Penso di essere l'unica persona contenta che i
personaggi di Slam Dunk non siano suoi...perché!? Ma vi rendete conto dei
rischi che correrei se Yohei sapesse dove abito!? Come minimo mi massacra
dopo tutto quello che gli sto facendo passare...e che non è ancora finita!
Abbiate pazienza, prima o poi la smetterò di
torturarlo!
Vattene
parte IV
di Ash
Il suono di alcune sirene delle volanti
della polizia mi arriva chiaro alle orecchie. Stanno venendo in questa
direzione e sono vicine.
<<Maledizione!>> dice l'uomo dirigendo lo
sguardo verso la città fuori da questo angolo verde <<Qualcuno deve aver
chiamato gli sbirri>>
Posa nuovamente lo sguardo su di noi. Questa
volta sembra meno propenso alle chiacchiere. Mi sento gelare mentre prende
meglio la mira e si prepara a spararmi in piena fronte.
<<Non che mi dispiaccia, ma mi vedo costretto
ad uccidevi adesso>>
Lo vedo premere il grilletto, sogghignando.
Sento il peso di Hisashi su di me mentre, per la seconda volta in pochi
minuti, si butta addosso a me per salvarmi.
BANG
Lo scoppio è forte, vicino, assordante. Mi
sento morire, eppure l'unico dolore che ho addosso è quello del braccio e la
botta che cadendo mi sono procurato al fianco destro. Hisashi sopra di me
non si muove.
Gelo.
Non può
essere...no...ditemi che non è vero...
<<Hisa...>> sussurro in preda all'angoscia
Lo scrollo. Gli afferro il viso e lo porto
alla mia altezza, per guardarlo. Gli occhi sono chiusi, il capo senza vita
ricade su se stesso.
<<No...no>>
Freneticamente lo scuoto.
Non può essere morto...è vivo...deve essere
vivo...
Sento gli occhi bruciarmi e delle lacrime scendermi lungo le
guance mentre invoco il suo nome, sperando che lui mi risponda dicendomi che
non è nulla, che sta bene, che non è stato colpito. Ma ciò non succede. Sta
sopra di me senza dare segni di vita e sento del liquido scorrermi addosso
all'altezza della vita. Mi tasto e la mia mano diviene rossa. Rosso sangue.
Mi metto seduto. Devo distendere Hisashi,
fermare il sangue... Non perdo tempo ad accertarmi se l'uomo se ne sia
andato e adagio il corpo di Hisa sull'erba. Lo ha colpito all'altezza del
cuore, ma non credo che abbia colpito l'organo. Mi tolgo la maglietta e
cerco di tamponare la ferita.
<<Adesso è il tuo turno>>
La voce mi fa sobbalzare di nuovo. Mi volto
guardarlo negli occhi.
<<Non piangere: ora lo raggiungerai>>
Devo fermarlo. Hisashi è ancora vivo, gli
serve una ambulanza. Se io muoio adesso...
<<La...la polizia sta a...arrivando...ti
conviene scappare...anziché p...perdere tempo qui...>> balbetto.
Infatti le sirene si sono fermate, più o meno
all'entrata del boschetto, e gli uomini dovrebbero essere molto vicini. Ma
questo serve solo a mettergli più fretta: sa bene di non poter lasciare dei
testimoni oculari.
Raccolgo tutto il coraggio che ho in corpo e
decido di espormi del tutto. Mi alzo in piedi ancora un po' tremolante e
dico, con aria che dovrebbe essere sprezzante:
<<Ma si...spara pure! Tanto per te deve essere
una abitudine abbandonare la famiglia, non è vero Kohei Mito? O meglio, non
è vero papà?>>
Ora mi guarda stupito. Ero sicuro che non mi
avesse riconosciuto, ma anche adesso, che chiaramente gli ho detto che è mio
padre, non sembra sapere chi sono.
<<Chi diavolo sei?>>
Prima che possa aprire bocca per rispondere
sento chiaramente dei passi veloci provenire dagli alberi. La polizia è
vicina. Non ha più il tempo per spararmi. E lo sa.
<<Ci rivedremo>>
Afferma mentre corre via, verso una possibile
via di fuga. Appena scompare dalla mia vista sento le ginocchia cedermi e
cado a terra. Anche se mi sono mostrato coraggioso ho addosso una tale paura
che sto ancora tremando e le lacrime ricominciano a scorrere.
<<Yohei...>> un sussurro dietro di me.
Mi volto. Hisashi ha gli occhi semi aperti.
Una espressione di dolore è dipinta sulla sua faccia. Mi avvicino a lui e
cerco nuovamente di tamponargli la ferita colla mia maglietta, ormai
completamente sporca di sangue. I poliziotti si sono lanciati
all'inseguimento di mio padre, ma ne stanno arrivando degli altri per noi.
Hisashi è bianchissimo, è un miracolo che sia cosciente.
<<Quell'uomo...tuo padre...>> dice respirando
affannosamente
<<Si...ma adesso non pensarci. Devi andare in
ospedale>> cerco di asciugarmi le lacrime, ma non ci riesco.
<<Non piangere...siamo vivi...>>
<<Non...rischiare...più...la...tua...vita...per...me.
Mi…hai…fatto…preoccupare…tantissimo...>>
<<Non volevo...scusami...>>
Gli prendo la mano e la stringo forte. Non
voglio che si allontani da me, voglio rimanere al suo fianco per tutto
necessario a farlo stare meglio.
Alcuni poliziotti ci raggiungono, ma non mi
prendo la briga di lasciargli la mano. Neanche se dovessero scoprire che
stiamo assieme lo farei. Uno di loro sta chiamando una ambulanza. Un altro
mi si è avvicinato e sta cercando di staccarmi da Hisashi "per potermi
medicare" dice. Ma io non ho la minima intenzione di lasciarlo. Neanche ora
che sto perdendo i sensi.
Sento dei lontani bisbiglii. Sussurri come il
sibilo dei serpenti. Non capisco cosa dicano, ma non mi piacciono, mi
irritano. Poi comincio a vedere del bianco...luce...davanti a me, che mi
riempie gli occhi. Mi sto risvegliando. Muovo la mano destra per cercare
quella di Hisashi, ma lui non è vicino a me. Afferro solo il vuoto.
Apro velocemente gli occhi e rimango
abbagliato dalla luce violenta che mi accoglie. Però mi ci abituo
velocemente e, in pochi minuti, posso guardarmi attorno senza problemi. Sono
in una stanza d'ospedale, bianca. Ci sono altri due letti nella stanza,
vuoti. Sono solo, ma non mi dispiace affatto. Mi siedo. La ferita al braccio
è stata medicata e fasciata e non mi fa più male. Probabilmente mi hanno
dato un antidolorifico. Tutto sommato mi sento bene. "Devo cercare Hisashi"
Questa è una priorità assoluta. Devo sapere come sta e stargli vicino. Al
diavolo tutto quello che potranno dirmi i medici vedendomi in piedi. E al
diavolo anche la flebo. Non mi potrò muovere liberamente portandomela
appresso, perciò...
<<AHI!>> non posso fare a meno di esclamare
mentre mi tolgo l'ago dal braccio e un rivolo di sangue esce dal foro.
Scosto le coperte e appoggio i piedi al
pavimento. Non ci sono ciabatte in giro, perciò dovrò camminare scalzo. Una
seccatura in più, dato che il pavimento è gelido e che indosso solo la
classica camicia da ospedale lunga fino alle ginocchia. Mi alzo in piedi. Ho
un leggero capogiro e per un attimo penso di non farcela, ma mi riprendo in
fretta e riesco a raggiungere comunque la porta. La apro e silenziosamente
entro nel corridoi praticamente deserto. Lancio un'occhiata all'orologio
appeso alla parete poco più avanti: sono le tre di notte. Per forza non c'è
nessuno! Meglio, mi muoverò con meno problemi.
Non sono sicuro di avere recuperato tutte le
mie forze, perciò cammino tenendo una mano appoggiata alla parete, in modo
d'evitare le possibili cadute. Ogni volta che passo davanti ad una stanza vi
guardo dentro, ma, raggiunta la fine del corridoio, non ho ancora trovato
Hisashi. Più avanti ci sono le stanze per le ragazze e dubito che si trovi
lì. Il banco della reception, se così può chiamarsi, è vuoto. Evidentemente
l'addetto è stato chiamato da qualcuno. Un gran bel colpo di fortuna: non
dovrò dare spiegazioni assurde per spiegare come mai sono in piedi alle tre
di notte. Mi viene in mente che potrei controllare usando il computer del
banco per scoprire dove si trova Hisa, ma rischierei che mi scoprissero
subito senza qualcuno che faccia il palo. E, comunque, se non si trova qua,
a giudicare dalle sue ferite, probabilmente è in rianimazione. Leggi il
pannello informativo appeso ad una parete vicino alle scale: RIANIMAZIONE
piano 3. Bene, ma in che piano sono io? Leggo il cartello vicino: piano 5.
"Fantastico: ben due rampe di scale. Mi auguro che l'ascensore vada" non
posso fare a meno di pensare.
Prima di poter cercare l'ascensore sento dei
passi veloci venire in questa direzione. Mi nascondo dietro un distributore
di bibite vicino le scale giusto un attimo prima il passaggio di una
infermiera, che va dietro il banco e comincia a trafficare col computer. Per
fortuna non mi ha visto, peccato che ora non possa più raggiungere
l'ascensore, che, evidentemente, hanno deciso di mettere lontano dalle
scale. Pazienza: me la farò a piedi.
Accertandomi che l'infermiera non mi veda comincio a scendere
le scale appoggiandomi alla ringhiera. Un gradino dopo l'altro mi sembra di,
anziché indebolirmi, riacquistare sicurezza e stabilità, tanto che, a metà
della seconda rampa, posso camminare senza problemi. A man mano che mi
avvicino al reparto sento nascermi dentro la certezza di trovare Hisashi.
Probabilmente non sarà in buono stato, ma ci sarà. Non riesco a prendere in
considerazione seriamente l'ipotesi di non trovarlo. Almeno fino a quando
non leggo, in un altro pannello informativo, la scritta "OBITORIO:
seminterrato".
E se fosse là?
"Non
pensare idiozie, Yohei. Hisashi è vivo!" Tuttavia non riesco a togliermi di
dosso il fastidioso sospetto, che mi fa salire i battiti del cuore alle
stesse. Ora che anche questa possibilità è entrata nella mia mente non
riesco a toglierla dai miei pensieri. Sono sicuro di stare facendomi una
sega mentale inutile, ma sono così preoccupato che non riesco a fare a meno
di tremare immaginando il corpo morto di Hisashi dentro una bara.
Mi addentro nel reparto camminando
velocemente. Una fretta che ha dell'impossibile si è impossessata del mio
corpo e della mia mente e non accenna a diminuire. Fortuna che ci sono i
cognomi dei pazienti appesi fuori delle porte delle rispettive camere, così
riesco a risparmiare tempo.
Kodomo...Kawada...Yoshijogy...Harui...Setoshi...Mitsui....MITSUI!!
"Finalmente l'ho trovato" penso
tranquillizzandomi. Mi guardo attorno: nessuno in vista. Entro nella stanza
singola silenziosamente come se fossi un fantasma. La scena che mi ritrovo
davanti mi lascia senza fiato: Mitsui è disteso sul letto, pallido come un
cadavere, con una flebo nel braccio destro e collegato a vari macchinari che
ne segnano il battito cardiaco e altre cose che non capisco. Mi basta questo
per capire che la sua situazione non è delle migliori.
<<Sei un suo amico?>> una voce alle mie spalle
mi prende alla sprovvista.
Mi volto: c'è un dottore accanto alla porta,
ma non sembra arrabbiato, ne seccato, per la mia presenza.
<<Eravamo insieme quando è stato colpito>>
spiego.
<<Ah...>>
<<Quanto è grave?>>
<<Non dovrei dirtelo, perché non sei della
famiglia...>>
<<Però...>>
<<Però non posso ignorare il fatto che eravate
assieme. Quindi farò uno strappo alla regola, ma deve rimanere tra noi>>
Annuisco.
<<Bene...il proiettile ha mancato il cuore, ma
è rimasto all'interno del suo corpo. Appena è arrivato l'abbiamo dovuto
operare d'urgenza. Sembrava che tutto stesse andando bene, purtroppo il
ragazzo ha reagito male ad alcuni farmaci che gli avevano iniettato.
L'operazione in sé è andata bene, ma i danni sono stati gravi. Purtroppo
nessuno ci aveva detto che aveva questo genere di reazioni allergiche e non
era segnato neppure nella sua cartella medica. Probabilmente non lo sapeva
nemmeno lui>>
<<E' in...?>>
<<Coma, si. Non sappiamo quando si
risveglierà>>
<<Ma lo farà, vero? Voglio dire, non rimarrà
così per sempre?>>
Ansia. Ho un groppo alla gola che non può
scendere. Gli occhi hanno ripreso a bruciarmi. Il cuore mi batte nel petto
come se volesse uscire dal mio corpo. Non riesco a credere che Hisa...
<<Certo. Però non possiamo dire se ci
vorranno, ore, giorni, mesi o...anni. Ma ora vieni: è il caso che tu torni
nel tuo letto>>
E' mattina. Una signora delle pulizie è appena venuta per
pulire per terra. Sono disteso supino sul mio letto e fisso il soffitto
bianco sopra di me. Sento la luce del sole colpirmi, ma non è certo lei la
causa del mio rimanere sveglio. Non ho chiuso occhio tutta la notte. Ogni
volta che tentavo di dormire vedevo mio "padre" sparare, Hisashi buttarsi su
di me e rimanere ferito. E quando, finalmente, sono riuscito a cadere nel
mondo dei sogni, ho visto Hisashi morire. Mi sono svegliato subito, agitato,
e non ho più nemmeno provato a dormire. Sono così preoccupato per Hisa che
non riesco a distogliere la mia attenzione da lui e da quello che è
successo. Ci deve essere una spiegazione da qualche parte, qualcosa che mi
faccia capire come mai la persona che m'avrebbe dovuto crescere si è
comportata in quel modo. So che non posso fare nulla per aiutare Hisa ora
che è in coma- un brivido mi scuote mentre ci penso- se non stargli vicino,
ma, almeno, vorrei trovare mio padre, chiarire la situazione e, perché no,
vendicarmi. Di tutto. Fargliela pagare per essersene andato, per avermi
dimenticato e, cosa più grave, per aver quasi ucciso il ragazzo che amo.
Il ragazzo che
amo. Come faccio a dire d'amarlo? Non lo so. Sono uscito
con lui una sola volta, e sappiamo come è andata, eppure per lui sento un
sentimento che va ben oltre la semplice amicizia, ma supera anche il
classico "ti voglio bene". Credo di poter chiamare ciò
amore.
<<Allora, come si sente questa mattina?>>
Un dottore è appena entrato nella stanza. Gli
lancio un'occhiata di sfuggita e ricomincio a fissare il soffitto.
<<A giudicare dalla sua cartella dovrei
poterla dimettere tra qualche giorno, una settimana al massimo>>
<<Ah si?>>
<<Non mi sembra molto contento. É preoccupato
per il suo amico?>>
<<Affari miei>>
Sbuffa. Non ho la benché minima voglia di
parlare con un estraneo di me né tantomeno di Hisashi.
<<Dovrei visitarla>>
<<E allora lo faccia. Si muova!>>
Apre la bocca solo dopo avermi visitato il
braccio.
<<La ferita si è chiusa perfettamente e mi
sembra che lei non abbia febbre. Se non ci saranno ricadute o complicazioni
potrà andarsene domani>>
<<Bene>>
Si alza per andarsene, ma si ferma sulla porta
aggiungendo:
<<La polizia vorrebbe parlarle riguardo la
sparatoria. Sono venuti ieri, ma dato che non si era ancora ripreso penso
che torneranno entro questa sera>>
Questo mi interessa. Alzo la testa è fisso il
dottore. É un tipico uomo suo trenta, senza segni particolari. Un completo
anonimo.
<<Qualcun altro è stato colpito da lui?>>
chiedo ricordandomi del primo sparo.
<<Un uomo. É morto sul colpo. Quel tipo è un
assassino perciò ti conviene fare molta attenzione. Anzi, mi domando perché
non ti abbia ucciso...>> aggiunge uscendo.
<<Che gentile...>>
Mi ridistendo sul letto. "E così mio padre è
un assassino. Fantastico. Mi domando come mai io debba sempre finirci in
mezzo anche quando non vado a cercarmi grane. E adesso cosa faccio? Dico
alla polizia che l'uomo che cercano è quel mio pezzo di un padre degenerato,
che non si è mai preso cura della sua famiglia e che, anzi, ha tentato di
uccidere il suo secondogenito? Bene, così mi rifilano ai servizi sociali. Ma
no, impossibile! Se non l'hanno fatto quando mio padre mi ha abbandonato,
figuriamoci se lo fanno ora che sono più grande e lavoro...LAVORO! Merda non
ho avvisato che sono all'ospedale! E Nizue? Anche lei sarà preoccupata!"
Scendo dal letto e prendo il mio portafoglio da dentro il mobiletto vicino
al letto. Ne tiro fuori il mio cellulare e chiamo prima a casa- Nizue era
talmente preoccupata che non ha chiuso occhio la notte, ma le dico di non
venirmi a trovare, che tanto tornerò a casa tra poco- e poi Hajiri al
cellulare- credeva mi fosse successo qualcosa di molto grave e aveva provato
a contattarmi, non riuscendoci; dice che non ci sono problemi per il lavoro
e che mi devo rimettere al più presto.
Bene, una cosa è sistemata. Ora manca "solo"
mio padre. Vorrei proprio sapere cosa diavolo gli è capitato.
NON VUOI
NEMMENO SAPERE CHE FINE HA FATTO NOSTRO PADRE?
Eikichi! Lui qualcosa sa di sicuro, altrimenti
non mi avrebbe detto una cosa del genere. Ho bisogno di parlargli prima di
rispondere alle domande dei poliziotti. Non posso certo farlo per telefono e
dubito che qualcuno gli abbia detto che mi trovo qua. Devo andare io da lui,
non c'è altra soluzione. L'indirizzo me lo farò dare da Akagi, dato che è il
capitano e sa sempre tutto.
Per l'ennesima volta mi alzo dal letto e mi
tolgo la flebo. Dal mobiletto prendo i miei vestito e l'indosso. Prima di
uscire vado in bagno a darmi una sistemata, dato che sono in condizioni
pietose. Il braccio non mi fa troppo male, penso di riuscire a fare tutto
quello che ho in mente senza problemi. Ma, prima di andarmene, voglio
passare salutare Hisashi, per quanto sia possibile. Tirando un profondo
respiro, esco dalla stanza e mi dirigo verso le scale cercando di non
attirare l'attenzione delle infermiere. Alla reception non c'è nessuno- una
costante- e comincio a scendere le scale.
Al terzo pieno mi fermo e raggiungo la camera
di Hisashi. É ancora solo- i dottori arriveranno tra poco. Mi avvicino a lui
e gli accarezzo il viso. Sento il bisogno di piangere, ma deciso che è il
caso di trattenermi. Vederlo lì, immobile, collegato a dei macchinari, come
se fosse morto, mi fa soffrire. "Se non fossimo andati al parco tutto ciò
non sarebbe accaduto" penso. E sento il bisogno di vendetta. Non credo di
volerlo reprimere, anzi, mi piace.
<<Gliela farò pagare cara, ma tu non
preoccuparti. Pensa solo a svegliarti e a guarire il più presto possibile,
perché- ti sembrerà impossibile- non riesco a stare senza di te>>
Lo bacio e, lanciandogli un ultimo,
penetrante, sguardo, esco dalla stanza per poi andarmene dall'ospedale.
Continua...
Che capitolo triste... Spero che qualcuno non
abbia preso male il fatto che ho ridotto "l'uomo che non deve chiedere mai"
in questo stato.
É un periodo che sono malinconica- periodo
piuttosto lungo- e mi diverto a fare soffrire i *miei* amati personaggi- che
poi miei non sono affatto. Però penso che nei prossimi capitoli la storia
migliorerà e anche il mio umore sarà meno nero. Che volete farci...io sono
lunatica di natura!
Continuo a chiedermi se qualcuno stia leggendo
la mia ff...non è che la sto scrivendo solo per me, vero? Tutti i miei
sforzi...
Aspetto qualunque cosa che mi faccia capire
che qualcuno legge i miei scleri, anche una lettera minatoria- cmq
preferirei dei normalissimi commenti.
A presto, Ash
PS: spero che non crediate che Ash stia per il protagonista
di Pokemon! In realtà io mi riferisco ad Ash Lynx di Banana Fish. Lo dico
così, tanto per puntualizzare e perché non vado matta per i Pokemon, mentre
invece adoro quel bel fighetto biondo!
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