Salve a tutti! Questo è l'ultimo capitolo di questa ff! Non fate troppa festa prima d'averlo letto...non si sa mai cosa possa passarmi per la testa quando scrivo. Sapete com'è...le tragedie sono dietro ogni angolo! (La signora colla falce è sempre in agguato! NdProf di storia) Hisashi, Yohei, lo Shohoku e quant'altro non sono miei, mentre Eikichi e tutti coloro che non compaiono nel manga di Inoue mi appartengono in tutto e per tutto! E adesso...su il sipario e andiamo ad incominciare!!
Vattene! parte VI di Ash(lynx)
É notte e fuori piove. Sono rimasto a dormire a casa di mio fratello e per tutta oggi non ha fato che cercare di convincermi a tornare in ospedale. Io non voglio. Non lo sopporto quel luogo. É così sterile! Mi fa sentire male solo il pensiero di ritornarci. Però domani ci andrò. Voglio vedere Hisashi, sentire come sta. So che Akagi oggi è andato a trovarlo, ma sentire dire che è ancora in coma è diverso dal poterlo constatare di persona. Ho bisogno di essergli vicino, di non lasciarlo solo. So che anche per lui è lo stesso. Volevo andare a trovarlo questo stesso pomeriggio, però mi è venuta la febbre, come era prevedibile. Adesso sono a letto, coperto da almeno tre coperte e tremo ancora dal freddo. Non ne posso più di questa stanza. Avrei bisogno di un po' di sana aria fresca, ma non riesco ad alzarmi dal letto. Non mi voglio allontanare da questo caldo giaciglio. Rivedo dentro di me, per la centesima volta, la scena del parco. Rivedo il volto crudele di mio padre e quello dolorante di Hisashi, colpito e disteso al suono, circondato dal suo stesso sangue. Rivedo l'orrore e la paura. Per la prima volta rivivo la scena secondo per secondo, come se fosse durata per ore intere. Ogni particolare, anche la cosa più stupida, è chiaro nella mia mente e mi fa impazzire. Mi tiene sveglio a mi tormenta. Continuo a pensare che non sarei dovuto andare là con Hisashi, che forse non saremmo nemmeno dovuti uscire assieme. Però rivivo anche il tocco delle sue mani su di me, gli sguardi che mi ha lanciato, le parole che ci siamo detti, il bacio che ci stavamo per scambiare e quello che gli ho dato in ospedale. Tutte cose che per nulla al mondo voglio dimenticare. Smetto di pensare ed ascolto il rumore della pioggia che picchia sul vetro della finestra, mentre una tenue luce illumina la stanza quel poco che basta per distinguere la forma dei mobili. Un rumore improvviso. Il cigolio di una porta. Trattengo il fiato, ma non sento altro. Forse me lo sono solo immaginato. Forse è solo la febbre che mi gioca dei brutti scherzi. Mi metto seduto, inquieto. Non mi sento al sicuro, voglio controllare di persona. Scosto le coperte e un brivido mi scuote. Già rimpiango il loro tepore. Appoggio i piedi a terra e mi alzo. La testa mi gira per un attimo e barcollo, ma non cado e tutto passa in poco tempo. Mi avvicino alla porta socchiusa. Lentamente, senza fare il minimo rumore. Trattengo quasi il respiro, mentre i miei muscoli sono tesi e tutti i miei sensi attenti per percepire anche il minimo rumore. Un sbattere di mobili. Un'imprecazione sussurrata. Una voce che conosco. Mi fermo, senza la minima intenzione di andare avanti. Mi allontano silenzioso ma veloce dalla porta, mentre il respiro diventa affannoso e il cuore batte più veloce. Lui è qua. Me lo sarei dovuto aspettare, dopotutto, ma non lo avevo previsto. Non avevo pensato che mi padre sarebbe riuscito a trovarmi così presto. "E adesso che faccio?" mi trovo a pensare. Indietreggio pensando che la cosa migliore da fare sia cercare una specie di nascondiglio, ma poi mi blocco, arrabbiato come me stesso. "Cosa diavolo pensi di fare, Yohei!? Ti stai comportando come un bambino! Non hai mai avuto paura di niente e adesso tremi!? Vergognati! Tira fuori le palle e affrontalo! Mettilo K.O.! Fagli sputare sangue! Lo devi a te stesso e ad Hisashi!" Me ne frego del pericolo e spalanco la porta della camera. Sento un sussulto provenire da un punto impreciso del corridoio ed accendo la luce. <<Che ci fai qui?>> chiedo serio fissando con cattiveria il mio "caro" genitore. É uguale a quando ha aggredito me ed Hisa nel parco, solo sembra più stanco e ha qualche centimetro di barba che non gli avevo notato. Mi guarda per un attimo, stupito dal mio comportamento. Non si aspettava di certo che fossi io a fare la prima mossa. <<Ti manca la lingua? Forza! Rispondi!>> <<Yohei...sei cresciuto molto...>> <<Smettila di parlare a vanvera e dimmi cosa vuoi veramente. La tua presenza non è bene accetta qui. Vattene, prima che chiami la polizia!>> <<Non parlarmi così! Sono pur sempre tuo padre!>> <<Sei solo un drogato assassino. Che diavolo vuoi? Pensi di poter venire qui quando vuoi e fare ciò che più ti pare!? Pensi che io sia talmente idiota da accoglierti a braccia aperte!? Tu ha distrutto la nostra famiglia! Tu mi hai abbandonato! Hai sparato contro di me e il mio amico! Ci volevi uccidere!! Ed ora dici "Yohei, sei cresciuto molto..." Fosse stato per te a quest'ora sarei in una tomba!>> Una porta si apre, quella della camera di Eikichi. Lui ne esce assonnato, sfregandosi un occhio come un bambino. <<Che succede?>> chiede con voce assonnata e tenendo ancora gli occhi semi chiusi. <<Abbiamo una visita>> rispondo. Alza lo sguardo e incrocia gli occhi con quelli di nostro padre. <<Che vuoi?>> gli chiede freddo. <<Ragazzi, come siete monotoni! Non sapete dire altro?>> <<Vaffanculo!>> rispondo irritato. <<O ci dici cosa vuoi, oppure ti togli dai piedi. Non ti vogliamo in giro!>> risponde Eikichi ancora più cattivo. <<Va bene, va bene. Sono venuto solo per parlare con il mio caro Yohei>> <<Io non sono "il tuo caro Yohei". Tu, al massimo, puoi chiamarmi Mito!>> sibilo. <<Ma quanto siamo suscettibili! Va bene, faremo come vuoi! Possiamo, però, andare di là, in salotto, a parlare da seduti, magari davanti ad una tazza di caffè?>> <<No! Non ospito criminali in casa mia!>> risponde mio fratello <<Se vuoi dire qualcosa la dovrai dire qui e subito>> Sbuffa, ma poi comincia a parlare, guardandomi dritto negli occhi. <<Yohei, quello che è successo al parco è stato solo uno stupido incidente, che non si ripeterà mai più. Io non volevo spararvi contro, né tanto meno uccidervi. Mi dispiace per quello che è successo, anche per il tuo amico. So di aver sbagliato e ti chiedo perdono. É che avevo appena ucciso un uomo e mi sentivo...ma voi due non potete capire come mi sentivo. Era come...come se fossi morto con lui. Una sensazione orribile. Me ne volevo andare, scappare, ma vi ho visti e ho pensato che mi potevate fregare. Non ragionavo, ero come dominato dalla paura. Non volevo farvi del male, io...>> <<Volevi ucciderci>> dico sostenendo il suo sguardo. <<É vero, però...>> <<QUELLE CHE DICI SONO SOLO CAZZATE!!>> urlo mentre mi avvento su di lui e lo colpisco in pieno viso col migliore dei pugni che, in queste condizioni, posso dare. Lui cade a terra, forse spinto più dalla sorpresa che dalla violenza del colpo, ma anche io, debole come sono, perdo l'equilibrio e cado, proprio accanto a lui. Per un attimo mi si mozza il fiato e vedo tutto grigio, poi, però, mi ridesto e mi volto verso lui, ancora a terra. Mi rialzo in pedi con un notevole sforzo e col respiro affannoso, ma con abbastanza ira in corpo da permettergli di tirargli un violento calcio tra le costole. Dopo il primo, non ancora soddisfatto, faccio partire il secondo e il terzo. Dalla sua bocca escono forti gemiti di dolore, che mi fanno gioire dentro. Godo della sua sofferenza. Ora come ora non c'è nulla di meglio che vederlo a terra e poterlo colpire senza alcuna pietà. <<DEVI PAGARE PER QUELLO CHE HAI FATTO!!>> quarto calcio <<NON PUOI PRETENDERE DI VENIRE QUI A CHIEDERE SCUSA E DIRE CHE NON VOLEVI!! CHE TI DIPIACE!! CON CHE CORAGGIO!!??>> gliene tiro un quinto. Lui, a sorpresa, reagisce e mi afferra la gamba, tirandomi verso terra. Cado lungo disteso di lato e lui mi afferra, bloccandomi al suolo. <<CHE NE SAI TU DI QUELLO CHE HO PASSATO IO!!>> mi tira un pugno in pieno viso e mi sento morire, tanto mi rintrona. Le orecchie mi fischiano e la testa mi scoppia <<NON TI DEVI PERMETTERE MAI PIU' DI PARLARMI CON QUEL TONO!! HAI CAPITO, MOCCIOSO!!??>> Eikichi lo afferra per le spalle e lo spinge lontano da me. <<Sei tu quello che non si deve permettere di fare qualcosa, qui!>> dice mentre lui si rialza da terra <<Ancor meno, non ti devi azzardare ad alzare le mani contro mio fratello! Chiaro?>> <<Non sono venuto qui per discutere con te, Eikichi. É lui che voglio.>> <<Vattene, prima che mi arrabbi sul serio e decida di farti veramente male.>> <<Non ne saresti capace!>> <<Sul serio? L'unica cosa che mi trattenuto dal picchiarti finora è stato il fatto di non voler sporcarmi le mani per un avanzo come te.>> Comincio a rialzarmi da terra. Sono completamente distrutto. La testa mi fa un male pazzesco e mi sento uno straccio. Tutta colpa della febbre. "Possibile che arrivi l'occasione di sistemare per feste quello stronzo e io sono malato!? Che sfiga boia!" Tremo leggermente mentre mi rialzo in piedi e devo appoggiarmi al muro per restare in equilibro e non avere giramenti di capo. Lancio un'occhiata a mio fratello e a mio padre. Hanno cominciato a picchiarsi e, per ora, sembra che mio fratello sia in netto vantaggio. Forse, però, sarebbe il caso di chiamare la polizia. Non faccio in tempo a muovere che pochi e stentati passi verso il telefono, che la voce di mio padre mi giunge chiara e decisa alle orecchie. <<Non ti muovere! Un altro passo e ti sparo!>> Mi volto sorpreso. Mi sta puntando contro la pistola, per la terza volta in poco tempo. Questa volta, però, non sono scosso da tremiti di paura. Guardo Eikichi, in piedi vicino a lui, immobile per non dargli motivo di spararmi, visibilmente in ansia. Io, invece, so che non devo avere paura, che se ne avessi sarebbe la fine. Ho promesso ad Hisa di occuparmi di lui ed è ciò che intendo fare. Sapevo che avrei rischiato molto ed ora mi sento pronto a farlo. Oppure è solo la febbre che mi fa ragionare in questo modo... Muovo un passo verso mio padre, colla sola preoccupazione che le gambe smettano di sorreggermi. <<Cosa fai? Rimani fermo!>> dice stupito Eikichi. <<Dagli ascolto, Yohei. Non mi farò problemi ad ucciderti>> <<Ah no? Fallo allora, che aspetti? Io sono qua. Non posso difendermi, ormai>> lo provoco fissandolo. <<Non ti sembra di esagerare? Stai mettendo in serio pericolo la tua stessa vita.>> <<Affari miei. Tu pensa a sparare. Perché non l'hai ancora fatto? Sono qui, proprio davanti a te, non puoi in nessun modo sbagliare mira e nessuno ti fermerà. Pensaci. Se non lo fa ora io ti denuncerò. Andrai in galera. Questo non è un motivo sufficiente per farmi uccidere?>> <<Che dici? Stai zitto!>> dice ormai spaventato mio fratello. <<Non ti intromettere, Eikichi! Lui ha ucciso Hisashi!>> <<Cosa!? Il tuo amico è morto!? Non è possibile!>> afferma mio padre stupito <<Si, invece. Hanno chiamato prima dall'ospedale, dicendo che non ce l'ha fatta, che loro avevano provato di tutto ma che non era servito a nulla e che gli dispiace molto. Capisci? Lo hai ucciso. Sei arrivato, ti rivedo per la prima volta dopo tanto tempo e tu che fai!? Uccidi a sangue freddo un mio amico! Era solo un ragazzo! Avrebbe vissuto una vita meravigliosa se non fossi arrivato te! E sua madre!? Glielo dici tu a sua madre!!?? Glielo dici tu che non potrà più riabbracciare il uso unico e adorato figlio, che da poco aveva finalmente ritrovato!!?? Riuscirà a sopportare da sola un tale dolore? E tutto a causa tua!>> Lo guardo un attimo. Nei suoi occhi leggo confusione, non più la freddezza di un assassino, e tristezza. <<Ed ora perché non uccidi anche me? Dopotutto che ti costa?>> <<Io...>> Le sirene della polizia. Le sento forti e vicine a noi. Stanno per arrivare qui a fermare tutto questo. Mi sento sollevato. <<Sei alle strette. Uccidimi e scappa>> sussurro. La presa che ha sulla pistola vacilla, mentre mi guarda negli occhi. Lui al limite della disperazione, io impassibile ed accusatore. La pistola cade a terra, mentre la porta si spalanca, forzata da uno dei poliziotti. Mio padre cade in ginocchio, sconfitto e Eikichi sospira di sollievo. Alcuni poliziotti ci vengono vicini, ma io non bado a loro. Sono stremato, al limite. La testa mi gira violentemente, mentre avverto che le forze stanno poco a poco abbandonandomi. Mi sento tremare tutto, mentre anche le orecchie mi fischiano e comincio ad avere la vista annebbiata. Si tratta di un attimo. Cado e terra e svengo.
Un odore asettico mi entra nelle narici. Quanto lo detesto! Lentamente riapro gli occhi e comincio a distingue il luogo in cui mi trovo. Un ospedale, non c'è ombra di dubbio. Comincio a recuperare la sensibilità del corpo e a muovermi leggermente, mentre un senso di benessere mi avvolge. Capisco di non avere più la febbre, di essere guarito. Un sollievo. Alzo lentamente la testa, per guardarmi meglio in giro, ed avverto un peso vicino al mio fianco sinistro. Mi volto e mi trovo davanti ad una marea di corti e scompigliati capelli neri. Li accarezzo con dolcezza. Sono morbidi. Il corpo del ragazzo che dorme al mio fianco è avvolto da un bianco camice ospedaliero e non riesco a vedergli il volto, ma non ho alcun dubbio che si tratti di Hisashi. Sono felice, mi sento rinascere. Lui è vicino a me. Mi è stato vicino fino a quando mi sono svegliato. É la prima persona che vedo. Lo accarezzo ancora. Per fortuna sta bene, ma tante domande cominciano a vorticarmi nella mente. Quando si è risvegliato? Da quanto tempo sono qua? Dov'è mio fratello? E che fine ha fatto mio padre? Poi un altro pensiero mi colpisce, facendomi sentire in colpa: non ero vicino ad Hisashi quando si è svegliato. Eppure, avrei voluto con tutto me stesso esserci. Ci tenevo molto. Volevo essere la prima persona a rivedere la speciale lucentezza dei suoi occhi e la prima ad essere vista da lui. Pazienza. Non ci si può più far nulla. Vedrò di farmi perdonare nel migliore dei modi. Sento il forte impulso di svegliarlo. Voglio risentire la sua voce. Voglio finalmente poterci scambiare quel bacio interrotto. Però non voglio disturbarlo. Non voglio destarlo dai suoi sogni, che sembrano tanto sereni. É così bello vederlo rilassato, una volta ogni tanto. Sono così combattuto dall'indecisione che non faccio nulla, tranne continuare ad accarezzargli i capelli, non volendo rinunciare a questo piccolo piacere. Passano così alcuni minuti, fino a quando lui comincia a muoversi. Prima i suo movimenti sono quasi impercettibili, poi il suo respiro cambia del tutto e, senza neanche vedergli gli occhi aperti, capisco che si è svegliato. Non interrompo, però, le carezze e lui non si muove, lasciandosi coccolare. <<Mi dispiace di non esserci stato quando ti sei svegliato>> gli dico. <<A me dispiace non averti potuto dare una mano con tuo padre.>> <<Mi sei mancato.>> <<Tu, invece, mi hai fatto preoccupare a morte!>> si alza e mi guarda fisso negli occhi <<Non fare mai più una cosa così stupida come mettere a repentaglio la tua vita, chiaro? Eikichi mi ha detto quello che hai fatto! Mi ha detto d'essersi spaventato a morte, di averti visto praticamente già morto! Ed io ti ho visto che deliravi in preda alla febbre! Non farlo mai più. <<Non sgridarmi. Anche tu hai rischiato la vita per me.>> <<É diverso! Io non ho detto ad un uomo armato di pistola di spararmi, come se fosse il mio più grande desiderio! Non ho giocato con la mia vita!>> <<Perché dobbiamo discutere? Perché litighiamo in questo modo?>> <<Perché pensavo non ti saresti più risvegliato.>> Ammutolisco, colpito dalle sue parole. <<Credevo che saresti morto. Eri grave, sai? Avevi la febbre alta.>> la preoccupazione e i dolore nei suoi occhi sono palpabili. <<Scusa>> riesco solo a dire, sentendomi in colpa. Mi abbraccia, forte, come se temesse di perdermi. <<Non...non lo farò più...>> sussurro. Non parliamo più. Mi sento così tanto colmo di gioia che le parole servirebbero solo a sminuire i miei sentimenti. Adesso sento il bisogno di fare una sola cosa. Sento che c'è solo un modo per fargli capire ciò che provo. Così, senza alcun freno, mi allontano leggermente dall'abbraccio e lo bacio. Con passione, come se questo potesse essere l'ultimo dei nostri baci. Quando le nostre labbra si allontanano è lui che, in un sussurro partito da una bocca sorridente, dice: <<Ai shiteru.>>
ALCUNI MESI DOPO <<Quanto hanno detto che starà in carcere tuo padre?>> mi chiede Hisashi quasi riluttante. <<Oh, per molti anni>> rispondo mentre mi sbottono la giacca che ho messo per il suo processo, appena tenutosi dopo mesi di rinvii assurdi. Lui non è entrato in aula, non ho voluto che ci venisse. Avrei voluto anche io rimanere a casa, ma sentivo che sarebbe stato meglio andarci, per far finalmente sparire un fantasma. <<E cosa succederà quando uscirà?>> <<Semplicemente niente.>> <<Ne sei sicuro?>> <<Bé, almeno lo spero. E comunque sarà una cosa che dovrà essere affrontata solo allora. Per ora godiamoci la vita.>> <<Hai ragione. Però, ancora una cosa. Hai sentito tuo fratello in questi giorni?>> Lo raggiungo sul divano e mi siedo accanto a lui, mentre mi circonda la vita con un braccio. <<Si, perché?>> <<Al notiziario hanno detto che probabilmente sarebbe tornato in America...>> <<Non ti preoccupare. Rimarrà ad abitare in Giappone, proprio dove sta adesso, e continuerà ad allenare lo Shohoku.>> <<A proposito di Shohoku: ti va di entrare in squadra?>> <<Questa domanda non mi è nuova!>> rispondo divertito. <<La risposta che mi hai dato quella volta è quella sbagliata. Vediamo se adesso rispondi correttamente>> <<Mi dispiace, ma devo deluderti. Non cambio per nulla idea!>> sorrido. <<Testardo!>> <<Sicuro, però ti piaccio!>> <<É vero, mi piaci. Anzi, ti amo. Però non mi pare d'essere corrisposto! Ah...che amore infelice!!>> dice gettando indietro al testa <<E quello di 'sta notte? Ti sembra il frutto di un amore infelice!?>> <<Mi sembra il frutto di un amore carnale. Ma tu non mi ami...>> dice guardandomi negli occhi. <<Come, non ti amo!? Che dici? Cosa hai bevuto a colazione? Una bottiglia di Jack!?>> no so se scherzare o essere serio. <<Allora hai la memoria corta! Non mi hai mai detto "ti amo"!>> <<Ah...allora è questo il problema!>> Mi avvicino di più al suo viso, fino a pochi millimetri dalle sue labbra, sedendomi a cavalcioni sulle sue gambe e mettendogli le mani sul petto. <<Non so se ti amo.>> <<Ah no? Bé, allora io non so se voglio stare ancora con te!>> scherziamo. <<Non mentire. Il tuo corpo mi dice che ti faccio impazzire- gli sussurro mentre con una mano scendo sempre più in basso, lentamente, fino alla cerniera dei jeans <<tutte le volte che lo facciamo mi dice che non può resistere senza di me>> gli slaccio i pantaloni e infilo una mano dentro i boxer, afferrandolo mentre a lui sfugge in lieve gemito <<che gli piace possedermi fino allo stremo>> comincio ad accarezzarlo con più vigore, mentre si indurisce sempre più ed Hisa fatica a trattenersi dal godere <<e che se adesso mi fermassi ne soffrirebbe pazzamente.>> Mi blocco e allontano la mano, mentre mi alzo e vado verso il telecomando della televisione, accendendola. <<Kami, Yohei, non puoi lasciarmi così!>> implora attenzioni Hisashi. <<Perché no?>> <<Perché io non sono mai stato così infame con te.>> <<Infame, eh?>> spengo la tv e vado verso di lui. A pochi centimetri dal suo viso sussurro: <<Toccati, Hisashi. Finisci il lavoro che ho iniziato. Fammi vedere mentre godi al tuo stesso tocco. E dopo, dopo mio caro, faremo l'amore fino a che non sverremo.>> <<L'amore?>> <<Esatto, tesoro mio, l'amore.>> Sorride. Dopotutto ha ottenuto anche lui ciò che voleva. Lentamente, guidato da fili invisibili e seguito dai miei famelici occhi, abbassa le mani, accarezzandosi il petto. Arrivato al bordo della maglietta torna su, sfilandosela sensualmente e, guardandomi fisso con sguardo assetato di sesso, passa le dita torturandosi i capezzoli già turgidi. Sposta la testa all'indietro mentre le sue mani salgono e scendono lungo il torace e i fianchi, disegnando invisibili cerchi sulla sua sensuale pelle. Dalla gola gli escono gemiti sempre più forti, che mi fanno vacillare e mi eccitano ulteriormente. Faccio violenza su me stesso per controllare il bruciore nel basso ventre e non saltargli addosso adesso. Appoggia le mani sul bordo del jeans e, alzando leggermente il bacino come a volermi provocare offrendomisi completamente, se li sfila insieme ai boxer. É completamente nudo, adesso, e me lo sto mangiando con gli occhi. É bellissimo e lo sa bene. Mi guarda con occhi velati dal desiderio, mentre le sue mani continuano a scendere lungo il suo corpo. Piega le ginocchia, alzando le gambe in modo da tenere tutto bene in vista. Si tocca il bacino, l'interno coscia, stuzzica i testicoli, ma ancora non si decide a prenderselo in mano. Mi sta facendo impazzire. I suoi movimenti sono così calcolati e maliziosi! Il suo corpo mi chiama. Mi desidera fortemente. E mentre si eccita, mentre l'erezione gli diventa sempre più grossa, non fa altro che guardarmi con quello sguardo da infarto. Adesso anche io sento il bisogno di toccarmi. Voglio masturbarmi. Voglio che lui mi masturbi fino alla fine d'ogni tempo. Le sue mani su di me. Ho bisogno del suo tocco infuocato. Ma ancora non mi muovo. Afferra la sua erezione con una mano, mentre con l'altra si lecca le dita, una ad una, lentamente. Fissando prima i miei occhi e poi la mia eccitazione. Sorride malizioso e va avanti. Muove la mano su e giù veloce, seguendo un ritmo e muovendo anche il bacino, mentre dalla gola emette dei rochi gemiti. Non resisto più. Non ce la faccio, sto per venire e so che anche per lui è lo stesso. Sto per impazzire. Mi sporgo verso di lui, bloccandogli le mani. Lui mi guarda, ansimando e sorridendo. <<Ti piace?>> chiede con voce roca. <<Anche troppo.>> <<Allora lasciami finire.>> <<No. Finiremo insieme.>> Lo bacio, distendendomi su di lui per far combaciare i nostri bacini. Mi struscio lo sento ansimare. Le nostre eccitazioni si toccano, divise dai miei vestiti. <<Spogliati>> mi sussurra <<fammi vedere come fai.>> Mi metto in piedi davanti a lui passandomi una mano per tutto il corpo, passando sopra il mio pene. <<Non toccarti. Voglio farlo io>> dice. Evito l'asta e sposto le mani verso al maglia. La tiro in su, ondeggiando il bacino, facendola passare sopra la mia testa e gettandola lontana, da qualche parte nella stanza. Mi lecco un dito e lo passo lentamente sui miei capezzoli e lungo la linea marcata degli addominali, fino al bordo dei jeans. Li slaccio lentamente guardandolo mentre si eccita guardandomi. Non si masturba, però, e questo è un bene, perché da adesso in poi voglio essere solo io a farlo godere. Mi abbasso e sfilo i pantaloni, rimanendo in boxer. Faccio qualche passo indietro, fino ad appoggiarmi al tavolo da pranzo. Passo le dita avanti e indietro lungo il bordo dei boxer, prima di sussurrare: <<Vieni qua, Hisa.>> Si alza dal divano e, quando mi è abbastanza vicino, facendo forza sulle braccia, mi siedo sul tavolo e, con un gesto fluido, mi sfilo la biancheria, che scende poi sensualmente lungo le mie gambe fino a cadere a terra. Alzo leggermente le gambe piegando le ginocchia e lui arriva, nuovamente baciandomi e facendo toccare le nostre erezioni. Infila subito due dita dentro di me e io lascio uscire un profondo gemito di piacere che, evidentemente, gli piace. Muove le dita dentro e fuori di me con maggior pressione, aggiungendone anche una terza. Mi sta facendo impazzire. So che manca poco ancora. Mi sento bruciare vivo, come se fossi in un rogo. <<Hisashi...>> <<Dimmi cosa vuoi...>> <<Prendimi...>> Toglie le dita e, con una violenta spinta, entra dentro di me. Il piacere arriva in un attimo, senza neanche un ombra di dolore. Mi sento morire dal piacere. Le sue spinte sono sempre più decise, più profonde, e toccano costantemente quel punto che mi fa andare in paradiso. Lui dentro di me, come se i nostri corpi si fondessero e diventassimo una sola persona. Una sensazione fantastica, irripetibile, indescrivibile. Urlo dal piacere, mentre, con un ultima spinta, veniamo insieme, svuotandoci completamente. Si lascia cadere sopra di me ed io lo abbraccio e ascolto i nostri respiri e i battiti dei nostri cuori. Forti, veloci e unisoni. Una sensazione unica. Una gioia immensa. Con una mano, come in trance, gli accarezzo la cicatrice che lo sfregia nel petto. <<Ti amo, Hisa-kun.>> <<E ti ci è voluto così tanto per dirmelo?>> <<Idiota...>> Ride. Una risata sana, sincera. <<Anche io ti amo>> risponde calmandosi. Così, felici ed appagati, ci scambiamo il bacio più dolce della nostra storia guidato da quell'amore che ci siamo appena dimostrati e che sempre rimarrà esplicito nei nostri sguardi. <<Ehi, Yohei?>> <<Dimmi.>> <<Ma non dovevamo fare l'amore fino allo svenimento?>> <<Si, infatti.>> <<Nessuno di noi due è già privo di sensi, mi pare...>> <<Hentai...>> <<Allora, santarellino, andiamo in camera tua o in doccia?>> <<Ovunque, basta che sia come ora.>> <<Sarà sempre come ora, amore.>> E, guidati da questa promessa, vivremo insieme, dimentichi del dolore, per sempre.
Owari. Bene, bene...finalmente l'ho finita!! Che ne pensate? Ci ho passato sopra un intero pomeriggio, perché ci tenevo a finirla al più presto e dedicarmi completamente a "The prisoners", che durante le vacanze non ho toccato per niente! Mi sono dedicata alla scrittura di "Last days", un originale yaoi che ho da poco mandato ad ysal (mi faccio un po' di pubblicità...spero non vi dispiaccia troppo, tanto mica vi faccio pagare, no?^^). Se la leggete- e ve lo consiglio caldamente dato che mi sono molto impegnata a scriverla- mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Ma, soprattutto, fatemi sapere che ne pensate di questa ff! E non esiste che ne faccia il seguito, vi avverto! (Evviva!! Facciamo festa!! Chi ha gli alcolici? NdLettori) (T_T ndMe) Mi raccomando, fatevi sentire in tanti!! Ringrazio di cuore Carol per il suo sostegno. Un bacione a tutti, Ash(Lynx).
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