Il titolo di questa fic l’ho
preso dall’ultimo capitolo della saga di Hades, perchè mi piaceva! ^^
Dunque, è una one-shot Shiryu x Seiya (con un po’ di Hyoga x Shun che
non guasta mai ^^), però devo fare una premessa: come ho detto Shiryu è
il mio preferito e secondo me gli hints tra lui e Seiya sono innegabili,
però mi piace molto anche con Fiore di Luna-Shunrei…che fare? Non lo so…per
ora mi limito a vederla come una coppia difficile da gestire e comunque il
più intraprendente dei due mi sembra Seiya, quindi in questo caso l’iniziativa
sentimentale partirà dall’uke! ^^
La prima parte si svolge dopo che Shiryu si è accecato, mentre la seconda
è ambientata dopo la fine della serie, al termine dello scontro con Hades.
Credo di essere stata un po’ contorta, quindi mi fermo qui e aggiungo
soltanto che dedico questa breve storia a Calipso, Greta e Ria…
Verso un mondo luminoso
di
Nausicaa
Parte prima.- La via della Giustizia
Shun si affacciò nella
stanza dove dormiva Shiryu, ancora sotto anestesia dopo la lunga
operazione a cui era stato sottoposto; istintivamente il cavaliere di
Andromeda sospirò, quando si accorse che Seiya non si era mosso di un
millimetro dall’ultima volta che lo aveva visto; eppure anche lui, come
lo stesso Shun, era stato sottoposto a delle visite mediche, considerando
che era stato colpito dal potere della Medusa: i medici avevano
consigliato un paio di giorni di riposo ad entrambi, ma da quando il
chirurgo aveva detto in tono realmente dolente che la medicina non poteva
fare miracoli e che era invece un miracolo quello che serviva agli occhi
del Dragone, Seiya si era seduto accanto al letto dell’amico, gli aveva
preso la mano e non aveva voluto saperne di allontanarsi.
Con delicatezza, Shun
posò una mano sulla sua spalla e lo scosse appena: "Ora basta, Seiya,
vai a dormire un po’…resterò io con Shiryu…".
Seiya sussultò a quel
tocco gentile e scosse il capo debolmente: "No, ti ho già detto di
no! Se dovesse svegliarsi…".
"Ma non si
sveglierà…non adesso! Di sicuro dormirà fino a domani" lo
contraddisse il cavaliere di Andromeda.
Eppure Pegasus era una
testa dura, avrebbe dovuto saperlo…infatti lo vide scuotere la testa con
risolutezza.
"Non mi importa!
Sono sicuro che percepisce la mia presenza…non voglio che creda di
essere solo e quando domani si sveglierà voglio…" ma Seiya si
interruppe bruscamente: stava per formulare proprio l’unico desiderio
impossibile, ossia che una volta sveglio Shiryu vedesse un volto amico
come prima cosa…
Shiryu non avrebbe visto
niente, né la mattina dopo né le successive, a sentire i medici. Seiya
si ritrovò a stringere i pugni fino a farsi male con le sue stesse
unghie: maledizione, non era giusto, no, era tutto sbagliato!!!! Non
poteva essere realmente quello il risultato di un gesto di amicizia!!!!
Shun notò subito il
tremore dell’amico e sospirò lievemente: "So come ti senti: in
colpa, perché lo ha fatto per noi…".
"Non voglio parlarne!!-
scattò l’altro, rivelando quanto fossero tesi i suoi nervi- Shun, per
favore, va’ via!!!! Voglio restare da solo!".
"Non c’è bisogno
di trattarlo così per sfogare la tua rabbia, cavaliere".
La voce gelida di Hyoga
fece voltare entrambi.
Cygnus era fermo in mezzo
alla porta, e spostava il suo freddo sguardo azzurro dall’uno all’altro;
guardando Seiya si accigliò.
"So come ti senti…"
fece per iniziare, ma venne subito interrotto dall’irruente compagno di
battaglia. La stessa frase detta da due persone era troppo…
"No, non lo sai!!!
Non lo sai minimamente, quindi non stare sempre ad atteggiarti come se
sapessi tutto!! Anzi…se sai davvero tutto, spiegami! Spiegami perché
qui siamo nel più avanzato ospedale di Nuova Luxor, dotato di macchinari
da fantascienza e con i migliori medici del Paese…spiegami perché noi
abbiamo questo grande potere concentrato nei nostri corpi, la forza
arcaica e millenaria delle stelle in noi e come mai tutto questo non serva
affatto a ridare la vista a Shiryu!!!!…vedo che non puoi rispondermi,
Hyoga!" Seiya respirò profondamente nel pronunciare il suo lungo
discorso, con una furia disperata negli occhi che raramente i compagni gli
avevano visto.
Il cavaliere del Cigno si
limitò a socchiudere gli occhi in segno di rimprovero, perché, al
contrario di quanto pensava Pegasus, conosceva fin troppo bene il pungente
dolore che lo attraversava: veder soffrire una persona cara e non poter
far altro che essere presenti. E se questo all’inizio sembra già
qualcosa, arriva sempre troppo presto il momento in cui non basta più…
Quindi non reagì
malamente come Shun aveva temuto, ma lo ammonì: "Vedi di calmarti,
Seiya: non aiuterai certo il Dragone alzando la voce…tra qualche giorno
arriverà Fiore di Luna e lo riporterà in Cina: sono sicuro che gli sarà
di giovamento".
"Hyoga, davvero sei
freddo come la tua patria!" replicò l’altro, cui aveva dato
fastidio il tono dell’amico.
"Va bene, ora basta…-
Shun aveva parlato in poco più di un sussurro, ma questo bastò a far
tacere entrambi, forse per via della stanchezza che risuonava in quella
voce dolce- …non ha senso stare qui a litigare fra noi: siamo tutti
stanchi e feriti…Seiya, visto che vuoi così ti lascio da solo, ma
resterò qui fuori per qualsiasi evenienza…se decidessi di riposarti un
po’, sai dove trovarmi…".
Aveva capito, infatti,
che sarebbe stato meglio non insistere…già odiava le liti normalmente…in
quella circostanza gli era insopportabile anche una semplice discussione…
Le parole di Andromeda
sembrarono calmare il compagno di battaglia: i suoi lineamenti si
rilassarono per la prima volta da molte ore e le sue labbra accennarono
perfino ad un sorriso.
"Grazie, Shun…una
delle certezze del mondo è che tu capirai sempre le ragioni degli altri…"
mormorò, prima di tornare a sedersi al capezzale del Dragone.
Hyoga lo fissò inarcando
un sopracciglio: quell’ultima affermazione non gli era piaciuta affatto,
come se segnasse per Andromeda un destino di sofferenza. Fu proprio la
voce di quest’ultimo a riscuoterlo: "Andiamo?" stava chiedendo
sottovoce. I due cavalieri uscirono silenziosamente dalla stanza d’ospedale
e sedettero su una panca appena fuori dalla porta. Hyoga guardò
seriamente il bel viso di Shun, le ombre che velavano il verde altrimenti
brillante dei suoi occhi, poi gli poggiò una mano sulla spalla con
delicatezza: "Torniamo a villa Kido, Shun…sei stanco morto e non ha
senso che resti qui: quel testone di Seiya non si muoverà dal suo posto
neanche sotto tortura, lo sai anche tu…".
Ma l’altro scosse il
capo; i suoi capelli castano chiaro gli ricaddero appena sul volto,
nascondendo la sua espressione triste.
"Sì, lo so, ma
resterò qui, lo devo a Shiryu…io…mi sento in colpa…se io e Pegasus
non fossimo stati trasformati in pietra dalla Medusa, lui non si sarebbe
accecato per salvarci…" sì, si sentiva davvero in colpa, adesso
poteva ammetterlo.
"In quella
situazione era l’unica cosa coraggiosa da fare probabilmente: se fosse
stato tramutato in pietra anche Dragone, sarebbe comunque morto…ma sono
sicuro che non ha pensato a questo, che lo ha fatto per amicizia…non
sentirti in colpa, Shun: anche noi faremmo lo stesso gli uni per gli
altri!" disse con calma Hyoga, con uno strano intreccio di
pragmatismo e idealismo.
Ma il cavaliere di
Andromeda, inaspettatamente, scosse di nuovo il capo: "Ne sei sicuro?
Non so perché, ma dette a freddo, di fronte al suo gesto terribilmente
reale, queste parole mi sembrano vuota retorica…Io non ho paura ad
ammetterlo: non so se sarei riuscito a farlo, se avrei avuto coraggio fino
a questo punto…parlo solo per me stesso, certo, ma posso dire che oggi
Shiryu mi ha messo di fronte ai miei limiti di cavaliere! Lui è il
migliore…ed è così…ingiusto che gli sia capitato questo!!!" le
ultime sillabe uscirono soffocate dalla gola di Shun e Hyoga capì che il
ragazzo si stava sforzando di non piangere.
"Chi può dire se
sia giusto o meno? Non è compito nostro, Shun, di sindacare sul destino
di un cavaliere! Probabilmente anche questa prova che gli è stata imposta
ha un suo significato che a noi sfugge…forse in certi casi non dobbiamo
cercare di capire, ma soltanto accettare" disse Hyoga a bassa voce,
con quel suo tono razionale e freddo che a volte tanto irritava Seiya.
Shun sospirò, troppo
stanco per formulare una qualsiasi obiezione: la giornata era stata
terribile…erano praticamente caduti in una imboscata, la loro salvezza
era costata la vista di Shiryu e per concludere in bellezza Ikki aveva
reagito piuttosto male a tutti questi avvenimenti ed era sparito chissà
dove…
La sua assenza dall’ospedale,
proprio quando avrebbe dovuto stare accanto a colui che aveva salvato la
vita di suo fratello, era più pesante di un macigno.
"Perché non andiamo
alle macchinette a prenderci una lattina di tè o di caffè? Se vogliamo
restare qui tutta la notte, ne avremo bisogno" propose Hyoga.
Shun si riscosse e si
voltò a guardarlo: "Hai ragione, però…bastiamo io e Seiya: se
vuoi andare a villa Kido a riposarti non preoccuparti, Cygnus…".
Ma il cavaliere del Cigno
scosse il capo, risoluto: "Non mi muovo di qui".
Di nuovo, Andromeda non
replicò; si limitò ad alzarsi e a seguire il compagno di battaglia fino
al distributore di bevande e snack.
"Vuoi mangiare
qualcosa?" chiese Hyoga, mentre selezionava due lattine di caffè per
tenersi svegli.
"Mi credi se ti dico
che ho lo stomaco chiuso?" rispose Shun, accennando un sorriso. L’amico
gli porse la sua bevanda e poi entrambi si accostarono ad una delle grandi
finestre dell’ospedale della Fondazione Kido, da cui si vedevano in
lontananza il mare e il modernissimo porto, sempre finanziato dall’onnipotente
Fondazione.
Hyoga bevve un lungo
sorso di caffè e poi respirò profondamente; sembrava sul punto di dire
qualcosa e per un attimo ebbe un moto di incertezza. Shun se ne stupì:
non era decisamente da lui! Il russo sembrava veramente fatto con il
ghiaccio che tanto amava della sua terra, vista la sua sicurezza…eppure
Andromeda sapeva anche quanto sapesse essere gentile e attento con le
persone a cui teneva.
D’un tratto, parve
decidersi.
"Anche io ho avuto
lo stomaco chiuso per buona parte del pomeriggio…" esordì.
Shun lo osservò, in
attesa che continuasse.
"Eravate come
scomparsi, il piccolo aereo che vi aveva portato fino a quella dannata
isola era svanito dal radar…non sapevo che fine avessi fatto! Non ho mai
visto Ikki tanto nervoso: ho perfino dovuto dire a Mister Nervi d’Acciaio
di calmarsi, te lo immagini? E io stavo peggio di lui…".
"Perché?"
chiese Andromeda.
Hyoga si meravigliò di
quella domanda e poi si diede mentalmente dell’idiota: stava forzando i
tempi!!! Dopotutto, il ragazzo di fronte a lui era stato sul punto di
morire solo poche ore prima, vittima di un incantesimo che il resto del
mondo considerava ‘mitologia’, lo sguardo della Medusa, mentre per
loro era stato la realtà…e anche dopo essersi salvato, aveva dovuto
scoprire che questo era avvenuto grazie al sacrificio che Shiryu aveva
fatto dei suoi occhi…
Anche lui ed Ikki erano
rimasti sconvolti nel vedere il sangue che scorreva lungo le guance del
Dragone…e Shun, di natura, era pericolosamente incline ai sensi di colpa…No,
decisamente stavolta aveva mancato di tempismo!!!! Eppure Hyoga sapeva
anche di non poter tornare indietro o di non voler interrompersi; aveva
davvero creduto di impazzire quel pomeriggio, quando sembrava che ogni
traccia di Shun fosse scomparsa dal mondo…svanito, con pochi indizi per
ritrovarlo…
Ok, se voleva una
conferma che il turbamento che gli causava il cavaliere di Andromeda
dipendesse da una affezione più profonda dell’amicizia, l’aveva avuta
e nel modo peggiore: temendo di perderlo. Aveva già perso una persona che
amava, non voleva mai più ripetere l’esperienza e ora aveva a tutti i
costi bisogno di dirglielo, che Shun lo sapesse…
Forse, dopotutto, era
davvero un’egoista…
Ma non sarebbe tornato
indietro.
"Non sopporterei se
ti succedesse qualcosa, non lo permetterei mai, per niente al mondo…"
avrebbe voluto continuare, ma si bloccò.
Shun stava piangendo; ma
era un pianto diverso…le lacrime scendevano silenziose, senza
singhiozzi, come se il dolore fosse troppo profondo per essere esternato…
"Scusa…temo di non
poterti dare la giusta attenzione, Hyoga. Non potremmo parlarne domani?
Non riesco a seguire le tue parole" anche la voce di Shun era strana:
dolente, ma ferma. E gentile, come sempre…
D’un tratto, il
cavaliere del Cigno si sentì molto stupido e molto egoista! Aveva pensato
soltanto ai suoi tempi, ma adesso la richiesta dell’amico gli aveva
restituito abbastanza lucidità da permettergli di poter rimandare la sua
dichiarazione; strinse i pugni, arrabbiato con se stesso. Come aveva fatto
a non capirlo da solo?!
"Sono io a dovermi
scusare, Andromeda…hai ragione, ne parleremo domani. Avrei dovuto
pensarci da solo" ammise a malincuore il russo.
Il cavaliere più
giovane, di fronte a lui, abbozzò uno stanco sorriso: "Sai, è che…è
tutto così triste…" e stavolta la voce risuonò incrinata.
Hyoga gli sorrise con
dolcezza, ritrovando in sé questa capacità che riteneva perduta, poi gli
passò un braccio intorno alle spalle, mentre lo guidava di nuovo fino
alla panca, davanti alla camera di Shiryu; sedettero nuovamente lì,
appoggiandosi allo schienale e posando da un lato le loro lattine.
"Prova a dormire un
po’, Shun…se dovesse esserci bisogno di te, ti sveglierò".
"Grazie…".
Il cuore di Hyoga
accelerò i battiti quando sentì il capo di Shun che si posava
delicatamente sulla sua spalla e i suoi capelli castano chiaro
solleticargli la pelle del collo; il cavaliere di Andromeda si era quasi
rannicchiato contro di lui per riposare. Cautamente, il siberiano alzò
una mano per passargliela fra quei fili morbidi e lucidi. Si chiese se
Andromeda avesse intuito quale sarebbe stato l’argomento della
conversazione…il ragazzo era ingenuo, poteva non essersene accorto…e
tuttavia l’affettuosità che Shun riservava a lui era diversa da quella
che aveva per i loro amici e compagni di battaglia, questo lo aveva
notato! Quindi poteva sperare. Ed era da molto tempo che non aveva avuto
qualcosa di così personale per cui sperare.
"Sai risvegliare i
miei sentimenti migliori, Shun…" mormorò il Cigno, sempre
accarezzandolo lievemente. Poi abbassò gli occhi e si accorse che il
cavaliere di Andromeda si era addormentato, così, appoggiato a lui.
Sorrise fra sé:
dopotutto, erano riusciti ad avere una goccia di dolcezza in una giornata
che aveva riservato loro soltanto asperità e dolore.
Nella stanza di Shiryu,
invece, gli unici sentimenti che provava Seiya erano una cocente
frustrazione e una gran confusione; continuava a vegliare il volto
profondamente addormentato dell’amico, seguitava a stringergli la mano e
nella testa si ripeteva le parole che gli aveva rivolto pochi minuti prima
il russo: che Dragone sarebbe tornato in Cina e che questo avrebbe giovato
alla sua salute.
Be’, questo fatto,
invece di tranquillizzarlo, lo agitava! Sentiva l’angoscia scorrergli
sottopelle all’idea che Shiryu partisse da Nuova Luxor e il pensiero che
entro qualche giorno sarebbe venuta a prenderlo Fiore di Luna non
contribuiva a farlo stare meglio!!! La verità era che detestava essere
separato da Shiryu, non aveva problemi ad ammetterlo.
Non poteva averne…lui
era fatto così: era schietto e spontaneo, allegro e rumoroso, un po’
spavaldo, quel tanto che bastava per dare ai nervi di Hyoga e di Ikki…era
fiducioso nelle proprie forze e in quelle dei suoi amici ed era capace di
provare una speranza incrollabile sulla vittoria che avrebbero riportato,
grazie al sostegno di Athena. Lo sconforto, non sapeva dove fosse di casa.
In fondo, era questa la
personalità di Seiya, Bronze Saint di Athena, protetto dalla
costellazione di Pegasus, giusto? Erano tutte queste doti (anche se
sospettava che Ikki le avrebbe definite piuttosto dei difetti…) che lo
avevano portato ad essere il leader dei Cavalieri di Bronzo!
Eppure, sapeva bene che
se era stato sempre così sicuro, finora, era anche perché c’era stato
Shiryu al suo fianco; anche quando erano piccoli e studiavano nel collegio
della Fondazione Kido era così. E poi erano dovuti partire ognuno con una
destinazione diversa e con l’incertezza di rivedersi…e quando erano
tornati con le armature, Saori li aveva praticamente costretti a
partecipare a quell’assurdo torneo che trattava dei sacri cavalieri di
Athena come se fossero comuni gladiatori e lui e Shiryu si erano quasi
ammazzati a vicenda…eppure, anche durante quello scontro drammatico…si
erano disfatti delle armature, combattendo a torso nudo, per essere su un
livello di parità…e poi Seiya aveva salvato la vita al Dragone mettendo
a rischio la sua…
Pegasus sorrise
ricordando quei giorni, che sembravano appartenere ad un’altra vita!
Allora il torneo per il possesso della Sacra Armatura, di cui non avevano
ancora compreso appieno l’importanza, sembrava la seccatura più grande
che potessero avere…
Ma il momento peggiore
era stato forse quando Shiryu era partito per la Cina e poi per il Tibet,
alla ricerca di Mu, l’unico che potesse riparare le armature di Pegaso e
del Dragone che erano andate distrutte durante il loro scontro; incubi e
notti insonni, ecco cosa era successo!!! Più di una volta, in piena
notte, gli era capitato di uscire da casa sua, una semplice mansardina in
riva al porto, per raggiungere il molo e osservare l’orizzonte. I suoi
pensieri li rammentava benissimo: erano sempre gli stessi.
Shiryu, ritorna presto…la
mia forza non è la stessa se tu non sei con me…
Già, la sua forza non
era la stessa, senza Shiryu, e lo percepiva con una chiarezza quasi
allarmante eppure innegabile.
I ricordi lo sommersero
come uno tsunami.
Ripensò a quando quel
ragazzino rompiscatole di Kiki gli aveva raccontato di come Shiryu non
avesse battuto ciglio di fronte a Mu che gli spiegava che per riportare la
vita e il cosmo nelle armature avrebbe avuto bisogno del suo sangue…di
come Dragone avesse detto serenamente che era vitale che le loro armature
venissero riparate, almeno quella di Pegasus…e poi aveva raccontato ai
due tibetani di dovere la vita a Seiya e che per questo ora non avrebbe
avuto paura a mettere in gioco la sua, per fargli riavere il cloth delle
tredici stelle…e poi si era tagliato i polsi…
Perfino un imperturbabile
monaco buddista come Mu era rimasto colpito dal suo coraggio e dalla sua
devota amicizia e aveva deciso di salvarlo, dopo questa prova.
E una volta ripresosi,
Shiryu era tornato a combattere e aveva di nuovo salvato lui, Seiya, dal
mortale colpo del cavaliere nero…
Mentre la sua mente
ripercorreva tutti questi avvenimenti, Seiya continuava a stringere la
mano del Dragone e, senza rendersene conto, iniziò a depositarvi piccoli
baci leggeri…sul palmo, sul dorso, sulle dita…e un calore sempre
maggiore gli invadeva il petto…stava agendo d’istinto, seguendo l’impulso
che gli dava il cuore, un impulso che ultimamente lo portava a cercare
sempre la vicinanza dell’amico; non si era chiesto cosa significasse,
perché questo sentimento fosse sempre più presente dentro di sé…continuava
ad essere confuso, questo sì! C’era stato un periodo in cui aveva
creduto di provare un certo trasporto per Lamia, ma si era ingannato: era
affezionato alla ragazza, ma solo perché avevano trascorso l’infanzia
nello stesso orfanotrofio.
Invece, Shiryu…gli dava
forza, gli dava fiducia…
Si capivano. Forse era
proprio questo il punto: loro due si capivano, come non gli era mai
capitato con nessun altro.
Con le guance in fiamme,
Seiya guardò a lungo la statuaria figura del Dragone, così avvilita
dalle ferite, in quel letto d’ospedale: Shiryu aveva braccia forti, che
sembravano fatte per stringere e dare coraggio…il ragazzo realizzò che
avrebbe voluto proprio quello, che l’amico lo abbracciasse forte, per
fargli capire che stava bene. Con una mano un po’ incerta, accarezzò i
lunghissimi capelli neri, che scendevano fino a coprire le spalle e le
braccia…vedere le bende coprire quegli occhi chiari era doloroso in un
modo quasi insopportabile, eppure il cavaliere di Pegasus era sicuro che
se l’amico avesse aperto gli occhi, questi sarebbero stati comunque
limpidi, come li ha chi ha compiuto il proprio dovere.
Timidamente, Seiya si
protese e baciò le labbra dell’altro ragazzo.
Poi si ritrasse di colpo,
spaventato dal suo stesso gesto.
Lo aveva baciato…lo
aveva baciato davvero…perché diavolo gli era venuto in mente?! In quel
momento, poi, doveva essere proprio l’ultima cosa da fare!!!
Tuttavia…
Si sentiva bene, adesso;
bene, come se si fosse chiarito tutto e tutto avesse acquisito il suo
significato e, nonostante lo spavento che il suo impulso gli aveva
causato, Pegasus si sentiva molto meglio: in fondo, perché doveva farsi
tutte quelle paranoie? Caspita, non era decisamente da lui!!! Era da Hyoga,
magari, ma non da lui!
Seiya strinse forte la
mano di Shiryu fra le sue e sorrise al suo volto addormentato, scostando
dalla fronte una ciocca della sua frangia scura; si ritrovò a mormorare
all’amico: non aveva importanza che lui lo udisse o meno…magari la sua
voce lo avrebbe raggiunto grazie al loro cosmo, magari no…
"Passerà anche
questa, Shiryu, ne sono sicuro! Forse ti farà davvero bene andare per un
po’ in Cina e respirare quell’aria a te così familiare…e nel
frattempo io cercherò una soluzione! Deve esserci un modo per farti
tornare la vista e io lo troverò!!! Accidenti…- rise piano- Ci sto
ricadendo, vero? Ho questa mania di dire ‘ci penserò io’, ‘farò
tutto io’…se fosse qui, quel russo scorbutico mi avrebbe già preso a
calci!! Tu, però, non mi hai mai sgridato per questo mio modo di essere…E’
che ora ci tengo tantissimo a fare qualcosa per TE, Shiryu, soltanto per
te! E lo farò davvero, a costo di rivoltare tutta l’Asia per trovare
una cura, un rimedio: ti giuro che non lo sto dicendo perché sono
impulsivo…".
Questo pensiero lo fece
sentire meglio, così come l’idea di darsi da fare: ora aveva una meta;
doveva prendere informazioni e poi agire di conseguenza e al diavolo i
problemi con il Grande Tempio di Atene o con i fanatici emissari del
Grande Sacerdote! Anzi, dopo quello che a causa loro era successo a Shiryu,
si sentiva così adirato nei loro confronti che avrebbero solo dovuto
provare a presentarglisi davanti! "Li batteremo, Shiryu! Sia che ci
attacchino qui a Nuova Luxor, sia se dovremo andare a scovarli ad Atene…e
dopo averli battuti faremo ingoiare loro ognuna di quelle odiose accuse di
tradimento che ci hanno rivolto! Ma per farlo avremo bisogno di te,
Dragone, della tua forza, della tua saggezza…anche se sarai lontano, in
Cina, per guarire, avrò bisogno della vicinanza del tuo cosmo e allora
sono più che sicuro che nessuno potrà battermi! E, nel frattempo, tu
starai di nuovo bene…" ora questo fatto non sembrava più tanto un
miraggio: che i medici dicessero quello che volevano e facessero le
diagnosi più disperate! Avrebbero dimostrato loro il contrario…
Vinto dalla stanchezza,
senza separare la mano di Shiryu dalla sua, Seiya tirò la sedia più
vicina al letto e appoggiò il capo sul cuscino; i loro volti quasi si
sfioravano, Pegasus vedeva bene il profilo perfetto dell’amico e sentiva
il piacevole tepore della pelle di Shiryu a contatto con la sua. Forse,
avrebbe potuto riposare un po’…
"So che me lo
diresti anche tu, amico mio, se fossi sveglio: adesso è un momento
oscuro, di tenebra, in cui tutto sembra congiurare contro di noi e contro
la Giustizia, ma passerà…di sicuro ce la faranno sudare, la nostra
vittoria, ma ci sarà e, anche se ora sembra impossibile, sono convinto
che dopo andremo verso un mondo luminoso…".
Seiya guardò un’ultima
volta gli occhi bendati di Shiryu, prima di chiudere i suoi.
"E sarà un mondo
luminoso anche per te…".
Seconda parte.- Il mondo
nuovo
La testa gli faceva male
da morire e avvertiva anche un lancinante dolore al petto. Maledizione!!!
Seiya si sentiva come se
stesse emergendo da un abisso e forse era proprio così…senza aprire gli
occhi, prese coscienza di essere comunque sveglio e cercò di ricordare
cosa fosse successo. Dunque, c’era la guerra sacra, era il momento dello
scontro finale e…quel bastardo di Hades!!!!! Lo aveva trafitto con la
sua dannata spada e la lama si era conficcata pericolosamente vicina al
cuore!!
Questo era il suo ultimo
ricordo, poi…semplicemente, il buio.
Quanto tempo era rimasto
privo di conoscenza? Dov’era adesso? E poi…rammentava di aver sentito
nuovamente, dopo anni, la voce di Seika…era un sogno o aveva davvero
ritrovato sua sorella?
Con uno sforzo, il
cavaliere di Pegasus provò a muoversi ma il tentativo gli strappò un
gemito di dolore. Caspita, se bruciavano ancora quelle ferite!!!!
Ma d’un tratto avvertì
una mano sul suo capo e sussultò: era una mano forte e gentile al tempo
stesso e lo stava delicatamente inducendo a sdraiarsi di nuovo; Seiya
aprì gli occhi e si trovò davanti il volto di Shiryu, forse un po’
più pallido e tirato del solito.
"E allora, cos’è
questo?- gli sorrise- Non ti sei ancora svegliato del tutto dall’incoscienza
e già bisogna dirti di startene fermo e buono?".
"Shiryu!!! Sei…sei
salvo!!!!" furono le prime parole del ragazzo appena desto,
pronunciate con così tanta commozione da meravigliare l’amico.
"Sì…e anche Ikki,
Shun e Hyoga stanno bene" rispose il cavaliere del Dragone.
Sì, stava davvero bene,
almeno fisicamente! Seiya si riempì gli occhi con la familiare e
statuaria figura di Shiryu, le sue spalle larghe, i lunghissimi capelli
neri, le vesti di foggia cinese, con gli eleganti alamari…soltanto i
suoi occhi chiari erano un po’ opachi e mostravano un dolore trattenuto
a fatica…
"Per quanto tempo ho
dormito?" fu la prima domanda di Seiya; doveva riordinare le idee e
subito! E doveva anche scoprire cosa fosse successo nel frattempo!!!
"Due settimane, ma
è normale vista la gravità della ferita che avevi e considerando lo
stress e la tensione che avevi accumulato".
Pegasus fece una smorfia:
"Già, chiamiamoli stress e tensione…comunque non sono stato certo
l’unico ad averli, c’eravate anche voi!" e poi volse la testa
verso l’ampia finestra della stanza; riconobbe il panorama che dava sul
mare e sul porto e capì di essere ricoverato nell’ospedale della
Fondazione Kido, anche se avrebbe dovuto comunque aspettarselo.
"Voi altri state
sempre a Villa Kido" la sua non era una domanda, ma una semplice
osservazione. Non avrebbero potuto essere in nessun altro luogo.
"Almeno per ora…"
disse il cavaliere del Dragone, chinando un po’ il capo; la frangia
corvina velò i suoi occhi, ma poi sollevò subito nuovamente il viso e
appoggiò con delicatezza una mano sulla testa ferita di Seiya.
"Sembra che la
febbre sia scesa…sono contento…" mormorò.
A quel tocco rassicurante
e gentile il ragazzo castano sussultò e si sentì arrossire! Maledizione,
in quei lunghi mesi i sentimenti che provava per il suo migliore amico si
erano addirittura rafforzati…combattere insieme tante battaglie li aveva
uniti come non avrebbe potuto fare nient’altro…ed era un sentimento
talmente forte da fargli perdere la testa, da fargli dimenticare tutto il
resto…perfino Seika!!! Solo in quel momento si rese conto di non aver
ancora chiesto niente di lei!!!
"Shiryu…Seika…Seika
è tornata davvero o me la sono sognata nel delirio del ferimento?"
domandò, quasi spaventato dalla possibilità di essere smentito.
Ma il volto del Dragone
si distese in un sorriso: "Non l’hai sognata, tua sorella è qui,
è tornata! Adesso è anche lei a Villa Kido, ma in questi giorni si è
alternata con me al tuo capezzale…è ancora confusa e stordita, ma ha
saputo raccontarci qualcosa e sai una cosa paradossale? Ti aveva seguito
in Grecia, prima di perdere la memoria…".
Seiya sbarrò gli occhi:
"In Grecia?! Proprio nell’unico posto al mondo in cui non avrei mai
pensato di cercarla?! Aaah…ti dirò che cominciano a rompermi questi
cosiddetti scherzi del destino!!".
"In effetti non sono
spesso scherzi di buon gusto…vuoi che telefoni alla Villa e che dica a
Seika di raggiungerci?".
"No, più tardi…adesso
vorrei parlare con te…".
"Ma certo…di che
cosa?" Shiryu sorrise al suo amico, finalmente rilassato dopo due
bruttissime settimane; aveva uno spirito forte, era stato educato nell’equilibrio
e nella misura e il suo maestro gli aveva indicato la via dell’accettazione
del proprio destino, ma vedere Seiya in stato di incoscienza e ferito
gravemente gli aveva procurato una sofferenza difficile da sopportare.
Loro due erano legati da
un filo invisibile ma fortissimo, lo aveva sempre saputo: dalla
complicità di quando erano bambini fino al rapporto che si era creato fra
loro durante quei mesi crudeli di battaglia; e se quando combattevano il
loro leader indiscusso era Seiya, il prescelto da Athena, l’erede di
Sagitter, quando erano semplicemente loro stessi si accorgeva dell’affidamento
che il ragazzo dai capelli castani faceva su di lui, dell’affettuosa
allegria con cui cercava la sua vicinanza…e anche lui cercava la sua,
anche se nel suo modo discreto.
Adorava l’indole di
Seiya: certo, vedeva tutti i suoi difetti, era sbruffone, un po’
megalomane e convinto di poter risolvere tutto lui, ma era leale e
sincero, una persona che mantiene una promessa a qualunque costo, un
cavaliere capace di sdrammatizzare con una battuta anche nelle situazioni
più difficili…qualcuno che aveva una fede cieca nell’amicizia…
Averlo vicino lo rendeva
contento, gli sembrava…naturale…ecco, sì, naturale…qualcosa di
ovvio e di immutabile come le leggi che regolavano il corso degli astri a
cui erano consacrati…
Seiya guardò Shiryu
negli occhi, facendo mente locale su una frase dell’amico che fino a
quel momento gli era sfuggita: "Che significa che ‘per ora’ state
a Villa Kido? Volete allontanarvi?".
"Ah, in realtà l’ho
detto pensando a me stesso: fra qualche tempo, due o tre settimane,
tornerò in Cina" e nel dirlo la sua voce sembrò velarsi.
"Il maestro vuole
che tu vada lì a riposarti?".
A questo punto Shiryu
sembrò imbarazzato: "Seiya…non ti ricordi? I cavalieri d’Oro…"
ma non finì la frase, sperando che l’amico ricordasse da solo.
Era troppo crudele da
dire.
"Cosa vuoi dir…"
ma dopo pochi istanti Pegasus ammutolì; già, il suo cervello stava
rimettendo insieme tutti i pezzi dopo queste due settimane di torpore, ma
questo avrebbe preferito non ricordarlo mai…
I cavalieri d’Oro erano
morti. Tutti. Tutti, perfino Ioria, Milo…perfino Shaka e Mu…e quindi…perfino
il maestro di Shiryu: Doko di Libra!!!!
Sentì che gli si
stringeva il cuore. Per se stesso, certo, perché Ioria era un amico, ma
soprattutto per il Dragone: il cavaliere di Libra non era stato solo un
maestro, ma anche un padre per lui, glielo aveva sentito dire molte volte…e
ora…
"Mi dispiace"
mormorò, senza riuscire a dire altro; tese una mano e Shiryu la prese tra
le sue, stringendola dolcemente.
"Anche a me. Il
maestro diceva che servire la Giustizia, per quanto bello, è anche molto
triste, ma che allo stesso tempo non bisogna piangere per chi ha trovato
la pienezza compiendo fino in fondo il proprio destino e il proprio dovere…".
"Questo è vero…ma
per gli amici persi si può piangere…".
Inconsciamente, Shiryu
intrecciò le sue dita con quelle di Seiya: "Penso di sì…".
"Quindi…- la voce
di Pegasus si fece esitante- …devi tornare in Cina da Fiore di
Luna?" sarebbe stato un brutto colpo, ma era meglio saperlo subito,
si disse. Quindi fu una sorpresa vedere l’amico scuotere il capo in
segno di diniego.
"Fiore di Luna non
è più ai Cinque Picchi, le ho scritto dicendole di trasferirsi in uno
dei paesi vicini: sarebbe stato inutile e pericoloso per lei restare da
sola in quel posto isolato...no, io torno ai Cinque Picchi per la memoria
del maestro, per la grande cascata, per le sue acque…".
Seiya annuì: "Quel
luogo è come se fosse tuo, Shiryu…e poi, sei l’erede del Cavaliere di
Libra, giusto?".
"In che
senso?".
"Be’, sei nato
anche tu sotto il segno della Bilancia…tutto quello che lui ti ha
insegnato, un giorno sarai tu ad insegnarlo ad altri!".
"Pensavo proprio ad
una cosa del genere…".
Era confortante in un
certo senso: tramandare quegli insegnamenti, ripetere quelle parole, farle
rivivere…manteneva un legame con chi le aveva dette per primo…e non un
legame che si crogiolasse nello sterile dolore, ma uno forte, vivo, che
generava nuovi cavalieri…
Era il modo migliore per
onorare Doko.
E bisognava che avvenisse
lì, presso la bellissima cascata il cui scroscio aveva accompagnato le
sue ore dell’allenamento e quelle del riposo: non era pensabile
trasferirsi in un altro posto.
Per qualche minuto
rimasero in silenzio, presi da sofferte riflessioni, ma in questo modo
nuovi dubbi si affacciarono nella mente di Pegasus. Dubbi che
necessitavano una risposta.
"Ma tu e Fiore di
Luna non eravate fidanzati?" chiese.
Shiryu alzò il capo per
guardarlo: come gli era sembrata strana la voce del suo amico…
"No, non proprio…e
comunque gli ultimi avvenimenti, le battaglie sostenute prima ad Atene,
poi ad Asgard, poi contro Posidone e contro Hades mi hanno fatto capire
che è vero quello che ho sempre sentito dire…chi non fa parte del mondo
dei cavalieri non può capire fino in fondo e soffrirà sempre per questo…Nel
periodo delle mia cecità lei mi è stata sempre accanto, ma io non ho mai
potuto prometterle quello che più desiderava: che sarei tornato a vivere
una vita normale, senza cosmo, senza battaglie…Io…le voglio molto
bene, ma non potrei mai costringerla ad una vita di paura per la mia
incolumità o di rancore per la mia scelta. Sai…io e Fiore di Luna ormai
ci conosciamo da più di sei anni…non abbiamo avuto bisogno di parole,
quando ci siamo visti l’ultima volta…".
"Quindi sarai solo
laggiù…" mormorò Seiya; si sentiva strano, allo stesso tempo
sollevato e meno geloso, ma anche meschino e colpevole per questi
sentimenti.
La sua frase, però, ebbe
un effetto imprevisto su Shiryu.
Il ragazzo dai lunghi
capelli neri lo guardò intensamente negli occhi, prese un lungo respiro e
poi parlò con calma, come se avesse pensato a lungo alle cose da dire:
"Probabilmente sbaglio nel dirti questo, non dovrei…ma mi
piacerebbe tanto se tu venissi a stare lì con me, per un po’…".
Seiya trattenne il fiato
per l’emozione!!! Stare da solo con Shiryu, anche se per poco, gli
sembrava un sogno!! Senza nessuno che reclamasse la loro presenza e la
loro attenzione, senza Hyoga con le sue pungenti osservazioni, senza i
rimbrotti di Mylock e soprattutto, pur con il dovuto rispetto, senza Lady
Saori!!!! Il ragazzo strinse maggiormente la mano di Shiryu ed esclamò:
"Certo che parto con te!!!! Perché pensi di aver sbagliato nel
dirmelo?".
"Be’…-la
sorpresa sul volto del Dragone era palese- …non so…hai appena
ritrovato tua sorella e pensavo che volessi prima di tutto passare del
tempo con Seika…".
Maledizione!!!
Seiya si lasciò ricadere
sul cuscino, sbuffando: ovvio, era stato un periodo da schifo, sempre a
dover combattere come macchine da guerra e sempre dovendosi trovare di
fronte tipi che se non fossero mai nati sarebbe stato meglio, poi quando
capitavano due avvenimenti piacevoli e felici, ecco che si annullavano a
vicenda!!!!
Ma l’indole combattiva
di Pegasus e la sua mania di dire e pensare ‘faccio tutto io, risolvo
tutto io’ fecero nuovamente bella mostra di sé! Si stava riprendendo,
non c’erano dubbi…
"Ma chissenefrega!-
sbottò- Scusa, non hai detto che partirai solo tra qualche giorno?
Facciamo quanto? Due settimane? Allora, per tutto questo periodo me ne
starò con mia sorella e parlerò con lei e poi ce ne andremo in Cina, no?
Come vedi ho pensato a tutto!- scherzò con autoironia- E non provare a
pensare di andare da solo…Mi toccherebbe seguirti, ma io non sono mai
stato ai Cinque Picchi, quindi per trovarti dovrei dare il tormento ad
ogni cinese che incrociasse il mio cammino!!".
Shiryu sorrise, vedendo
che il suo compagno era tornato quello di sempre, vivace e propositivo.
"Sarebbe
interessante sentire in quale lingua lo tormenteresti" scherzò
affettuosamente il cavaliere del Dragone, facendo ridere di gusto l’altro
ragazzo; già, ormai Shiryu aveva imparato perfettamente il cinese, ma lui
decisamente non lo conosceva…
"Me la caverei…e
poi…per trovarti mi basterebbe entrare in contatto con il tuo cosmo, lo
sai, e io il tuo cosmo lo sentirei ovunque…" disse a voce più
bassa Pegasus, mentre le sue mani involontariamente ma istintivamente
iniziavano a giocare con i lunghissimi capelli neri del compagno.
Shiryu non si ritrasse e
non commentò il gesto in nessun modo, ma gli sorrise accarezzandogli una
guancia, poggiando una mano sulla sua fronte per assicurarsi che fosse
fresca: "Non preoccuparti, non vado da nessuna parte da solo…".
E lo pensava veramente,
con una certezza assoluta come poche; quando era maturata questa
sensazione in lui? Non lo sapeva e non se lo chiedeva: era successo, ora
voleva soltanto vivere questo sentimento germogliante, voleva curarlo con
dedizione e farlo crescere…
Non lo aveva previsto,
non lo aveva neanche voluto, ma era capitato e sentiva che ormai la
presenza del compagno gli era indispensabile: qualcuno che sapesse esattamente
cosa provasse, perché quella vita segnata da un destino di astri era
anche la sua…qualcuno capace di essere un leader, perché Seiya a modo
suo lo era…eppure quando erano insieme sapeva di essere lui la roccia a
cui l’altro si appoggiava…Il cosmo di Pegasus poteva essere più
intenso e lui era il prescelto di Athena, ma quando erano ‘in borghese’
e tornavano ad essere dei semplici ragazzi che si conoscevano da una vita
le cose erano diverse e Seiya mostrava il suo lato ancora ragazzino,
spensierato, pieno di voglia di divertirsi, di giocare a calcio, di
scherzare… Quando lo vedeva così, Shiryu provava una sorta di tenerezza
che sarebbe sembrata fuori luogo rivolta ad un Cavaliere di Athena a chi
non avesse conosciuto Seiya come lo conosceva lui.
Non che fosse un tipo ‘tenero’,
questo no!!! Ma aveva sofferto per la mancanza di una famiglia, per la
vita nell’orfanotrofio e poi per la separazione dalla sorella ed era
quello di loro che si faceva meno problemi a mostrare le sue emozioni. A
pensarci bene, forse era l’unico realmente estroverso dei cinque Bronze
Saint: definire Hyoga estroverso sarebbe stato un ossimoro; Shun sapeva
essere allegro, ma non sempre; quanto a Ikki…Ikki non era neanche
introverso, era misantropo! E lui stesso…lui era riservato, non proprio
introverso…ed era paziente…
La strada verso cui lo
conduceva il suo spirito era nuova, ma Shiryu non se ne preoccupava:
avrebbe aspettato tutto il tempo necessario per scoprire fin dove li
avrebbe condotti. Lui era il discepolo di Libra, nato sotto il segno della
Bilancia, simbolo di Giustizia…se fosse stato qualcosa di sbagliato, lo
avrebbe avvertito, lo avrebbe sentito fin nelle ossa, ne era certo; invece
sentiva solo sensazioni positive e la coscienza leggera e pulita come
sempre…
I suoi occhi chiari si
fissarono in quelli castani di Seiya ed erano limpidi, senza ombre, come
gli occhi di chi sappia percorrere la strada prescelta; l’altro ragazzo
sentì su di sé tutta la forza di quello sguardo indagatore e pensò che
forse…forse il suo non sarebbe rimasto solo un sogno e che talvolta il
fato era benevolo; poi pensò anche che lui e Shiryu stavano varcando una
soglia e che, forse, se ne poteva parlare…sperando di non essersi
sbagliato, ovviamente!!!
Sicuramente non si era
sbagliato…e poi aveva davvero troppo bisogno di parlarne finalmente!!!!
Massì, dirglielo e risolvere tutto, tutto in una volta!!!!
Per lui era la cosa più
facile da fare: gli piaceva parlare, gli piaceva chiacchierare, esprimere
i suoi sentimenti era un qualcosa di naturale ed erano stati una
sofferenza quei lunghi mesi in cui aveva dovuto reprimersi.
"Ci tengo a venire
con te, Shiryu, davvero!!! Perché io…io…" ma scoprì di non
poter continuare, era troppo emozionato e la sua parlantina era scomparsa.
Che accidenti di figura!!! Ritrovarsi con una frase a metà proprio
davanti a Dragone!!! Che figura da imbecille, se lo sarebbe ripetuto mille
volte!!!
Ma Shiryu scosse il capo,
sorridendo e gli disse semplicemente: "Anch’io" prima di
chinarsi su di lui per baciarlo. Un bacio dolce per entrambi.
Epilogo.- In Cina…
Dopo un mese trascorso ai
Cinque Picchi, Seiya aveva capito molte cose: prima di tutto il segreto
della calma tranquillizzante di Shiryu; chi non avrebbe avuto i nervi
distesi, vivendo tanto a lungo in un posto simile?
Durante il giorno, il
paesaggio rurale e incontaminato era splendido: il verde del bosco che
circondava la dimora isolata dove vivevano, l’azzurro della grande
cascata, i colori lontani dei villaggi più vicini che si intravedevano
dalla cima dei picchi…
Il paese più vicino
distava quasi due ore di cammino, quindi erano davvero soli; la casa che
era appartenuta al Cavaliere di Libra era modesta e semplice, ma
accogliente e arredata in uno stile tipicamente cinese. In essa, Seiya
riconosceva i valori in cui era stato educato Shiryu dal suo maestro.
Una volta gli aveva
chiesto se non gli mancassero gli agi di cui potevano godere quando
risiedevano a Villa Kido, ma il Dragone aveva scosso la testa senza
pensarci: "Lì c’è la comodità, sì, ma cos’altro? L’anima
delle mie costellazioni è qui. È qui che sono sempre tornato, quando ho
avuto bisogno di essere forte".
Ma non era neanche quello
che interessava a Seiya; dopo tanto penare e combattere per gli altri
aveva deciso che un po’ di sano egoismo era quello che ci voleva per
tutti loro, per non perdere troppo il contatto con la realtà…
No, a lui interessava il
suo rapporto con Shiryu, quel legame a cui erano stati quasi imbarazzati
di dare un nome, mentre ora la parola ‘amore’ faceva capolino sempre
più spesso nelle loro menti e nei loro gesti, prima ancora che nei loro
discorsi.
Seiya lo sentiva con
tutto se stesso, con tutto il suo spirito istintivo e passionale.
Lo sentiva quando faceva
l’amore con Shiryu e si abbandonava al suo atto di possesso, ai baci che
ricambiava con tutto il suo ardore, alle carezze delle sue mani; lo
avvertiva nella stretta salda e forte delle sue braccia…in quei momenti
interminabili di quiete, dopo, quando riposavano insieme nel grande letto
che condividevano e lui passava le dita fra i capelli neri e lunghi del
cavaliere del Dragone e si divertiva ad arrotolarli attorno a un dito,
quei capelli che fino a poco prima ricadevano sul suo corpo, mentre Shiryu
si muoveva sopra di lui e lo portava all’estasi…
Gli interessava capirlo
meglio, conoscere la fonte di tale calma tranquillizzante; Seiya sapeva
che lui e Shiryu erano diversi in questo: se c’erano delle difficoltà,
il cavaliere di Pegasus spronava tutti con la sia energia, con la sua
fiducia in se stesso e negli altri e nella forza dell’amicizia che li
legava tutti; ma Shiryu non era questo, era un’altra cosa: lui non
diceva che sicuramente avrebbero vinto, ma che qualsiasi cosa fosse
successa, sarebbero andati avanti con onore.
Stando lì ai Cinque
Picchi, aveva potuto apprendere molti degli insegnamenti che il vecchio e
venerato Doko aveva lasciato nella casa, con i suoi libri, e nella mente
di Shiryu, e questi si fondevano mirabilmente con ciò che gli aveva
insegnato Marin in Grecia, tanti anni prima.
Oriente e Occidente.
Nella sala da pranzo,
dove ancora si vedeva la mano di Fiore di Luna nella disposizione dei
mobili e degli oggetti, una parete era decorata con un bell’esercizio di
calligrafia, che riportava una massima importante.
"Presta cura anche
alla più insignificante delle cose: pensa alla fatica con cui tutto nasce
e tutto muore".
"Quello l’ho
scritto io" gli disse, una sera, Shiryu, dopo averlo sorpreso per l’ennesima
volta a studiare con cura la frase.
Seiya si era voltato
verso di lui, sorpreso: "Il vecchio Maestro ti faceva fare esercizi
di calligrafia?".
"Talvolta, la sera…ho
impiegato settimane per terminare questo lavoro in particolare. Ma,
dopotutto, era rilassante…".
"Lo faceva per
insegnarti a concentrarti meglio?".
"Per insegnarmi la
pazienza e la precisione: non deve esserci nessuna sbavatura d’inchiostro,
ogni ideogramma deve essere perfetto. E per farmi meditare su ciò che
stavo scrivendo, suppongo" spiegò il cavaliere del Dragone,
portandosi alla bocca la tazza di tè ancora fumante.
Ormai era notte.
Una notte limpida e senza
nuvole, ma dall’aria fredda. Era l’aria dei Cinque Picchi.
"Il tuo Maestro era
il più saggio dei Cavalieri d’Oro, sapeva sempre cosa dire e come dirlo…mi
chiedo…" e il ragazzo si interruppe, a disagio.
Non era sicuro che Shiryu
gradisse affrontare l’argomento.
"Che cosa?" lo
incoraggiò comunque l’altro, in attesa.
"Mi chiedo che cosa
avrebbe detto di noi, come avrebbe commentato…be’, insomma,
noi!!!" disse Seiya, tutto d’un fiato, fissando il volto del
compagno.
Lo sguardo di Shiryu per
un attimo parve velarsi, pensando che sarebbe stato bello se il Maestro
avesse potuto dire qualcosa, qualunque cosa, o anche soltanto scuotere la
testa con disapprovazione, perché avrebbe significato averlo ancora lì,
vivo, presente. Ma poi pensò che no, Doko non avrebbe scosso la testa con
disapprovazione, non lo avrebbe mai fatto davanti ad un sentimento fresco
e limpido come il loro… che cosa avrebbe detto Doko? Avrebbe taciuto in
un silenzioso assenso o avrebbe dato qualche consiglio?
"Forse ci avrebbe
scambiati per due pazzi!! Due matti che credono ancora nell’amore, a
dispetto di tutto ciò che hanno vissuto! " scherzò Seiya, per
distogliere Dragone dai suoi pensieri. Ma la sua frase, buttata lì con
noncuranza, fu una folgorazione per il compagno.
Shiryu inclinò appena il
capo e sorrise al suo ragazzo: "Forse sì, ma avrebbe detto che
questa è la condizione di tutti gli amanti. E non sarebbe stato un
commento negativo".
"Che vuoi
dire?".
"Mi sono ricordato
di una delle sue storie…vuoi che te la racconti?".
Gli occhi castani di
Seiya brillarono, curiosi: "Sono tutt’orecchi!!!".
"Lui la raccontò a
me poco prima che lasciassi i Cinque Picchi per tornare a Nuova Luxor e
partecipare a quell’inutile torneo…dunque, in un giorno di tanto tempo
fa, la Follia invitò a pranzo un po’ di amici, che accettarono tutti l’invito.
La giornata era molto bella e loro avevano mangiato all’aperto, in un
bel giardino circondato da campi, così dopo pranzo la Follia disse:
"Perché, per divertirci un po’ non giochiamo a nascondino?".
"Che cos’è nascondino?" chiesero gli altri. "Io mi
volterò contro quell’albero, con gli occhi chiusi, e voi intanto
dovrete nascondervi mentre conterò fino a cento: quando avrò finito di
contare, verrò a cercarvi e dovrò trovarvi uno ad uno". Tutti gli
amici furono d’accordo, quindi la Follia chiuse gli occhi e si voltò e
gli altri iniziarono a cercare un nascondiglio adatto. Dopo che la Follia
ebbe contato fino a cento, iniziò la ricerca. La prima ad essere trovata
fu la Curiosità, che si era sporta da dietro l’albero che la copriva
perché voleva vedere chi sarebbe stato scoperto per primo; poi fu la
volta del Dubbio, che era rimasto seduto su una recinzione perché non
riusciva a decidere se nascondersi da un lato o dall’altro; subito dopo
la Follia trovò dietro un cespuglio il Trionfo e l’Invidia, che sempre
accompagnava il primo, e lungo uno dei viottoli la Disperazione che
piangeva perché non riusciva a trovare un posto che la nascondesse; la
Dimenticanza andò incontro alla Follia perché si era scordata le regole
del gioco e fu facile trovare anche la Gola: bastò seguire le briciole
dei biscotti che aveva portato con sé…insomma, ad uno ad uno furono
trovati tutti e la Follia era già convinta di aver vinto, quando si
accorsero che mancava l’Amore. A quel punto la Follia si rimise in
cerca, ma non riusciva a trovarlo: aveva guardato per tutto il giardino,
ma non ve ne era traccia…allora si spinse più lontano, ma continuava a
non trovarlo…alla fine arrivò di fronte ad un roseto e iniziò a
spostare bruscamente le rose per aprirsi un varco e cercare l’Amore
scomparso. D’un tratto sentì un urlo di dolore e, voltandosi, vide l’Amore
che piangeva e sanguinava da un occhio, perché si era ferito con le spine
delle rose che la Follia aveva scansato. La Follia si scusò, si disperò,
perché non lo aveva fatto apposta, e supplicò l’Amore di perdonarla,
giurandogli che da quel momento gli sarebbe stata sempre accanto. L’Amore
la perdonò…".
"…e da allora l’Amore
è cieco…" disse Seiya, sorridendo.
"…e la Follia lo
accompagna…" concluse Shiryu, ricambiando il sorriso.
Fine ^^
Qualche giorno fa stavo ascoltando una
trasmissione di una delle radio private di Roma e il conduttore aveva
detto che gli era arrivata via e-mail una bellissima favola: è questa
della Follia e dell’Amore. Non so chi l’abbia creata per primo, non so
se sia una citazione di qualche autore, e forse non l’ho riportata
neanche tutta (temo di aver scordato qualcosa). Insomma, non so un sacco
di cose, ma mi è piaciuta moltissimo e mi è sembrata adatta alla
conclusione di questa fic…Spero che piaccia anche a voi.
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