Gli altri osservano tutti quello spettacolo per qualche secondo, inorriditi. Poi il lupo mannaro tenta un paio di passi in avanti, strappando Neville da quella sorta di trance.

-         Petrificus Totalus!

Il licantropo ricade di schiena, immobile.

Susan è ancora a terra, il corpo scosso da risate gementi, la bocca contorta in una smorfia ghignante e gli occhi rigonfi di lacrime; le sue mani coprono la ferita sanguinante al polpaccio, là dove è stata morsa.

-         Fin…Finit…- tenta Cho, ma le parole per terminare l’Incantesimo di Solletico non riescono a superare la barriera delle sue labbra; può solo piangere e guardare la compagna.

-         Finitus- bisbiglia in un soffio tremante il ragazzino smilzo accanto a lei, e finalmente la voce di Susan si spezza unicamente in singhiozzi di dolore.

Neville corre al fianco di Hermione e scalza via il licantropo con una spallata. Il corpo di Hermione è verdastro e trema convulsamente come in preda ad una febbre altissima; la pelle è coperta di sudore, scotta, e Neville è certo che non dipenda solo dalle fiamme intorno a loro: è come se stesse bruciando dall’interno.

Dopo qualche attimo di esitazione Neville trova la forza per spostare gli occhi più in basso, sulla ferita al fianco. La stoffa della divisa è stata stracciata su quel lato, lasciando esposta la carne martoriata e squarciata tra brandelli di camicia zuppi di sangue e saliva.

Neville deglutisce. Ora più che mai devono sbrigarsi a raggiungere Hogsmeade e il San Mungo. Ha bisogno di cure urgenti.

 

(Non c’è cura contro il morso di un licantropo, lo sai)

 

“Ma possono salvare Hermione” pensa Neville, e tanto gli basta. Non gli importa cosa comporta quel morso, vuole solo portarla in salvo.

Le fascia il fianco con un colpo di bacchetta  e si sposta da Susan; le esamina la ferita al polpaccio tastando con cautela, mentre la ragazza singhiozza disperata appoggiata alla spalla di Justin. È molto meno grave di quella di Hermione, ma è stata pur sempre morsicata.

Fascia anche lei, poi si pulisce le mani sulla camicia e si strofina gli occhi. I tagli sull’avambraccio destro pulsano e bruciano da morire, ma Neville è lieto di averli, perché il dolore scaccia il torpore, lo aiuta a tornare lucido… anche se non può scacciare via l’orrore di ciò che è successo.

Alza gli occhi e incontra lo sguardo di Cho, Rose e del ragazzino, gli unici ancora in piedi, quasi indenni.

Tra di loro ci sono i corpi morti o feriti dei loro compagni… Wanda, priva di sensi e sanguinante, ma ancora viva… Alan, abbandonato a terra… Kevin Witby, con la gola e il petto squarciati accanto al cadavere sfigurato di Ewan… Hermione, collegata alla realtà solo da un sottile filo di cocciutaggine… Susan, seduta tra i morti, con la gamba ferita allungata davanti a sé, china sul corpo mutilato di Justin.

“Manca qualcuno”pensa Neville, ed è solo ad una seconda occhiata che si accorge che Natalie McDonald non si vede da nessuna parte. Poi gli affiora alla mente il ricordo del grido della ragazza quando il licantropo aveva attaccato Justin.

Possibile che si sia fatta prendere dal panico e sia fuggita? Ma se si è allontanata alla cieca in quell’incendio e si è persa…

Il pensiero si interrompe a metà: altri ululati.

Tutti sussultano, gli occhi sbarrati fissi in direzione della stazione. Se riescono a sentire i lupi mannari sopra il boato delle fiamme, non devono distare molto.

-         Dobbiamo muoverci- li incalza Neville rialzandosi.

Gli sguardi di Rose, Cho e del ragazzino si posano su di lui, speranzosi. Neville deglutisce con uno sforzo sotto la pressione di quell’aspettativa.

-         Ok… ok…- inizia, provando disperatamente a combattere il torpore del fumo e del calore, cercando di pensare in fretta; ma non è mai stato un cervellone, lui, o un abile stratega come Silente.

 

(Fai ciò che puoi, Neville. Fidati di te stesso)

 

-         Ok- ripete Neville, e questa volta la sua voce è un po’ più sicura. – Ora… ognuno prenda un ferito. Tu no, Cho, voglio che ti concentri solo sull’Incantesimo Idrante, sei la sola tra noi…

 

(Hermione morirà se non riesci a portarla in tempo da un Guaritore!)

 

-         …ad essere in grado di lanciarlo.

Neville fa una pausa e deglutisce, si sente il palato asciutto e liscio come vetro. Le gambe gli tremano leggermente.

-         Susan… Susan, tu riesci a camminare suoi tuoi piedi, appoggiandoti a qualcuno?

Occorre qualche istante perché la domanda faccia breccia nella mente di Susan; poi, continuando a singhiozzare, la ragazza annuisce titubante.

-         Bene. Allora… Rose, tu occupati di Wanda. Tu-, e indica il ragazzino,- aiuta Susan. Io mi occupo di Hermione ed Alan. Cho, tu vai avanti e usa l’incantesimo, ma noi saremo al tuo fianco, solo un passo dietro di te, ok? Non ti lasceremo sola, siamo tutti uniti.

Cho annuisce, anche lei incapace di rispondere. Il suo viso è rigato di lacrime, gli occhi rossi e gonfi.

“ Fa che sia forte abbastanza” prega Neville disperato. “Fa che ce la faccia”.

Posa lo sguardo su tutti loro, lo stomaco contratto in un nodo doloroso; poi guarda il ragazzino.

-         Puoi aiutarmi a issare Alan a cavalluccio sulle spalle?

Il ragazzo sussulta un attimo, poi fa un cenno affermativo col capo.

-         Sì, sì, certo.

 Insieme lo rivoltano a pancia in su con cautela, e Neville cerca di alzarlo su per un’ascella, ma è inutile, è troppo pesante. Forse dovrebbe portare Hermione a cavalluccio, e usare su di lui la magia. Oppure…

Neville cerca di riflettere febbrilmente, mentre sotto i suoi occhi il ragazzino allunga dubbioso una mano e poggia due dita contro il collo di Alan.

-         Lo…lo puoi lasciare qui- mormora.

-         Cosa?- domanda Neville confuso.

-         Lo puoi…

-         No!- lo interrompe Neville capendo all’improvviso, e nella sua voce c’è più di una punta di rabbia. – Lo abbiamo già deciso, non abbandoniamo i feriti, per quanto stiano male!

Ma il ragazzino non sussulta sotto l’attacco di Neville.

-          Lo puoi lasciare qui- ripete, e sul suo volto non c’è più l’aria di infantile arroganza che la caratterizzava nella piazzola della stazione; sembra solo mesto, e immensamente vecchio.

La prima volta che lo aveva visto, Neville non gli aveva dato più di dodici, tredici anni. Invece ora… quanti anni può avere quel viso?

Sono tredici?

O settanta?

Vecchi e al tempo stesso bambini, ecco cosa sono diventati. Scherzi di una natura anomala che trasfigura i loro lineamenti con la forza del terrore.

Mordendosi un labbro screpolato e coperto di minute vesciche, il ragazzo prende indice e medio della mano di Neville e li porta al collo di Alan.

Nessuna pulsazione.

Neville scuote la testa, stordito.

 

(Non un altro di noi, ti prego)

 

Muovendosi freneticamente, raccoglie la bacchetta, la punta su Alan e dice:

-         Accio ferito!

Il corpo di Alan rimane immobile. Alle loro spalle, i singhiozzi di Cho si fanno più sonori.

“Doveva conoscerlo” pensa Neville, “esattamente come conosceva Ewan”.

Quanti amici ancora dovranno perdere davanti ai propri occhi, prima che quell’incubo finisca?

Si strofina le labbra con il dorso della mano, confuso.

-         Non può essere…i lupi mannari non l’hanno attaccato- si sente mormorare Neville; i suoi occhi scorrono su e giù lungo il cadavere in cerca di ferite, ma vede solo zone di pelle ustionata là dove il tetto crollato della stazione lo ha colpito.

-         Credo sia stato il fumo- dice il ragazzino, e lui e Neville si scambiano uno sguardo sconvolto. Una morte così stupida…

 

( I vostri polmoni si sono abituati al fumo… ma quanto ancora potrete resistere? )

 

Ancora ululati.

Neville serra le mascelle con uno schiocco e si rialza.

-         Sbrighiamoci!

Rose solleva Wanda sostenendola con la bacchetta, e Cho è pronta a sua volta, ma quando il ragazzo si avvicina a Susan per aiutarla, lei lo ricaccia indietro piangendo e si accoccola più saldamente contro il cadavere di Justin, stringendosi a lui.

Il ragazzino si volta a guardare Neville, impotente.

E Neville, inghiottendo una raschiata di saliva che sa di cenere e fuoco, si inginocchia accanto a lei.

-         Susan... - tenta, e la sua voce è quasi un soffio.

Cosa può dirle? Non lo sa, non è mai stato bravo con i sentimenti, come Hermione. Lei saprebbe trovare le parole giuste per consolare Susan, per aiutarla con questo dolore, per convincerla a venir via con loro.

-         Susan, dobbiamo andare- mormora. Ma quanto è debole la sua voce…

Susan scuote la testa singhiozzando e cerca di spingerlo via con un braccio come ha fatto con il ragazzino, ma Neville è ben più solido e pesante, e il suo corpo paffuto per una volta è un vantaggio. Non indietreggia sotto la spinta; invece le prende la mano sulla spalla con una delle sue e la stringe per farle forza.

Susan ha gli occhi strizzati e la bocca raccolta in una smorfia di dolore. Il suo corpo è scosso da singhiozzi, il suo viso una maschera di lacrime e sudore. Ricambia la stretta di Neville, ma non lascia la presa su Justin, sul suo più caro amico… e allora Neville pensa che non conosce le parole giuste per lei, ma sa cosa sta provando, fino in fondo.

Quelli che si sono lasciati fino ad ora alle spalle sono stati volti amici, sì, ma nessuno veramente intimo. Ma con Justin è diverso. Sono cresciuti insieme in quei sei anni, si sono addestrati insieme nell’ES…

Justin era un buon amico, come lo è Hermione.

E se tra quei cadaveri ci fosse stato quello di lei?

 

(O Seamus)

 

Avrebbe veramente la forza di abbandonarla lì, lasciare il suo cadavere a bruciare e scomparire in un anonimato di ceneri senza più identità? Una persona così importante per lui, una cara amica.

Andarsene, senza poter fare nulla per lei… né per Justin, Tassorosso coraggioso .

Lacrime appannano la vista di Neville in un velo sottile, e la mano libera che si appoggia alla guancia di Susan, che trema leggermente.

Quando parla, la sua voce è incrinata dal pianto.

-          Susan… Susan, è morto da eroe. Ora però ti prego… ti prego…- e la parola si spezza in un singhiozzo strozzato.

 

(Non ancora, ti prego, Neville, sii forte)

 

-         Ti supplico, Susan, devi venire con noi. Io non posso lasciarti qui, non voglio perdere anche te… per favore, ti prego, non posso farcela da solo. Mi devi aiutare, ok?

Strizza più forte la mano di Susan nella sua. Le trasmette tutta la forza che ha. Accoglie tutta la determinazione che Susan è capace di donargli.

-         Ok? Puoi aiutarmi?

Susan annuisce singhiozzando più forte e si china nell’abbraccio di Neville. Neville la stringe forte a sé, poi la aiuta a rimettersi in piedi, stando attento a non far gravare il peso sulla gamba ferita. Il ragazzino è subito pronto, si passa un braccio di Susan dietro le spalle e avvolge uno dei suoi intorno alla vita di lei.

In fretta, Neville si carica Hermione a cavalluccio sulle spalle. La ragazza lancia un lamento di dolore mentre la sposta, e altro sangue inzuppa la fasciatura al fianco, ma sebbene sia in un delirio febbrile cerca di aiutare Neville come può, ed è un bene, perché la manovra non è per niente semplice; né è trasportarla, perché Hermione non è leggerissima, e Neville non è un tipo atletico come Ron o Dean. Potrebbe trasportarla con la magia, ma non vuole: lui è l’unico tra loro ad aver visto il motivo per cui Ewan non ha fatto in tempo a lanciare un incantesimo. Se qualcosa li attacca nuovamente, Neville vuole avere la bacchetta pronta.

Si assesta meglio Hermione assicurandosela meglio tra la braccia, e cerca di ignorare i suoi lamenti sconnessi, o quanto bollente e tremante sia il suo corpo. Nel frattempo, Cho si sfrega via le lacrime come per tentare di calmarsi, e i suoi singhiozzi scemano piano, finché non recupera almeno parzialmente il contro di sé. Ma i riflessi delle fiamme luccicano ancora sulla pelle umida.

-         Pronti?- riesce a dire Neville con il respiro affannato per lo sforzo.

 

(Sii forte, Neville)

 

Non riesce a rispondere a quella voce nella sua testa, non riesce a prometterle: “Lo sarò”. Tutto ciò che può fare è guardare gli altri annuire e dire:

-         Andiamo!

E, insieme, ripartono.

Camminano mentre il mondo brucia intorno a loro, avvolti dall’acre odore del fumo e dal calore soffocante che arriccia peluria e capelli. Rose tossisce più volte, e anche Neville. Devono uscire in fretta da lì.

Poi, da qualche punto oltre gli alberi davanti a loro, qualcuno lancia un urlo prolungato di dolore. Subito dopo, nell’aria si alza una folle risata di donna.

Tutti si paralizzano terrorizzati, e i loro occhi scattano ancora una volta su Neville.

-         Avviciniamoci piano- mormora lui.

Il cuore prende a martellargli con violenza nel petto, ma non è per la paura, almeno non solo. È che pensa di aver riconosciuto quel modo di ridere. Pensa di sapere a chi appartenga.

Avanzano con cautela seguendo il suono di quelle urla; quando sono a meno di una decina di metri dalla fonte, Neville fa un cenno silenzioso al ragazzino perché lo aiuti a posare Hermione a terra. Riesce a reprimere a stento il sospiro di sollievo quando quel peso bollente e tremante gli scivola giù dalle spalle.

-         Io vado avanti a controllare- dice, e mentre gli altri annuiscono piano, Rose lo afferra per il polsino squarciato della camicia.

-         Vengo con te!

Sta tremando in maniera così impaurita che Neville non ha il coraggio di negarglielo, né di allontanarla quando riprendono a muoversi e lei non fa cenno di lasciare la presa sulla manica. La stringe come un talismano contro gli spiriti cattivi, fissandola con la stessa fiducia con cui lui aveva comprato gli amuleti per proteggersi dall’Erede di Serpeverde durante il suo secondo anno a Hogwarts. È strano da vedere, per Neville, perché lui non è mai stato la protezione di nessuno.

Tranne per…

Tranne…

Tra i cespugli davanti a loro si apre un grande spiazzo circolare privo di vegetazione; dalla parte opposta c’è un varco tra due alberi contorti, e anche attraverso gli squarci di fumo che lo velano Neville vede oltre di esso la sagoma dei binari e della Stamberga Strillante in fiamme.

Lo registra distrattamente, però, come scampoli di un sogno bellissimo una volta risvegliatosi. È una delle due figure al centro della radura che ha catturato la sua attenzione, che gli ha serrato il cuore spremendogli via ogni traccia di freddezza.

Non il mago a terra che si contorce convulsamente per l’effetto della Maledizione Cruciatus.

È la donna in piedi accanto a lui, che gli punta la bacchetta contro e ride.

Bellatrix Lestrange.

Il suo cuore salta un battito.

Contemporaneamente, la presa di Rose sul suo polsino si fa più spasmodica. Deve averla riconosciuta anche lei.

Bellatrix Lestrange, davanti a lui.

Inconsciamente, le mani di Neville si serrano in pugni; la pelle sul dorso è così tesa che i tendini affiorano come vecchie cicatrici nodose, le nocche bianche sotto i rigagnoli di sangue coagulato che le macchiano. I tagli sull’avambraccio là dove il licantropo lo ha colpito pulsano e dolgono, ma è un dolore lontano, indistinto come un paesaggio visto attraverso un vetro chiazzato di grigia pioggia.

Nella mente di Neville schizzano immagini e voci, ricordi che riesce solo vagamente a sfiorare prima che scompaiano, ma non senza che si lascino dietro un’eco, un alone che marchia il suo cuore.

C’è la voce di Bellatrix Lestrange nell’Ufficio Misteri che dice: “Vediamo quanto resiste Paciock prima di crollare come i suoi genitori”… e il viso di quei suoi genitori, fermi a fissare il vuoto nei loro letti d’ospedale… e il frusciare di  un incarto di gomme BolleBollenti passatogli timidamente da sua madre… e il “Crucio” con cui Bellatrix lo ha torturato per farsi consegnare la profezia da Harry e con cui ha fatto impazzire la sua famiglia… la Maledizione Cruciatus, che ha lanciato contro il mago che si contorce urlando a terra.

-         Quanti siete al villaggio, eh?- domanda Bellatrix, e nella sua voce c’è un misto di malvagità, eccitazione e divertimento, e i suoi occhi seguono accuratamente gli scatti convulsi dell’uomo ai suoi piedi, scintillando di folle esaltazione. Tutto il suo corpo in effetti scintilla, coperto come di un magico bagliore perlaceo; le fiamme non la lambiscono, né la sua pelle è coperta da quella glassa di sudore fuligginoso che ricopre Neville e Rose.

-         Ti ho chiesto quanti siete, animale! Crucio!

Getta la testa all’indietro e ride deliziata quando il mago urla e si contorce a terra.

Rose trattiene il respiro affannato e nasconde il viso contro la spalla di Neville. Neville se ne accorge appena: le sue dita hanno stretto con maggior vigore la bacchetta e la stanno puntando contro Bellatrix.

Deve fermarla, deve…

-          Avada Kedavra!

Un bagliore verde improvviso, e le grida cessano di colpo. Bellatrix ride. Neville chiude gli occhi.

 

(Troppo tardi, Neville. Quanti altri morti dovranno esserci? Quanti altri permetterai che ne uccidano?)

 

Riapre gli occhi appena in tempo per vedere Bellatrix puntare la bacchetta in direzione del castello: dalla sua bacchetta schizza qualcosa di nero e serpentino, ma sfreccia nell’aria e scompare tra gli alberi così rapidamente che Neville non riesce a scorgerlo con chiarezza.

“ Forse è un messaggio, un richiamo per gli altri” intuisce Neville. “ Come un avviso che quest’area è sicura”.

I suoi occhi superano la figura in attesa della Mangiamorte e si posano sul varco tra gli alberi incendiati e quel piccolo spicchio visibile della Stamberga Strillante. Se davvero ha chiamato altri alleati, quello è il passaggio più rapido per arrivare a Hogsmeade e a delle cure mediche. Hermione, Wanda e Susan non resisteranno ancora a lungo senza un Guaritore.

 

(E ci sono altri lupi mannari in arrivo, Neville)

 

Bellatrix non fa segno di volersi spostare da lì; Neville dà una pacca sulla spalla a Rose per richiamarla e fa cenno di tornare indietro. I pochi metri che li separano dagli altri sembrano durare un’eternità; il calore diventa più soffocante, il sudore gli cola sul viso come lacrime, il crepitare delle fiamme esercita una pressione quasi solida sui timpani.

Cho e gli altri sono in attesa, i volti pallidi e sporchi, gli occhi sgranati per la paura; hanno capito da soli il motivo per cui le urla si sono interrotte, ma Neville racconta loro tutto, e non risparmia nulla. Devono comprendere fino in fondo quanto disperata sia la loro situazione, o si opporranno alla sua scelta, e lui non può permetterlo.

Ha preso la sua decisione, è arrivato il momento.

Non può ritardare ancora ciò che va fatto.

Nonostante questo, è sorpreso di quanto la sua voce risulti tranquilla quando dice:

-         Ci penso io a lei.

Il ragazzino lo guarda incerto.

-         Vuoi Schiantarla? Ma se sbagli la mira e si accorge di …

Neville lo ascolta solo distrattamente; la sua mente è altrove, avvolta da facce di amici morti e genitori perduti… e un grande fuoco, che brucia tutto. 

Justin, Harry, Lavanda, Jack, Hagrid… non ci sono più, mentre lui…

 

(Quanti altri morti permetterai ancora loro di fare?)

 

Gli fa male la testa, forte. Prende a massaggiarsi le tempie meccanicamente, ma il dolore non passa.

Non passa.

-         No, niente Schiantesimi- dice, e il ragazzino si interrompe di colpo. – Ci penso io a lei.

Passano parecchi secondi prima che il vero significato delle sue parole possa essere compreso; poi Rose, Cho, Susan e il ragazzo lo guardano sconvolti, increduli. Ma non c’è forse una traccia di speranza, in quegli occhi? Speranza concreta di poter uscire da lì e raggiungere il rifugio sicuro di Hogsmeade, e poi Londra. E poi casa.

Non in quelli di Neville.

-          Voglio che vi teniate pronti- spiega loro Neville, e fa un po’ di fatica a parlare, perché si sente la gola gonfia. – Cho, il passaggio è praticabile, ma dovrai lanciare comunque un Incantesimo Idrante per sicurezza. Voi altri dovrete occuparvi dei feriti. Quando bloccherò Bellatrix, voglio che corriate più veloce che potete, mi avete capito? Dovete correre e non voltarvi indietro.

-         No! Ma… ma…- balbetta Rose confusa. – Ti possiamo aspettare, no? Lo hai detto tu che non lasciamo indietro nessuno, sono parole tue! E non c’è bisogno che l’affronti! Possiamo Schiantarla, o aggirarla, o …

-         No, non mi dovete aspettare. Correte dritti a Hogsmeade.

Non aggiunge altro, ma dallo sguardo sul volto di Cho e del ragazzino capisce che almeno loro hanno intuito il motivo di quella scelta: se lo aspettano, e lui fallisce, rischiano di morire anche loro. E poi c’è il fattore tempo, i secondi che passano, e i feriti bisognosi di cure urgenti. E i lupi mannari in arrivo.

Neville annuisce a quella comprensione sui loro volti, ma sa che in sé ha un altro motivo, che forse potrebbero non capire: non vuole attaccarla a tradimento.Vuole poterle parlare. Vuole che sappia che è stato lui a fermarla.

L’intera situazione è passata su un altro piano: non cerca più ciò che può o che deve fare, ma ciò che vuole, e lui vuole affrontare Bellatrix. In questo momento, con il battito del cuore che gli tuona nelle orecchie e il respiro roco di fumo e il viso appiccicoso di sudore, è ciò che più desidera.

Nonostante la paura.

Nonostante il terrore.

Fa per alzarsi, ma il ragazzino lo trattiene per il braccio.

-         Questo…- sibila disgustato, e tutto il suo viso è una smorfia di rabbia incredula. – Questo è esattamente il motivo per cui sono stato felice di non essere Smistato a Grifondoro! Sentite sempre questo impulso irrefrenabile a fare gli eroi. Ma sai perché la gente li chiama “eroi”? Perché muoiono!

Stringe i denti e continua.

-         Tu… tu te ne stai qui a fare tanto il coraggioso, ma se hai tanta voglia di suicidarti, scegli un modo meno inutile! Cos’è, non è morta già abbastanza gente, oggi? Non c’è bisogno che tu l’affronti, non è così? Non devi per forza…

-         Ha torturato fino alla pazzia i miei genitori con la Maledizione Cruciatus- lo interrompe Neville fissandolo negli occhi. Per quanto detesti parlare della sua famiglia, sono arrivati sin lì insieme, e si meritano una spiegazione. – Sono rinchiusi da quindici anni al San Mungo a causa sua.

Il ragazzino sgrana gli occhi, la bocca si muove senza che ne esca alcun suono, e dopo un attimo riconosce finalmente la luce che brilla negli occhi di Neville per ciò che realmente è.

Quella di Neville non è temerarietà: è sete di vendetta.

-         Tu sei Paciock- realizza.

Neville annuisce con un singolo cenno del capo.

-         Balthazar Hutton, Serpeverde- esclama il ragazzino porgendogli la mano, e se presentarsi così formalmente in quell’inferno di fiamme, tra morti e feriti e a pochi passi da una Mangiamorte possa sembrargli una cosa ridicola, Neville non lo dà a vedere.

Invece prende titubante la mano di Balthazar Hutton e la stringe.

-         Neville Paciock, Grifondoro.

Con una smorfia di dolore, Susan allunga una mano tremante sporca di sangue e la poggia sopra quelle unite di Neville e Balthazar.

-         Susan Bones, Tassorosso.

Un altro palmo si sovrappone.

-         Rose Zeller, Tassorosso.

-         Cho Chang- dice infine Cho unendosi a loro, asciugandosi le lacrime con la mano libera. – Corvonero. Che Hogwarts possa vivere in eterno.

-         E i suoi studenti con essa- si affretta ad aggiungere Balthazar con una smorfia.

Neville abbassa lo sguardo verso Hermione a terra, e la scopre a fissarlo; il viso è verdastro e sudato, i fianchi sobbalzano affannosamente su e giù, gli occhi vitrei e febbrili arrossati dal fumo… ma non sono persi nel vuoto. Sta guardando proprio Neville, come se volesse dirgli qualcosa.

Ma invece di parlare, Hermione prende una mano di Neville e la guida debolmente alla tasca della divisa, dal lato non ferito, dove le fasciature sono lorde di terra e non scurite dal sangue. Vuole che prenda qualcosa che lei ha, e Neville esitante infila le dita nella tasca e fruga… e c’è qualcosa di appallottolato, là dentro.

Pizzica un lembo di stoffa tra indice e medio e lo sfila fuori, e si ritrova a guardare quello che non può essere altro che un Mantello dell’Invisibilità.

Tutti trattengono un sospiro sbalordito.

Neville guarda confuso Hermione. Vorrebbe domandarle dove lo ha trovato, e come se gli avesse letto nel pensiero, Hermione risponde; è una sola parola, ma è più che sufficiente perché Neville comprenda:

-         Harry.

Neville si umetta le labbra e annuisce. Poi, prima di avere il tempo di pensare o permettere a qualcun altro di obiettare, si copre con il mantello e si alza in piedi bruscamente.

Balthazar lancia un gemito strozzato per la sorpresa.

-         Paciock, sei qui?- domanda, e nella sua voce c’è una tale incredulità e paura da far accapponare la pelle di Neville.

Il ragazzo allunga a tentoni la mano verso di lui, e Neville segue con gli occhi quel movimento, stordito, paralizzato, finché quelle dita esitanti non sbattono contro la barriera solida del suo ginocchio.

Solo che non c’è nulla, lì nell’aria torrida.

Balthazar ritrae di scatto la mano con uno squittio spaventato. A stento Neville riesce a trattenersi dal non emetterne uno a sua volta; sta guardando verso il proprio corpo, ma vede solo terra, sterpaglia e sassi.

“Ok, ora so cosa vuol dire essere invisibili” pensa cercando di mantenere la calma, ma non riesce a ricacciare indietro le ondate di avversione, disagio, che lo assalgono a quello spettacolo.

Non gli piace, non gli piace per niente.

Cerca di inghiottire una boccata di saliva amara, ma la sua gola sembra come otturata, e allora si gira di lato e la sputa su un cespuglio; le foglie incandescenti sfrigolano e scoppiettano, lanciandosi intono una spruzzata di faville. Rose sussulta.

-         Cos’è stato?- bisbiglia allarmata.

-         Tenetevi pronti a correre al mio segnale.

È un po’ difficoltoso convincere le proprie gambe irrigidite a muoversi, ma una volta avviate, Neville si lascia trasportare da loro verso la radura; sono secondi in cui non pensa a ciò che lo attende, ma solo alle reazioni del suo corpo: al tremito nelle sue mani, agli angoli della bocca stortati verso il basso in una smorfia di tensione, al battito impazzito del suo cuore, alle tempie doloranti quasi gli avessero pinzato la sommità della testa con un’enorme molletta da bucato.

Ogni sensazione svanisce quando incontra lo sguardo di Bellatrix Lestrange.

Neville si blocca di colpo.

Bellatrix sta guardando lui, sta guardando… oltre. I suoi occhi scuri e maligni scivolano ignari più in là, la testa si gira, scrutando la foresta intorno a sé. Si sta solo dando un’occhiata intorno per capire da che parte giungeranno i suoi alleati. Non lo ha visto.

Cercando di riprendere a respirare, Neville procede cautamente.

I piedi gli sembrano diventati più pesanti, come se avesse le scarpe imbottite di macigni; è per la paura, capisce, e di paura ne ha, e tanta, quasi da soffocare… perché lui non è un eroe come Harry, anche se adesso porta il suo mantello.

Un passo dopo l’altro aggira il cadavere del mago e si avvicina, su gambe molli come gelatine; l’arancio e l’oro delle fiamme intorno a loro si fondono in un abbraccio ipnotico che gli risucchia l’aria dai polmoni e restituisce calore, solo calore che consuma, e confonde, e…

Il suo piede si posa su una pietra traballante ed incespica, e questa volta Neville non ha abbastanza lucidità per riprendersi: si sbilancia in avanti e cade a quattro zampe con uno sbuffo sonoro. La terra sotto la sua pelle è bollente, ma adesso non importa, perché Bellatrix ha sentito il suono che ha fatto.

-         Avada Kedavra!- grida.

La maledizione schizza in un lampo verdastro sopra la testa di Neville e si schianta contro un albero, scortecciandolo sino al midollo. Neville rimane a terra, trattenendo il respiro. Anche se Bellatrix lo ha mancato, si è accorta di non essere più da sola nella radura.

La Mangiamorte volta bruscamente il capo, gettandosi occhiate frenetiche intorno con la bacchetta stretta nel pugno rilucente, e Neville approfitta di quel piccolo lampo di panico nel suo nemico per assicurarsi che il mantello lo ricopra ancora tutto. Sì. Serra le mascelle e si rimette in piedi il più silenziosamente possibile, mantenendosi accosciato e pronto a schivare qualunque attacco.

Bellatrix ora si guarda intorno, le labbra aperte in un ghigno di infantile e deliziata derisione.

-         Chi c’è qui?- domanda all’aria mentre i suoi occhi sgusciano sul terreno, da un sasso all’altro, da un cespuglio all’altro.

Lo sta cercando, sa che è lì.

Gli occhi di Neville bruciano e lacrimano, e se li strofina con la mano libera. Anche i polmoni faticano a lavorare; se li può quasi figurare tappezzati e gonfi di fumo.

 

(Ma tu sei ancora sveglio, mentre Hermione e Wanda no. E ricordi cos’è successo ad Alan)

 

(“Lo puoi lasciare qui”)

 

“No, non lasceremo più nessuno indietro” pensa Neville gelido.

Bellatrix inizia a far schioccare le labbra come per attirare un micetto.

-         Coraggio, lo so che ci sei… Vieni avanti, esci fuori, non ti farò nulla!- invita dolcemente, ma poi rovescia la testa e scoppia a ridere beffarda.

“Se la affronto in un duello, mi ucciderà facilmente” riflette Neville febbrile umettandosi le labbra, gli occhi inchiodati sulla Mangiamorte. Non si fa illusioni di riuscire a vincere in uno scontro leale con la discepola più forte di Colui-Che…

No: Voldemort.

Arrivati a questo punto, pensa di poterlo chiamare con il suo nome.

“Devo bloccarla. Fare in modo che possa parlare ma non lanciare incantesimi. Devo…”

-         Imperio!- grida Bellatrix puntando la bacchetta contro un albero, facendone esplodere alcuni rami; poi la rivolge contro un altro albero, e un altro ancora, mentre continua a lanciare maledizioni a casaccio nella speranza di colpire il suo avversario. – Lo so che sei qui, lo SO!

Scoppia a ridere.

-         Imperio! Imperio!

Altri rami esplodono.

-         Imperio! Esci fuori, esci, esci, esci! Imperio!

Ora si trova di fronte a Neville, ignara di averlo accosciato così vicino da potergli accarezzare la sommità del cappuccio se solo allunga bene il braccio e lo inclina un po’ verso il basso.

Neville chiude gli occhi, respira, li riapre.

Poi poggia la bacchetta tra i piedi di Bellatrix. Mentre lancia il suo incantesimo, nella mente non ha più i volti di Justin, Hermione o dei suoi genitori. È il viso di un Serpeverde quello che vede: Draco Malfoy ai piedi dell’arco di entrata per il campo da quidditch di Hogwarts.

Inconsciamente, gli angoli delle labbra di Neville si storcono all’insù in un ghigno gelido che di Grifondoro non ha nulla.

-         Medimergus!

Bellatrix lancia uno strillo e precipita di colpo dentro il suolo, in una pozza di terra non più solida, ma resa liquida dall’Incantesimo di Affondamento.

Neville scatta all’indietro e ritrae la bacchetta, e il terreno si ricompatta all’istante intorno al corpo della Mangiamorte.

-         Adesso! Correte!- urla.

Sente il rumore di passi in corsa e di gemiti, respiri mozzati alle sue spalle, ma Neville non si volta a vedere i suoi compagni e amici, nemmeno quando sente Cho lanciare l’incantesimo sul passaggio e la voce di Balthazar Hutton richiamarlo frenetico.

-         Vieni via con noi!

No, Neville non si volta. Continua a mostrare loro la schiena, ogni senso all’erta pronto per bloccare ogni attacco di Bellatrix.

-         Corri, maledizione! Portale fuori da qui!

Lo sente esortare furioso le ragazze di muoversi, ma è come se gridasse mille miglia di distanza da Neville. I suoi occhi sono fermi su Bellatrix, pronti.

Bellatrix lancia un urlo di folle ferocia, ma è tutto ciò che può fare, ormai: è affondata fino all’ombelico ma in maniera storta, inclinata sulla destra con il busto sbilanciato da quel lato; forse ha tentato di aggrapparsi ai bordi della pozza e ha mancato la presa, infilando l’avambraccio fino a metà senza riuscire a ritrarlo su in tempo prima che il terreno si risolidificasse .

E ora, la mano di Bellatrix che impugna la bacchetta è immobilizzata sotto terra.

Non può più usare la magia.

-         Chi sei?- ringhia la Mangiamorte, e nella sua voce non c’è più quell’impronta di delizia folle.

Neville non le risponde, la guarda e basta. La testa pulsa dolorosamente, gli occhi bruciano, lacrimano. È stanco.

Poi si scrolla lentamente il mantello di dosso, gettandolo al suolo con un fruscio. Bellatrix sgrana gli occhi in un’espressione di incredulità, ma è solo un attimo: ben presto la sua bocca si apre in un ghigno di derisione.

-         Non siete buoni che a morire voi Paciock, eh?

Neville apre la bocca per risponderle, ma invece aspira una boccata di fumo acre, e la tosse ricomincia. Non è come alla stazione; è più cavernosa, profonda, sembra venire dallo spazio più intimo dei suoi polmoni.

Le gambe gli cedono di schianto e Neville si piega in due, in preda a quel tossire spasmodico, le mani pigiate contro il petto come per poter smorzare il dolore di quegli schiaffi nelle sue vie respiratorie. Nuove lacrime sgorgano dagli occhi serrati, schizzi e bave di saliva gli colano dalla bocca. È come se qualcuno gli stesse mollando violenti pizzicotti nei bronchi, nella gola, sul palato.

E Neville tossisce, con il viso congestionato e inzaccherato di sudore e lacrime bollenti.

Poi, piano piano riesce a placare la tosse. Bellatrix ride.

Solleva il capo e la fissa con astio, il corpo ancora piegato in due, tremante; i polmoni singhiozzano ancora per la lunga assenza di ossigeno; bave di saliva collegano le sue labbra al terreno come fili di ragnatele, e lui se le asciuga con un gesto del polso.

Gli occhi di Neville non hanno lasciato per un attimo Bellatrix.

Lei, che ha torturato i suoi genitori e che rappresenta tutti quei mostri che hanno attaccato Hogwarts, e ucciso i suoi amici.

-         Nessuno dei tuoi amichetti è rimasto indietro per darti un paio di colpetti sulla schiena contro quella brutta tosse, poverino- lo deride beffarda, ma Neville può vedere una luce nei suoi occhi, e non ha problemi a riconoscerla: troppe volte l’ha vista in sguardi amici. È Paura. – Sei rimasto solo ora, eh, piccolo, piccolo Paciock?

-         Anche tu – le risponde Neville gracchiando. La gola gli brucia, irritata.

-         Oh, no no no no, non credo. Non lo sono, no, non per molto. Stanno arrivando, li senti? Mi libereranno!

-         Allora basta che non trovino nulla da liberare- mormora Neville.

Si alza goffamente sui piedi vacillanti e le punta la bacchetta contro.

Bellatrix si umetta le labbra .

-          Se mi uccidi, condanni i tuoi genitori. Io sono l’unica che può restituire loro la ragione.

Il cuore di Neville si ferma appena un attimo a quelle parole, e solo uno. Forse perché ne ha passate tante, forse perché sa che il rischio di morire ora è così elevato, riesce a leggere attraverso il muro di bugie di Bellatrix Lestrange.

Frank e Alice Paciock sono oltre la sua portata.

Forse è meglio così, se stanno per perdere il loro unico figlio.

Ululati, ululati più vicini.

Gli alleati di Bellatrix stanno arrivando.

 

( Dammi la forza, ti prego )

 

-         Ah, ora li senti anche tu, vero? Ti ammazzeranno. Sei così voglioso di lasciare la tua adorata nonnina da sola?

Il pensiero di sua nonna è forte quasi abbastanza da bloccarlo là dove quello dei suoi genitori non è riuscito.

Ma se sua nonna fosse lì, capirebbe.

-         Me lo avete detto nell’Ufficio Misteri, ricordi? È abituata a perdere familiari a causa tua. Voglio solo essere certo che questa sia l’ultima volta.

-         Ah, è per questo che vuoi morire? E lasciare che quelli- e indica con un cenno del mento lo spicchio di Hogsmeade visibile tra gli alberi incendiati alle spalle di Neville, - sopravvivano, dopo che ti hanno abbandonato qui?

-         MORIREI PER PROTEGGERE I MIEI AMICI!

Neville rabbrividisce, stordito. Gli occhi gli bruciano, la vista si appanna, e non solo per il fumo.

“Sta veramente accadendo” pensa, e il suo cuore batte più forte, e fa male, ma non per questo si pente della decisione che ha preso. Era consapevole dell’enorme rischio che comportava.

Morirebbe e morirà (la vicinanza di quegli ululati non gli concedono più la speranza, Bellatrix è riuscita a trattenerlo con le chiacchiere il tempo che le serviva), ma lo farà per salvare i suoi amici. E anche se sa di non essere in gamba come Harry, Ron, Hermione, Dean… Seamus…

 

(Scusami)

 

… lui farà tutto ciò che è in suo potere per tenerli al sicuro.

Stringe meglio le dita intorno alla bacchetta, poi si volta, la punta contro gli alberi che incorniciano il varco per Hogsmeade e grida:

-         Incendio!

Le fiamme esplodono dai tronchi e avvolgono le cortecce intrecciando le lingue guizzanti in un muro di fuoco.

Altro calore, altro fumo.

Neville scrolla la testa per schiarirsi i pensieri. Inizia a far veramente fatica a connettere.

Bellatrix scoppia a ridere.

-         Sei impazzito, piccolo Paciock? Le fiamme non possono toccarmi, non possono bloccare i discepoli dell’Oscuro Signore!

-         Non fermeranno voi Mangiamorte, ma saranno sufficienti per i lupi mannari.

-         E per te- aggiunge Bellatrix con un ghigno. – Morirai, e lo sai. Ma tu mi odi abbastanza, piccolo Paciock? Provi abbastanza odio da poter lanciare l’Avada Kedavra? No, io non credo. Non sei abbastanza forte per uccidermi. Non c’è abbastanza magia in te, perciò…

-         Non ho bisogno della magia per fare quello che devo fare- l’assicura Neville abbassando definitivamente la bacchetta, e la sua voce è stranamente calma, pacata. – Non più.

Getta la bacchetta lontano, tra i cespugli incendiati; il legno inizia a scoppiettare, si infiamma in una linea incandescente, si annerisce.

Poi Neville si china e afferra un grosso sasso dal terreno; è rovente, ma non lo lascia cadere. Nuove lacrime gli affiorano agli angoli degli occhi.

Adesso Bellatrix lo guarda con occhi sgranati, e sul suo volto non c’è altro posto se non per il terrore.

-         No, non oserai…- bisbiglia in un soffio, ma Neville la ignora.

 

(“Non ho bisogno della magia per fare quello che devo fare”)

 

(“Non più”)

 

-         No, non puoi!!!- Strilla Bellatrix scoppiando in singhiozzi terrorizzati. – Non farlo, per favore! No! No! NO!

Ma Neville non si ferma. Quanti studenti hanno supplicato e sono stati massacrati? Non sono stati risparmiati quelli rimasti chiusi fuori alla mercé dei giganti. Non è stato risparmiato Zacharias Smith. Non Hagrid, né Justin, o Wanda, o Ewan, o Kevin, o Hermione, o Susan.

Perciò no, non si ferma.

Lacrime rigano il suo volto mentre afferra con la forza di un uomo il polso libero di Bellatrix e lo inchioda al terreno. Bellatrix si dimena, cerca di liberarsi ma non riesce, e lancia un altro grido stridulo quando Neville le blocca la mano schiacciandola sotto il piede.

Si ferma di colpo, guarda Neville piangendo, scuote la testa implorandolo con lo sguardo.

Neville cala il sasso su di lei con tutta la sua forza; il colpo la raggiunge sopra l’orecchio con un rintocco sordo e la fa afflosciare di lato, priva di sensi.

Studia stordito per qualche istante il nuovo sangue che gli macchia  le dita tremanti, e poi il corpo svenuto davanti a lui.

-         Risvegliati- si sente bisbigliare Neville in tono gelido rivolto a Bellatrix; ma è inutile, non può sentirlo.

E allora, osservandola, capisce finalmente perché i Mangiamorte amano così tanto la Maledizione Cruciatus: perché permette di torturare e andare avanti per ore, senza che la vittima possa trovare rifugio nell’incoscienza.

È così che sono impazziti i suoi genitori.

Neville digrigna i denti e cala di nuovo il sasso, e ancora, e ancora, con schizzi di sangue e osso che lo colpiscono, gli imbrattano i capelli, la pelle, i vestiti; colpisce, Neville, e continua a colpire finché non rimane più nulla di umano...

…e finché non sente il ringhiare dei lupi mannari oltre i cespugli.

Anche a questa distanza riesce a sentire la puzza di pelo bruciato, e vedere i riflessi delle loro zanne collose di saliva.

Uno dei lupi mannari alza il muso verso il cielo e lancia un ululato; a lui si unisce quello di un secondo licantropo, poi di un terzo, e all’improvviso l’intero branco rovescia la testa pelosa all’indietro e lancia il verso lamentoso, il naso canino puntato verso la luna orlata dalle fronde degli alberi in fiamme. Anche dopo che smettono, gli echi di quei richiami rimbombano nell’aria soffocante.

Riportano lo sguardo su Neville, uno dopo l’altro. I musi pelosi si arricciano esponendo zanne schiumanti, protesi in avanti su corpi massicci coperti di fitta pelliccia: non il manto setoso del suo Patronus, ma una distesa di grossi ciuffi ispidi e malconci. Selvatici. Mortali.

Neville si rialza, piano, i muscoli di gambe e braccia che tremano come diapason impazziti.

La paura lo avvolge, soffocante quasi come il calore delle fiamme intorno a lui, ma riesce a restare lucido, a non soccombere al panico. Invece stringe meglio la pietra ormai viscida che ha in mano; sente il sangue che frigge sulla superficie calda del sasso, e altro che gli gocciola tra le dita sul terreno.

Scuote ancora una volta la testa per schiarirsela, si spanna gli occhi sfregandosi via le lacrime brucianti, allarga le gambe in modo da distribuire bene il peso del corpo.

È pronto a combattere.

“ Non ti arrendere”, riesce solo a pensare. “ Non ti arrendere, agisci d’istinto”.

I muscoli sono in tensione, il respiro è corto e rapido.

I lupi mannari scattano verso di lui.

E poi alle spalle di Neville una voce urla:

-         RAGAZZO, GIÙ!!!

Senza riflettere, Neville obbedisce: si butta in ginocchio e si copre la testa con le braccia mentre la scarica di Schiantesimi sfreccia contro i licantropi. Lampi di luce rossa li colpiscono al muso, al ventre, alle braccia, ribaltandoli indietro e respingendoli.

-         Che…che… - farfuglia Neville confuso. Ancora rannicchiato, si lancia un’occhiata alle spalle e vede un folto gruppo di abitanti di Hogsmeade accorso in suo aiuto; qualcuno di quei volti gli è familiare, e tutti brillano della stesa luce perlacea che ricopriva Bellatrix Lestrange.

Ancora ululati.

Neville torna a guardare verso la foresta e vede che i licantropi superstiti non si sono ritirati: aspettavano solo i rinforzi. E adesso nuovi lupi mannari e maghi dalla pelle rilucente affiorano lentamente tra le cortine di fumo e da dietro tronchi infuocati, impalpabili come spettri in quella nebbia acre e soffocante.

Gli occhi di Neville si dilatano mentre li vede apparire, avanzare; finché non si posano su un uomo, e lì si fermano.

Dalla bocca gli esplode un ruggito di rabbia.

Rabastan Lestrange.

E prima che possa pensare, mosso unicamente da un  puro istinto di forza rabbiosa, Neville si rialza in piedi e fa per scagliarsi contro quel nuovo nemico armato del sasso, come se non ci fossero licantropi e fiamme a separarlo dal torturatore dei suoi genitori, e nulla importa, nulla se non …

Un mago lo acciuffa per un braccio e lo strattona all’indietro, gli grida contro qualcosa che Neville non riesce a capire. Scalcia e si dimena, cerca di liberarsi, urla, ma non c’è più abbastanza forza nel suo corpo provato perché possa opporsi.

Il mago lancia un Incantesimo Idrante verso le fiamme e vi apre un passaggio sufficiente perché Neville vi possa passare; due persone accorrono dal parco ad aiutarlo, e insieme lo trascinano di peso oltre i binari. Hanno percorso appena un paio di metri che il mago lo getta a terra e riattraversa la cortina di fuoco per aiutare i suoi compagni; Neville ha una fugace visione di un vecchio dalla barba bianca e sporca dall’aria familiare prima che l’altro sparisca.

Prova a rialzarsi e rigettarsi tra le fiamme, ma un paio di braccia lo placcano da dietro, e qualcuno grida disperato:

-         Vieni via, Nev! Vieni via!!!

E questa volta è diverso, perché riconosce il suono del cuore che batte impazzito nel petto schiacciato contro la sua schiena… e la voce, che ha l’effetto di calmarlo di colpo.

Neville smette di scalciare, le ginocchia cedono, si affloscia a terra.

Come se avessero atteso solo quell’attimo di pace, la nausea lo aggredisce, si piega bruscamente in avanti e vomita in preda a conati così violenti da rivoltargli le budella nello stomaco. Ma sente il corpo di Seamus premuto dietro il suo, e la mano di Seamus che gli regge la fronte mentre il suo addome si contrae in preda ad un altro conato.

E va bene così, pensa: ne valeva la pena per quel contatto, e per la dolce frescura dell’aria ora che è fuori dalla foresta.

Il mondo ondeggia pigramente davanti ai suoi occhi, ma gli spasmi allo stomaco iniziano a calmarsi, e Neville è finalmente in grado di guardare le due persone accanto a lui. Una è Seamus. L’altra è Rose Zeller. Sul volto di entrambi è dipinta un’espressione di ansiosa preoccupazione.

In lontananza, un altro gruppo di maghi sta accorrendo verso di loro.

-         Nev… Nev, tutto questo sangue…- bisbiglia Seamus impaurito sfiorandogli il ventre, le braccia, le spalle imbrattate.

-         Non è mio- mormora Neville, ma nuove lacrime gli affiorano agli occhi, perché parlare gli procura un forte bruciore in gola. – Sto bene- conclude, ed è quasi vero nonostante i brividi che gli pervadono il corpo e lo fanno tremare senza fermarsi.

Sono ancora così vicini agli alberi che riescono a sentire voci gridare incantesimi, latrati di rabbia e dolore: il gruppo di maghi raggiunge il trio, e Rose si affretta ad indicare loro il punto esatto del combattimento.

-         Sparite da qui, è pericoloso! Ai Tre Manici di Scopa!- grida loro un mago prima di seguire i compagni oltre le fiamme.

Seamus annuisce, si passa un braccio di Neville sulle spalle e lo aiuta ad alzarsi, sorreggendolo.

-         Ci sei, Nev?- gli bisbiglia ansioso, e Neville annuisce piano.

-         Sì- dice, anche se le sue labbra si incurvano in una smorfia; tutto il corpo gli fa male, i muscoli indolenziti e tremanti.

Ma hanno appena fatto un paio di passi che Neville si blocca, e Seamus lo guarda allarmato.

-         Che c’è?

Neville non riesce a parlare subito. Torce la testa verso la Foresta Proibita, poi di nuovo verso l’amico.

-         Cosa c’è, Neville?- lo incoraggia Seamus con dolcezza, e Neville pensa a quanto sia eroica quella gentilezza… perché se anche è esausto, provato e ha visto tanti  morti, Seamus riesce ancora ad essere tranquillo, e paziente.

“Eroico” si ripete mentalmente, e nonostante la spossatezza, si sente un cretino quando apre la bocca e dice:

-         Ho… ho perso di nuovo la… bacchetta.

Seamus lo guarda per un attimo confuso, ma poi le sue labbra si increspano in un sorriso lieve, dolce.

-         Penso che anche questa volta tua nonna non avrà nulla da rimproverarti. – Si assesta meglio il braccio di Neville sulle spalle. – Andiamo, coraggio.

Un passo dopo l’altro iniziano a camminare verso i Tre Manici di Scopa, uno dei pochi edifici lontani dalle fiamme; pattuglie di maghi e streghe tengono a bada gli incendi più critici con gli Incantesimi Idranti, ma la situazione è critica, capisce Neville mentre si osserva intorno allarmato e la patina calmante del sollievo inizia a scivolargli via. Ma non perde la testa. Non con la  pressione del corpo di Seamus al suo fianco.

“ Siamo ancora vivi”pensa Neville. “Nonostante tutto, siamo ancora vivi”.

Accanto a lui, Rose gli sta raccontando come hanno fatto a salvarlo; di come lei, Hutton e Chang, mentre trasportavano i feriti, avevano incontrato il drappello di maghi allarmati dalla mancata risposta al segnale di controllo da parte di una delle sentinelle lungo il confine; di come lei, Rose, avesse fatto due più due e li aveva guidati da Neville e la Lestrange, individuando il punto preciso seguendo gli ululati dei lupi mannari; di come avevano incontrato Seamus a vagare nel campo lungo la linea degli alberi, fissando la foresta… in attesa di qualcosa.

 

( O qualcuno)

 

( Aspettava te, Neville. Sapeva che saresti arrivato )

 

E mentre reprime un brivido di terrore al pensiero del rischio che ha corso l’amico con Bellatrix in giro, e sente Rose che parla, Neville si sente addosso lo sguardo di Seamus, continuo, tanto che inforcano la via sbagliata e Rose li deve riportare nella direzione giusta per i Tre Manici di Scopa.

Neville non guarda Seamus, ma avverte quegli occhi su di sé, e pensa che ne è valsa la pena, anche se non è intelligente, o forte, o un eroe…

…ne è valsa la pena, sì, per tornare al fianco di quella persona che nel viaggio nella Camera dei Segreti ha iniziato a pensare come suo.

 

***

 

Arrivati davanti ai tre Manici di Scopa, Rose li procede trotterellando e tiene la porta aperta mentre entrano, solo per sparire subito dopo dietro una porta oltre il bancone. I tavolini e le sedie che avevano da sempre arredato la sala adesso sono ammassati lungo le pareti, impilati per far posto sul pavimento a lenzuoli e materassi su cui sono stesi decine di feriti, studenti e abitanti di hogsmeade, sporchi di fuliggine, sangue e sudore. Nessuno di loro sembra essere ferito gravemente, nota Neville, anche se non ha difficoltà  ad immaginare l’espressione orripilata che farebbe Madama Chips nel vedere quanti animali da compagnia altrettanto sudici riposano accanto ai propri padroni.

-         Paciock?

Rose è tornata senza che se ne accorgesse, e gli sta porgendo una brocca d’acqua.

 

( Acqua )

 

Neville la ringrazia, e si passa inconsciamente la lingua sulle labbra aride mentre prende la caraffa e la porta alle labbra; trangugia avidamente a grosse sorsate, in un gesto così precipitoso da far traboccare un po’ d’acqua, bagnandogli guance e mento. È fresca, e buona, e dolce, ma il suo stomaco non è pronto a quell’aggressione, e Neville si piega in due per reprimere un conato.

Chiude gli occhi, tira due respiri profondi, li riapre. Seamus è accanto a lui, e gli accarezza apprensivo la nuca.

-         Vuoi che ti accompagni fuori, Nev? Non è che sarebbe proprio una mossa geniale vomitare qui dentro.

Il tono della sua voce è leggero, cerca di scherzare, ma neanche lui può cancellare del tutto l’ombra della paura.

“Sto bene”, vorrebbe dirgli Neville , ma ha la sgradevole sensazione che vomiterà l’anima se solo apre bocca, perciò tutto ciò che fa è un cenno di diniego; “ Non ho bisogno di uscire” dice quel gesto, ed è vero, si sente meglio. In parte immagina sia perché il suo stomaco inizia ad accettare l’acqua, ma è soprattutto per la sensazione delle dita di Seamus tra i capelli, sincronizzando il ritmo delle carezze a quello dei suoi respiri.

-         Meglio?- chiede Seamus, e ancora una volta Neville annuisce. – Vuoi un altro po’ d’acqua?

-         No, almeno non adesso, grazie- gli risponde facendo un altro respiro profondo. – Non sono sicuro di riuscire a trattenerla.

-         Ok, allora dopo- dice Seamus. Sfila la brocca dalle mani di Neville e la passa a Rose; la ragazza corre in cucina a riempirla, e poi inizia a distribuirla tra i feriti.

Una coppia di streghe malconce si dirigono verso l’uscita, e Seamus e Neville si fanno da parte per farle passare; in quel momento i suoi occhi vagano per la sala. Un brivido gelido gli scuote il corpo.

-         Neville, che c’è?

-         Dove sono Ron e gli altri? Hermione, Susan, Dean, Ginny?

 

(“Non lasciamo indietro i feriti”)

 

(“Lo puoi lasciare qui”)

 

“No, non può essere” pensa terrorizzato.

Seamus sembra leggergli quel pensiero sul volto e scuote in fretta la testa.

-         No, no, Nev, sono vivi! Non ho visto Hermione e Susan, non ero qui quando le hanno portate…

 

(Era fuori, ad aspettarti)

 

-         … ma Ron sta bene. Cioè, a parte la mano rotta- si corregge subito. – E Dean ha un’ustione alla gamba, ma è leggera.

Seamus si interrompe, si umetta nervoso le labbra, sembra avere difficoltà a continuare.

-         Ginny è messa male. Era ancora dentro quando è crollato il tetto. Siamo  riusciti a tirarla fuori quasi subito perché era vicino all’uscita, però… - Scrolla le spalle, sconfitto, poi indica le scale con la testa. – È di sopra, le hanno prestato le prime cure, hanno fatto quello che potevano. Ma c’è bisogno di un Guaritore esperto.

“Ma perché non la portano al San Mungo?” pensa Neville sconvolto.

Poi finalmente realizza cosa c’è che non va: dove sono i rinforzi del Ministero?

E perché c’è ancora tutta quella gente lì?

Ha bisogno di qualche secondo per riuscire a trovare il coraggio di chiedere spiegazioni, e la sua voce è appena un bisbiglio.

-         Cosa sta succedendo?

-         Hanno bloccato la Metropolvere - dice a fatica Seamus, - e… e hanno fatto qualche incantesimo lungo i confini, è come a Hogwarts. Non ci si può Smaterializzare o Materializzare. Siamo bloccati qui.

Rimane in silenzio qualche istante, poi la sua bocca si storce in un sorrisetto che è più una smorfia di angoscia.

-         Possiamo solo sperare che gli aiuti del Ministero trovino un altro modo per arrivare qui in fretta.

Si scambiano un lungo sguardo, poi Neville chiede:

-         Puoi portarmi dagli altri?

Insieme si dirigono verso le scale per il piano superiore, là dove, gli spiega Seamus, hanno messo i feriti gravi e le persone morse dai licantropi; alcuni lupi mannari sono riusciti ad arrivare sino al villaggio attraversando la foresta in fiamme ed hanno attaccato gli abitanti.

Qualcuno è riuscito a difendersi in tempo.

Qualcuno no.

-         Anche Hermione è al piano superiore.

Seamus si irrigidisce.

-         È stata morsa?

Neville annuisce, tremando.

-         Merda!- sibila Seamus tra i denti.

Sono alla base della scalinata quando qualcuno in alto sussulta, richiamando la loro attenzione: Balthazar Hutton è a metà della rampa, con un’espressione di incredulità sgranata scolpita sul volto. Fissa Neville a bocca aperta, immobile, come se avesse di fronte un fantasma; poi scende gli ultimi scalini e li raggiunge, senza mai distogliere gli occhi sbarrati rossi per il fumo da Neville.

-         Le ragazze sono su?

Balthazar fa segno di sì con la testa, ebete per lo stupore. Poi, quando Neville e Seamus fanno per muoversi, sembra ritrovare la parola.

-         Tu… tu non… pensavo che tu… non sei…

Prende a fissare Neville con un’espressione corrucciata, come se si trovasse alla presenza di una cosa che non gli torna.

-         Ma tu…tu non sei… morto, vero?

Neville e Seamus si scambiano un’occhiata e inarcano le sopracciglia.

-         Ehm… no.

-         Oh! Oh, bene! Per un attimo… Wow! Mi fa piacere!

Balthazar scuote la testa confuso e se ne va. Seamus lo segue con lo sguardo per un po’, poi torna a guardare Neville.

-         Perché diavolo ti ha chiesto una cosa del genere?- domanda scosso con una punta di ostilità nella voce.

Neville alza le spalle, ma in realtà riesce a immaginare le ragioni di Balthazar: l’ultima volta che lo ha visto stava per affrontare Bellatrix Lestrange e un branco di lupi mannari.

 

(“Sai perché la gente li chiama “eroi”? Perché muoiono!”)

 

(Come Justin)

 

-         È una storia lunga, lascia stare. Andiamo dagli altri.

Per un secondo o due sembra che Seamus non voglia abbandonare il discorso, ma alla fine cede, e guida Neville su per le scale. La camera in cui è stata portata Ginny è la seconda a destra, ma Neville non entra; sbircia invece dalla fessura tra stipite e battente, come se non avesse alcun diritto a stare lì.

Ginny ed Hermione occupano due dei cinque letti all’interno della stanza; giacciono sotto le coperte, prive di sensi come gli altri feriti, ignare dei due ragazzi seduti al loro capezzale; Ron è a quello di Hermione, Dean a quello di Ginny, con la stoffa del pantalone della gamba sinistra tagliata via, e polpaccio e coscia spalmate con la stessa pasta arancione che ricopre completamente Ginny. Wanda e Susan devono essere state portate in un’altra camera, ma immagina che Cho sia con loro: conosce entrambe, in fondo.

Il cuore di Neville si stringe in una morsa dolorosa di sensi di colpa.

-         Vuoi entrare?- bisbiglia Seamus, ma Neville fa segno di no.

-         È colpa mia se sono qui- mormora addolorato, e nella sua mente rivede l’attimo in cui la trave incendiata crollava su Ginny, e il momento in cui il licantropo affondava le zanne nel fianco di Hermione.

Se solo fosse stato più bravo a lanciare l’Incantesimo di Esilio…

Se solo fosse stato abbastanza forte da allontanare il lupo mannaro da Hermione…

Lacrime iniziano a sdoppiare la vista di Neville.

-         Potevo salvarle, ma non sono stato in grado di farcela. Harry- deglutisce con una smorfia – Harry non avrebbe permesso che venisse fatto loro del male. Sarebbe riuscito a portare tutti fino a qui sani e salvi.

Pensa a Justin, e Ewan, e Kevin, e Terry, e Colin, e Dennis, e Jack. Pensa a Hermione, e Wanda, e Susan.

Se solo ci fosse stato qualcun altro più in gamba al suo posto…

-          Nev, io non so cos’è successo al tuo gruppo quando il tetto della stazione è crollato- inizia Seamus, poi si interrompe nella speranza che Neville si decida a incontrare il suo sguardo.

Gli occhi rossi dell’amico restano inchiodato verso l’interno della stanza. Due righe gemelle di lacrime partono dagli angoli tracciando scie lungo le guance paffute; non è certo se Neville si sia accorto di piangere.

Seamus sospira impotente.

-         Harry è morto, Nev. Non c’era quando hai salvato la vita a me, Ron e Dean in biblioteca. Non c’era quando hai evitato che i vetri della biglietteria mi esplodessero in faccia. Non ha lanciato Harry l’Incantesimo di Esilio. Lo so che sei stato tu, me lo ha detto Calì. Non è stato lui ad attraversare la Forest…

Ma Neville non lo lascia terminare: gli preme contro le labbra il palmo destro in un atto di supplica.

“Non dirlo” pensa implorandolo con gli occhi; poi il suo sguardo scivola giù, sulla mano che copre bocca e mento di Seamus.

La mano destra.

La mano con cui ha ucciso Bellatrix, viscida di sangue.

È la prima volta che ci fa veramente attenzione da quando è uscito dalla Foresta Proibita, e il cuore salta un battito quando nota il modo in cui trema. Non i leggeri brividi saltuari che lo colgono ogni tanto; è un tremolio continuo, visibile. Lascia un’impronta di sangue sulle labbra di Seamus, come rossetto sbaffato.

Seamus gli prende la mano e la sposta dolcemente.

-         Non farlo, Neville- bisbiglia, e questa volta è lui a pregarlo. – Non devi pensare che ciò che hai fatto non abbia valore solo perché non hai una cicatrice sulla fronte.

Ma Neville sostiene il suo sguardo, ed è Seamus il primo che si arrende e abbassa lo sguardo. Annuisce, avvilito, frustrato.

-         Fatti guardare almeno quei tagli, eh?

Dopo un attimo di esitazione, Neville lo segue giù per le scale. Si sistemano sul muretto interno di una delle finestre giù nella saletta principale e Seamus prende ad esaminargli le ferite, estraendo diligentemente i frammenti di vetro dalle lacerazioni che si è procurato nello scoppio della vetrata.

Passano quasi due minuti in silenzio prima che Neville gli chieda di punto in bianco:

-         Pensi che siano stati quei due Mangiamorte a lanciare l’incantesimo Antismaterializzante sul villaggio? Sai, quei due di cui si era parlato a scuola, hai presente? Uno ha attaccato Harry nell’ufficio di Silente.  Li avevano catturati qui.

Seamus sospira e fa spallucce, mentre aggiunge un’altra scheggia viscida di sangue all’esiguo mucchietto sul muricciolo.

-         Può essere, credo di sì. Anche se saperlo non è che mi risollevi il morale. – Abbozza un sorriso tirato e fa un cenno col capo verso i tagli. – Penso di avertele tolte tutte. Come va?

-         Meglio, grazie- mente Neville cercando di rispondere al suo sorriso; le ferite alla testa e alle braccia, persino l’artigliata del licantropo, sembrano lontane, insignificanti. È la mano destra che lo preoccupa. Il tremolio si sta facendo più accentuato.

Seamus sembra intuire il suo turbamento.

-         Neville, che c’è?

 

( Non dirglielo. Ci sono cose più gravi a cui pensare, non credi?)

 

-         Niente, tranquillo.

Seamus non sembra per nulla convinto, ma proprio in quel momento entra nella locanda un gruppetto di maghi feriti che iniziano a cercare posto sul pavimento. In coda c’è il vecchio che ha trascinato Neville fuori dalla foresta, coinvolto in una fitta conversazione con il proprietario della farmacia di Hogsmeade; quest’ultimo trasporta una cesta piena di boccette e una manciata di cucchiai.

-         Dai, andiamo a vedere se hanno bisogno di aiuto.

L’offerta è bene accetta, e tempo un paio di minuti Neville, Seamus e altri due ragazzi vengono arruolati per somministrare ogni mezz’ora un po’ di pozione Rimpolpasangue a chiunque ne abbia bisogno.

Neville si inginocchia al lato del ferito a lui più vicino, una strega grassottella con entrambe le gambe steccate, e le rivolge un sorriso di timido di incoraggiamento.

-         Non si preoccupi- cerca di tranquillizzarla svitando il tappo della boccetta, - andrà tutto bene.

La strega annuisce piano, bianca in volto sotto lo strato di sangue e fango.

-         Fa male- biascica con gli occhi serrati per lo sforzo, in attesa.

Ma subito li riapre quando si accorge di qualcosa di umido che le bagna la tunica. Anche attraverso il velo di lacrime riesce a scorgere il modo in cui la mano destra di Neville, che impugna il cucchiaio, trema convulsamente.

La bottiglietta è inclinata all’ingiù affinché la pozione possa colare in un rivolo sottile, ma il cucchiaio oscilla così violentemente che è impossibile contenere il liquido nella piccola concavità ovale; cola a schizzi sui loro vestiti, sul pavimento, mentre nuovi rigagnoli sgocciolano tra le dita e lungo il braccio bendato di Neville.

E poi c’è quel viso a spaventarla: quegli occhi sgranati ed enormi, la pelle livida e tesa sotto tutta la sporcizia.

-         Ragazzo, stai bene?- domanda allarmata la strega.

Il cucchiaio inizia improvvisamente ad ondeggiare in maniera più violenta, schizzando pozione ovunque; alcune gocce la colpiscono alla guancia, ma lei se ne accorge a stento.

-         Ragazzo?

-         Ce la faccio. Ce la… faccio- sibila Neville, ma la sua voce è piatta, pallida come il suo volto, mentre fissa sperduto e terrorizzato la propria mano.

Non può essere più l’effetto della paura, perché il resto del suo corpo ha smesso di tremare da tempo. Non oscilla la mano sinistra che impugna la bottiglietta, non il suo torace, o le sue gambe… solo quel palmo e quelle dita lordi di sangue coagulato, e fango, e fuliggine, con mezzelune di sudiciume scarlatto sotto le unghie.

La mano che ha impugnato il sasso.

La pozione continua a colare sul pavimento finché la strega ferita non gli sfila via con gentilezza materna boccetta e cucchiaio.

-         Fai una pausa, ragazzo, non chiedere troppo  a te stesso. Vai in bagno, datti una ripulita, che ne dici? Magari metti qualcosa sotto i denti. Vedrai che dopo ti sentirai meglio.

Il pensiero del cibo gli stringe lo stomaco in un crampo, ma non quello di sciacquarsi. Cancellare tutto quel sangue.

Si rimette in piedi e cammina su gambe rigide come ciocchi di legno verso il bagno, aumentando il passo via via  che vi si avvicina, urtando persone, ansimando sempre più rapidamente. È come se il suo corpo fosse un contenitore in cui si stanno riversando panico e shock allo stato liquido, riempiendolo, soffocandolo, sgretolandogli nella testa ogni pensiero.

Poi, entra nei bagni.

E qui di ferma.

In tempi di pace, Neville era stato sempre restio ad utilizzare i servizi della locanda di Madama Rosmerta; era tutto così lindo e grazioso che sembrava quasi un affronto orinarci dentro. Ma adesso non c’è più nulla di quella grazia: non nelle larghe pozzanghere o impronte strisciate di fango sul pavimento, non nel lavandino o nella tazza del gabinetto, sporchi di sangue e cenere. Strisce di tessuto macchiato sono appallottolate in un angolo. Grossi mozziconi di candela accesi galleggiano in aria, amplificando in maniera sinistra lo squallore della stanzetta; non illuminano molto, ma è sufficiente perché Neville possa vedere il suo riflesso allo specchio.

Rabbrividisce.

Ci sono occhi che ricambiano il suo sguardo, arrossati e gonfi per il fumo, sbarrati per lo shock; spiccano su un viso nero di fuliggine e schizzato di sangue… sangue, che lo ricopre, la pelle, la camicia… sangue suo, e di Bellatrix Lestrange, ed Hermione Granger, e Susan Bones… sangue coagulato su alcune ciocche di capelli, tra cui affiorano schegge del teschio di una donna morta, tanta è stata la forza con cui ha calato la pietra.

 

(Assassino)

 

I polmoni di Neville si comprimono in un rantolo.

 

(ASSASSINO)

 

Inizia a scrollarsi i capelli con furia, sferzandoli con le dita per cercare di liberarsi da quei frammenti d’osso; dalle labbra gli sfuggono piccoli gemiti carichi di un dolore spirituale che sembra sopraffarlo, corroderlo dall’interno.

 

(ASSASSINO !!!)

 

Rivede il volto di Bellatrix implorarlo di risparmiarla, sente gli echi della sua voce ripetere: “Non farlo, per favore! No! No! NO!”

L’ha uccisa. Anche se era una cosa che doveva fare, l’ha ammazzata. È un assassino. Ne porta ora le tracce addosso, come marchi di infamia.

Sangue, su tutto il suo corpo.

Sangue, che lo ricopre.

Si strappa via la camicia e poi la cravatta, le butta nel lavabo e le infila sotto l’acqua calda aperta al massimo, sfregando la stoffa nel tentativo di cancellare quelle chiazze scarlatte; altra acqua schizza sul pavimento, il getto diventa rosa e spumoso per la pressione, ma le macchie non stingono.

Il respiro è rauco e ansante, la vista offuscata dal panico.

Lentamente, Neville solleva la mano destra dalla pozza e la osserva con una sorta di stupore orripilato: trema convulsamente sempre più vistosamente, senza controllo nell’aria davanti a lui, schizzando gocce di acqua rosata tutt’intorno. Parte del sangue si è sciolto nella spuma bollente, ma parte è ancora lì, sulla pelle, tra le dita paffute, sotto le unghie.

E allora Neville lascia perdere la camicia e mette la mano sotto il rubinetto; sottili volute di fumo si alzano dal lavabo mentre il getto bollente scalza via croste coagulate per esporre pelle rovente per il calore.

È rosso, rosso… è ancora addosso a lui il sangue di Bellatrix, lo sente, lo …

-         Neville, che stai facendo?- grida una voce sconvolta. – Smettila, smettila, ti fai male!!!

Poi Seamus gli tira via la mano da sotto la corrente e gira in fretta la manopola finchè il flusso non si interrompe.

-         Che diavolo… - inizia arrabbiato, ma la sua voce si spegne nell’ombra all’aspetto spiritato di Neville, al modo in cui ora trema, e non solo la mano.

Fa per avvicinarsi a lui, ma Neville indietreggia contro il muro, scuotendo la testa, ricolmo di vergogna.

-         L’ho uccisa, Seamus- bisbiglia.

Seamus lo guarda confuso.

-         Chi?- chiede, e la sua voce è appena un soffio. Gli spezza il cuore vedere il modo in cui trema l’amico. Mai l’ha visto così.

-         Bellatrix Lestrange.

Gli occhi di Neville scivolano sulla mano destra, scossa da vibrazioni violente, gonfia e arrossata per il calore dell’acqua. Inizia a piangere in silenzio.

E questo per Seamus è sufficiente.

Corre da Neville e lo stringe tra le sue braccia, il torace nudo e soffice premuto contro la sua camicia; gli accarezza i capelli e lo consola, mentre Neville singhiozza tra le lacrime parole che non hanno senso, suoni che non riesce ad articolare per il dolore.

Va avanti a dire: “ Va tutto bene, Nev, va tutto bene”, più e più volte; oh, ed è così strano, pensa Neville, come si senta al sicuro nell’abbraccio di Seamus, come lo rassereni mischiare i respiri in quei bisbigli di consolazione. Hanno ancora fiato da dare. Sono ancora vivi… e Seamus è lì, con lui. Lo aspettava lungo i confini della Foresta Proibita, non lo ha abbandonato, fidandosi così tanto di Neville da sapere che sarebbe arrivato.

Sì, si fida di Neville, e Neville non potrà mai esprimere a parole, chiaramente, quanto questo significhi per lui.

E mentre Neville si abbandona alle lacrime, Seamus lo tiene stretto a sé, il mento appoggiato sulla spalla nuda, la sensazione di quella pelle umida sotto le sue mani che gli trasmette piccoli brividi lungo il corpo.

I suoi occhi si posano per caso sullo specchio e incontra il loro riflesso; prende nota della schiena paffuta ma ampia di Neville, del viso nascosto nell’incavo del collo di Seamus, delle sue dita che accarezzano quei capelli castani.

Scosta in fretta lo sguardo, e si chiede se sia così sbagliato sentirsi bene in questa situazione, con tanti amici morti, e Neville in lacrime, e Hogwarts caduta, e Hogsmeade sotto assedio, circondata dalle fiamme.

Forse è sotto shock… o forse è l’effetto calmante che la vicinanza con Neville gli procura.

Neville, che ha ricacciato indietro il Dissennatore e ha fermato Bellatrix Lestrange.

Anche ora che piange, c’è qualcosa di diverso in lui, una forza che l’attacco a Hogwarts gli ha donato, l’eredità dell’Auror Frank Paciock e di sua moglie… o una forza che è sempre appartenuta a Neville, e a lui soltanto.

I singhiozzi dell’amico vanno scemando; Seamus gli scosta i capelli sudati dalla fronte e gli posa un bacio sull’attaccatura dei capelli, in un gesto abitudinario della madre di Seamus che la madre di Neville non ha più la possibilità di fare.

-         Va un po’ meglio?

-         Sì- risponde con voce rauca per il pianto Neville, e non è sorpreso nello scoprire che questa volta è sincero; tira su con il naso e si asciuga le guance umide con il palmo della mano sinistra; la destra trema ancora, e forte, ma Neville cerca di ignorarla come può.

Intanto Seamus estrae la bacchetta e la agita, e dal nulla compare una maglietta nera con una scritta beige sul davanti, dagli orli un po’ sfrangiati e l’aria stropicciata. La passa a Neville con un sorriso di scuse.

-         Non sono mai stato bravo ad Evocare- spiega, ed è vero; era stato sempre distratto a lezione di Vitious, scambiandosi bigliettini con Dean o perso in fantasticherie sul Quidditch.

Ma Neville sembra più incuriosito dalla scritta sul davanti.

-         Che significa “GUINNESS”?

Le guance di Seamus si tingono di un rosa leggero.

-         Ehm, niente, una sciocchezza.

-         Oh, ok. Grazie, comunque- bisbiglia infilandosela.

Seamus sorride.

-         Prego.

La sua mano scivola in quella di Neville come se fosse la cosa più naturale del mondo, e lo riaccompagna al muretto sotto la finestra, nella sala affollata.

-         Io vado a distribuire la pozione, mi aspetti qui?

Neville annuisce e lo segue con gli occhi muoversi da un ferito all’altro, finché le chiacchiere di due Corvonero seduti poco distante da lui non attirano la sua attenzione.

-         Ce la faremo, usciremo fuori da questa storia sani e salvi. Deve essere così! Non possiamo essere sopravvissuti a tutto questo solo per…per morire qui.

Ma Neville sa che sono solo parole vuote pronunciate in un disperato tentativo di crederci, perché la realtà è ben altra, e ne sono consapevoli: possono morire lì, esattamente come potrebbero perdere la vita scivolando sull’incarto di una Cioccorana dopo aver essere usciti indenni da uno scontro contro Voldemort e i suoi Mangiamorte.

-         Non fatevi troppe illusioni- bofonchia caustico Balthazar, rannicchiato contro il muro a pochi passi da loro.

Uno dei due scatta in piedi, lo afferra per il colletto e lo sbatte con violenza contro la parete.

-         Io non parlerei se fossi in te!- gli ringhia il ragazzo ad un centimetro dal volto. – So perché ti sei tolto la cravatta… non volevi essere riconosciuto, eh?

-         Lasciami… stare- annaspa Balthazar. Porta una mano alla gola per liberarsi dalla presa, ma l’altro ragazzo gliela schiaffeggia via.

-         Tu sei uno … sporco… Serpeverde- ringhia il Corvonero. – Ecco che cosa sei. Solo… solo uno schifoso, sporco Serpeverde! È per colpa vostra che siamo finiti qui! È sempre colpa vostra! È colpa tua se Tommy è morto! E Sinead… io la conoscevo da otto anni, lo sapevi questo? Otto anni, lurido Serpeverde! E tutto per colpa tua!

Scrolla Balthazar con violenza e lo risbatte contro il muro. Ha gli occhi umidi di lacrime di rabbia e disperazione.

-         Sono morti anche i miei compagni di Casa! – sibila rabbioso Balthazar, anche se il suo volto sta diventando leggermente cianotico per la stretta intorno al collo. – E uno lo avete ammazzato voi! Era quasi dentro, ma lo avete ributtato nel parco con i Giganti, brutto pezzo di merda! Ed era amico mio!

-         Schifoso …schifoso Ser…

-         Lascialo stare- ordina Neville all’improvviso, e il ragazzo si volta a guardarlo.

-         Che hai detto?

-         Ho detto: “Lascialo stare”- ripete calmo. – È uno studente di Hogwarts. Esattamente come te.

Si scambiano una lunga occhiata di contesa, ma come già era accaduto con Seamus, è il Corvonero a distogliere per primo lo sguardo. Negli occhi di Neville c’è una sorta di lucida freddezza che lo spaventa. Lascia la presa su Balthazar e il ragazzino si affloscia a terra con un sospiro di sollievo.

Quando Neville riporta l’attenzione al resto della sala, scopre Seamus in piedi accanto  lui, intento a fissarlo pensieroso dopo aver assistito alla scena.

Esita un attimo, poi, come se non riuscisse a trattenersi, Seamus gli passa le dita sul viso, dall’alto verso il basso, sfiorandogli i rilievi del volto in un gesto così rapido che per un attimo Neville dubita sia veramente successo. Ma poi c’è lo sguardo di Seamus su di lui; lo guarda con un’intensità stordita, quasi d’un tratto non riuscisse a collegare il vecchio Neville Paciock, con cui ha condiviso per sei anni il dormitorio, con quello che si trova adesso davanti.

-         Sei cambiato, Neville.

Neville aggrotta le sopracciglia, confuso.

-         Che intendi dire?

-         Sei cambiato. Sei più… forte, credo- dice Seamus, ma Neville non ha mai visto sul viso dell’amico un’aria così frustrata, come se stesse lottando interiormente alla ricerca di una parola in grado di chiarire meglio ciò che intende; una lotta infruttuosa, alla fine, perché Seamus scrolla le spalle in segno di resa

-         Forte- ripete Neville.

No, non lo è. Se lo fosse, sarebbe riuscito a salvare…

Seamus gli dà una pacca sulla spalla con uno sbuffo gentile ma esausto.

-         Ora basta cattivi pensieri. Dai, fatti più in là, fammi un po’ di posto su quel muretto.

Neville obbedisce e Seamus si siede accanto a lui; lo spazio è troppo stretto perché possa esserci distanza tra loro, ma nessuno dei due fa segno di muoversi, o di sentirsi a disagio. Rimangono lì, spalla contro spalla, braccia, fianchi, cosce dell’uno premute contro quelle dell’altro. A Neville va bene così: c’è un caldo conforto nella presenza concreta, fisica, di Seamus accanto a lui.

La mano trema forte, e si sente ancora l’odore del sangue di Bellatrix Lestrange addosso, e il puzzo di fumo, e sudore, e cenere che impregna i capelli, pelle e vestiti di tutti gli occupanti della stanza; avverte il respiro accelerato di Seamus solleticargli la guancia, e il calore dei  loro corpi attraverso la stoffa dei vestiti.

Ed è così che Neville pensa che forse non possono chiedere il diritto inviolabile a vivere, dopo essere passati attraverso quell’inferno, ma possono trovare dentro di loro il coraggio per continuare a lottare e difendere le persone che amano.

Anche in una situazione così disperata, Neville ci crede ancora.

Il respiro di Seamus rallenta, le palpebre si abbassano, pesanti di stanchezza, la testa ciondola lievemente in avanti. Con delicatezza, Neville se la spinge sulla spalla in modo che Seamus la possa appoggiare là sopra e dormire più comodo… se c’è sonno, per quelli come loro.

Seamus mormora qualcosa di incomprensibile e si aggiusta meglio contro il corpo dell’amico. Ancora una volta, a Neville va bene così; l’unico movimento che fa, qualche minuto più tardi, è voltare la testa verso il vetro della finestra, per scorgere uno scorcio delle città imbevuta di fiamme fin quasi al negozio di Zonko e le pattuglie  di maghi adulti che controllano i confini.

Immagini di vita e visioni di morte cercano di affollargli la testa, ma lui li scaccia via serrando la mascella. Sì, Seamus ha ragione, basta cattivi pensieri. È stanco di ragionare, è abituato alla paura. Ora come ora vuole solo aspettare. Poi… si vedrà.

Continua a fissare il paesaggio oltre il vetro, cullato dal respiro di Seamus e suo mischiati insieme, e dall’umido tepore dei loro corpi.

Le loro richieste di soccorso le hanno inviate.

Adesso possono solo aspettare.

E resistere.

 

***

 

NOTE FINALI ASSOLUTAMENTE INUTILI AL CAPITOLO: 

So che mi vorrete linciare perché non c’è traccia di Harry e Draco in questo capitolo, ma giuro, dal prossimo capitolo ( il penultimo) l’azione si concentra solo su di loro; dovevo finire questa sottospecie di trilogia dell’attacco a Hogwarts, visto che comunque avrà delle conseguenze nella storia .

A proposito della storia in sé, vorrei pubblicamente ringraziare Hermione, visto che è stata l’UNICA che si è attenuta a ciò che le doveva accadere così come era stato deciso 2-3 anni fa al momento della creazione della storia: doveva essere morsa da un lupo mannaro e si è fatta mordere (un applauso per Hermione).

TUTTI gli altri hanno fatto di testa loro!

Gente che doveva vivere ed è morta ( Jack, Lavanda, Terry: mi spiace, vi è toccata)… gente che doveva morire e non è morta (Cho: no comment. Neville: prima morto, poi  vivo, poi di nuovo morto, poi indenne, infine con inciuci d’amore, grondante sangue e una mano tremolina… vabbè…)… gente che doveva morire in maniera diversa (Justin, io ti avevo consigliato di non fare a cambio di morte con Ernie!)… gente che doveva fare assolutamente da comparsa e invece si è messa a fare di testa propria (Seamus, dammi almeno un po’ di preavviso la prossima volta che mi preparo psicologicamente ai cambiamenti che vuoi apportare!!!!)…

Ah, e vorrei scusarmi anche con Bellatrix, visto che le scoppiavo a ridere in faccia ogni volta che rovesciava la testa indietro per fare la sua risata… ma me la immaginavo veramente troppo con quella mossetta alla Carrà ad annunciare: “ E dopo 15 anni… l’Oscuro Signore… è quiiiiiiiii!”

 

Deliri a parte, grazie per aver letto un altro capitolo :)! Grazie infinite, spero vi sia piaciuto almeno un decimo di quanto mi sono divertita io a scriverlo!

 

 

***

 

-.- Fine capitolo...

 

^^’’’ siete ancora svegli? Complimenti a chi è arrivato fino a qui ^^’’’’… eventuali critiche costruttive o commenti possono essere fatte all'indirizzo tesla_vampire@yahoo.it ^^, grazie!

 


 

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