DISCLAIMERS: date alla Rowling quello che è della Rowling e a Tes quel che è di Tes.. DEDICHE:tutti i riferimenti a Ron/Hermione sono puramente voluti e dedicati interamente a Taty XD, santa donna che mi sopporta… l’Harry/Draco è per Silvia T. che ha fortemente voluto questo seguito J… Ta-daaaaan! E per Amanda J: un bacione immenso, tesora! Spero solo che non vi sentiate male dopo averlo letto O_O’’’…
NOTA IMPORTANTE: non ho ancora letto il sesto libro e non so assolutamente nulla su di esso e non voglio sapere nulla su di esso finchè non finisco questa maledetta fic, o potrei rimanerne TROPPO influenzata, e la storia come l’ho creata andrebbe a farsi benedire-_-… -_- la storia è nata 2 estati fa mentre aspettavo Seimei da Spizzico; ci ho lavorato sopra due anni e si prospetta la cosa più lunga e complicata che io abbia mai scritto o immaginato… ora se riesco a scriverla sarebbe una cosa stupenda XD, perciò Harry, Draco, Blocco dello Scrittore: collaborate-_-, vi prego!
RINGRAZIAMENTI: Grazie a Ninnichan *_* e Kieran*_* e la Nipo love love *_* di esistere, a Pam e Saku per le risate ,a Crius del suo stupendo commento su SFIDA *_*! RINGRAZIAMENTO SPECIALE: a tutte le persone che stanno commentando VISIONS: grazie mille di cuore (_ _), siete gentilissimi/e ! NOTA AL CAPITOLO: ok, lo ammetto: ho scritto i 12 capitoli e il prologo precedenti solo per arrivare a scrivere questo e il prossimo capitolo XD; non mi era mai capitata sotto mano la possibilità di scrivere certi eventi, e l'occasione era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.. Sono scene di lotta e battaglia, e sono intenzionata a scriverle nel modo più verosimile possibile; ho cercato di limitare comunque al minimo le descrizioni truculente. Il capitolo era veramente TROPPO lungo, e lo unisco al prossimo capitolo -.-, che era troppo breve… alèèèè… SECONDA NOTA AL CAPITOLO: sto accumulando talmente tanto sangue e dolore in questa storia che ho l'impressione che nella prossima fic la cosa più angst sarà Ron che mangia un pasticcino con un po' troppo entusiasmo O_O…
Questo capitolo infine ha una dedica particolare : :) Grazie di tutto, Crius, è tutto per te…. ^^’’’ anche se non so quanto ti farà piacere… baci! ”buona” lettura!...^^’’’’ spero…
VISIONS
di Tesla capitolo XIII di ?
HOGWARTS BRUCIA Ron ha avvertito i Grifondoro della partenza della McGrannitt e degli altri insegnanti, e ora è seduto sul bordo del suo letto, su in dormitorio, e ha lo sguardo perso nel vuoto. Non sa cosa fare, non riesce a pensare a nulla
("Non puoi capire, Ron")
(Harry non c'è più),
non riesce a concentrarsi per più di qualche istante su qualunque cosa. Cerca di ricordarsi com'era il viso di Harry quando si era svegliato, quella notte, ma non riesce a combinare i pezzi al loro posto; sa che aveva capelli neri, e una cicatrice sulla fronte, e il viso impallidito, ma la confusione nella sua mente è troppa per incastrare quelle tessere di puzzle insieme per formare HARRY. Gli tornano in mente solo i suoi occhi verdi, spalancati ed impazziti. Adulti, in un certo senso, ma di quegli adulti fragili e insicuri di sè, perché costretti a crescere troppo in fretta… quegli adulti, e giovani, e anziani, che hanno compreso che l'amore è veramente in grado di strapparti via dal corpo ogni briciola di sanità mentale. Chi era la persona che Harry amava con tanta intensità?
("Devo andare, Ron. Non posso permettere che muoia")
Chi è la persona per cui Harry era disposto a morire?
(Harry non torna più su, no, non più)
Chi… Chi… - Ron?- lo chiama lì vicino una voce incerta. Hermione è sulla porta, il viso smunto dal pianto; irradia con tutto il corpo una sensazione di insicurezza, quasi si sentisse a disagio in una stanza sola con lui, con il Ron con il quale ha condiviso tutto, con il Ron che ama da sempre. Sei anni. Sembra un'eternità a rifletterci su ora. Sono partiti in tre, sono diventati due per amore, per un breve periodo hanno sperato di poter diventare quattro e adesso sono tornati a essere due. E resteranno per sempre due. O forse no. Forse non riusciranno neanche in quello. Non c'è più Harry…e a loro cosa rimane da fare, sperduti come li ha lasciati, orfani di un amico, e fratello, ed eroe, e unità? Harry era la loro integrità, il loro fulcro di unione, il loro punto di partenza; Harry, con la sua cicatrice a forma di fulmine e quella spaventosa capacità di attirarsi addosso guai di una tale portata che avrebbero ridotto all'impotenza la maggior parte del mondo magico. Ma non Harry, no. Harry non si arrendeva mai. Harry li affrontava con incoscienza.
(Era un Predestinato, Ron)
("Non posso permettere che muoia")
"Oh, Harry…" - Amore? Ron sussulta, colto di sorpresa; Hermione adesso è in piedi, accanto a lui. Esita un attimo, poi si siede anche lei sul letto. Vicina com'è, Ron può vedere quanto i suoi occhi siano arrossati e lucidi per le lacrime versate; le mani le tremano, e tutto il suo corpo sembra composto da singoli pezzi separati da marionetta, tenuti insieme solo con un po' di spago per pacchi. Le passa un braccio dietro la schiena e la stringe a sè per farle forza, per FARSI forza, ed Hermione scoppia a piangere. - Ron, Ron, non ce la faccio… non faccio che pensare… pensare che Harry…. - Allora non pensarci- replica lui subito, brusco, ma è una tale stupidaggine da dire. Come possono non pensarci, quando tutto intorno a loro non fa che GRIDARE che Harry è morto! Morto! MORTO!!!
("Devo andare, Ron")
("Non puoi capire")
- A-avremmo potuto IMPEDIRLO!- singhiozza Hermione. - Avremmo potuto e-evitare tutto questo, e… e inseguirlo! Avr… - NON È VERO!- urla Ron in uno sbalzo d'ira; quando riporta l'attenzione su di sé si accorge di essersi alzato in piedi, i pugni serrati. Non ricorda di averlo fatto. - NOI ERAVAMO Lì, HERMIONE, CI SIAMO SEMPRE STATI! IO… HO PROVATO… COSÌ TANTE VOLTE A PARLARCI, MA LUI NON VOLEVA! SI RIFIUTAVA COME IL GRANDISSIMO IDIOTA CHE È!
(era)
- E ADESSO È MORTO, IN QUEL MODO COSÌ … INDEGNO! PERCHÉ NON VOLEVA PARLARE! PERCHÉ NON VOLEVA SFOGARSI! I singhiozzi di Hermione si fanno più scossi, disperati. - Oh Ron, come avrebbe potuto? Ron le lancia un'occhiata rabbiosa, il corpo che freme dall'energia repressa. - Lui doveva…- insiste Ron, ma Hermione serra gli occhi e scuote la testa violentemente e al lungo, in un cenno negativo; i capelli cespugliosi frusciano così forte che coprono quasi del tutto il fitto tamburellare della pioggia contro i vetri della finestra. - Ron, non poteva, non capisci? Non capisci di chi era innam… - PIANTATELA DI DIRMI CHE NON POSSO CAPIRE!!!- ruggisce lui così forte che Hermione sussulta e lancia un gridolino impaurito; Ron, tutto, irradia RABBIA, FRUSTRAZIONE, con un'intensità tale da sembrare un sole malato, maligno. Ed Hermione comprende una terribile verità: tutto l'amore che provavano l'uno per l'altro è morto la notte prima insieme ad Harry… perché ci sono prove che neanche amori forti come il loro possono superare. Le sfugge un grido quando Ron, paonazzo in volto, colpisce il muro con il pugno destro, e poi ancora, e ancora, ed urla furioso: - SMETTETELA DI TRATTARMI COME UN IDIOTA! POSSO CAPIRE! E SE SONO COSÌ … STUPIDO… CAZZO, SPIEGATEMI!!! - Ron, io non intendevo… - HARRY Sì ! HARRY MI HA DETTO CHE NON POTEVO CAPIRE, PRIMA DI CADERE IN QUEL FOTTUTO LAGO!!! Vede Hermione portarsi le mani davanti alla bocca, sconvolta. Ron continua a gridare, e a prendere a cazzotti il muro con tutte le forze del suo braccio ormai in fiamme dal dolore. Una parte di Ron si augura che Hermione rimanga lì dov'è e non si avvicini, o non è sicuro riuscirà a non dare un pugno anche a lei nella furia frenetica che lo ha colto. Un'altra parte SPERA che lei lo faccia, che si avvicini; almeno potrà levarle via dal viso quell'aria saccente e mortificata, e la pianterà di trattarlo come un idiota.
("Non puoi capire, Ron")
Dà un ultimo cazzotto al muro e urla, urla, urla; la sua voce si spegne lentamente, si deforma; la rabbia perde forza, si sfalda, lasciando solo una profonda disperazione al centro del suo petto. Rimane con la fronte appoggiata contro il muro, ansando in cerca di aria. La mano destra pulsa come se fosse infilata in un guanto di lattice sei volte più piccolo e foderato con cocci di vetro, in fiamme. Le nocche sono scorticate e sporche di sangue. Prova a flettere le dita, che ora sembrano salsicciotti crudi, ma gli esplodono stelle davanti agli occhi per il dolore; digrigna i denti di scatto per non urlare. Sa che è stata una cosa molto stupida da fare, ma almeno è servita. Si sente più calmo… o forse solo più vuoto. - Oh amore- pigola Hermione, bianca per la preoccupazione, - la tua povera mano. Oh amore, amore… Sentono una ragazza gridare, e poi un pianto disperato, singhiozzante. Ginny deve essersi svegliata bruscamente dopo un altro incubo. Magari sogna la morte di Harry, e pensa che sia stato una visione tremenda. "Beh, si sbaglia", pensa Ron amaro. Non possono capire che lui darebbe galeoni per potere rivivere quel sogno ogni istante, pur di non RICORDARE. Non possono immaginare quanto annichilente possa risultare la realtà, perché non hai il conforto del dubbio. La realtà è vera, è certezza, e Ron ha visto realmente la testa di una delle persone più importanti della sua vita sommersa dalle onde, l'ha sentita gridare terrorizzata "Non so nuotare"…. ha visto con i suoi occhi Harry sparire sotto un'onda immensa e, magia, Harry non c'è più. - Amore, dobbiamo fare qualcosa per la tua povera mano… - Lascia stare, pensa a Ginny. Io passo un attimo da… - si ferma un attimo stordito, frugando nella sua testa in cerca delle informazioni esatte -… da Madama Chips a farmela vedere. - Amore… - CAZZO, PIANTALA DI ROMPERMI LE PALLE E VAI A VEDERE COME STA GINNY, IO NON POSSO SALIRCI LASSÙ!!! VAI!!! Hermione sussulta come se si fosse scottata e corre fuori dalla stanza; Ron la sente scoppiare nuovamente a piangere mentre scende a dirotto le scale e sale verso il dormitorio di Ginny. "Non sopporto quando litigate" direbbe l'Harry dei bei vecchi tempi, ma Harry non è lì. Non più. - Harry… - pigola nell'aria con un filo di voce e un buco di nostalgia nel cuore. Attento a non urtare nulla con la mano ferita e dolorante, Ron sospira ed esce dalla stanza.
Il tempo di uscire dalla sala comune e scendere un piano, e Ron deve fermarsi, con gli occhi che bruciano dalla lacrime; l'avambraccio destro sembra in fiamme, come se stesse facendo giochetti di abilità per allenare le dita con tizzoni ardenti. Forse non è una contusione. Osservando meglio la mano con la mente un po' più lucida, Ron intuisce con una smorfia a metà tra disgusto e preoccupazione che forse se l'è semplicemente rotta.
(Dovrebbero levare la Spilla ai Prefetti troppo stuuuuuupidiiiii, lo sai, Ronnino?)
- 'Fanculo- biascia tra sé e sé, stringendo i denti per il dolore. Deve sbrigarsi ad andare in infermeria, così Madama Chips lo guarirà in un attimo. Riprende a scendere le scale molto lentamente. Al quarto piano vede Neville ed Ernie McMillan chiacchierare; Ernie ha una pila di libri in braccio ed un'espressione cupa, che Ron trova molto di circostanza; Neville ha quell'aria distratta e abbacchiata che lo accompagna dal mattino. Nessuno di loro, nota Ron con una smorfia amara, ha la mano ridotta come una polpettina di plastilina appena sbozzata. Nessuno di loro, però, era il migliore amico di Harry. Solo lui: Ron.
(Non è che tu ti sia dato esattamente molto da fare come amico, eh, Ron?)
È questa la cosa che lo tormenta di più, che lo sta facendo impazzire… se fosse stato più vicino ad Harry, ora sarebbe ancora vivo?
(Forse)
Se invece di accettare passivamente i suoi silenzi, sentendosi un amico… oh, così comprensivo, Ron, vero?… lo avesse costretto, OBBLIGATO, a parlare, ora Harry sarebbe lì accanto a lui?
(Molto probabile)
Farebbero commenti su quel tempo osceno che si ritrovano oltre i vetri da qualche giorno, o magari aiuterebbero Ginny a prepararsi per i suoi G.U.F.O. , o a fare … cosa? Fare cosa? Quante cose sei in grado di immaginare di fare quando il tuo migliore amico accanto a te ha tempo, e i suoi polmoni vanno su e giù, pieni d'aria e non di acqua in fondo ad un lago? Anche una noiosa giornata di pioggia può farti scoppiare a ridere e sentire felice. Basta essere vivi… e poter sentire. Ed Harry non può più. Neville distoglie il viso da quello di Ernie, vede Ron e gli fa un cenno di saluto. - Ciao Neville. Ciao Ernie. Ernie mugola qualcosa di incomprensibile e inchioda lo sguardo a terra, imbarazzato; forse, pensa Ron, non sa cosa dire. Quello che Ernie non ha capito è che non c'è nulla da dire, adesso. Tutte le parole del mondo potevano essere pronunciate per salvare Harry, ma non sono state dette; ormai sono solo un branco di suoni inutili. Ad Harry non servono più. Neville gli indica con un cenno del mento la mano rotta. - Quella non te la sei fatta stanotte- dice serio. Ron è conscio di avere il viso rosso e coperto di sudore per il dolore, ma si stringe nelle spalle in un gesto incurante, come se la mano non gli facesse il male incredibile che invece gli fa. Ernie mette su un'espressione comprensiva, come se si fratturasse mani ogni giorno. - Ti capisco, abbiamo subito una grande perdita - esclama in tono pomposo anche se un po' abbacchiato, - ma cerca di essere forte per le ragazze. Almeno sappiamo che Harry non ha sofferto. Ron alza di scatto la testa a fissarlo. Neville anche. La morte di Harry non è stata indolore. La morte di Harry è stata TUTT’ALTRO che fottutamente indolore, combattendo contro ondate di pioggia e acqua che gli colavano nei polmoni e cercavano di tenergli la testa sotto abbastanza a lungo da avere la certezza che restasse con loro per sempre. Nessuno dei due Grifondoro riesce a dire nulla; Ron ricorda, e Neville immagina, ed è tutto ciò che rimane loro della fine di Harry Potter. - Sarà meglio se vado in infermeria- sussurra Ron. - La mano… - Ti accompagno- si offre subito Neville. Ernie si guarda la pila di libri che tiene in braccio e poi lancia loro un'occhiata di scuse. - Voi andate. Io poso questi e vi raggiungo. Ron e Neville salutano e senza ulteriori commenti riprendono a scendere le scale. È Neville il primo a rompere il silenzio. - Senti, lo so che potrebbe risultare troppo drammatica come uscita, ma… lo sai che non è stata colpa tua, vero, Ron? - Hai ragione, - risponde atono Ron, - è troppo melodrammatica. - E scommetto che pensi sia falso, non è così? Ron non risponde, ma dallo sguardo colpevole, dal RIMORSO, che vede spalmato sul viso di Ron, capisce di aver fatto centro. - Senti, io c'ero, ok? Non sono proprio "dentro" il gruppo, ma non sono stupido, osservo; Harry era il tuo migliore amico, e possono esserci stati litigi, incomprensioni, vi siete urlati un paio di volte contro … ma non c'era niente che tu o io potessimo fare per salvarlo. Ha Schiantato Seamus e Dean, a mandato al tappeto te e me… non era in sé, Ron, e lo sai! Quello di stanotte è stato unicamente un inciden… Sì, RON, guardami mentre ti parlo: un incidente. Harry è caduto nel lago, e lo ha fatto non perché gli avevi fatto il malocchio alla scopa, ma perché ha cercato di volare in mezzo ad una tempesta violentissima. - Se solo la piovra gigante non mi avesse buttato a riva… l'avrei raggiunto… - Se la piovra gigante non lo avesse fatto, tu saresti andato avanti massimo di una decina di metri, forse neanche quelli, prima di affogare; a quest'ora i Grifondoro morti sarebbero due, e io ho già perso un amico di troppo stanotte per rammaricarmi di non averne perso un altro. Ora, mettiti bene in testa che la colpa non. è. tua. Non mi importa come: urla, rompiti l'altra mano, la testa… ma vedi di capirlo. Quando finisce di parlare, Neville ha il fiatone. Ron passa lo sguardo dalla mano fratturata al muro, di nuovo alla mano, infine su Neville. Poi annuisce col capo. Prova a sorridere e non ci riesce, ma almeno quella recita dovrebbe bastare a Neville per piantarla con i suoi discorsetti a cui Ron non crede assolutamente. - Sarà meglio andare, però… la mano… mi sta facendo un male cane. - Oh maledizione!- sbotta Neville prendendo a frugarsi nella tasche ed estraendo infine la bacchetta magica. - Perché non…posso?- chiede a Ron. Ron annuisce, dubbioso. Neville si concentra, con la punta della lingua che spunta dalle labbra, e dice: - Ferula! Stecche e ovatta compaiono dal nulla e si avvolgono intorno alla mano fratturata, fasciandola e bloccandola con cura. La carne sotto pulsa ancora dolorosamente, ma andrà benissimo per il momento, e Ron sente finalmente un fiotto di gratitudine per Neville, la prima sensazione positiva dopo tanto tempo. - Grazie- borbotta, e Neville fa spallucce e riprende a camminare con lui. Neville… Neville è un bravo ragazzo, ma non può cancellare il rimorso di Ron. Come potrebbe, quando Ron SA che qualcosa per salvare Harry lui la poteva fare? Non sa cosa, ma sa che poteva; è un pensiero irrazionale che non può sopprimere, che non lo abbandona mai. C'è una voce realista nella sua mente che continua a ripetere stridula: "Hai fatto quello che potevi, Ron! Lo hai inseguito sotto la tempesta, ti sei buttato nel lago per lui! Sei stato un bravo amico… cos'altro potevi fare?". E poi arriva un'altra voce, più potente, che corrode le pareti del suo cuore con l'amarezza e distacco. È la voce interiore a cui crede, perché dentro di sé sa che dice la verità. "Potevi evitare che si arrivasse fino a questo punto" dice. "Hermione aveva ragione, potevate fare qualcosa per impedirlo. Solo che era più comodo rimandare il dialogo con Harry, non è così? Perché lasciare spazio a dubbi sulla felicità del tuo migliore amico, quando sono ancora freschi nella mente i ricordi della consistenza soffice del seno nudo di Hermione contro il tuo palmo?"
(Bugiardo! Io lo volevo ascoltare…)
(Hai fatto troppo poco e lo sai. È come se lo avessi spinto tu nel lago! Potevi!)
È vero, è inutile prendersi in giro. Poteva fare di più; poteva, perché è questo che fanno gli amici… ti aiutano quando sei nelle situazioni più nere e nella vita di tutti i giorni, ti tormentano finchè non dici loro la verità. Fanno tutto quello che possono, prima che tu finisca troppo a fondo della merda che ti spali addosso… o coli giù a picco in un lago sotto la tempesta. Ron si è dimostrato un amico fidatissimo nel pericolo, ma non si è accorto della scia di mollichine di pane che Harry si era lasciato dietro ogni giorno da un paio di mesi a questa parte per cercare di farsi salvare. Avevano fallito. E ora Harry non c'è più, neanche per potergli chiedere scusa. Ron sospira e guarda le lastre del pavimento e gli scalini scorrere sotto i loro piedi; non si scambiano altre parole con Neville, ed è in silenzio che arrivano davanti all'infermeria. E lì, il cuore di Ron salta un battito. C'è nell'aria una sensazione, un qualcosa più forte di qualunque presentimento o intuizione… la sensazione che qualcosa di orrendo stia per iniziare. Neville allunga la mano per bussare, e Ron gliela ferma al volo con la mano sana; lo guarda in viso e scuote dubbioso la testa. Neville spalanca gli occhi quando vede Ron: il volto dell'amico, da paonazzo per il dolore, è diventato pallido e opaco come intessuto di ragnatela. Ron gli lascia la mano e si porta l'indice sulle labbra. "Silenzio, ora", dice con quel gesto… e Neville Paciock obbedisce, annuendo piano con il capo, inquieto. Qualunque cosa sia quella sensazione, ora la sente anche lui. Tendono l'orecchio verso la porta, per sentire meglio; mai come ora Ron sente la mancanza dei gemelli, sempre pronti con una scorta di Orecchie Oblunghe in tasca; le sue, Ron le ha lasciate nel baule, ma non pensa gli servirebbero comunque a molto, adesso. Non ci sono rumori sospetti, oltre il vento e la pioggia che sferza i muri esterni del castello e le vetrate; forse solo quel silenzio innaturale oltre la porta davanti a loro, irreale. Nessun gemito dolorante di Tonks e Kingsley, nessuna lamentela di Madama Chips per le ferite che hanno riportato o per il tempo fuori. Nulla.
(E allora vattene. Corri, torna su. Non entrare, Ron, non entrare)
Sarebbe la cosa più giudiziosa da fare, Ron se ne rende conto. Poi abbassa la maniglia ed apre lentamente la porta; Neville sussulta accanto a lui, i polmoni così rigidi di paura da riuscire a fare appena uno sbuffo insonoro. Anche Ron sussulta in silenzio quando intuisce che la porta è sul punto di cigolare sui cardini. Si ferma. Guarda lo spazio che si apre davanti a loro, ed è sufficiente perché possano attraversarlo trattenendo il fiato. Passano strisciando la schiena contro lo stipite di legno, e di colpo sono dentro. Si guardano attorno nella sala, ma sembra tutto normale; le torce sono accese e ci sono due letti disfatti , le coperte gettate di lato.
(Dove sono Tonks e Kingsley?)
La porta dell'ufficio della Chips è chiuso. Niente di strano, veramente. E allora perché quella sensazione sembra come ispessirsi, nel suo petto? Poi Neville lo afferra per la spalla destra e lo scuote, e le fitte di dolore lo raggiungono fino al cervello. Strizza le palpebre e digrigna i denti per non fare rumore, e quando riapre gli occhi umidi di lacrime vede il dito di Neville indicargli tremante qualcosa a terra che spunta da dietro uno dei due letti disfatti. Ron impiega qualche istante a capire che si tratta di un piede. Si avvicinano piano, istupiditi dallo shock, e vedono che c'è un corpo attaccato a quel piede calzato in un sandalo basso e dall'aria comoda. È Madama Chips. Morta. Non ci sono segni di ferite sul suo corpo o tracce di sangue sulla sua veste; è come se l'intero organismo all'improvviso avesse considerato più interessante morire. Ron e Neville rimangono a fissarla per lunghi istanti, inorriditi; un urlo si serra e coagula nella gola, bloccato dallo shock e dal terrore, ed è proprio quello shock a salvarli: suono di passi oltre il muro, dall'ufficio della Chips. Poi sentono una voce attutita. - L'attacco a Hogwarts ha avuto inizio, come nei piani…. Sì, è salito nel suo ufficio… sto sgombrando la zona dagli adulti… sì, leveremo la Polvere per i camini… Evanesco…sì, va bene… Ci sono pause tra una frase e l'altra, come in mezzo ad una conversazione; e forse è proprio quello che sta succedendo: c'è un camino nell'ufficio della Chips… e forse una testa che spunta tra le fiamme brillanti. Ron e Neville ascoltano sotto shock, paralizzati, ancora in piedi dietro il lettino dove è disteso il corpo della Chips… e Ron trattiene il respiro, tormentato. C'è qualcosa in quella voce , un che di familiare; è certo di averla già sentita, di aver visto in volto il proprietario, ma è passato troppo tempo da quella volta nell'Ufficio Misteri. Eppure la CONOSCE, quella voce, ne è certo. Di colpo la conversazione si interrompe, e i passi si dirigono verso la porta dell'ufficio. Ron rimane lì in piedi in piena vista, pensando frenetico "Di chi è questa voce? Di chi è?". Sente che è importante ricordare, che è… I passi si avvicinano ancora.
(Di chi è quella voce?)
È Neville ad agire primo: circonda la vita di Ron da dietro con un braccio, gli preme una mano contro la bocca e lo tira giù con sé sul pavimento, così da essere nascosti dal letto. Ron urta il materasso con la mano rotta, e il dolore esplode; caccia un gemito soffocato dalla mano di Neville per il dolore accecante, e la paura, e la preoccupazione. Respira affannosamente dal naso, in sbuffi incontrollabili, e ha gli occhi strizzati, inondati di lacrime. Trema violentemente. La porta dell'ufficio si apre. Tap. Tap. Passi lenti sul pavimento. Quando Ron riapre gli occhi, mugolando, si ritrova a fissare il volto di Madama Chips stesa accanto a loro, a pochi centimetri dal suo lungo naso… e Ron capisce che urlerà. Non importa quanto Neville tenga premuto il palmo della mano contro le sue labbra, non importa quanta paura abbia di morire, è tutto TROPPO da sopportare. E invece non urla. Qualcos'altro cattura la sua attenzione. Dei passi che si avvicinano di corsa all'infermeria.
(No! No, Ernie, torna indietro!!!)
Ma Ernie non può sentire quella voce urlare in preda al panico nella mente di Ron, e lui, Ron, è paralizzato, non riesce a muoversi. Devono fare qualcosa, qualunque cosa… Ernie fa capolino dalla porta e poi la apre completamente. - Ehi, eccomi! Ron lo sente trattenere bruscamente il respiro; Ernie ha finalmente visto la persona uscita dall'ufficio di Madama Chips. - Lei cosa ci fa… - AVADA KEDAVRA! Un lampo verde illumina la stanza, e il corpo di Ernie cade sul pavimento con un orribile tonfo di carne morta irrorata di sangue. Ron sente il cuore di Neville premuto contro le scapole triplicare i battiti nel giro di pochi istanti. Lui, il cuore non se lo sente più. "Controlla il respiro, o si accorgerà di voi" si sforza di riflettere, frenetico. Afferra la mano che Neville gli preme contro lo stomaco e la stringe forte. Neville risponde alla presa, come aggrappandosi a una fune di emergenza. Lentamente, il cuore che preme contro le scapole di Ron rallenta… almeno un poco. Rimangono così, silenziosi e tremanti, finchè la persona non si allontana dall'infermeria; quando i passi scompaiono, Neville rilascia Ron, che si allontana dalla Chips con una spinta del braccio sano; poi si volta e si guarda con Neville a lungo, il cuore raggelato. Tremano. Nella loro mente, le parole del Mangiamorte.
(L'attacco a Hogwarts ha avuto inizio)
***
Hermione è seduta sul muretto interno sotto la finestra del dormitorio delle ragazze del quinto anno, una gamba ciondolante, l'altra ripiegata contro il petto, il gomito sul ginocchio, il mento sulla mano. Ogni tanto il palmo ruota sul mento e le dita si allungano ad asciugare le lacrime che colano lungo gli zigomi, in un gesto quasi distratto. Da quanto tempo è che va avanti così? Non lo ricorda, sa solo che ormai ha rinunciato ad evitare di piangere. Piange per Harry, morto. Piange per Ron, che non le permette di stargli vicino, di aiutarlo; pensa alla sua povera mano fratturata, così gonfia e rovinata da sembrare un guantone da baseball, e il suo cuore che si corrode, tormentato dal rimorso per non aver potuto fare nulla per aiutare Harry. La sua testa si volta verso il letto dove è sdraiata Ginny. Sul comodino c'è una copia di seconda mano di Trasfigurazione Avanzata dalle pagine sgualcite e una matita all'interno, come segnalibro, ma la ragazza non ha fatto cenno di muoversi da tempo. Si è assopita dopo aver pianto, o forse fa solo finta di piangere, perché non vuole parlarle; ed è un sollievo, per Hermione, perché sarebbe uno sforzo troppo grande per lei in questo momento dover pensare a qualcun altro. È delusa da se stessa. Ha sempre ritenuto di essere più matura di Ron ed Harry, e forse per questo anche più forte interiormente, ed era certa che al momento del bisogno quei due si sarebbero rivolti a lei per chiedere una mano. Invece, quando è arrivato il momento, lei non è stata in grado di fare nulla… solo rimanere a guardare Ron che picchiava il pugno contro un muro fino a fratturarselo, ed Harry, che lentamente si sgretolava sotto i suoi occhi. E lei SAPEVA il motivo, aveva capito cos'era la luce che brillava negli occhi di Harry quando si posavano su Draco Malfoy. Ora, non sa più nulla. Si sente perduta.
(Qui non puoi fare nulla per Ginny, Herm. Vai a cercare Ron, vai a parlare con lui)
È una verità troppo grande per ignorarla. Magari… magari può vedere se Ron è rientrato in dormitorio, anche se è passato pochissimo tempo; ma che altro può fare, rimanere lì a tormentarsi? Ginny non dà segno di svegliarsi, e allora Hermione scende la scala a chiocciola e risale gli scalini che portano ai dormitori dei ragazzi in punta di piedi, cercando di fare il più silenziosamente possibile; non vuole attirare l'attenzione di Calì e Lavanda, sedute in sala comune con l'aria smarrita di chi ha perso l'intera famiglia in un incidente aereo. Tirerebbero nuovamente in ballo Harry …e cos'altro, sennò? Harry Potter che si suicida per amore… una cosa che fa imbestialire Hermione. Come sapevano tutti che Harry era innamorato? E se vedevano la sua disperazione, perché non hanno fatto nulla per fermarlo, invece di rimpiangerlo ora con frasi ipocrite come "era un ragazzo così buono, così bravo, così coraggioso"? Nessuno di loro conosceva Harry Potter, solo lei e Ron, e…
(e non avete fatto nulla per salvarlo. Voi che potevate)
Deglutisce e ricaccia indietro le lacrime. Bussa. Dall'altra parte non risponde nessuno. Esita.
(Cos'è, Herm, hai paura che Ron sia lì dentro ma non voglia aprirti comunque?)
Sì, è proprio questo che teme. Abbassa la maniglia e apre la porta, ma il dormitorio è deserto; la finestra è spalancata e la pioggia entra scrosciante e ricopre parte del pavimento, in una larga chiazza che va allargandosi. Le raffiche di vento smuovono le tende dei letti a baldacchino; il pesante tessuto scarlatto fruscia nella penombra delle pieghe. Lo sguardo di Hermione, nella solitudine della stanza, ricade sul letto di Harry; si avvicina e vi si inginocchia accanto; preme la guancia e le braccia contro il materasso, e riprende a piangere in silenzio. Non è Ron a dover aver rimorsi, ma lei, che sapeva, e che aveva osservato Harry. Aveva visto la luce nascere e svilupparsi nei suoi occhi verdi, e verso la fine ne aveva avuto addirittura paura, perché era intensa, e PROFONDA, un sentimento capace di sfuggire completamente dal controllo; specie per un ragazzo privo di difese interne e inesperto come Harry, per cui la cotta per Cho era stata l'unica esperienza di paragone. Non poteva che soccombere, davanti a quell'abisso d'amore dentro Harry. Eppure lei, così orgogliosa del suo istinto per le emozioni altrui …
("Hermione, sei brava sui sentimenti e tutto, ma il Quidditch proprio non lo capisci")
… lei, non aveva fatto nulla. Si era sbagliata, e che errore tremendo aveva fatto. Come può ora stare in pace con se stessa? Strofina via con il palmo della mano le lacrime che le colano lungo le guance e fa un lungo sospiro; poi si rigira e si mette seduta sul pavimento, la schiena contro il materasso, le ginocchia piegate, le mani abbandonante in grembo. E ancora, sospira, a lungo, profondamente.
(Avanti, Herm, è inutile che rimani qui, vai a cercare il tuo ragazzo!)
Già, Ron… ma è ancora il suo ragazzo? Non che importi, ora come ora, ma deve comunque trovarlo. Scambiarci un paio di parole, se riesce, e ricordargli che lo ama e quanto importante sia per lei. Si rimette goffamente in piedi, ma invece di dirigersi verso la porta va alla finestra per chiuderla, Dio solo sa se quella stanza non è già abbastanza gelida. Così tipico dei ragazzi, non badare a certe cose… pensano di essere immortali, e invece…
(Harry)
- Ma che… - sbotta, e sgrana gli occhi incredula, lo sguardo fisso sul campo da Quidditch. Ci sono delle figurette che svolazzano bassi sul campo su scope sballottate dal vento, molto probabilmente per un allenamento. "Ma come ha permesso la McGrannitt una cosa del genere dopo quello che è successo a Harry? È così che è caduto!" pensa inorridita Hermione. Poi, da bassi che volano, uno dei ragazzi sfreccia di scatto verso l'alto, una folata troppo forte o forse la scopa gli sfugge di mano, e cade giù a piombo oltre le mura del campo. Hermione trasale, e si porta una mano alla bocca.
(Come è successo ad Harry, nel giro di qualche istante…)
Solo che il ragazzo non è caduto in acqua, e lo ha fatto da un'altezza di venti metri dritto sul terreno solido; forse fango e pozzanghere hanno attutito un po' l'urto, forse si può ancora fare qualcosa. Spera. Fa per dirigersi ancora verso la porta, e poi si ferma. Una sensazione strana, come un formicolio nel cervello, qualcosa al di là della sua comprensione. Ma intensa. E poi, una vocina nella sua testa.
(Prendi il Mantello di Harry)
Lei esita un attimo, poi obbedisce; va al baule di Harry e rimesta con la mano tra i vestiti finchè non sente sotto le dita la consistenza setosa del Mantello dell'Invisibilità e lo estrae. Ma sì, come idea non è male; giù in sala comune e per tutto il castello c'è gente come Lavanda, pronta a fissarla come un fenomeno da baraccone e bisbigliare nell'orecchio del vicino. Sì, certo, nessuna stranezza in quell'intuizione, anche se la nuca le formicola ancora leggermente… ma forse è solo il vento che le scompiglia i capelli. Distende il mantello e se lo mette, e mormora "Harry", avvolta nell'odore rassicurante e nostalgico del suo migliore amico. Poi le torna in mente la tempesta all'esterno, e il ragazzo precipitato dalla scopa. Si assicura di essere completamente coperta dal mantello ed esce dalla stanza.
***
Ginny rimane immobile con gli occhi chiusi e finge di dormire finché Hermione non esce dal dormitorio; quando sente i passi allontanarsi, il suo corpo si rilassa contro le coperte e Ginny riprende a piangere a lungo. Morde un lembo del lenzuolo per soffocare il suono dei singhiozzi, non vuole che altra gente salga su a vedere come sta; vuole solo… essere lasciata sola, e riflettere, e ricordare. Harry, il suo primo amore, evoluto con il passare del tempo in un affetto profondo. È arrivata a considerare Harry uno di famiglia, quasi come Bill, e Ron, e Charlie, e tutti gli altri; qualcuno a cui volere bene, qualcuno con cui ridere, qualcuno di cui fidarsi nel momento del bisogno. Harry. Harry che le ha salvato la vita nella Camera dei Segreti e ha sconfitto Tom Riddle. C'è sempre stato un posto nel suo cuore per lui, nonostante i litigi e gli scontri; ma poi era arrivato a Dean, e finalmente Ginny aveva capito la differenza tra amore, e affetto, e amicizia. I sentimenti che prova per entrambi sono intensi, ma di una natura così diversa da avvolgerli, nella fantasia di Ginny, di aure colorate diversamente: verde speranza per Harry, rossa per Dean. Non è questo il colore che danno all'amore? Rosso cupo, come il sangue che le scorre nelle vene, come la fiamma nascosta nei riflessi al sole dei suoi capelli. E ora quel buco nel suo cuore, il buco che Harry ha… Ginny si irrigidisce di scatto: ci sono urla che si alzano dalla sala comune. Tutto il torpore scompare all'istante dal suo corpo; si alza a sedere di soprassalto e la sua mano scatta ad aprire il cassetto del comodino a ad afferrare la bacchetta magica. Si tira i capelli all'indietro e tende l'orecchio per cercare di distinguere i rumori che vengono di sotto, separandoli dal frastuono della tempesta fuori e dal furioso pulsare martellante del cuore nel suo petto. "Che sia uno scherzo?" pensa spaventata, ma chi può avere voglia di scherzare in un giorno così triste? E poi le urla arrivano ancora, grida di sorpresa, e dolore, e incantesimi strillati con voce tremolante per il terrore. E in sottofondo qualcos'altro, un vociare bestiale, e clangore metallico. Come se… come se qualcuno stesse attaccando i Grifondoro nella loro sala comune. Ginny esce di corsa dalla porta del dormitorio e si slancia giù per le scale; a metà rampa, quando arriva in vista della sala comune, si blocca, stordita. L'intera sala si è trasformata in un campo di battaglia invaso da goblin; le creature devono essere all'incirca una cinquantina, ma sembrano moltiplicarsi nello spazio ristretto della torre. Ci sono cadaveri di studenti accanto al buco di ingresso e nelle poltrone più vicine, alunni del primo anno incapaci di difendersi, ma anche di ragazzi più grandi, troppo colti di sorpresa per riuscire ad alzare una barriera magica in tempo. Dean è in prima fila e grida agli altri di ricompattarsi, di rimanere uniti; al suo fianco, Calì, Lavanda, Seamus, i fratelli Canon e Jack Sloper lanciano raffiche di incantesimi con una tale concentrazione da rendere i loro volti pallidi come morti. Alle spalle dei goblin, Ginny vede il buco dell'ingresso spalancato; è da lì che sono entrati. "Ma come è possibile?" pensa Ginny febbrile. "Per aprirla dovevano avere la parola d'ordine.. chi può avergliela data?". Ma è una domanda che non ha importanza, al momento. Stringe più forte le dita intorno alla presenza confortante della bacchetta magica e corre ad aiutare i suoi compagni.
****
Hermione si stringe il mantello dell'invisibilità addosso e inizia a scendere le scale. Se fosse più lucida, razionale… se non avesse la mente INVASA da timore, e paura, e ricordo, e rimorso
(Ron ed Harry, lontani da te)
si accorgerebbe del silenzio che striscia per i corridoi, come una foschia sonnolenta. Ma tutta l'attenzione di Hermiione è rivolta allo scalino successivo, e poi a quello successivo, e allora non alza lo sguardo sui quadri alle pareti, non vede cosa è successo loro. Tutte le figurette dipinte dentro le cornici sono calate in un sonno profondo, cadute a terra o accasciate sulle poltrone scompostamente, come se fossero state interrotte nel pieno di un'altra attività. Una dama dell'800 inglese è addormentata sul suo divano di broccato e la gonna le è risalita un po', lasciandole scoperte le caviglie; un grosso setter irlandese dal pelo fulvo le poggia il muso sui piedi, inzaccherando lo scarpino di saliva. In un ritratto accanto, una balia con un neonato piuttosto bruttino in braccio, entrambi appisolati su una sedia a dondolo in una cucina . Gentiluomini in frac intorno ad un tavolo intenti a russare con la faccia sullo schienale, carte da gioco abbandonate sul pavimento. E ancora maghi. E ancora streghe, e guaritori. Tanti quadri intorno a lei, tante piccole persone addormentate. Ad un'occhiata più attenta, si accorgerebbe che sono stati tutti Schiantati (tranne il setter irlandese: lui dorme e basta), si accorgerebbe che c'è qualcosa di molto importante che non va. Invece Hermione continua a scendere le scale, con gli occhi velati di lacrime. Sente dei rumori particolari quando passa per i pianerottoli tra una rampa e l'altra, vociare indistinto, rumore di mobili spostati, ma li ignora, e scende ancora. Il grosso portone di quercia dell'ingresso è socchiuso, e la pioggia entra e bagna il pavimento interno; vede tracce d'acqua e orme fangose che vanno dalla porta ai corridoi delle aule al piano terra. Hermione questa volta si ferma, fissa le scie di fango con ansia crescente. C'è qualcosa che stona, in quelle impronte, non sono… normali.
(umane)
Ma forse è solo il fango che le deforma. E là fuori c'è ancora un ragazzo che si è schiantato a terra e potrebbe avere bisogno di un Prefetto. Fa un respiro profondo e si stringe il mantello addosso; oltrepassa il portone ed esce all'aria aperta, diretta al campo da Quidditch, curvando il corpo in avanti per affrontare il vento che minaccia di strapparle il mantello di dosso e la violenza della pioggia. Man mano che si avvicina al campo da Quidditch, però, si accorge del silenzio innaturale nell'aria, e l'ansia contorce vene e arterie intorno al suo cuore in grossi nodi scorsoi. Ha assistito a troppi allenamenti di Quidditch, tra Harry e Ron, per non notare l'assenza di grida di incitamento tra compagni, urla del capitano che protesta o incoraggia a buttarsi per riprendere possesso della Pluffa e latrati di dolore quando un Bolide disarciona un giocatore. Un ragazzo è caduto da un'altezza considerevole, e nessuno dei suoi compagni strilla o chiede aiuto. Nulla. Hermione attraversa l'arco di ingresso, ignara che solo qualche settimana prima lì vicino Harry aveva salvato Neville e aveva avuto la Visione del cadavere di Draco Malfoy in una cella; non può saperlo, perché sono esperienze che appartengono ad un Harry Potter a lei completamente estraneo. Ma tutto questo non importa, adesso, c'è qualcos'altro che ha attratto la sua attenzione: il GELO che la coglie, mentre si avvicina alla fine della murata di ingresso, come se avesse fatto un passo di troppo all'interno di un'enorme cella frigorifera. È un bozzolo di ghiaccio che tutta l'avvolge, ma non viene dall'esterno, dalla pioggia o da un brusco calo di temperatura; sono i suoi sentimenti che stanno rabbrividendo. È DENTRO, che lei trema.
(HaiuccisotuHarryseiun'assassinalohaifattoaffogareenonlohaisalvatolohaiuccisotu)
"No, non può essere" pensa atterrita mentre gira l'angolo e arriva alla vista del campo fangoso. Sgrana gli occhi.
(No, non possono essere qui ancora!!!)
Quasi al centro dello stadio ci sono i giocatori della squadra di Quidditch di Tassorosso (Hermione li riconosce per le divise giallo canarino). Uno di loro è steso a terra una trentina di metri più distante, a pancia in giù nel terreno, le gambe contorte in un'angolazione sbagliata, come se fosse caduto da una grande altezza; la sua deve essere stata una morte dolorosa, ma forse è la più umana. Gli altri sono chiazze di colore in un mondo ingrigito dal velo della pioggia, ma Hermione riesce comunque a vedere le sagome nere chine su di loro, le teste coperte dai cappucci del mantello vicine a quelle dei Tassorosso, come se si stessero scambiando un lungo bacio d'amore. Ma non c'è amore che i Dissennatori possano dare. Quando rilasciano i corpi dei ragazzi nel terreno fangoso, sono solo involucri di carne senza più anima. Hermione rimane lì a fissarli, inorridita; vorrebbe mettersi a correre, fuggire via, ma il suo corpo è paralizzato dallo shock e dal sovraccarico di emozioni che la sua mente ha ricevuto nelle ultime quattordici ore.
(HarryèmortoRonsistadistruggendoHarryèmortopotevisalvarloRondissennatoriDissennatoriDISSENNATORI!!!)
Dissennatori ad Hogwarts, di nuovo vicini a loro a strappare ogni sentimento felice, di speranza, d'amore
(RontiodiatidisprezzaeseiunvermehailasciatoHarrymorirelohaiuccisotututu),
senza più neanche il conforto di averli come protettori; da troppo tempo si sono alleati con Voldemort, abbandonando Azkaban e rilasciando i prigionieri.
(Tranquilla, sei al sicuro. Hai il Mantello addosso, no? Loro non ti possono vedere, basta che non ti muovi)
Rimane ferma immobile, tentennando un attimo di troppo; due Dissennatori alzano le teste incappucciate nella sua direzione e si bloccano.
(Rimani immobile, rimani immobile e non ti vedranno. Da brava, da brava, tanto non possono vedere attraverso i mantelli dell'invisibilità)
"No" pensa Hermione con panico crescente mentre osserva i due Dissennatori scostarsi dal gruppo e scivolare verso di lei, i mantelli fluttuanti nell'aria gelida e raschiante. "Loro POSSONO". Le sue gambe sono come tronchi di legno , si rifiutano di muoversi. I Dissennatori avanzano, sono più vicini, più vicini… "Avanti, Hermione, MUOVITI!" La paralisi si infrange, le sue gambe riprendono vita, e lei non attende altro. Si volta bruscamente e corre, costeggiando il muro esterno del campo senza pensare; alza e abbassa le gambe come pistoni, con i piedi che sguazzano nelle pozzanghere e una mano ancora serrata sui lembi di stoffa del mantello intorno alla gola; il respiro è affannoso e rantolante nel petto, ed Hermione prova una sensazione stranissima, come se cuore e vene si stessero rapidamente ricoprendo di brina, come una ripresa a velocità accelerata in un documentario sulla natura. Hermione scaccia il pensiero e continua a correre, con questo freddo gelido che le cola dentro sempre più in profondità. Apre una porta e si ritrova in uno stanzone con le pareti coperte di rastrelliere vuote e due grossi bauli chiusi ; si blocca di scatto e rimane un attimo a fissare l'interno, sconcertata. "Questi non sono gli spogliatoi" pensa disorientata., ansimando pesantemente. E non lo sono. Quando si era accorta che ormai era troppo tardi per andare al castello, aveva cercato gli spogliatoi, per uscire dalla porta sul retro, ma deve essersi confusa per il panico; questa deve essere la rimessa delle scope… e non ha porte secondarie da cui passare.
(Sbrigati, Hermione, o ti raggiungeranno!)
Si gira per uscire, ma ormai è troppo tardi: la porta è completamente oscurata dai due Dssennatori. L'hanno raggiunta. Hermione indietreggia, mugolando terrorizzata.
(Harryèmortopercolpatuapercolpatuaèstatasoloesoltantocolpatua)
I Dissennatori superano la porta chinando appena la testa ed entrano nello stanzone; le estremità inferiori dei loro mantelli svolazzano leggermente, ed è qualcosa che non ha nulla a che fare con il vento: è un nocciolo di sovrannaturale in loro, come se fossero ricoperti di spiritelli invisibili. Avanzano, scivolando fluidi verso di lei. Hermione lentamente indietreggia, indietreggia, indietreggia, incespica, cade a terra; il dolore sembra in qualche modo riscuoterla. Tira fuori la bacchetta e la punta contro i Dissennatori, con la mano che trema violentemente e i singhiozzi che le scuotono il petto; i contorni delle sagome incappucciate si sfumano nell'umidore della lacrime, ma la sensazione di gelo si intensifica, il gelo dentro, come se anche il suo cuore avesse iniziato a piangere, ed ogni lacrima si cristallizzasse per il freddo. I Dissennatori avanzano. Avanzano. - E-Expecto Patronum…- balbetta lei singhiozzando, ma non succede nulla. Il cuore le si irrigidisce dalla paura, dal terrore.
(RonsidàlacolpmaèstatasolocolpatuatuhaiuccisoHarrytuchesapevienonhaifattonulla)
- Expecto…Expecto Patronum. Ancora nulla. Il respiro di Hermione diventa rantolante. Non c'è niente per cui essere felici in un mondo in cui Harry è morto e Ron si sta distruggendo nel rimorso… … Ron, e tutto ciò che ha provato per lei… - Expecto Patronum. Dalla sua bacchetta esce uno sbuffo di nebbia argentea che galleggia a mezz'aria; un Dissennatore allunga una mano e la scaccia via, come se fosse del fumo di sigaretta. E allora Hermione chiude gli occhi e pensa, e ricorda… Ron… Ron… Ron che incrocia le dita con le sue, e rosso in viso le bisbiglia "Ti amo"… e poi si china, e preme dolcemente le labbra tremanti contro le sue… oh, quanto amore c'è in quell'immagine? Quanto viva e FELICE si era sentita lei, pensando "finalmente", ricambiando il suo bacio? E così Hermione apre gli occhi, stringe la bacchetta ancora puntata verso i Dissennatori ormai vicinissimi e mormora: - Expecto Patronum. Dalla punta della bacchetta sfreccia una lontra argentea e fremente di energia; si scaglia contro i Dissennatori ed è una furia di zampe, e morsi, li ricaccia indietro verso l'uscita, verso il cielo in tempesta. Quando hanno oltrepassato la porta e fluttuano via nel buio, Hermione si scaglia contro la porta e la chiude di colpo. Poi le ginocchia le cedono, e lei cade a terra, fronte e pugni ancora appoggiati contro il legno della porta; scoppia in singhiozzi più violenti, isterici, tremando violentemente per il terrore, e lo shock, e la gratitudine verso Ron. Ma le lacrime durano poco. Su al castello non sanno nulla, deve andare ad avvertirli. Si asciuga le lacrime con una manica e dopo lunghi respiri trova finalmente il coraggio di aprire la porta; i Dissennatori non si vedono da nessuna parte. Un ultimo lungo respiro, stringe bacchetta e mantello e, con i sensi all'erta, corre verso il castello; a metà strada decide di entrare dal retro, dove forse i Dissennatori terranno la zone meno sotto controllo. Volta l'angolo e le sfugge un gemito di terrore, e lì rimane, pietrificata, ammutolita, quando vede cosa c'è nascosto sul retro del castello. Li fissa con gli occhi sgranati e la bocca aperta in un grido silenzioso di terrore. Sono come Hagrid li ha descritti, altissimi, deformi, i visi selvaggi e contorti come se i tratti fossero stati disegnati da un bambino con una fantasia un po' troppo sfrenata e nessun talento artistico; ammucchiati lì, sul prato ridotto ad un pantano, sono uno spettacolo capace di levare temporaneamente la sanità mentale. Una folata di vento le strappa il mantello di dosso, e riesce a trattenere in tempo la presa sul collo prima che le sfugga del tutto; per qualche istante rimane completamente in vista, un corpo dritto e tremante, senza collo e testa. Hermione si accoscia bruscamente a terra e riesce a tornare sotto la protezione del mantello; se lo deve tenere stretto, è l'unica protezione che ha… perché contro di LORO, lei non può fare nulla. Rimane lì ansante a fissarli, terrorizzata, con il collo intirizzito dal freddo che incomincia a dolerle per l'angolazione verso l'alto prolungata… eppure non può smettere di fissarli con gli occhi sbarrati. Alle porte di Hogwarts, pronti ad attaccarli. Giganti.
***
Nella sala circolare della Guferia, Luna osserva a lungo il lago sotto il temporale. Si è avvicinata alla finestra senza vetri quasi inconsciamente, e avverte la pioggia che le batte contro il viso gelato, e il vento che le graffia il viso come manciate di sale grosso. Non che abbia molta importanza, ora. Fissa le onde che increspano il lago e pensa: "Incontrerò anche te quando attraverserò il velo nero, Harry". Oh, sì , il velo che nasconde il passaggio per il mondo dei morti, sotto il grande arco di pietra giù nell'Ufficio Misteri… Harry lo ha oltrepassato, e Luna immagina che sia felice, adesso, riunito a tutta la sua famiglia e al suo padrino, Stubby Boardman; immagina debba essere bello poter rincontrare sua madre dopo tanto tempo e poter finalmente sentir pronunciare dalla sue labbra "Ti voglio bene, figliolo". A Luna sua madre manca tantissimo, ma sa ancora che occorrerà del tempo prima di poterla rivedere; è come se una voce, forse proprio quella di sua madre, le dicesse : "Non è arrivato ancora il momento, tesoro mio"… e stranamente, sente quella voce ripeterle più e più volte: "Non è arrivato neanche il momento di Harry". Ma quella voce si sbaglia, Harry è finito nel lago, Harry è … morto. No? La morte è un processo naturale che Luna Lovegood ha accettato da tempo, ma le dispiace che sia dovuto toccare così presto proprio a Harry Potter; era una delle poche persone che aveva sofferto e che poteva CAPIRE. La porta della Guferia è rimasta aperta, e sente le voci di Lisa Turpin, Stewart Ackerley e Morag MgDougal scendere le scale. È stato stupido salire in Guferia sperando che i gufi fossero riusciti a consegnare la posta con quel tempo, ma Luna è salita con loro… perché? Mah, forse perché la Guferia è un buon posto per rimanere da soli e pensare senza che nessuno ti guardi storto, e fissare ancora le acque agitate del lago. - Sei felice ora, Harry?- sussurra Luna al vento, come se Harry fosse vivo accanto a lei e potesse risponderle.
(Sei felice, Harry?)
Chissà perché, Luna Lovegood è convinta di no. Chissà perché, pensa che Harry Potter abbia ancora qualcosa da fare. Ma perché la certezza di questo pensiero? Perché? Esce dalla Guferia e scende le scale, seguendo gli echi delle voci dei suoi tre compagni di Casa; arriva sul pianerottolo, con l'incrocio dei corridoi ad un paio di metri di distanza, e fa un paio di passi.
(Ferma lì, Luna. Ascolta)
E Luna si ferma. E ascolta. E ciò che deve sentire, arriva subito. - Avada Kedavra. Un gemito atterrito. Una ragazza, Lisa Turpin forse, attacca ad urlare. Frusciare di vestiti, in cerca delle bacchette. - Silencio! Il grido si interrompe a metà, e poi una voce di donna adulta , beffarda, che Luna ha già sentito: - Uccideteli. E Luna capisce, e sgrana gli occhi sporgenti in maniera così grottesca che i bulbi sembrano sul punto di precipitare dal viso. Mangiamorte. Mangiamorte a Hogwarts. I passi si avvicinano
(Quanti sono, Luna? Tre? Quattro?)
diretti in Guferia, e lei non ha dove nascondersi; la torre della Guferia non ha altre uscite, e sulle scalinate sarebbe in piena vista per quando i Mangiamorte arriveranno . Indietreggia nel panico, con le spalle premute contro un arazzo… …si volta… …i passi si avvicinano, ormai prossimi a svoltare il corridoio e vederla… E poi Luna si volta a fissare l'arazzo, e trova la faccia curiosa e vigile di Usmiuk il Goblin Pizzaiolo che la guarda brandendo il mattarello di pietra.
( Lì dietro c'è un passaggio per la torre di Grifondoro, Harry lo ha preso ieri quando vi siete lasciati! Infilati dentro, Luna, presto!!!)
E Luna agisce di istinto. Solleva il bordo di tessuto lavorato e scopre il passaggio buio, e vi si infila senza pensarci due volte. Nel momento in cui l'ultimo lembo di stoffa si assesta pesante contro il muro, Luna sente i passi oltrepassare l'arazzo, diretti in Guferia.
(Muoviti, Luna, avanti!)
Ma non riesce a muoversi, non subito; le gambe sono rigide e tremanti, lei TUTTA trema, per la paura; si preme una mano contro la bocca per calmarsi, forse per ricacciare indietro un urlo che minaccia di uscire, forse per rallentare il respiro ansimante che si sta facendo troppo rumoroso. "Lisa, e Stewart e Morag… sono morti, li hanno uccisi a sangue freddo!" pensa atterrita, e ancora non riesce a scappare, pietrificata, come se la paura fosse piombo fuso colato tra le giunture, irrigidendogliele. E poi le arriva la voce della donna
(È Bellatrix! Bellatrix Lestrange!)
ordinare: - Tappate le finestre, appiccate il fuoco! - INCENDIO! Si alzano nella Guferia gridi striduli che raggiungono Luna sin giù nel corridoio, oltre il pesante tessuto dell'arazzo di Usmiuk. Stanno ammazzando tutti i gufi, forse perché non possano dare l'allarme. La raggiunge la puzza del fuoco, e di piume e carne bruciata… e ancora quelle grida stridule, bestiali, di dolore, ed è troppo per lei: invoca la luce dalla sua bacchetta e si inoltra nel passaggio segreto, ovunque la conduca.
***
Hermione avanza strusciando le spalle contro il muro esterno sul retro del castello, cercando di muoversi furtivamente e trattenere il respiro; è impossibile che i giganti attorno a lei possano sentire il suo ansimare rauco, con il fragore della pioggia tutt'intorno… ma il mantello dell'invisibilità alla fine è solo una pellicola sottile di stoffa, e la bacchetta solo una strisciolina di carta: a cosa possono servire davanti a creature così immense? Raggiunge una porticina in una rientranza, abbastanza appartata e troppo piccola perché sia di alcun interesse per i giganti; la porta dà sul corridoio delle aule al pianterreno, apparentemente vuoto. Il sollievo è così grande che le lacrime riprendono a scendere nuovamente lungo le guance. - Grazie- bisbiglia in un soffio tremolante mentre si intrufola dentro cercando di non aprire troppo la porta, ed ecco, è di nuovo al sicuro, all'interno del castello. Si volta e sta per chiudere la porticciola, e invece si blocca quando vede qualcosa gettato nel fango non lontano da lei. Impiega qualche istante a capire che è un corpo, parzialmente affondato in una pozzanghera e privo di un braccio e della gamba destra dal ginocchio in giù. Madama Bumb. A quanto pare non ci saranno più lezioni di volo, per lei. Hermione si preme una mano sulla bocca e si affretta a chiudere la porticciola; la testa le gira e si sente mancare, e allora poggia la schiena contro il muro, ma non chiude gli occhi… fissa i mattoni della parete davanti a lei non vedendoli veramente, le mani che serrano la bocca e le restituiscono sbuffi del suo alito che sa di terrore. Madama Bumb… Madama Bumb morta. E i ragazzi Baciati dai Dissennatori nel campo da Quidditch. E i giganti lì, oltre quel sottile strato di legno. La testa le vortica, in un cerchio di vertigine acuta. Respira a lungo e dolorosamente, cercando di sciogliere il grumo di orrore che le si è rappreso nella gola. Quando sente di potersi muovere nuovamente sigilla magicamente la porta e si incammina guardinga con il mantello ancora stretto addosso; nello stato di allerta in cui è, non può non notare il rumore furioso di zoccoli che battono sul pavimento, rimbombi metallici e versi ringhiati in una lingua che non capisce. Fiorenzo, in pericolo. Di impulso e con il cuore in gola, Hermione si mette a correre guidata dai suoni della lotta. La porta dell'aula 11 è spalancata, e dentro Fiorenzo sta lottando con cinque goblin armati di lunghi bastoni con punte di ferro all'estremità; ci sono i corpi di altre quattro creature sparpagliate nell'erba lì intorno, e il cadavere di un goblin ciondola dal ramo di un grosso tasso, colpito forse da un calcio delle zampe posteriori del centauro. Fiorenzo ha un brutto taglio alla coscia anteriore, una serie di piccole ferite sopra un capezzolo nudo e cola sangue da un labbro, ma sembra ancora in forze per impennarsi e assestare un robusto colpo di zampe al bastone di uno dei goblin, spezzando l'arma in due e centrando il goblin in pieno viso. Altre due creature stanno per colpirlo al ventre scoperto. Hermione punta verso di loro la bacchetta e urla : - Petrificus Totalus! I goblin si irrigidiscono di colpo e crollano a terra . Fiorenzo si volta verso di lei di scatto, ma anche i due goblin superstiti, colti di sorpresa, e Hermione urla ancora: - Petrificus Totalus! I due corpi cadono pesanti come massi sul prato erboso coperto di schizzi di sangue. Il centauro la guarda ansimante e fa un piccolo inchino di gratitudine col busto; poi si china a raccogliere il bastone borchiato che uno dei goblin ha fatto cadere e lo usa per ucciderli, calandolo con forza sopra i loro crani deformi. Hermione serra gli occhi e volta di scatto la testa per non vedere, ma la raggiunge comunque per quattro volte il rumore della loro morte, come di meloni marci spaccati. Fiorenzo lascia cadere il bastone a terra e le si avvicina con il respiro ansante e una smorfia di dolore sul viso. - Ti ringrazio, Hermione Granger. Ti devo la vita. La ferita alla coscia anteriore, vista da vicino, è più grave di quanto Hermione avesse giudicato ad una prima occhiata; Fiorenzo la tiene leggermente sollevata in modo che lo zoccolo penda a pochi centimetri dal pavimento erboso e non vi gravi sopra il peso del corpo. - Stai bene? - Sì- risponde ancora un po' stordita Hermione; poi ricorda tutto quello che è successo prima di entrare nell'aula, e il suo cuore riprende a battere frenetico.- Professore! Professore ci sono i giganti fuori! E Dissennatori nel ca…hanno ucciso dei ragazzi; è morta anche Madama Bumb e… ora qui i…i goblin qui nel castello… che possiamo fare? Che possiamo fare? L'ultima frase è un bisbiglio a mezza voce che si spegne nei suoi occhi spiritati. Sta ricadendo nel panico nel realizzare quale veramente sia la loro situazione: una manciata di professori e studenti ancora in formazione contro giganti, Dissennatori, goblin, mandati a ondate separate per evitare guai interni… e cos'altro? Che altro può esserci nei dintorni, pronto ad attaccare Hogwarts? E perché l'Ordine non era a conoscenza di questo attacco? - Pro…professore, dobbiamo avvertire gli studenti e gli insegnanti. Hagrid è… è nel castello, sì? Lui, l'Ordine… Non è nella sua capanna da solo, è qui con noi, mi dica che è qui… che è qui… e c'è Gazza… Hermione si copre la bocca con le mani e scuote la testa, confusa; Fiorenzo le posa le mani sulle spalle e le stringe appena. - Non è questo il momento per l'incertezza e il dolore, Hermione Granger. Devi rimanere lucida, perché è arrivato il momento di combattere. È la guerra, la guerra che noi centauri avevamo previsto; entro stanotte tutto avrà fine… ma chi ne uscirà vincitore io non lo so; è oltre la mia Vista. Hermione scuote nuovamente la testa, questa volta in un cenno affermativo. - Professore, dobbiamo avvertirli - pigola Hermione sperduta, spaventata. - Sì, dobbiamo. Ora ascoltami bene: Mastro Gazza è morto - dice, e le stringe più forte le spalle quando Hermione geme inorridita ,- è stato ucciso dai goblin; ma Hagrid è al castello, giù nei sotterranei; delle tubature sono saltate per la pioggia eccessiva e hanno allagato alcuni locali, e lui è lì e non sa nulla. Le tue gambe da umano sono più agili delle mie sulle scalinate del castello, devi andare tu dagli altri studenti ed avvertirli, perché loro non sanno nulla. Io cercherò Hagrid giù nei sotterranei. Hermione annuisce piano con il capo, in un gesto rassegnato, ma finalmente dai suoi occhi è scomparsa l'ombra dell'isteria. - Ok. Ok, va bene. sì. Vado. Escono insieme dall'aula, ma all'ingresso principale, al momento di dividersi, Hermione lo richiama. - Professore.. voi centauri avevate previsto tutto? Fiorenzo inclina la testa verso l'alto, come se potesse scorgere il cielo stellato oltre lo strato di pietra e tempesta. - Molte delle cose che avevamo letto nei segni si sono avverate. - E avevate anche…- Hermione deglutisce con una smorfia, come se desiderasse chiedere una cosa con tutto il suo cuore ma temesse la risposta. Alla fine sospira e riesce a continuare. - Avevate anche previsto quello che sarebbe successo a… ad Harry? "Oh, Harry, come vorrei tu fossi qui con noi". Fiorenzo rimane a lungo in silenzio, e per qualche istante Hermione teme che non le risponderà; poi il centauro abbassa il capo verso di lei e la fissa con i suoi occhi dalle iridi di un azzurro intenso. - Hai imparato quanto la Divinazione sia un'arte di difficile comprensione; i segni possono essere interpretati nella maniera errata, perché la nostra Vista è limitata dalla nostra natura mortale. Non so se quello a cui è andato incontro Harry Potter è il destino che gli astri avevano prescelto per lui, ma so qualcosa. Qualcuno di importante per l'umanità morirà stanotte, e qualcuno di vitale per un singola creatura si fermerà sulle rive del mare che ci conduce alla terra dei morti, e lì attenderà, perché non gli sarà data altra scelta oltre quella che avrà già compiuto. Tutto questo accadrà stanotte, la notte in cui la guerra avrà fine. Inchina la testa in un gesto di saluto e si volta verso i sotterranei. - E ora vai, Hermione Granger, corri ad avvertire i tuoi compagni.
Hermione sale le scale di corsa, ancora avvolta nel mantello e più turbata che mai. Che cosa significavano le parole di Fiorenzo? E che cosa centravano con il destino compiuto di Harry? Harry non può…
("Non so se quello a cui è andato incontro Harry Potter è il destino che gli astri avevano prescelto per lui )
( “Ora, Potter, prestami attenzione; se ti distrai ancora, non mi limiterò a togliere cinque punti a Grifondoro! )
Hermione si ferma di colpo sul pianerottolo del terzo piano, la mente folgorata da un pensiero. "E se fosse vivo? Se fosse riuscito a trasfigurarsi in tempo?". Ma allora perché non è riemerso? Perché non è tornato su? Non lo sa, e si odia per quei pensieri, perché si sta solo illudendo, riempiendosi il cuore di una speranza destinata solo a darle il colpo di grazia.
(Parli così perché non vuoi avere la sua morte sulla coscienza, ma è colpa tua! L'hai ucciso tu!)
"No, no, riflettiamoci" pensa frenetica Hermione con il cuore martellante e gli occhi sgranati fissi nel vuoto dell'immensa tromba delle scale, dimentica dei Dissennatori, giganti e goblin oltre le mura. "Rifletti. La McGrannitt lo aveva tormentato su quell'incantesimo fino alla nausea perché si era distratto a lezione…"
(“Entro la prossima volta devi essere in grado di produrre un Incanto Brancheus perfettamente riuscito, Potter”)
( “Ricordate: la concentrazione! Esercitatevi a concentrarvi a dispetto delle condizioni esterne”)
"Se fosse RIUSCITO ad eseguirlo, ma per qualche motivo non riuscisse a tornare su? Se…"
(Dio, Dio, Harry potrebbe essere ancora vivo…)
(NON TI ILLUDERE! TI SUPPLICO, TI SUPPLICO, NON TI ILLUDERE SU UNA COSA COSÌ IMPORTANTE)
"Se…" pensa, ma si irrigidisce di colpo, trattenendo il respiro. Un rumore, lì nel corridoio. Sembra provenire da dietro l'arazzo di un paesaggio marino piuttosto astratto. Hermione stringe la bacchetta con più forza, tanto da sentire le venature del legno stamparsi come calchi di impronte digitali contro la pelle del palmo… ma non riesce a trattenere un gemito di sorpresa quando una mano spunta da sotto l'arazzo, attaccata al corpo di una viva e impaurita Luna Lovegood. Hermione si sfila il Mantello dell'Invisibilità e le corre incontro, incapace di trattenere un sorriso di gioia. - Luna!- la chiama sottovoce, e quando è abbastanza vicina le butta le braccia al collo e la stringe a sé. Luna sussulta e guaisce terrorizzata. - Chi … oh, Hermione! Hermione, sentimi, hanno ucciso miei compagni di Casa, e i gufi. Ci sono Mangiamorte qui nel castello! Hermione scioglie di colpo l'abbraccio e fissa Luna negli occhi. - I tuoi compagni di Casa? Hanno… hanno ucciso tutti i Corvonero??? - No, no… Lisa, Stewart… Morag. Erano venuti con me in Guferia, ma loro sono scesi per primi e si sono scontrati per primi con lei… Bellatrix Lestrange. Non era sola, non so chi altro… io mi sono nascosta nel passaggio segreto, Harry lo aveva preso ieri, io l'avevo visto. Ma qui… - Luna si guarda intorno, disorientata,- credevo portasse alla Torre di Grifondoro. Mi devo essere persa là dentro… scendevo e salivo scale e non capivo più nulla. Hermione le stringe forte la mano per calmarla. - Luna, senti dobbiamo avvertire gli altri. - È troppo tardi per avvertirli, lo sanno già. Sentivo le loro voci oltre i muri, io non … Luna scuote la testa, confusa. - Allora dobbiamo chiedere aiuto, all'Ordine, al Ministero. Non ce la faremo mai da soli, siamo troppo pochi a saper combattere. Luna annuisce piano, e la segue quando scendono al secondo piano e svoltano per i corridoi, le bacchette pronte in mano. Hermione avanza, il cuore un po' più scarno di paure, un po' più ricco di speranza. Comunque andrà, non è più sola. E quando raggiungono i due gargoyles di pietra di guardia all'ufficio di Silente, la sua voce è calma quando pronuncia la parola d'ordine. - Leccalecca al sangue. I gargoyles balzano di lato, ed Hermione e Luna oltrepassano la soglia.
***
Ron e Neville rimangono accoccolati a terra ancora per qualche minuto, l'orecchio teso in direzione del corridoio; non sentono rumore di passi, nessuna voce. Sono finalmente soli.
(Finalmente, l'incubo è finito…)
"No, non è vero" pensa Ron tremando, stringendosi la mano rotta al petto, "questo era solo l'inizio".
("L'attacco a Hogwarts ha avuto inizio")
Devono sbrigarsi, devono andare ad avvertire gli altri. Ron si rialza lentamente, a fatica, come se gli fosse crollata addosso una montagnola di ghiaia e dovesse sbucare in superficie spingendo con le spalle. Neville non fa segno di muoversi; rimane seduto sul pavimento, gli occhi sgranati fissi sulle sue scarpe; respira a bocca aperta con la fronte imperlata di sudore. Ernie è disteso scompostamente in mezzo all'apertura della porta, di schiena, e blocca il passaggio con il corpo. Ron si avvicina lentamente al… cadavere… a Ernie… su gambe deboli; prende a fissarlo come ipnotizzato. Avada Kedavra. È così che sono morti Diggory, Madama Chips e chissà quanta altra gente. È così che sono stati uccisi i genitori di Harry.
(Harry…)
Improvvisamente, il pensiero di lasciare Ernie lì, con lo stipite della porta che gli pungola il fianco, gli riesce inaccettabile. Si umetta nervoso le labbra secche come stoppa. - Neville,- mormora Ron con voce roca e tremolante, - aiutami a trascinarlo su un letto. Per qualche istante, la sola espressione dipinta sul viso di Neville è pazzia isterica, con gli occhi così sgranati da ricordare Luna Lovegood; poi Ron vede i suoi lineamenti ammorbidirsi, e la follia viene sostituita solo da una intensa rassegnazione. Neville annuisce con il faccione paffuto e pallidissimo e riesce a convincere le proprie gambe a muoversi e sorreggerlo, anche se in modo goffo e un po' traballante. Afferrano il cadavere di Ernie per i polsi e le caviglie e lo trasportano sul lettino più vicino, con le coperte ancora sfatte;
(Che fine hanno fatto Tonks e Kinglsey?)
(Di chi era quella voce?)
Neville rimbocca le coperte su Ernie e allunga il lenzuolo fino a coprirgli il viso, poi si dirige verso Madama Chips, ancora a terra, e copre anche lei, con gesti meccanici e un po' distratti. Ha lo sguardo perso nel vuoto, e respira ancora dalla bocca aperta. Quando termina, si siede sul pavimento a gambe incrociate (o forse le gambe gli cedono semplicemente) e i suoi occhi iniziano a schizzare come le palline di un flipper impazzito sulle sagome nascoste di Madama Chips ed Ernie McMillan. All'improvviso curva la schiena e si preme una mano contro la bocca, come per reprimere un conato; si volta bruscamente di lato, e Ron è certo che il compagno vomiterà, e non fluidi biliosi e succo di zucca semidigerito, ma l'orrore e la tensione che hanno provato in quei venti minuti, o la sua sanità mentale. Le spalle di Neville sussultano un paio di volte, e dalla sua gola scaturiscono dei versi gutturali piuttosto raccapriccianti, ma non succede altro; in qualche modo è riuscito a trattenersi e tornare lucido, e Ron gli è profondamente grato. Neville si rimette in piedi massaggiandosi la gola impastata di fiele; rialza lo sguardo quando dalle labbra di Ron sfugge un'unica parola. - Ginny. Neville lo guarda,
(Un Mangiamorte libero per Hogwarts)
e sgrana gli occhi. - Ron, dobbiamo andare, dobbiamo avvertire gli altri! Si allontanano dall'infermeria in allerta, attenti a qualunque suono fuori dall'ordinario, ma non c'è nulla oltre il ticchettare violento della pioggia sui vetri e qualche occasionale fulmine all'esterno… lungo il corridoio, su per le scale… nulla. E poi Neville tira Ron per la manica del braccio sano e mormora sconvolto: - Ron, guarda i quadri. E Ron guarda, e nota anche lui le figurette accasciate su se stesse, come in preda ad un sonno profondo. - Devono averli Schiantati per evitare che dessero l'allarme- azzarda Ron deglutendo a fatica e con il cuore che batte forte nel petto. Si sente sempre più inquieto.
(Ginny. Hermione. Le hai lasciate da sole, Ron)
Sono al pianerottolo del quinto piano quando vedono Zacharias Smith sbucare dal corridoio che porta al bagno dei Prefetti, i capelli biondi bagnati, la pelle arrossata e colorita e un'aria rilassata. - SMITH! - lo chiama Ron, e i due Grifondoro si affrettano a raggiungerlo. - Oh,- li saluta lui con un'aria scocciata, - cia… - Smith, c'è un Mangiamorte nel castello! Eravamo in infermeria, e lo abbiamo sentito; lo abbiamo perso e non sappiamo dove sia, e gli altri non ne sanno nulla! Dobbiamo sbrigarci ad avvertirli! La prima reazione di Zacharias è spavento davanti ai loro volti sconvolti, con le sopracciglia corrugate e le labbra tanto strette da sembrare un'unica linea pallida sul suo volto arrossato dal calore dell'acqua. Poi la sua espressione cambia, e sulla sua faccia si dipinge il sospetto. "Crede sia un brutto scherzo" lo maledice Neville . - Un Mangiamorte. A Hogwarts. Come ha fatto ad entrare nel posto più INATTACCABILE di tutta l'Inghilterra, questo non sia sa… Mia madre non mi ha fatto tornare a casa perché sapeva che qui ero totalmente al sicuro e ora guarda, un Mangiamorte passa proprio di qui!- Li guarda con aria canzonatoria .- Cos'è, Weasley, fare scherzi del genere è il tuo modo per rimpiangere Potter? Una smorfia di rabbia intensa esplode sul viso di Ron; fa il gesto di saltargli addosso per picchiarlo, braccio rotto o no, ma Neville lo acchiappa appena in tempo, ed in qualche modo riesce a trattenerlo. - Zacharias, so che pensi sia uno scherzo, ma è vero. C'è un Mangiamorte qui, ora, nel castello, ed ha ucciso Madama Chips… ed… Ernie McMillan. Tutto il rossore cola via dal viso di Smith con una velocità impressionante. Forse perché la notizia viene dalla bocca di Neville Paciock, che difficilmente si presterebbe ad uno scherzo simile, la realtà inizia ad incrinare la barriera di sarcasmo che Smith si è costruito. Ma Neville capisce che ancora non vuole crederci: è immensamente più facile pensare di essere al sicuro. - No- dice Zacharias, e la sua voce è fievole ma ostinata. - Non vi credo. È una bugia. Ernie sta bene; doveva andare in Biblioteca a posare dei libri e basta. Ron si svincola dalla presa di Neville e rovescia le labbra scoprendo i denti in un ringhio rabbioso. - VAFFANCULO, Smith! Quello sta andando ad ammazzare i tuoi amici, e tu glielo lascerai fare. Fai quello che vuoi, noi andiamo ad avvertire i nostri compagni. Gli lancia un'occhiata disgustata e riprende a salire le scale insieme a Neville. - C-certo!- gli urla dietro con voce stridula Zacharias Smith, e c'è paura nella sua voce. - E tu magari ti aspetti c-che io vada g-giù in sala comune e gli racconti le vostre cazzate, vero? Già il mio capitano mi romperà le scatole perché ho saltato l'allenamento, ci manca solo che.. bah!- sbuffa in tono patetico, arrendendosi. - Non vedo perché devo stare ancora qui a perdere tempo. Neville e Ron fanno una decina di scalini prima che li raggiunga il rantolo agghiacciante di Smith, come se tutta l'aria gli fosse stata strappata via dai polmoni. E poi li raggiunge… il freddo. Gelo DENTRO. Neville geme inorridito.
(senontifossiarresoHarrysarebbevivomasapevachenonpotevafidarsiditecheeriunidiotachenoncapiva)
"Oh no…. Oh no…". Si voltano verso le scalinate inferiori, le dita coperte di un guanto di sudore gelido poggiate intirizzite sul corrimano. Cinque Dissennatori stanno salendo verso Zacharias, a solo una rampa di distanza; il Tassorosso è paralizzato, accasciato sullo scalino, e sta piagnucolando terrorizzato. Prima che Ron possa fermarlo, Neville si è già lanciato giù a precipizio verso Smith. - Neville!- urla Weasley. Ron ha un attimo di indugio
(Cinque Dissennatori… Cinque Dissennatori)
(HaiuccisotuHarrymortopercolpatuahaiuccisotuHarrymortopercolpatuahaiuccisotuHarry)
(Fanculo! È Neville quello !!!),
ma raggiunge Neville quasi subito, digrignando i denti per i contraccolpi degli scalini sul braccio rotto, che sembra in fiamme. Afferrano Smith per le ascelle e cercano di smuoverlo di peso, ma Zacharias è con lo sguardo fisso sui Dissennatori e non fa cenno di voler aiutare i ragazzi; si preme le mani contro le orecchie, e piagnucola "no…no…" con tono disperato.
(saccheggiatoridianimetiucciderannotiucciderannoenessunopiangeràperlatuavitainutile)
I Dissennatori avanzano, e il freddo che emanano intirizzisce le articolazioni della mano fratturata di Ron come veli di cancrena. Sono sempre più vicini, più vicini, fluttuando sugli scalini come se li sfiorassero appena. E poi Neville, sempre tenendo Zacharias per un'ascella, punta la bacchetta con mano tremante verso i Dissennatori ed urla: - EXPECTO PATRONUM! Con sommo stupore dello stesso Neville, il suo patronus, un grosso cane lupo fatto di nebbia argentea, schizza dalla bacchetta e si slancia verso i Dissennatori. Non è corporeo e forte come uno di quelli di Harry , e non è in grado di scacciarli; e però robusto a sufficienza per bloccarli. Vedono il cane lupo puntare le zampe di nebbia contro lo scalino e snudare le zanne, ringhiando per intimidire i Dissennatori. I Dissennatori si fermano, ma Ron nota allarmato che i contorni del patronus iniziano a sfumare. Hanno pochissimo tempo per fuggire. - Avanti, AVANTI, maledizione!- esclama frustrato cercando di strattonare Smith per farlo reagire, ma Zacharias è ancora immobile a piagnucolare. - Al diavolo!- sbotta infine Ron, e tira un cazzotto dritto sulla guancia di Zacharias Smith con tutta la forza che gli resta; Smith urla e si porta la mano al viso, ma si è ripreso. - Come ti permet… - MUOVITI!- strilla Neville, e nella sua voce c'è il panico: il pelo del cane lupo è ormai una macchia trasparente, l'unica forma dell'animale ancora distinguibile è il muso ringhiante. Riprendono a salire i gradini un po' più velocemente, ora che non devono tirare Smith di peso, ma sono ancora troppo lenti; hanno raggiunto appena la rampa successiva quando il patronus di Neville evapora completamente, e i Dissennatori scivolano verso di loro. Il freddo aggredisce con più forza i loro corpi… il gelo intenso, che strappa via dal loro cuore tutta la voglia di lottare, di resistere… I Dissennatori scivolano sul pianerottolo, sono ormai vicini ai primi scalini, quando l'estremità della rampa su cui sono Ron, Neville e Zacharias si stacca dal suo attacco al pianerottolo con un sussulto e rotea come su un perno, bloccandosi a metà della tromba delle scale; verso l'alto, il primo gradino è ancora attaccato saldo al pianerottolo del sesto piano; verso il basso, l'ultimo scalino dà sul vuoto di un'altezza impressionante. E allora Ron ricorda una frase detta da suo fratello Percy il loro primo anno lì a Hogwarts, mentre li conduceva in sala comune.
("State attenti alle scale, a loro piace cambiare")
Ma non sono ancora in salvo. I Dissennatori non possono raggiungerli fisicamente, distanti come sono dall'estremità inferiore della rampa di Neville, Ron e Zach, ma il gelo interno che emanano appanna le menti dei tre ragazzi, in una specie di incurante torpore. E se adesso perdessero l'equilibrio e cadessero giù… Ron scuote la testa con forza e sbatte la mano rotta contro il corrimano. Urla. Il dolore è lancinante, come immergere il braccio fino al gomito in un secchio di cherosene e avvicinarci contro una fiamma ossidrica, ma la confusione è sparita. Singhiozzando con le lacrime che gli inondano gli occhi, il viso paonazzo e contratto, scrolla Neville e Zacharias per farli riprendere. Insieme, incespicando sugli scalini, dando nervose occhiate verso le cinque figure nere, risalgono di corsa le scalinate che li separano dai Grifondoro.
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^^ FINE CAPITOLO…
^^’’’ siete ancora svegli? Complimenti a chi è arrivato fino a qui ^^’’’’… eventuali critiche costruttive o commenti possono essere fatte all'indirizzo tesla_vampire@yahoo.it ^^, grazie!
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