Velvet sky

Parte II

di Hymeko

Il cielo della sera aveva riacquistato l’usuale blu intenso, liberato dalla tinta rossa del fuoco. Gli uomini avevano domato l’incendio, ma l’aria era irrespirabile. Il vento era girato, portando verso la radura la cenere e l’odore acre. Ma non era quella la causa dell’atmosfera asfissiante.
I due giovani si stavano ancora fissando. Non era cambiato nulla, non si erano mossi. Dopo che il potere del Puzzle Millenario si era scatenato, un muro si era eretto fra loro. Non fra invasore e preda, ma tra anima violata e carnefice.
Il principe si morse un labbro, incapace di agire. Se il re l’avesse saputo…scosse la testa. Stava per allontanarsi da quel mondo, probabilmente per sempre. Era quasi certo che non avrebbe mai più rivisto quelle lande, quindi era meglio che non vi pensasse, ma si impegnasse a ricostruire un minimo di rapporto con l’anima che aveva ferito. Lo avrebbe accompagnato in quel viaggio, non voleva che fosse peggio del necessario.
"S-Scusami…non intendevo…turbare la tua mente. Ho agito d’impulso…scusami"
Ma l’altro non faceva che fissarlo, quegli occhi gelidi colmi d’odio.
"Io…raramente ho usato il Puzzle. Il re mi ha sempre considerato troppo immaturo…a quanto pare aveva ragione"
mormorò, benché non fosse una giustificazione valida. La realtà era che non aveva nemmeno provato a trattenersi. Aveva sfogato su di lui la sua frustrazione. Si era imposto, obbligandolo a credergli. E come risultato, aveva gettato sale su una ferita aperta.
"…ho bisogno che tu mi creda…altrimenti non mi porteresti via…io voglio andarmene"
Confidando nelle poche forze che aveva, si alzò in piedi, traballando…quasi si trascinò verso di lui, per stabilire un vero contatto fra le loro mani. Non voleva essere respinto anche da lui…
La mano alzata dell’altro lo bloccò. Nemmeno quello straniero lo voleva vicino…
"P-Per fav…"
"Togliti quel coso"
gli ringhiò contro l’altro, rialzandosi e avvicinandosi al torrente, senza staccargli gli occhi di dosso. Si lasciò cadere sulla riva, e quando lo vide togliersi dal collo il Millenium Item, infilò la testa nell’acqua fredda.
"N-Non volevo"
ripeté il principe, accovacciandosi di nuovo a terra. Non sapeva più cosa fare. L’Oggetto Millenario del re giaceva accanto a lui, abbandonato sull’erba. Forse aveva già compreso che gliel’aveva rubato. Se l’avesse scoperto lì, la situazione sarebbe diventata ancora peggiore. Suo padre sapeva bene che non temeva il dolore. La sua paura era la solitudine…probabilmente l’avrebbe tagliato via dalle poche persone che ancora desideravano un contatto con lui.
"Muoviti. Dobbiamo arrivare al più presto allo spazioporto"
Il principe lo guardò. Quel ragazzo s’era alzato, e stava scrollando la testa. Goccioline d’acqua cadevano sulle sue vesti, e i capelli fradici scendevano a coprirgli gli occhi. L’espressione del viso era di pietra, ma almeno aveva accettato di portarlo con sé…un piccolo passo avanti.
"E rimettiti il mantello. Copriti quegli spuntoni che hai al posto dei capelli, o ti riconosceranno subito"
"…sì"
"Ricordati di non parlare, lo farò io. Tieni gli occhi bassi e mostrati spaventato. Qualsiasi cosa io dica o faccia, stai al gioco. E soprattutto, niente altre dimostrazioni di forza. Dobbiamo andarcene senza dare nell’occhio"
Il principe annuì, deglutendo. Le sue parole avevano un che di brusco e sferzante, come carta vetrata sulla pelle. L’attrito fra loro sarebbe durato ancora a lungo, lo sapeva…forse erano gli dei che lo punivano per la sua leggerezza. Chissà se quel viaggio lo avrebbe davvero liberato, come sperava…
"E vedi di capire una cosa: per me non sei un principe, ma solo un prigioniero. Quindi non ti mettere in testa strani pensieri, perché non avrai alcun trattamento privilegiato"
e se lo tirò dietro, infilandosi degli occhiali a infrarossi e avventurandosi nell’oscurità, fra le fronde alte delle felci.
"…io voglio solo andarmene di qui"
L’altro lo fissò apertamente, per una volta. In realtà mentre camminavano non lo perdeva mai di vista, senza dare nell’occhio, adattandosi al suo passo, benché fosse più forte e veloce. Quel ragazzo sembrava impaziente di essere rapito…e la cosa lo incuriosiva da morire. Sebbene non volesse dimostrarsi troppo impaziente di farlo, desiderava interrogarlo a lungo, non lasciare alcun punto oscuro. Anche se non sospettava più di una trappola o un inganno, c’erano troppe zone d’ombra per non essere inquieto. Forse si stava cacciando nel più grande guaio della sua vita, ma non aveva scelta. Doveva liberare Mokuba, e aveva sempre saputo che non sarebbe stata un’impresa senza rischi.
"…posso sapere il tuo nome?"
"…Kaiba"
Fragile e innocente, timido e remissivo. Sapeva benissimo che in realtà non era così, ma a vederlo in quel momento non avrebbe mai potuto dire che era in grado di fare a pezzi le anime.
’Forse è solo schiacciato dal senso di colpa’
Quel principe era un mistero. Tutto il suo comportamento era folle. Niente di logico. Non poteva davvero pensarlo come suo salvatore…non poteva essere felice di essere rapito! Ma aveva idea di quello che lo aspettava?
Con un sorriso lieve, l’altro inclinò un po’ la testa:
"Piacere. Yugi"
Kaiba inarcò un sopracciglio. Ne aveva la conferma. La sua preda era totalmente pazza.
"…prendi qualche medicina, di solito?"
Non aveva nulla con sé per tenerlo calmo. Se non si fosse rimesso il Puzzle non avrebbe avuto problemi a soggiogarlo, ma con quello…
"Niente di particolare, magari se ho un po’ di influenza, perchè?"
Kaiba mugugnò una risposta vaga, controllando la loro posizione sul minicomputer. Non erano lontani dalla sua tenda, e non c’era nessuno in giro.
"Merda"
"…qualcosa non va?"
"Ho bloccato gli accessi degli altri al satellite, ma a quanto pare qualcuno ha deciso di ignorare il tuo diversivo, e di rimanere allo spazioporto"
"N-Non puoi farmi passare per…qualcun altro?"
Kaiba scosse la testa:
"Tutti sanno che non me ne andrei mai dal pianeta senza aver portato a termine la missione. E tu…"
e gli rivolse un’occhiata obliqua…
"…dovresti ricordarlo bene"
Il principe annuì in fretta, fissando il terreno coperto di foglie secche. La sua era stata una domanda parecchio superflua.
"Sali quella costa, ma tieni giù la testa…e soprattutto non far scappar fuori i capelli"
Si arrampicarono fino al bordo della cresta, aggrappandosi al buio a qualsiasi cosa riuscissero a trovare, e Kaiba lo fermò prima che potesse guardar oltre. La sua tenda si innalzava accanto a uno sperone roccioso, riparata dal vento. A occhio nudo sembrava tutto a posto, e anche il satellite segnalava solo le sue trappole. Eppure…
Guardò il ragazzo accanto a lui. Se fosse andato a controllare, l’avrebbe dovuto lasciare solo per qualche minuto, e non aveva niente con sé per legarlo, cosa che avrebbe anche potuto rivelarsi controproducente. In caso di attacco a sorpresa non avrebbe potuto spostarsi. Con quella piramide rovesciata in mano poi era un faro nella notte. Il primo che fosse passato avrebbe capito.
Se l’avesse portato con sé, invece, l’avrebbe esposto a tutto ciò che poteva esser stato piazzato fra loro e la struttura. In fondo non era l’unico genio lì, per quanto gli scocciasse ammetterlo.
’Merda…’
Doveva scegliere in fretta.
"Principe…"
"Yugi. Non pensare a me come a un principe"
Kaiba si mordicchiò il bavero del mantello. Se non avesse ancora in mente il terrore di quando gli aveva scatenato contro il suo potere, avrebbe avuto dei dubbi enormi sulla sua reale identità.
"Come desideri. Parlerò chiaro e senza tanti giri di parole. Tu vuoi esser rapito, giusto?"
"…sì"
Senza tentennamenti, senza tremiti. Quel ragazzo era spaventoso.
"Va bene. Allora devi rimanere qui. Imboscati un po’, magari. Ci sono delle macchie d’ombra abbastanza grandi per celarti. E nascondi bene quel…coso. Nessuno ti deve vedere o riconoscere. Io tornerò il prima possibile"
L’altro annuì:
"Mi troverai, non ho intenzione di scappare"
Con quella rassicurazione nelle orecchie, sperando che fosse vera, Kaiba scivolò dall’altra parte, andando a controllare la sua tenda. Chiuse gli occhi e lanciò un razzo accecante sul terreno, per disturbare eventuali osservatori. Nessuno avrebbe avuto vita facile, con lui.
………
"Merda!!!"
Quella sera era una delle peggiori della sua vita. L’elenco di cose che gli erano andate storte era troppo lungo da compilare. Ultima, in ordine di tempo, la fuga del suo prigioniero.
’Come ho potuto essere tanto stupido da cascarci? Io mi sono lasciato ingannare, io!’
Si lasciò cadere a terra. Probabilmente aveva voluto crederci, per qualche motivo sconosciuto. Forse quell’aria indifesa l’aveva convinto ad abbassare la guardia. O l’idea di aver in mano la salvezza del fratellino gli aveva dato alla testa. Magari era solo stanco…ma la conclusione era una sola: Seto Kaiba era stato abbindolato.
"Merda!!!"
Sbatté il pugno contro un tronco, facendo cadere una pigna.
"Ahi!"
Kaiba scattò, estraendo la pistola.
"Mi hai fatto male, sai?"
mormorò il principe, andando a sedersi vicino a lui e massaggiandosi la spalla colpita dalla pigna.
"Ah…"
Non se n’era andato…ne aveva avuta la possibilità ma aveva obbedito alle sue istruzioni…
"Sta arrivando qualcuno?"
gli domandò l’altro, guardando storto l’arma.
"N-No. Voglio solo stare tranquillo. Non abbiamo scelta"
"Hm?"
Kaiba si massaggiò gli occhi. Non riusciva a crederci. Non solo era rimasto lì, ma si era nascosto talmente bene che non l’aveva trovato. E non l’aveva sentito arrivargli vicino. Ma soprattutto, lo guardava con gli stessi occhi limpidi di sempre. Il bagliore del razzo accecante era quasi spento, eppure le sue iridi sembravano catturare tutta la luce possibile. Quello…era davvero un principe.
"…hanno sfasciato la mia tenda. Le mie apparecchiature, i vestiti, il cibo. Non c’è più nulla di sano"
"Ma…chi…"
"Bandit Kierce, o uno della sua pasta. Avranno deciso di eliminare tutti i rivali più quotati. A partire da me"
"…che modestia"
commentò spensierato l’altro, ma Kaiba gli tirò bonariamente una ciocca ribelle:
"Invece è vero…dopotutto, io ho il principe"
"…Yugi"
borbottò il diretto interessato, mettendo il broncio. Non voleva assolutamente esser chiamato così.
"Ah, già. Ma la parte difficile arriva ora. Lo spazioporto è controllato, per poter intercettare qualcuno che sia riuscito a catturarti. Dovremo arrivare al gate senza farci vedere"
"Idee?"
Kaiba picchiettò un bottone sul bavero del mantello:
"…un paio"
………
"Kaiba…"
Il ragazzo gli fece segno di abbassare la voce:
"Stai tranquillo, non sono davvero loro"
Ma il principe rimase rigido. I suoi consiglieri, i suoi amici, tutte le persone che più aveva amato…erano tutte lì. A parlamentare con i loro nemici, con quelli che avevano devastato la loro terra. Quei mostri…
’Ma non riesco a considerare Kaiba così’
Si sentiva ancora in colpa per quello che gli aveva fatto…e poi era stato gentile con lui. Un po’ freddo, ma tutto sommato gentile. Anche se non in maniera disinteressata, ma non gli importava. Da molto nessuno lo era, quindi…
"C-Cosa intendi?"
Vedere i suoi amici trattare gli faceva male. Non si erano resi conto della sua scomparsa? O erano lì a negoziare il suo rilascio?
"Non sono reali. Sono ologrammi creati da me"
"Eh?!"
Le labbra di Kaiba si tesero in un ghigno sottile:
"Ho piazzato dei proiettori su alcuni alberi, e li ho attivati per distrarre Kierce e gli altri"
"Kierce? È qui? Chi è?"
Kaiba indicò un giovane uomo alto e trascurato, con una bandana in testa e la barba di almeno una settimana:
"Quello lì, con l’espressione da iena"
"…è stato lui a piazzare la tagliola?"
"Sì. È il suo modo di togliersi di mezzo rivali e nemici, e di catturare le prede"
Il principe sgranò gli occhi:
"Come puoi dirlo con tanta leggerezza? Perché gli permettete di farlo?"
Lo sguardo di Kaiba si fece compassionevole:
"Non hai idea di come sia l’universo oltre il tuo regno, vero?"
"…nemmeno in quello, a dire la verità"
rispose abbassando gli occhi. Era in disgrazia, e l’unico modo che aveva trovato per risollevarsi era quello di farsi portare via…con la scusa di salvare tutti…non riusciva a capire se sentirsi vigliacco o eroico…in fondo, lui aveva desiderato scappare sin da quel giorno…da quando era caduto…
"Non è il momento di pensarci. Si stanno scaldando"
L’altro si concentrò sulla scena. Kierce stava parlando in una strana lingua che non conosceva, ma gli ologrammi di Kaiba gli rispondevano senza problemi.
"Come fanno a interagire così bene?"
"…li ho creati io"
fu la risposta sibillina di Kaiba, nei cui occhi brillava una luce spavalda e soddisfatta.
"Scusa?"
"Te lo dirò dopo. Adesso muoviamoc…"
"Guarda!"
Il principe si irrigidì: Kierce aveva in mano una pigna, e la stava soppesando mentre squadrava l’ologramma rappresentante suo padre. Di colpo la lanciò in aria, la riprese e la gettò contro la figura, che ne venne trapassata. Solo la mano di Kaiba sulla bocca gli impedì di urlare.
"Ssshhh!!!!!!!!!!!!!! È tutto a posto. Loro sanno che sono ologrammi, ma pensano che siano stati tuo padre e i tuoi servi a crearli! Non gridare, capito?"
Annuendo, il principe si staccò da lui:
"Ma…"
"Dopo! Adesso dobbiamo andarcene!"
e lo costrinse a seguire un sentiero talmente malmesso da essere quasi invisibile. Nel buio gattonare lì era una tragedia. Dietro di loro, dal punto in cui avevano lasciato gli ologrammi e i duellanti, provenivano urla e strepiti, sembrava esserci in corso una lite.
"D-Dove?"
"Alla mia navicella"
Passarono da cespuglio in cespuglio, da macchia a macchia. Si fermavano per minuti interminabili, o correvano come disperati giù per i pendii sassosi della foresta. Per Kaiba e le sue gambe lunghe era facile volare da una roccia all’altra, ma per il principe era un’altra cosa…più di una volta il suo rapitore lo dovette aiutare a saltare.
"Come fai a vederci così bene?!"
"…ho esplorato questo posto palmo a palmo. Conosco tutte le rocce. Di qua"
sussurrò, correndo acquattato. In quello il principe riusciva meglio di lui, ma non era una gran consolazione…
"Sei sicuro che non ci abbia seguito nessuno?"
"Sì. Se un altro duellante ci avesse scorti ci avrebbe attaccati prima, in un posto isolato. In questo momento, invece, siamo tornati vicini a Kierce e agli ologrammi, abbiamo fatto un giro lungo ma non siamo distanti da loro. Aggredendoci qui ne attirerebbe attenzione. E comunque penso che siano tutti a sentire la finta ambasciata"
"Ah. L’hai realizzata così bene? Ci sono cascati?"
In quel momento il sorriso di Kaiba traboccava di soddisfazione:
"Anche. Ma soprattutto nessuno si fida degli altri, vogliono sentire tutti con le loro orecchie. Eccola"
Il principe seguì il suo sguardo, e sotto una cupola di protezione vide una nave che ricordava un po’ uno strano drago bianco, con dei vetri azzurri come schermi esterni.
"…insolita"
commentò, certo che non avrebbe gradito qualcosa di negativo.
Una porta si sollevò, e una pedana si allungò per accoglierli:
"Sali, principe. Yugi"
"Hm"
Nella cupola si aprì un varco stretto e alto, adatto alle dimensioni dell’altro, e il principe vi passò tranquillamente. Non lo diede a vedere, ma iniziava ad aver paura…sarebbero partiti per lo spazio profondo, dove lui non aveva mai messo piede, verso un destino ignoto ma di sofferenza quasi certa. Non vi aveva mai pensato realmente, ma se Pegasus era disposto a rovinare un pezzo di mondo pur di averlo, la sua situazione non era rosea.
’Chissà cosa mi accadrà…’
Sbirciò Kaiba, che stava controllando i sensori piazzati all’esterno. Non sapeva bene cosa fare con lui…se gli avesse confidato le sue paure, avrebbe potuto pensare che si stesse tirando indietro. Invece voleva solo che finisse tutto in fretta. L’attesa lo snervava, non faceva che peggiorare i suoi pensieri. La paura era qualcosa di naturale, dato quello che stava per accadere. Ma la tensione rendeva tutto peggiore.
"Q-Quanto ci vorrà per arrivare d-da…"
Non concluse la frase, non ce n’era bisogno.
Kaiba scrollò le spalle:
"Dipende da molti fattori. Principalmente da quanto tempo impiegheranno gli altri duellanti perché capiscano e partano al nostro inseguimento. Poi da come sapremo nasconderci, da che rotta seguiremo, da vari imprevisti da mettere in conto…insomma, non so proprio dirtelo"
"Ah"
Il principe si trascinò sino a un divanetto in un angolo, e posò il Millenium Puzzle sul tavolinetto di fronte. Le luci erano deboli e blu chiare, fredde come il padrone del vascello.
"…non mi sembra il caso di esser impazienti"
gli fece notare Kaiba, togliendosi il mantello.
"Lo so…"
Occhi bassi e spalle curve, non smetteva di fissare il pavimento. Aveva una gran voglia di piangere.
"…ma prima finirà, meglio sarà per tutti"
Kaiba lo guardò. Non era mai stato bravo a cogliere i sentimenti delle persone, e quel ragazzo era un mistero ancora più impenetrabile. Non capiva la sua smania di immolarsi.
"…sei in grado di sapere se hanno iniziato a cercarmi? Il re…e…"
gli chiese il principe, senza staccare gli occhi da terra.
"No. Dovrei attivare i computer e le ricetrasmittenti, il cambiamento di tensione elettrica e di calore sarebbe grande, e verrebbe rilevato. Qualcuno verrebbe a controllare"
"Eh? Ma non partiamo subito?"
Finalmente il viso alzato verso di lui…Kaiba si domandò se avesse davvero capito a cosa stava andando in contro.
"No. A causa delle interferenze date dalle cupole di protezione non ci sono dispositivi di controllo del movimento a sorvegliarci, non si sono accorti del nostro arrivo. Ma Kierce e il resto del gruppo sono abbastanza vicini da vedere la partenza della nave. Sicuramente si fionderebbero a inseguirci, li avremmo alle calcagna. Io voglio un vantaggio maggiore"
"Ma…allora cosa facciamo qui?"
L’altro scrollò le spalle:
"Ci riposiamo. Partiremo domani sera, dopo che avrò attuato la parte finale del mio piano"
"Che sarebbe…"
Gli occhi blu brillarono:
"Un altro diversivo spassoso"
bisbigliò il ragazzo più alto, sibillino.
"N-Non vorrai coinvolgere il mio popolo, vero?"
Kaiba scosse la testa, schiacciando un pulsante. Uno sportello scivolò di lato, e ne estrasse due bibite in una specie di scatoletta.
"No. Ma farò un po’ di fuochi artificiali"
rispese, gettandogliene una.
"…non si può avere qualcosa di caldo? Io ho un po’ freddo. E fame"
Il liquido sarebbe andato bene per una giornata assolata, ma lì dentro faceva fresco. Le luci basse, le pareti di metallo e tutti gli sportelli chiusi non aiutavano.
"Il tuo mantello?"
Kaiba era a suo agio con quella temperatura, ma si avvicinò a lui e lo squadrò. Il tessuto sembrava sottilissimo, quasi trasparente.
"…non ripara molto"
ammise il principe, togliendoselo e lasciandoglielo esaminare.
"In effetti…"
Non sembrava sottilissimo, lo era. Nonostante non permettesse di vedere le forme del suo corpo, era fine come la prima nebbia d’autunno. Nemmeno cinque strati di quel tessuto avrebbero potuto tenere un po’ di caldo. E il resto dell’abbigliamento non aiutava molto…
"Ma come ti sei vestito?"
Il principe sbatté le palpebre:
"Perché?"
domandò innocente.
"Ti sembra una tenuta per un viaggio spaziale? Naturale che ti venga freddo!"
commentò Kaiba acido, aprendo un altro sportellino e trafficando con dei vestiti.
"…non avevo altro di abbastanza comodo"
si giustificò il principe, specchiandosi in una parete lucida. I dettagli non erano chiari, ma doveva dargli ragione…in effetti quella maglietta senza maniche, che gli lasciava scoperta la vita, e con una profonda scollatura sulla schiena, non era il massimo per un viaggio spaziale. I pantaloni andavano un po’ meglio…a contatto con la pelle, un tessuto nero lungo sino al ginocchio, coperto quasi interamente da stoffa abbinata alla maglietta. E le cinghie sulla gamba sinistra erano un suo vezzo, come ciò che portava sugli avambracci…
(ovvero, l’abito di copertina di "Ragnaroc 2". Impazzisco per come Aya Shouto veste Yugi!!! n.d.Hymeko che, per comodità, alla fine inserisce la immi)
…nulla a vedere con la pratica tuta blu che Kaiba gli aveva gettato.
"Vieni"
Lo condusse sino a una piccola cabina, e gli fece registrare l’impronta dell’indice sulla placca della serratura.
"Dormirai qui. La mia è quella…"
e gli indicò una porta decorata con una specie di onda argentata.
"…potrai entrare e uscire posando il dito sulla piastra. Il bagno è in uno stanzino accanto, ma l’acqua calda non la riattiverò fin quando non saremo nello spazio. Non potrai uscire dalla nave, interagire coi comandi, con le armi o con qualsiasi tipo di trasmettitore. La sala macchine ti sarà totalmente off-limits"
Il principe sospirò. Il loro rapporto sembrava di tipo ondulatorio. Un momento erano in sintonia, più o meno, e quello dopo…lui era tornato a essere un prigioniero.
"La cucina è laggiù, lì hai libero accesso"
"Ehm…"
Proprio il suo punto debole…e Kaiba doveva averlo capito:
"Perché tu sai cucinare…"
L’altro storse la bocca, senza il fegato di rispondergli.
"Almeno cuocerti qualcosa per sfamarti. Sei in grado di sopravvivere?"
"…non ho idea di come si bolla l’acqua"
gli confessò candidamente, stringendosi al petto la tuta.
Kaiba sospirò:
"Oltre a scortarti, dovrò farti da balia?"
"…mi spiace. So di non essere indipendente"
Il principe aprì la porta, mentre il suo rapitore, compagno o liberatore- non riusciva a capire come definirlo- lo scrutava freddo.
"Non è un gran problema…"
disse alla fine, avviandosi verso la sua cabina…
"…tanto questa convivenza durerà davvero poco"
Il principe si appoggiò all’interno della porta. Kaiba sembrava imporsi di pensare a lui come a un prigioniero…avrebbe tanto desiderato che smettesse. Che lo pensasse come una persona.
"Almeno…una volta"
mormorò, scivolando a terra.

Fine parte II

Ragnaroc 2


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