Velvet sky
Parte V
di Hymeko
Verde, tutto gloriosamente verde primavera.
Nessun suono, a parte il suo respiro…nessun movimento, se non quello
delle sue stesse palpebre.
Tutto era tranquillo, immobile…come un cimitero dopo una catastrofe.
Quella di cui lui era un superstite…quella cui sperava anche Kaiba
fosse sopravvissuto, altrimenti si sarebbe ritrovato solo su un relitto
perso nello spazio profondo.
Il principe strinse i denti, muovendosi con delicatezza. Doveva trovarlo,
e controllare le sue condizioni. Se Kaiba fosse rimasto ferito, il
peso di tutto sarebbe precipitato su di lui…era il momento di prendere
in mano la situazione, di smetterla di essere così passivo.
Kaiba poteva avere bisogno di lui, non si sarebbe fatto trovare impreparato.
”Kaiba?”
chiamò piano, girando leggermente il capo. Era indolenzito,
ma non sembrava che ci fossero danni seri. Le cinture e il sedile
si erano chiusi su di lui per proteggerlo dallo schianto, e aveva
urlato quando si era ritrovato avvolto dal tessuto così, senza
preavviso. I suoi ricordi erano di colpo tornati a quando viveva chiuso nel Puzzle...ma quel riparo l’aveva preservato da urti e scossoni,
mantenendolo accuratamente immobile. Sospirò…l’altro non aveva
risposto.
’Come ci si slaccia da qui?’
Pigiò a caso qualche bottone, e alla fine fu libero. Dell’altro
ancora nessun segno di vita…il bozzolo che lo avvolgeva, il suo sedile
che s’era espanso, era ancora lì, gonfio come se non ci fosse
dentro nessuno a sgonfiarlo.
”Kaiba…”
Un nodo bloccò la gola del principe mentre si destreggiava
coi pulsanti…cosa era successo? Come stava il suo compagno di viaggio?
”…ti prego…”
Si morse le labbra, per ricacciare indietro le lacrime. Non poteva
permettersi di abbattersi…
”Mmmhhhh”
’Meno male’
”…Kaiba”
Lo tenne fermo, impedendogli di muoversi bruscamente…i suoi occhi
si socchiusero con lentezza, le iridi sfocate piano piano ripresero
limpidezza.
”P-Principe?”
”Ssshhh…fermo. Stai fermo. Hai preso un brutto colpo”
L’altro mugugnò una risposta, poi iniziò a respirare
più profondamente:
“S-Sto bene”
biascicò infine, alzando un braccio e massaggiandosi gli occhi.
”Non puoi dirlo con certezza”
lo rimproverò bonariamente il principe, accarezzandogli le
fronte con un panno imbevuto d’acqua. Sembrava davvero star meglio,
aveva un colorito migliore, ma lui non era un medico, non poteva saperlo
con certezza.
”Aiutami ad alzarmi”
”Eh?! È troppo pericoloso!”
Kaiba scosse il capo, maledicendosi poi per quel gesto:
”C’è un’apparecchiatura per lo scanning dei corpi, proprio
per questi casi. È vicino al portellone d’ingresso, devo solo
arrivarci”
”Non te la posso portare sin qui?”
Nonostante il poco spazio, se fosse stato un marchingegno piccolo
ci sarebbe passato…
”No, mi ci devo stendere. Ma non preoccuparti, penso sia solo un colpo
alla testa, le cinture non mi hanno stretto bene, penso”
”Va bene, ma andremo piano”
Con un sospiro, il principe lo aiutò ad alzarsi, e lo condusse
passo passo verso il macchinario, anche se non aveva capito bene dove
fosse.
”Lì…vicino alla porta verso la sala macchine”
”Sì”
La testa gli doveva far molto male, perché era stato tranquillo
per tutto il percorso, senza sbraitare o impartire ordini, come faceva
di solito…il principe non poté fare a meno di chiedersi in
che condizioni fosse la nave. Se Kaiba non se ne preoccupava, toccava
a lui farlo.
”Ecco…”
Appoggiò una mano su una piastra che il principe non aveva mai
notato, e da una parte si allungò una sottile lingua di metallo
trasparente, quella che il principe comprese essere il lettino.
’Senza gambe? Ma starà su?’
si chiese, mentre lo aiutava a stendersi…a quanto pare sì,
non sembravano esserci problemi.
”Kaiba?”
”È tutto a posto”
Dalla stessa parete uscì un cerchio di energia, che scorse
lungo tutta la lunghezza del suo corpo, circondandolo di una luce
azzurrina, sottile ma persistente. Kaiba era immerso in quella specie
di tunnel di luce, senza un’espressione. Era come se dormisse.
Dopo qualche minuto di silenzio la luce svanì, e uno schermo
al plasma apparve nella parete.
”Mi leggeresti la diagnosi?”
Il principe sbatté le palpebre:
”Già fatto?”
”Sì. È l’ultimo ritrovato in fatto di medicina”
”Ah…”
Yugi si avvicinò, e lesse:
”Diagnosi: leggero trama cranico, ematomi, affaticamento. Cura: Betaflex,
Sholban, cibo, riposo”
”Visto? Tutto a posto”
L’altro annuì:
”Ma queste medicine…”
”Sono lì”
Seguendo la mano di Kaiba, il principe arrivò a un armadietto
incassato nella scafo. Aprì lo sportellino scorrevole, e cercò
le medicine indicate, mentre l’altro si metteva a sedere.
”Tu stai bene?”
”Sì. È tutto a posto”
”Stenditi anche tu, per sicurezza”
Benché non ne avesse molta voglia, il principe acconsentì.
In fondo, era meglio essere sicuri…
”Diagnosi: ematomi, affaticamento. Cura: Sholban, cibo, riposo”
”Bene”
commentò Kaiba, mandando giù delle piccole perle bianche e aiutandolo
poi a scendere.
”Cos’è lo Sholban?”
”Questa pomata spray, serve per i lividi. Tieni”
”Grazie…ma tu?”
”Ne ho un altro flacone in camera”
Yugi annuì, aiutandolo a raggiungere la sua stanza. Benché
facesse del suo meglio, si vedeva che era stanco.
’Ora che ci penso, è la prima volta che entro qui…’
La stanza di Kaiba era uguale alla sua…il ragazzo si sentì
un po’ deluso. Aveva sempre immaginato qualcosa di più grosso
e lussuoso…
”Ah…”
Kaiba si stese sul letto e chiuse gli occhi, mentre l’altro lo copriva
con una sottile coperta termica…il computer aveva consigliato del
cibo, quindi toccava a lui cucinare.
”Cosa preferisci da mangiare?”
”…carne”
”D’accordo, ma…come facciamo per la nave?”
La luce verde non era sparita, e l’altro sembrava non prestare attenzione
al fatto che si fossero schiantati…senza contare che ignoravano la
fine di Kierce…
”È tutto a posto. La luce verde indica che è sicuro
stare qui dentro”
’Meno male’
”Benissimo…allora inizia a riposare, io arrivo fra poco”
”Hn”
………
Si spruzzò addosso la pomata, stupendosi di non sentire l’unto
degli ingredienti…il suo mondo era davvero molto indietro nel campo
delle medicine.
Sospirò, sedendosi sul letto. Quella sera avevano cenato assieme,
nella camera di Kaiba, per la prima volta. Un po’ di carne, e degli
strani vegetali leggermente dolci, e acqua fresca come bevanda. Un
pasto semplice, quasi frugale, ma accompagnato con una strana complicità.
L’essere sopravvissuti a uno schianto li aveva resi forse più
vicini…persino il suo altezzoso compagno di viaggio si era piegato
alla sua compagnia, dopo aver borbottato un po’. Più che altro,
lui aveva insistito perché mangiassero assieme, dato che aveva
ormai capito che l’altro assumeva cibo nella stessa quantità
di un canarino, mentre il suo corpo aveva bisogno di qualcosa di più…insomma,
nonostante le sue occhiatacce, lui non se n’era andato fin quando
Kaiba non aveva mangiato tutto.
’Domani mi ringrazierai…’
Non ne era tanto sicuro, ma andava bene lo stesso. Gli bastava esser
stato utile e un po’ più deciso, in quell’oretta trascorsa
assieme. Almeno a lui era stato utile, e questo lo tirava su.
’Yugi…’
Osservò per qualche minuto lo spazio esterno, poi si infilò
nel suo giaciglio. La giornata seguente sarebbe stata ancora più
faticosa…
”Lo scafo esterno ha dei danni?”
”Sì, ma non molto gravi”
I due ragazzi erano di nuovo seduti in sala comando, osservando le
immagini della nave apparire sugli schermi, inviate da una sonda che
Kaiba aveva spedito fuori. Non si erano ripresi perfettamente dallo
schianto, ma non avevano tempo di riposare. Il lavoro non sarebbe
stato faticoso per loro, le macchine avrebbero fatto tutto…ma andavano
supervisionate.
”Ci vorrà molto a ripararli?”
Kaiba scrollò la testa:
”Non so, ma non penso”
Yugi sospirò. Una volta colpito l’asteroide erano scivolati
lungo la roccia, andando a fermarsi contro una parete. La barriera
esterna aveva attutito l’impatto e impedito che lo scafo si squarciasse,
ma alcuni spuntoni di pietra erano riusciti a perforarla e a sfregiare
il metallo. Dopo quello che era successo, alla fine erano stati fortunati…
”E l’interno? Ci sono danni ai motori o cose simili?”
L’altro annuì, sospirando:
”Sembra strano, ma ci sono più riparazioni da fare dentro che
fuori. Il generatore della barriera è fuori uso, mentre i motori
vanno controllati, e tutti i sistemi di volo vanno riconfigurati…sarà
un lavoraccio”
Il principe lo guardò. Sembrava stanco e invecchiato, grigio
sul viso. Le conseguenze peggiori le aveva subite lui, il suo corpo
stava probabilmente protestando per quegli sforzi. Aveva bisogno di
altro tempo per riposare, ma non ne avevano…e anche se l’avessero
avuto, probabilmente Kaiba non se ne sarebbe concesso.
”E Kierce? Secondo te che fine ha fatto?”
”Non lo so, e non posso preoccuparmene. Di sicuro ha subito gravi
danni anche lui, quindi per il momento non dovrebbe esserci d’intralcio”
”…posso chiederti una cosa?”
Quella domanda aveva ronzato per ore nella mente del principe, ed
era stato davvero indeciso sul farla o meno…ma era una cosa che voleva
sapere.
”Dimmi”
”Quando hai deciso di compiere quella manovra, eri certo che…saremmo
sopravvissuti?”
Era stato un azzardo disperato o un lucido calcolo?
Negli occhi di Kaiba non vi fu alcun dubbio:
”Assolutamente. Non farei mai nulla che possa metterti in pericolo”
e si alzò, camminando piano verso il fondo della nave.
Yugi tentennò prima di seguirlo. Sebbene sapesse di non doversi
fare illusioni, che l’interessamento nei suoi confronti era dovuto
a Mokuba, era stato felice quando aveva risposto così. Lo scopo
per cui teneva a lui era nobile, dopotutto, e dimostrava premura più
apertamente di molti suoi sudditi…sebbene fosse un prigioniero, Kaiba
non lo considerava più così, e lui si trovava bene in
sua compagnia. Viaggiare su quella nave non era per niente male…
’Devo godermela finché posso’
Barcollò dietro al compagno di viaggio, arrivando sino alla
stiva, in una stanzetta che non aveva mai visto. Dentro, Kaiba si
stava infilando una tuta spaziale.
”Eh? Vuoi uscire?”
”Sì”
”Ma…non è un po’ presto?”
Kaiba scosse la testa:
”Il fatto che non ci siano problemi non significa che quelle lesioni
terranno per sempre. È meglio che le ripari, o potremmo trovarci
nei guai”
”Però…”
L’altro scosse la testa:
”Non preoccuparti, principino. Andrà tutto bene”
”Sì, ma…vorrei venire anch’io con te. Per sicurezza”
Non si poteva mai sapere…
”Impossibile”
tagliò corto Kaiba, chiudendo una zip a pressione.
”E perché? Anche se non sono mai uscito, io imparo in fretta!”
”Non è per quello”
borbottò il compagno di viaggio, sistemandosi il casco.
”E allora cosa? Non penserai che potrei scappare…”
”No, altrimenti non ti lascerei nemmeno qui da solo, ai comandi della
nave”
”Perché no? Ti prego Kaiba, voglio uscire nello spazio esterno”
”No”
”Non ti fidi di me per caso?”
”Non è per quello”
”Allora dammi una spiegazione valida!”
Gli occhi blu lo fissarono, parecchio stanchi:
”Perché non ho una tuta spaziale della tua misura. Sei troppo
grande per quelle di Mokuba, e troppo piccolo per le mie”
”………”
Con un sorrisetto, Kaiba oltrepassò il portellone che portava
alla zona di decompressione:
”Adesso fai il bravo e mangia qualcosa, d’accordo?”
e chiuse il portellone.
”……sì”
………
”Ti ho fatto da mangiare, devi solo scaldarlo”
”Hn, prima mi faccio una doccia”
Yugi annuì, aiutandolo a togliersi la tuta spaziale. La sua
pelle era pallida, lievemente coperta di sudore.
”Non ti sei stancato troppo?”
”No…stai tranquillo”
”…sì”
Kaiba sparì nella sua camera, e Yugi si afflosciò su
un divanetto. Il suo compagno di viaggio sembrava innaturalmente stanco,
la pelle bianca, le labbra pallide e il volto segnato dall’affaticamento.
Si chiese se fosse stata una buona idea farlo lavare da solo…sapeva
che il bagno caldo poteva far male, in certe occasioni.
’Non voglio rimanere solo…non qui’
Aveva una gran paura che Kaiba collassasse, che lasciasse tutto nelle sue mani. Non sarebbe stato in grado di gestire una situazione simile, non conosceva la nave e nemmeno le tecniche mediche...il loro intero destino dipendeva da Kaiba. Lui poteva solo cucinare alla meno peggio del cibo per lui.
’Non lasciarmi da solo’
lo pregò in silenzio.
Dopo pochi minuti, Kaiba tornò nel salotto e mangiò
di gusto, andando subito a dormire. Avevano parlato solo una volta
durante la cena, e il suo compagno gli aveva promesso che presto
sarebbero ripartiti.
”Sei pronto?”
”…sì. Sicuro che sia tutto a posto? Sai, non vorrei schiantarmi
un’altra volta”
Kaiba sbuffò:
”Ma da quando sei diventato così piattola?”
gli domandò, proprio con l’intenzione di farlo arrabbiare.
”Ma come ti permetti!!!”
Il principe finse di colpirlo con una cartelletta rigida,
stando però ben lontano dalla sua testa ferita. Non si sarebbe
mai perdonato se l’avesse ferito…
”Su, principino, fai il bravo. È ora di andare”
”Yugi! Mi chiamo Yugi!”
”Va bene…principino”
Sbuffando, il diretto interessato sprofondò nella poltroncina,
si infilò degli auricolari nelle orecchie e si voltò
dall’altra parte:
”Fai quello che vuoi, io non ti ascolto più!”
Ma nascose un sorriso contro il sedile. Se lo prendeva in giro così,
significava che stava meglio. Era stata una settimana difficile per
entrambi…Kaiba aveva avuto tutta la responsabilità delle riparazioni,
benché fosse quello ferito più gravemente. Al contrario,
lui stava meglio, ma era stato praticamente sempre con le mani in
mano, incapace di far qualcosa di più che leggere dieci volte
ogni passaggio di una ricetta prima di metterla in pratica.
Ma alla fine la nave tremava di nuovo, scossa dalla potenza dei motori…presto
sarebbero arrivati alla loro meta.
Il principe uscì dalla sua cabina, nuovamente
vestito come quando era arrivato, con il leggerissimo completo celeste.
Si aggiustò il mantello scuro che Kaiba gli aveva donato per
farlo sentire un po’ più sicuro, sebbene entrambi fossero certi
che non sarebbe servito a molto. Il pianeta di Pegasus era poco distante,
presto lo avrebbe visto in tutta la sua bellezza. Kaiba gliene aveva
parlato un po’, descrivendolo come un mondo composto da un unico continente
e da moltissime isole. La distanza dalla stella Cecil, attorno a cui
ruotava, era tale da mantenere una temperatura piacevole anche ai
poli, mentre all’equatore il clima era sempre caldo e soleggiato…un
bel posto per viverci, insomma.
Ma lui stava andandoci come riscatto, come sacrificio. Da due giorni
fra lui e Kaiba era tornato un insolito mutismo, anche se non ne capiva
il motivo. L’altro sembrava evitarlo, come se la sorta di complicità
che era nata fra loro non fosse mai esistita.
’Ma perché?’
si chiese, raggiungendo la sua poltroncina, accanto ai comandi. La
procedura di avvicinamento sarebbe iniziata in pochi minuti, non poteva
farsi trovare in piedi.
”…ci attaccheranno?”
chiese, impaurito dall’idea di un nuovo schianto.
Kaiba scosse la testa:
”Non così vicino al pianeta. Pegasus non vorrebbe mai che una
nave colpisse uno dei suoi possedimenti, e poi ci sei a bordo tu.
Se ti accadesse qualcosa sotto i suoi occhi…diciamo che non invidio
lo sventurato colpevole”
Con un sospiro, il principe si legò al sedile, sotto lo sguardo
attento del compagno di viaggio.
Kaiba controllò la rotta, sebbene non ce ne fosse bisogno.
Non riusciva a sostenere il suo sguardo, la sua presenza. Da qualche
giorno era diventato difficile averlo vicino…gli era sempre sembrato
indifeso, fragile, forse a causa della minutezza del suo corpo…in
realtà si era dimostrato forte e risoluto quando ne aveva avuto
bisogno, arrivando anche a imporsi se lui esagerava…gli era rimasto
premurosamente accanto nei giorni successivi all’impatto, preoccupandosi
di lui come avrebbe fatto Mokuba.
’Mokuba…’
Scrollò il capo. Doveva togliersi quel pensiero dalla testa.
Il principe era lì per essere sacrificato, e basta. Gli addii
non gli avevano mai causato patemi, e nemmeno questo doveva farlo,
non importava quanto quel ragazzo si fosse comportato gentilmente
con lui.
’È una pedina, solo una pedina. Un oggetto per riavere Mokuba’
Anche se gli sarebbe piaciuto poterlo conoscere meglio.
”Kaiba…è quello il pianeta?”
”…sì”
Un’enorme sfera azzurra, striata di nubi e punteggiata di marrone
e verde, scintillava nello spazio. Migliaia di brillanti luminosi le
facevano da contorno nell’oscurità dello spazio lontano…era
veramente bella da vedere.
”Io…ne uscirò intero?”
I due si fissarono, ma Kaiba non disse nulla. Cosa avrebbe potuto
rispondergli?
”Kaiba…dimmi la verità”
”Io…non lo so. Davvero…non so cosa ti farà Pegasus”
Il principe annuì piano. Era stato indiscreto e troppo diretto,
era naturale che l’altro non volesse rispondergli, soprattutto se
pensava che il suo futuro sarebbe stato fosco.
”Preparati. Fra poco atterreremo”
Si erano avvicinati velocemente al pianeta, quasi che Kaiba volesse
che quella situazione terminasse in fretta…il principe strinse forte
i braccioli e deglutì. Non poteva dargli torto…una volta consegnato
lui, se ne sarebbe potuto andare via col fratellino…
’Sono io quello che rimarrà solo, in balia di un estraneo…’
E per la prima volta tremò di fronte al proprio destino. La
paura lo sopraffece, e gli occhi gli si inumidirono.
’Non voglio…soffrire’
Poteva accettare la morte, più o meno, ma se fosse stato torturato,
magari per costringerlo a usare il Puzzle in modo sbagliato?
Scosse violentemente la testa. Non doveva mettersi in testa strane
idee, non possedeva nessun indizio, magari Pegasus si sarebbe rivelato
gentile…
’Ma forse no…’
pensò, stringendo forte i denti mentre scendevano nell’atmosfera,
tagliando l’aria come una lama infuocata. Le nubi erano dense, la
foschia difficile da penetrare, e forse avrebbe piovuto.
’Kaiba…’
Cosa poteva chiedergli? Non voleva che tutto finisse così,
il suo rapitore era stata la persona più vicina a lui da molto,
molto tempo…presto avrebbe perso tutto, di nuovo? Non voleva andarsene…voleva
rimanere con lui…
”Mokuba!”
Il principe sussultò: su uno schermo c’era un’immagine, inviata
di certo da Pegasus, di una costruzione lussuosa accanto a una pista,
vicino a cui c’erano, fra gli altri, un uomo coi capelli d’argento
e vestiti rossi, e un bimbo con lunghi capelli neri.
”L-L’altro è…”
”Sì, è Pegasus”
Kaiba controllò il mezzo che scendeva piano, sempre più
piano…sussultò appena quanto toccò la pista d’atterraggio,
leggero come una piuma. Erano arrivati…erano giunti a destinazione,
sotto un cielo carico di lacrime.
Si fissarono un attimo, in silenzio. Poi il principe fissò
il bimbo nello schermo, gli occhi pieni di lacrime e i graffi sul
viso. Come se li era procurati? Era stato picchiato, o se li era fatti
tentando di scappare?
Sospirò, slegò le cinghie e si alzò. Era il momento
di compiere il suo destino.
Kaiba lo seguì senza dire nulla, il cuore che batteva. Se solo
ci fosse stato un modo per portarli via entrambi…
”Posso chiederti una cosa?”
L’altro si fermò appena in tempo per non andare a sbattergli
contro…il principe si era bloccato di colpo, e fissava il pavimento
di fronte a lui.
”S-Sì”
Dopo aver preso un profondo respiro, il principe parlò:
”Sentiti libero di dire di no, so che potrebbe non piacerti come richiesta,
ma…mi daresti un bacio vero?”
Kaiba sbatté le palpebre, certo di aver capito male:
”Eh?”
Il principe si voltò piano e lo guardò, negli occhi
il tormento di un futuro grigio:
”Io…non ho mai ricevuto un vero bacio. E…se devo morire, almeno vorrei
farlo…dopo averne avuto almeno uno”
”Hn”
L’altro non rifletté neppure, e senza esitazioni gli sollevò
con due dita il mento. Yugi chiuse gli occhi, e Kaiba unì le
loro labbra in un bacio dolce e timido. Lentamente lo strinse a sé
mentre le sue braccia sottili gli circondavano il collo, e rimasero
teneramente abbracciati, mentre fuori iniziava a piovere.
Fine parte V
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