Note: Allora... questa è la mia prima VERA
lemon; fino ad ora la fic più porcellina che ho scritto è stata
classificata come una PG13, QUINDI... Siate clementi!!!! Ah, e non
scandalizzatevi: l'ho condita con un po' di mie fantasie... Mai
sperimentate!!!!!!!!! -_______-
Vaniglia
e cannella
parte
III
di Chocolat
'Profumo
di ...'
Ormai erano ore che se ne stava rannicchiato sul suo letto.
La sera prima era tornato a casa sconvolto, sudato, spettinato, con i
vestiti sgualciti e sporchi di sabbia... Per fortuna che i suoi non erano
ancora rientrati dal lavoro e aveva avuto il tempo di farsi una doccia e
cambiarsi... Prima di chiudersi in camera e in se stesso.
A sua madre, quando era arrivata e l'aveva trovato disteso al buio, aveva
detto di avere un forte mal di testa; il che non era del tutto falso.
Aveva pianto ancora, una volta tornato a casa; si sentiva così stupido... Ma
non poteva farci nulla.
Si sentiva ancora addosso l'odore di Maki, quel profumo così simile
all'aroma della cannella... Sentiva ancora le sue braccia attorno a lui, i
suoi denti che gli mordevano il collo...
Era accaduto tutto così in fretta...
L'aveva respinto. Aveva respinto Maki... Quando invece nelle sue fantasie
quella scena l'aveva vissuta decine e decine di volte... Appunto.
Maki aveva agito d'impulso.
Doveva essere così.
Non poteva essere possibile che Maki si fosse accorto di provare per lui
qualcosa che andava al di la dell'amicizia nell'arco di un solo
pomeriggio...
Quella mattina aveva dovuto fare appello a tutta la sua forza interiore per
alzarsi ed andare a scuola; non aveva mangiato nulla a colazione né a
pranzo, così, arrivata l'ora di cominciare gli allenamenti, era talmente
pallido che Hanagata l'aveva spedito a casa e... Con Hanagata non aveva
davvero voglia di discutere, in quei giorni.
Kenji Fujima si avvolse ancora più stretto nel lenzuolo e cercò di
combattere contro le lacrime che minacciavano ancora una volta di
sopraffarlo...
***
Maki tolse gli occhiali da riposo e se li appoggiò in grembo,
sospirando.
Era inutile continuare a studiare, non sarebbe mai riuscito a concentrarsi
su quel dannato libro.
Era seduto sul pavimento a gambe incrociate, la schiena appoggiata alla
parete; lanciò un'occhiata al telefono portatile che stazionava sulla sua
scrivania e sospirò di nuovo.
Kenji non l'avrebbe mai e poi mai chiamato... Ne era certo.
Ma lui non voleva, non poteva lasciare che la loro amicizia finisse in quel
modo, per un motivo tanto stupido... Doveva spiegargli, dovevano chiarire...
Si alzò, dirigendosi verso il telefono; sollevò la cornetta ma, prima di
comporre il numero, la riappoggiò dov'era.
Tornò a sedere sul pavimento, riprese in mano il libro; lo appoggiò con
malagrazia accanto a se.
Guardò la cartella che Fujima, nella foga di scappare via da lui, aveva
dimenticato sulla spiaggia.
Almeno, avrebbe avuto una buona scusa per chiamarlo... Si alzò di nuovo,
raggiunse il portatile e si adagiò comodamente sul futon che teneva sempre
srotolato a mo' di tappeto in camera sua(1), nonostante dormisse su un
modernissimo letto all'occidentale. Si concentrava di più a studiare per
terra... E poi, quel futon tornava utile quando qualche amico (o amica)
andava a trovarlo: aveva svolto la funzione di coperta da pic-nic un bel po'
di volte e, ultimo particolare ma non meno importante, era il futon su cui
dormiva quando trascorreva le vacanze nella casa di campgna della nonna.
Si sentiva un idiota; non era da lui avere tante esitazioni, in nessuna
situazione; doveva risolvere quella faccenda una volta per tutte.
Fece un respiro profondo, compose il numero e aspettò risposta.
***
Il telefono squillò all'improvviso, coprendo i suoni della televisione, che
giungevano ovattati e confusi dal piano di sotto.
Fujima si era quasi assopito, cullato dalla tristezza e dalla stanchezza.
Spalancò gli occhi di colpo e, con un balzo degno di un gatto, si alzò dal
letto, gridando a sua madre di non rispondere; si precipitò per le scale,
avventandosi sulla cornetta come se fosse stata una specie di antidoto
contro qualche veleno.
"Moshi-moshi?", rispose, con la voce più ferma che riuscì a
trovare.
I pochi secondi che seguirono furono i più lunghi della sua vita.
"Kenji..."
[Maki...]
L'aveva chiamato... Non sapeva se sentirsi sollevato o scoppiare in lacrime
per l'ennesima volta.
"Maki...", disse soltanto, quasi in un sospiro.
"Ho la tua cartella, Kenji... L'hai dimenticata sulla spiaggia."
"Si, lo so..."
"Kenji, devo assolutamente vederti. Non può andare a finire così...
Devo parlarti."
"Anche io..."
"Vieni stasera a casa mia a riprenderti la cartella? I miei vanno ad
uno spettacolo di Kabuki e poi fuori a cena... Staremo tranquilli e potremo
parlare in pace... Kenji, dimmi che verrai... Non sopporto di rimanere
in questa situazione."
"Io... Si, d'accordo. Avviso okasan e arrivo... "
"Ti aspetto..."
Fujima appoggiò la cornetta e sospirò profondamente.
Entrò nella sua stanza, aprì l'armadio e indossò un paio di jeans puliti
con una camicia bianca, prese una felpa e scese al piano di sotto.
"Okasan, Otosan... Maki-san mi ha chiesto se vado da lui a guardare un
paio di video dell'NBA... Posso?"
La signora Fujima, occupata in cucina ai fornelli, guardò suo figlio da
sopra una spalla, inarcando un sopracciglio arcuato. Suo padre, impegnato a
cambiare la lampadina del frigorifero, non lo degnò nemmeno di un'occhiata,
ma fu il primo a rispondere.
"...Basta che non fai tardi, Kenji."
"Ma, caro!", interruppe sua madre, "è quasi pronta la cena!
Già ieri non hai mangiato nulla in tutto il giorno! E poi, non stavi
male?"
"Oh, mamma, per favore.... Lasciami andare, è l'ultima occasione che
io e Maki abbiamo per passare un po' di tempo assieme! Tra poco cominceranno
i campionati nazionali e lui sarà impegnatissimo... "
"Ma..."
"Mangerò qualcosa con lui... Posso, okasan, si?"
"Beh..."
"Otosaaaaannn..."
Fujima osservò suo padre fermarsi per un attimo nel suo trafficare; l'uomo
si girò a guardare sua moglie, sistemandosi gli occhiali sul naso.
"E dai, Shizuro (omaggio ad una delle donne più mitiche della storia
del manga, ndChoco), lascialo andare... Tra la scuola e il basket è sempre
così impegnato... Se vuole uscire, per una sera..."
Fujima sorrise amaramente tra se e se... Sapeva bene che, quando usava quel
tono con suo padre, riusciva ad ottenere praticamente tutto... Come con
Hanagata. E ne approfittatava sempre. E si detestava sempre...
Sua madre si arrese.
"E va bene... Cerca di non fare tardi, però, Kenji!"
Fujima sfoggiò uno dei suoi incantevoli sorrisi e si inchinò velocemente.
"Grazie, okasan. Non faccio tardi, promesso!"
Legò la felpa sulle spalle e uscì a passo spedito di casa.
La serata era fresca, c'era stato un temporale un paio d'ora prima... L'aria
era frizzante, non sembrava vero che fossero trascorse poco più di
ventiquattr'ore dal caldo pomeriggio precedente.
Fujima correva, con il cuore che gli batteva all'impazzata.
Quella strada, le due fermate in treno, i cinque minuti a piedi per
raggiungere la casa di Maki quella sera gli sembrarono non dovere finire
mai.
***
Maki si aggirava nervosamente per la cucina, a piedi scalzi; aveva calcolato
più o meno quanto tempo Fujima avrebbe impiegato ad arrivare a casa sua, in
modo da fargli trovare il the caldo e qualche tramezzino... Era una specie
di rito, ogni volta che Kenji andava a trovarlo; preparare il the e gli
spuntini con le sue mani, un gesto gentile e intimo che, a suo modo,
sostituiva le parole che non si era mai sentito di dirgli... Fino al
pomeriggio prima, naturalmente.
Per la prima volta in vita sua, Shinichi Maki non sapeva come affrontare una
situazione.
Aveva chiesto a Kenji di parlare, ma cosa avrebbe potuto dirgli per scusarsi
riguardo al suo comportamento sulla spiaggia?
[Gli sono saltato addosso come un selvaggio... A Kenji!]
Si concesse una risatina.
Sicuramente, se Fujima non fosse stato emotivamente provato dalla storia
dell'esclusione dal campionato nazionale avrebbe reagito in tutt'altro
modo... E si sarebbe rifiutato di paralargli per giorni interi.
Il trillo del campanello distolse Maki dalle sue elucubrazioni mentali,
facendolo trasalire.
[Sto diventando peggio di una ragazzina...]
Si diresse velocemente alla porta, aprendola senza nemmeno chiedere chi
fosse; si trovò di fronte un Fujima un po' affannato, con le guance
leggermente colorite, le labbra dischiuse e gli occhi, come sempre,
spalancati in uno sguardo indefinito.
"Konbanwa...", lo salutò Kenji.
"Ciao... Hai fatto presto..."
Fujima sorrise, abbassando lo sguardo.
Maki colse il suo imbarazzo e gli circondò le spalle con un braccio,
attirandolo dentro casa.
"Vieni, entriamo...", disse piano, chiudendo la porta dietro di
loro.
Fujima si sfilò le scarpe e lo seguì.
Camminarono fino in cucina, senza dirsi una parola.
Nessuno dei due sapeva bene da dove iniziare.
"Mi... Mi aiuti?", chiese Maki, porgendo a Fujima il vassoio con i
tramezzini e prendendo quello dove aveva sistemato la teiera e le tazze.
"Andiamo... In camera tua?", domandò di rimando l'altro,
palesemente teso.
"Beh... Come sempre... Oh, dai, non ti preoccupare, non intendo
approfittare di nuovo di te. Fidati"
"Non è questo..."
"Allora andiamo."
Maki si avviò su per le scale con andatura incerta, senza sapere bene
nemmeno lui se a causa del vassoio che stava portando o per la tensione che
lo stava dilaniando.
Non aveva mai provato una tale insicurezza, nemmeno durante le partite di
campionato!
Aprì la porta lasciata socchiusa della sua stanza con la spalla e invitò
silenziosamente Fujima ad entrare per primo.
Quest'ultimo si diresse con disinvoltura nell'angolo dov'era sistemato il
futon e appoggiò il vassoio con i tramezzini per terra, com'era abitudine
dei due amici quando consumavano i loro spuntini; Maki lo imitò e si
ritrovarono seduti uno di fronte all'altro, a gambe incrociate, gli occhi
bassi, davanti a té e tramezzini e separati da un muro di silenzio che
avrebbero potuto tagliare con un coltello.
Non si erano detti più una parola da quando avevano lasciato la cucina.
"Senti Maki, io..."
"A proposito di ieri.."
Parlarono contemporaneamente, l'uno sull'altro.
Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere, riuscendo finalmente a
sciogliere il ghiaccio.
"Scusami, Kenji... Dimmi pure", cominciò Maki, versando intanto
il tè per entrambi.
Fujima si schiarì la voce,cercando di assumere un'espressione il più seria
possibile.
"Maki, mi devi scusare per ieri pomeriggio... Mi sono comportato da
stupido."
"No, Kenji... Sei tu che devi perdonare me. Non so cosa mi ha preso...
Comunque non avevo il diritto di saltarti addosso."
Fujima si concesse una risatina.
"Non... Non è che mi abbia dato fastidio..." Arrossì,
imbarazzato. "Mi sono spaventato."
Maki sorrise, porgendogli un tramezzino; tentativamente, gli sfiorò la
guancia con le nocche delle dita, in una carezza leggerissima.
Non ce la faceva proprio a rinunciare al contatto fisico con lui, non dopo
quello che era successo sulla spiaggia.
"Beh... Ci credo. Mi dispiace, Kenji."
"No... Non hai capito..." Kenji ridacchiò di nuovo nervosamente,
abbassando gli occhi. Si alzò in piedi, voltando le spalle all'amico e
addentando il suo tramezzino. "E' che... Vedi... Mi sono spaventato
perché è stata la seconda volta in una settimana."
Maki rischiò di farsi andare per traverso il té che stava sorseggiando.
"Come, scusa?", chiese, non riuscendo proprio a capire a cosa
Fujima si stesse riferendo. Sentì l'amico sospirare profondamente.
"Ecco... La settimana scorsa, dopo gli allenamenti, io e Hanagata
abbiamo avuto una piccola discussione... L'avevo ripreso per una
stupidaggine che aveva commesso prima in campo... Lo so, non avrei dovuto,
ma negli ultimi tempi sono un po' nervoso..." Fujima si avvicinò
nuovamente al futon, si inginocchiò a terra e prese un altro tramezzino.
Maki alzò un sopracciglio.
"...E?", chiese, incuriosito.
"Lui... Non so, ha perso la testa. Non l'avevo mai visto così...
Ha cominciato a dirmi che da quando abbiamo perso la partita contro lo
Shohoku lo tratto con freddezza... Come se volessi accusarlo... Ma non è
vero, ti giuro!", si giustificò immediatamente.
"...Dunque?", lo esortò a continuare Maki.
Fujima prese tra le mani la tazza di té caldo e cominciò ad agitarla con
lenti movimenti circolari, facendo ondeggiare il liquido ambrato all'interno
e osservandolo come se avesse poruro trovarci dentro la risposta che il suo
amico stava aspettando.
"...Beh, io ho cercato di spiegargli che si stava sbagliando e che,
anzi, mi era sembrato fosse lui a comportarsi in modo strano con me. Ma era
come parlare al vento... Continuava ad accusarmi..."
"Accusarti?"
"Si... Mi diceva che sono crudele con lui, che approfitto del fatto che
mi vuole bene... E... Che farebbe qualsiasi cosa per me... "
L'allenatore dello Shoyo si prese una pausa, sospirando e bevendo un sorso
di té.
"...Ad un tratto mi ha afferrato per le spalle, mi ha spinto contro il
muro e... Mi ha baciato. Un bacio di quelli che tolgono il fiato."
Fujima alzò immediatamente gli occhi su Maki, era troppo curioso di
conoscere la sua reazione a quella inaspettata confessione... E fu sorpreso
di trovarsi di fronte una buffa espressione di riso trattenuto. Sbatté le
palpebre, confuso.
"Beh? Cos'è quella faccia? Guarda che non c'è niente da ridere! Io
sono rimasto shoccato! Figurati, proprio lui, sempre così controllato...
E... E ieri tu!"
"Pffff... Perdonami, Kenji, non ti arrabbiare... Ma non ce lo vedo
proprio Hanagata che ti prende con la forza!"
"MAKI!"
"Scusa, scusa..."
Il capitano del Kainan allungò una mano, la passò delicatamente tra i
capelli serici di Fujima.
"Vedi, Kenji... Tu sei il tipo di persona... Il tipo ri ragazzo che fa
venire voglia a chi se lo trova di fornte di appiccicarlo ad un muro... E
che sia per prenderti a botte o fare altro... Dipende da quello che si prova
nei tuoi confronti.",disse tranquillamente, con la voce più profonda e
sensuale che Fujima gli avesse mai sentito uscire dalle labbra ed un sorriso
che lo fece arrossire violentemente, costringendolo ad abbassare nuovamente
lo sguardo.
"Comunque... Non dirmi che non l'avevi capito. Di Hanagata, voglio
dire. Ti adora... Si getterebbe nel fuoco se solo tu glielo chiedessi... E
tu hai sempre sfruttato questo ascendente su di lui. E' ovvio che prima o
poi avrebbe reagito in quel modo..."
Stavolta il tono era di dolce predica e Fujima si strinse un po' nelle
spalle.
"Si... Si, lo so. So bene che riesco a far fare alla gente che mi sta
intorno quello che voglio... Però... Forse non volevo vederlo, quello che
realmente Toru prova per me... Perché altrimenti sfruttarlo così mi
sarebbe sembrato troppo meschino..."
Maki sorrise, indulgente.
"E come è andata a finire?"
"Niente... Io gli ho dato uno schiaffo e lui si è bloccato, come se
fosse improvvisamente tornato in se. Mi ha voltato le spalle e se n'è
andato, senza girarsi e senza dire una parola. Il giorno dopo mi ha chiesto
scusa...
e io gli ho detto di non preoccuparsi... Ho cercato di tranquillizzarlo. Ma
penso che dovremmo parlarne seriamente..."
"Credo proprio di si... E anche in fretta. Capisco perché hai reagito
in quel modo, ieri pomeriggio... Mi dispiace una volta di più. Ma... Adesso
non dovevamo parlare di noi?"
Fujima fece un respiro profondo.
"Hai ragione. Senti Maki, ci ho pensato... Io a te ci tengo davvero
troppo e non sopporterei di non averti più come amico... Ma, per il
resto... Credo che sia meglio se ci dimentichiamo tutto e facciamo finta che
non sia successo nulla, OK? Amici come prima... E basta."Aveva parlato
senza prendersi pause, tutto d'uno fiato, un discorso breve e conciso che si
era ripetuto mentalmente almeno una decina di volte lungo il tragitto da
casa sua a quella dell'amico.
Questa volta fu Maki ad abbassare gli occhi e a Kenji sembrò anche di
vederlo incassarsi un po' nelle spalle... Lui, l'imbattuto, il migliore, il
grande Shinichi Maki, aveva assunto un'espressione così triste che non
sembrava neppure più lo stesso ragazzo.
Il capitano del Kainan sospirò; si portò una ciocca di capelli dietro un
orecchio, un gesto nervoso che esprimeva chiaramente il suo disagio e la
difficoltà a trovare le parole giuste.
"Non... Ci vuoi proprio provare, mh?", chiese, sempre con quella
voce dolce e profonda, soffusamente sensuale che sapeva modulare così bene
in qualsiasi circostanza.
Fujima versò per entrambi un'altra tazza di té.
"Io... Perdonami, Maki, ma ho troppa paura. Se tu dovessi lasciarmi per
una ragazza, o perché potrei diventare un imbarazzo per te... Ne soffrirei
troppo. Lasciamo le cose come stanno.. E' meglio per tutti e due. L'amicizia
è qualcosa di preziosissimo, per me, e la tua è davvero speciale... Non mi
serve andare oltre con il rischio di rovinare tutto... Davvero."
Maki sorrise, concedendosi un'altra volta di accarezzare una guancia morbida
di Fujima.
"Allora non insisterò, Kenji. Anche se sono convinto che ci sia un
margine di rischio in qualunque relazione... E che valga la pena
rischiare." La sua mano indugiò un po' sul viso dell'amico, aprendosi
e scendendo poi sul collo, lasciando che le dita raggiungessero la nuca,
sfiorandola leggermente.
Fujima si sentì scuotere da un brivido improvviso e istintivamente chiuse
gli occhi, abbandonandosi per un attimo alla proprie sensazioni; quello che
stava provando contrastava talmente tanto con le parole che aveva appena
rivolto a Maki... Che senso aveva soffocare così i propri sentimenti?
"Amici come prima, allora...", rilanciò il capitano del Kainan.
Kenji quasi trasalì. Si sforzò di sorridere.
"Certo, Maki... Grazie per avere capito."
Maki ricambiò il sorriso, ma i suoi occhi esprimevano una tale tristezza
che a Fujima sembrò di sentire il cuore gelarsi; dovette abbassare lo
sguardo, non ce la faceva a guardarlo in faccia.
Fino a pochi minuti prima era sicurissimo di aver preso la decisione giusta,
mentre in quel momento realizzò che era solo un vigliacco... E che era lui,
non certo Maki ad aver paura dei propri sentimenti. Peggio... Si era appena
reso conto che Maki doveva tenerci davvero tanto, a lui... Non sapeva
più che cosa dire.
Avrebbe voluto scappare, tornarsene a casa sua, rimettersi a letto e
ricominciare a piangere... Ma comportandosi così avrebbe solo dato prova
della sua fragilità.
[Come se non mi fossi già reso abbastanza ridicolo ieri...]
"Senti Kenji... Non è che mi concederesti un bacio, prima di ritornare
ad essere solo amici? Senza scappare, però, questa volta..."
Fujima risollevò lo sguardo sul suo amico, trovando nei suoi occhi una luce
totalmente diversa ed un'ombra di malizia sul sorriso un poco tirato di
prima che, nonostante tutto, gli fece un immenso piacere. Sorrise nuovamente
anche lui, questa volta di cuore, mentre appoggiava le mani sulle spalle di
Maki e si avvicinava lentamente a posare un bacio dolce e leggero sulle sue
labbra.
Non avrebbe voluto che fosse così veloce.
Non avrebbe voluto staccarsi subito da lui.
Ma sapeva che un altro attimo appoggiato a quelle labbra gli sarebbe stato
fatale... Sapeva che se quel bacio avesse superato la soglia della tenerezza
e dell'affetto nessuno dei due avrebbe più potuto fermarsi...
Maki gli lanciò un'occhiata di sfida, regalandogli uno dei suoi mezzi
sorrisi pieni di sottintesi.
"Hai ancora paura di me, Kenji?", gli chiese, con un'espressione
da predatore che da sola riuscì ad eccitare i sensi di Fujima, facendo
ricordare al suo corpo tutte le sensazioni provate il pomeriggio prima e
riaccendendo allo stesso tempo il suo spirito di rivalità nei confronti
dell'imbattibile capitano del Kainan.
[Certo che ho paura, ma di me stesso. E comunque non credere che te lo lasci
capire... Non di nuovo!]
Fujima continuò a sorridere, prendendo un tramezzino dal vassoio.
"Non ho paura di te... Ma voglio essere coerente con me stesso. Se
siamo solo amici non possiamo baciarci, giusto?", lanciò, per poi
leccare voluttuosamente la salsa rosa su un lato del tramezzino, tenendo
sfacciatamente gli occhi incollati a quelli del suo eterno rivale, mentre
una goccia della stessa salsina scivolava furtiva sulla sua camicia
immacolata, proprio vicino al bottone che sfiorava l'apertura dei jeans.
Vide nitidamente il bolo di saliva scendere lungo la gola di Maki
mentre quest'ultimo deglutiva, letteralmente ipnotizzato dallo spettacolo
che Fujima aveva appena inscenato per lui.
[Che... Che puttanella!]
Maki si chinò in avanti, come per riuscire a vedere meglio quella goccia di
salsa rosa che aveva contaminato la camicia di Kenji; lentamente,
appoggiando i gomiti a terra, fece in modo di distendersi comodamente a
pancia sotto sul futon, mentre Fujima finiva il suo tramezzino con
deliberata lentezza; avvicinanò il viso al bottone sporco di salsina,
posandovi sopra le labbra e succhiando la sostanza agrodolce.
Fujima sentì tutto il sangue che aveva in corpo defluire in un unico punto
verso l'inguine e si rese immediatamente conto di aver passato il segno.
Il panico lo assalì di nuovo, venne travolto dall'impulso di fuggire via
un'altra volta, ma se ne guardò bene: questa se l'era proprio voluta,
adesso doveva subirne le conseguenze.
Maki tratteneva tra i denti il bottone della camicia, giocherellandoci,
senza fare null'altro, senza stabilire alcun tipo di contatto fisico tra
loro due.
"Kenji... A te piace scherzare con il fuoco, però hai paura di
bruciarti... La sai una cosa?"
Il corpo sottile di Fujima venne scosso da un fremito. Il fiato di Maki gli
aveva sfiorato l'addome, mentre lui parlava, portandolo ad un livello di
eccitazione che, ormai, era evidente anche al di sotto dei jeans.
"Co... Cosa?", domandò, rimanendo immobile e sperando che tutto
si risolvesse lì, che magari Maki si arrabbiasse con lui e lo mandasse a
casa... Pregando allo stesso tempo che non succedesse.
"Se Hanagata ti avesse stuprato lì dov'eri, ti sarebbe stato solo
bene."
Kenji si sentì morire di vergogna a quelle parole. Fu il suo turno di
deglutire, quasi dolorosamente.
"Hai... hai ragione", riuscì solo a dire, prima di avvertire una
mano di Maki che si era insinuata sotto la sua camicia e gli stava
accarezzando lentamente il ventre.
"M... Maki...", cominciò, non del tutto convinto di quello che
voleva dire.
"No! Mi hai provocato e adesso paghi pegno!", rispose il capitano
del Kainan con un tono non del tutto serio.
Maki lasciò che la sua mano accarezzasse quegli addominali, ben definiti ma
non pronunciatissimi; si appoggiò sullo stomaco, risalì lungo lo sterno,
su fino al collo per poi scendere, sfiorandoli con nochalance entrembi i
capezzoli... Così, senza fare nient'altro, con il capo appoggiato sulle
ginocchia di Fujima, gli occhi che seguivano la traiettoria della mano,
posandosi poi sul viso del compagno per godere di quell'espressione un po'
turbata e decisamente molto, molto eccitante...
Kenji aveva chiuso gli occhi, reclinando un po' all'indietro la testa,
respirava affannosamente con le labbra dischiuse e le sue guance erano tinte
di un delizioso color porpora, mentre le sue mani erano strette a
pugno intorno al leggero copriletto estivo dispiegato sul futon. I grandi
occhi nocciola si aprirono lentamente, quando la mano di Maki si fermò,
rimanendo appoggiata su un suo fianco.
"Ho... Pagato il mio pegno?", azzardò, cercando di riguadagnare
il respiro.
Era così diverso dalla travolgente sensazione di sopraffazione provata il
giorno prima, sulla spiaggia... Quello che sentiva in quel momento era
altrettanto eccitante, altrettanto sconvolgente, ma allo stesso tempo così
dolce e... Familiare.
Quella stanza che conosceva così bene, illuminata dalla luce riposante
della lampada da scrivania che Maki teneva accesa quando studiava, il
profumo del sprigionato dalla teiera... Il suo sguardo scivolò su una
piccola ciotola posata in mezzo ai tramezzini, contentente della salsa rosa
e un cucchiaino; si sentì travolgere da un'ondata di tenerezza che abbassò
definitivamente le sue difese. Maki sapeva che lui adorava la salsa rosa
preparata da sua madre... E si rese conto che era una cosa stupida, che una
ciotolina con un miscuglio di maionese e ketchup riuscisse a fargli
comprendere quanto Maki tenesse a lui.
Due dita agili, impegnate a sfilare dall'asola il povero bottone imbrattato,
strapparono Fujima ai suoi pensieri, facendolo sussultare.
"No, non ancora", disse Maki, rispondendo finalmente alla domanda
rivoltagli e continuando a sbottonare la camicia del suo ospite.
"Maki... Non è giusto, non... Mi avevi detto..."
Maki sfilò l'ultimo bottone dalla sua asola, accarezzò di nuovo la pelle
fresca e levigata di Fujima, poi gli circondò la vita e lo abbracciò
stretto, lasciando appoggiare il viso contro al suo addome, sfiorando
l'ombelico con le labbra.
"Sssh... Kenji, lasciati coccolare un po'... Solo per stasera,
promesso", sussurrò, avvertendo i muscoli di Fujima contrarsi
leggemente mentre parlava.
"Ma..."
"Senti... Nemmeno io voglio perdere la tua amicizia... Ma di sicuro non
voglio neanche rimpiangere per tutta la vita di non aver mai saputo come
sarebbe stato... Come sarebbe stato..."
Maki si allontanò, sciogliendo improvvisamente Fujima dall'abbraccio per
alzarsi a sedere, posizionandosi di fronte a lui, seduto sui talloni.
"... Come sarebbe stato stare con te", terminò finalmente la
frase.
Vide passare negli occhi dell'amico così tante emozioni da non riuscire ad
identificarle tutte.
Kenji rimaneva in silenzio e lo fissava... Lo fissava con quegli occhi
meravigliosi che erano stati capaci di turbarlo dalla prima volta in cui li
aveva incontrati e se ne stava immobile, con la camicia sbottonata, con quel
desiderio così palese dipinto sul viso da bambola che però aveva così
tanta paura di assecondare... Maki gli appoggiò le mani sulle cosce, si
avvicinò lentamente, gli parlò all'orecchio: "Kenji... Solo per
stasera... Poi amici come prima. "
Le sue mani cominciarono a risalire lungo i fianchi di Fujima, si
insinuarono sotto la camicia aperta, gli accarezzarono leggere la schiena,
scesero giù di nuovo, lasciando che le dita sfiorassero la cintura dei
jeans chiari...
Le loro fronti si toccarono.
"Maki..."
"Se non ti va... Me lo devi dire. Guardandomi negli occhi. Devi dirmi
che non ti piace quello che sto facendo", gli sussurò a fior di
labbra, mente le sue mani continuavano a sfiorare con la punta delle dita
tutto quello che potevano raggiungere di Kenji dalla vita in su, senza mai
accarezzarlo sul serio... Era come una tortura... Peggio.
Fujima stava tremando, dall'eccitazione, dalla paura, a causa dei brividi
provocati da quelle dita che lo stavano facendo impazzire... Incapace di
scappare, di muoversi, di dire una sola parola.
Maki si sentiva come se il sangue gli si fosse trasformato in lava, sorpreso
della sua stessa determinazione... Desiderava così tanto Kenji e non se
n'era reso conto che poche ore prima?
"Maki... E' una cavolata, lo sai, quello che stiamo per fare..."
La voce di Fujima gli giunse tremante, appena sussurrata, spezzata da
un gemito di piacere soffocato appena.
"Perché, Kenji? Cosa stiamo per fa..."
Maki non riuscì a formulare la sua domanda un po' impertinente:
improvvisamente, avvertì le labbra morbide di Fujima sulle proprie, le sue
braccia attorno al collo, le dita affusolate avvinghiate ai capelli e non
capì più nulla. Chiuse gli occhi e lo strinse a se in un abbraccio
disperato, come se avesse paura che anche quel bacio terminasse troppo
velocemente, come se temesse che Kenji scappasse un'altra volta... Non
glielo avrebbe più permesso, non ora... Anche se non sembrava davvero
intenzionato a scappare... Lo stava baciando come volesse divorarlo,
muovendo la bocca contro la sua come se avesse bisogno di rubargli il
respiro per vivere.
Fujima si sentiva perduto... Aveva trattenuto così tanto i suoi sentimenti
e il suo desiderio che adesso lo stava sfogando quasi con violenza.
Maki lo stava abbracciando talmente stretto da fargli male, sentiva le sue
braccia premere dolorosamente intorno alle costole, le sue mani forti
stringere spasmodicamte il tessuto della camicia che ancora indossava...
Scoprì che gli piaceva anche così, anche l'idea che quella braccia
potessero spezzargli le costole... Scoprì che il pomeriggio prima era
scappato via perché le sensazioni che provava quando era insieme a Maki lo
sopraffacevano fino a terrorizzarlo.
Non era il suo primo bacio, ma non aveva mai provato nulla di così...
Travolgente.
Quando la lingua di Maki gli si intrufolò tra le labbra gli sembrò di
sprofondare... Pensare che quando era accaduto con una ragazza, una
volta, aveva provato quasi una sensazione di disgusto. Lasciò al suo
compagno il controllo del bacio, rlassandosi nel suo abbraccio e presto si
ritrovò sdraiato sul futon, con Maki disteso di fianco a lui che lo baciava
ora con
dolcezza, come per rassicurarlo, lasciando le sue labbra solo ogni tanto par
permettergli di respirare, mentre le sue mani gli sfilavano dalle spalle la
camicia bianca.
Dopo un paio di minuti si fermarono, entrambi ansimanti; Maki si mise a
sedere solo un attimo, sfilò la felpa e tornò a sistemarsi giù, accanto a
Fujima che guardava incantato il suo torace nudo come se stesse guardando un
dio...
E in effetti questo era agli occhi di Kenji, una specie di dio minore,
l'incarnazione dei suoi desideri e di quello che avrebbe voluto essere...
Allungò una mano per toccare quel corpo che aveva tanto desiderato e gli
sembro di andare a fuoco quando lo sentì fremere sotto il tocco delle sue
dita.
Come in trance, avvicinò il viso alla pelle scura tesa sopra a quei
pettorali scolpiti e vi posò un bacio quasi timido; appoggiò le mani sulle
spalle forti di Maki e spinse dolcemente, in modo da farlo sdraiare sulla
schiena.
Il capitano del Kainan lo assecondò sorridendo e quando cercò di
abbracciarlo si ritrovò i polsi bloccati sul corpiletto da due mani esili
ma decise.
"Stai fermo... Lasciami fare", miagolò Kenji, con la voce resa
roca dall'eccitazione.
Maki si lasciò sfuggire una risatina, divertito.
"Non ti facevo così intraprendente, Ken-kun..."
Fujima gli regalò un sorriso da predatore che gli procurò un brivido lungo
la schiena. Era come se la situazione del giorno prima si fosse ribaltata...
Ma non gli dispiaceva affatto. Avvertì un tocco leggero delle labbra di
Kenji sulle sue, poi una pioggia di baci appena posati sulla mandibola, sul
collo e sulle spalle... Si concesse un sospiro più simile ad un gemito,
adagiandosi contro il futon. Kenji era a cavalcioni su di lui, sicuramente
si era accorto dell'effetto che tutto questo stava avendo sul suo corpo...
Eppure non sembrava spaventato, non più, anzi... I bacetti timidi si
stavano facendo più audaci, più sensuali, Kenji lo stava
letteralmente...
Assaggiando, sfiorandolo con la punta delle lingua, mordicchiandolo ogni
tanto.
"Kenji..."
Maki si inarcò leggermente sotto di lui. Lo stava facendo impazzire, non
sarebbe riuscito a starsene così fermo ancora per molto... Le labbra di
Fujima si chiusero su un capezzolo e lui quasi gridò.
"K... Kenji!"
In risposta ebbe una specie di mugolio che ricordava molto quello dei gatti
in amore; le labbra di Kenji scivolarono più in basso, mentre le dita della
sua mano destra lasciarono improvvisamente il polso che stavano stringendo;
Maki gli appoggiò immediatamente la mano libera sui capelli, cominciando a
giocare con le ciocche setose. Qualcosa di umido e freddo che gli scivolava
sul petto lo distolse dallo stato trance in cui era caduto, facendogli
aprire gli occhi bruscamente.
Kenji gli mordicchiò un'ultima volta gli addominali cesellati e poi sollevò
il viso, seguendo con lo sguardo il percorso che il suo dito intinto nella
salsa rosa aveva appena tracciato sul torace del compagno; sorrise
malizioso, poi si chinò nuovamente su di lui a leccare la scia di salsa
agrodolce, che si delineava fino all'ombelico... E poi le sue labbra scesero
ancora, oltre l'elastico dei pantaloni sportivi di cotone che Maki
indossava, posandosi proprio sul punto in cui ora erano più tesi e
soffiandoci sopra.
"Kenji!!!"
Fujima ridacchiò, afferrò la maglina grigia con entrambe le mani e tirò
senza esitazione verso il basso, trascinandosi dietro anche un paio di boxer
blu e lasciando l'asso del Kainan completamente nudo e piacevolmente
shoccato... Quello era lo stesso ragazzo che era scappato da lui il
pomeriggio prima? Davvero difficile a credersi... Maki aprì la bocca,
cercò di dire qualcosa, ma ancor prima di poter dar fiato alle parole sentì
le labbra morbide di Kenji posarsi proprio sulla sua parte più sensibile,
accarezzandola piano e rimase senza fiato.
Suo malgrado, si sentì arrossire come una collegiale e si coprì
istintivamente gli occhi con un braccio; non si era mai eccitato tanto in
vita sua, eppure si sentiva incredibilmente... Imbarazzato. Era la prima
volta che si spingeva tanto in là, nell'ambito di un rapporto fisico... Ed
era la prima volta con un ragazzo. Con Fujima. Con il suo migliore amico...
Per un attimo fu sul punto di dirgli di smettere, come se un ultimo
barlume di lucidità l'avesse illuminato prima che i suoi sensi lo facessero
smarrire del tutto; ma riuscì solo ad emettere un gemito torturato quando
la lingua di Kenji cominciò a scorrere su e giù, mentre le mani sottili
gli accarezzavano la parte interna delle cosce. Si inarcò di nuovo sotto di
lui, ansimando invece di respirare, continuando ad accarezzargli i capelli e
non trovando la voce per chiedergli di più... Ma non ce ne fu bisogno,
perché presto la bocca di Fujima si chiuse su di lui, questa volta
riuscendo davvero a farlo gridare.
"Ka... mi... Sama... "
Fujima ridacchiò di nuovo, staccandosi un attimo da lui.
"Allora sai mormorare anche qualcos'altro oltre al mio nome...",
sussurrò malizioso, riprendendo poi quello che aveva lasciato in sospeso.
Maki scoprì il viso e posò anche l'altra mano sui capelli del compagno,
combattuto tra il desiderio di lasciarsi andare e spingere i fianchi contro
di lui, dando libero sfogo a tutto il suo desiderio e la preoccupazione
difargli in qualche modo del male, di spaventarlo di nuovo, di
perderlo...
No, non sarebbe sopravvissuto se se ne fosse andato ora...
Fujima aveva perso ogni contatto con la realtà; stava toccando il suo Maki,
il ragazzo che amava, che desiderava più di ogni altra cosa, che stimava al
di sopra di tutto, che adorava...
Era li tra le sue mani e lui gli stava dando piacere...
Stava ansimando, stava gemendo per lui...
E questo gli aveva fatto perdere ogni freno, ogni paura, ogni vergogna nel
giro di qualche minuto, da quando quella mano grande e calda gli aveva
sbottonato la camicia e aveva cominciato ad accarezzarlo a quel modo... Così
dolcemente...
Avvertì che Maki aveva iniziato a muoversi lentamente con lui, assecondando
il suo ritmo e gli insinuò le mani sotto ai glutei, cominciando a
massaggiarlo in un movimento ipnotico... Lo sentì gemere più forte e
un'idea folle si fece strada nella sua mente annebbiata da tutta la passione
che aveva dovuto trattenere tanto tempo e che adesso lo stava letteralemente
bruciando... allungò una mano alla cieca in direzione del vassoio, per
tuffare di nuovo le dita nella ciotola della salsa rosa con cui aveva
giocato poco prima e la riportò alla meta, facendo scorrere il dito medio
nella fessura tra i glutei sodi e torniti di Maki; trovò quello che stava
cercando e cominciò ad accarezzarlo strappando un altro gemito al suo
compagno, questa volta accompagnato da una sfumatura di... panico? La
consapevolezza di poterlo anche solo lontanamente spaventare riuscì ad
eccitarlo ancora di più; con cautela, dolcemente, spinse un dito nella
piccola apertura e avvertì il corpo sotto di lui irrigidirsi, solo per un
attimo.
"K... Ken...Nh..."
Le mani di Maki abbandonarono i capelli di Fujima e ricaddero sul
copriletto, stringendolo spasmodicamente; era confuso da quello che stava
succedendo, da quanto rapidamente si era ribaltata la situazione tra loro
due, vagamente spaventato da quello che gli stava facendo Kenji... Ma era
comunque troppo eccitato per fermarlo e poi, in fondo, gli andava bene anche
così... Che gli facesse pure tutto quello che voleva, non gli importava...
L'unica cosa importante, in quel momento, era che rimanesse lì, che non
scappasse di nuovo... Che anche lui lo deisiderasse talmente tanto da
perdere il controllo di se stesso... Forse stavano commettendo davvero una
stupidaggine, ma in fondo questa idea rendeva i tutto ancora più
esaltante...
Fujima inziò a muovere lentamente la mano, in sincronia con il movimento
della sua bocca; era semplicemente... fantastico avere Maki sotto di se,
pronto a farsi fare tutto da lui...
Lo sentì rilassarsi quasi subito, udì i suoi gemiti farsi più ravvicinati
e sempre più torturati, lo avvertì muoversi con lui...
Era fantastico...
Ma non quello che voleva. Non era così che lo desiderava...
Era Maki il più forte, tra loro due; era Maki quello che aveva avuto il
coraggio di mettere a nudo i propri sentimenti, era Maki che riusciva sempre
a farlo sentire piccolo, indifeso e bisognoso di protezione... Ed era lui
che avrebbe dovuto condurre il gioco, dominarlo, anche umiliarlo... Tutto,
pur di sentirsi suo, completamente ed incondizionatamente suo... Si fermò
di colpo, estraendo il dito dal corpo di Maki e lasciando anche quello di
cui la sua bocca si stava diligentemente prendendo cura; si sollevò,
rimanendo a carponi a fissare il suo compagno, gli occhi lucidi e le labbra
gonfie, i jeans che ormai erano diventati troppo stretti e avevano
cominciato a fargli decisamente male.
Il lamento, quasi un signhiozzo per la verità, di Maki lo sorprese.
"NO!!! Ken... Kenji, ti prego... no, no, no... Non adesso, non..."
Fujima sorrise... Certo doveva essere frustrante per Maki... Ma lui provò
un'incredibile sensazione di trionfo a sentirlo pregare in quel modo. Si
chinò su di lui, sfiorandogli le labbra, mentre un paio di braccia
muscolose gli circondarono le spalle trascinandolo giù, contro un
bellissimo corpo degno di un dio greco...
"Ssssh... Non preoccuparti, non scappo più...", riuscì a
sussurrare Kenji all'orecchio di Maki, anche se le parole erano davvero
difficili da articolare. Gli veniva quasi da piangere...
Sentì una mano afferargli una natica e stringerla fino quasi a fargli male,
il bacino che accoglieva il suo spingersi in alto, facendo in modo che le
loro erezioni si toccassero e un'ondata di piacere lo travolgesse, facendolo
gridare.
In un attimo, si ritrovò sdraiato sulla schiena, schiacciato dal peso di
Maki che aveva bruscamente invertito le loro posizioni e adesso stava
armeggiando per sfilare dall'asola il bottone dei pantaloni che ancora
indossava.
Nella foga di spogliare il suo compagno Maki si rese vagamente conto
che i jeans dei quali si stava occupando non erano chiusi da una lampo, ma
dalla classica fila di bottoni che era così facile... Aprire con uno
strattone, con un tale impeto da sollevare per metà il corpo di Fujima dal
futon.
"Così, si..."mormorò Kenji.
Il capitano del Kainan sgranò un po' gli occhi, stupito.
"Ti voglio così... Ti prego... Puoi farmi quello che vuoi... Ti
desidero troppo... Da sempre... Talmente tanto da avere paura... Ma ti giuro
che non scappo più... "
"Non te lo permetterei..." Ansimò Maki, abbassandogli i jeans
insieme ai boxer, come aveva fatto prima con lui il suo compagno. Non finì
neppure di sfilarglieli, abbandonandoli all'altezza delle ginocchia per
riprendere possesso di quel corpo esile che sembrava attirare il suo come
una calamita.
Gli bloccò i polsi sopra la testa, intrecciò le loro dita e cominciò a
baciare Kenji come se fosse l'unica cosa in grado di mantenerlo in vita. Si
impossessò delle sue labbra quasi con violenza, lo strinse contro di se e
cominciò a spingere i fianchi contro quelli di Fujima, con lo stesso ritmo
nel quale la sua lingua gli stava esplorando la bocca... Sentiva Kenji
mugolare, anche se lo stava praticamente soffocando, sentiva il suo
corpo muoversi sotto di lui... Gli lasciò un attimo le labbra e lo osservò:
in quel momento era la creatura più sensuale e desiderabile del mondo, con
gli occhi semichiusi che lo guardavano al di sotto delle lunghe ciglia
bagnate di lacrime, le labbra gonfie e le mani intrappolate nelle sue...
Gli accostò le labbra all'orecchio.
"Mi fai impazzire", mormoro, prima di cominciare a mordicchiare il
lobo e a stuzzicare con la lingua la sensibilissima cavità. Lo torturò un
po' in quel modo, poi scese a mordicchiare il collo, succhiò nell'incavo
della spalla, mentre Fujima si agitava sempre di più sotto li lui, si
mordeva il labbro per cercare di non esternare troppo rumorosamente il suo
apprezzamento per quello che stava subendo.
Maki intrappolò i polsi sottili di Kenji in una mano sola, mentre con
l'altra cominciò ad accarezzarlo, seguendo il percorso delle sue labbra che
scendevano sempre più in basso, cercando di ripagare il compagno di tutte
le sensazioni che gli aveva regalato poco prima; dopo un po' fu costretto a
lasciargli libere le braccia, per poter scendere a solleticargli entrambi i
capezzoli, uno con la lingua, l'altro con la punta delle dita... Erano
terribilmente invitanti, rossi come due ciliegie e così piccolini.. Sentì
le mani di Fujima tra i capelli, le avvertì muoversi ad accarezzargli la
nuca e le spalle...
"Mmmmh... "
Il suono gutturale uscito dalle labbra di Kenji sembrava più un lamento che
altro... Già, scendendo a giocherellare sul suo petto aveva abbassato anche
il bacino, interrompendo quel contatto, elusivo ma terribilmente piacevole,
tra le loro due erezioni...
Maki sorrise. Forse lui stava soffrendo anche peggio, dato che il
trattamento riservatogli dal suo amico qualche minuto prima l'aveva eccitato
fino a fargli male e non si era ancora liberato... Ma non se la sentiva di
negare ancora a lungo a Kenji quello che lui aveva già sperimentato.
Scese con la mano libera ad accarezzargli le gambe, la parte interna delle
cosce, risalì leggermente con le labbra fino a raggiungere la pelle liscia
delle spalle... lasciò che le dita si appoggiassero leggere sul suo sesso
turgido e gli rubò un gemito più forte degli altri; lo accarezzò per
qualche istante, poi scese nuovamente con la bocca lungo il torace e
l'addome levigato, passò l'ombelico, si avvicinò all'inguine, raggiunse il
suo obiettivo e, dopo solo un lieve tocco delle labbra, lo accolse dentro di
se, inghiottendolo completamente.
Fujima sgranò gli occhi, urlando.
"Maki!!!"
Era stata una sensazione incredibile, fortissima... Cercò di nuovo i
capelli di Maki da accarezzare, da stringere tra le dita, ma si ritrovò le
mani inchiodate al futon.
Emise un gemito a metà tra i l frustrato ed il compiaciuto, sorrise, anche
se Maki non riuscì a vederlo; sentirsi dominato in quel modo gli dava un
piacere indescrivibile. Forse dipendeva dal fatto che nella vita di tutti i
giorni, specialmente in squadra, era sempre lui ad avere in mano le redini
della situazione; fatto stava che anche quando Hanagata l'aveva baciato
contro il muro si era eccitato non poco... Naturalmente questo sarebbe
rimasto un segreto tra lui e Tohru...
Maki cominciò a muovere la bocca su e giù, dolcemente; avvertì i fianchi
di Kenji sollevarsi, quasi timidamente, per seguire i suoi movimenti e gli
lasciò i polsi, puntandogli le mani sul bacino e inchiodandolo a terra.
Aveva capito bene cosa piaceva al suo playmaker...
"Ah... Maki... Maki..."
Sentire invocare il suo nome fu decisamente troppo.
Lo lasciò bruscamente, tappandogli la bocca con un bacio per impedirgli di
protestare; gli avvicinò le labbra all'orecchio.
"Mi hai dato una buona idea con la salsa rosa", sussurro, non
tralasciando di mordicchiargli il lobo subito dopo.
Fujima cercò di abbracciarlo, di trattenerlo contro di se in qualche modo,
ma Maki lo afferrò all' altezza dei gomiti e lo costrinse a voltarsi su un
fianco, sistemandosi dietro di lui; lo liberò dei jeans che ancora gli
imprigionavano le ginocchia, poi gli circondò la vita con le braccia;
cominciò a baciargli la schiena e le spalle, nello stesso modo in cui Kenji
aveva fatto con il suo torace, mordicchiandolo e succhiandolo, riprendendo
allo stesso tempo ad accarezzarlo con una mano; l'altra viaggiò verso la
ciotolina di salsa rosa ormai mezza rovesciata sul vassoio, ma sempre
raggiungibile.
Kenji osservò le dita di Maki che si intingevano nella sostanza color
salmone e deglutì, ricordandosi di come se ne era servito lui poco
prima, ma la mano grande di Maki che si chiudeva intorno alla sua erezione
bastò a distrarlo.
"M.. Maki..."
Sentì la risata del compagno vibrare contro una scapola dove aveva
appoggiate le labbra in quel momento.
"Quando la finirai di chiamarmi Maki? Non credi che potresti usare il
mio nome, mh?"
Fujima aprì la bocca per rispondere, quando due dita ricoperte di salsa
rosa gli si insinuarono tra le labbra.
Lui le accolse, succhiandole avidamente, mordendole leggermente, guardandole
abbandonarlo per andare a rituffarsi nella salsina. Sentì la mano di Maki
aumentare il ritmo e si inarcò contro di lui... Tese un braccio
all'indietro e cercò alla cieca con la mano la virilità del compango,
doveva in qualche modo allentare quella tensione insopportabile che
cominciava a sentire... E voleva ricambiare in qualche modo il suo semi-dio
per tutto quello che gli stava offrendo...
Sentì il gemito di Maki mescolato al suo fiato caldo sfiorargli un
orecchio, quando le sue dita si chiusero intorno a quello che cercavano...
"Chiamami per nome...", ansimò Maki, mordendogli il lobo.
"Shi... Shinichi...", singhiozzò Kenji in preda alla
disperazione. Aveva bisogno di liberarsi, al più presto possibile... Aveva
bisogno di...
"Bravo bambino....", sentì sussurrare all'orecchio; poi, una
sensazione strana lo fece sussultare; le dita di Maki lo stavano
accarezzando dove non si era mai toccato nemmeno lui... Si lasciò sfuggire
un grido, inarcandosi contro il suo compagno.
Maki gli morse una spalla con violenza, vedere Kenji così gli toglieva ogni
autocontrollo; lasciò andare per un attimo quello che stava tenendo in
mano, concentrandosi a stuzzicare la piccola apertura con le dita ricoperte
di salsa. Sentiva che Kenji stava per venire e non voleva che finisse così...
Si liberò anche della sua presa, afferrandogli il polso e allontanandogli
la mano dal suo sesso; lo fece girare verso di se, lasciò che lo
abbracciasse con tutta la forza che aveva, si impadronì delle sue labbra e
lo baciò selvaggiamente, per poi scendere a divoragli il collo e le
spalle...
Lentamente, lo penetrò con un dito e lo sentì aggrapparsi più forte a
lui.
Fujima sospirò, abbandonandosi; era una sensazione strana, forse anche un
po' fastidiosa, però gli sembrò di non aver aspettato altro da due anni a
quella parte... Di sentirsi 'suo'...
"Ti prego...", gli sussurrò sulle labbra, mentre cominciava a
muoversi con lui.
"No... Non ancora...", fu la risposta che ottenne, accorgendosi
che le dita che si muovevano dentro di lui ora erano due e stavano
cominciando a dargli piacere, un piacere mai provato, che nasceva da dentro
ed era diverso da quello provato toccandosi... Dopo qualche secondo tutto
finì, le dita di maki lo abbandonarono e anche i suoi baci bollenti smisero
improvvisamente di torturarlo.
Fujima sentì una mano passargli tra i capelli, accarezzargli una guancia,
allontanarsi da lui; aprì gli occhi e vide Maki intento a raggiungere
un'altra volta quello che rimaneva della salsa rosa rovesciata sul vassoio.
Chiuse di nuovo gli occhi e attese... Era pronto per qualsiasi cosa, ormai
tanto si erano spinti troppo oltre per fermarsi e poi... Desiderava troppo
appartenergli... Completamente.
Ma aveva paura.
Improvvisamente, si sentì insicuro come lo era stato il giorno prima e la
cosa doveva essere chiaramente percepibile, perché le labbra di Maki
scesero sulla sua fronte come per rassicurarlo; lui continuò a non guardare
e a tenere gli occhi chiusi... Finché non sentì una delle sue gambe
sollevarsi sulla spalla di Maki e qualcosa di caldo e pulsante premere
contro di lui.
Fu preso dal panico per un istante, stava quasi per dire a Maki di fermarsi,
ma era troppo tardi...
Maki non avrebbe voluto che fosse così... Non aveva intenzione di fargli
male, non lo avrebe mai voluto, eppure... Sentì il suo grido squarciare
l'aria, lo vide sgranare gli occhi e portarsi una mano alla bocca, mentre
due rivoletti cristallini gli scendevano sulle tempie.
"K... Kenji... io non..."
Un singhiozzo.
"Scusa... Scusa, scusa, scusa...", gli sussurrò all'orecchio,
accarezzandogli le guance, immobilizzandosi per paura di fargli ancora più
male. Aveva cercato di fare piano, di essere il più cauto possibile, ma si
era ritrovato dentro di lui con una sola spinta... Evidentemente Kenji
doveva essere piuttosto rilassato, ma comunque non doveva esser stato per
niente piacevole. E anche per lui era una tortura rimanere fermo, con quei
muscoli che lo stringevano fino quasi a fargli male...
Fujima si era sentito come se la bolla di calore che avvertiva nel basso
ventre fosse esplosa, rompendo qualcosa dentro di lui; il dolore che aveva
provato gli era completamente estraneo, come la sensazione di avere qualcuno
davvero 'dentro' di se, di sentire all'interno del proprio corpo il battito
di un altro cuore... Sentì che Maki stava per ritrarsi e lo abbracciò,
stringendoselo contro. Respirò a fondo, cercando di calmare le sue
pulsazioni; riuscì a scuotere debolmente la testa, per comunicare al
compagno di rimanere fermo dov'era... Non si sarebbe tirato indietro
adesso... Voleva andare fino in fondo ormai.
Maki non gli chiese se fosse sicuro, non l'avrebbe fermato se non fosse
stato così. E poi... Poi non ce la faceva più... In quel momento non
desiderava altro che muoversi dentro di lui, con lui, di sentirlo muovere
sotto di se... Gli scostò le ciocche sudate dalle fronte e vi posò un
altro bacio leggero; si mosse piano, cercando di controllarsi il più
possibile.
Fujima strinse forte gli occhi e si morse il labbro, soffocando un altro
gemito di dolore.
"Kenji..."
"Non preoccuparti... Adesso mi passa..." Non sapeva bene nemmeno
lui da dove venisse quella certezza, forse un po' da qualcosa che aveva
letto, un po' dall' istinto... Un po' dal fatto che, nonostante il
dolore lancinante che aveva provato poco prima, c'era anche una sensazione
stranamente piacevole che si stava facendo strada dentro di lui... I
lenti movimenti di Maki lo stavano piano piano portando a rilassarsi,
sentiva rimontare l'eccitazione che la sofferenza di poco pirma aveva
leggermente ottenebrato... Aprì gli occhi e vide Maki che si muoveva sopra
di lui con un' espressione estatica dipinta sul viso, i capelli tutti
scompigliati che gli ricadevano sugli occhi e le labbra sensuali leggermente
aperte, da cui uscivano, inarticolati, suoni rochi e lievi e il tutto gli
provocò un brivido strano, che veniva da dentro.
Maki avvertì i muscoli di Kenji abbandonare qualsiasi tipo di resistenza e
subito dopo lo sentì gridare di nuovo... Ma in modo diverso, questa volta;
si fermò un istante e poi sorrise, in fondo anche lui non era del tutto
ignorante sull'argomento. Si chinò a baciare le labbra del suo compagno e
cominciò a muoversi con più sicurezza.
Kenji si lasciò scappare un altro piccolo gemito di dolore, gli faceva
ancora un po' male, ma... La sensazione che aveva provato poco prima era
stata... Indescrivibile. Maki sfiorò di nuovo quel punto e lui gridò
ancora, aggrappandosi a lui e piantandogli le unghie sulle scapole.
Maki cominciava a perdere il controllo, quello che era successo fino a quel
momento era stato incredibile ma stava durando troppo... E muoversi dentro a
quel calore intossicante, mentre Kenji aveva cominciato a muoversi con lui
era piacevolmente insopportabile. Infilò una mano tra i loro corpi e afferrò
il sesso di Fujima, accarezzandolo febbrilmente.
"Ah! Maki... Maki..."
Per Fujima era troppo. Circondò agilmente la vita di Maki con le gambe
snelle e si aggrappò a lui disperatamente, tirandolo giù, schiacciandolo
su di se; iniziò a gridare senza vergogna, tutto il piacere che stava
provando rischiava di farlo svenire...
"Kenji... Oh, Kenji..."
Maki si era completamente lasciato andare, vedere il suo Kenji in quelle
condizioni l'aveva fatto sciogliere... Sentì improvvisamente qualcosa di
tiepido e umido tra le dita e, contemporaneamente, i denti di Fujima che gli
affondavano in una spalla per soffocare un grido un po' troppo forte...
Sentì i muscoli intorno a lui contrarsi violentemente e affondò il viso
sul cuscino, premendo la guancia contro quella di Kenji, cercando anche lui
di contenere il suo gemito mentre si liberava nel corpo del compagno.
Per un attimo ci furono solo i brividi, il battito accelerato dei loro cuori
e i respiri affannati; rimasero immobili qualche secondo, sfiniti e
sconvolti per quello che avevano appena fatto.
Maki fu il primo a riprendersi. Si sollevò leggermente su un gomito e
osservò con un pizzico di preoccupazione Kenji. Si era ridestato perché
aveva sentito le braccia del compagno abbandonarlo e cadere pesantemente sul
futon e adesso lui se ne stava lì disteso, con gli occhi chiusi, più
pallido del solito nonostante tutto quello che era sucesso, il petto che si
sollevava solo impercettibilmente al ritmo del respiro...
Si staccò da lui, lasciando il suo corpo; si mise immediatamente a sedere,
sinceramente scosso. Accarezzò tentativamente i capelli castani, passando
una mano sulla fronte madida.
"...Kenji?" Provò a chiamare, senza risultato.
"Kenji? Kenji!!! Non mi spaventare, per favore... Kenji!!!"
Una palpebra tremò, sollevandosi poi quasi impercettibilmente.
"Nh? Maki..."
"Kenji... Dimmi che stai bene..."
Le labbra di Fujima si incurvarono leggermente.
"Mai stato meglio... Devo... Aver perso i sensi"
Maki sospirò, adagiandosi di nuovo accanto a lui sul futon e
prendendolo dolcemente tra le braccia. Gli appoggiò le labbra sui capelli,
prendendo fiato un paio di volte ed esitando un po' prima di sussurrargli:
"Ai shiteru, Kenji..."
Fujima sgranò gli occhi, completamente sveglio.
Nascose il viso sulla spalla del compagno mentre gli occhi gli si riempivano
di lacrime... Maki non era certo il tipo di persona che parlava tanto per
fare... quindi l'affermazione che gli aveva appena sfiorato i capelli in un
sussurro doveva essere assolutamente veritiera.
E adesso...
Come avrebbe mai potuto considerarlo un amico?
Per un attimo sentì di odiarlo...Come poteva tenerlo legato a lui in quel
modo? Perché glielo aveva confessato?
"Perché?" Chiese a voce alta, senza nemmeno accorgersene.
Sentì un bacio posarsi sulla tempia, ma non ebbe risposta.
Maki sapeva che non avrebbe risolto nulla confessandogli di volergli bene.
Se Kenji aveva deciso che sarebbero rimasti amici così sarebbe stato, non
avrebbe cambiato idea, lo conosceva... Ma almeno in questo modo avrebbe
capito che stava facendo sul serio. E sapeva che quella loro prima volta non
sarebbe stata l'ultima... Anche se Kenji non gli avrebbe MAI detto di
amarlo.
Fujima sentì il compagno sciogliersi dall'abbraccio e alzarsi; lo osservò
camminare verso il telefono, senza niente addosso, i suoi muscoli torniti
esaltati dalla luce pallida della luna che filtrava dalla finestra.
"Dove vai?"chiese pigramente, provando una fastidiosa sensazione
di abbandono.
Maki si voltò, guardandolo da sopra una spalla con il suo mezzo sorriso che
aveva il potere, allo stesso tempo, di farlo sciogliere come cioccolata al
sole o irritarlo oltre ogni dire.
"Telefono a tua madre e le dico che avevi mal di testa e ti sei
addormentato... E che non ho cuore di svegliarti, quindi dormirai QUI."
Fujima gli regalò uno dei suoi meravigliosi sorrisi. In effetti, la cosa più
intelligente da fare era godersi quella notte insieme. Al resto, c'era
sempre tempo per pensare l'indomani...
"Non ricordavo che fossi anche il MIO capitano... Da quando mi dai
ordini?"
Il sorriso di Maki si addolcì.
"Dai... Vai a farti una doccia che poi sistemiamo questo disastro prima
che arrivino i miei", rispose, indicando il futon, prima di prendere in
mano la cornetta e comporre il numero di casa Fujima. Si fermò un secondo,
voltandosi di nuovo.
"Senti... Me lo vuoi dire perché non mi chami mai Shinichi?"
"Beh... Lo vuoi proprio sapere?"
"...Se non ti dispiace."
"Trovo che sia un nome idiota!"(2)
Fine parte 3
note:
1) Mi hanno fatto notare che un futon srotolato è antigienico all'ennesima
potenza e un giapponese non lo terrebbe mai in quel modo... Il futon di Maki
non viene usato come letto, è una specie di... Coperta di Linus, più un
ricordo che altro... Un luogo di bivacco, insomma ^_____^ Chi non ha il suo
luogo di bivacco personale?!?!?!?!?
2) Avete notato che non ho mai usato il nome proprio di Maki? Beh, non è
che lo trovi idiota, ma non mi piaceva come suonava... Questo però non
potevo farlo dire a Kenji!!!
***
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original Fictions
|
|