Questa fanfic l'ho scritta
tre anni fa come regalo di Natale per un amico e da allora l'avevo tenuta
sotto chiave. Me ne sono ricordata adesso e ho deciso di condividerla con
tutti voi.
^_^
Per questa fanfic ho sempre desiderato realizzare delle fanart e appena me ne
usciranno di decenti, le posterò.
I personaggi originali sono
di Masami Kurumada, della Shueisha e di Shingo Araki che li ha resi i figoni
su cui sbaviamo. Nello scrivere di loro non ci guadagno nulla, tranne un
insano divertimento da condividere con chi ama i Cavalieri come me.
E ci tengo tantissimo a
precisare che rispetto molto le religioni orientali, non ne parlerei mai in
modo blasfemo.
Vecchi
rancori
di Fiore di
Girasole
Splendeva il Sole ora sul Grande Tempio di Grecia, residenza da
tempo immemore del Grande Sacerdote, rappresentante in Terra della Dea Atena;
un luogo arido e desolato, lontano dalle grandi città, dove la vita per i
pochi abitanti continuava da secoli sempre uguale e senza rassegnazione mentre
invece, ironia della sorte, i grandi monumenti dell'antichità alcuni dei quali
millenari, sembravano essersi arresi all'azione del tempo e alle cruente
battaglie delle quali erano stati spettatori e unici testimoni. Persone e cose
accomunate però dalla consuetudine ad accettare quel poco che si poteva
ottenere tra quei lembi di terra nell’Egeo. Un luogo che però aveva subìto una
svolta con l'ultima violenta battaglia, vedendo la Terra liberata per sempre
dalla tirannide di un impostore che per anni vi aveva impunemente regnato
trasformando quel luogo sacro in un anteposto del male, un covo di vipere
disposte a tutto pur di regnare in un mondo dominato dal caos.
Per fortuna i traditori erano stati sconfitti e
certamente un giorno sarebbe stato necessario tornare a combattere, ma per il
momento tutti potevano tirare un sospiro di sollievo: finalmente si aveva la
possibilità di ricominciare tutto da capo, di dare una vera svolta alla Grecia
ed alla propria vita!
Anche la natura sembrava notare la presenza lì, al
Grande Tempio, non più del Grande Sacerdote Arles, ma della vera
reincarnazione di Atena, una fanciulla giapponese di nome Saori. L'atmosfera
che vi si respirava non era più di triste desolazione, angoscia ed impotenza,
ormai era di pace, armonia e speranza. I miseri abitanti della città e i
pochissimi cavalieri rimasti potevano giurare senza indugi di non aver mai
visto una natura splendente. Senza più l'influenza del Male l'erba aveva
ricominciato a crescere, i fiori timidamente a fare capolino tra le rocce e
gli animali più disparati a farsi vedere, non avendo più alcun timore
dell'uomo.
Un solo cavaliere non riusciva a dimenticare il
passato, a perdonare se stesso e gli altri per il male compiuto in quella
battaglia e, invece di trovare pace grazie all'armonia conquistata con la
salvezza della Dea, sentiva di dover trovare presto un avversario contro cui
battersi, un "nemico" sul quale scaricare tutta la propria rabbia e il
risentimento che provava dentro di sé.
E non impiegò molto per trovarlo...
"Shaka! Ma certo... è colpa di quella specie di
femminuccia se il Grande Sacerdote è riuscito a colpirmi col fantasma
diabolico, spingendomi ad una lotta senza quartiere col mio amico Pegasus e
infine ad uccidere Cassius. Per colpa di Shaka ho tradito la fiducia di due
dei più coraggiosi guerrieri che abbia conosciuto. Per lui ho causato
sofferenza alle uniche donne che mi stanno a cuore, Castalia e Tisifone. Ma
quella bambolina si sbaglia se pensa di farla franca!"
E così, ancora turbato dalle recenti vicissitudini in
cui si era trovato coinvolto suo malgrado, mosso dalla rabbia il giovane
Cavaliere di Leo abbandonò la propria casa in rovina per recarsi in quella
successiva, abitata dal taciturno e misterioso Cavaliere di Virgo.
"Shaka di Virgo! Dove ti sei nascosto, traditore?"
gridò non appena entrato nella sesta casa dello zodiaco. Non ottenendo subito
risposta iniziò ad avventurarsi tra le mura di quel tempio che a differenza
del suo aveva riportato pochi danni, giusto qualche colonna ed una parte del
soffitto crollate… Altro motivo valido per farlo innervosire ancora di più.
"Virgo!!"
Fu allora che lo vide, bellissimo e assorto come
sempre, quasi una divinità ultraterrena tanto grandi erano la sua grazia, il
suo grado di concentrazione e l'eleganza con cui meditava nella posizione
tipica dello yoga al pari di un asceta. Era assiso sull'enorme fiore di loto
al centro della casa, chiaro emblema delle sue lontane origini orientali,
intuibili anche dalla manifestazione del mandala del kongokai* visibile
alle sue spalle allorquando si preparava a sprofondare il malcapitato di turno
nel regno ultraterreno che avesse ritenuto più confacente. Aiolia si ricordò
all'improvviso delle voci sentite riguardo all'uomo che ora gli era di fronte,
all'apparenza dolce e delicato come la Vergine dal cui segno prendono vita
il suo cosmo e la sua Sacra Armatura, in realtà un nemico pericoloso ed
astuto, assolutamente da non sottovalutare. Tutt'al più che si diceva
fosse sul serio la reincarnazione del Buddha Shakyamuni, l'Illuminato per
eccellenza dell' Induismo. E si diceva pure che i suoi poteri fossero più
intensi quando egli avesse gli occhi aperti per sferrare il Sacro Virgo, quel
colpo in grado di togliere all'avversario i cinque sensi, uno per uno, fino a
ridurlo ad una larva umana.
Nonostante tutte queste leggende lo avessero
suggestionato, veritiere o meno che fossero, al punto di avere un fremito e
desiderare di tornare indietro, rimase ancora dei secondi a contemplarlo,
obnubilato da tanta pericolosa bellezza. Era forse a questo che si riferivano
quando parlavano di impossibilità di utilizzare i cinque sensi? Che
significasse semplicemente che chiunque si sarebbe sentito attratto ed
intorpidito, ebbro di sensazioni piacevoli alla vista di quella… ebbene sì,
perché non chiamarla creatura di luce, data la fluente chioma dorata
che scendeva morbida su di un corpo snello e flessuoso, ma forte dei tanti
anni di duro addestramento in India e nell'arida terra di Grecia. Le vestigia
d'oro che lo ricoprivano quasi per intero come a voler mettere in risalto la
sua figura androgina da Venere tentatrice e quel raggio di Sole che penetrava
dal soffitto mezzo distrutto andando a posarsi sui suoi capelli, sublimavano
la sua figura tanto che persino il fiore di loto su cui sedeva, sebbene fosse
di pietra, sembrava essersi schiuso per proteggerlo ed innalzarlo.
Ebbe appena il tempo di chiedersi se il cavaliere suo
pari fosse sveglio o in uno stato catartico, che l'altro smise di meditare, si
accomodò sul fiore di loto in una posizione di riposo e, senza minimamente
scomporsi, parlò rivolgendoglisi.
"Aiolia di Leo, irruente come il tuo solito, a quanto
posso constatare. Cosa ti porta qui, a disturbare la mia meditazione?"
Un ghigno irridente si dipinse sul volto del Cavaliere
più spalaldo.
"Davvero lo ignori, Shaka?"
"Non mi pare di averti arrecato offesa alcuna,
Cavaliere. E se così non fosse, ti chiedo di volermi perdonare, certamente non
ne avrò avuta l'intenzione."
"Non ricordi, eh? Provvederò io a rinfrescarti la
memoria…"
"Per prima cosa saresti pregato di moderare i toni, in
casa mia."
"D'accordo, posso anche moderare il linguaggio con te,
Shaka, ma ciò non toglie che a causa tua io non riesca a trovare pace dentro
di me e a gioire come tutti gli altri per la sconfitta del Male e la pace
finalmente conquistata."
Il Cavaliere della sesta casa continuava ad ascoltare i
vaneggiamenti di Leo senza minimamente scomporsi, quasi fosse sul serio un
essere superiore, riuscendo però in questo modo solo ad accrescere l'ira di
Aiolia.
"Hai fatto sì che Arles mi colpisse col fantasma
diabolico, e così ho dovuto ferire sia Pegasus che Cassius! Quest'ultimo…
purtroppo… a morte." Pronunciò le ultime parole come svuotato, la violenza era
qualcosa che aveva sempre aborrito ed avrebbe voluto non utilizzare mai le sue
abilità per causare la morte di qualcuno. Dopo qualche istante di ricordi
ormai sbiaditi, riprese ad alta voce: "Non avresti dovuto distrarmi,
maledetto!"
"Distrarti io? Guardati, Aiolia, sei così facile
all'ira che basta un nonnulla per prenderti alla sprovvista. Non incolpare gli
altri delle tue mancanze."
Detto ciò il Cavaliere del segno della Vergine stava
per riprendere gli esercizi spirituali, annoiato dalle futili elucubrazioni
dell'altro, ma quegli decise di porre fine all'atteggiamento altero e saccente
di quell'uomo che stava insinuando in lui la sensazione di costituire un
"punto debole".
Fu costretto a domandarsi che cosa in realtà gli
arrecasse tanto fastidio. Il suo aspetto angelico dovuto a quei lineamenti
finemente levigati nella creta, la fulgida chioma dorata, le sue forme
splendidamente simmetriche (ciò era intuibile anche nonostante la presenza
delle sacre vestigia d'oro che indossava) quasi contese tra la fierezza
maschile ed una grazia tale da essere invidiabile per qualunque donna… Senza
dubbio il cavaliere più adatto per custodire il Gold cloth di Virgo.
Ma ora che era giunto fin lì, Aiolia non avrebbe
accettato di tornare indietro senza prima aver tentato di avviare una
discussione più o meno prolifica – doveva almeno comprendere perché l'altro
gli provocasse quello stato d'animo così inquieto.
"Mi stai ignorando di proposito? Guarda che non ho
finito di parlare con te."
"Ed io ti avevo già avvertito di moderare i toni con me
e di non disturbare oltre la mia meditazione. Cosa c'è, hai bisogno che ti
venga fatto presente quando sei inopportuno? Ti prego di sbrigarti se hai
davvero bisogno di chiarire qualcosa come asserisci, giacché non ho tempo da
perdere in ciarle inutili."
"Ti piace così tanto spiare le anime nei mondi
ultraterreni? Sei peggio di quel sadico invasato di Death Mask della quarta
casa."
"Cosa? Questa me la pagherai, Leo. Tu sai benissimo che
non è una mia scelta l'aver ereditato il compito di custode dei varii regni
ultraterreni; tutti tranne l'Elisio che è competenza di Atena."
"Permettimi di consigliarti di passare più tempo tra i
vivi, finché lo sei pure tu. Per quanto tu sia vicino a molte divinità, non
sei comunque immortale. E poiché anche in tempi di pace si corre sempre il
rischio di una nuova battaglia, dovresti fare qualcosa di diverso ogni tanto,
non trovi?"
"Per esempio oziare come te?"
"Mhh… allora diciamo… oziare in modo diverso da te.
Dimmi la verità, in concreto non fai nulla!"
"Allora ti sfido, e vediamo chi di noi due dimostra di
aver oziato di più."
Sul volto del Cavaliere della quinta casa si dipinse
un'espressione di soddisfazione: finalmente Virgo era caduto nella sua
trappola e lui ora aveva la possibilità di dimostrarsi più forte.
"Non aspettavo altro."
"Volta di...!" Ma il Cavaliere di Virgo non ebbe modo
neppure di lanciare il suo colpo che l'altro gli si avvicinò scattante e gli
bloccò le mani, impedendogli i movimenti.
"Virgo, avevi dimenticato che sono un felino?"
L'altro si trattenne a stento dal replicare alzando la
voce "Grr, maledetto."
"Eh eh! Stai calmo, Shaka, non ero io quello facile
all'ira?
"Senti, davvero non ho ancora capito che vuoi!"
"Io voglio…" e gli s' avvicinò all'orecchio per
sussurrargli qualcosa, suscitando l'ira dell'altro cavaliere.
"Ma... tu sei pazzo! Tanti anni vissuti tacciato come
traditore, portandoti appresso il peso delle colpe di tuo fratello, hanno
completamente stravolto il tuo raziocinio!"
"E perché, scusa? Semmai la colpa è delle battaglie,
specialmente quando" - e qui Aiolia iniziò sul serio a perdere la
consapevolezza delle proprie azioni e senza accorgersene mise una mano attorno
al collo del Cavaliere della sesta casa, mentre alzava la voce per la rabbia –
"per colpa di qualcuno si viene costretti ad uccidere i propri amici, o a fare
tutto il possibile per riuscirci! E la colpa è soltanto tua! Tua e di quel bel
faccino pulito che ti ritrovi!"
Virgo all'improvviso comprese di aver sottovalutato la
follia che aveva sin dal primo momento intuito albergare nel cuore dell'altro.
Fu preso da un grandissimo timore quando si sentì stringere il collo ancora di
più. Un attimo prima aveva pensato che il suo avversario si sarebbe sfogato
urlandogli contro qualcosa e che l'avrebbe subito lasciato andare, invece
l'altro cavaliere, solitamente uno dei più leali, d'improvviso si dimostrava
uno psicopatico pronto ad ucciderlo in base a convinzioni che non stavano né
in cielo né in terra. Egli, d'altro canto, dopo aver affrontato tante
battaglie e tante difficoltà al Grande Tempio, non poteva certo lasciarsi
sopraffare senza tentare nulla. Fu così che, per la prima volta dopo un tempo
che pareva infinito, aprì gli occhi lentamente. E per Aiolia, suggestionato
dai proprii fantasmi interiori e dai tanti dubbi che continuavano ad
assillarlo, oltre che dalle storie che aveva sentito su Shaka, il tempo parve
fluire a scatti, quasi vedesse scorrere davanti a sé dei fotogrammi.
Il suo cuore per un attimo rallentò dinanzi alla
consapevolezza di essere uno dei pochissimi a cui era concesso vedere gli
occhi del Cavaliere della Vergine. E quando finalmente poté specchiarsi in
quegli zaffiri splendenti, tanto erano belli anche i suoi occhi, non solo
tutto il corpo e qualunque cosa lo riguardasse, egli ne rimase completamente
soggiogato, al punto che sì, stringeva ancora una mano attorno al collo del
biondo cavaliere, ma ormai senza esercitare la minima pressione, avvinto
dall'avvenenza ultraterrena dell'altro, il quale però non gli ispirava affatto
tutto il timore di cui tanto parlavano, benché mostrasse una grandissima
determinazione.
Restarono immobili per alcuni istanti, durante i quali
Aiolia continuò a contemplare il volto stupendo del suo avversario e quello
invece lo fissava con disprezzo.
Infine si decise a cedere; e la sua mano si spostò
inaspettatamente dal collo al volto.
"Sei… davvero bello Shaka. Non dovrei dirlo nel corso
di un duello; non al mio avversario... soprattutto non a te, ma credimi se ti
dico che non ho mai visto occhi così splendidi, accarezzato guancia più serica
o trovato più grazia in una donna." E senza attendere risposta da parte
dell'altro, lo baciò dolcemente, posando le proprie labbra sulle sue con
decisione, ma senza alcuna intenzione di approfondire il bacio, almeno per il
momento. Quando si tirò indietro e lo guardò in viso, l'altro era ancora
fermo, sconvolto. Lo guardava come se pure dentro di lui si agitasse un
turbinio di pensieri.
"Shaka…" non riusciva a dire altro, non sapeva spiegare
a se stesso il perché di quel bacio e neppure in generale di ciò che gli
passava per la testa tutte le volte che gli si trovava davanti, ma poiché
l'altro non si decideva a dire nulla, gli sembrò brutto mancare almeno di
tacere senza inventare una scusa.
"Non so dirti che mi succede ultimamente, ogni volta
che ti vedo io… esco fuori di senno. È vero, hai ragione tu a dire che mi
distraggo, ma la mia fonte di distrazione sei tu. Perdonami per prima, non
avevo intenzione di farti del male."
"E per il bacio non mi chiedi scusa?"
"Dovrei? Non mi hai respinto, eppure non ti trattenevo
con la forza. Potevi benissimo trovare il modo di evitarmi, se soltanto
l'avessi voluto e non è stato così, mi sembra."
"La verità – iniziò timidamente il Cavaliere di Virgo –
è che non me l'aspettavo. Non so dirti che sensazione ho provato, era il mio
primo bacio…"
Arrossirono entrambi a questa inattesa rivelazione, poi
il Cavaliere di Leo iniziò a ridere.
"AHAHAH! Scusami, non è per riderti in faccia, ma
vorresti farmi credere che sei vergine in tutti i sensi e non solo come
segno zodiacale? Nonostante la bellezza che ti ritrovi?"
"Non capisco che cosa ci sia di strano. Sai, noi
orientali siamo abituati a comportarci in modo diverso da una belva felina
come te. "
"A volte però è comodo avere l'istinto di un
animale..."
"Alle volte è più bello avere la guida del raziocinio!
Si possono ottenere soddisfazioni più grandi."
"Davvero? Dimostrami cosa intendi per soddisfazioni non
immediate che valgono davvero la pena."
Il cavaliere biondo sbuffò.
"Lo sai che non ho tempo da perdere inutilmente.
Lasciami in pace, per favore."
"Ma dai, devi ricominciare a meditare? Ah, che noia! Tu
saresti capace di meditare anche in certi momenti!"
Virgo abbassò la testa arrossendo. E Aiolia dopo un
attimo di smarrimento comprese di aver fatto centro ed arrossì se possibile
ancora di più.
"Santi Numi, Shaka! Ci credo che sei tu l'unico
destinato ad indossare le Sacre Vestigia di Virgo!"
"E tu un rozzo ignorante. Mai sentito parlare di
tantra?"
"Certo, ma non credevo ci fosse sul serio qualcuno che
lo mettesse in pratica!"
"Senti, Aiolia, è inutile spiegarti."
"Dici bene, molto meglio agire. Perdona la
sfacciataggine, ma preferisco meditare di scopare qualcuno che scopare
pensando alla meditazione." E non perse tempo ad impadronirsi nuovamente delle
labbra dell'altro, che stavolta sentì fremere e cercare di ribellarsi dato
che, malizioso, aveva continuato a tenerlo bloccato per le mani, anche se
l'aveva fatto per impedirgli di lanciare i suoi potenti colpi. Decise di
giocarsi il tutto per tutto e con prepotenza si avvicinò a lui con l'intero
corpo, stringendolo in un abbraccio molto stretto. Si avvinghiò letteralmente
al biondo, questa volta insistendo finché non riuscì a baciarlo con la lingua.
"Sei un depravato. Che vuoi fare ancora? Togliti subito
di mezzo, per favore."
"No."
"Leo!" gridò quello, stizzito.
"No." ribatté ancora l'altro con voce più pacata ma
ferma, appiccicandoglisi addosso e facendo aderire perfettamente i loro corpi.
Aiolia non indossava l'Armatura d'Oro del Leone, ma una
semplicissima corazza di cuoio che lasciava poca immaginazione alla vista del
suo corpo in tutto simile ad una statua greca, e stavolta fu Shaka a non poter
distogliere l'attenzione da lui. Aveva la sensazione di poter sprofondare in
quegli occhi verde scuro che gli apparivano indecifrabili. In fondo che ne
sapeva degli sguardi e dei loro significati, lui che, sempre intento a
meditare, si era ostinato per moltissimo tempo a tenerli chiusi privandosi
della vista della gente che lo circondava. Lui, essenza della Perfezione e
della Bellezza, dovette riconoscere dentro di sé a malincuore che il suo
avversario aveva ragione a rimproverarlo di aver sprecato tante opportunità
nella vita e di rischiare di perdersi tante esperienze belle del mondo reale.
Per essere un asceta teso all'illuminazione aveva vissuto diversi anni
circondato solo dall'oscurità. Questa semplice consapevolezza lo convinse ad
osservare con maggiore attenzione l'uomo che lo stringeva a sé provocandogli
tante sensazioni contrastanti.
Certo fino a quel momento non aveva immaginato affatto
che si sarebbe trovato a guardare un uomo così da vicino per capire se con lui
avrebbe potuto instaurare un rapporto diverso da quello solito tra due
cavalieri di Atena. E lo trovò dannatamente bello nonostante l'aspetto
trasandato. Anche se non l'avrebbe mai ammesso, Shaka pensò che l'uomo davanti
a sé fosse attraente proprio a causa del suo modo di agire ribelle.
Innanzitutto Aiolia aveva sul serio un'indole impulsiva e coraggiosa da felino
unite alla regale eleganza di un vero leone; pregi che dimostrava di voler
ignorare, dal momento che accettava la sua investitura a Cavaliere d'Oro più
per rispetto della memoria di Aioros e per la Dea Atena, che non come segno di
fedeltà verso coloro i quali per ben tredici anni l'avevano emarginato e
considerato alla stregua di un traditore.
Shaka trovò intrigante quel miscuglio di eleganza nei
movimenti assieme all'espressione imbronciata del volto, quei riccioli castani
di media lunghezza con delle ciocche rese ancora più ribelli grazie ad una
fascetta rossa con cui li teneva indietro come sua abitudine. Per non parlare
della maglietta turchese indossata sotto la corazza, che lasciava intravedere
i pettorali sodi e rendeva più acceso il colore degli occhi, mentre i
pantaloni chiari aderenti e i calzari di cuoio incrociati fin quasi alle
ginocchia fasciavano le gambe evidenziandone la muscolatura.
Il Cavaliere di Virgo arrossì vistosamente, perso nella
contemplazione della bellezza virile dell'altro e per un attimo desiderò avere
le mani libere per capire cosa si provi ad accarezzare il volto di un'altra
persona.
Vedendolo incantato, il Cavaliere di Leo domandò se
fosse tutto a posto, e stavolta la sua voce parve talmente dolce all'altro
cavaliere, che questi si sentì spiazzato, tutt'al più che Aiolia liberò la
stretta dai polsi ed egli fu libero di poter soddisfare la propria curiosità.
Allora, dopo aver posato una mano al tanto familiare
fiore di loto, fonte per lui ora di sicurezza più che simbolo di dimenticanza,
con l'altra timidamente accarezzò il volto del Cavaliere della quinta casa,
leggermente ruvido per la breve ricrescita della barba. Quel contatto però non
gli dispiaceva e dopo alcuni secondi di esitazione da parte di entrambi,
finalmente si scambiarono un bacio dolce e appassionato allo stesso tempo,
abbracciandosi a vicenda per poi separarsi appena affannati e rossi in volto.
"Aiolia, io… io non posso andare oltre. Ti prego, basta
così."
"Ma perché, non capisco. Ci siamo appena baciati e tu
non eri affatto disgustato."
"Lo so ma credimi, non posso. Io non posso e basta!"
"Che vuoi dire, Shaka, pochi istanti fa sembravi
desiderarmi ed ora ti tiri indietro?"
"Il Grande Tempio è un luogo sacro, non possiamo
profanarlo oltre."
"Sicuro che sia per questo? Non mi sovvengono
particolari regole su come comportarsi tra cavalieri, beh a parte rispettare
un codice cavalleresco anche in battaglia ed obbedire agli ordini dall'alto,
pur senza conoscerne il fine ultimo. Non sarà invece che…" – Virgo si sentì
quasi mancare il fiato appena Aiolia iniziò l'ultima frase, sperando con tutto
se stesso che non avesse compreso il vero motivo del suo rifiuto – "ti
vergogni?"
Nel sentirsi porre quell'ultima domanda in maniera
tanto ingenua, nonostante il Cavaliere fosse sicuramente meno disinibito di
lui, Virgo fu tentato quasi di ridergli in faccia come prima aveva fatto
l'altro, e si sentì sollevato. Per fortuna dunque Aiolia non aveva compreso.
"Ma che domande mi fai? Te l'ho detto, non puoi capire.
Lasciami andare adesso."
"Non se ne parla! Almeno finché non mi avrai detto qual
è il vero motivo. Altrimenti…"
"Lasciami, lasciami! Non possiamo e poi non voglio!
Fermati, codardo!"
Iniziò a gridare ed agitarsi, mentre poteva sentire i
muscoli forti dell'altro vibrare d'irritazione. Comprese di aver fatto male a
sottovalutarlo sin dall'inizio, primo per la follia che dimostrava a tratti
coi suoi repentini sbalzi d'umore e l'ira che già in passato non aveva saputo
dominare (quando aveva lanciato i suoi colpi migliori contro Atena e il Grande
Sacerdote) e rammentando anche la sensazione di pochi minuti prima, quando
sembrava seriamente intenzionato a strozzarlo; secondo per la differenza di
forza fisica, in quanto l'altro gli era certamente superiore, seppure solo
come uomo visto che come cavalieri si equivalevano, tanto che nei loro duelli
non vi era mai stato un vincitore ed un vinto; terzo, ora temeva che potesse
avverarsi la previsione del suo vecchio Maestro e che i tantissimi duri anni
di addestramento ascetico potessero andare in malora per soddisfare pochi
minuti di istinti terreni.
Ma Leo quando voleva qualcosa, o qualcuno, era davvero
testardo e, senza nemmeno bisogno di opporre molta forza fisica, lo spinse
indietro stendendolo sul fiore di loto per poi bloccarlo col suo corpo.
"Qual è il vero motivo, Shaka? Dimmelo, se vuoi ch' io
ti lasci libero."
"Ti giuro che non posso dirtelo, Aiola, o l'avrei già
fatto." Rispose quelli quasi con le lacrime agli occhi. Al che il cavaliere
della quinta casa perse le staffe, non potendo sopportare la vista di uomini
in lacrime. Per lui i cavalieri dovevano essere fieri, coraggiosi, giammai
piagnucoloni! Certe ostentazioni di debolezza l'avevano sempre inorridito.
"Sei davvero una femminuccia smidollata e senza alcun
ritegno. Aborro gli uomini come te, che non hanno un briciolo di coraggio
neppure per ammettere ciò che vogliono e che passano la vita illudendosi di
servire nient'altro che cause perse!"
"Lo sai che non è così. Non per me, io non sono come
tutti gli altri cavalieri! Io… ho un compito diverso da svolgere e devo
pensare a quello prima… d'ogni altra cosa."
"Allora resta pure qui a crogiolarti fra i tuoi vacui
pensieri. Restatene da solo a spiare le anime dei morti come hai fatto per
tanti anni. Certo che per sembrare un luminoso angioletto non sei altro che un
freddo spettro! Si può sapere cosa ti fa sentire tanto diverso dagli altri,
tanto superiore ad ogni essere vivente? Ti sei convinto sul serio di essere la
reincarnazione di Shakyamuni? Vedremo subito quanto sei uomo e quanto
divinità!"
"No! Lasciami, Leo! Che intenzioni hai? Nooo! Non
toccarmi, farabutto, non puoi fare nulla se non voglio pure io."
"Liberissimo di agitarti, ma non ti mollo così
facilmente."
"Aiolia, ti prego, non farlo. Ti spiegherò tutto, ma
non proseguire, io non posso fare l'amore con te."
"Insomma, Virgo, smettila e fidati!" Magari ti
piacerà, sussurrò poi al suo orecchio con dolcezza.
Virgo era troppo basito e spaventato allo stesso tempo
per opporre resistenza, inoltre non riusciva mai ad abbandonare l'idea -
speranza per lo più - che l'altro si accorgesse dell'assurdità di ciò che si
apprestava a fare e tornasse sui suoi passi prima che fosse tardi. Non riuscì
quindi a respingerlo e, nonostante ogni reticenza, aspettò passivamente che
l'altro si fermasse da solo.
Aiolia lo baciò di nuovo al fine di calmarlo almeno un
po' ed iniziò a spogliarlo dell'armatura finché non lo ebbe denudato
completamente.
Il fisico scultoreo di Virgo era un tale spettacolo,
che indugiò nel proseguire: aveva visto giusto allorquando aveva immaginato le
sue forme perfettamente simmetriche e proporzionate. La sua pelle diafana
sembrava risplendere grazie ai timidi raggi del Sole che ormai volgeva al
crepuscolo. Rimase a contemplarlo per lunghi istanti, meravigliato al pensiero
di desiderare così ardentemente un uomo, lui che era sempre stato considerato
il fidanzato di Castalia, tanto da finire per crederci egli stesso.
Evidentemente si era sempre sbagliato, o forse era
l'effetto che il potere di Shaka esercitava su di lui o quello della
dimenticanza dovuto al fiore di loto su cui giacevano. Nulla gli importava di
ciò, il suo unico interesse era ormai solo quello di fondersi con quell'essere
sublime che l'aveva irretito con la sua bellezza e fierezza. Ignorò quindi le
proteste dell'altro, sul cui corpo si fece strada accarezzandolo con le mani e
col volto come a fargli le fusa, sprofondò il viso nell'addome per assaporare
già quell'idea di simbiosi che non vedeva l'ora si concretizzasse; lo
solleticò con la barba nel riempirlo di baci fino all'ombelico e quando lo
sentì sussultare si spinse più giù per dedicarsi a qualcosa di nuovo persino
per lui.
Si fermò giusto pochi istanti per bearsi ancora una
volta della vista di quel corpo immacolato che entro pochi minuti gli sarebbe
appartenuto, forse per sempre. Il fatto poi che Shaka nonostante i gemiti
perseverasse nel fingersi restìo, con l'assurda scusa di qualche arcana
motivazione che non voleva rivelare, lo eccitava ancora di più. E non ci pensò
a lungo prima di posare le labbra sul suo membro eretto per poi leccarlo e
succhiarlo finché non sentì l'altro arrivare al culmine e tentare di
divincolarsi, evidentemente ancora convinto che certe pratiche fossero
immorali. A quel punto lo prese in bocca e succhiò con veemenza, guardandolo
sciogliersi in un vigoroso amplesso, soddisfatto al pensiero di esserne lui il
fautore. Ingollò quel fluido caldo senza alcun timore di sembrare sfacciato –
inspiegabilmente, sebbene fosse la sua prima esperienza con un uomo, gli stava
sembrando tutto semplice, naturale. Avvertì l'altro posargli una mano tra i
capelli, il cuore accelerare all'improvviso per la meraviglia, e già pareva
volergli scoppiare in petto per l'eccitazione di quell'inattesa richiesta di
proseguire oltre senza fermarsi.
Alzò il volto e guardò Shaka negli occhi, il giovane
uomo sotto di sé aveva un'espressione indecifrabile, conteso tra il desiderio
di cedere alla lussuria e quello di fermarsi prima che fosse troppo tardi per
tornare indietro.
"Basta, Aiola, non farmi rimpiangere di essermi
concesso già tanto. Non possiamo, non finché sono un Cavaliere, soprattutto
finché sono il Cavaliere di Virgo." Lo sospinse indietro e stavolta l'altro lo
lasciò libero di muoversi, comprendendo che oramai non sarebbe più riuscito ad
imporsi su Shaka, che si girò di lato per non farsi guardare in volto mentre
piangeva nel rivelargli il perché della sua indecisione così ostinata.
Vide affacciarsi alla mente alcuni ricordi
dell'addestramento in India, vicino al Gange, col Maestro che gli spiegava
l'importanza vitale di quello che sarebbe stato il suo compito una volta
ottenuta l'investitura a Cavaliere d'Atena. Lo avvertì che sarebbe stata
un'incombenza gravosa sotto tanti aspetti: non sarebbe stato per nulla
semplice gestire diversi mondi ultraterreni, ma era un qualcosa che spettava
solo a lui, in quanto si era rivelato essere la reincarnazione di un Buddha.
Inoltre le Stelle avevano deciso che sarebbe divenuto uno dei dodici Cavalieri
d'Oro di Atena affinché potesse, se necessario, aiutare e proteggere la Dea
che aveva sempre difeso gli uomini dalle forze dell'oscurità che si stavano
impadronendo di nuovo della Terra. E sarebbe stato il Cavaliere di Virgo, dato
che apparteneva al medesimo segno zodiacale.
Mosso da un grande senso del dovere e dal desiderio di
essere davvero utile per una causa tanto importante, egli aveva accettato
anche se a discapito della propria libertà. Gli erano state imposte delle
regole di vita molto rigide, nessuno avrebbe mai potuto immaginare cosa avesse
passato in quegli anni, neppure gli altri Cavalieri, tranne forse Dauko,
l'eremita di Goro Ho. Il suo aspetto non l'aiutava di certo, poiché tutti nel
vederlo come perfetto, delicato e distaccato, si erano convinti che fosse
abituato agli agi ed alle comodità. Così come Aiola, che aveva perlomeno avuto
il buon gusto di gridarglielo in faccia, per molti lui non era altro che un
essere pigro che si era guadagnato l'investitura per pura fortuna o comunque
senza particolari difficoltà, magari sfruttando proprio il suo enorme fascino.
Il Cavaliere di Leo gli si distese accanto,
abbracciandolo da dietro al fine di consolarlo ed aiutarlo in questo modo a
sfogarsi con lui.
"Vedi, mi è stato spiegato che… appartenendo al segno
della Vergine, devo conservarmi puro se voglio continuare ad attingere il mio
cosmo dalle Stelle. Se vi rinunciassi non potrei più assolvere il mio compito,
perché c'è bisogno del massimo della concentrazione e una persona ormai non
più pura, e non intendo solo nel corpo ma anche smaliziata, non può più
riuscirci."
"Se è solo per questo basta che pensi a tutto io, così
pecco solo io, dato che sono senza dubbio molto più smaliziato di te."
"Insomma, Aiolia, con te non si riesce a fare un
discorso serio! Riesci sempre a dissacrare ciò che non ti va bene."
"Shh… zitto ora," gli sussurrò mentre lo accarezzava
per fargli capire di voltarsi a guardarlo in viso "Però hai visto che grazie a
me ora non piangi più? Sei in assoluto uno dei Cavalieri più abili, vedrai che
non cambierà nulla e che il tuo potere resterà immutato."
"Magari fosse così!"
"Ne sono certo."
"Però significherebbe che ho sprecato anni
inutilmente..."
"Tanto ormai sei già più smaliziato di prima, no?
Dopo... quello che... Ecco vedi? Anzi, ora c'è il rischio che sia io a
diventare pudico."
"Su, Aiolia! Chissà perché non ti credo!"
"E se invece innamorandoti, fosse anche più facile?"
Virgo gli rivolse uno sguardo interrogativo,
costringendolo a spiegarsi meglio.
"L'amore è sempre qualcosa di positivo, giusto? Non può
che semplificare le cose."
E prima che l'altro potesse ribattere qualcosa, lo
baciò nuovamente con passione.
Il desiderio di prima non si era ancora spento e
l'altro uomo sembrava finalmente non respingerlo. Ricominciò quindi ad
accarezzare quel corpo perfetto e a baciarlo, facendone suo ogni centimetro,
insinuandosi anche nei punti più nascosti, sino a farlo quasi urlare di
piacere. Soltanto allora si accorse di essere ancora vestito, ma non impiegò
molto per togliere la corazza e la maglietta, prima di chinarsi di nuovo sul
biondo. Sorrise nel vederlo arrossato dove l'aveva baciato con più foga, Shaka
gli stava letteralmente facendo perdere la testa, ma la cosa lo rallegrava.
Dopo ancora un paio di baci molto intensi, Aiolia sentì
che non poteva più accontentarsi di carezze e di baci: lo desiderava come non
aveva mai desiderato nessuno, e voleva unirsi a lui senza perdere altro tempo.
Abbassò così i pantaloni rivelando la propria erezione e tornando a
distendersi accanto all'altro cavaliere, il quale trasalì nell'avvertire il
contatto tra i loro due corpi nudi. Eccitato e spaventato al pensiero di ciò
che sarebbe successo di lì a pochi istanti.
Il Cavaliere di Leo comprese il suo timore e per
calmarlo cercò di mettere in pratica quello che aveva imparato quando stava
con Castalia. Tanto, si disse, sarà la stessa cosa. Lo baciò dapprima
dolcemente sulle labbra quindi si soffermò sui capezzoli, mentre l'altro per
la prima volta sperimentava sulla propria pelle in cosa consista il perdere il
controllo dei cinque sensi e lo accarezzava, ad occhi chiusi, lasciandosi
cullare dalle tantissime sensazioni che stava sperimentando. Aiolia proseguì
poi più in giù finché non si fermò sulla piccola apertura dell'altro, leccando
insistentemente per prepararlo prima di farsi strada al suo interno. Shaka si
agitò non poco, lui non avrebbe mai pensato a fare "certe cose". Gli gridò di
smetterla ma Aiolia era così eccitato che rischiava sul serio di non
connettere più.
Nella speranza di allontanarlo da sé, Shaka voleva
poggiare una mano sulla fronte dell'altro, ma accadde che gli tolse la fascia
tra i capelli, che si strappò, ed Aiolia, tra eccitazione e rabbia, non ci
pensò una volta di troppo.
"Maledetto, hai distrutto l'unico ricordo di mio
fratello, l'unico che possedessi! E mi piaceva portarla perché per mia fortuna
crescendo sono diventato uguale a lui, e quando avevo bisogno di rivederlo, mi
bastava specchiarmi, fosse anche in una pozza d'acqua, per convincermi di
riaverlo nuovamente con me."
Mentre diceva queste parole, Leo posò il pene su Shaka
e lo spinse dentro tutto in una volta, senza il minimo rimorso per procurargli
dolore, anzi spingeva con foga col proposito di provocargliene quanto più
fosse possibile.
Vedere l'altro piangere e disperarsi non lo aiutava a
rinsavire. L'unico folle pensiero era fargliela pagare! e quando cominciò a
scivolare più facilmente all'interno del suo corpo, cambiò posizione. Si
discostò da lui per girarlo prono, scese dal fiore di loto in modo da poggiare
coi piedi per terra, trascinandolo con sé sino a che il bacino di questi non
fu al limite del fiore di pietra; allora si spinse nuovamente in lui, con
tutta la forza di cui era capace, ansimando con una voce gutturale che fece
rabbrividire l'altro ancora di più. Continuò così, al pari di una belva
inferocita, dimentico dei tanti principii morali e dei buoni propositi che
ogni vero cavaliere dovrebbe dimostrare in qualunque situazione, convincendosi
per l'ennesima volta che fosse colpa del Cavaliere di Virgo. Quando infine
raggiunse l'orgasmo, venendo in lui, finalmente sembrò calmarsi e si distese
sul suo dorso, accarezzandolo. Passata quella foga animalesca, sembrava
comportarsi di nuovo come l'uomo più nobile d'animo del Grande Tempio.
Virgo era riuscito bene o male a trattenere le lacrime,
ancora inconsapevole di ciò che Leo gli aveva fatto per il terrore che quelli
gli aveva incusso, ma nel sentire il seme dell'altro spargersi dentro di sé,
gocciolare sulle sue cosce e poi sul fiore di loto - simbolo per lui di vitale
importanza, e che l'altro aveva dimostrato di non comprendere e di non voler
neanche rispettare - si sentì privato di qualcosa che andava ben oltre la
verginità! Si era sentito privato della libertà di credere in qualcosa e della
sua dignità di uomo; privato del rispetto che gli era dovuto quantomeno in
qualità di essere umano. E questo gli faceva male, molto più di quelle spinte
energiche in profondità nel suo corpo, l'unica cosa che dal Cavaliere di Leo
non gli era stata affatto negata.
"Direi che ora puoi andartene, se ti sei sfogato
abbastanza, Cavaliere!" disse quindi con voce atona, troppo mortificato da
quanto successo per disperarsi o perdere la sua proverbiale pazienza. "Vattene
subito, mi avevi detto tante belle frasi ma, evidentemente, non sei in grado
di mantenere la parola neppure per pochi minuti. Sei uno psicotico roso dal
senso di colpa e d'inferiorità nei confronti di tuo fratello, ed un immaturo
che deve per forza ottenere ciò che vuole subito e senza mai essere disposto
al più piccolo sacrificio."
Aiolia non ebbe il coraggio di obiettare nulla, deluso
egli stesso dall'aver perso il controllo in modo così eccessivo. Si discostò
dall'altro, sempre senza dire una parola. Fu tentato di scusarsi ma aveva
ragione Shaka: lui era bravo solo a parole e in quel momento le sue scuse
sarebbero parse finte, l'ennesima mancanza di rispetto. Perciò, si disse, ci
avrebbe pensato bene prima di parlargli.
Iniziò a rivestirsi, mentre l'altro si distese di nuovo
sul fiore di loto, rannicchiato come per ripararsi, estremamente deluso e
preoccupato. Leo invece si sentiva ancora più in colpa nel vederlo in quello
stato. Anche di questa sofferenza era stato il fautore, ma stavolta non c'era
motivo di esserne orgogliosi.
"Shaka..." Pronunciò appena il suo nome, ma l'altro non
gli rispose. Voleva fare qualcosa per lui, allora vedendolo tremare, decise
almeno di coprirlo affinché non prendesse freddo, ora che il Sole era
completamente tramontato. Prima di andarsene perciò raccolse il mantello con
cui lo coprì, come fosse un lenzuolo.
Arrivò nella sua casa dopo parecchio tempo, neppure lui
sapeva dire quanto. Avvinto dal senso di colpa e dalla frustrazione si era
soffermato a contemplare il panorama, nella speranza di sentirsi meno solo
nell'universo. Invece le Stelle sopra di lui sembravano averlo preso in giro
ed il Grande Tempio in rovina volergli conficcare in mente l'idea che,
nonostante la vittoria del bene e quella pace così faticosamente ottenute,
ogni sforzo era stato del tutto vano.
Ripensò a quando era arrivato addirittura a lanciare un
suo colpo contro una fanciulla pur di provare a se stesso chi fosse nel giusto
tra il Gran Sacerdote, al quale aveva sempre ciecamente obbedito, ed i Bronze
Saints. E ripensò al fratello che invece era morto per mano di quell'uomo
spietato e proprio per salvare quella fanciulla! E lui in tanti anni non aveva
compreso niente, aveva sempre detto di amarlo eppure alla fine aveva
dimostrato di essere un vile, agendo esattamente all'opposto.
Pianse amaramente, senza trattenersi, sgravando l'anima
da un peso che ormai si portava dietro da parecchi anni. Si liberò anche della
fascia rossa che era davvero l'unico ricordo materiale di Aioros, tanto essa
era ormai inservibile e buona giusto a rivangare il passato e tutto il male
che aveva appena fatto a Virgo, dimostrando di saper essere spregevole. Giurò
a se stesso che era giunto il momento di farsene una ragione: al fratello
avrebbe sempre riservato un posto nel cuore, ma ora si era davvero innamorato
di Shaka ed il posto d'onore spettava a lui.
Andò finalmente a riposare, pensando che dopo una bella
dormita avrebbe sicuramente trovato un modo per farsi perdonare.
Il mattino seguente, appena si fu svegliato, si recò da
Shaka per controllare come stesse, in fondo la sera prima non aveva avuto il
minimo riguardo e l'aveva lasciato solo e in una situazione psicologica
piuttosto preoccupante.
"Accidenti a me," si disse, "se solo fossi stato in
grado di contenere tutta quella rabbia per un nonnulla!... magari Shaka
avrebbe ceduto comunque alla mia insistenza ed ora staremmo ancora giacendo
insieme, abbracciati. E poi, che ricordo avrà della sua prima volta?"
Entrò nella sesta casa dello zodiaco cercando di non
fare rumore, nella speranza che l'altro stesse dormendo poiché non aveva
ancora trovato le parole giuste per chiedergli scusa. Arrivato al centro del
tempio lo vide disteso come l'aveva lasciato, rannicchiato al centro del fiore
di pietra mistica, coperto dal mantello che lui stesso gli aveva poggiato
addosso, i lunghi capelli biondi scendevano disordinatamente su alcuni grandi
petali e lui continuava a tremare, seppure in maniera quasi impercettibile.
Nell'avvicinarsi a lui notò con spavento il fiore di
loto sporco di sangue e non solo di quello. Gli venne in mente soltanto allora
ciò che intendeva l'altro con i suoi discorsi. Finalmente colse l'importanza
che aveva per lui e comprese quanto gli avesse mancato di rispetto, in che
modo l'aveva violentato, non solo nel corpo. Come se non bastasse, a quel
pensiero si sovrappose il ricordo di alcune nozioni studiate al riguardo e
rammentò i varii significati del fiore di loto, specialmente riferito al
Buddha. Il fiore della dimenticanza era infatti disegnato: bianco in segno di
purezza e dell'Illuminazione divina, rosso per la compassione della Divinità
nei confronti degli uomini, in quanto, pur essendo un Essere Superiore, Egli
non rinuncia a sentirsi parte dell'universo e quindi alla sua componente
umana.
E tale gli apparve, un angelo caduto e ferito dagli
uomini.
Si vergognò talmente tanto di se stesso da ricominciare
a piangere e il Cavaliere di Virgo fu svegliato dai suoi singhiozzi. Si voltò
verso di lui e restò incredulo nel vedere il fiero Cavaliere di Leo in
lacrime, tant'è che gli venne spontaneo chiedere: "Aiolia, sei davvero tu?" e
quest'ultimo gli andò incontro, senza riuscire a ricacciare indietro le
lacrime che adesso gli solcavano il viso. Ancora una volta salì su quel fiore
e gli si distese accanto per abbracciarlo con foga, ma adesso era lui che
aveva bisogno di sfogarsi e di venire compreso.
"Perdonami, Shaka! Mi vergogno di quello che ho fatto e
sono pronto a fare tutto ciò che vorrai per renderti felice. Tu non meriti di
stare male, non per me."
"No, perdonami tu per essere stato così meschino nei
tuoi confronti. Sì, è vero che non sei stato molto delicato con me, però mi
sono meritato tutto: prima ti ho fatto innamorare, poi ti ho illuso e poi ti
ho costretto a separarti dal ricordo di tuo fratello."
"Shaka, ma... dici sul serio? Mi hai davvero perdonato?
Dopo tutto il male che ti ho fatto?..."
"Sì." Un sussurro quasi, prima di avvicinarsi l'uno
all'altro e guardarsi negli occhi. Fu Shaka ad asciugare le lacrime di Leo con
due baci. Dopodiché gli regalò un sorriso, il più bello che il giovane
cavaliere avesse mai visto… ed era tutto per lui.
Senza più i timori inutili del giorno precedente,
cominciarono pian piano a scambiarsi baci e carezze, sino a finire di nuovo
preda dell'eccitazione. Aiolia si spogliò velocemente e s'infilò sotto quel
lenzuolo improvvisato, dove l'attendeva il suo amante e quando il desiderio
divenne urgente, si posizionò tra le sue gambe, ma l'altro lo fermò.
"No, ti prego. Aspetta qualche giorno per questo… Per
favore!…"
"Ti fa ancora male da ieri?" chiese mentre portava una
mano giù per verificare di persona di non avergli arrecato troppo danno. A
quel tocco il cavaliere sussultò con una smorfia sul volto.
"È anche per quello, ma il fatto è che non me la sento.
Scusami."
"Nessun problema, è bello anche solo baciarsi."
"Però quello… quella cosa di ieri va bene."
Aiolia dapprima ci rifletté e quando comprese a cosa si
riferiva l'altro, divenne rosso in volto, si sentì imbarazzatissimo. Non ci
avrebbe mai sperato in una richiesta tanto esplicita da parte di Virgo!
Proseguì quegli "Sempre se vuoi."
Aiolia non attese certo che l'altro glielo chiedesse
una seconda volta, anzi non vedeva l'ora di potersi inebriare ancora del suo
odore e del suo sapore.
"Ehi, aspetta, Aiolia, non penserai di fare sempre
tutto tu?!"
Anche ora il Cavaliere di Leo abbisognò di qualche
istante per rendersi conto di ciò che Shaka gli stava proponendo.
"Come?" rispose infatti interdetto.
"Beh, se volessi provarci pure io?"
"Allora… ehm… aspetta che cambi posizione… e dopo fai
come me."
Nonostante il grande imbarazzo, Aiolia cercò di fare
del proprio meglio per soddisfare l'altro, che nel giro di poche ore aveva
completamente sovvertito la propria vita per lui.
In quel momento si sentiva terribilmente inesperto: da
una parte ringraziò il Cielo che pure Shaka lo fosse perché così, se anche
fosse stato un imbranato, l'altro non se ne sarebbe avveduto.
Per prima cosa si liberarono del mantello, poi si
baciarono avidamente sulle labbra, quindi si sorrisero prima di decidere che
era giunto il momento di unirsi, compenetrandosi a vicenda. Aiolia rischiò
un'epistassi al pensiero che quello che si accingevano a provare fosse l'unico
modo per far provare contemporaneamente le medesime sensazioni l'uno
all'altro. Per questo, nonostante tutto, si fece forza e, leggermente rosso in
volto, si posizionò su Shaka, prono, nella stessa posizione ma ribaltata, ed
abbassò il volto fino ad urtare con le labbra il pene eretto del suo uomo, che
sembrava attenderlo con impazienza. Lo sentì fremere d'eccitazione e quasi
nello stesso momento la lingua dell'altro posarsi su di lui allo stesso modo,
facendolo impazzire.
L'eccitazione era tanta che veniva loro spontaneo
respirare più profondamente nella speranza di trattenersi e protrarre
quell'estasi per quanto fosse possibile; ma in questo modo ottenevano solo di
perdere maggiormente il controllo, finché sentirono di non poter resistere
oltre. Aiolia, che sin dall'inizio si era dimostrato il più passionale, spinse
col bacino affinché Virgo lo prendesse completamente in bocca e lo sentì per
un attimo irrigidirsi tutto e quello di riflesso fece altrettanto: come il
giorno prima, però stavolta più per aggrapparsi a lui che per allontanarlo,
gli posò una mano sulla testa ed anche Leo si sentì pieno quasi da soffocare.
Ma per entrambi fu questione di attimi prima di abituarsi ognuno alla virilità
dell'altro. Virgo continuava a tenere una mano premuta sulla testa di Aiolia e
con l'altra lo accarezzava in modo sensuale, fin quando non si sentì
sopraffare. Allora portò le mani ad abbracciarlo con urgenza; e il suo amante
si avvinghiò con le unghie alle sue natiche, facendolo inarcare, provocandogli
un orgasmo potente e venendo pure lui, giusto qualche istante dopo.
Rimasero uniti ancora dei secondi nonostante l'affanno,
per ingoiare tutto (risparmiando almeno stavolta il sacro fiore di loto) e
scambiarsi qualche altro bacio così intimo. Poi Aiolia tornò a distendersi
accanto al compagno, affondando la testa nel suo petto, mentre lo abbracciava,
per addormentarsi su di lui.
Shaka stentava ancora a credere di cosa fossero stati
capaci insieme. Inoltre quel cavaliere che si dimostrava prima tanto uomo da
prendere l'iniziativa e subito dopo così puerile da aggrapparsi a lui, lo
intrigava sempre di più. Aveva ragione l'altro: che andassero a quel paese
tutte le rinunce cui si era sentito costretto per tanto tempo! A che servivano
se per lui avevano significato soltanto lasciar scorrere preziosi anni di
vita? Lo strinse a sé in un morbido abbraccio prima che si addormentassero
l'uno accanto all'altro, finalmente col cuore colmo dell'amore che avevano
sempre cercato.
Fine
* i mandala sono alcune forme di sutra, pensati per
facilitare la meditazione.
Il Mandala del Kongokai è quello
diviso in 9 settori ed è quello che compare dietro a Shaka che infatti si
occupava dei mondi ultraterreni. Shakyamuni però non viene rappresentato nei
mandala.
|