Il titolo di questa fic l’ho preso dall’ultimo capitolo della saga di Hades, perchè mi piaceva! ^^ Dunque, è una one-shot Shiryu x Seiya (con un po’ di Hyoga x Shun che non guasta mai ^^), però devo fare una premessa: come ho detto Shiryu è il mio preferito e secondo me gli hints tra lui e Seiya sono innegabili, però mi piace molto anche con Fiore di Luna-Shunrei…che fare? Non lo so…per ora mi limito a vederla come una coppia difficile da gestire e comunque il più intraprendente dei due mi sembra Seiya, quindi in questo caso l’iniziativa sentimentale partirà dall’uke! ^^
La prima parte si svolge dopo che Shiryu si è accecato, mentre la seconda è ambientata dopo la fine della serie, al termine dello scontro con Hades. Credo di essere stata un po’ contorta, quindi mi fermo qui e aggiungo soltanto che dedico questa breve storia a Calipso, Greta e Ria…


Verso un mondo luminoso

 di Nausicaa

 

Parte prima.- La via della Giustizia

Shun si affacciò nella stanza dove dormiva Shiryu, ancora sotto anestesia dopo la lunga operazione a cui era stato sottoposto; istintivamente il cavaliere di Andromeda sospirò, quando si accorse che Seiya non si era mosso di un millimetro dall’ultima volta che lo aveva visto; eppure anche lui, come lo stesso Shun, era stato sottoposto a delle visite mediche, considerando che era stato colpito dal potere della Medusa: i medici avevano consigliato un paio di giorni di riposo ad entrambi, ma da quando il chirurgo aveva detto in tono realmente dolente che la medicina non poteva fare miracoli e che era invece un miracolo quello che serviva agli occhi del Dragone, Seiya si era seduto accanto al letto dell’amico, gli aveva preso la mano e non aveva voluto saperne di allontanarsi.

Con delicatezza, Shun posò una mano sulla sua spalla e lo scosse appena: "Ora basta, Seiya, vai a dormire un po’…resterò io con Shiryu…".

Seiya sussultò a quel tocco gentile e scosse il capo debolmente: "No, ti ho già detto di no! Se dovesse svegliarsi…".

"Ma non si sveglierà…non adesso! Di sicuro dormirà fino a domani" lo contraddisse il cavaliere di Andromeda.

Eppure Pegasus era una testa dura, avrebbe dovuto saperlo…infatti lo vide scuotere la testa con risolutezza.

"Non mi importa! Sono sicuro che percepisce la mia presenza…non voglio che creda di essere solo e quando domani si sveglierà voglio…" ma Seiya si interruppe bruscamente: stava per formulare proprio l’unico desiderio impossibile, ossia che una volta sveglio Shiryu vedesse un volto amico come prima cosa…

Shiryu non avrebbe visto niente, né la mattina dopo né le successive, a sentire i medici. Seiya si ritrovò a stringere i pugni fino a farsi male con le sue stesse unghie: maledizione, non era giusto, no, era tutto sbagliato!!!! Non poteva essere realmente quello il risultato di un gesto di amicizia!!!!

Shun notò subito il tremore dell’amico e sospirò lievemente: "So come ti senti: in colpa, perché lo ha fatto per noi…".

"Non voglio parlarne!!- scattò l’altro, rivelando quanto fossero tesi i suoi nervi- Shun, per favore, va’ via!!!! Voglio restare da solo!".

"Non c’è bisogno di trattarlo così per sfogare la tua rabbia, cavaliere".

La voce gelida di Hyoga fece voltare entrambi.

Cygnus era fermo in mezzo alla porta, e spostava il suo freddo sguardo azzurro dall’uno all’altro; guardando Seiya si accigliò.

"So come ti senti…" fece per iniziare, ma venne subito interrotto dall’irruente compagno di battaglia. La stessa frase detta da due persone era troppo…

"No, non lo sai!!! Non lo sai minimamente, quindi non stare sempre ad atteggiarti come se sapessi tutto!! Anzi…se sai davvero tutto, spiegami! Spiegami perché qui siamo nel più avanzato ospedale di Nuova Luxor, dotato di macchinari da fantascienza e con i migliori medici del Paese…spiegami perché noi abbiamo questo grande potere concentrato nei nostri corpi, la forza arcaica e millenaria delle stelle in noi e come mai tutto questo non serva affatto a ridare la vista a Shiryu!!!!…vedo che non puoi rispondermi, Hyoga!" Seiya respirò profondamente nel pronunciare il suo lungo discorso, con una furia disperata negli occhi che raramente i compagni gli avevano visto.

Il cavaliere del Cigno si limitò a socchiudere gli occhi in segno di rimprovero, perché, al contrario di quanto pensava Pegasus, conosceva fin troppo bene il pungente dolore che lo attraversava: veder soffrire una persona cara e non poter far altro che essere presenti. E se questo all’inizio sembra già qualcosa, arriva sempre troppo presto il momento in cui non basta più…

Quindi non reagì malamente come Shun aveva temuto, ma lo ammonì: "Vedi di calmarti, Seiya: non aiuterai certo il Dragone alzando la voce…tra qualche giorno arriverà Fiore di Luna e lo riporterà in Cina: sono sicuro che gli sarà di giovamento".

"Hyoga, davvero sei freddo come la tua patria!" replicò l’altro, cui aveva dato fastidio il tono dell’amico.

"Va bene, ora basta…- Shun aveva parlato in poco più di un sussurro, ma questo bastò a far tacere entrambi, forse per via della stanchezza che risuonava in quella voce dolce- …non ha senso stare qui a litigare fra noi: siamo tutti stanchi e feriti…Seiya, visto che vuoi così ti lascio da solo, ma resterò qui fuori per qualsiasi evenienza…se decidessi di riposarti un po’, sai dove trovarmi…".

Aveva capito, infatti, che sarebbe stato meglio non insistere…già odiava le liti normalmente…in quella circostanza gli era insopportabile anche una semplice discussione…

Le parole di Andromeda sembrarono calmare il compagno di battaglia: i suoi lineamenti si rilassarono per la prima volta da molte ore e le sue labbra accennarono perfino ad un sorriso.

"Grazie, Shun…una delle certezze del mondo è che tu capirai sempre le ragioni degli altri…" mormorò, prima di tornare a sedersi al capezzale del Dragone.

Hyoga lo fissò inarcando un sopracciglio: quell’ultima affermazione non gli era piaciuta affatto, come se segnasse per Andromeda un destino di sofferenza. Fu proprio la voce di quest’ultimo a riscuoterlo: "Andiamo?" stava chiedendo sottovoce. I due cavalieri uscirono silenziosamente dalla stanza d’ospedale e sedettero su una panca appena fuori dalla porta. Hyoga guardò seriamente il bel viso di Shun, le ombre che velavano il verde altrimenti brillante dei suoi occhi, poi gli poggiò una mano sulla spalla con delicatezza: "Torniamo a villa Kido, Shun…sei stanco morto e non ha senso che resti qui: quel testone di Seiya non si muoverà dal suo posto neanche sotto tortura, lo sai anche tu…".

Ma l’altro scosse il capo; i suoi capelli castano chiaro gli ricaddero appena sul volto, nascondendo la sua espressione triste.

"Sì, lo so, ma resterò qui, lo devo a Shiryu…io…mi sento in colpa…se io e Pegasus non fossimo stati trasformati in pietra dalla Medusa, lui non si sarebbe accecato per salvarci…" sì, si sentiva davvero in colpa, adesso poteva ammetterlo.

"In quella situazione era l’unica cosa coraggiosa da fare probabilmente: se fosse stato tramutato in pietra anche Dragone, sarebbe comunque morto…ma sono sicuro che non ha pensato a questo, che lo ha fatto per amicizia…non sentirti in colpa, Shun: anche noi faremmo lo stesso gli uni per gli altri!" disse con calma Hyoga, con uno strano intreccio di pragmatismo e idealismo.

Ma il cavaliere di Andromeda, inaspettatamente, scosse di nuovo il capo: "Ne sei sicuro? Non so perché, ma dette a freddo, di fronte al suo gesto terribilmente reale, queste parole mi sembrano vuota retorica…Io non ho paura ad ammetterlo: non so se sarei riuscito a farlo, se avrei avuto coraggio fino a questo punto…parlo solo per me stesso, certo, ma posso dire che oggi Shiryu mi ha messo di fronte ai miei limiti di cavaliere! Lui è il migliore…ed è così…ingiusto che gli sia capitato questo!!!" le ultime sillabe uscirono soffocate dalla gola di Shun e Hyoga capì che il ragazzo si stava sforzando di non piangere.

"Chi può dire se sia giusto o meno? Non è compito nostro, Shun, di sindacare sul destino di un cavaliere! Probabilmente anche questa prova che gli è stata imposta ha un suo significato che a noi sfugge…forse in certi casi non dobbiamo cercare di capire, ma soltanto accettare" disse Hyoga a bassa voce, con quel suo tono razionale e freddo che a volte tanto irritava Seiya.

Shun sospirò, troppo stanco per formulare una qualsiasi obiezione: la giornata era stata terribile…erano praticamente caduti in una imboscata, la loro salvezza era costata la vista di Shiryu e per concludere in bellezza Ikki aveva reagito piuttosto male a tutti questi avvenimenti ed era sparito chissà dove…

La sua assenza dall’ospedale, proprio quando avrebbe dovuto stare accanto a colui che aveva salvato la vita di suo fratello, era più pesante di un macigno.

"Perché non andiamo alle macchinette a prenderci una lattina di tè o di caffè? Se vogliamo restare qui tutta la notte, ne avremo bisogno" propose Hyoga.

Shun si riscosse e si voltò a guardarlo: "Hai ragione, però…bastiamo io e Seiya: se vuoi andare a villa Kido a riposarti non preoccuparti, Cygnus…".

Ma il cavaliere del Cigno scosse il capo, risoluto: "Non mi muovo di qui".

Di nuovo, Andromeda non replicò; si limitò ad alzarsi e a seguire il compagno di battaglia fino al distributore di bevande e snack.

"Vuoi mangiare qualcosa?" chiese Hyoga, mentre selezionava due lattine di caffè per tenersi svegli.

"Mi credi se ti dico che ho lo stomaco chiuso?" rispose Shun, accennando un sorriso. L’amico gli porse la sua bevanda e poi entrambi si accostarono ad una delle grandi finestre dell’ospedale della Fondazione Kido, da cui si vedevano in lontananza il mare e il modernissimo porto, sempre finanziato dall’onnipotente Fondazione.

Hyoga bevve un lungo sorso di caffè e poi respirò profondamente; sembrava sul punto di dire qualcosa e per un attimo ebbe un moto di incertezza. Shun se ne stupì: non era decisamente da lui! Il russo sembrava veramente fatto con il ghiaccio che tanto amava della sua terra, vista la sua sicurezza…eppure Andromeda sapeva anche quanto sapesse essere gentile e attento con le persone a cui teneva.

D’un tratto, parve decidersi.

"Anche io ho avuto lo stomaco chiuso per buona parte del pomeriggio…" esordì.

Shun lo osservò, in attesa che continuasse.

"Eravate come scomparsi, il piccolo aereo che vi aveva portato fino a quella dannata isola era svanito dal radar…non sapevo che fine avessi fatto! Non ho mai visto Ikki tanto nervoso: ho perfino dovuto dire a Mister Nervi d’Acciaio di calmarsi, te lo immagini? E io stavo peggio di lui…".

"Perché?" chiese Andromeda.

Hyoga si meravigliò di quella domanda e poi si diede mentalmente dell’idiota: stava forzando i tempi!!! Dopotutto, il ragazzo di fronte a lui era stato sul punto di morire solo poche ore prima, vittima di un incantesimo che il resto del mondo considerava ‘mitologia’, lo sguardo della Medusa, mentre per loro era stato la realtà…e anche dopo essersi salvato, aveva dovuto scoprire che questo era avvenuto grazie al sacrificio che Shiryu aveva fatto dei suoi occhi…

Anche lui ed Ikki erano rimasti sconvolti nel vedere il sangue che scorreva lungo le guance del Dragone…e Shun, di natura, era pericolosamente incline ai sensi di colpa…No, decisamente stavolta aveva mancato di tempismo!!!! Eppure Hyoga sapeva anche di non poter tornare indietro o di non voler interrompersi; aveva davvero creduto di impazzire quel pomeriggio, quando sembrava che ogni traccia di Shun fosse scomparsa dal mondo…svanito, con pochi indizi per ritrovarlo…

Ok, se voleva una conferma che il turbamento che gli causava il cavaliere di Andromeda dipendesse da una affezione più profonda dell’amicizia, l’aveva avuta e nel modo peggiore: temendo di perderlo. Aveva già perso una persona che amava, non voleva mai più ripetere l’esperienza e ora aveva a tutti i costi bisogno di dirglielo, che Shun lo sapesse…

Forse, dopotutto, era davvero un’egoista…

Ma non sarebbe tornato indietro.

"Non sopporterei se ti succedesse qualcosa, non lo permetterei mai, per niente al mondo…" avrebbe voluto continuare, ma si bloccò.

Shun stava piangendo; ma era un pianto diverso…le lacrime scendevano silenziose, senza singhiozzi, come se il dolore fosse troppo profondo per essere esternato…

"Scusa…temo di non poterti dare la giusta attenzione, Hyoga. Non potremmo parlarne domani? Non riesco a seguire le tue parole" anche la voce di Shun era strana: dolente, ma ferma. E gentile, come sempre…

D’un tratto, il cavaliere del Cigno si sentì molto stupido e molto egoista! Aveva pensato soltanto ai suoi tempi, ma adesso la richiesta dell’amico gli aveva restituito abbastanza lucidità da permettergli di poter rimandare la sua dichiarazione; strinse i pugni, arrabbiato con se stesso. Come aveva fatto a non capirlo da solo?!

"Sono io a dovermi scusare, Andromeda…hai ragione, ne parleremo domani. Avrei dovuto pensarci da solo" ammise a malincuore il russo.

Il cavaliere più giovane, di fronte a lui, abbozzò uno stanco sorriso: "Sai, è che…è tutto così triste…" e stavolta la voce risuonò incrinata.

Hyoga gli sorrise con dolcezza, ritrovando in sé questa capacità che riteneva perduta, poi gli passò un braccio intorno alle spalle, mentre lo guidava di nuovo fino alla panca, davanti alla camera di Shiryu; sedettero nuovamente lì, appoggiandosi allo schienale e posando da un lato le loro lattine.

"Prova a dormire un po’, Shun…se dovesse esserci bisogno di te, ti sveglierò".

"Grazie…".

Il cuore di Hyoga accelerò i battiti quando sentì il capo di Shun che si posava delicatamente sulla sua spalla e i suoi capelli castano chiaro solleticargli la pelle del collo; il cavaliere di Andromeda si era quasi rannicchiato contro di lui per riposare. Cautamente, il siberiano alzò una mano per passargliela fra quei fili morbidi e lucidi. Si chiese se Andromeda avesse intuito quale sarebbe stato l’argomento della conversazione…il ragazzo era ingenuo, poteva non essersene accorto…e tuttavia l’affettuosità che Shun riservava a lui era diversa da quella che aveva per i loro amici e compagni di battaglia, questo lo aveva notato! Quindi poteva sperare. Ed era da molto tempo che non aveva avuto qualcosa di così personale per cui sperare.

"Sai risvegliare i miei sentimenti migliori, Shun…" mormorò il Cigno, sempre accarezzandolo lievemente. Poi abbassò gli occhi e si accorse che il cavaliere di Andromeda si era addormentato, così, appoggiato a lui.

Sorrise fra sé: dopotutto, erano riusciti ad avere una goccia di dolcezza in una giornata che aveva riservato loro soltanto asperità e dolore.

 

Nella stanza di Shiryu, invece, gli unici sentimenti che provava Seiya erano una cocente frustrazione e una gran confusione; continuava a vegliare il volto profondamente addormentato dell’amico, seguitava a stringergli la mano e nella testa si ripeteva le parole che gli aveva rivolto pochi minuti prima il russo: che Dragone sarebbe tornato in Cina e che questo avrebbe giovato alla sua salute.

Be’, questo fatto, invece di tranquillizzarlo, lo agitava! Sentiva l’angoscia scorrergli sottopelle all’idea che Shiryu partisse da Nuova Luxor e il pensiero che entro qualche giorno sarebbe venuta a prenderlo Fiore di Luna non contribuiva a farlo stare meglio!!! La verità era che detestava essere separato da Shiryu, non aveva problemi ad ammetterlo.

Non poteva averne…lui era fatto così: era schietto e spontaneo, allegro e rumoroso, un po’ spavaldo, quel tanto che bastava per dare ai nervi di Hyoga e di Ikki…era fiducioso nelle proprie forze e in quelle dei suoi amici ed era capace di provare una speranza incrollabile sulla vittoria che avrebbero riportato, grazie al sostegno di Athena. Lo sconforto, non sapeva dove fosse di casa.

In fondo, era questa la personalità di Seiya, Bronze Saint di Athena, protetto dalla costellazione di Pegasus, giusto? Erano tutte queste doti (anche se sospettava che Ikki le avrebbe definite piuttosto dei difetti…) che lo avevano portato ad essere il leader dei Cavalieri di Bronzo!

Eppure, sapeva bene che se era stato sempre così sicuro, finora, era anche perché c’era stato Shiryu al suo fianco; anche quando erano piccoli e studiavano nel collegio della Fondazione Kido era così. E poi erano dovuti partire ognuno con una destinazione diversa e con l’incertezza di rivedersi…e quando erano tornati con le armature, Saori li aveva praticamente costretti a partecipare a quell’assurdo torneo che trattava dei sacri cavalieri di Athena come se fossero comuni gladiatori e lui e Shiryu si erano quasi ammazzati a vicenda…eppure, anche durante quello scontro drammatico…si erano disfatti delle armature, combattendo a torso nudo, per essere su un livello di parità…e poi Seiya aveva salvato la vita al Dragone mettendo a rischio la sua…

Pegasus sorrise ricordando quei giorni, che sembravano appartenere ad un’altra vita! Allora il torneo per il possesso della Sacra Armatura, di cui non avevano ancora compreso appieno l’importanza, sembrava la seccatura più grande che potessero avere…

Ma il momento peggiore era stato forse quando Shiryu era partito per la Cina e poi per il Tibet, alla ricerca di Mu, l’unico che potesse riparare le armature di Pegaso e del Dragone che erano andate distrutte durante il loro scontro; incubi e notti insonni, ecco cosa era successo!!! Più di una volta, in piena notte, gli era capitato di uscire da casa sua, una semplice mansardina in riva al porto, per raggiungere il molo e osservare l’orizzonte. I suoi pensieri li rammentava benissimo: erano sempre gli stessi.

Shiryu, ritorna presto…la mia forza non è la stessa se tu non sei con me…

Già, la sua forza non era la stessa, senza Shiryu, e lo percepiva con una chiarezza quasi allarmante eppure innegabile.

I ricordi lo sommersero come uno tsunami.

Ripensò a quando quel ragazzino rompiscatole di Kiki gli aveva raccontato di come Shiryu non avesse battuto ciglio di fronte a Mu che gli spiegava che per riportare la vita e il cosmo nelle armature avrebbe avuto bisogno del suo sangue…di come Dragone avesse detto serenamente che era vitale che le loro armature venissero riparate, almeno quella di Pegasus…e poi aveva raccontato ai due tibetani di dovere la vita a Seiya e che per questo ora non avrebbe avuto paura a mettere in gioco la sua, per fargli riavere il cloth delle tredici stelle…e poi si era tagliato i polsi…

Perfino un imperturbabile monaco buddista come Mu era rimasto colpito dal suo coraggio e dalla sua devota amicizia e aveva deciso di salvarlo, dopo questa prova.

E una volta ripresosi, Shiryu era tornato a combattere e aveva di nuovo salvato lui, Seiya, dal mortale colpo del cavaliere nero…

Mentre la sua mente ripercorreva tutti questi avvenimenti, Seiya continuava a stringere la mano del Dragone e, senza rendersene conto, iniziò a depositarvi piccoli baci leggeri…sul palmo, sul dorso, sulle dita…e un calore sempre maggiore gli invadeva il petto…stava agendo d’istinto, seguendo l’impulso che gli dava il cuore, un impulso che ultimamente lo portava a cercare sempre la vicinanza dell’amico; non si era chiesto cosa significasse, perché questo sentimento fosse sempre più presente dentro di sé…continuava ad essere confuso, questo sì! C’era stato un periodo in cui aveva creduto di provare un certo trasporto per Lamia, ma si era ingannato: era affezionato alla ragazza, ma solo perché avevano trascorso l’infanzia nello stesso orfanotrofio.

Invece, Shiryu…gli dava forza, gli dava fiducia…

Si capivano. Forse era proprio questo il punto: loro due si capivano, come non gli era mai capitato con nessun altro.

Con le guance in fiamme, Seiya guardò a lungo la statuaria figura del Dragone, così avvilita dalle ferite, in quel letto d’ospedale: Shiryu aveva braccia forti, che sembravano fatte per stringere e dare coraggio…il ragazzo realizzò che avrebbe voluto proprio quello, che l’amico lo abbracciasse forte, per fargli capire che stava bene. Con una mano un po’ incerta, accarezzò i lunghissimi capelli neri, che scendevano fino a coprire le spalle e le braccia…vedere le bende coprire quegli occhi chiari era doloroso in un modo quasi insopportabile, eppure il cavaliere di Pegasus era sicuro che se l’amico avesse aperto gli occhi, questi sarebbero stati comunque limpidi, come li ha chi ha compiuto il proprio dovere.

Timidamente, Seiya si protese e baciò le labbra dell’altro ragazzo.

Poi si ritrasse di colpo, spaventato dal suo stesso gesto.

Lo aveva baciato…lo aveva baciato davvero…perché diavolo gli era venuto in mente?! In quel momento, poi, doveva essere proprio l’ultima cosa da fare!!!

Tuttavia…

Si sentiva bene, adesso; bene, come se si fosse chiarito tutto e tutto avesse acquisito il suo significato e, nonostante lo spavento che il suo impulso gli aveva causato, Pegasus si sentiva molto meglio: in fondo, perché doveva farsi tutte quelle paranoie? Caspita, non era decisamente da lui!!! Era da Hyoga, magari, ma non da lui!

Seiya strinse forte la mano di Shiryu fra le sue e sorrise al suo volto addormentato, scostando dalla fronte una ciocca della sua frangia scura; si ritrovò a mormorare all’amico: non aveva importanza che lui lo udisse o meno…magari la sua voce lo avrebbe raggiunto grazie al loro cosmo, magari no…

"Passerà anche questa, Shiryu, ne sono sicuro! Forse ti farà davvero bene andare per un po’ in Cina e respirare quell’aria a te così familiare…e nel frattempo io cercherò una soluzione! Deve esserci un modo per farti tornare la vista e io lo troverò!!! Accidenti…- rise piano- Ci sto ricadendo, vero? Ho questa mania di dire ‘ci penserò io’, ‘farò tutto io’…se fosse qui, quel russo scorbutico mi avrebbe già preso a calci!! Tu, però, non mi hai mai sgridato per questo mio modo di essere…E’ che ora ci tengo tantissimo a fare qualcosa per TE, Shiryu, soltanto per te! E lo farò davvero, a costo di rivoltare tutta l’Asia per trovare una cura, un rimedio: ti giuro che non lo sto dicendo perché sono impulsivo…".

Questo pensiero lo fece sentire meglio, così come l’idea di darsi da fare: ora aveva una meta; doveva prendere informazioni e poi agire di conseguenza e al diavolo i problemi con il Grande Tempio di Atene o con i fanatici emissari del Grande Sacerdote! Anzi, dopo quello che a causa loro era successo a Shiryu, si sentiva così adirato nei loro confronti che avrebbero solo dovuto provare a presentarglisi davanti! "Li batteremo, Shiryu! Sia che ci attacchino qui a Nuova Luxor, sia se dovremo andare a scovarli ad Atene…e dopo averli battuti faremo ingoiare loro ognuna di quelle odiose accuse di tradimento che ci hanno rivolto! Ma per farlo avremo bisogno di te, Dragone, della tua forza, della tua saggezza…anche se sarai lontano, in Cina, per guarire, avrò bisogno della vicinanza del tuo cosmo e allora sono più che sicuro che nessuno potrà battermi! E, nel frattempo, tu starai di nuovo bene…" ora questo fatto non sembrava più tanto un miraggio: che i medici dicessero quello che volevano e facessero le diagnosi più disperate! Avrebbero dimostrato loro il contrario…

Vinto dalla stanchezza, senza separare la mano di Shiryu dalla sua, Seiya tirò la sedia più vicina al letto e appoggiò il capo sul cuscino; i loro volti quasi si sfioravano, Pegasus vedeva bene il profilo perfetto dell’amico e sentiva il piacevole tepore della pelle di Shiryu a contatto con la sua. Forse, avrebbe potuto riposare un po’…

"So che me lo diresti anche tu, amico mio, se fossi sveglio: adesso è un momento oscuro, di tenebra, in cui tutto sembra congiurare contro di noi e contro la Giustizia, ma passerà…di sicuro ce la faranno sudare, la nostra vittoria, ma ci sarà e, anche se ora sembra impossibile, sono convinto che dopo andremo verso un mondo luminoso…".

Seiya guardò un’ultima volta gli occhi bendati di Shiryu, prima di chiudere i suoi.

"E sarà un mondo luminoso anche per te…".

 

Seconda parte.- Il mondo nuovo

 

La testa gli faceva male da morire e avvertiva anche un lancinante dolore al petto. Maledizione!!!

Seiya si sentiva come se stesse emergendo da un abisso e forse era proprio così…senza aprire gli occhi, prese coscienza di essere comunque sveglio e cercò di ricordare cosa fosse successo. Dunque, c’era la guerra sacra, era il momento dello scontro finale e…quel bastardo di Hades!!!!! Lo aveva trafitto con la sua dannata spada e la lama si era conficcata pericolosamente vicina al cuore!!

Questo era il suo ultimo ricordo, poi…semplicemente, il buio.

Quanto tempo era rimasto privo di conoscenza? Dov’era adesso? E poi…rammentava di aver sentito nuovamente, dopo anni, la voce di Seika…era un sogno o aveva davvero ritrovato sua sorella?

Con uno sforzo, il cavaliere di Pegasus provò a muoversi ma il tentativo gli strappò un gemito di dolore. Caspita, se bruciavano ancora quelle ferite!!!!

Ma d’un tratto avvertì una mano sul suo capo e sussultò: era una mano forte e gentile al tempo stesso e lo stava delicatamente inducendo a sdraiarsi di nuovo; Seiya aprì gli occhi e si trovò davanti il volto di Shiryu, forse un po’ più pallido e tirato del solito.

"E allora, cos’è questo?- gli sorrise- Non ti sei ancora svegliato del tutto dall’incoscienza e già bisogna dirti di startene fermo e buono?".

"Shiryu!!! Sei…sei salvo!!!!" furono le prime parole del ragazzo appena desto, pronunciate con così tanta commozione da meravigliare l’amico.

"Sì…e anche Ikki, Shun e Hyoga stanno bene" rispose il cavaliere del Dragone.

Sì, stava davvero bene, almeno fisicamente! Seiya si riempì gli occhi con la familiare e statuaria figura di Shiryu, le sue spalle larghe, i lunghissimi capelli neri, le vesti di foggia cinese, con gli eleganti alamari…soltanto i suoi occhi chiari erano un po’ opachi e mostravano un dolore trattenuto a fatica…

"Per quanto tempo ho dormito?" fu la prima domanda di Seiya; doveva riordinare le idee e subito! E doveva anche scoprire cosa fosse successo nel frattempo!!!

"Due settimane, ma è normale vista la gravità della ferita che avevi e considerando lo stress e la tensione che avevi accumulato".

Pegasus fece una smorfia: "Già, chiamiamoli stress e tensione…comunque non sono stato certo l’unico ad averli, c’eravate anche voi!" e poi volse la testa verso l’ampia finestra della stanza; riconobbe il panorama che dava sul mare e sul porto e capì di essere ricoverato nell’ospedale della Fondazione Kido, anche se avrebbe dovuto comunque aspettarselo.

"Voi altri state sempre a Villa Kido" la sua non era una domanda, ma una semplice osservazione. Non avrebbero potuto essere in nessun altro luogo.

"Almeno per ora…" disse il cavaliere del Dragone, chinando un po’ il capo; la frangia corvina velò i suoi occhi, ma poi sollevò subito nuovamente il viso e appoggiò con delicatezza una mano sulla testa ferita di Seiya.

"Sembra che la febbre sia scesa…sono contento…" mormorò.

A quel tocco rassicurante e gentile il ragazzo castano sussultò e si sentì arrossire! Maledizione, in quei lunghi mesi i sentimenti che provava per il suo migliore amico si erano addirittura rafforzati…combattere insieme tante battaglie li aveva uniti come non avrebbe potuto fare nient’altro…ed era un sentimento talmente forte da fargli perdere la testa, da fargli dimenticare tutto il resto…perfino Seika!!! Solo in quel momento si rese conto di non aver ancora chiesto niente di lei!!!

"Shiryu…Seika…Seika è tornata davvero o me la sono sognata nel delirio del ferimento?" domandò, quasi spaventato dalla possibilità di essere smentito.

Ma il volto del Dragone si distese in un sorriso: "Non l’hai sognata, tua sorella è qui, è tornata! Adesso è anche lei a Villa Kido, ma in questi giorni si è alternata con me al tuo capezzale…è ancora confusa e stordita, ma ha saputo raccontarci qualcosa e sai una cosa paradossale? Ti aveva seguito in Grecia, prima di perdere la memoria…".

Seiya sbarrò gli occhi: "In Grecia?! Proprio nell’unico posto al mondo in cui non avrei mai pensato di cercarla?! Aaah…ti dirò che cominciano a rompermi questi cosiddetti scherzi del destino!!".

"In effetti non sono spesso scherzi di buon gusto…vuoi che telefoni alla Villa e che dica a Seika di raggiungerci?".

"No, più tardi…adesso vorrei parlare con te…".

"Ma certo…di che cosa?" Shiryu sorrise al suo amico, finalmente rilassato dopo due bruttissime settimane; aveva uno spirito forte, era stato educato nell’equilibrio e nella misura e il suo maestro gli aveva indicato la via dell’accettazione del proprio destino, ma vedere Seiya in stato di incoscienza e ferito gravemente gli aveva procurato una sofferenza difficile da sopportare.

Loro due erano legati da un filo invisibile ma fortissimo, lo aveva sempre saputo: dalla complicità di quando erano bambini fino al rapporto che si era creato fra loro durante quei mesi crudeli di battaglia; e se quando combattevano il loro leader indiscusso era Seiya, il prescelto da Athena, l’erede di Sagitter, quando erano semplicemente loro stessi si accorgeva dell’affidamento che il ragazzo dai capelli castani faceva su di lui, dell’affettuosa allegria con cui cercava la sua vicinanza…e anche lui cercava la sua, anche se nel suo modo discreto.

Adorava l’indole di Seiya: certo, vedeva tutti i suoi difetti, era sbruffone, un po’ megalomane e convinto di poter risolvere tutto lui, ma era leale e sincero, una persona che mantiene una promessa a qualunque costo, un cavaliere capace di sdrammatizzare con una battuta anche nelle situazioni più difficili…qualcuno che aveva una fede cieca nell’amicizia…

Averlo vicino lo rendeva contento, gli sembrava…naturale…ecco, sì, naturale…qualcosa di ovvio e di immutabile come le leggi che regolavano il corso degli astri a cui erano consacrati…

Seiya guardò Shiryu negli occhi, facendo mente locale su una frase dell’amico che fino a quel momento gli era sfuggita: "Che significa che ‘per ora’ state a Villa Kido? Volete allontanarvi?".

"Ah, in realtà l’ho detto pensando a me stesso: fra qualche tempo, due o tre settimane, tornerò in Cina" e nel dirlo la sua voce sembrò velarsi.

"Il maestro vuole che tu vada lì a riposarti?".

A questo punto Shiryu sembrò imbarazzato: "Seiya…non ti ricordi? I cavalieri d’Oro…" ma non finì la frase, sperando che l’amico ricordasse da solo.

Era troppo crudele da dire.

"Cosa vuoi dir…" ma dopo pochi istanti Pegasus ammutolì; già, il suo cervello stava rimettendo insieme tutti i pezzi dopo queste due settimane di torpore, ma questo avrebbe preferito non ricordarlo mai…

I cavalieri d’Oro erano morti. Tutti. Tutti, perfino Ioria, Milo…perfino Shaka e Mu…e quindi…perfino il maestro di Shiryu: Doko di Libra!!!!

Sentì che gli si stringeva il cuore. Per se stesso, certo, perché Ioria era un amico, ma soprattutto per il Dragone: il cavaliere di Libra non era stato solo un maestro, ma anche un padre per lui, glielo aveva sentito dire molte volte…e ora…

"Mi dispiace" mormorò, senza riuscire a dire altro; tese una mano e Shiryu la prese tra le sue, stringendola dolcemente.

"Anche a me. Il maestro diceva che servire la Giustizia, per quanto bello, è anche molto triste, ma che allo stesso tempo non bisogna piangere per chi ha trovato la pienezza compiendo fino in fondo il proprio destino e il proprio dovere…".

"Questo è vero…ma per gli amici persi si può piangere…".

Inconsciamente, Shiryu intrecciò le sue dita con quelle di Seiya: "Penso di sì…".

"Quindi…- la voce di Pegasus si fece esitante- …devi tornare in Cina da Fiore di Luna?" sarebbe stato un brutto colpo, ma era meglio saperlo subito, si disse. Quindi fu una sorpresa vedere l’amico scuotere il capo in segno di diniego.

"Fiore di Luna non è più ai Cinque Picchi, le ho scritto dicendole di trasferirsi in uno dei paesi vicini: sarebbe stato inutile e pericoloso per lei restare da sola in quel posto isolato...no, io torno ai Cinque Picchi per la memoria del maestro, per la grande cascata, per le sue acque…".

Seiya annuì: "Quel luogo è come se fosse tuo, Shiryu…e poi, sei l’erede del Cavaliere di Libra, giusto?".

"In che senso?".

"Be’, sei nato anche tu sotto il segno della Bilancia…tutto quello che lui ti ha insegnato, un giorno sarai tu ad insegnarlo ad altri!".

"Pensavo proprio ad una cosa del genere…".

Era confortante in un certo senso: tramandare quegli insegnamenti, ripetere quelle parole, farle rivivere…manteneva un legame con chi le aveva dette per primo…e non un legame che si crogiolasse nello sterile dolore, ma uno forte, vivo, che generava nuovi cavalieri…

Era il modo migliore per onorare Doko.

E bisognava che avvenisse lì, presso la bellissima cascata il cui scroscio aveva accompagnato le sue ore dell’allenamento e quelle del riposo: non era pensabile trasferirsi in un altro posto.

Per qualche minuto rimasero in silenzio, presi da sofferte riflessioni, ma in questo modo nuovi dubbi si affacciarono nella mente di Pegasus. Dubbi che necessitavano una risposta.

"Ma tu e Fiore di Luna non eravate fidanzati?" chiese.

Shiryu alzò il capo per guardarlo: come gli era sembrata strana la voce del suo amico…

"No, non proprio…e comunque gli ultimi avvenimenti, le battaglie sostenute prima ad Atene, poi ad Asgard, poi contro Posidone e contro Hades mi hanno fatto capire che è vero quello che ho sempre sentito dire…chi non fa parte del mondo dei cavalieri non può capire fino in fondo e soffrirà sempre per questo…Nel periodo delle mia cecità lei mi è stata sempre accanto, ma io non ho mai potuto prometterle quello che più desiderava: che sarei tornato a vivere una vita normale, senza cosmo, senza battaglie…Io…le voglio molto bene, ma non potrei mai costringerla ad una vita di paura per la mia incolumità o di rancore per la mia scelta. Sai…io e Fiore di Luna ormai ci conosciamo da più di sei anni…non abbiamo avuto bisogno di parole, quando ci siamo visti l’ultima volta…".

"Quindi sarai solo laggiù…" mormorò Seiya; si sentiva strano, allo stesso tempo sollevato e meno geloso, ma anche meschino e colpevole per questi sentimenti.

La sua frase, però, ebbe un effetto imprevisto su Shiryu.

Il ragazzo dai lunghi capelli neri lo guardò intensamente negli occhi, prese un lungo respiro e poi parlò con calma, come se avesse pensato a lungo alle cose da dire: "Probabilmente sbaglio nel dirti questo, non dovrei…ma mi piacerebbe tanto se tu venissi a stare lì con me, per un po’…".

Seiya trattenne il fiato per l’emozione!!! Stare da solo con Shiryu, anche se per poco, gli sembrava un sogno!! Senza nessuno che reclamasse la loro presenza e la loro attenzione, senza Hyoga con le sue pungenti osservazioni, senza i rimbrotti di Mylock e soprattutto, pur con il dovuto rispetto, senza Lady Saori!!!! Il ragazzo strinse maggiormente la mano di Shiryu ed esclamò: "Certo che parto con te!!!! Perché pensi di aver sbagliato nel dirmelo?".

"Be’…-la sorpresa sul volto del Dragone era palese- …non so…hai appena ritrovato tua sorella e pensavo che volessi prima di tutto passare del tempo con Seika…".

Maledizione!!!

Seiya si lasciò ricadere sul cuscino, sbuffando: ovvio, era stato un periodo da schifo, sempre a dover combattere come macchine da guerra e sempre dovendosi trovare di fronte tipi che se non fossero mai nati sarebbe stato meglio, poi quando capitavano due avvenimenti piacevoli e felici, ecco che si annullavano a vicenda!!!!

Ma l’indole combattiva di Pegasus e la sua mania di dire e pensare ‘faccio tutto io, risolvo tutto io’ fecero nuovamente bella mostra di sé! Si stava riprendendo, non c’erano dubbi…

"Ma chissenefrega!- sbottò- Scusa, non hai detto che partirai solo tra qualche giorno? Facciamo quanto? Due settimane? Allora, per tutto questo periodo me ne starò con mia sorella e parlerò con lei e poi ce ne andremo in Cina, no? Come vedi ho pensato a tutto!- scherzò con autoironia- E non provare a pensare di andare da solo…Mi toccherebbe seguirti, ma io non sono mai stato ai Cinque Picchi, quindi per trovarti dovrei dare il tormento ad ogni cinese che incrociasse il mio cammino!!".

Shiryu sorrise, vedendo che il suo compagno era tornato quello di sempre, vivace e propositivo.

"Sarebbe interessante sentire in quale lingua lo tormenteresti" scherzò affettuosamente il cavaliere del Dragone, facendo ridere di gusto l’altro ragazzo; già, ormai Shiryu aveva imparato perfettamente il cinese, ma lui decisamente non lo conosceva…

"Me la caverei…e poi…per trovarti mi basterebbe entrare in contatto con il tuo cosmo, lo sai, e io il tuo cosmo lo sentirei ovunque…" disse a voce più bassa Pegasus, mentre le sue mani involontariamente ma istintivamente iniziavano a giocare con i lunghissimi capelli neri del compagno.

Shiryu non si ritrasse e non commentò il gesto in nessun modo, ma gli sorrise accarezzandogli una guancia, poggiando una mano sulla sua fronte per assicurarsi che fosse fresca: "Non preoccuparti, non vado da nessuna parte da solo…".

E lo pensava veramente, con una certezza assoluta come poche; quando era maturata questa sensazione in lui? Non lo sapeva e non se lo chiedeva: era successo, ora voleva soltanto vivere questo sentimento germogliante, voleva curarlo con dedizione e farlo crescere…

Non lo aveva previsto, non lo aveva neanche voluto, ma era capitato e sentiva che ormai la presenza del compagno gli era indispensabile: qualcuno che sapesse esattamente cosa provasse, perché quella vita segnata da un destino di astri era anche la sua…qualcuno capace di essere un leader, perché Seiya a modo suo lo era…eppure quando erano insieme sapeva di essere lui la roccia a cui l’altro si appoggiava…Il cosmo di Pegasus poteva essere più intenso e lui era il prescelto di Athena, ma quando erano ‘in borghese’ e tornavano ad essere dei semplici ragazzi che si conoscevano da una vita le cose erano diverse e Seiya mostrava il suo lato ancora ragazzino, spensierato, pieno di voglia di divertirsi, di giocare a calcio, di scherzare… Quando lo vedeva così, Shiryu provava una sorta di tenerezza che sarebbe sembrata fuori luogo rivolta ad un Cavaliere di Athena a chi non avesse conosciuto Seiya come lo conosceva lui.

Non che fosse un tipo ‘tenero’, questo no!!! Ma aveva sofferto per la mancanza di una famiglia, per la vita nell’orfanotrofio e poi per la separazione dalla sorella ed era quello di loro che si faceva meno problemi a mostrare le sue emozioni. A pensarci bene, forse era l’unico realmente estroverso dei cinque Bronze Saint: definire Hyoga estroverso sarebbe stato un ossimoro; Shun sapeva essere allegro, ma non sempre; quanto a Ikki…Ikki non era neanche introverso, era misantropo! E lui stesso…lui era riservato, non proprio introverso…ed era paziente…

La strada verso cui lo conduceva il suo spirito era nuova, ma Shiryu non se ne preoccupava: avrebbe aspettato tutto il tempo necessario per scoprire fin dove li avrebbe condotti. Lui era il discepolo di Libra, nato sotto il segno della Bilancia, simbolo di Giustizia…se fosse stato qualcosa di sbagliato, lo avrebbe avvertito, lo avrebbe sentito fin nelle ossa, ne era certo; invece sentiva solo sensazioni positive e la coscienza leggera e pulita come sempre…

I suoi occhi chiari si fissarono in quelli castani di Seiya ed erano limpidi, senza ombre, come gli occhi di chi sappia percorrere la strada prescelta; l’altro ragazzo sentì su di sé tutta la forza di quello sguardo indagatore e pensò che forse…forse il suo non sarebbe rimasto solo un sogno e che talvolta il fato era benevolo; poi pensò anche che lui e Shiryu stavano varcando una soglia e che, forse, se ne poteva parlare…sperando di non essersi sbagliato, ovviamente!!!

Sicuramente non si era sbagliato…e poi aveva davvero troppo bisogno di parlarne finalmente!!!! Massì, dirglielo e risolvere tutto, tutto in una volta!!!!

Per lui era la cosa più facile da fare: gli piaceva parlare, gli piaceva chiacchierare, esprimere i suoi sentimenti era un qualcosa di naturale ed erano stati una sofferenza quei lunghi mesi in cui aveva dovuto reprimersi.

"Ci tengo a venire con te, Shiryu, davvero!!! Perché io…io…" ma scoprì di non poter continuare, era troppo emozionato e la sua parlantina era scomparsa. Che accidenti di figura!!! Ritrovarsi con una frase a metà proprio davanti a Dragone!!! Che figura da imbecille, se lo sarebbe ripetuto mille volte!!!

Ma Shiryu scosse il capo, sorridendo e gli disse semplicemente: "Anch’io" prima di chinarsi su di lui per baciarlo. Un bacio dolce per entrambi.

 

Epilogo.- In Cina…

 

Dopo un mese trascorso ai Cinque Picchi, Seiya aveva capito molte cose: prima di tutto il segreto della calma tranquillizzante di Shiryu; chi non avrebbe avuto i nervi distesi, vivendo tanto a lungo in un posto simile?

Durante il giorno, il paesaggio rurale e incontaminato era splendido: il verde del bosco che circondava la dimora isolata dove vivevano, l’azzurro della grande cascata, i colori lontani dei villaggi più vicini che si intravedevano dalla cima dei picchi…

Il paese più vicino distava quasi due ore di cammino, quindi erano davvero soli; la casa che era appartenuta al Cavaliere di Libra era modesta e semplice, ma accogliente e arredata in uno stile tipicamente cinese. In essa, Seiya riconosceva i valori in cui era stato educato Shiryu dal suo maestro.

Una volta gli aveva chiesto se non gli mancassero gli agi di cui potevano godere quando risiedevano a Villa Kido, ma il Dragone aveva scosso la testa senza pensarci: "Lì c’è la comodità, sì, ma cos’altro? L’anima delle mie costellazioni è qui. È qui che sono sempre tornato, quando ho avuto bisogno di essere forte".

Ma non era neanche quello che interessava a Seiya; dopo tanto penare e combattere per gli altri aveva deciso che un po’ di sano egoismo era quello che ci voleva per tutti loro, per non perdere troppo il contatto con la realtà…

No, a lui interessava il suo rapporto con Shiryu, quel legame a cui erano stati quasi imbarazzati di dare un nome, mentre ora la parola ‘amore’ faceva capolino sempre più spesso nelle loro menti e nei loro gesti, prima ancora che nei loro discorsi.

Seiya lo sentiva con tutto se stesso, con tutto il suo spirito istintivo e passionale.

Lo sentiva quando faceva l’amore con Shiryu e si abbandonava al suo atto di possesso, ai baci che ricambiava con tutto il suo ardore, alle carezze delle sue mani; lo avvertiva nella stretta salda e forte delle sue braccia…in quei momenti interminabili di quiete, dopo, quando riposavano insieme nel grande letto che condividevano e lui passava le dita fra i capelli neri e lunghi del cavaliere del Dragone e si divertiva ad arrotolarli attorno a un dito, quei capelli che fino a poco prima ricadevano sul suo corpo, mentre Shiryu si muoveva sopra di lui e lo portava all’estasi…

Gli interessava capirlo meglio, conoscere la fonte di tale calma tranquillizzante; Seiya sapeva che lui e Shiryu erano diversi in questo: se c’erano delle difficoltà, il cavaliere di Pegasus spronava tutti con la sia energia, con la sua fiducia in se stesso e negli altri e nella forza dell’amicizia che li legava tutti; ma Shiryu non era questo, era un’altra cosa: lui non diceva che sicuramente avrebbero vinto, ma che qualsiasi cosa fosse successa, sarebbero andati avanti con onore.

Stando lì ai Cinque Picchi, aveva potuto apprendere molti degli insegnamenti che il vecchio e venerato Doko aveva lasciato nella casa, con i suoi libri, e nella mente di Shiryu, e questi si fondevano mirabilmente con ciò che gli aveva insegnato Marin in Grecia, tanti anni prima.

Oriente e Occidente.

Nella sala da pranzo, dove ancora si vedeva la mano di Fiore di Luna nella disposizione dei mobili e degli oggetti, una parete era decorata con un bell’esercizio di calligrafia, che riportava una massima importante.

"Presta cura anche alla più insignificante delle cose: pensa alla fatica con cui tutto nasce e tutto muore".

"Quello l’ho scritto io" gli disse, una sera, Shiryu, dopo averlo sorpreso per l’ennesima volta a studiare con cura la frase.

Seiya si era voltato verso di lui, sorpreso: "Il vecchio Maestro ti faceva fare esercizi di calligrafia?".

"Talvolta, la sera…ho impiegato settimane per terminare questo lavoro in particolare. Ma, dopotutto, era rilassante…".

"Lo faceva per insegnarti a concentrarti meglio?".

"Per insegnarmi la pazienza e la precisione: non deve esserci nessuna sbavatura d’inchiostro, ogni ideogramma deve essere perfetto. E per farmi meditare su ciò che stavo scrivendo, suppongo" spiegò il cavaliere del Dragone, portandosi alla bocca la tazza di tè ancora fumante.

Ormai era notte.

Una notte limpida e senza nuvole, ma dall’aria fredda. Era l’aria dei Cinque Picchi.

"Il tuo Maestro era il più saggio dei Cavalieri d’Oro, sapeva sempre cosa dire e come dirlo…mi chiedo…" e il ragazzo si interruppe, a disagio.

Non era sicuro che Shiryu gradisse affrontare l’argomento.

"Che cosa?" lo incoraggiò comunque l’altro, in attesa.

"Mi chiedo che cosa avrebbe detto di noi, come avrebbe commentato…be’, insomma, noi!!!" disse Seiya, tutto d’un fiato, fissando il volto del compagno.

Lo sguardo di Shiryu per un attimo parve velarsi, pensando che sarebbe stato bello se il Maestro avesse potuto dire qualcosa, qualunque cosa, o anche soltanto scuotere la testa con disapprovazione, perché avrebbe significato averlo ancora lì, vivo, presente. Ma poi pensò che no, Doko non avrebbe scosso la testa con disapprovazione, non lo avrebbe mai fatto davanti ad un sentimento fresco e limpido come il loro… che cosa avrebbe detto Doko? Avrebbe taciuto in un silenzioso assenso o avrebbe dato qualche consiglio?

"Forse ci avrebbe scambiati per due pazzi!! Due matti che credono ancora nell’amore, a dispetto di tutto ciò che hanno vissuto! " scherzò Seiya, per distogliere Dragone dai suoi pensieri. Ma la sua frase, buttata lì con noncuranza, fu una folgorazione per il compagno.

Shiryu inclinò appena il capo e sorrise al suo ragazzo: "Forse sì, ma avrebbe detto che questa è la condizione di tutti gli amanti. E non sarebbe stato un commento negativo".

"Che vuoi dire?".

"Mi sono ricordato di una delle sue storie…vuoi che te la racconti?".

Gli occhi castani di Seiya brillarono, curiosi: "Sono tutt’orecchi!!!".

"Lui la raccontò a me poco prima che lasciassi i Cinque Picchi per tornare a Nuova Luxor e partecipare a quell’inutile torneo…dunque, in un giorno di tanto tempo fa, la Follia invitò a pranzo un po’ di amici, che accettarono tutti l’invito. La giornata era molto bella e loro avevano mangiato all’aperto, in un bel giardino circondato da campi, così dopo pranzo la Follia disse: "Perché, per divertirci un po’ non giochiamo a nascondino?". "Che cos’è nascondino?" chiesero gli altri. "Io mi volterò contro quell’albero, con gli occhi chiusi, e voi intanto dovrete nascondervi mentre conterò fino a cento: quando avrò finito di contare, verrò a cercarvi e dovrò trovarvi uno ad uno". Tutti gli amici furono d’accordo, quindi la Follia chiuse gli occhi e si voltò e gli altri iniziarono a cercare un nascondiglio adatto. Dopo che la Follia ebbe contato fino a cento, iniziò la ricerca. La prima ad essere trovata fu la Curiosità, che si era sporta da dietro l’albero che la copriva perché voleva vedere chi sarebbe stato scoperto per primo; poi fu la volta del Dubbio, che era rimasto seduto su una recinzione perché non riusciva a decidere se nascondersi da un lato o dall’altro; subito dopo la Follia trovò dietro un cespuglio il Trionfo e l’Invidia, che sempre accompagnava il primo, e lungo uno dei viottoli la Disperazione che piangeva perché non riusciva a trovare un posto che la nascondesse; la Dimenticanza andò incontro alla Follia perché si era scordata le regole del gioco e fu facile trovare anche la Gola: bastò seguire le briciole dei biscotti che aveva portato con sé…insomma, ad uno ad uno furono trovati tutti e la Follia era già convinta di aver vinto, quando si accorsero che mancava l’Amore. A quel punto la Follia si rimise in cerca, ma non riusciva a trovarlo: aveva guardato per tutto il giardino, ma non ve ne era traccia…allora si spinse più lontano, ma continuava a non trovarlo…alla fine arrivò di fronte ad un roseto e iniziò a spostare bruscamente le rose per aprirsi un varco e cercare l’Amore scomparso. D’un tratto sentì un urlo di dolore e, voltandosi, vide l’Amore che piangeva e sanguinava da un occhio, perché si era ferito con le spine delle rose che la Follia aveva scansato. La Follia si scusò, si disperò, perché non lo aveva fatto apposta, e supplicò l’Amore di perdonarla, giurandogli che da quel momento gli sarebbe stata sempre accanto. L’Amore la perdonò…".

"…e da allora l’Amore è cieco…" disse Seiya, sorridendo.

"…e la Follia lo accompagna…" concluse Shiryu, ricambiando il sorriso.

 

 

Fine ^^

 

Qualche giorno fa stavo ascoltando una trasmissione di una delle radio private di Roma e il conduttore aveva detto che gli era arrivata via e-mail una bellissima favola: è questa della Follia e dell’Amore. Non so chi l’abbia creata per primo, non so se sia una citazione di qualche autore, e forse non l’ho riportata neanche tutta (temo di aver scordato qualcosa). Insomma, non so un sacco di cose, ma mi è piaciuta moltissimo e mi è sembrata adatta alla conclusione di questa fic…Spero che piaccia anche a voi.

 


 

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