E poi un abbraccio ed una tirata d’orecchi a tutte le componenti del gruppo delle Team Mates! Ragazze, ma che fine avete fatto? E la nostra mega cofic lemonosa? Ci siamo quasi, mancano pochi pezzi! Dai! Dedico questa ficcina di S. Valentino a tutti coloro che sono stati felici anche solo per un istante dopo aver letto qualcosa di mio. Io scrivo per questo. DISCLAIMERS: i personaggi sono di Takehiko Inoue, l’idea malsana è mia e se riesco a scriverla come spero, sarà una delle mie migliori fic. NOTA 01: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo delle canzoni/poesie, i cambi di POV sono segnalati…tutto come sempre insomma!
Vicino a te di Marty
POV RYOTA
“Per favore, Ryota, aspettiamo ancora un po’. In fondo, hai già aspettato due anni, cosa ti costa aspettare ancora qualche giorno? Fallo per me. Per favore.” Come si può dire di no a degli occhi come i suoi? Ho chinato la testa e le ho risposto “ok”. E lei mi ha fatto un sorriso stupendo, in cambio. Beh, ho pensato, ne è valsa la pena, mentre la stringevo tra le braccia e aspiravo il suo profumo speciale. Ma i giorni sono passati, sempre uguali, con me che cercavo di avvicinarla e lei che mi allontanava con dolce fermezza dicendo “Ancora un po’”. E io mi dicevo che era normale, che dopotutto io ho avuto anni per accettare che i sentimenti che mi legavano a lei sarebbero durati per sempre, e lei invece ha creduto, accettato e ricambiato quei sentimenti nell’arco di pochi mesi. Senza contare poi che non sarebbe stato facile, insomma lei…ha tutti quegli ammiratori, a scuola! Come avrebbero reagito al vederla con me? Mi avrebbero accettato e rispettato, oppure mi avrebbero trovato inadatto? Insomma, alla fine di una lunga riflessione, l’attesa non mi sembrava più una scelta così sbagliata. Però ora basta. “Basta!” sibilo seccamente colpendo con un pugno l’armadietto a cui lei è appoggiata. “Ryota…” prova a rispondermi con voce incerta. “No! Nessun ‘Ryota’, questa volta. Non sono il tuo giocattolo. Solo perché ti amo da impazzire e sarei disposto a rivoltare il mondo come un calzino per ritrovare una molletta che hai perso, non puoi pretendere che mi faccia prendere in giro…” “Ma io non voglio prenderti in giro, Ryota…io volevo solo…” “…chiedermi di aspettare ancora un po’?! E a quanto corrisponde, eh? Perché sai, è difficile quantificarlo!” Non mi risponde. Fissa il pavimento. Con due dita sotto il mento la forzo a guardarmi. “Ascoltami bene, ‘Ayacuccia’: domani è la festa degli innamorati. Esigo di trascorrerla con la mia ragazza. Credo di meritarmelo e di non avanzare pretese assurde. Sappi che se per qualunque ragione ti rifiuti, tra noi è finita. Sul serio.” Ho il respiro corto, alla fine di questo discorso vomitato fuori tutto d’un fiato. Le volto le spalle e faccio per andarmene: non deve rendersi conto di quanto mi sia costato questo ultimatum, la sola idea che potrei perderla per sempre mi violenta l’anima. Ma d’altronde non posso condannarmi a soffrire più di quanto ho già fatto. Non muovo due passi che le sue braccia mi cingono la vita e mi ritrovo con la schiena contro il suo petto prosperoso. Affonda il viso nell’incavo della mia spalla, mentre mi sussurra “Ti prego, non andare via. Io non ci posso stare senza di te. Hai vinto. Oggi dopo gli allenamenti parleremo alla squadra, va bene? Così da domani potremo essere una coppia a tutti gli effetti.” Io mi volto verso di lei e la stringo a me. Sospiro di sollievo, non mi sembra vero. “Però ricorda:” mi ammonisce lei con una luce divertita nello sguardo “cercherò di essere una tenera amante…ma nella palestra…NESSUNA PIETA’!” conclude parafrasando una nota canzone, per poi farmi la linguaccia e correre in cortile. “Ma Ayakuccia!” uggiolo con la mia migliore espressione da cucciolo abbandonato mentre la rincorro. È l’ultimo giorno che passeremo da amici, ricordo contento.
POV RU
Il mondo è impazzito durante l’ultima settimana o è solo una mia impressione?! No, perché sinceramente comincio a credere di essere entrato in uno stato catalettico totale in cui vivo tutti gli stravolgimenti possibili ed immaginabili! O forse sono finito in una dimensione parallela… Ma vediamo di capirci qualcosa… Fino a una settimana fa, o forse qualcosina di più, Ayako sbuffava annoiata alle impacciate dichiarazioni d’amore di Ryota, lo scimmione dai capelli rossi non faceva che ricoprirmi di improperi ad ogni mio movimento e quella tonta di Haruko Akagi mi sbavava dietro con gli occhi sognanti. Ah, non dimentichiamo che Ayako la sbatteva fuori regolarmente quando diventava troppo imbarazzante. Invece… Di punto in bianco… Miyagi ha iniziato ad evitare Ayako, anzi, quasi non la guardava neppure, mentre lei sembrava cercarlo sempre con uno sguardo colpevole che faceva star male anche me (o quasi), Sakuragi a sua volta ha iniziato ad ignorare completamente me così come Haruko, che invece si è avvicinata a lui. Chissà, forse proprio grazie alla mancanza di una ragione per avercela con me, mi ha etichettato come un asociale solitario che non merita la sua attenzione. Questo un po’ mi dispiace, a dire la verità. Come? Perché la cosa non mi scompone affatto? Beh, perché è una settimana che mi accanisco contro la mia testa che ha partorito una simile follia, e ho capito a mie spese che non c’è verso di estirparla, perciò…tanto vale darla per scontata e via! Inoltre, da quando la Akagi e il rosso hanno iniziato a tubare, Ayako ha smesso di guardarla con sufficienza e anzi, dato che Anzai non stava particolarmente bene, le ha chiesto se aveva voglia di aiutarla provvisoriamente. Ma dico, la nostra manager è impazzita?! Non si rende conto di quanti danni potrebbe fare con quel cervello lobotomizzato che si ritrova? Ah, ma forse la fanciulla è affetta da una malattia incurabile di cui solo Ayako è a conoscenza…e vuole farle passare in letizia i suoi ultimi momenti sulla terra…BEH, MALATTIA O MENO SARANNO DAVVERO I SUOI ULTIMI MOMENTI SE NON SI STACCA SUBITO DAL BRACCIO DI HANAM….oh-oh. Temo che la situazione sia più grave del previsto. Cosa mi è preso? No, perché quella di prima sembrava gelosia. Pura, semplice, devastante, fuori luogo gelosia. Eh già. A questo punto è inutile far finta di nulla. Mi piace il do’hao. La scimmia. Il ciclone. Il casinista. Mi piace. E sono geloso da morire della babbuina che porta lo stesso cognome del nostro ex capitano. Ehi, ora che l’ho ammesso mi sento molto più leggero! ******* Gli allenamenti sono finiti, ma la mia testa continua a vagare per conto suo… “Ragazzi, venite qui un momento.” La voce di Miyagi che ci chiama mi riscuote dalle mie riflessioni. A questo punto trema, sciocca ragazzina, perché quando Kaede Rukawa vuole una cosa, la ottiene! “Ecco…volevo che lo sapeste voi, prima di tutti gli altri. Io ed Ayako stiamo insieme.” COSA?! “E da quando?” domanda Mitsui curioso. “Da circa un mese” risponde Ayako, con le guance arrossate, e la mano stretta in quella del capitano. “E perché diavolo avete aspettato tanto a dircelo?!” sbotta Yasuda, scatenando un cicaleccio di assenso. Noto che Miyagi si volge verso la nostra manager, come se fosse lei a dover rispondere. Nei suoi occhi scuri, un lampo colpevole che le avevo già visto in precedenza. Ora capisco il motivo per cui il rapporto tra i due era così teso, ultimamente. Ryota voleva rendere la cosa pubblica, ma lei no. Quello che non capisco è perché; in fondo, se ha detto di sì, è perché era più che sicura di ciò che provava. La conosco abbastanza da non avere dubbi, al riguardo. “Beh…io volevo prima vedere se poteva funzionare” dice poi “sarebbe stato molto imbarazzante e doloroso se ci fossimo lasciati dopo aver detto a tutti della nostra relazione…” Uhm, non fa una piega. Eppure secondo me c’è qualcos’altro…mah. Vedo Hanamichi che stringe forte a sé Haruko con affetto. Si sentono da meno? Non può essere, non lo accetto! Appena lo becco da solo gli parlo, ho deciso! E quel che succederà, succederà! Lui deve essere mio, mio, mio… Mi attardo ad insaccare un canestro dietro l’altro, con rabbia, per cercare dentro di me la forza di convincerlo che possiamo farcela, insieme. Che possiamo essere felici. Perché a dispetto di tutto, non sono così sicuro che mi darà la possibilità di dimostrarglielo… ******* Ehi, dove sono? Ah, già, la palla è rotolata fuori ed io gli sono andato dietro, poi mi sono di nuovo perso nei miei pensieri ed il tempo è passato. Vedo che il cielo inizia ad arrossarsi. Forse è ora che mi cambi e me ne vada a casa. Domani è S. Valentino, quindi credo che non ci sia giorno più propizio per la mia confessione. Mi avvicino agli spogliatoi, poi sento delle voci provenire dall’interno. Gioisco riconoscendo in una delle due quella del rossino del mio cuore, un po’ meno nel capire che sta parlando con ‘lei’. Non posso impedirmi di ascoltarli. “Ma Haruko, pensaci un momento! Prova di nuovo! Non puoi arrenderti così, alla prima difficoltà!” “La fai facile, tu! Non sei tu quello che soffre! Fa male, dannazione, molto male! Ed è solo colpa tua!” “Mia?! E perché mai?!” “Sei tu quello che ha detto ‘Proviamo, vedrai che insieme sopporteremo meglio il dolore…” “L’ho detto perché lo pensavo…e lo penso ancora! Per me è la prima volta, come per te. E ho la stessa possibilità di soffrire…” “Nemmeno per idea! Insomma, sii sincero. Tu sai come si fa, sai come si affronta, sei preparato! E l’hai già fatto, anche se in modo diverso, o no? Beh, la sostanza non cambia. Io invece…” “Haruko, dai, domani è S. Valentino. Facciamoci un regalo a vicenda trovando il coraggio di affrontare questa cosa insieme, preparati al male che può fare…” “Non penso proprio” Non credo alle mie orecchie quando sento la mia voce inserirsi nella loro conversazione. Quand’è che mi sono mosso? Quand’è che ho messo in moto le corde vocali? Quand’è che ho formulato la frase nella mia testa? Non lo so, ma sono qui, a fissare Haruko con lo sguardo gelido che solo io riesco a produrre. Ma lei, inaspettatamente, mi sorride. Si volta verso Hanamichi, gli accarezza un braccio e lo bacia teneramente su una guancia. “Buona fortuna, Tensai” sussurra, poi si allontana a passettini svelti, ma non abbastanza da impedirmi di vedere i suoi occhi colmi di lacrime. Guardo interrogativamente il do’hao, che si siede sulla panca e mi invita con la mano a raggiungerlo. Cerco le parole per dirgli ciò che sento, ma mi batte sul tempo. “Aishiteru, stupida volpe spelacchiata” confessa candidamente. Io mi giro verso di lui di scatto, confuso, incredulo, felice. Sì, felice. Perché vedo sul suo viso un leggero rossore, lo stesso delle gote di Ayako, a testimonianza della veridicità delle sue parole. Però io ho ancora un dubbio da sciogliere. “E Haruko? Voi due no…” Scuote la testa. Devo sembrargli un po’ scettico, perché sbuffa contrariato. Mi afferra le mani. “Lascia che ti racconti quello che è successo, Kaede” propone con voce morbida. Io accetterei di tutto pur di sentirlo di nuovo pronunciare il mio nome. Così mi dispongo ad ascoltarlo attentamente. “E’ iniziato tutto circa dodici giorni fa… Haruko mi ha chiesto di seguirla sulla terrazza perché doveva parlarmi. ‘Hanamichi, io sono innamorata’ ha detto. ‘Lo so’, ho risposto seccamente. Io era da un pezzo che avevo capito di amare te e non lei, e sinceramente non mi entusiasmava l’idea di vederla di nuovo perdersi in racconti su quanto tu fossi meraviglioso. Ma non aveva finito. ‘Non di Rukawa’ ha precisato. Mi sono sentito un verme per circa dieci secondi dopo quell’affermazione. E se si fosse innamorata di me? In fondo, io l’avevo illusa parecchio in quel caso… ‘…e neppure di te, Hana, tranquillo’ ha concluso sorridendo, come se avesse capito cosa mi preoccupava. ‘E di chi, allora?’ ho chiesto a quel punto, curioso. Ma non mi sarei mai aspettato la risposta che mi ha dato…”
POV HARUKO
“NANI?” ha urlato il mio migliore amico sbiancando all’improvviso. Ho annuito, tranquilla, fissandolo con lo sguardo limpido. Si è seduto. Ancora incredulo. “Parli…parli sul serio?” “Già” gli ho confermato. “E…lo sa?” “No!” ho risposto nervosamente “e non lo deve sapere! Tanto ho lo stesso margine di possibilità che avevo con Rukawa…” ho osservato attentamente la sua reazione: nei suoi occhi si sono accese fiammelle dorate, poi sostituite dalla dolorosa consapevolezza di cui avevo fatto da tempo la mia compagna. “Ma tu ne hai di più” ho detto, godendomi un mondo lo stupore con cui ha accolto la mia affermazione. “Con Rukawa” ho aggiunto. È arrossito furiosamente, iniziando a balbettare e a sudare, tutto insieme, e sono scoppiata a ridere. Ah, quanto gli voglio bene! Solo lui riesce a farmi ridere, in questo periodo. Asciugandomi le lacrime, gli ho spiegato la mia teoria: Rukawa ha ai suoi piedi praticamente qualsiasi essere umano femminile del globo, eppure non ha mai avuto un rapporto con una ragazza. Beh, in realtà l’unico essere umano con cui abbia mai avuto un rapporto (per quanto strano e distorto) è Hanamichi. Per questo credevo (e credo tutt’ora) che saranno molto felici. A questo punto gli ho proposto la mia idea: far finta di essere una coppietta, per far ingelosire il volpino e permettermi di stare un po’ più vicina all’oggetto del mio amore. Ha tentennato un po’ ma poi ha accettato. Direi che è andata bene. Seduta su questo masso, con le gambe raccolte, guardo il sole tramontare. Domani sarà S. Valentino. E io sarò sola. Di nuovo. Come sempre. Sospiro. Alla fine ho fatto bene a non parlarci. Sarebbe stato inutile. In questo breve periodo ho avuto modo di avvicinarmici un po’, di capire chi fosse in realtà e di innamorarmi se è possibile ancora di più. Ma certo, ho avuto anche modo di capire che non c’è niente da fare. Comunque il mio compito è finito. Hanamichi e Kaede ormai si saranno detti tutto, e quindi non credo che stasera torneremo insieme, io e il mio ‘quasi-fidanzato’. Salto giù dal masso, pulendomi la gonna dal terriccio. Poi alzo gli occhi. Ed è lì. La sua figura che si staglia contro il rosso del cielo è uno spettacolo perfetto, bello da togliere il fiato. “Ciao” mi dice sedendosi accanto a me. “Ciao” rispondo io evitando il suo sguardo. Il silenzio tra noi pesa. Devo trovare qualcosa da dire. Niente da fare, la sua vicinanza mi manda in tilt il cervello. “Senti…” dice. Mi volto di scatto e, senza preavviso, le sue labbra lievi come ali di farfalla si posano sulle mie. Vi rimangono incollate per il tempo di un battito di ciglia, giusto perché io mi renda conto che è vero, poi si allontanano. Le sue guance si imporporano, come credo avranno fatto anche le mie. “Questo è il massimo che posso fare” mormora. “Il mio cuore è già impegnato, mi dispiace. Ma ci tenevo a dirti che è un onore, per me, il tuo sentimento.” Mi sorride. Io sento il nodo che ho portato in gola fino ad ora sciogliersi di fronte alla sua semplice sincerità disarmante. “Lo avevi capito, eh?” chiedo quindi, tornando a sedermi. Annuisce. “Sai, una persona innamorata non fa fatica a riconoscerne un’altra” mi spiega. È il mio turno di annuire. Poi, di nuovo il silenzio. Ma stavolta è caldo e rassicurante. È il riposo della riflessione, non il vuoto delle cose non dette. Si alza. “Beh, è ora di tornare a casa, non credi?” Mi precede avviandosi. Il vento leggero gonfia la giacca della sua uniforme, portando via con sé il profumo del mio primo amore. Tiro su col naso: non voglio piangere, non sarebbe giusto. Non quando una persona così meravigliosamente incredibile mi ha donato un bacio e il calore di un’amicizia che forse un domani riuscirà a riempirmi l’esistenza. Io ci spero. Sto per andarmene anch’io quando sento la sua voce che mi chiama. ************ Ricordava ancora perfettamente quel giorno. Aveva visto Hanamichi ed Haruko passare con delle facce serie particolarmente inconsuete per loro, così li aveva seguiti. E aveva sentito la voce dolce ma ferma e decisa della ragazza dichiarare che l’amava. Un fulmine a ciel sereno. Non se lo sarebbe mai aspettato. Anche se aveva già notato qualcosa di strano nel suo comportamento con Rukawa, sembrava…stereotipata, proprio come Hanamichi nei suoi confronti. Bisogna dire che come attori erano davvero delle schifezze. Ma da qui ad immaginare di essere l’amore (e non uno qualunque: il primo!) della piccola Akagi… Aveva cercato di isolarsi da tutto e tutti per un po’, per pensare, decidere come fosse meglio affrontare la cosa. Non voleva ferirla, ma nemmeno illuderla. Voleva darle tutto quanto avrebbe potuto senza mancarle di rispetto e senza ingannare la propria coscienza. Il malessere di Anzai si rivelò provvidenziale, come anche la decisione dei due amici di smettere di fare gli stupidi, il che permetteva ad Haruko di frequentare assiduamente la palestra. Aveva cercato di ritardare il momento della verità il più possibile, ma alla fine era arrivato comunque. E lei sicuramente ne aveva sofferto. D’altronde era inevitabile. Era quasi S. Valentino, ormai, e per la prima volta nella sua vita avrebbe avuto qualcuno con cui passarlo. Però…si fermò. Ok l’amore, ma…anche l’amicizia era importante. Ed era un’altra cosa che non aveva mai avuto. Ora era a portata di mano, aspettava solo un suo cenno. E lo fece. Tornò indietro di corsa e la vide ancora lì. “Haruko!” chiamò. La ragazza si voltò. “Credi che potresti ancora essere mia amica?” le domandò timidamente. “Perché io…ne sarei felice…”aggiunse. “Anch’io” rispose l’altra. “E continuerai a far parte del club di basket? Sai, ho sentito il coach dire che hai lavorato così bene in sua assenza che vorrebbe nominarti seconda manager…” Un attimo di dubbio negli occhi scuri. “Ci penserò su” disse. Dopotutto era lecito, doveva capire se avrebbe potuto sopportare il dolore che all’inizio le avrebbe causato la sua vicinanza. “Che ne dici se inizi a pensarci mentre torniamo a casa insieme? Credo che il tuo ‘ragazzo’ sia in altre faccende affaccendato…” insinuò maliziosamente “mentre il mio è scappato subito dopo gli allenamenti” concluse sbuffando. Haruko sorrise. “Per me è ok, Ayako” rispose affiancandosi alla sua senpai mentre il giorno moriva.
*OWARI*
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