Ecco finalmente sui nostri schermi il nuovo episodio della serie che, non si sa come, non ho ancora interrotto. Mi sembra una bella cosa, non vi pare? Perché allora sento delle voci in lontananza che urlano negazioni ed improperi irripetibili? Non sarà per la tristezza della trama, vero? Nooooo.....

Comunque, prima che leggiate, vi informo che in questo capitolo.........e poi........fino a che......Tutto chiaro, no?^^

Prima di iniziare, Inoue non ha ancora ceduto i diritti verso i personaggi di sd, perciò sono ancora tutti suoi.

Buona lettura!!

 



Vattene

parte V

di Ash(lynx)


Finalmente sono arrivato davanti casa di mio fratello.

Akagi mi ha fatto un po' di storie quando gli ho chiesto l'indirizzo, ma, quando gli ho detto di Hisashi e mi sono finto interessato ad avvertire personalmente l'aiuto allenatore, ha accettato. Era molto preoccupato per il compagno di squadra e mi ha bombardato di domande. Io l'ho ignorato e me la sono svignata per evitare di passare tutto il tempo a casa sua. Così sono riuscito ad arrivare da Eikichi a meno di un'ora dalla mia fuga dall'ospedale. A dire la verità è molto presto, circa le otto meno dieci, ma è meglio così. Probabilmente lo sveglierò, perché non deve andare né a lavoro né scuola la mattina, ma avremmo più tempo per parlare.

Devo solo decidermi a suonare il campanello. Accidenti, che impresa ardua...

Il mio orgoglio mi impedisce di farlo, insomma...gli avevo detto chiaro e tondo che non volevo più avere a che fare con lui e adesso sono proprio io a cercarlo! Respiro profondamente.

"E' per Hisashi....è per Hisashi....solo per Hisashi..."

DLIN DLON!!

Ecco, ho suonato. Adesso muoviti ad aprire perché non lo rifarò un seconda volta.

DLIN DLON!!!

Ormai ciò che voglio fare non coincide con ciò che faccio...

Finalmente viene ad aprire. La sua faccia appena mi vede si accende. É sorpreso, azzarderei anche contento. E io mi rallegro costatando d'averlo praticamente buttato giù dal letto. Ha tutti i capelli scompigliati, gli occhi non sono del tutto aperti ed indossa solo i boxer. Sento delle ragazzine passare ridendo dietro di me, sicuramente per aver visto un uomo in mutande.

<<Come mai qua, Yohei?>>

<<Devo parlarti>>

<<Entra>>
Si sposta dall'ingresso e mi fa entrare. Casa sua da fuori non sembra molto grande, vista da dentro, però, è immensa. Solo l'ingresso e il salotto sono come l'intera casa di Nizue. Devo anche ammettere che, soprattutto grazie all'ordine che regna sovrano, è un posto accogliente.

<<Siediti pure in salotto mentre mi vesto. Puoi mettere la giacca sul quel attaccapanni>>

Lo vedo sparire in una delle stanze in fondo al corridoio. É meglio se non mi tolgo la giacca: non mi sono cambiato e sia questa che la camicia sono ancora sporche di sangue. Almeno la macchia sulla giacca non si vede molto. Mi guardo attorno. Se non fosse di mio fratello, quella casa mi piacerebbe molto. C'è un divano enorme, bianco, che ha tutta l'aria d'essere comodissimo e di costare una cifra spaventosa, come le due poltrone, la televisione è piatta e mi sembra sia il modello a cristalli liquidi, il tappeto è certamente costosissimo, così come il tavolino in legno scuro e le sedie. Le tende sembrano essere l'unica cosa da poco prezzo, anche se ho i miei dubbi che sia veramente così. L'impianto stereo è enorme, senza dubbio il migliore in commercio e la sua collezione di CD non ha nulla da invidiare a nessuno.

Un po' frastornato da tutto questa ricchezza, mi siedo sul divano. Non mi ero sbagliato: è veramente meglio di un letto. Se penso che per vivere lavoro in un night tutte le notti e che dormo in un divano cigolante in una casa piccola senza condizionatore né particolari comodità...come minimo mi sembra ingiusto. Non dico che non si meriti i soldi che possiede, ma...perché diavolo io ci rimetto sempre!? Insomma, abbandona la famiglia e fa molti soldi, mentre il fratello deve cavarsela alla meno peggio senza che lui se ne preoccupi...non è per nulla corretto.

"Ora me ne vado. Troverò mio padre da solo"

Mi alzo dal divano e sto per raggiungere la porta, quando Eikichi mi sorprende da dietro:

<<La pazienza non è proprio il tuo forte! Ti avrò lasciato solo al massimo cinque minuti e vuoi già andartene!?>>

Mi volto a guardarlo. Si è ricomposto e sembra divertito dalla situazione.

<<Ormai mi hai tirato giù dal letto, perciò sei obbligato a dirmi come mai sei venuto a trovarmi>>

<<Non è una visita di cortesia>>

<<Lo immaginavo. Hai fatto colazione?>>

Scuoto il capo e mi accoro di avere fame. In fondo è da tanto che non magio, quasi 24 ore.

<<Vieni in cucina, ti preparo qualcosa>>

La proposta è allettante, ma non me la sento: c'è da fare qualcosa di più importante che mangiare.

<<Non ce ne è bisogno. Sono venuto qui solo per parlarti. Offenditi pure, ma voglio andarmene il più presto possibile>>

Sembra deluso, ma non m'importa. Sono venuto con un solo scopo in mente e, quando l'avrò raggiunto, me ne andrò e non tornerò di certo.

<<Yohei...>>

<<No. Sediamoci da qualche parte>>

Mi indica il divano e ci si siede, mentre io raggiungo la poltrona più vicina. Lo vedo fissarmi per un po', prima di decidermi a parlare. Come al solito, però, mi precede.

<<Cosa hai fatto alla giacca? Ci sono uno strappo e una macchia sul braccio>>

Non faccio in tempo a dirgli qualcosa che mi è vicino e prende il mio braccio per esaminare meglio la manica.

<<Che fai? Lasciami...è solo uno strapAAAAAH!!>>

Senza saperlo ha toccato la ferita, che ora brucia. Adesso sì che l'ho fatto preoccupare. Prima che lui possa agire, libero il braccio e mi alzo in piedi.

<<Che hai fatto?>> chiede

<<Ascoltami, non è nulla di grave e non è per questo che sono qui, cioè, solo in minima parte. Sono venuto a chiederti di nostro padre. Hai detto qualcosa riguardo lui e voglio sapere tutto ciò che sai sul suo conto>>

<<E perché ti interesserebbe? Quando ti ho chiesto di parlarne non ne volevi sapere>>

<<Le cose sono cambiate. Ieri l'ho incontrato. Ero in giro con Mitsui e ci ha aggrediti. Mitsui ora è all'ospedale...in coma>> il tono della mia voce si è abbassato, diventando quasi un soffio.

Faccio silenzio. Non ce la faccio quasi ad andare avanti. Sento che gli occhi mi si sono nuovamente riempiti di lacrime e il nodo alla gola mi impedisce di parlare.

<<In coma?>>

Annuisco. Lo guardo: è impallidito.

<<E tu?>>

<<Non ho nulla>> riesco a dire.

<<Cosa pensi di fare?>>

Non oso rispondere a questa domanda.

<<Cosa credi di fare? CHE TI SEI MESSO IN TESTA???>> urla scuotendomi.

<<Dimmi ciò che sai. La polizia verrà a farmi delle domande e voglio essere preparato>> mento

<<Non dire balle. A te non te ne frega niente della polizia. Te lo leggo negli occhi. Ti vuoi vendicare>>

<<Te lo ripeto...>

<<VUOI VENDICARTI DI TUO PADRE! FANTASTICO! CHISSA', MAGARI DIVENTARAI UN ASSASSINO PURE TU! O FORSE SARA' LUI A FARTI FUORI!!>>

<<DATTI UNA CALMATA!!>> urlo più forte di lui <<Mollami le spalle>>

Si allontana da me di un passo, lasciandomi.

<<Voglio solo che tu mi dica ciò che sai. Non ti chiedo certo d'aiutarmi. Lo farai?>>

<<No>>

Sospiro.

<<Sai, non si è ricordato di me e aveva tutta l'intenzione di uccidermi. Io e Mitsui siamo persone scomode, dei testimoni pericolosi. É chiaro che mi rivolgerò alla polizia, quantomeno perché Mitsui non corra rischi, ma andrei decisamente meglio sapendo cosa ha combinato in questi 4 anni, per sapere con chi ho a che fare. Sarà pure mio padre, ma io non lo conosco. D'altro canto, se hai deciso di non dirmi nulla non posso costringerti a farlo. Vorrà dire che dovrò impegnarmi di più. Stai pur cero che così non mi fermi né modifichi le mie intenzioni>>      

Detto ciò, mi giro e mi dirigo deciso verso l'ingresso. Sento Eikichi alzarsi dal divano e muovere qualche passo. Probabilmente vorrà salutarmi o tentare di farmi cambiare idea. Bruscamente afferro la miglia della porta.

Un capogiro.

Sudo freddo per un attimo.

La vista mi si appanna.

Mi sento debole.

Le gambe non mi sorreggono.

Mi accorgo di stare cadendo a terra, ma quando tocco il suolo sono già svenuto.

 

Apro gli occhi velocemente e mi metto a sedere di scatto. Per un attimo ho un altro capogiro, ma passa subito. Però ho il fiatone e il cuore mi batte forte. Purtroppo non ricordo a cosa è dovuta la mia agitazione. Devo aver fatto un brutto sogno o qualcosa del genere, ma come al solito io non ricordo quello che sogno. Quello che so con certezza è che non sono né allarmato né spaventato, solo ansioso e agitato. Il che è anche peggio.

<<Ora che ti sei ripreso, spiegami bene quello che è successo>>

Mi volto. Eikichi è sulla porta con in mano una tazza fumante. Solo adesso mi accorgo di essere disteso sul suo letto, sotto le lenzuola, con indosso solo i boxer.

<<Dove sono i miei vestiti?>>

<<A lavare: erano tutti sporchi di sangue. Cosa pensavi di fare, eh? Guardati la ferita: non è ancora guarita del tutto e rischi di farla riaprire. Non ti avrebbero mai fatto uscire dall'ospedale>>

<<Sono scappato>> ammetto.

Mi si avvicina e si siede sul letto davanti a me. Ha l'aria preoccupata, ma non mi pare voglia farmi una predica.

<<Dai, raccontami cosa ti è successo>> lo dice dolcemente, con uno sguardo che credevo non avrei più rivisto.

<<Eravamo al parco, Mitsui ed io, e abbiamo sentito uno sparo poco distante. Prima che potessimo allontanarci è sbucato fuori nostro padre e ci ha puntato contro la pistola. Non mi ha nemmeno riconosciuto. In tutto ci ha sparato due colpi ed entrambe le volte Hisashi si è buttato su di me per proteggermi. Il primo proiettile ha colpito me di striscio, il secondo lo ha preso in pieno. In quel momento abbiamo sentito le sirene della polizia avvicinarsi e lui ha capito che doveva scappare. Voleva ucciderci. Così mi sono alzato in piedi e praticamente gli ho detto chi ero. Non si è ricordato lo stesso, mi pare, ma si è distratto e la polizia si è avvicinata. Così è scappato. Non l'hanno ancora preso. Sono svenuto e, quando mi sono svegliato, mi trovavo all'ospedale. Era notte e mi sono messo alla ricerca di Hisashi. L'ho trovato in coma e un dottore mi ha spiegato che era dovuto alla sua possibile allergia ad alcuni farmaci che erano stati usati durante l'intervento. Non sanno quando si sveglierà...>>

Mi abbraccia. Non me lo aspettavo. Era da tanto che qualcuno non mi abbraccia, qualcuno di familiare intendo. A dire il vero mi fa piacere, come se mi fossi appena tolto una spina dal fianco.

<<Non piangere>> mi dice

Ha ragione, non devo. Eppure non mi ero neanche accorto di stare facendolo. Proprio davanti a lui poi...dovrei sentirmi imbarazzato, arrabbiato, invece non provo nulla di tutto ciò. Solo sollievo.

<<Posso dirti ciò che so su papà, ma devi promettermi che non farai nulla di avventato. Non voglio che vai a cercarlo. Promettimelo.>>

Mi allontano da lui e lo guardo negli occhi. Certo, ha ragione. Però la voglia di prendere a pugni quell'avanzo di padre è tanta. Mi fa rabbia anche solo pensare a lui. Non la rabbia che provavo per Eikichi, questa è più profonda, paragonabile all'odio. Lacerante. Promettere di non fare nulla d'avventato...peccato vada contro la mia natura.

Non mi sento di promettere una cosa del genere. In fondo è proprio quello che voglio fare.

<<Yohei…promettimi almeno che non rischierai di farti ammazzare>>

Questo è già più fattibile, anche se molto limitante. Però capisco che non è disposto a scendere ad altri compromessi.

<<D'accordo>>

<<Dammi la tua parola>>

<<Ti do la mia parola. E ora raccontami ciò che sai>>

Lo vedo mettersi più comodo sul letto e appoggiare al comodino la tazza.   

<<In tutti questi anni ho visto papà una sola volta, quando ancora giocavo in America. Ricordo che era inverno e che ero appena rincasato da un'amichevole, naturalmente vinta. Vivevo solo, in un appartamento più o meno del centro, piuttosto grande a dire il vero. Quando sono entrato in casa e ho acceso le luci, me lo sono ritrovato comodamente seduto sul divano. Ci ho messo un po' a riconoscerlo, era cambiato molto dall'ultima volta ce l'ho visto. Era più magro, meno curato. Mi ricordo come fosse ieri l'impressione poco rassicurante che mi diede. Capii che non mi avrebbe portato nulla di buono. Però era pur sempre mio padre e lo ascoltai. Il suo tono era freddo, cattivo. Mi disse che aveva bisogno di soldi, che gli servivano per pagare alcuni debiti. Una somma molto alta. Gli risposi che non disponevo di così tanti soldi. Sai, non mi fidavo più di lui, sembrava un criminale. Allora si è arrabbiato e ha cominciato ad urlare. Diceva che era mio padre e avevo il dovere di aiutarlo, che sarebbe morto altrimenti. Quando capì che non intendevo cedere comincio a distruggere tutto che c'era nella stanza. L'ho buttato fuori di casa prendendolo a pugni. Pochi giorni dopo, mi svaligiarono l'appartamento. Non c'erano prove, ma ero sicuro che fosse stato lui. Così l'ho cercato e sono riuscito a trovarlo. Indovina. Si drogava. Non conosco la sua storia nei dettagli, ma pare che i soldi che mi aveva chiesto gli servissero che pagare della roba che non aveva ancora pagato. Aveva dato il mio indirizzo al tizio al quale doveva i soldi e lui aveva fatto in modo di ripulirmi. Non l'ho denunciato. Non chiedermi perché. Forse volevo evitare uno scandalo e i giornalisti. Comunque gli dissi chiaro e tondo che se lo avessi rivisto sulla mia strada lo avrei fatto a pezzi. Se ne è andata ridendo, come se gli avessi raccontato una barzelletta particolarmente divertente, e non si è fatto più vivo>>

Silenzio. A dire il vero non sono molto sorpreso: mi aspettavo che fosse dentro a degli affari sporchi. Però non so cosa dire. In verità, non c'è nulla da dire. Solo una domanda.

<<Perché è ritornato?>>

<<Forse gli affari non gli andavano bene in America>>

<<Si, forse...>>

Mi fisso le mani, riflettendo. Ammetto che questo racconto mi ha abbattuto. Pensavo che mio padre fosse una persona cattiva, ma non che potesse essere, a suo modo, una vittima. Della droga, va bene, ma pur sempre una vittima. Provo pietà.

Ma anche rabbia. E tristezza.

Mi ha abbandonato per della roba. La droga lo ha vinto.

Si è distrutto la vita. Ha distrutto la mia.

Non mi ha mai voluto bene. Non riesco a perdonarlo.

Voglio vendetta. A tutti i costi.

<<Mi sono sentito tradito e umiliato dal suo comportamento>>aggiunge a sorpresa Eikichi <<ho provato vergogna per avere un padre come lui. Volevo dimostrare a me stesso che ero migliore di lui, che non avrei mai potuto fare la sua stessa fine. É per questo che ho continuato col basket e non sono mai tornato a casa, da te. É stato il mio più grande errore. Ti ho sono dimostrato di non volerti bene, come aveva fatto lui. Mi dispiace molto...>>

<<Vorrei che mamma fosse qui...>> riesco solo a dire.

Lo sento annuire. Quello di nostra madre è il ricordo più bello che ho. Ha voluto bene a tutti e tre fino a quando non se ne è andata. Quando è morta ha lasciato un vuoto incredibile nei nostri cuori. Penso che mio padre abbia sofferto molto in quella occasione, però non l'ho mai visto piangere. Io l'ho pianta spesso, invece. Eikichi era tornato a casa per il suo funerale e l'ho visto a pezzi. Se ne andato poco dopo la celebrazione, come un estraneo, ma il suo cuore era a pezzi. Si vedeva benissimo.

<<Perché dopo il suo funerale non sei rimasto?>> chiedo guardandolo negli occhi.

<<Non ce l'ho fatta. Mi sentivo troppo male e volevo andare in un posto dove nessuno avesse modo di soffrire per questa cosa. In quel momento ho pensato che stare colla mia famiglia mi avrebbe fatto sentire peggio>>

Altro silenzio cade tra noi. Però ora sono più tranquillo. So che lui mi vuole bene. Ho capito di avere perdonato mio fratello, di aver riconquistato parte della mia famiglia. Non lo avrei mai creduto possibile, ma ora...è la cosa più bella che potesse capitarmi.

Lo sento accarezzarmi la i capelli, con affetto fraterno. Un gesto che mi commuove, quasi di più dell'abbraccio di poco fa.

<<Ti voglio bene fratellino>> mi dice dolcemente e, lo sento, con un sorriso tra le labbra.    

Sento le lacrime bagnarmi di nuovo li occhi- "accidenti, che frignone che sono diventato"- ma le lascio scorrere lungo le guance. Non sono lacrime tristi, ma di gioia. Mi sento così felice che non riesco a fare altro che piangere. Mi avvicino a Eikichi e mi appoggio a lui, lasciandomi circondare dal suo caldo abbraccio.

Un abbraccio che non credevo avrei mai sentito.  

 

Continua...

 

Bè, la situazione sta migliorando, no? Se non fosse per Hisashi in coma e un genitore drogato e armato che gira libero per la città con delle brutte intenzioni, sarebbe tutto perfetto!

Ringrazio tanto Carol per la sua e-mail, che mi ha proprio tirato su di morale e che è riuscita a farmi finire questo cap in tempo record (almeno per me!!)! Grazie mille Carol!!

Un bacio a tutti quelli che stanno leggendo e pensano che, dopotutto, non sia una storia da cestinare.

E un altro a tutti quelli che scrivono ff, perché mi fanno sognare.

A presto (presumo),

Ash (Lynx)



Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions