Vattene
parte III
di Ash
Eccomi qui. Sono appena arrivato nel cortile
della scuola e sto aspettando Mitsui. Sono agitato. Tanto che mi sono
dovuto sedere su un muretto per calmarmi un attimo. I ragazzi dell'armata
sono già andati a mangiare. Si sono un po' stupiti quando gli ho detto che
non andavo con loro, ma non hanno fatto storie. Guardo l'ora: è da dieci
minuti che lo aspetto. Se mi ha dato buca giuro che lo distruggo. Altri
dieci e poi me ne vado. Guardo la mia immagine riflessa su un vetro di
un'auto. Nonostante il sonno che ancora ho e la mattinata scolastica più
che disastrosa, ho un bel aspetto. Niente occhiaie, niente brufoli,
capelli puliti e in ordine, vestiti a posto, niente alito assassino,
unghie pulite. Insomma, sono preso piuttosto bene. Se non viene è la volta
buona che meno le mani per bene. Questo non è il periodo adatto a farmi
arrabbiare.
<<Scusa il ritardo>> Mitsui mi saluta
arrivando da dietro <<il prof. ci ha tenuti in classe di più per rompere>>
<<Nessun problema>> e me lo guardo per bene.
Accenna un sorriso. É proprio bello quando
ride, peccato non lo faccia spesso. Sia ben chiaro: è bello sempre, ma
quando ride lo è ancora di più.
<<Dove andiamo a mangiare?>>chiedo
<<Non te lo dico: seguimi e vedrai>> e si
avvia
Lo affianco e cominciamo a chiacchierare.
<<Ieri al telefono mi hai detto che lavori>>
comincia
<<Si, in un bar>>
<<Immagino che tu non possa chiedere le
ferie>>
<<Teoricamente potrei, solo che mi servono i
soldi. La pensione della signora Nizue non è abbastanza per vivere in due.
Cambiamo argomento, ti va?>>
<<OK. Comunque volevo solo sapere se lavori
tutte le sere o ne hai qualcuna di libera>>
<<Domenica sera non lavoro>>
<<Bene>>
<<Si può sapere che posto è quello dove mi
stai portando?>>
<<Aspetta e vedrai>>
Stiamo un po' in silenzio e io non posso fare
a meno di pensare che forse potrei costruire qualcosa con Mitsui, un
rapporto come quello che avevo con Sendo. Però è ancora presto per dirlo, è
solo una congettura. Non lo conosco ancora molto bene, non so quanto bene
gli voglio e, soprattutto, non so se lui vuole un rapporto serio o
un'avventura o ho capito male io e mi considera solo un amico. In fondo non
me l'ha mica detto chiaro e tondo di essere gay come me. Però il fatto che
lui sapesse di me e Sendo e la richiesta di un appuntamento da soli mi fanno
pensare che non mi sono affatto sbagliato e che gli piaccio.
<<Eccoci arrivati>>
Ci fermiamo davanti all'ingresso di un bar.
Guardo dentro: è un posto pulito, carino, frequentato da gente per bene, che
non conosco. É un bel posto e non è affatto affollato.
Entriamo e ordiniamo da mangiare e da bere,
per poi andare a sederci in un tavolo appartato in fondo al locale.
<<Bel locale>> dico
<<Già. L'ex proprietario era il padre di un
mio vicino di casa di quando avevo 12 anni. Mi ricordo che mi offriva il
gelato tutti i pomeriggi perché eravamo amici. Anche se ha cambiato gestione
è rimasto un bel posto>>
Restiamo in silenzio quando un cameriere ci
porta da bere. E allora posso riflettere un attimo. Nessuno di noi due ha
ancora tentato di chiarire la situazione e la cosa comincia a diventare
comica. Insomma, tutti e due volgiamo una cosa ma facciamo finta di niente e
ci comportiamo come normalissimi amici. Una situazione decisamente assurda,
almeno per il mio modo di pensare. Perciò prendo fiato e, senza pensarci
oltre, perché so che se lo facessi mi tirerei indietro, faccio la fatidica
domanda:
<<Come mai questo appuntamento, Mitsui?>>
bomba sganciata.
Lui rimane per un po' interdetto, senza sapere
bene cosa rispondermi o come rispondermi.
<<Chiamami Hisashi>> riesce solo a dire.
<<E tu chiamami Yohei. Rispondi alla mia
domanda Hisashi, per favore>>
Altro po' di silenzio. Evidentemente non si
aspettava la mia insistenza. Però sembra pensare seriamente a cosa dirmi,
perciò gli concedo alcuni secondi. Sceglierà il metodo diretto o mi farà un
discorso lungo come l'anno della fame?
<<Perché tu mi piaci, molto, e da tanto tempo.
Quando ti ho visto assieme a Sendo, lo ammetto, avrei voluto spaccargli la
faccia. Mi piacevi da prima di allora. Precisamente dal giorno che ci siamo
menati in palestra. Strano, vero? Però non posso farci nulla. L'altro ieri
mi hai detto d'esserti mollato con Sendo e così ho voluto fare un
tentativo>>
Da quando ci siamo menati palestra!?
Praticamente da quando mi ha visto la prima volta!
<<Perché hai aspettato così tanto per
dirmelo?>>
<<Non sapevo che fossi gay e, sinceramente,
prima di allora non sapevo di esserlo anche io>>
Il solito cameriere arriva a rompere per
portarci le ordinazioni. Cero che non poteva scegliere un momento peggiore!
Però adesso mi accorgo di non sapere cosa rispondergli, perché è chiaro che
vuole una risposta. Potrei dirgli che mi piace, ma non è come con Sendo, non
sento la passione travolgermi, non ancora. Non sento il cuore riempirmisi di
gioia nel vederlo. É bello, è bravo, sembra un fotomodello, ma dicendogli
che mi piace mentirei a lui e a me stesso. Cioè, mi piace fisicamente, ma
non posso dire di amarlo. Forse è perché non so nulla di lui, del suo modo
di pensare e di comportarsi, ma con Sendo è bastato uno sguardo per capire
di volergli bene. Perché con Hisashi è diverso? Se quello con Sendo era
amore, questo cosa sarebbe? Amicizia? Attrazione fisica? Voglia di sesso? E
se invece quello con Sendo non fosse stato amore? Già, ma allora cosa era?
Una semplice passione? Un colpo di fulmine? Una infatuazione? Che
confusione! E ora che faccio? Non posso andarmene facendo finta di niente,
senza dargli una risposta. Invece posso semplicemente essere sincero.
<<Io non so bene ciò che provo per te>>ammetto
La sua faccia si contrae in una smorfia di
delusione.
<<Probabilmente perché non so nulla di te,
tranne che giochi a basket. Perciò vorrei conoscerti meglio>> aggiungo
<<Hnnn...Ho capito>>
<<Mi dispiace di averti deluso, ma è passato
poco tempo da quando io e Sendo ci siamo lasciati e, anche se non provo più
nulla per lui, non posso ancora dire di essermi ripreso completamente. Devo
fare chiarezza nella mia testa e accertarmi di non usarti come tappabuchi.
Non voglio illudere nessuno. Nonostante questo, il mio non è un rifiuto,
perché ti considero già più di un amico, solo vorrei conoscerti meglio prima
di fare qualunque cosa>>
Lo vedo già un po' più rincuorato. Però so per
certo che non sta bene.
<<Quindi vuoi conoscermi>>sul suo volto si è
formata una nuova espressione, un sorriso strano<<vorrà dire che dovremmo
stare tanto tempo assieme>>
<<Mi pare ovvio>> ricambio il suo sguardo.
Per fortuna è riuscito a trovare il lato
positivo di questo.
<<Allora che ne dici se, finito di mangiare,
andiamo a fare un giro in centro?>>
<<Con immenso piacere>> e sorrido.
Stiamo camminando per le vie cittadine, tra le
bancarelle del mercato. Lui è allegro e il suo sorriso mi infonde felicità.
É bellissimo quando sorride, anche se sembra un'altra persona: ha sempre
quell'aria da duro che impedisce di vederlo rilassato. Gli cammino affianco,
quasi avessi paura di perderlo tra la gente, senza mollarlo neanche per un
secondo. Siamo solo noi due, nessun altro. E credo che se passassero i miei
amici non mi accorgerei neanche della loro presenza, tanto sono preso da
lui. Mentre camminiamo non facciamo altro che parlare di noi e così vengo a
sapere che è cugino da parte di madre della kitsune, anche se non si erano
mai visti ne parlati prima di quest'anno, perché sua madre e il padre di
Rukawa hanno litigato e non si rivolgono più la parola.
<<Dimmi di te, adesso. Parlami della tua
famiglia>> dice a un tratto.
<<Non è un bell'argomento>> rispondo solo
abbassano lo sguardo a terra.
Non mi piace parlare della mia pseudo-
famiglia, tanto è vero che neanche Hanamichi conosce i dettagli della storia
e lui è la persona che più mi è stata vicina in questi anni, se escludiamo
la signora Nizue.
<<Se non ti va di parlarne non fa nulla>>
<<Non offenderti, è solo che non mi piace
parlarne. Non lo sa praticamente nessuno>>
<<Accidenti, deve essere una cosa davvero
grave>>
<<Non una delle più felici>>
Per la prima volta da quando siamo usciti dal
bar tra noi cala il silenzio. É evidente che è a disagio per aver tirato in
ballo un argomento non dei migliori. Devo rimediare. Sto per aprire bocca,
quando lui mi precede:
<<Eikichi Mito è tuo parente, vero?>>
Sbalordito. Come fa a sapere una cosa del
genere? Mi legge lo stupore in faccia e mi spiega:
<<Vi somigliate molto e avete lo stesso
cognome. In più il primo giorno che ci ha allenati mi ha preso in disparte e
mi chiesto perché non giocavi a basket anche tu. Un estraneo non avrebbe mai
chiesto una cosa del genere. So che non ti va di parlarne, però...>>
<<E' mio fratello. Se ne è andato in America
alcuni anni fa ed è tornato solo in questi giorni. Era da un bel po' che non
lo vedevo. Riguardo il basket...da piccoli giocavamo ogni tanto, ma nulla di
più>>
<<Comunque mi aveva chiesto di chiederti di
entrare in squadra>>
<<Preferisco di no. Digli pure che non mi
interessa. Ma ora basta parlare di cose tristi>> sorrido <<godiamoci questo
appuntamento>>
Cambiamo zona e dal mercato ci spostiamo verso
un luogo più calmo ed isolato, immerso nel verde. Una piccola oasi di pace
abbastanza lontana dal centro, frequentata da poche persone, perché poco
conosciuta. In mezzo a quello che sembra essere un boschetto passa un tratto
del canale della città. Ci sono molti alberi, più di quanti una persona
possa aspettarsene da Tokyo. Intendiamoci, non è una zona all'altezza del
monte Fuji, ma abbastanza bella da permettere sentirsi in un piccolo
paradiso. Siamo solo io e lui. Meglio, saremo più naturali. Ci sediamo per
terra vicino al canale e appoggio la testa sulla sua spalla sinistra. Non si
aspettava un atto del genere, ma non gli dispiace minimamente, dato che mi
cinge la vita con un braccio. Che buon odore che ha! Non posso descriverlo
cercando di farlo assomigliare ad un odore conosciuto, perché è unico, suo
personalissimo, non trattandosi di un qualche profumo o dopobarba. Sa di
sicurezza. Almeno è questo il sentimento che mi infonde. Ed è per questo che
mi lascio coccolare abbandonato tra le sue braccia, mentre le mie mani si
sono unite dietro il suo collo.
Non so per quanto rimaniamo abbracciati. Vedo
il sole spostarsi nel cielo, ma non mi importa. Sto troppo bene avvinghiato
a lui. Quello che so con certezza è che sento nascermi dentro la voglia
implacabile di baciarlo, di assaporarlo, e che il mio cuore ha già deciso
che gli voglio bene.
<<Hisa...>>
Lo chiamo alzando il viso fino a scontrarmi
con i suoi occhi.
Non ci servono parole. Leggo nel suo sguardo
la voglia che si è tenuto dentro per tutto il pomeriggio, repressa per una
mia richiesta che, adesso, mi sembra un po' assurda. Mi avvicino di più alle
sue labbra. Voglio baciarlo, sentirlo, fargli capire e dirgli infine che le
mie parole di qualche ora fa non significano più nulla, che quello che
conosco di lui mi piace, che LUI mi piace e che se ci rinunciassi sarebbe lo
sbaglio più grande della mia vita. Un attimo ancora prima che le nostre
labbra si tocchino e...
BANG!!
Ci stacchiamo bruscamente, colti di sorpresa
da un rumore assordante e molto, molto, vicino. Sento il cuore battermi
veloce, molto più veloce del normale, un po' per il "bacio" e un po' per lo
spavento. Ci alziamo in piedi preoccupati, ma ancora senza dire nulla. Ci
guardiamo negli occhi e leggo nei suoi la stessa cosa che provo io
(sorpresa, preoccupazione, spavento), ma anche lo stesso sospetto, che sta a
poco a poco diventando una certezza.
<<Uno sparo>> dice quasi senza voce.
Mi limito ad annuire.
<<Non può essere di qualcuno a caccia: non ci
sono animali e c'è pure il divieto. E poi siamo troppo vicini al centro
perché la polizia non si occupi dei cacciatori di frodo>> aggiunge
<<Allora...>> la soluzione più chiara è anche
quella più preoccupante.
<<Andiamocene: è troppo pericoloso qui. Lì c'è
un ponte: lo passeremo ed usciremo dall'altra parte così da evitare chiunque
abbia sparato. Muoviamoci>>
<<E se qualcuno fosse ferito? Se
scappiamo...>>
<<Chiameremo la polizia, ma lo sparo era
davvero molto vicino. Se fosse successo il peggio sarebbe meglio
allontanarsi. Non voglio rischiare che ti succeda qualcosa>>
<<So che hai ragione, ma non possiamo
rischiare che una persona possa morire perché dobbiamo metterci al sicuro.
Dopotutto non siamo sicuri che si tratti di...>>
<<ATTENTO!!!>>
Lo vedo buttarsi verso di me colle braccia
protese in avanti e la faccia contratta. Sento un altro sparo, alla mia
destra, molto più vicino di quello di prima. Non faccio in tempo a capire
quello che sta succedendo che mi ritrovo a terra, Hisashi steso sopra di me
che mi tiene stretto e un forte dolore al braccio destro. Tutto quello che
riesco a pensare è "mi ha salvato la vita"
<<Come va, sei ferito?>> mi chiede in un
sussurro.
<<Al braccio credo. Hai rischiato la tua vita
per me...io...>>
<<Complimenti, ragazzo, che coraggio!>> la
voce profonda e sprezzante di un uomo mi fa sobbalzare.
Guardo nella sua direzione e vedo colui che ha
sparato. Ma tutto ciò che vedo è la pistola che ci punta addosso e il suo
sguardo freddo. Quegli occhi marroni, la cicatrice sul sopracciglio destro,
quel tatuaggio tra il pollice e l'indice della mano destra...
<<Alzatevi! In piedi, veloci!>> ordina
Sento Hisashi alzarsi in piedi, lentamente,
aiutandomi a mettermi seduto. Lancio un'occhiata al mio braccio: sanguina
molto, ma deve avermi colpito di striscio. Istintivamente copro la ferita
con l'altra mano, come per smorzare il dolore, che però non accenna a
diminuire.
<<Non lagnarti troppo: ti ho colpito solo di
striscio. Devi ringraziare il tuo amico per questi pochi ultimi minuti di
vita che ti ha regalato>>
E' chiaro che ha tutta l'intenzione di
ucciderci. Però è stato veramente poco furbo: poteva benissimo evitare di
farsi vedere così noi non l'avremmo mai visto e non avremmo costituito un
pericolo per lui. Continuo a fissarlo mentre Hisashi mi aiuta a mettermi in
piedi. Seguo con gli occhi ogni suo minimo movimento. La sua faccia, la sua
voce...io le conosco. Quest'uomo così spietato io so chi è. Ha lo stesso
sguardo di quando se ne andato di casa abbandonandomi. E' mio padre.
Continua...
É un capitolo leggermente più corto degli
altri due, ma ci ho messo il doppio del tempo a scriverlo, perché
ultimamente ho avuto molto da fare. A Yohei capitato tutte queste catastrofi
semplicemente perché per me è un brutto periodo e con qualcuno devo pur
sfogarmi.
Spero che qualcuno legga questa mia ff.
Aspetto commenti.
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