Vecchi
amici di
Leo Aiolia
MILO:
Lui era l'unica persona
che avessi mai amato.
Nei momenti in cui non
riuscivo a guardarmi allo specchio e a sopportare il fatto di essere
l'assassino del Santuario, mi consolavo pensando che un giorno, quando la
Guerra Santa sarebbe finita, Camus ed io saremmo andati a vivere insieme
in qualche luogo sperduto dove nessuno ci avrebbe piu' disturbati.
E la Guerra Santa e'
giunta al termine, finalmente. Ma Camus non e' piu' qui a sorridermi con
quel suo sguardo di ghiaccio, ad accarezzarmi i capelli con il suo sorriso
che, quasi impercettibile agli occhi di altri, era per me piu' luminoso
del sole di Atene.
Camus...
Come hai potuto farmi
questo? Non t'importava niente di me? Non hai pensato a come avrei
sofferto, come sarei potuto andare avanti senza di te?
Perche' hai lasciato
che quel ragazzino insignificante ti uccidesse?
Certo non dovrei
parlare cosi'. Hyoga era il tuo allievo, e combatteva per difendere la
vera dea della giustizia. Ma tu eri di gran lunga piu' forte ed hai deciso
di farti sconfiggere. Sapevi che era dalla parte del giusto. Ma allora
perche' non farlo passare, come ho fatto io, quando, dopo avere sconfitto
il ragazzino, mi sono accorto dell'errore. Non c'e' disonore nell'aiutare
chi combatte per il bene.
E tu lo sapevi. Perche'
hai lasciato che il tuo allievo ti sconfiggesse? Volevi impartirgli
un'ultima lezione?
Portare a termine il
tuo compito di maestro era per te piu' importante di me. Eppure dicevi di
amarmi.
Tu eri l'unica persona
a cui io abbia mai voluto veramente bene.
Gli anni di orrori ed
omicidi che il Gran Sacerdote mi ha costretto a commettere hanno indurito
il mio cuore come la pietra. Solo per te ho continuato a provare affetto,
ed ho cancellato tutte le altre emozioni. Ho dovuto farlo per sopravvivere
in mezzo a quel luogo crudele che era diventato il Santuario.
Gli altri cavalieri mi
considerano un tipo scorbutico ed antisociale, ma non conoscono la
sofferenza che mi ha portato a rinnegare i sentimenti.
Oltre al sentimento
profondo che ci legava, mi era rimasta solo una qualche amicizia con
Aiolia.
Non il vero amore
fraterno che lega due anime inseparabile, ma l'affetto pacato di due
uomini che sono cresciuti insieme ed hanno affrontato mille battaglie
fianco a fianco.
Ora questo flebile
sentimento e' tutto cio' che mi resta. La sola cosa che mi lega a questa
terra, che mi fa sentire un essere umano e non una macchina alienata dalla
realta'.
Non credo di essere
piu' capace di provare per nessun altro quello che ho provato per te.
Tu eri tutto per me. Il
mio solo amante, il mio unico fratello. La mia gioia e il mio dolore. Il
mio sole, la mia consolazione, la mia speranza, e la mia forza.
Eppure sono qui.
Determinato ad andare avanti nonostante tutto.
Quel modesto ma sincero
sentimento che mi lega al cavaliere di Leo e' tutto quello che mi e'
restato, ed ho intenzione di farne tesoro.
Voglio rimanere umano,
cosi' che qualcosa del nostro amore sopravviva alla tua morte.
AIOLIA:
Sono davvero preoccupato
per Milo. E' rimasto sconvolto dalla morte del suo amante. Il cavaliere di
Scorpio ha un carattere introverso, a tratti persino scontroso, ma ho
pensato che in questa fredda sera d'inverno gli avrebbe fatto piacere un po'
di calore umano.
L'ho trovato appoggiato
ad una delle colonne del suo tempio, assorto in qualche pensiero
melanconico, mentre scriveva su un diario.
"Spero di non
disturbarti, ti ho portato una tazza di
cioccolata"
Al posto della reazione
stizzita che mi aspettavo, Milo mi rispose con un sorriso un po' triste:
"Niente affatto. Ti aspettavo".
Questa risposta mi ha
messo un po' a disagio
"Manda giu' tutto,
che ti fa bene --gli dissi un po' imbarazzato-- Ora
ti lascio un pace. Puoi passare a riportarmi la tazza quando
vuoi."
MILO:
Non volevo che se ne
andasse. Cosi' lo afferrai per il polso, gentilmente, ma con fermezza:
"Ti prego, rimani. Ho bisogno di qualcuno con cui fare due
chiacchiere."
"Come vuoi tu."
Dovevo averlo messo un
po' a disagio, di sicuro Aiolia non si aspettava che un tipo come me
ammettesse di avere bisogno di un po' di compagnia.
Ma, rotto il ghiaccio,
l'atmosfera si era fatta molto piu' rilassata, intima.
Mi sembrava di essere
tornato ai tempi in cui eravamo due allievi al Grande Tempio. Di
tanto in tanto, io mi procuravo di nascosto una bottiglia di whisky ed
Aiolia ed io passavamo le poche serate libere a ridere, ubriachi fradici
com'eravamo, delle minime inezie. Oppure, se eravamo appena brilli, facevamo
commenti piccanti sulle sacerdotesse, parlavamo male dei nostri maestri, o
dei compagni troppo zelanti
Non erano i momenti
unici, di gioia completa, che passavo con Camus, ma semplici ore spensierate
con una persona a cui ero affezionato.
Parlammo per un paio
d'ore. Delle piccole noie di essere cavaliere:niente bere, niente fumare,
poche uscite... essere sempre di guardia alla propria casa. Di donne (lui mi
disse che Marin lo aveva appena lasciato, e che in fondo non gli dispiaceva.
Di quanto ci mancavano gli amici perduti, di Shura e di Afrodite, che
trovavano sempre il modo di portare qualche divertimento al Santuario. Non
nomino' Camus neanche una volta, e di questo gli fui grato.
Ad un certo punto, Aiolia
mi stava raccontando di quanto non soffrisse Shaka.
"E' cosi' bigotto,
quel tipo -- mi disse con un aria tra il serio e il divertito -- Insomma,
con lui non si puo' avere neanche un minimo di svago in questo Santuario...
come se non ne avessimo bisogno!"
"Gia'..." dissi
io, pensando a come mi facessero bene quelle poche ore di svago passato con
lui. Aiolia e' cosi' pieno di vita. Come se fosse riuscito a mantenere
l'entusiasmo e l'innocenza di un ragazzino, nonostante la sua vita difficile
di guerriero.
Pensando questo, mi sorpresi
a guardarlo con tenerezza. Ma lui sembrava non accorgersene,
e andò avanti a parlare
con quella sua strana aria da monello:
"Quello ci crede
monaci buddisti, non cavalieri di Atena, e' questo il problema! Dovremmo
convincere Mur a trovare qualche scusa per spedire Shaka in Tibet, dove si
sentirebbe piu' a suo agio e la smetterebbe di romperci le scatole con i
suoi moralismi." Aggiunse con una risata.
Aiolia stava ancora
ridendo quando, senza accorgermene, mi sorpresi a fissarlo dritto negli
occhi.
Il viso del mio amico si
fece serio tutto di colpo.
Mi accostai a lui, e, con
una mano, spostai una ciocca bionda che gli era scivolata davanti agli
occhi.
Il suo corpo si irrigidì
e, per un attimo, sembrò che il mio amico facesse per tirarsi indietro. Ma
Aiolia non si mosse.
Continuai ad accarezzare
qualche ciocca bionda, poi il viso.
Quando sentii che il mio
amico era completamente rilassato, feci lievemente pressione sulle sue
spalle, e lo adagiai su una colonna.
Lui si lasciò muovere
senza opporre resistenza, e chiuse gli occhi.
Lo baciai lentamente.
Le sue labbra si schiusero
un po' incerte, ma dopo pochi attimi Aiolia stava già ricambiando il mio
bacio con passione.
Cominciai a sbottonargli
la camicia.
Lui sorrise e fece per
aiutarmi.
"Lascia fare a
me", dissi fermandolo, fingendo un'aria imbronciata.
Baciai suo il petto, ora
completamente nudo, e mentre lo sentivo gemere lievemente mi domandai se
queste sensazioni fossero nuove per il mio amico.
"Lo hai mai fatto
con un uomo?," mi azzardai
a chiedere alzando lo sguardo per vedere la sua reazione.
"Sì," rispose
lui senza darci troppo peso.
Non era la risposta che
mi sarei aspettato, ma pensi che non fosse il momento delle domande:
"bene, allora, voltati."
Lo amai gentilmente,
stando attento a non fargli male.
Aiolia non parlò mentre
facemmo l'amore. Sentii solo un grido soffocato mentre stava raggiungendo il
massimo piacere.
Collassai sopra di lui
pochi momenti dopo.
Quando mi risvegliai la
mattina dopo, Aiolia stava uscendo dalla doccia:
"Spero non ti
dispiaccia che abbia preso un tuo asciugamano.", disse con la sua aria
gioviale di sempre. Non sembrava minimamente imbarazzato.
"Niente
affatto," risposi.
Facemmo colazione con un
piatto di insalata greca. Avevamo tutti e due una fame da lupi.
Aiolia masticava con
gusto e faceva i complimenti alla mia cucina.
"Davvero non me lo
sarei aspettato da te, Milo... l'assassino del grande tempio un cuoco
perfetto," mi fece notare ridacchiando
a bocca piena e dandomi una pacca sulla spalla.
Non era l'atteggiamento
di un amante.
Quando avemmo finito di
mangiare, mi sentii in dovere di chiarire le cose, ma avevo un po' paura di
ferirlo.
"Senti Aiolia
--cominciai a tastare il terreno-- sai che sto passando un momentaccio e non
mi sento di..."
" Impegnarti in una
storia seria?" Aiolia fini' la frase per me.
"Lo so --il giovane
prosegui'-- e neanch'io lo sono. Non dare troppa importanza a quello che è
successo ieri sera, è successo e basta. Io voglio solo esserti amico, e sai
che se hai bisogno di qualcuno a cui parlare, io sono sempre qui per
te"
Davvero non sapevo cosa
rispondere.
Aiolia è una persona
meravigliosa, pensai tra me e me, e alla fine dissi solamente:
"grazie."
Avrei voluto essere
abbastanza disinibito per dirgli che gli ero infinitamente grato per starmi
vicino in questo momento, che sentivo che con lui potevo parlare di tutto, e
che non so cosa avrei fatto senza il suo aiuto.
Ma lui sembrava sapere già
tutte queste cose.
Con la sua aria da eterno
monello, strizzò un occhio e mi tirò un altra pacca sulla spalle:
"Beh, Scorpio, ci si rivede."
Lo vedi allontanarsi con
il suo passo pieno di vita, sotto il sole tiepido di Atene:
"A presto, cavaliere
di Leo."
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