Ecco a voi l'inizio della mia ultima fatica che, conoscendo la mia poca
costanza, spero di riuscire a portare bene fino alla fine. Ormai si sa che i
personaggi appartengono solo a Inoue e che non ci possiamo fare niente,
purtroppo. Attendo commenti e critiche, Ash.
Vattene!
parte I
di Ash
Papà, dove stai andando?
Il ragazzino di dodici
anni guardò il padre negli occhi mentre egli preparava una valigia
mettendoci dentro tutte le cose che gli capitavano a tiro, con tale rabbia e
furore da far indietreggiare chiunque. L'uomo non rispose e continuò come se
il figlio non ci fosse.
Cosa vuoi fare?- chiese
ancora, invano.
L'uomo chiuse la valigia
con un colpo netto. Vestiti puliti, spazzolino, asciugamani, saponi vari,
pettine, deodorante, documenti...c'era tutto quello che gli occorreva. Ora
doveva solo prelevare dei soldi dalla banca e se ne sarebbe potuto andare
lontano. Quel ragazzino che ora lo guardava allarmato non avrebbe potuto far
nulla per fermarlo.
Me ne vado di casa-
informò il figlio- non ho intenzione di rimanere un secondo di più in questo
posto, con questa famiglia.
Freddo come il ghiaccio.
Tagliente come una lama affilata.
Cosa ho fatto? Perché te
ne vuoi andare anche te?
Rimani pure a vivere qua,
se vuoi,- lo ignorò- tanto non è un appartamento troppo grande o costoso.
Trovati un lavoro da qualche parte e non contare più su di me. Dimenticami.
Prese la valigia e si
diresse alla porta. Il ragazzino rimase immobile a guardarlo in corridoio,
col volto rigato dalle lacrime di tristezza e rabbia. Quando aprì la porta
non resistette più e lo raggiunse, afferrandogli un braccio e bloccandolo.
Perché!?- urlò- Perché
tutto questo? Prima la mamma è morta, poi Eikichi se ne è andato e adesso
anche tu! Perché!? PERCHE'!? PERCHE' MI STATE ABBANDONANDO TUTTI? PERCHE'
SIETE COSI' VIGLIACCHI?
Un violento schiaffo
centro la guancia del ragazzino in lacrime, che cadde a terra sbattendo la
testa contro il muro. Non si rialzò. Rimase immobile a piangere colle faccia
nascosta tra le braccia, rannicchiato. L'uomo lo guardò ancora per un attimo
prima di sparire per sempre.
MALEDETTI!
Quest'ultimo grido
disperato echeggiò nell'intero edificio mentre l'uomo se ne andava.
Addio, Mito.
Non posso fare a meno di
sentirmi male. Io e Akira Sendo ci siamo appena lasciati. Stavamo assieme da
circa cinque mesi e così, di punto in bianco, ci siamo mollati, senza una
motivazione precisa. Anzi, non so nemmeno se a mollarlo sono stato io o lui.
Ma che importanza ha? Dopotutto è da quando sono nato che la gente mi
abbandona. Lo osservo per un'ultima volta camminare verso casa, colla sua
solita anda tranquilla e spavalda, dopo che gli ho tirato un pugno in pieno
viso. Mi mancherà proprio il suo modo di fare. Mi volto. É tardi, devo
andare a lavoro se non voglio essere licenziato.
Ma chi ha voglia di
andare a lavorare dopo una separazione? Perché è successo, poi? Ammetto che
in parte è stata colpa mia che l'ho trattato male in varie occasioni, però
mi sembra di essermi sempre fatto perdonare nel migliore dei modi. Ha detto
che non provava più nulla per me...ma allora perché piangeva? Il motivo deve
essere per forza un altro. Eppure...
Maledizione!
Perché devo piangere
anche io, adesso? Mi dirigo a passi veloci verso il bar presso il quale
lavoro ogni giorno dalle sette di sera alle tre di notte. Lavoro là da quasi
un anno ed è stato proprio là che io e Akira ci siamo conosciuti. Io stavo
pulendo uno dei tanti tavoli, quando sento una mano palparmi per bene il
sedere. Chi altri poteva essere se non quel maniaco di Akira? Quella volta
gli ho tirato un bel pugno in pieno viso, ma poi l'ho anche medicato. Certo,
l'avevo già visto in giro e alle partite della squadra, ma non gli avevo mai
parlato. Mi ha stupito molto quando mi ha detto che gli piacevo e sono
rimasto ancora più stupito quando mi sono accordo che anche lui mi piaceva.
Così ci siamo messi assieme. L'unico a saperlo è Hanamichi. É il mio
migliore amico, non potevo non dirglielo. Lui è l'unica persona di cui so di
potermi fidare ciecamente, perché so che non mi abbandonerà mai. Stare con
Akira è stato fantastico. I suoi baci erano la fine del mondo e anche quando
l'abbiamo fatto si è fatto valere. Non che io sia stato da meno,
intendiamoci.
Cerco di darmi una
sistemata prima di entrare nel bar per prendere servizio: non posso mica
farmi vedere in questo stato: quel posto è quasi un bordello! Ci viene gente
di tutti i tipi, che ci prova con chiunque. Mi considero piuttosto fortunato
a non essere di turno dalle tre in poi, perché so che sono gli orari
peggiori. Tanto per darvi una idea: durante il mio primo giorno sono stati
tre gli uomini che hanno tentato di scoparmi. Non ci sono riusciti solo
perché gli ho sistemati come si deve, prendendoli a pugni fino a che non
sono crollati.
Tiro un profondo respiro
prima di varcare la soglia ed entrare in quella che sarà la mia casa per le
prossime otto ore. Una casa di fumo, sesso, alcol, musica e botte che
personalmente ho sempre detestato.
Appena entro vengo
accolto dal solito forte odore di alcol a cui, ormai, sono abituato.
Era ora che arrivassi
Yohei!- mi saluta il proprietario, che ha appena aperto.
Scusi, ho avuto un
problema improvviso da risolvere.
Ora è tutto a posto?
Si.
Bene. Vai sul retro a
cambiarti che tra un po' comincerà ad arrivare gente.
Il proprietario è un uomo
sui trenta- quaranta anni, abbastanza carino a dir la verità, e sempre
disponibile ad aiutarmi. Non ne sono sicuro, perché lo vedo spesso con
qualche ragazza, ma credo di piacerli e, se non in quel senso, almeno di
stargli simpatico.
Vado sul retro e mi
cambio velocemente, indossando i soliti jeans attillati e la canottiera
nera, che poi sono la divisa da cameriere, pettinandomi anche i capelli con
del gel in modo che stiano sparati in tutte le direzioni possibili ed
immaginabili. Se i miei amici mi vedessero adesso credo che rimarrebbero
senza parole. Un po' perché non sembro il ragazzo leggermente trasandato di
sempre, e poi perché non sanno che lavoro. L'ho detto solo ad Hanamichi e a
Sendo, che hanno di certa mantenuto il segreto. E poi in questo posto i
minorenni non ci dovrebbero stare...
Raggiungo Hajiri, il
capo, e lo aiuto a sistemare i tavoli e le casse di alcolici arrivate da
poco. Tra poco arriveranno i clienti e la serata avrà inizio. Chissà perché,
ma non mi sento per niente tranquillo, come se sentissi che sta per accadere
qualcosa di non molto bello. Accendo la televisione come ogni giorno, al
solito canale, e mi fermo a guardare il notiziario, già a metà. Stanno
trasmettendo un montaggio incentrato su un giocatore di basket della
Hamazaky. Alzo il volume, quella squadra...
...grazie alle sue
fantastiche giocate la Hamazaky è riuscita a vincere il campionato durante
gli ultimi due anni, risultando una delle squadre più forti del paese.
Trasferitosi all'età di diciotto anni negli Stati Uniti, ha giocato per due
anni nei Chicago Bulls. A causa di un infortunio è tornato in Giappone e ha
continuato a giocare colla Hamazaky. Purtroppo, a causa del vecchio
infortunio al ginocchio non del tutto guarito, dovrà ritirasi
anticipatamente dal campo. Nonostante tutto Eikichi Mito conta di non
abbandonare definitivamente il mondo del basket, andando ad allenare una
squadra universitaria nella prefettura di Kanagawa...
"Ritorna a casa?"
allibito, sconvolto. Non so neanche io come definire ciò che provo. Forse
rabbia...
Ehi, Yohei, ti sei
incantato?
Eh...?- chiedo
riprendendo contatto col mondo.
Che danno di così
interessante?- chiede Hajiri, dando un'occhiata alla tv- Eikichi Mito, la
stella dello Hamazaky...ne hai mai sentito parlare? É un campione! Lo seguo
da quando era al liceo, una grande promessa. Peccato per l'infortunio...Lo
hai mai visto giocare?
É mio fratello...- dico
con un filo di voce.
"Ti conviene non tentare
nemmeno di rientrare nella mia vita, dopo quello che hai fatto, gran pezzo
di merda!"
Davvero!? Non mi avevi
mai detto di avere un fratello del genere! Fantastico! Così potrò
conoscerlo!
Non ci conterei troppo...
Ma non mi sente e
continua a vaneggiare.
Se ripenso a ciò che ha
fatto mio fratello prima di partire per gli USA non posso non sentirmi pieno
di rabbia e odio verso i suoi confronti. Gran parte di tutto ciò che mi è
successo è colpa sua. Ahh, se ci penso mi sento male!
Ehi, vogliamo delle birre
noi!- urla un tipo seduto al tavolo con degli amici.
"Cominciate a bere
presto. Non sono neanche le sette e mezzo!" Mi muovo comunque a portargli
delle birre.
Quanti anni hai
ragazzino?- mi chiede uno con l'orecchino al lobo sinistro.
Diciotto- mento.
Si, come no! Scommetto
che non sei neanche maggiorenne!
Se non lo fossi non
lavorerei qui- non è certo il primo che mi fa queste domande.
Allora non commetto
nessun crimine se ci provo con te- afferma allungandomi i soldi per le birre
Sempre che io ci stia-
rispondo un po' imbarazzato e svogliato.
"Figurati se ho voglia di
farmi un tipo come te subito dopo essere stato mollato con Akira e dopo
quello che ho sentito alla TV". Lancio un'occhiata ai suoi amici: osservano
leggermente divertiti la situazione creatasi. Certo che devono essere
proprio ridotti male...
Sto lavorando- dico
cercando di afferrare i soldi allungando il braccio destro.
Il tizio mi afferra il
braccio e mi attira verso di sé. Questo non me lo aspettavo, perdo
l'equilibrio e gli finisco addosso, con la testa decisamente troppo vicina
alla sua. Sento una sua mano veloce toccarmi il sedere non propriamente
delicatamente. "Che giornata di merda!" Cerco di rimettermi in piedi, ma,
prima di riuscirci, lui mi sussurra all'orecchio:
Ti aspetto fuori,
principessa!
Adesso gli spacco quel
brutto muso che si ritrova!! Sto per menarlo di brutto, incazzato nero,
quando Hajiri si accorge della situazione e mi ferma.
Non dargli corda- mi
dice- E voi, per queste cose dovrete aspettare l'arrivo dei cubisti.
Fottiti!- gli rispondono.
Prendo i soldi e me ne
vado dietro il bancone, ancora molto alterato. Hajiri mi raggiunge e cerca
di fare il suo lavoro:
Non serve che ti scaldi
tanto. Dopo, quando saranno completamente ubriachi, potrai riempirli di
botte, ma solo sul marciapiede in strada. Niente risse qua, o dovrò
licenziarti e lo sai che mi dispiacerebbe molto.
Ricevuto- borbotto
contrariato.
Comunque, non si
ricorderanno nemmeno di te dopo che i cubisti saranno arrivati. Ti
lasceranno stare.
Grazie, così mi tiri su
molto il morale- dico sarcastico.
Bé, se vuoi puoi sempre
tornare da loro e fartelo mettere in culo dietro l'angolo. Non avrei nulla
in contrario.
E lasceresti che
facessero questo a un tuo dipendente?- chiedo con tono di sfida.
Se sei tu volerlo...
Okay, okay, sto scherzando! Non serve che tiri fuori i coltelli! Ecco,
bravo, mettili via- dice vedendomi già pronto a colpirlo- In ogni caso è
ovvio che un tipo bello e giovane come te non passi inosservato, soprattutto
in un locale come questo. Considera già un grazia che ti abbia assunto
nonostante tu non sia maggiorenne! E adesso muoviti a servire gli altri
clienti, altrimenti ci tocca chiudere per fallita attività.
Il resto della serata e
della nottata procede abbastanza tranquillo. I cubisti sono arrivati alle
undici e mezza e il tizio che voleva abbordarmi era ancora là, con un casino
di alcol in corpo, ma per niente sbronzo. Per tutto il tempo che i cubisti
non si sono esibiti mi ha fissato come se volesse mangiarmi o scoparmi. Al
diavolo! Avvicinati a me e ti distruggo!
Sono le tre in punto.
Dio, sono stanchissimo! Fortuna che adesso posso tornare a casa e che non
abito neanche troppo distante.
Hajiri, io vado- dico al
capo aprendo la porta per uscire.
Aspetta, Yohei! Domani
siamo chiusi, perciò sei libero!
Va bene. Allora a
dopodomani! Ciao.
Ciao.
Appena esco vengo accolto
dall'aria fresca e libera della notte e posso finalmente respirare a pieni
polmoni. Dentro il locale, dopo otto ore, ci si sente soffocare. Ho un male
ai piedi bestiale e mi bruciano gli occhi, ma mi costringo comunque a
camminare velocemente verso casa: a quest'ora le strade non sono sicuro
nemmeno per un tipo come me.
Non passano neppure due
minuti che sento il suono distinto di passi dietro di me, a qualche metro.
Deve essere una persona da sola. Cammina veloce e determinata,
avvicinandomisi sempre di più. Solitamente non c'è mai nessuno in giro a
quest'ora perciò mi domando chi potrà mai essere, anche perché mi sento
preoccupato. Lancio un'occhiata al riflesso su una vetrina dal lato opposto
della strada. C'è un uomo a tre- quattro metri da me, in jeans e cappotto in
pelle nero, un cappello calato sulla fronte e un orecchino al lobo sinistro,
uguale spiaccicato al tizio del bar. Lo osservo con più attenzione: sì, è
proprio lui. Anzi, visto così sembra ancora più muscoloso. "Che mi stia
seguendo per finire ciò che aveva iniziato?" mi chiedo accelerando
notevolmente il passo. Non mi sento abbastanza in forze da poter fare a
botte e non credo che riuscirei a mettere al tappeto un tipo simile. E' alto
poco più di Hanamichi, colle spalle più larghe e il corpo più muscoloso.
Probabilmente è uno che va in palestra a farsi i muscoli. Io, anche con
tutta la mia bella esperienza da teppista e una forza inusuale, non potrei
fare gran ché contro un colosso del genere. Non sono un cretino e ci tengo
al mio corpo, perché so ciò che vuole, e comprendo che non posso neanche
pensare di fare a botte con lui. O lo semino o mi rifugio da qualche parte
in modo che non possa farmi del male. Peccato che gli altri locali siano
chiusi e che se anche mi rifugiassi a casa non sarei al sicuro, senza
contare il fatto che scoprirebbe dove vivo. Devo seminarlo. Mi infilo in una
stradina alla mia destra continuando a camminare sempre più velocemente.
Fortunatamente non è un vicolo cieco e giro a sinistra per una strada ancora
più stretta e mal ridotta, coi muri delle case che fanno da prigione.
Finalmente mi decido a correre. Tolgo le mani dalle tasche e, prima che
l'uomo possa capire, sto già correndo più veloce che posso. Ma lui è sempre
là, a pochi metri da me. Sento i suoi passi veloci e un brivido mi sale
lungo tutta la schiena. Sento il cuore che mi batte come un martello
pneumatico nel petto e il fiato farsi corto a poco a poco: non sono abituato
a correre. Mi volto un secondo per vedere dove si trova, e me lo ritrovo a
pochi centimetri, colla mano tesa, pronta per afferrarmi. Sta sorridendo.
Fermati, principessa!- lo
sento dire ridendo
Maledetto!
Cerco di correre più
velocemente ancora, ma so di aver già raggiunto il mio limite. No! Non può
finire così! Non mi farò fottere da lui! Con un ultimo sforzo di volontà
riesco ancora un po' a distanziarlo. Esco dalla stradina e mi ritrovo in un
parco. É lo stesso dove andavo da piccolo. É grande, con un laghetto al
centro e tanti alberi. Forse ho ancora una speranza. Forse posso fargli
perdere le mie tracce.
Correndo sull'erba
fresca, ancora lontano dai lampioni, inciampo su un sasso e crollo a terra
come un salame.
Porc...
Non faccio in tempo a
finire che il tizio è già sopra di me, seduto sul mio stomaco, tenendomi
ferme le braccia sopra la testa e recludendomi ogni via di fuga.
Figlio di puttana, lasciami!
L'offesa gli scivola
addosso come se fosse acqua.
Bene, bene. Finalmente in
una posizione più confortevole. Mi ero stancato di inseguirti.
Fottiti!
Spiritoso!- poi mi
sussurra all'orecchio- É proprio quello che voglio farti!
Provo a invertire le
posizioni con un colpo di reni, ma non ci riesco: è troppo pesante e forte.
Su, fai il bravo bambino,
altrimenti ti farà male!
Mi molla le braccia e si
siede bene sopra di me, cominciando a togliersi la cintura. Mi sembra
l'occasione migliore e, raccogliendo tutte le forze, gli tiro un destro in
pieno viso.
Idiota! Non crederai di
poter farmi davvero del male!
E con un solo braccio mi
ributta a terra. Sbatto violentemente la testa e rimango intontito giusto il
tempo necessario in cui lui riesce a legarmi le braccia con la cintura.
Ora si fa sul serio-
afferma.
Poi, con un gesto che mi
sarei dovuto aspettare, mi allarga le gambe e si infila in mezzo, in modo
che non possa più richiuderle. Mi muovo disperatamente cercando di
liberarmi, ma non c'è verso. Stanco del mio comportamento mi tira un pugno
in pieno stomaco. Il respiro mi si blocca, stroncato dal dolore improvviso e
incessante. Cerco di piegarmi da un lato, ma non ci riesco.
D'ora in poi stai fermo,
se non vuoi che t'ammazzi di botte.
Per quanto mi senta
affranto non posso fare altro che fare come dice, mentre sento delle lacrime
pungermi gli occhi. Ma non ho intenzione di piangere, né di urlare di dolore
né, tantomeno, di gemere di piacere. Umiliato. Mi sento così mentre mi
abbassa pantaloni e boxer e comincia ad accarezzarmi. Mi eccito, non riesco
ad evitarlo. Sorride vedendo la mia erezione, ma non ho intenzione di
concedergli altre soddisfazioni. Non voglio nemmeno venire.
- Quindi non ti sono del
tutto indifferente!- afferma malizioso.
Gli sputo in faccia,
dritto in un occhio.
BASTARDO! TI FARO' COSI'
TANTO MALE CHE NON TI SEMBRERA' VERO DI ESSERE ANCORA VIVO DOPO!
Tu non gli farai proprio
niente, porco!
Una mano maschile blocca
il pugno che stava per colpirmi in pieno viso. Ma la voce...io quella voce
la conosco!
Chi ti credi d'essere?
Nessuno può darmi ordini!- dice arrabbiato.
Ti conviene andartene se
non vuoi che ti faccia a pezzi- e gli torce il braccio con una sola mano,
fino a farlo urlare.
E va bene: me ne vado!
Si alza in piedi
lasciandomi libero e fronteggia l'estraneo ancora avvolto dalle tenebre.
Te ne pentirai- dice.
Non fa in tempo a muovere
un passo che si ritrova a terra con il naso rotto: il ragazzo gli ha tirato
un pugno degno di un pugile professionista.
Fottuto bastardo!-
urla, ma, anziché attaccare, se ne va per dove è arrivato.
Lo guardo allontanarsi e
non riesco a trattenere un sospiro di sollievo. Adesso il massimo sarebbe
riuscire a rivestirmi, ma ho ancora le mani legate e il nodo è talmente
stretto che ormai non sento neppure le dita. E poi, la pancia mi fa ancora
molto male per il pugno che quel fottuto bastardo mi ha tirato e la testa mi
rimbomba per la botta presa. Riesco solo a sedermi impacciato, mentre il
ragazzo mi si avvicina. Senza dire una sola parola mi slega i polsi, così io
riesco a rivestirmi e a mettermi in piedi.
Come ti senti ora, Yohei?
Avrei preferito essere
violentato da lui piuttosto che incontrarti, Eikichi.
Continua...
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