Questa fic non c'entra nulla con le altre one-shot in serie. È una fantascienza/fantasy, spero che gradirete.



Velvet sky

Parte I

di Hymeko

L'aria era densa e stagnante, intrisa di umidità. I refoli di vento appiccicaticcio, quasi inesistenti, rendevano i suoi movimenti meno fluidi del solito. Un occhio normale non se ne sarebbe accorto, ma lui lo percepiva. Si sentiva così viscoso, intralciato…desiderava poter tornare alla sua tenda, a farsi una doccia tiepida.
'Anche se questo significherebbe rivedere quei pezzenti'
Gli altri duellanti. Da lui mai cercati, né desiderati.
Odiava tutto di quel pianeta. Non solo quel clima orribile, e il rumore degli insetti assurdi che lo popolavano. Detestava anche la ragione per cui era lì; e i suoi compagni d'avventura, o per meglio dire rivali, gli facevano veramente schifo. E soprattutto disprezzava profondamente Crawford, che l'aveva ricattato, per spedirlo lì…per avere la certezza che la missione avrebbe avuto buon fine. Che tutti i suoi desideri di bambino capriccioso fossero esauditi.
"Riuscirò a farti a pezzi, stanne certo…"
Il suo sussurro si perse nella canicola che opprimeva foresta. Non poteva permettersi di parlare a voce più alta, qualcuno degli altri duellanti avrebbe potuto ascoltarlo.
'Ma farebbe davvero differenza?'
Scosse la testa, meglio fare un controllo. Scoprì il mini-computer che aveva al polso, e impostò una ricerca. Il satellite sopra di lui rispose al suo comando, assicurandogli che nessun altro duellante s'aggirava lì attorno. Nessuno, nel raggio di un paio di chilometri.
Controllò anche lo status dei loro accessi, e le labbra si accesero in un sorriso soddisfatto: erano ancora bloccati.
'Come io ho comandato che fosse'
pensò compiaciuto. Aveva deciso di escluderli dal satellite, giusto per avere un altro piccolo vantaggio.
Poi un piccolo movimento, sul bordo dello schermo, attirò la sua attenzione. Non era un duellante, il satellite non rilevava l'impulso di identificazione.
'Allora…è uno di loro'
Studiò ancora il puntolino. Era immobile, accanto al fiume poco distante. Si trovava un po' più a monte, rispetto a lui.
Spostò lo sguardo sulla foresta, studiandone lo ombre fitte. Si sarebbe potuto avvicinare senza problemi. Si mise in marcia, con un sospiro. Anche se di certo non era la sua preda, controllare non gli costava nulla.
………
'Quello scemo s'è cacciato proprio in un bel guaio'
Non valeva la pena di perdere tempo in una lunga osservazione dell'obbiettivo. Il motivo della sua immobilità era evidente. Né si sarebbe potuto spostare, se qualcuno non l'avesse aiutato.
Socchiuse gli occhi. Non aveva molta voglia di darsi da fare per quello sconosciuto. In fondo, se fosse stato un po' più attento, non si sarebbe trovato in quella situazione.
Eppure non gli andava neppure di lasciarlo lì. Quel ragazzo stava trattenendo i gemiti per paura di essere sentito da uno di loro. Ma sentiva ugualmente gli uggiolii che gli sfuggivano, quando tentava di liberarsi.
Scosse la testa, ormai aveva preso la sua decisione. In fondo, osservando il contesto globale, senza dubbio ne avrebbe tratto due vantaggi.
Prima di tutto, avere un credito nei confronti di uno di loro. Cosa utile, in caso di guerra. Anche se una vera guerra non era.
Ma, soprattutto, togliersi lo sfizio di rovinare i piani di uno degli altri duellanti. Quella trappola era certo uno dei trucchi di Bandit Kierce, destinati sia agli abitanti di quel feudo, che a loro duellanti.
'Schifoso bastardo!'
Piazzare una tagliola vicino a un corso d'acqua…un giorno avrebbe pagato per tutto!
'Meglio che vada'
Quel ragazzino stava tentando di aprire le lame a mani nude…un'ultima occhiata al radar del satellite, e si alzò in piedi, rivelando la sua presenza.
Entrò nella piccola radura, calpestando volutamente dei vecchi rametti caduti, fermandosi nel mezzo dell'erba verde.
Nessuno fiatò, solo la natura non badava a loro.
Il ragazzo bloccato nella trappola lo fissò raggelato, le mani insanguinate che tentavano di far leva sulle punte.
Si guardarono. Un giovane alto, capelli castani corti e sguardo mascherato da occhiali verdi. Senza far nulla, sovrastava il ragazzo ferito, accovacciato contro un grosso masso, con un caviglia segata dal filo della tagliola. Indossava un elmetto fermamente calcato in testa, da cui sfuggiva una ciocca scura. Anche i suoi occhi, enormi e sorpresi, erano filtrati da lenti verdi.
"…stai calmo"
Anche se aveva tentato di stabilire un contatto, il ferito non aveva intenzione di concedergli fiducia: senza più badare al dolore, aveva incoccato un freccia d'energia, e gliela stava puntando contro. Nonostante tremasse vistosamente, da quella distanza non l'avrebbe mancato.
Sospirò. Non c'era da stupirsi, se non si fidava di lui. Non solo erano nemici. Non solo lui era lì come invasore. Quella trappola complicava la già difficile situazione di loro duellanti. Anche se lui non c'entrava nulla con le atrocità commesse dagli altri, quel cucciolo ferito non poteva certo saperlo.
Lo guardò, senza far nulla. Sì, sembrava proprio un cucciolo ferito. Un tigrotto nella morsa del dolore. Per questo doppiamente pericoloso, proprio come tutte le fiere costrette a lottare per la vita.
Anche se non avesse voluto ucciderlo, se non fosse stato attento quella freccia sarebbe potuta partire per sbaglio, e lui non desiderava provarne la potenza.
Alzò le mani, sollevando il mantello e mostrando tutte le armi. Ed ingrandendo il bersaglio.
L'altro attese, la mano che iniziava a tremare troppo.
'Mi devo sbrigare, o il colpo partirà di certo'
"Ora le farò scivolare a terra"
Con calma, senza staccare gli occhi da lui, portò le dita alla fibbia della cintura…al suo tocco si aprì, e la cinta cadde a terra, con la spada e la frusta.
"Adesso la pistola"
Era lui a governare il gioco, lo sapeva. Anche se sembrava l'altro a comandare, con quella freccia traballante puntata, in realtà l'aveva soggiogato. Stava troppo male per poter pensare lucidamente, e vederlo disarmarsi volontariamente stava instillando in lui una fiducia pericolosa.
'…è fortunato che voglia davvero aiutarlo'
Il tonfo attutito dell'arma che affondava nell'erba fece sussultare il nativo, che spostò la mira più in alto. Respirava a fatica, sulla pelle bianchissima erano ben visibili i segni delle lacrime.
"Ora verrò da te"
La punta della freccia tornò contro di lui, che però non si fece intimidire. Quello era solo un rigurgito di paura, l'istinto di sopravvivenza che gli urlava di non fidarsi. Ma il dolore che quella tagliola gli provocava doveva essere tanto forte da immobilizzarlo…e da fargli credere ciecamente in chiunque potesse renderlo libero.
Il ragazzo più alto arrivò a inginocchiarsi accanto a lui, senza staccare i loro occhi. Poi, gentilmente, posò la mano su quella che stringeva l'arco. E, vinta una piccola resistenza, l'aiutò a posarla per terra.
"Sssshhhhh…"
Un singhiozzo forte, mentre muoveva involontariamente la gamba intrappolata.
"…ora ti libero. Tu non ti muovere"
L'altro annuì, tremando. L'adrenalina causata dalla sua comparsa era finita. A dominarlo era tornato il dolore.
"Stringi i denti"
'Spero solo che mi sia davvero grato, poi!'
Il meccanismo di quella trappola non era difficile da disattivare, ma doveva comunque muovere le lame. Sentiva il ragazzo accanto a lui singhiozzare, la sua forza era ormai svanita completamente. Affidandosi a lui, sapeva di correre un grosso rischio, eppure non aveva altra scelta. Il suo destino era nelle mani di uno di quei duellanti, che tanto avevano fatto del male ai suoi compatrioti.
"Stai tranquillo, non ti farò del male"
Se proprio doveva aiutarlo, tanto valeva finirla in fretta. E più lui si fosse agitato, più tempo sarebbe stato necessario.
CRACK
Le lame caddero a terra, generando un tintinnio sbattendo contro dei sassi.
"Whaaaa!!!"
"No! Non toccare la ferita!"
Il ragazzo s'era piegato in due, afflosciato verso la caviglia lesa, ansimando violentemente, scosso dal dolore. Tremava, e ora che l'arto era libero, sembrava che le scariche di bruciore si fossero intensificate, assieme al sangue che poteva fluire di nuovo senza impedimenti.
"Aggrappati alla roccia, e lascia che la disinfetti"
Con ferma gentilezza lo aiutò a rialzarsi, e iniziò a studiare la ferita:
"L'osso non mi pare rotto, forse solo un po' intaccato. E non credo che i tendini siano stati lesi. Sei stato fortunato…è poco più di una slabbratura della pelle"
Il giovane annuì, pallido come un cencio…aveva bisogno di qualcos'altro, oltre ad essere rincuorato. Rovistò nella piccola sacca, e ne tirò fuori una bottiglietta:
"Ecco, bevi. Ti farà bene"
'Spero che queste sciocche gentilezze facciano bene anche a me, poi'
Con mano tremante, quel ragazzo silenzioso afferrò il recipiente, e bevve avidamente l'acqua zuccherata, tentando di calmare il battito doloroso del proprio cuore.
"Ah!"
"Hai anche tu la voce, allora"
Si fissarono, oltre le lenti verdi.
Deglutendo piano, il più esile dei due posò a terra la bottiglia, e si appoggiò alla roccia dietro di lui, con un sospiro. Il suo petto s'alzava ed abbassava senza tregua né regolarità, mentre lo sconosciuto gli applicava del disinfettante sulla ferita, e poi la copriva con uno strano materiale trasparente, a lui sconosciuto. Infine bendò il tutto con fasce morbide e fresche, che mantennero la loro temperatura anche a contatto con la sua pelle.
"Finito"
annunciò lo straniero, ripulendosi una guancia con la manica, mentre con l'altra mano preparava le medicine per curargli le dita.
Si guardarono di nuovo. Poi il ragazzo parlò per la prima volta:
"Perché mi hai aiutato?"
L'altro sorrise un po' sprezzante:
"Prego"
rispose, secco.
"Ah…scusami. Grazie…per avermi liberato"
Era avvampato…avrebbe potuto giocare un po' con lui, se ne avesse avuto voglia. Ma non ne aveva, quindi controllò ancora il mini-computer. Ancora nessuno in vista.
Lo guardò…quegli occhi enormi lo stavano ancora sbirciando. Gli sarebbe piaciuto conoscerne il vero colore, ma non avrebbe dovuto forzarlo in alcun modo, se voleva farne un inconsapevole alleato. La prima cosa da fare, invece, era rispondere alla sua domanda.
'Senza rivelargli che diverrà una mia pedina, però'
"Quelle sono erbe medicinali, vero?"
"Eh? Sì. Le avevi viste?"
"Naturalmente"
A dir la verità, le aveva appena notate. Ma improvvisare era una delle sue qualità, sapeva sfruttare al meglio tutte le occasioni che gli si presentavano.
"…è per loro, che mi hai…?"
"Più o meno. Un motivo sì, sono loro. Qualcuno di importante per te ne ha bisogno, se sei uscito nonostante tutto. Poi perché so chi è stato a piazzare questa tagliola, e volevo assolutamente distinguermi da lui. E rovinargli la trappola, senza dubbio"
"Sai chi è stato?!"
Il ragazzo schizzò in piedi, e con un gemito ricadde pesantemente in avanti, tenendosi stretta la caviglia fasciata.
"Evita di fare certe pazzie. Non ci sarò sempre io, a salvarti"
L'aveva preso al volo. Era più sottile di quanto potesse immaginare.
Senza fatica lo fece sedere di nuovo sulla pietra.
"G-Grazie"
"Lasciami curare le dita"
Mani sottili e bianche…il sangue scorse via, allontanato da quella pelle esile dall'acqua fresca.
"Brucia?"
Si stava mordendo il labbro…
"Un po'"
"Morditi il bordo del manto, allora. O dovrò curarti anche le labbra"
"Ah…"
Un mezzo sorriso…era davvero in imbarazzo, in quella situazione. Ma non aveva più paura.
"Tu sei davvero gentile…perché fai gruppo con gli altri duellanti?"
'Si sta allargando un po' troppo. Meglio rimettere a posto le distanze'
"Lavoro da solo. E l'ultimo motivo per cui ti ho aiutato, è che non sei la persona che sto cercando"
Più che intimorito, sembrava incuriosito:
"E come fai a saperlo?"
"Perché il Principe non potrebbe mai andarsene in giro da solo, per una foresta piena di duellanti pronti a sfidarlo. Oltretutto senza il Millenium Puzzle"
Un sussulto.
Comprensibile, aveva premuto forte con il disinfettante.
"Fatto male?"
"N-No. Perché vuoi…il Principe?"
Stavolta toccò a lui esser sorpreso:
"Io? Lo vogliono tutti. È la nostra preda"
Sembrava incredulo:
"I-I-Il Principe…è per lui che siete qui?!"
"Non ne sei a conoscenza?"
"Come potrei saperlo!"
'Perché si scalda tanto?'
"Guarda che Crawford ha mandato un ambasciatore, che ha parlato al vostro Re e al popolo. Ha anche consegnato un messaggio, in cui si chiedeva la consegna del ragazzo e del Millenium Puzzle, o altrimenti…questo immagino tu lo sappia"
Il ragazzo più piccolo esitò, il cuore che gli rimbombava nelle orecchie. Quell'invasione…erano lì per catturare…
…sempre che dicesse la verità.
"Come faccio a sapere che non stai mentendo?"
Lo sconosciuto picchiettò sul computer:
"Se riuscissi a infilarti nella stanza del Re, potresti controllare di persona. Vedi? Il messaggio è ancora lì"
"P-Perché…L-Lui?"
Era sbiancato…il ragazzo più alto si fermò, esitando:
"Ma tu…"
Lo vide trattenere il respiro, e diventare sempre più bianco. Non era solito mentire.
"…lo conosci, vero? Queste erbe medicinali…sono forse per lui?"
No, aveva sbagliato qualcosa. Il suo sospiro di sollievo, benché soffocato, era stato evidente.
"No, non sono sue…sono per un vecchio…zio"
"Hn"
Quel ragazzo gli nascondeva qualcosa. Le sue reazioni erano state troppo strane. Stava proteggendo qualcuno, o che? Come mai non sapeva quale fosse il loro obbiettivo? Eppure era stato sbandierato ai quattro venti…
Studiò di sottecchi il suo fisico. Non sembrava molto forte. Se avesse voluto estorcergli informazioni con la forza, ci sarebbe riuscito senza problemi.
Ma l'idea non lo entusiasmava. In parte, si sarebbe comportato come Bandit Kierce. In parte…non voleva rovinare ciò che aveva appena curato. Per cui aveva impiegato il suo prezioso tempo.
"Davvero non sapevi che stiamo cercando il Principe?"
Scosse la testa, gli occhi vitrei.
"Perché lo volete?"
Scrollò le spalle:
"Non ne ho idea. So solo che Crawford lo vuole"
"E tu…gli obbedisci come un cagnolino?"
L'altro gli afferrò un polso. Poi gli storse il braccio, fino a farlo gemere:
"Non osare mai più! Non dire mai più una cosa simile!"
sibilò, colmo d'odio.
"Allora perché sei qui!"
Anche se il braccio gli faceva male, non era intenzionato a cedere.
"Preoccupati per te!"
Lo gettò via, contro la roccia. Poi iniziò a riordinare, senza nascondere il nervosismo. Non gli importava più d'usarlo come pedina.
Lo fissò. Era bene che quel ragazzo imparasse a stare zitto:
"Le tue ferite sono a posto. Se caschi in un'altra tagliola, arrangiati"
Si rialzò, spolverando il mantello. Iniziava a pensare di aver sbagliato, ad aver buttato del tempo per aiutarlo. Sarebbe stato meglio se l'avesse lasciato lì.
La strada verso la sua tenda era lunga, e iniziava a fare buio.
'Quando mai l'ho aiutato!'
si rimproverò, togliendo un filo d'erba da una manica. Si ripromise di non cedere più alla gentilezza, e senza uno sguardo si avviò verso la via del ritorno.
"Aspetta! Per favore!"
Effettivamente si fermò, ma solamente per potergli sputare in faccia la sua tagliente ironia.
L'altro lo stava guardando sconsolato, una mano leggermente tesa verso di lui, per trattenerlo:
"Non volevo offenderti…scusami"
Lui non rispose, limitandosi a fissarlo da oltre le lenti.
"Io…grazie per avermi aiutato"
Uno sbuffo, nient'altro.
Si fissarono qualche secondo, poi si girò ancora, riprendendo a camminare.
"Aspetta…solo una cosa"
Con uno sbuffo sonoro, il ragazzo più alto si fermò:
"Cosa c'è ancora?"
L'altro lo guardò. Sembrava un po' triste:
"Se…quello che mi hai detto…che stato cercando il Principe…è vero…"
"Perché non dovrebbe esserlo?"
lo interruppe.
"…allora, fra una settimana, mentre un incendio starà devastando il deposito di carburante appena fuori le mura a est…tu trovati di nuovo qui. A quest'ora"
"E perché mai dovrei venirci?"
La certezza negli occhi dell'altro non svanì:
"Se quello che hai detto è vero, allora vieni qui"
E se ne andò zoppicando, lasciandolo senza una vera risposta.

Era successo davvero. Nel tardo pomeriggio. Un incendio, senza alcuna causa comprensibile.
Solo lui era a conoscenza della verità.
Era stato il ragazzo che lo fronteggiava ad appiccarlo. Il cielo si era tinto di sangue a causa sua, le foglie secche si annullavano nell'ardore delle fiamme…perché quello era stato il suo desiderio. Perché lui accorresse lì. Perché si potessero di nuovo incontrare.
Si fissarono, senza dir nulla. Aveva visto molte cose, nella sua breve vita. Ma una simile follia mai.
Di fronte a lui, c'era la sua preda. O forse, quella che avrebbe dovuto esserlo.
Non credeva minimamente che lo fosse realmente.
"Grazie per essere venuto"
Voce calma e profonda, regale. Spalle dritte e sguardo fiero, d'ametista. Una copia perfetta.
"Non penserai davvero che ti creda?"
gli sbuffò in risposta, scuotendo la testa. Nonostante trovasse- stranamente- quel ragazzo una visione interessante, quella situazione era una perdita di tempo. Sarebbe stato meglio se se ne fosse andato con gli altri duellanti, a cercare una breccia nelle difese.
L'altro inclinò piano la testa:
"Perché non dovresti credermi? In fondo, sono stato io a darti appuntamento qui. Solo noi eravamo a conoscenza del tempo e del luogo"
Il ragazzo più alto sospirò:
"Non metto in dubbio che tu sia quello che ho salvato. Semplicemente, non credo che tu sia il vero Principe"
Lentamente, le braccia dell'esile ragazzo dagli occhi viola si sollevarono, portando con sé i lembi del manto bianchissimo che indossava.
Le vampate dell'incendio si riflessero su una piccola piramide d'oro rovesciata, appesa al suo collo. Il Millenium Puzzle. Stava davvero facendo di tutto, pur di convincerlo.
"Pensi davvero che basti? Scommetto che i vostri gioiellieri sono perfettamente in grado di farne un duplicato"
Colui che si spacciava per il Principe scosse la testa:
"È vietato riprodurre i Millenium Items"
"E allora? Il denaro, in qualsiasi forma esso sia, corrompe tutti e ovunque"
Si fissarono ancora, studiandosi. Desiderava metter fine a quella perdita di tempo, ma non riusciva ad allontanarsi da quel ragazzo…magnetico, ecco. Sembrava così forte, nonostante quel corpo esile…
"Cosa c'è in me di sbagliato? Perché non mi credi?"
gli chiese dolcemente, senza fretta.
"Se proprio vuoi un elenco…prima di tutto, al vero erede al trono non sarebbe mai stato permesso di uscire con tanta facilità. E non dire che l'incendio li ha distratti tutti, perché nessuno lascerebbe il Principe, al centro dei desideri degli invasori, senza alcuna guardia del corpo!"
"Questa è…una storia piuttosto lunga"
Non aveva tentato di ribattere, aveva anzi abbassato il capo, con tristezza.
Il ragazzo più alto scosse la testa: doveva finirla in fretta ed andarsene.
"Poi, non c'è alcun motivo per cui tu sia qui. Senza il tuo Duel Disk, oltretutto"
"Credi? Sono qui perché tu possa portarmi via. Così quest'invasione finirà"
Foglie secche volteggiarono nell'aria spronata dalla furia dell'incendio. Giunsero fino a loro, a inframezzarsi nei loro sguardi.
"E perché non ti sei consegnato prima allora? Non dirmi che davvero non ne sapevi nulla"
L'altro scrollò le spalle:
"Non lo sapevo, o sarei venuto prima. Sei stato tu a svelarmi la verità. Sono entrato nella camera di mio…p-padre. Ho visto il messaggio"
"E hai deciso di consegnarti"
"Sì. Così tutto questo finirà"
bisbigliò, stringendosi addosso il mantello, e guardandosi tristemente attorno.
Anche se era da un po' che si parlavano, era evidente che, nonostante comprendessero le parole, il loro significato non era creduto, da uno.
"Sai cosa penso?"
"Dimmi"
"Che tu sia un fedelissimo suddito. Probabilmente un nobile. Hai accesso al guardaroba reale, e hai rubato uno dei suoi completi. E, per salvare il tuo Principe, ti sei sostituito a lui, per farti catturare. Sperando che la voce si spargesse, e tutti gli altri duellanti se ne andassero. Un nobile sacrificio il tuo, ma inutile"
"Sacrificio, sì. Suddito, no"
Sembrava stranamente triste.
"Perché lo stai facendo? Non cambierà nulla, Crawford saprebbe di certo distinguerti da quello vero. E torneremmo tutti qua"
"Sono quello vero"
Fermo nella sua convinzione. Irremovibile.
'E se fosse…'
"Perché non hai portato il Duel Disk, allora? Grazie al Puzzle sei in grado di vincere a qualsiasi gioco. Io sono il miglior duellante dell'universo, ma con quello non avresti avuto problemi"
"Non l'ho portato perché non ce n'è bisogno. Io non farò resistenza. E comunque non abbiamo molto tempo. Il fuoco ormai sarà spento, e a palazzo staranno per notare la mia assenza. Per favore…"
Doveva esser davvero disperato, se si metteva a pregarlo…
"…portami via di qui"
Sembrava quasi…che più che un rapimento, il suo sarebbe stato un salvataggio.
"Se cerchi un principe che ti liberi dal drago che ti tiene prigioniero, hai sbagliato persona. Ho altro da fare, che giocare alla cavalleria con te"
Aveva perso troppo tempo. Non poteva più rimanere lì, una cosa l'aveva detta giusta: l'incendio stava per esser domato. E lui non voleva farsi trovare a fare comunella con un nemico.
"Aspetta! Avrai la prova inconfutabile della mia identità!"
"E sarebbe?"
"Solo il Re mio padre ed io possiamo utilizzare il potere del Puzzle. Non avrei voluto arrivare a tanto, ma non mi lasci scelta"
All'improvviso, il Puzzle che portava al collo si illuminò, e sulla sua fronte apparve un simbolo dorato, accecante:
"Ora conoscerai il potere del mio Millenium Item"
Le palpebre si serrarono di scatto, a proteggere gli occhi blu da quel sole apparso su di lui. Poi, come un muro di carta velina davanti al crollo di una diga, le sue difese caddero. Andarono in frantumi. Annullate, distrutte, annichilite dalla sua forza. Dal suo potere dilagante, dal rovente splendore della sua energia.
………
Erano entrambi a terra. Ansimavano, spaventati.
Uno dalla sensazione di aver perso una parte della propria anima. Che un estraneo gliel'avesse strappata. A viva forza, a morsi. Dopo averla accuratamente selezionata. Stava male da morire.
L'altro, il fautore di quel dolore, era sull'orlo delle lacrime. Non era stato gentile, con lui. Si era appropriato di un suo pensiero recente, qualcosa per lui davvero importante. Era andato dritto, verso il profondo del suo cuore. Non avrebbe mai immaginato di trovarvi…quello. Era così arrabbiato con quel ragazzo ostinato, da non usare il minimo riguardo.
'Cos'ho fatto…'
Era uno degli avvertimenti del Re, non giocare con le anime altrui. Ma lui…aveva fatto di testa sua.
"S-Scusami"
L'altro lo guardò, odio misto a rancore. Non paura…vi vedeva desiderio di vendetta, non timore.
"T-Tu…"
"Mi dispiace. Non credevo che…Crawford ti avesse fatto questo. Scusami, davvero"
Ora capiva perché una settimana prima se l'era presa così tanto…Crawford aveva rapito il suo fratellino, Mokuba.
Il riscatto…era lui stesso.

Fine parte I


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