I personaggi sono di T. Inoue. Al
solito, mandate le critiche carine a me e gli insulti, al mio analista.( Se
scrivo assurdità è solo colpa sua!!!>_<) Dedicata
a Mel, per la sua 'consulenza' ^__^'
Verrà il tempo Di
Gojyina-chan ‘…E venne il tempo in cui
Kami, parve dimenticarsi di Kaede Rukawa…’ Il pugno, colpì il bel volto
del corvino, facendolo barcollare. Restituì la gentilezza, con un calcio, un
altro, un altro ancora. Erano in troppi. Dieci contro uno…Un’impresa
quasi impossibile, anche per uno come lui… Tre bastardi riuscirono, a
fatica, ad immobilizzarlo. "Finalmente! – ansimò
quello che sembrava il capo dell’allegra comitiva – Con te fuori uso, le
nostre ragazze torneranno da noi! – sogghignò, brandendo una grossa spranga
di ferro – Voglio vedere se riuscirai ancora a giocare, dopo che ti avrò
fratturato tutte le ossa!" rise l’ energumeno. No! Kaede ebbe un fremito
interiore. Senza il Basket, non poteva vivere!Non avrebbe avuto più niente.
Niente!!! La spranga, brillò sinistramente,
alla luce del lampione, fendendo l’ aria con un sibilo di morte e dolore. Al volpino, non restò che
chiudere gli occhi, sconfitto dalla malvagità dell’animo umano. "Ma…Che…?!" La voce allarmata del suo
assalitore, costrinse Rukawa a sollevare il capo. Una mano. Una mano ambrata, aveva
afferrato il pezzo di ferro, fermandolo a pochi centimetri dal ginocchio
destro del volpino. "Dieci contro uno –
sibilò una voce familiare – Questa è una cosa che mi fa veramente incazzare,
purtroppo per voi!" Kaede guardò, allibito,
Hanamichi scagliarsi contro i suoi aggressori… Era…davvero lui ?! Una tigre. Un felino predatore
con una brama di sangue smisurata, ecco cos’era! Gli occhi scuri, erano due
braci incandescenti. I muscoli tesi, attraversati da scariche di adrenalina
ed ira selvaggia. Rancore. E odio. E dolore… Queste, la benzina che
alimentava quel corpo, fornendogli l’ energia necessaria per continuare a
sferrare pugni e calci di una forza inaudita… Dopo un tempo incalcolabile,
anche l’ ultimo ragazzo, fu sbattuto per terra, privo di sensi. Sakuragi continuava ad
ansimare. Non era abbastanza. Ne voleva ancora! Era...quello, il
Do’hao?! Il rossino, guardandosi
attorno alla ricerca di un’ altra preda, si accorse della sua presenza. "Ru…kawa?!"
sobbalzò, sorpreso. Kaede avrebbe voluto
rispondergli con il solito ‘Hn’, ma
in quel momento, la vista si annebbiò e tutto divenne buio. Che buon profumo…Che
tepore…Era quello, il Paradiso? Rukawa aprì faticosamente gli
occhi. La stanza non era molto
grande, se avesse smesso di girare per un paio di secondi, magari sarebbe
anche riuscito a notare l’ arredamento. Gli sembrava di essere
sdraiato su un divano letto, dato che, accanto alla testa, un bracciolo beige
gli impediva di vedere la persona che si stava muovendo in quella che doveva
essere la cucina… La sue mani erano state
fasciate e non solo quelle. Qualcuno lo aveva medicato… Un ciuffo di capelli purpurei,
attirò la sua attenzione….Hanamichi?! "Ehi, Kitsune! – lo
salutò allegramente – Ti sei svegliato!" "Hn" gli rispose,
richiudendo gli occhi. "Aspetta! Non dormire! –
mormorò il rosso – Devi mangiare!" Gli sistemò i cuscini,
tentando d’ essere il più accorto possibile. Da quando quelle mani erano
così…delicate?! Kaede lo vide avvicinarsi con
in mano un vassoio munito di quattro gambe, colmo di fette biscottate
ricoperte di marmellata e cioccolato. "Cerca di mandar giù
qualcosa. Devi prendere gli antidolorifici!" gli spiegò il ragazzo. "Hn" la testa gli
martellava troppo, per poter articolare una frase di senso compiuto. Come se gli avesse letto nella
mente, il rosso iniziò una breve delucidazione su quanto avvenuto. "Ieri sera sei stato
aggredito. Ti ho portato a casa mia. Adesso è tardo pomeriggio. Non conosco
il tuo numero di telefono e non so dove abiti…non ho potuto avvertire i tuoi…
- sembrava molto dispiaciuto – Hai qualcuno da avvisare?" "No" mormorò il
corvino. I suoi erano in Europa. Era solo…come al solito… "Ok! Senti…Io dovrei
andare al lavoro…Tieni. Queste sono le medicine…Il telecomando della tv lo
appoggio sul bracciolo…Non lo so…Ho messo il necessario a portata di
mano…Spero di non aver dimenticato niente…" si guardò attorno,
controllando che fosse tutto a posto. "Hn" "Lo prendo come un sì.
Vado. Ricorda le medicine!Ciao!" gli lanciò un’ ultima occhiata, ed
uscì. Man mano che i giorni
passavano, Kaede stava sempre meglio. Non riusciva ancora a muoversi senza
imprecare in cirillico, ma almeno la testa era tornata lucida. Taceva ed osservava… Il rosso viveva da solo, in un
buco che solo chi era dotato di una grande fantasia, poteva chiamare ‘casa’,
arredato con lo stretto indispensabile. Un piccolo soggiorno, con il
divano letto su cui era coricato lui, un mobile con libri scolastici, una tv
vecchia e malandata, appoggiata su uno scatolone. Una cucina ed un minuscolo
bagno. Hanamichi aveva fatto spargere
la voce a scuola, che l’ asso dello Shohoku era andato via per qualche
settimana con la sua famiglia, per evitare ripercussioni al Club di Basket ed
evitargli l’ assillo delle spasimanti, in lacrime accanto al suo capezzale. In quei quattro giorni, Kaede
aveva imparato le abitudini del compagno di squadra. Dopo gli allenamenti, tornava
a casa con una busta della spesa, si metteva in cucina a leggere, gli faceva
da mangiare – e cucinava benissimo – poi usciva di sera e rientrava verso le
due di notte, dormendo sul futon, accanto al divano. Se avesse avuto un po’ di
fiato, gli avrebbe detto di stendersi accanto a lui, il divano era abbastanza
grande per entrambi! Hanamichi era un’ altra
persona proprio! Silenzioso, delicato…gentile. Gli parlava lo stretto
indispensabile, conoscendo la sua avversione per il chiasso. Era premuroso. Gli aveva
controllato le medicazione più di una volta, temendo delle infezioni. Non lo guardava in faccia
quasi mai…e Kaede, si scoprì a desiderare quegli occhi su di sé. Due giorni dopo, tornò a casa
insieme a Mito. "Rukawa, come stai?"
gli chiese subito il nuovo arrivato, che teneva in mano una piccola busta di
plastica. "Hn" "Mi sembra già in
perfetta forma! – rise, dirigendosi in cucina – Hana, metto le medicine sul
tavolo, ok?" "Sì. Ringrazia tuo padre
da parte mia!" disse il rosso, armeggiando con le stoviglie. "A che serve un genitore
farmacista, sennò?" sogghignò Yohei. Era quella, l’amicizia?
Aiutarsi, senza voler nulla in cambio? Per la prima volta in vita
sua, le certezze di Rukawa vacillarono pericolosamente… Aveva sempre contato solo su
sé stesso…Eppure, in quel preciso momento, si scoprì invidioso, di quel
rapporto così stretto ed affettuoso… "Yo, controlla il the. Io
vado a fare la spesa" Hanamichi prese la giacca ed uscì "Erano in dieci, eh? –
gli domandò Mito – Che gli farai alle donne, beato te!" sospirò
affranto. "Hn" Dopo un momento di silenzio,
Kaede diede voce ad un pensiero che lo assillava da giorni. "Perché?" mormorò
faticosamente, guardando la porta d’ entrata. "Erano dieci, i teppisti
che lo bloccarono, impedendogli di chiamare i soccorsi per suo padre…Lo trovò
un giorno, rientrando da scuola, dopo essere stato aggredito da quattro di
loro…Era sdraiato qui, nell’ingresso…colto da infarto… È morto così…Confesso
che mi fa sempre un po’ impressione, entrare in questa casa…- spiegò Mito –
L’altra sera, credo che abbia rivissuto quel momento, non so…" borbottò
assorto. Ecco il perché di tutta quella
furia omicida, apparentemente immotivata! "È solo?" "Sua madre è morta
dandolo alla luce…Crede di averli uccisi entrambi e…" sobbalzò,
arrossendo vistosamente. Aveva detto una frase di troppo e se ne era reso
conto troppo tardi. Nei giorni seguenti, Rukawa
faticò non poco a far conciliare l’immagine che aveva del rossino, con il suo
drammatico passato… Era diventato persino
ricettivo ad ogni stato d’animo di Hanamichi, il vero Hanamichi. Lo aveva conosciuto più in
quei dieci giorni, che non in un anno intero! Con la gola riarsa, si sollevò
faticosamente dal divano. Sakuragi era ancora a scuola, e lui aveva una sete
del diavolo. Lentamente, arrivò al
frigorifero, aprendolo piano. Dentro vi erano solo alcune
bottiglie d’acqua e qualche lattina di birra… Strano. Il rosso faceva la
spesa tutti i giorni… Stancamente, tornò al suo
giaciglio. In effetti, ora che ci faceva
caso, non lo aveva mai visto mangiare… Un pensiero lo trapasso, come
una scarica elettrica. Si era tolto il cibo di
bocca…per donarlo a lui! Non se ne era mai accorto, e
di certo, Hanamichi non glielo aveva fatto pesare… Il Tensai gliel’aveva fatta
sotto al naso! Proprio a Kaede, che si era
sempre reputato un ottimo osservatore. "Do’hao!" sibilò a
se stesso, talmente assorto da non sentire il rumore della serratura. "Oi, Kitsune! Stai
meglio, vedo!" sorrise il rosso, andando subito in cucina. Cos’era quell’oppressione che
sentiva sul petto?! Possibile mai…?! Lui, Kaede Rukawa, che si…COMMUOVEVA?! Nessuno, MAI, aveva fatto una
cosa del genere per lui, nemmeno i suoi che, pur lontani, lo amavano
tantissimo… Hanamichi si avvicinò con il
solito vassoio, gli preparò i medicinali e lo salutò, andando al lavoro. Ecco perché, quel cibo, era
tanto buono! Arrivò il giorno in cui, il
volpino, si ristabilì completamente. Imbarazzato all’ennesima
potenza, tentò di trovare le parole adatte per ringraziare il compagno di
squadra. "Kitsune, non l’ho fatto
per avere qualcosa in cambio! Quindi, non sovraccaricare il neurone e vai a
giocare! Quindici giorni senza Basket! Se mi vai in crisi d’astinenza, non
saprei come spiegarlo ai vicini!" scherzò Sakuragi, salutandolo. "Hn" tolto d’
impaccio, Rukawa se ne andò, mormorando un flebile "Grazie lo
stesso" Varcata la soglia della sua
casa, così grande, ma fredda e silenziosa, Kaede si accasciò contro la porta,
scoppiando in un pianto dirotto. Rukawa, si rigirò nel letto,
incapace di prendere sonno, nonostante fosse la prima sera che passava nella
sua confortevole camera. Non riusciva proprio a
dormire. Ossessionato da una figura che nella sua mente diventava sempre più
schiacciante e predominante. HANAMICHI. Rideva e scherzava, celando a tutti la
sua triste condizione familiare… HANAMICHI. Dotato del suo stesso talento naturale. HANAMICHI. Diventato indispensabile per la squadra,
ottenendo, nel giro di dodici miseri mesi, ciò che lui si era guadagnato in anni di duro allenamento. HANAMICHI. Amico leale e sincero. Apprezzato da
tifosi ed avversari. HANAMICHI. Buono e generoso. Pronto a difendere
conoscenti o estranei. HANAMICHI. Che sfamava ed accudiva anche il suo
peggior nemico… LO DETESTAVA!!! Odiava tutto, di lui!!! Era insopportabile, perché lo
faceva sentire….UMILE. KAEDE. Era solo un bravo giocatore, ma non
ancora il numero uno. KAEDE. Era solo un bel ragazzo, ma nessuno
badava a CHI, realmente, fosse. KAEDE. Senza il Basket, era niente. Un
bell’involucro, ma nulla di più. KAEDE. Se poteva continuare a giocare, lo doveva
solo a….LUI!!! Lo odiava!!! Questo suo stato d’animo, lo
portò a cadere in uno stato d’apatia, vicino alla depressione. Non era concentrato in campo,
idea, per lui, assurdo, fino a poche settimane prima. Evitava di fermarsi per gli
allenamenti supplementari, cosa altrettanto incredibile. Il suo comportamento
quantomeno anomalo, non sfuggì alla squadra, ma solo Ayako, si sentì in
dovere di chiedergli spiegazioni, ricevendo, in cambio, un ostinato silenzio. Il volpino, smise anche di
stuzzicare Sakuragi, il quale, dal canto suo, aveva preso ad ignorarlo a sua
volta, convinto che quello strano atteggiamento, fosse dovuto all’imbarazzo
che provava nei suoi confronti, per quanto accaduto tra loro. Un’intera settimana di
malcontento ed allenamenti noiosi, culminò con tre contro tre, deciso da
Anzai, per risollevare l’umore del gruppo che, paradossalmente, senza le
schermaglie dei loro due giocatori di punta, era svogliato ed inconcludente. Mitsui, Sakuragi e Yasuda
contro Miyagi, Rukawa e Kakuta. Ma anche il quella
circostanza, il volpino non fu in grado di concentrarsi, finendo con l’essere
fermato, per ben quattro volte sotto canestro, proprio dal numero dieci, tra
lo stupore generale. Lo…aveva …..STOPPATO?! Quel bastardo , aveva bloccato
le sue migliori azioni?! Il volpino più incazzato
dell’intera fauna terrestre, fissava con gli occhi sbarrati il parquet,
ancora al centro del campo, immerso nella solitudine della palestra. "Ehi, Kitsune? – la voce
del suo incubo peggiore, lo fece sobbalzare – One on one?" "Hn" "Immagino quanto ti
scazzi il fatto di non aver giocato granché bene…" aggiunse sottovoce. Cosa fa, sfotte? "Beh, se non ti va…" "Ai venti, Do’hao!"
ringhiò Kaede, raccogliendo la palla. Era riuscito a vincere. 21 a
18, grazie ad un tiro da tre punti… Era stato faticoso…troppo,
faticoso… Di nuovo, il senso d’
inadeguatezza, lo sommerse, facendogli mancare l’ aria… "Che fatica!"
borbottò Sakuragi, sdraiato sul parquet, sudato ed ansimante. Accanto a lui, seduto, Rukawa
si asciugò con l’ orlo della maglietta, guardandolo in tralice. "Kitsune? Perché giochi a
Basket?" gli chiese all’improvviso, costringendo il corvino a voltarsi,
fissandolo come se fosse impazzito…. Che cazzo di domanda era?! "Per essere il migliore,
è ovvio!" rispose stizzito. "Ah..." commentò
Sakuragi. "Tsk! Tu lo fai per
quella mocciosa!" ringhiò il corvino, innervosito dalla delusione che
aveva letto in quegli occhi di cioccolato. "Sbagli. Ho iniziato, per
lei…ma ho continuato perché…è divertente!" puntualizzò il numero dieci. "D…Divertente?!"
Rukawa era sinceramente allibito. "Ma sì! E’ solo un gioco,
Kitsune! Non è questione di vita o di morte!" rise Hanamichi,
salutandolo, mentre si dirigeva verso gli spogliatoi. Solo un gioco…? Niente di più di questo?! Dopo una doccia veloce, Rukawa
prese il suo borsone, giungendo fino alla soglia della palestra. Lì, si fermò, udendo le voci
inconfondibili di Sakuragi e del Guntai, vicino alle fontanelle. Preso da uno strano impulso,
si nascose dietro la grande porta. "…Davvero, perdonami! –
stava dicendo Yohei, mortificato –
Non ce la facevo più a vederti vivere in quel modo!" "Lo hai spedito tu, il
mio libro, allora! - sbottò il rossino, corrucciandosi – Ieri mi ha
telefonato l’ editore, e sono caduto giù dal pero!" "E’ una storia troppo
bella, Hana! Ero sicuro che l’ avrebbero pubblicata!" si giustificò l’
amico. "Domani devo passare da
lui…per firmare il contratto…Mi ha persino trovato una casa nuova. Una
villetta vicino alla scogliera. Dice che è il posto ideale, per trovare
ispirazione e concentrazione! Mah! Quello si aspetta che gli scriva altri
racconti!" sorrise ancora incredulo. "Non mi odi, vero?"
gli domandò Yohei. "Sai bene che non ne sono
capace…E comunque, capisco perché lo hai fatto, ma….quell’appartamento…"
mormorò il rosso, abbassando lo sguardo. "Devi chiudere con il
passato, maledizione!" tuonò Mito, serrando i pugni. "Più facile a
dirsi…" la flebile voce di Hanamichi, si perse nell’aria. "Hana! – s’ intromise il
baffuto Noma – Con una casa più grande, potremo dare un casino di
feste!" "Invitare tante belle
prugnette!" rincarò il biondo. "E mangiare a
volontà!" esultò Takamiya. "LURIDI BASTARDI
PARASSITI TRADITORI E AFFINI!!!!!" tuonò Sakuragi, fingendosi mortalmente
offeso, iniziando a rincorrere i suoi amici, finalmente di buon umore. Kaede, attese che le loro voci
si perdessero nella notte per uscire dal proprio nascondiglio. L' unica villa vuota, nella
zona.......era quella a poche decine
di metri dalla sua.... Ritornò a casa in silenzio.
Meditabondo. La settimana successiva,
Hanamichi traslocò. Quello che non sapeva, era che
due azzurrissimi occhi volpini, avevano iniziato a scrutarlo attentamente. Era sera tardi. Kaede,
affacciato alla finestra, osservava la villetta poco distante, ancora immersa
nel buio. Dopo tutti quei giorni passati
a spiarlo, era diventato ipersensibile alla presenza del rossino....Ma, in
fondo, lo era sempre stato. Sia prima, quando le proprie
certezze erano granitiche e salde, figuriamoci in quel periodo, in cui si
sentiva confuso e soffocato da mille dubbi. Il rumore del cancello che
veniva aperto, lo strappò alle sue elucubrazioni. Un barcollante Sakuragi, stava
tentando di raggiungere la porta della sua nuova abitazione. Doveva essere ubriaco, pensò
Kaede. Aggrottandosi, lo osservò
accendere la luce dell'ingresso, far due passi e rovinare a terra. Alla vista del sangue che
usciva copioso dalla testa, il proprio corpo, si mosse da solo. "Hana?" lo chiamò,
teso come ad una finale. Era coperto di lividi ed aveva
un taglio non molto profondo all'attaccatura dei capelli. Lo stese sul divano
color panna del soggiorno e corse in bagno, a prendere l' occorrente per
medicarlo. "Ci siamo scambiati i
ruoli, eh?" lo sentì mormorare, con un mezzo sorriso. "Hn" Se era capace di fare
dell’ironia, non stava poi così male! Rukawa si ritrovò a desiderare
spiegazioni, ma si trattenne. Non erano affari suoi… Già era tanto che lo stesse
rattoppando! Però…. Però, con lui, Hanamichi…. Lo aveva salvato, curato,
sfamato…. "Hn?" chiese, a modo
suo. "Una sciocchezza…"
borbottò, prima di scivolare tra le braccia di Morfeo. La ferita alla testa, non
richiedeva punti, per fortuna. Notò Rukawa, osservando con attenzione quel
viso ambrato. Anche i graffi, erano
superficiali…….. Aveva sempre avuto uno pelle
così morbida? I lividi erano poco estesi………. Che bel viso sereno e vulnerabile……… La mano volpina, indugiò un
istante di troppo su quella guancia tiepida. Pochi minuti dopo, fece il suo
ingresso il Guntai al completo, conciato quasi quanto il suo intrepido capo. “Rukawa?!”
sobbalzò Yohei, sgranando gli occhi per lo stupore. "Hn" "Siamo venuti a darci una
ripulita. Conciati così, non possiamo di certo tornare a casa!" disse
Okusu, dirigendosi in bagno, seguito da Noma e al pancione. "Oplà! – Mito sprofondò
su una poltrona, guardando il suo migliore amico – Come sta?" "Hn. Che ha combinato il
Do’hao?" Doveva
sapere! "E’ stato assalito dai
tuoi aggressori, che per l’ occasione, si sono portati dietro altri cinque
amichetti! Noi eravamo appena stati sbattuti fuori dal pub in cui abbiamo
passato la serata….Hana era voluto tornare a casa prima….Abbiamo sentito dei
rumori, siamo andati a vedere….e ci siamo uniti alla festa!" sogghignò
soddisfatto. "Non me lo ha voluto
dire…" mormorò il volpino, disinfettando le nocche ferite del numero
dieci. "Detesta crucciare, o far
sentire in colpa, il prossimo. E’ fatto così!" sospirò Mito, con un’
alzata di spalle. "Do’hao!" borbottò,
prendendo una benda. "Avrei detto iper
protettivo, ma…Do’hao rende meglio l’idea!" rise il teppista. "Voi?" domandò con
noncuranza. "Poca roba! Tutto il
divertimento se l’è preso il grande capo!" sbuffò il moretto,
imbronciandosi. "Hn" Degni amici di
quello scemo. Pensò, quasi divertito. "Hana si circonda solo di
gente capace di badare a loro stessi…..così non si sente in dovere di
difenderle….." mormorò Yohei, soprappensiero. "Hn?" "Crede di non essere in
grado di proteggere le persone che….KUSO!!!! – imprecò – Con te mi lascio
sempre sfuggire una parola di troppo!" borbottò, adirandosi con se
stesso, anche se sembrava che cercasse di nascondere un sorriso…………. Il pomeriggio successivo, poco
prima dell’inizio degli allenamenti, Mitsui si avvicinò al volpino,
guardandosi attorno con circospezione. "Hai visto, per caso
Hana?" chiese con un filo di voce. "Hn?" "Ultimamente, non
litigate più….Mi siete sembrati…Vicini, ecco…" il Sempai, sembrava
imbarazzato. "Cosa sai?" sibilò
corrucciandosi. "Uff! Stamattina, Tetsuo,
mi ha raccontato di una presunta aggressione ai danni di Sakuragi, oggi non è
venuto né a scuola, né in palestra…così….Mi è venuto il dubbio che potesse
essere vero!" gli spiegò Hisashi, che sembrava molto preoccupato. "Esatto." "KUSO!" imprecò tra
i denti, il numero quattordici. "Hn?!" "È pericoloso! Se Hana si
fa la nomea di ‘invincibile’, ogni bulleto in certa di gloria, potrebbe
aggredirlo! Quindici contro uno, non è un’ impresa da tutti, capisci?" Era…colpa…sua…Pensò il
volpino, sbiancando. Hanamichi colpito. Ferito.
UCCISO!!! Con quei terribili pensieri,
Rukawa percorse la strada di casa, a gran velocità, correndo dal rossino, per
tranquillizzarsi. Doveva vedere che stava
bene!!! Cos’era quella sensazione
sgradevole che sentiva alla bocca dello stomaco?! PAURA?! Sì. Decise dopo qualche
istante. Aveva paura. Era terrorizzato, all’idea di
vivere senza quel sorriso, le risate, l’ energia dirompente…. Vivere senza di…….LUI! Si precipitò da Sakuragi.
Sapeva che teneva spesso la porta aperta, quando era in casa. Il proprio sguardo, era
affamato dei colori autunnali su quel corpo d’ ambra. "Oi, Kitsune!" lo
salutò uno stupito Hanamichi, rimasto steso sul divano dalla sera precedente. “…E venne il tempo, in cui Kaede Rukawa, capì….” La sua ossessione per quel
viso…L’ odore del suo corpo forte e muscoloso, ma dalla pelle tanto delicata… Tutte le sue qualità che
credeva fossero la fonte del proprio malessere… STRONZATE! Se ne era semplicemente
innamorato. Il ragazzo gentile e generoso
che lo aveva accudito e nutrito per due settimane, saltando quotidianamente
la cena, senza dirgli nulla….. La sua risata, che scoppia
all’improvviso, spontanea e travolgente, come un temporale estivo…. Il motivo per il quale pensava
sempre a lui, reagiva solo a quel
pazzo psicopatico…. Lo amava…… Adorava tutto di lui! La fragilità che cela
abilmente, coperta dal chiasso delle sue sbruffonate. L’energia con la quale gioca….
Perché lui… si diverte, giocando a Basket…Con
l’animo fanciullesco che Rukawa aveva perso da anni, ucciso dalla propria
smania di grandezza…Quel bisogno di dover sempre dimostrare di essere il
migliore…. Ma il migliore di CHE, se non
c’ è nessuno a guardarti? Ma ora, voleva quegli occhi di
brace fissi su di lui, non con odio o disprezzo….Ma AMORE! Quelle labbra di ciliegia,
dovevano sfiorare SOLO lui… Tutte le varie sfumature di
rosso con cui si tingevano le sue gote… Come in quel momento, mentre lo
guardava tra lo sconcerto e l’ imbarazzo. "K…Kitsune?
Stai…bene?" gli chiese, incerto. "Hn" Kaede fece dietro front,
tornando velocemente a casa sua. Doveva riflettere!!! "È impazzito!"
sbottò il rosso, guardando verso la cucina. "No. Si è svegliato! –
rise Mito – Ora manchi solo tu!" mormorò, aprendo il frigorifero. Riflettendo con calma, Kaede
tentò di imbastire una strategia. Che il Do’hao fosse etero, non
aveva il minimo dubbio….Anche se….Tecnicamente, non era MAI stato con una
ragazza…. Doveva studiare l’avversario….. Sì, ma come avvicinarsi al suo
obiettivo, senza destar sospetti? Dritto di fronte a lui, il
faccione di Michael Jordan, gli suggerì una tattica vincente! Rukawa sorrise, ringraziando
il suo idolo. Il giorno dopo, Hanamichi si
ripresentò agli allenamenti. Erano ancora ben visibili, sul suo corpo, sia i
graffi che i lividi. " Cos’hai fatto alla
testa?!" chiese Haruko, preoccupata. "Sono…caduto!
Scivolato…nella vasca da bagno, ecco!" balbettò il ragazzo, bordeaux. Non sarebbe mai stato capace
di mentire, nemmeno in un milione di anni! "Mi dispiace!" la
neo manager, gli strinse la mano, in un gesto che voleva essere di conforto. Hanamichi, rimase un attimo
perplesso…. Perché non era contento del
suo interessamento?! Harukina cara, lo
aveva sfiorato…. Perché diamine non sentiva
niente?!?!?! Stupito, si diresse negli
spogliatoi. "Hana, ti devo
parlare!" lo accolse Mitsui, scuro in volto. 'Maledetta gallina!' Rukawa prese letteralmente
fuoco, quando la vide sfiorare la mano del SUO Sakuragi. Quella seppia
essiccata, era un ostacolo, per lui! Kuso! Adesso Hana l' avrebbe guardata
con gli occhioni a forma di cuore e... Per poco la mascella volpina
non si schiantò sul lucido parquet. Il viso del suo futuro
ragazzo, era l' emblema della confusione e della sorpresa... Kaede, nascose un sorriso
soddisfatto. Bene. Bene... La propria gioia, fu però
smorzata drasticamente, appena notò Mitsui che aspettava il rosso negli
spogliatoi. Sicuramente, voleva metterlo
al corrente di quanto appeso da Tetsuo. Di nuovo, una sensazione
spiacevole, attanaglio il suo stomaco. "Michy, sei sempre il
solito esagerato!" sbuffò Hanamichi, terminando di cambiarsi. "E tu sei superficiale ed
incosciente!" La porta era socchiusa e
Kaede, appostato lì vicino fingendo di allacciarsi le scarpe, riusciva a
sentire chiaramente la conversazione dei due ragazzi. "Non temere. Qualunque
cosa accada, la squadra non sarà coinvolta!" "TU SEI
TUTTO SCEMO! Sono preoccupato PER
TE! Cosa vuoi che mi importi del Basket? Rischi la vita,
capisci? LA VITA!!!" tuonò il Sempai, esasperato. "Che differenza vuoi che
faccia..." sospirò stancamente il rosso, prima di uscire dagli
spogliatoi, lasciando da solo, un allibito Hisashi. Do'hao! Che razza di risposta
era?! Rukawa seguì Sakuragi con lo
sguardo. Era tornato il ragazzo allegro e solare di sempre... Davvero non era minimamente
preoccupato? Alla fine degli allenamenti,
il volpino si avvicinò alla sua preda, intenta a sistemare i palloni nella
grande cesta metallica. "Hn" "Che vuoi, Kitsune?"
gli chiese stancamente, senza guardarlo in faccia. "Mi devo sdebitare con
te!" affermò con voce fredda. "E sia! Così, almeno tu,
mi lascerai in pace! - borbottò corrucciato - Allora?" domandò,
appoggiandosi al muro della palestra. "Ti allenerò. Ogni
pomeriggio. Al campetto vicino casa tua." sentenziò incrociando le
braccia al petto. "Il grande
Tensai..." incominciò il rosso. "Ogni pomeriggio. Al
campetto." ripeté con il suo tono da LA-MIA-PAROLA-È-LEGGE! "Ok, Kitsune!"
sospirò, alzando le mani. Non aveva voglia di mettersi a discutere pure con
lui. "Cominciamo oggi. Ti
aspetto lì." annunciò il volpino, andando via soddisfatto. Dopo una settimana, Rukawa si
ritrovò a complimentarsi con se stesso, per la sua ottima idea. Michael Jordan, lo guardò un
po' di sbieco. "Ok, ok! E' merito
tuo!" borbottò il ragazzo, sistemando il poster che, in segno di
protesta, minacciò di staccarsi dalla parete. Sprofondò sul comodissimo
letto all'occidentale. Era...divertente, maledizione! Giocare CON Hanamichi e non
CONTRO di lui... Vedere il suo viso risplendere
di gioia, quando realizzava un canestro difficile, per poi nascondere l'
entusiasmo e borbottare un secco ' Beh, dal Tensai cosa ci si poteva
aspettare?' Kaede, aveva ritrovato l'
impeto degli esordi. Una freschezza rigenerante, merito solo del suo Do'hao! Gli piaceva. Ogni giorno di
più. Ma invece che spaventarlo,
quel sentimento lo rendeva più forte, più sereno, più sicuro.... Non aveva mai giocato così
bene in vita, come in quell'ultimo periodo! Hanamichi era TERRORIZZATO! Che diamine gli stava
succedendo?! Già era stato difficile
accettare il fatto che la cotta per Haruko, fosse passata nel giro di sei
mesi... No. Non poteva tollerare
di....di appr...apprez.....apprezzare la....compagnia di.....di..... "Devo aver l'influenza! O
magari, una malattia tropicale! O....La botta in testa che ho preso! Ecco
cos'è!!! - esclamò allegramente - Può darsi che il colpo ricevuto, mi abbia
provocato dei danni celebrali!" "Più di quelli che hai
già?" scherzò Mito, entrando in casa con una busta colorata in mano. "Scemo! - brontolò il
rossino - Cos'hai comprato?" gli chiese incuriosito. "Ta-daaaan!!! Una copia
del tuo libro! Sta andando a ruba!" Yohei era felice come un bimbo il
giorno di Natale. "Ah." si rabbuiò l'
amico. "Non essere imbarazzato!
Solo noi del Guntai sappiamo che Kyosuke Midori, sei tu!" lo rassicurò
il ragazzo. Kyosuke e Midori, erano i nomi
dei suoi genitori. Hanamichi li aveva usati come pseudonimo, senza un attimo
d' esitazione. Quanto gli mancavano! Cos'era il successo, senza le
persone che ti amano, con cui condividerlo? "Hana....L'epilogo....Quello
che hai scritto durante la riabilitazione...." la voce di Mito, gli
giunse da lontano. "Mmm? - gli chiese,
tornando con i piedi per terra - Oh, sì! Beh, mi è uscito così...Le storie
tristi, rendono di più!" La risposta, parve rassicurare
l'amico, che rise divertito, inneggiando alla furbizia del Tensai... Rukawa, capì immediatamente
che era successo qualcosa. Mise il lucchetto alla bici e
si guardò attorno, stupito. Il cortile della scuola, era
quasi deserto. Entrando in aula, vide i suoi
compagni in lacrime, riuniti in piccoli gruppi, con i nasi incollati sul
medesimo libro. 'Ali spezzate' Un volume di trecento pagine,
con la copertina rossa ed una foto in bianco e nero, con la sagoma di due
candide ali, quasi di profilo, di cui una rotta a metà... Un'immagine triste e
malinconica. "È un libro bellissimo!
Stanotte l'ho letto tutto d' un fiato ed ho pianto come una fontana!"
stava dicendo una ragazza. "Anch'io, sai? E' uscito
solo ieri e già è esaurito!" aggiunse l' amica. "Io l'ho prenotato, ma mi
arriverà tra una settimana!" si lamentò la terza. Kaede leggeva solo rivista sul
Basket ma....quel libro lo.....attirava. "Me lo presti?" si
ritrovò a chiedere alla sua compagna di banco. "Te lo regalo!"
sbavò questa, con gli occhi a forma di cuore. Incurante delle lezioni,
iniziò la sua lettura. Era scritto in prima persona,
come se fosse un diario. Raccontava la storia di un
ragazzo, Minami Sagi, un teppista dai folti capelli viola. Nei primi capitoli,
protagonista era la sua famiglia. La madre era morta di parto. I nonni
materni, che lo incolpavano della scomparsa dell'adorata figlia, chiamandolo
'piccolo Orco'. Il padre che adorava, ma che
l'adolescenza alle porte, aveva allontanato da sé. I suoi amici, scapestrati e
mezzi matti come lui, che erano il suo unico rifugio, la sua VERA
famiglia. Rukawa chiuse il libro. Stava
tremando e non se ne era neanche accorto. Vagamente ricordava il dialogo
tra il Guntai ed il rossino, di qualche settimana prima... Hanamichi, aveva scritto un
libro...........QUEL, LIBRO! Trasse un profondo respiro e
continuò. Minami era arrivato alle
medie. Passava i pomeriggi a fare a
botte, con qualunque teppista che gli capitava. Il sadico divertimento che
provava nel ferire gli altri, arrecando un po' del dolore che era stato
inferto a quel ragazzino solo. Ma più picchiava e più il
bisogno di sangue aumentava...Era perennemente insoddisfatto. fino a quel giorno. Il dramma. L'infarto del padre
e il modo in cui non riuscì a salvarlo, bloccato da alcuni teppisti in cerca
di vendetta. Dopo un anno di depressione e
sensi di colpa schiaccianti, riprese a vivere, grazie soprattutto alla
costante vicinanza dei suoi migliori amici. Iniziò, allora, a cercare una ragazza,
totalizzando la bellezza di sessanta rifiuti. Nessuna voleva aver a che fare
con un tipo come lui, ma il ragazzo continuava a tentare... Non per la donna
in sé..... Cercava l' abbraccio di una
madre, sensazione che non aveva MAI provato in vita sua. Al liceo, conosce una ragazza,
Hiraku. Carina e gentile, che non sembrava assolutamente spaventata dal suo
aspetto o dal proprio passato. Per farle piacere, inizia a
giocare a Volley. Desiderava, nel profondo del cuore, renderla fiera di lui. Ad impedirglielo, però, c' era
l' asso della squadra, Kazuya. Bello, elegante e silenzioso, di cui Hiraku
era innamorata . Minami lo detestava. Quel tizio aveva tutto!
Bellezza, talento ed uno stuolo di ragazzine adoranti. Perché si era portato
via anche lei! Non se ne faceva niente di
tutto quell'affetto! Non si curava di nessuno, nemmeno dei propri compagni di
squadra. Il personaggio di Kazuya, era
molto affascinante. Nel corso della storia, risultava impossibile non
chiedersi cosa ci fosse in quei suoi silenzi. Forse nulla, o magari un
intero mondo da scoprire... Si percepisce anche, un
sottile cambiamento, in Minami nei suoi confronti. In apparenza, il suo
comportamento era immutato, ma tra le pieghe della sua anima, si stavano
stratificando diversi sentimenti, a volte in contrasto, tra loro. All'odio iniziale, si aggiunge
l' ammirazione, seguita da una profonda frustrazione. Per quanto facesse, per quanto
lottasse e si allenasse, continuava a sbattere contro quel muro. sempre più
alto e soffocante. Quello che risultava lampante,
fin dalla prima lettura, era il rapporto morboso che legava i due giocatori. Era palese che Kazuya reagisse
solo al ragazzo dai capelli viola. Ma nessuno dei due, sembra accorgersene. Veniva una gran voglia di
urlare a quei deficienti di far qualcosa....di svegliarsi.....di parlare,
prima che fosse troppo tardi!!! L' ultimo capitolo, riguardava
la riabilitazione di Sagi, dopo l' infortunio ad una gamba, rimediato in
allenamento, e del suo ritorno a casa. Aveva saputo da Hiraku, che il
suo grande rivale era stato preso da una famosa squadra estera, ed era andato
via dal Paese. Stupidamente, il violetto, si
scoprì felice, per lui. Aveva raggiunto il suo scopo... Esistono persone che hanno la
strada spianata. Certo, lottano, si impegnano a fondo, ma alla fine,
ottengono i risultati desiderati. Altri, invece, per quanto si
sforzino, sudino e sputino sangue, non riusciranno mai a combinare nulla di
buono, nelle loro vite... Epilogo - due anni dopo - Minami era in piedi, sul
ciglio della scogliera. In mano, stringeva le foto dei suoi cari. Il mare d' inverno, così
triste e solitario, sembrava in cerca di compagnia. Con un sorriso sereno, il
ragazzo decise di accontentarlo. Il cuore di Rukawa batteva
all'impazzata, lottando contro se stesso, nel disperato tentativo di
ricacciare indietro le lacrime. Ok, la storia era diversa, ma
i personaggi di Minami, Kazuya a Hiraku, per uno che conosceva l' autore,
erano chiaramente riconducibili a..... "Che tristezza, però! Ho
sperato fino all'ultimo che Kazuya e Minami si mettessero insieme!"
sospirò una sua compagna di classe. "E' vero! Minami lo
avrebbe reso più...umano e l'altro lo avrebbe aiutato ad uscire, finalmente,
da quel passato così buio!" "A me è piaciuta molto,
anche così!Il suicidio è un gesto ...'appropriato', per il
personaggio di Minami, non trovate? KAMI SAMA!!!" la ragazza sobbalzò, sentendo il rumore di
una sedia che strusciava violentemente sul pavimento. "Riprenditi il
libro" sibilò il volpino, con un' occhiata assassina, che la terrorizzò
talmente tanto che, appena fu uscito dall'aula, la giovane scoppiò a piangere
shockata. "E' troppo bello! Mi è
piaciuto un sacco!" disse il capitano, per l' ennesima volta. Hanamichi, sogghignò beffardo
"Sei una mammoletta!" "Zitto, tu! Ad Ayako piacciono
i ragazzi sensibili, vero Ayakuccia-love-love!" smielò Miyagi, ricevendo
in cambio una sventagliata. "Allenatevi, massa di
lavativi!" tuonò la bella manager, con il naso incollato al libro dalla
copertina rossa. "Ryota, cosa vuoi che ne
capisca, quello lì, di sentimenti struggenti!" rise Mitsui, facendo un
cenno verso il numero dieci. "Già! Ha la sensibilità
di un armadio a muro!" scherzò il capitano, ricevendo in cambio uno
sguardo di ghiaccio dal suo miglior giocatore. Strano. Pensò Sakuragi. Il Kitsune era di umore
nero...e lo fissava in un modo.... Che diamine gli aveva fatto?! "Sbagli il movimento
della mano, Do'hao!" sibilò il suo aguzzino, dopo il tiro da tre che
aveva sbagliato. "Uffa! Sono quattro ore
che ci alleniamo! non me la sento nemmeno più, la mano!!!" si
lamentò sbuffando. "Non eri, tu il grande
Tensai?" lo provocò il volpino. "Non attacca, Kitsune!
Stavolta non varai leva sul mio... - si interruppe, adirato - Ok! Ci sei
riuscito!" borbottò Hanamichi, ricominciando a tirare con più
precisione. Era una serata piuttosto
fredda e, di lì a poco, iniziò a tuonare. Il violento temporale,
incurante dei loro allenamenti supplementari, scoppiò irriverente e beffardo.
"Kitsune, andiamo a casa
mia. Non voglio beccarmi una polmonite!" propose Sakuragi, raccogliendo
da terra il proprio borsone. Stranamente, si sentiva a
disagio, all'idea di rimanere da solo in casa, con lui... "Il bagno è laggiù in
fondo, se vuoi farti la doccia!" disse il rossino, andando in cucina. "Hn" Mezz'ora dopo, erano in
soggiorno a bere il the caldo. In silenzio. "Hn?" chiese Rukawa,
indicandogli il libro sul tavolo. "Ehm... È di Mito. Lo ha dimenticato da me..."
mentì guardando fuori dalla finestra. "Lo hai letto?"
domandò il volpino, con una strana intonazione della voce. "Un po'...Ma è troppo
noioso...Preferisco i manga..." rispose, sempre più a disagio. "Quel Minami è proprio
scemo" gli disse, appoggiando i gomiti al piano di legno. "Ah, sì?
E...perché?" chiese, mantenendo una certa leggerezza, nei toni. "Invece che guardare la
vita altrui, avrebbe dovuto trovare un suo scopo, una meta da
raggiungere!" "Kitsune, non tutti hanno
un obiettivo nella vita, sai? Molti cercano solo di combinare il pranzo con
la cena!" ringhiò con un po' troppo livore. "Lui non è quel genere di
persona!" "Come fai ad esserne così
sicuro?!" "E' pieno di talento, ma
non sa che farsene. Non lo sa gestire. Invece d' impegnarsi, perde tempo in
sciocchezze..." P...Perché lo stava fissando
in quel modo strano?! No. Non poteva aver capito... "Già. Forse hai ragione!
È uno scemo!" rise, tentando di mascherare l' imbarazzo. "A scuola, dicevano tutti
che lui e Kazuya, sarebbero stati una bella coppia." Hanamichi soffocò con il the. "Coff...coff....Ma...se
si odiano!" "Questo lo ha deciso
Minami senza interpellare l'altro! - sibilò il corvino - Probabilmente,
Kazuya avrebbe potuto aiutarlo a canalizzare le sue energie, mentre Minami,
avrebbe riempito la vita solitaria del moro...Ti pare?" "OOOHHHH! E da quando,
TU, ascolti le voci di corridoio?!Di solito non dormi?” eluse la domanda,
prendendolo in giro. "Hn" "Ora ti riconosco!"
rise, sinceramente divertito. Curioso......Stavano parlando
senza insulti o minacce di morte... Era....Piacevole..... "Vado. Grazie per la
doccia e il the." lo salutò Rukawa, prendendo il suo borsone. Aveva la mano sulla maniglia
della porta, quando si voltò, con una espressione indecifrabile sul viso. "Prima, quando ti ho
chiesto di quei due del libro...Non hai accennato al fatto che sono entrambi
maschi..." "Beh...Credo....Credo che
l'amore sia un sentimento che trascende il 'fisico' delle
persone...Cioè...Puoi provare attrazione fisica per un certo tipo di persona,
che ne so....quelli con gli occhi di un certo colore, o un carattere
particolare....però, poi, ti può capitare d' innamorarti dell'unica persona a
cui non hai mai pensato...ecco..." rispose, a disagio. "L'unica, eh? - borbottò, con un mezzo sorriso - Hn!"
così dicendo, se ne andò via. Che strano volpino! Pensò
Sakuragi, tirando un sospiro di sollievo. Quella sera, Rukawa si accorse
di aver perso la sua fascetta. Kuso! L'aveva lasciata sul tavolo
del soggiorno del Do'hao! Si rivestì in fretta e ritornò
da lui.... Come al solito, aveva lasciato
la porta aperta...Tsk! Che tipo! "...e poi, la tipa gli ha
dato uno schiaffo! Povero Takamiya!!! - sentì la voce divertita del rossino,
provenire dalla sua camera - Yohei, invece, ha puntato una della scuola, ma
lei non se lo fila per niente! E' innamorata di...di.... Rukawa " Attirato dal modo in cui aveva
pronunciato il suo nome, si avvicinò alla porta socchiusa. Hanamichi era girato di
spalle, appollaiato su una sedia, di fronte a sé, c' era il comodino con due
foto incorniciate. "...Sai...il libro sta
vendendo un sacco...e...lo so che ti ho sempre fatto preoccupare, quando tornavo
a casa coperto di lividi....e....e litigavamo....Ora....Ora ho un po' di
successo...e.....e tu non puoi essere fiero di me....- la voce iniziò a
tremare - Adesso mi servirebbe uno dei tuoi proverbi, sai? Uno di quelli
strani...che non capivo mai..... ....che non volevo sentire......Ora ti
ascolterei......Sniff...KAMI!!! Non ce la faccio a stare da solo.... ho
provato ma....non ce la faccio davvero..." ammise il ragazzo,
appoggiando la testa sul comodino. Vergognandosi del proprio
comportamento, Kaede riprese la sua fascetta ed uscì senza far rumore... Kuso! Che diamine vuole? Cos'è, sta cambiando il pelo? Deve fare il vaccino? Sente già la primavera? Hanamichi cercò di
concentrarsi sui tiri da tre, sentendo costantemente sulla schiena, lo
sguardo di Rukawa. Dopo la conversazione del
giorno prima, era già imbarazzato all'idea di rivederlo, ma adesso, iniziava
a ribollire di rabbia! Guardava e non parlava. Niente 'Do'hao' né
sbuffi insofferenti. Sembrava che lo
stesse....analizzando e la cosa non gli piaceva affatto! Uscirono quasi
contemporaneamente dalla palestra e lo vide prendere la sua bici. Stava per parlargli, quando un
movimento sospetto, lo indusse a cambiare idea. "Do'hao, io dovrei dirti
che..." esordì un volpino molto a disagio. "Vai via!" sibilò
duramente l' altro. "Hn?!" "Rukawa!
Vattene! Sparisci! Non ti voglio qui!!!" gridò Hanamichi,
rosso in viso. "Ma...Che?!" Kaede
era a dir poco allibito. "Non ci senti? Scompari,
implodi, smamma!!!" tuonò con più livore. "Sei un bastardo!"
mormorò adirato il ragazzo, allontanandosi velocemente. Sakuragi trasse un sospiro di
sollievo, per poi voltarsi con la sua faccia più cattiva. Stavano arrivando. "Grandissimo stronzo!
Brutto pezzo di..." borbottava tra sé Rukawa, pedalando per le strade di
Kanagawa. Voleva spiegarsi....magari
confessare il suo amore, invece quel Do'hao..... Sussultò, quando gli tornò in mente un particolare. Salì sul marciapiede, fermando
la bici. Lasciando perdere COSA gli
avesse detto....i suoi occhi..... Sembrava....preoccupato..... Lo aveva allontanato DAL
CORTILE, non da lui! Imprecando tra i denti, tornò
indietro alla velocità della luce. "Che cazzo volete
ancora?" sbraitò il rossino, con aria annoiata. I quindici teppisti di fronte,
si guardavano l'un l'altro, sostenendosi silenziosamente a vicenda. "Posso darvi il resto
dell'altra sera, se ci tenete tanto a finire in ospedale! Per me non..."
Un rumore dietro di lui, lo
fece sobbalzare. Uno...scampanellio..... Cosa?! "Baka Kitsune!!! Ti avevo
detto di andartene!!!" tuonò, vedendo il corvino scendere dalla bici,
fermandosi a pochi centimetri da lui. "Do'hao! Non ti azzardare
MAI più a fare una cosa simile, o ti spezzo le
ossa!" sibilò, afferrandolo per la giacca. "Ma...Che?!" era il
suo turno d' esser basito. "E-Ehm...Sakuragi-san?"
balbettò il capo della banda, richiamando la loro attenzione. "CHE CAVOLO C'E'?"
tuonarono, in coro, i due giocatori. Se c'era una cosa che non
sopportavano, era di essere interrotti nel bel mezzo di una litigata! "Ragazzi, siete
pronti?" chiese il tizio, ai suoi compagni. Un cenno di assenso generale
e...... Hanamichi e Kaede, videro i
quindici teppisti inginocchiarsi ai loro piedi, spaventati a morte. "S...Sakuragi-san...V...Volevamo
scusarci per...l' incidente dell'altra sera...Ecco...per noi è davvero tutto
finito, sul serio..." balbettò il capo, con il muso per terra. Il rossino era troppo stupito
per emettere suono, così Rukawa, prese in mano la situazione. "Noi ci dimenticheremo di
tutto, se VOI, vi scorderete completamente delle nostre facce.
Per sempre! Non parlerete di noi, non ci penserete, non ci guarderete, se
dovessimo incontrarci per caso. Chiaro?" sibilò gelidamente. "Chiaro e tondo! Sì-sì!
Perfetto! Non ci siamo MAI incontrati! Sì-sì! Chiaro e
tondo. Addio!!!" balbettò ancora il ragazzo, prima di scappare via,
seguito dai suoi degni compari. Kaede afferrò Sakuragi per la
giacca, gli occhi, scuri come il mare in tempesta. "Che cazzo credevi di
fare, eh?" "Li...Li ho visti
arrivare e..." mormorò, incredulo, di fronte a tanta ira. "Non lo rifare MAI
più!" sibilò pericolosamente. "O.Ok!" ...Perché si
scaldasse tanto, proprio non lo capiva! "Hn. Andiamo al campetto,
Do'hao!" borbottò, ritornando freddo e scostante come sempre. "Uffa! Sei un impiccione,
però! Potevo avere un 'Super Guntai Sakuragi', invece, niente!" si
lamentò il rosso, avviandosi verso casa. "Do'hao! Mille volte,
Do'hao! Imperatore, dei Do'hao! Capo indiscusso, dei Do..." "Bastava un semplice
'no'!" rise divertito. Lo ribadiva: era proprio una
strana razza di volpino, quello lì! Finalmente, Rukawa riuscì a
dormire sogni tranquilli, senza più timori sull'incolumità del suo rossino. Hanamichi era fuori pericolo. Ora, doveva capire se provava
anche solo una leggera attrazione per lui, così da poterci...'lavorare'
sopra.... Il ricordo del suo amore, che
parlava a delle fotografie ingiallite, gli stringeva il cuore in una morsa
dolorosa. Voleva che parlasse con lui!
Il volpino sapeva ascoltare, 'desiderava', ascoltare
la sua voce... Kaede, per quasi una
settimana, rimandò il momento adatto per chiarirsi con Hanamichi. Il numero dieci, sembrava con
la testa altrove. Da alcuni giorni era depresso, agli allenamenti era
svogliato e questo, aveva generato un po' di tensioni tra loro. Quel pomeriggio, Sakuragi non
si presentò in palestra, mandando il volpino su tutte le furie. Il Campionato Invernale era
alle porte, e quel Do'hao si permetteva di far festa! Mentre stava escogitando
qualche supplizio molto, molto doloroso e lento per torturare la scimmia rossa, fece capolino Mito, visibilmente
teso. "Come non c' é? Non è
venuto nemmeno qui?! - lo sentì dire,
parlando con Ayako, che continuava a scuotere la testa - Kuso!" imprecò
il giovane, uscendo dalla palestra. Incapace di trattenersi,
Rukawa lo seguì. "Sei scemo? Come puoi pensare
una cosa simile?" il biondo Osuku, stava aspramente rimproverando Yohei. "Lo so...
ma...nell'epilogo di 'Ali spezzate'..."
balbettò il ragazzo, passandosi le mani tra i capelli. "E allora?" la voce
volpina, fece sobbalzare i quattro del Guntai. "No... niente..."
iniziò il paffuto Takamiya. "Lo so che ha scritto lui
quel libro. Voglio sapere cosa c'entra l'epilogo!" sibilò, guardando
Mito dritto negli occhi. "Minami si suicida il
giorno dell'anniversario della morte del padre.....e....... - esitò un istante
-.....Oggi è tre anni che è morto il papà di Hana.....E' da una settimana che
è strano.....Oggi non si è visto....così...." "Piantala, scemo! -
ripeté Osuku - Sarà andato al cimitero!" "Però.... Non ci va
mai.... lui lo odia..." anche Noma, iniziò a preoccuparsi seriamente. "Hn" Rukawa salì in
bicicletta e corse a cercare il rossino. "La scogliera!"
gemette, pedalando sempre più velocemente. Appena arrivato nei pressi
della villetta di Sakuragi, notò una sagoma familiare, stagliarsi
all'orizzonte. Avvicinandosi rapidamente, lo
vide a pochi metri dallo strapiombo, con in mano due cornici. Quelle che erano sul suo comodino............... "KAMI SAMA!!!" gridò
spaventato. In pochi secondi, si ritrovò
avvinghiato ad Hanamichi, i corpi allacciati, che ruzzolavano all'indietro. Si era lanciato addosso al
rossino senza fermarsi e, la sua bicicletta, scivolando tra le rocce,
precipitò in mare, creando una spettacolare parabola, degna del migliore tiro
da tre di Mitsui. Appena riuscirono a fermare la
loro discesa, il volpino gli si sdraiò sopra. "CHE CAZZO CREDEVI DI
FARE?! NON CI DEVI NEMMENO PENSARE! TU RIMANI CON ME! TI AMO, PEZZO DI DO'
HAO!!!" urlò tutto d' un fiato. Era, di sicuro, la
dichiarazione d'amore più assurda nella storia dell'umanità! "K...I...T...S...U...N...E...?!"
un paio di occhi cioccolatosi, lo fissarono, enormi e stupiti. "Hn?" "Cosa... credevi... che
stessi... facendo?" chiese Hanamichi, sempre più sconvolto. "Che domande! Ti stavi
per buttare giù come... nel tuo libro.......- un dubbio atroce, si insinuò
nella sua mente - .........quando......Minami.......si......DIMMI
CHE TI STAVI PER SUICIDARE O AVRO' PERSO LA MIA BICI PER NIENTE!"
sprofondò la testa sul petto ambrato, nascondendo il viso paonazzo. La risata argentina di
Sakuragi, non contribuì affatto al miglioramento del suo buon umore. "Tu... credevi...-
Hanamichi non riusciva a fermarsi. Aveva le lacrime agli occhi - Kami, che
mal di stomaco! Ah, ah,ah!" "Do'hao!" borbottò
il volpino. Sentì su di sé la calda
carezza di quelle pozze oscure e liquide, screziate d'oro e ne rimase
incantato. '.........E venne il tempo, in cui
la via di Hanamichi Sakuragi, si illuminò......' L'unica persona al mondo, la
cui opinione era importante.... Il suo punto di
riferimento..... L'unità di misura, con la
quale valutava la propria bravura.... Gli occhi colore del cielo,
che guardavano solo lui..... Altero ed irraggiungibile, ma
dotato di grandi slanci passionali..... Davvero lo aveva odiato?! Forse all'inizio, sì.... Nella sua estenuante ricerca
di un abbraccio materno, non si era accorto....... dell'amore... "Beh? Che cavolo ci
facevi qui?" gli chiese Rukawa, rialzandosi. "Ho portato i miei a
vedere il mare...Lo faccio ogni anno....Detesto i cimiteri..." spiegò,
guardando le foto che teneva ancora tra le mani. "Hn" mugolò,
passandosi una mano sugli occhi "Entriamo in
casa...Magari....lascio aperto il gas!" rise nuovamente il rossino. "Do'hao!!!" sbraitò Rukawa mentre iniziava a pensare a
mille modi, mooooolto dolorosi, per ammazzare Mito. Seduti sul divano, Hanamichi
parlò per primo. "Come mai pensavi che
avrei...Kuso! Come hai fatto a capire che quel libro, l' ho scritto
io?!" gli chiese il rosso, sobbalzando. "A differenza di qualcuno, non
sono Do'hao!" borbottò stizzito. "Baka Kitsune! - gli
ringhiò contro - Ti butterò IO, giù
dalla scogliera!!!" "Do'hao!" "Lo stupido sei tu! Che
dici... certe cose, preso dalla foga del momento..." mormorò,
distogliendo lo sguardo, ferito. "Mille volte, Do'hao!
Quando parlo, so perfettamente quello che dico, a differenza di... qualcuno!"
sibilò, mandando lampi dagli occhi. "L'ho capito molto tempo
fa, che l'amore, da solo, non basta...Non sono capace di avere cura delle
cose preziose... Le rovino sempre... Sono un tale combina guai! Non dovresti
avere a che fare con me...Tu hai un futuro luminosmmmpppfffff!!!!!" Rukawa lo zittì con un bacio
talmente appassionato, che il corpo di Hanamichi, sembrò liquefarsi tra le
braccia volpine. "Te l'ho già detto. Tu
non mi devi proteggere! Lo farò io! Non voglio sentirti dire cazzate del tipo
'Io sono bravo e tu fai schifo’, o ti prenderò a
craniate, facendoti uscire dalle orecchie quel poco di cervello che ti è
rimasto! È chiaro, Do'hao?" "La qualità delle tue
dichiarazioni d'amore, sta scadendo miseramente!" gli fece notare,
appoggiando la fronte sulla sua spalla candida. "Hn - brontolò, passando
le dita tra i suoi capelli purpurei - Ho riscoperto, grazie a te, tante cose
che credevo perdute per sempre...Il divertimento, il gioco...Quando ti guardo
imparare qualcosa di nuovo...Mi piace!.....La faccia che fai è adorabile
e......molto sexy..." mormorò, torturandogli il padiglione auricolare. Sakuragi, rabbrividì. "Come ho fatto a non
vederti..." si chiese il rosso, passando l' indice, sulle labbra dolci e
morbide del volpino. "Sei un Do'hao!"
sospirò rassegnato, prima di ricominciare a baciarlo. Erano ancora stesi sul divano,
quando arrivò Mito ed il Guntai. "Scusaaaaaaate! Ti
abbiamo portato il borsone, Rukawaaaaa!!!" cantilenò Takamiya, con un sorriso
a trentadue denti. "Hn" sibilò il
diretto interessato. "Ehi, voi! Come avete
potuto pensare che io mi volessi uccidere?!" tuonò Hanamichi, senza
tuttavia, separarsi dal suo neofidanzato. "Cosa?! E chi ha parlato
di suicidio?!" domandò Osuku, fintamente sorpreso. "Noi ci stavamo riferendo
a Minami, non a te!" continuò Noma, mordendosi l' interno delle guance,
per non scoppiare a ridere. "Ci dispiace molto, se
Rukawa ha capito male..." concluse Yohei, sogghignando. "Bastardi! Lo sapete
benissimo che vado sempre sulla scogliera, il giorno....- si fermò, guardando
Kaede - È un piano troppo intelligente! Non possono averlo ideato da
soli!" "In effetti.....Voi due
non vi decidevate più..........e Ayako ci ha dato un piccolo
suggerimento.......- rivelò Mito, imbarazzato - Però la nostra
interpretazione è stata da Oscar!!! Dovevi vedere la faccia di Rukawa!!!Ah,
ah, ah!!!" "Posso ucciderli?"
chiese il volpino. "Non qui. Si macchia il
tappeto." gli rispose Hanamichi. "Capito. Noi andiamo.
Ciao, piccioncini!" Le risate dei ragazzi, si
persero in lontananza. "Cosa facciamo alla
nostra manager ficcanaso?" domandò Kaede, succhiandogli il lobo
dell'orecchio. "Mmm....La ringraziamo,
Kitsune... La ringraziamo!" sospirò Sakuragi, baciandolo sulle labbra. '....Verrà il tempo, in cui riusciremo a lasciarci il passato alle
spalle......... ......Anche la notte più oscura, dovrà cedere il passo
ad una dolce e insperata alba ...... .......... Donandoci un nuovo
giorno, in cui imparare......... .................crescere........................................vivere.......................'
OWARI
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