Velvet sky

Parte III

di Hymeko

Il cibo era agli antipodi di quello cui era abituato. Niente carni pregiate, selvaggine di monti impervi, o teneri filetti di specie quasi sconosciute, e per questo costosissime. Solo strane polpe precotte, conservate sottovuoto o in scatolette di polimeri adatti a essere poi usati come combustibili. Però non osava chiedere a Kaiba se fosse davvero salutare mangiare cibi tenuti in simili contenitori, spesso gli sembrava che la sua sola presenza gli desse fastidio.
’Probabilmente è così…o forse mi odia proprio. Non mi avrà ancora perdonato per quello che gli ho fatto…ma dato che gli servo, si starà obbligando a sopportarmi’
I pensieri che gli riempivano la testa erano sempre tetri come quelli, sia che si stesse facendo una doccia gelida, che stesse tentando di mangiucchiare con finto gusto degli strani, piccoli chicchi bianchi conditi con verdure varie, mollicce e ben lontane dalle primizie che gli erano solitamente servite. Aveva una voglia incredibile di qualcosa di caldo, una tisana o un brodo, ma non poteva che accontentarsi di succhi di verdura o frutta, annacquati e inevitabilmente freddi.
’In fondo rispecchiano bene il nostro rapporto’
Vedeva pochissimo il suo compagno, benché sospettasse che l’altro lo tenesse sotto controllo grazie a microcamere nascoste. Kaiba non usciva quasi mai dalla sua stanza, e se lo faceva, sceglieva sempre i momenti in cui lui non era in giro, il che rafforzava il sospetto che lo sorvegliasse. E quando si incontravano non c’erano altro che silenzio, freddezza, estraneità. Sapeva che non poteva pretendere che si comportassero come due amici, ma almeno mangiare assieme…ogni tanto…
’Invece non posso che arrangiarmi’
Il principe mangiucchiò un ultimo tramezzino al cetriolo. Ne aveva letto il nome sulla confezione, perché su quel mondo non cresceva una verdura simile. Non era male, fresco e croccante sotto i denti, ma avrebbe tanto preferito uno spezzatino caldo. E qualcuno con cui dividerlo.
Odiava così tanto quella situazione…la solitudine era il suo punto debole, e Kaiba lo stava sfruttando, magari inconsapevolmente. Non era fatto per vivere da solo, da quando era arrivato lì aveva sempre avuto qualcuno al suo fianco, persino dopo che…
Sobbalzò quando Kaiba entrò nel piccolo locale, la fronte leggermente corrucciata.
”C’è qualcosa che non va?”
gli chiese a bassa voce, per non disturbare il silenzio della nave…erano le prime parole che si rivolgevano da almeno tre giorni…
”Dobbiamo partire”
risposa l’altro asciutto, premendo alcuni pulsanti e andandosene.
”C-Cosa?”
Il principe saltò in piedi e lo rincorse, giungendo sino alla testa del drago, dove il suo compagno di viaggio- non sapeva bene come chiamarlo altrimenti- stava osservando vari schermi.
”Sì. A quanto pare Kierce ha notato la mia assenza, ed è venuto a cercarci”
”Ma è qui fuori!”
Uno dei monitor mostrava la figura sciupata di Kierce, orribile nella luce grigia di quel tramonto nuvoloso, che girava attorno alla cupola, studiando con attenzione la nave, valutandone la posizione, l’orientamento, la distanza dagli alberi…
”N-Non sa che siamo qui, vero?”
Kaiba lo sbirciò mantenendosi impassibile…il suo prigioniero si era nascosto dietro il suo sedile, e guardava appena oltre lo schienale. Peccato che i suoi capelli spuntassero in tutta la loro maestà…
”No, ho provveduto a cancellare le tracce di quando siamo arrivati. Credo che stia cercando di capire come entrare e sabotare la nave”
”…non ce la farà, vero?”
Il viso di Kaiba si piegò in un ghigno crudele:
”Io spero che ci provi”
Non volendo conoscere il motivo di tale speranza il principe non aggiunse nulla, prendendo coraggio e scivolando nel posto accanto a quello dell’altro. Sapere di poter vedere senza essere visto dava un certo senso di potere…probabilmente quello che sperimentava Kaiba controllandolo senza essere notato.
”E quando partiamo?”
gli domandò alla fine, a disagio nel silenzio asettico della cabina di pilotaggio.
”…appena lo avranno riportato all’accampamento. Sarà già buio, spero…con la modalità silenziosa dovremmo riuscire a svignarcela senza dare nell’occhio, grazie alle nubi di stasera”
”Chi lo riporterà indietro?”
”Gli altri duellanti”
Quella risposta era intrisa di un sapore crudele, e il principe non era desideroso di sapere il perché. Non aveva mai visto il vero potere di Kaiba, non sapeva fino a che punto sarebbe potuto arrivare…eppure non riusciva a calmare la propria curiosità, alimentata dalle risposte che gli erano concesse. Era un inizio di dialogo, in fondo.
”Ma…come faranno?”
”Semplice. Ho fatto in modo che il più incapace di tutti lo vedesse mentre ti trascinava dalla sua tenda verso la sua nave e…ah, eccoli, arrivano. Come previsto quell’idiota ha portato qui tutti, ne vedremo delle belle”
”Che ci…vedessero? Ma di che stai parlando? Cosa accadrà”
Che aveva combinato?
”Dell’ologramma rappresentante te e Kierce. Ti ho fatto proprio bene, sai? Guarda dietro. E per la cronaca, stanno per pestarsi”
Il principe si girò e sussultò. Fra i sedili erano comparsi Kierce e…lui stesso, i polsi legati e il capo chino, la pelle del viso sfregiata da tagli e lividi.
”T-Tu…hai fatto credere loro che…”
”Lui ti avesse catturato, sì. E adesso perderanno abbastanza tempo da permetterci di andarcene senza troppi problemi”
’O almeno spero’
La modalità silenziosa era una benedizione quando si doveva filar via senza esser visti, ma il problema era che consumava moltissima energia…avrebbero dovuto far rifornimento alla prima stazione di servizio, lasciando una traccia evidente per i loro inseguitori. Non pensava che la sua presa in giro avrebbe avuto una durata superiore alle sei, sette ore…se la fortuna fosse stata con loro sarebbero bastate, altrimenti…
”Come te la cavi con le armi?”
”Eh?”
Kaiba lo guardò di traverso, ricordando come non fosse in grado di sbucciarci un frutto…dare in mano a lui un’arma sarebbe equivalso a farsi un nemico all’interno, probabilmente.
”Sai sparare…sabotare…attivare scudi…qualcosa di utile in combattimento, insomma”
L’altro si mordicchiò un labbro:
”Tiro benissimo di scherma…e me la cavo egregiamente nel tiro con l’arco”
”Ovvero arti di nobile origine, ma inutili nella nostra situazione. A meno che non tentino di abbordarci”
”In quel caso ti prego di ridarmi il Puzzle…nessuno resisterà al suo potere”
Kaiba fece finta di concentrarsi sulla rissa che era scoppiata proprio vicino alla nave, ma in realtà stava ponderano quella richiesta. In effetti, in caso di abbordaggio, sarebbe stata la soluzione migliore…se a quello strano principe non fosse venuta in mente l’idea di rivoltarsi anche contro di lui. Certo, aveva già avuto la possibilità di liberarsi dalla sua prigionia e non l’aveva sfruttata, e nello spazio aperto probabilmente non era in grado di cavarsela da solo, ma se per caso avesse avuto un crollo di nervi in seguito alla battaglia, che sarebbe successo?
”Capisco il tuo timore, ma non preoccuparti. Voglio che mi porti da Pegasus, ricordalo”
Mentre Kierce, pestato e svenuto, veniva trascinato via, i due sguardi si incontrarono. E la domanda che tanto aveva girovagato per la mente di Kaiba venne finalmente alla luce:
”Ma ti sei reso conto di quello che sta accadendo? E di quello che ti succederà? Io ti consegnerò a chi ha ordinato di devastare la tua patria, lo capisci?”
”Sì. Ma ho le mie buone ragioni per volerlo”
Forte e dritto come raramente l’aveva visto, saldo nel proposito di sacrificio…in fondo, Kaiba un po’ lo capiva. Lui per Mokuba si era mosso in modo simile, donando tutto se stesso a una causa che lo disgustava.
”Capisco. Preparati alla partenza allora, qui il sole cala in fretta. Attiva le cinture”
e iniziò a trafficare con i pulsanti del sedile, che crearono le cinghie gravitazionali.
”Ehm…cosa devo fare?”
”Scusa?!”
Poteva accettare che un principe non avesse idea di come comportarsi in cucina, ma che non sapesse attivare le cinghie no!
”Quelle cose che ti stringono…”
e indicò le fasce azzurrine che legavano Kaiba al sedile…
”…come si fanno?”
”…mi stai prendendo in giro?”
ringhiò l’altro, senza nascondere la propria irritazione.
”No! Perché dovrei?”
”Perché hai già fatto dei viaggi stellari! Sai benissimo come si fa!”
Negli occhi viola passò una luce strana, una fiamma che assomigliava alla…colpa. Per un istante, Kaiba vi vide un profondissimo senso di colpa.
”Io…non mi chiedere nulla, per favore. Ma comportati come se non sapessi niente…come se non avessi passato”
Era una strana richiesta, ma all’altro importava relativamente poco, bastava che non gli creasse problemi durante il viaggio, se gli avesse chiesto di spiegargli tutto lui non si sarebbe tirato indietro.
”…come vuoi”
rispose improvvisamente indifferente.
”È tutto legato al motivo che…mi spinge andarmene”
”Non mi devi delle spiegazioni”
Il principe seguì i movimenti delle sue mani sui pulsanti, e le cinghie svanirono senza un rumore. Kaiba si inginocchiò poi vicino a lui, nella posizione tenuta dai suoi sudditi, sebbene non lo rispettasse né gli fosse devoto. Semplicemente gli stava insegnando come attivare le cinture…chissà se quell’ammissione di totale ignoranza sarebbe servita a creare fra loro almeno un rapporto maestro-allievo.
”…grazie”
mormorò, senza specificare se per le cinghie che lo tenevano legato al sedile, o se per il velo di silenzio sul suo passato.
”Hn. Tieniti…il volo in modalità silenziosa non sarà comodissimo”
”Sì”
Kaiba schiacciò una serie di pulsanti, e dopo un flash la barriera esterna si dissolse.
”C-Cos’è successo?”
”Ho finto la caduta di un fulmine, causando il black-out dei sistemi di controllo dell’area. Ma nessuno sospetterà nulla, fulmini qui ne sono caduti parecchi”
Il principe riconobbe quel tono:
”…immagino che molti siano da attribuire al tuo operato, se non tutti”
L’altro ridacchiò con gusto:
”Mi hai scoperto”
confessò, mentre la nave si sollevava dal suolo, vibrando.
”È giusto che vibri così tanto?”
Sembrava che i pannelli che costituivano lo scafo dovessero staccarsi da un momento all’altro…
”In un volo normale no. In modalità silenziosa sì…se non la si fa durare troppo”
”Altrimenti…”
Aveva quasi paura a saperlo…
”Altrimenti lo scafo si spezzerà…ma non preoccuparti, le nubi sono basse, andrà tutto bene”
”…se lo dici tu…”
Kaiba lo sbirciò…era pallido come un cencio, sudato e si teneva artigliato ai braccioli. La schiena rigida era inarcata, la testa un po’ incassata nelle spalle, le labbra strette e biancastre…era terrorizzato da quel volo.
”Tranquillo, tranquillo…andrà tutto bene…”
’Non è certo di questo che dovrebbe preoccuparsi…’
L’altro annuì ma non si rilassò, stringendo gli occhi senza chiuderli, terrorizzato dal buio come dall’idea di guardare avanti…
”Respira…lentamente…respira…e rilassa i muscoli…piano…lascia che le vibrazioni scorrano in te, non respingerle…lascia che passino attraverso…”
”S-Sì…”
Abbandonandosi alle sue parole, un po’ per fiducia, un po’ per stanchezza, il principe si rilassò, sentendo le cinghie tiragli meno, e le vibrazioni che mano a mano scemavano…
…non sapeva se era opera di Kaiba o solo una sua impressione, però…il rumore stava aumentando, mentre il tremore si abbassava.
”Stiamo uscendo dalla modalità silenziosa. Ora ci sarà un po’ di rumore, ma non durerà oltre l’atmosfera del pianeta. Perché non guardi fuori? Ti distrarrà”
Ma quando aveva avuto il tempo di controllarlo così bene da accorgersi che s’era fissato tutto il tempo le ginocchia? Era così sicuro della propria capacità di pilotare da poterlo fare anche senza guardare?
Alzò lo sguardo, e rimase senza fiato. Il mondo sotto di lui era un’enorme porzione di sfera dominata da tre colori: il bianco delle nubi, estese zone celate alla sua vista; il verde scuro delle foreste e il nero dei mari. Anche se ormai sulla superficie era notte, lì erano abbastanza in alto da poter usufruire della luce che ancora indugiava nell’aria…e nella notte eterna dello spazio celeste le stelle brillavano intense, smerigli colmi di una vivida fiamma.
”…è…meraviglioso…”
Si tese in avanti per guardare meglio…mano a mano che si alzavano la luce del sole aumentava, come se muovendosi stessero andando incontro all’alba.
”Sì”
La sua prima idea era stata di dirgli di godersi quella vista, perché forse non l’avrebbe rivista mai più. Però, davanti ai suoi occhi scintillanti e alla sincera ammirazione con cui fissava il mondo lì sotto, non era riuscito a essere sgarbato. Era come se non l’avesse mai vista, come se davvero il suo passato non gli avesse lasciato tracce nella memoria.
Se non avesse subito il potere del Millenium Item avrebbe iniziato a dubitare della sua identità, ma quell’energia che trapassava l’anima, chi avrebbe potuto sprigionarla se non lui o suo padre?
”Kaiba…cosa accadrà adesso?”
L’altro lo guardò. Si era calmato, e forse era entrato davvero nell’ottica del loro viaggio.
Non gli disse che aveva intenzione di chiamare Pegasus, in fondo non erano fatti suoi, lui era un bagaglio da scaricare e basta.
”Alla prima stazione di servizio faremo rifornimento, questa partenza ha utilizzato molto carburante. Comprerò anche qualcosa di meglio da mangiare, del cibo fresco e da cuocere. Mangeremo meglio, d’ora in poi”
”Ah. Immagino che me ne dovrò stare rinchiuso, perché non mi vedano”
Kaiba esitò un attimo prima di rispondere:
”Non so…anche se tu uscissi e ti vedessero, non dovrebbe essere un problema”
”Perché no? Non capisco…se ci vedono assieme capiranno tutto, e qualcuno potrebbe comunicarlo a Kierce e…agli altri”
”Lo so, e probabilmente accadrà. Ma facendo due conti, quando saremo alla stazione gli altri duellanti avranno già capito che me ne sono andato con te, e si saranno messi al nostro inseguimento. Quando noi giungeremo là, loro saranno un po’ più avanti di dove siamo noi ora”
”Eh?! Ma…allora ci raggiungeranno!”
Scuotendo la testa, Kaiba disattivò le cinture e galleggiò via, subito imitato dal principe:
”No. Non ci metteremo molto a rifornire, per quando saranno alla stazione noi saremo già avanti. Non ti preoccupare, principino, andrà tutto bene”
”Yugi. Mi chiamo Yugi. E come fai a esserne così sicuro? Se un complice sabotasse la nave mentre è in rifornimento, che accadrebbe?”
Kaiba lo sbirciò, accendendo un fornetto e mettendoci della carne congelata. Quello proprio non sapeva nulla…
”Nelle stazioni di sosta non accadrà mai una cosa del genere. Mai. È l’unico posto tutelato negli universi. L’unico dove potersi sentire al sicuro, dove la tranquillità e la sicurezza siano garantite a tutti. Lo spazio è selvaggio e gli scontri sono la legge, ma le aree di servizio sono oasi dove nessuno osa scostarsi di un capello dalla correttezza più pura”
”Davvero? Vale anche per persone come Kierce?”
”Sì. Niente omicidi, risse, rapine, sabotaggi…il servizio di sicurezza della stazione assicura che ogni cliente si senta sicuro come in un nido di piume. Perché questi luoghi vivono unicamente sul denaro che incamerano dai viaggiatori…e nessuno si fermerebbe volentieri in un luogo pericoloso, non trovi?”
”Ah. Quindi…è tutto per denaro?”
L’altro annuì:
”Imparalo. È ciò che fa girare l’universo”
”Anche su di me c’è una taglia?”
”…sì”
Perché gli era venuta in mente una cosa simile? Perché passava da momenti di gioia ad attimi bui come quello?
”…è alta?”
”Molto”
Il principe si girò su un fianco, affondando nel divanetto e chiudendo gli occhi, in preda a tristi considerazioni. Aveva la certezza che cercava…Kaiba lo cercava per salvare il fratello, gli altri per soldi. Era solo anche in quello.
'Che stupido che sono, che stavo sperando? Se nemmeno quelli che mi conoscono vogliono avere ancora a che fare con me...'
pensò amaramente.
”La riscuoterai?”
”Sì…la userò per far crollare il regno di Pegasus”
”…mi faresti vedere un’immagine di tuo fratello?”
Kaiba esitò un secondo, incerto…in fondo la sua famiglia non erano fatti suoi. Poi però ricordò una frase del fratellino: una gentilezza può portare molti vantaggi, gli ripeteva spesso, forse per fargli assumere un atteggiamento un po’ meno sprezzante con gli altri. Non sapeva bene cosa avrebbe potuto ricavare da lui, ma annuì.
”Sì”
Non erano molti quelli cui l’aveva mostrata, ma su quella nave era l’unica che aveva, e non aveva voglia di cercarne nella rete di comunicazioni spaziali. Da sotto la tuta estrasse un portaritratti a forma di carta di M&W…titubando un attimo se lo tolse, e glielo tese. Il principe lo aprì, e vi trovò un bimbo coi capelli lunghi e il viso gioioso…un bambino felice.
”È di qualche anno fa, ma non è cambiato molto”
”…lo invidio davvero”
bisbigliò, prima di chiuderlo e restituirlo al suo proprietario, mentre il suono del forno segnalava che la carne era pronta.

”Ehi…datti un contegno!”
Quella era una situazione che Kaiba non avrebbe mai immaginato. Lui e il suo prigioniero a fare compere in un negozio di dolciumi! Se l’avesse visto suo fratello, si sarebbe arrabbiato tantissimo.
”Scusa…ma queste botteghe sono meravigliose”
”Negozi, si chiamano negozi. E per favore non guardare tutto con quegli occhioni scintillanti. Sembri un bambino”
”Va bene, va bene”
Ridacchiando spensierato, il principe cambiò il suo modo di fare. Da sbarazzino e spensierato, si fece più affettato e formale, distaccato e rigido. Un comportamento da vero nobile. Prendeva in mano un sacchetto di caramelle e lo studiava attentamente, come fosse un trattato da firmare. Adesso girava fra gli scaffali colmi di dolcetti come se si trovasse fra i gioielli della sua famiglia, sfiorando appena il suolo, leggero come un gattino di pochi mesi.
La cosa buffa era Kaiba dietro di lui, con due cestini in mano, da cui traboccavano pacchetti di ogni tipo, colorati e invitanti. Quel ragazzo stava prendendo alla lettera le sue parole…poco prima gli aveva chiesto se davvero potesse comprare tutto quel che voleva, e lui gli aveva risposto di sì, che i soldi non erano un problema. La strategia del tenerselo buono, o quella che avrebbe dovuto essere tale nelle sue intenzioni, avrebbe probabilmente portato a riempire la nave di cartacce di caramelle.
”Che cos’è questo?”
gli chiese, mostrandogli una scatoletta. C’era una strana formina color crema che rappresentava una micina con un fiocchetto sull’orecchio sinistro.
”Budino al caramello, da mettere negli stampini con la faccia della gattina. Così quando li sformi hanno quella forma”
”Chissà se è buono”
”Basta provarlo”
Come era finito a fare il facchino di un principe smemorato? Era davvero necessario per tenerlo buono? Non poteva semplicemente chiuderlo a chiave nella sua cabina, e passargli il cibo attraverso la porta?
”…grazie”
”Hn?”
L’altro lo guardò, con uno sguardo triste e un sorriso timido:
”Grazie per avermi fatto assaggiare un po’ di vera vita”
”…non dovresti ringraziarmi. Io ti ho rapito, non dimenticarlo”
”È vero, ma è da molto, molto tempo che non mi sento tanto bene”
replicò l’altro, accarezzando una serie di funghetti bianchi con la cappella di cioccolato.
”Yugi…”
Ma l’altro sembrava perso nei suoi pensieri…
”E poi, a lui sarebbe piaciuto moltissimo questo negozio”
concluse, passeggiando verso una sere di grosse anfore colme di frutta candita.
’Lui?’
Chissà chi intendeva…probabilmente era parte di quel passato tanto misterioso.
’Però se non ricorda nulla…’
Era una faccenda più complicata di come poteva sembrare a prima vista, Kaiba lo comprese in fretta. Non voleva indagare, un po’ per rispetto verso di lui, un po’- soprattutto- per non cadere invischiato nel racconto di chissà quale dramma famigliare. Eppure non poteva negare di essere curioso. Aveva trascorso la maggior parte del viaggio verso quel mondo a informarsi su di lui, aveva creduto di conoscerlo meglio di chiunque altro, e invece si era trovato davanti a un estraneo, un’altra persona, come se lo Yugi degli articoli e quello che aveva di fronte fossero due persone diverse.
Scosse la testa, raggiungendolo. Una commessa s’era precipitata su di lui, col tipico occhio del commerciante, un falco su un cliente inesperto…doveva correre a salvarlo, o quella l’avrebbe convinto a prendersi tutto il negozio.
………
”Wwaaahhhhhhhh!!!!!!!!!!! Guarda come cresce!!!”
Kaiba sbirciò il dolcetto nel forno. La ricetta era così semplice che il principe aveva potuto fare tutto da solo…era bastato mettere in un tazza dai bordi molto alti un uovo, e sbatterlo con la polverina data nella confezione. Il tutto messo per un paio di minuti nel microonde, e il gioco era fatto.
DING!
Il piatto smise di girare e la luce si spense…il principe prese un guanto da cucina e tirò fuori la tazza.
”Che profumo! Cos’è?”
”…caramello. Credo tu abbia appena fatto un soufflè al caramello”
L’altro studiò la superficie gonfia del dolce:
”Ed è buono?”
”…non so. Bisogna provarlo”
Con un sorriso, il principe gli tese un cucchiaino:
”Assieme?”
Kaiba sbatté le palpebre, poi si arrese e lo prese:
”…assieme”
Affondarono il metallo nel dolce, che si rivelò spugnoso e profumato, soffice e resistente allo stesso tempo, e lo assaggiarono.
”Com’è secondo te?”
gli chiese il principe, ben sapendo di non essere in grado di valutarlo.
”Il profumo di caramello è buono, ma il dolce in sé non sa di nulla. Prevedibile, dato che era in scatola. Tieni, aggiungici un po’ di questo”
e gli gettò un flacone di crema alla cioccolata.
BIP BIP BIP
”Cos’è?”
”Un comunicato, non so da chi. Forse informazioni sul traffico nell’iperspazio, o semplice pubblicità. Vado a leggerlo, tu mangia con calma”
Kaiba guardò il suo riflesso che annuiva, un labbro sporco di cioccolato, e si infilò stancamente nel suo sedile, in sala comando. In realtà aveva un’idea di chi fosse l’autore del messaggio, ma non doveva sembrare troppo interessato. Meno sapeva dei suoi carteggi con Pegasus, più se ne sarebbe stato tranquillo, quindi era meglio che continuasse a pasticciare coi dolci. Al resto ci avrebbe pensato lui…

Fine parte III


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