Vampiro

di Lara


Sono qui e ti voglio.
Sognando i tuoi sogni, Le tue emozioni, le percezioni che tu hai. Sognando i tuoi sogni.
Io Sarò i tuoi sogni.
Amato.
Io sono qui per te, E tu non lo sai .
Qui tra il sogno e ciò che è oltre.
Tutum, tutum, tutum, tutum..
Il tuo cuore, piano. Fremente.
Il tuo sangue, caldo. Vivo.
Nella tua mente, nella tua testa , nei tuoi sogni.... Nella tua testa.
Vampiro.
Morto, ma vivo.
Vivo di te e tu sei me. Io te e tu me . Morte e dolore..
Il tuo sangue pieno di vita. Caldo. Fremente.
Nella tua testa, nei tuoi sogni.


Prenderò da te ciò che mi serve, piano , dolcemente, per non disturbarti..
Non sono incubi.. E' la legenda che si fa viva, il vampiro è tornato.
Io te e tu me. Noi una cosa sola. La morte che io sono. tu mi doni la vita e io ti regalo una morte lenta dolce e come nessuno mai tu, tu che ora sarai me, mi donerai vita.
Vita. Morte,
Vita, morte, vita, morte, vita, morte....
Dolce, clemente. Silenziosa e bella come nulla. Non sentirai altro che un dolce soffio.
Ti circondo e tu sei me, ma ancora non lo sai.
Io ti farò mio.. Dolcezza, calore, piccolo cuore fremente e palpitante. La tua morte, la mia vita. La vita di un essere morto, la morte di un essere vivo.
La ruota che riprende a circolare, la luce che ci imprime il suo marchio, il buio che ci accoglie e ammanta.
La più vera ed eterna tra le solitudini.
Il mio amore è morte..... La tua morte. Mio amato, mio piccolo cuore palpitante.
Si, ora tu sarai mio, dentro me il tuo sangue darà vita alle membra morte eppure potenti come le tue membra, vive, non saranno mai.
L'inestinguibile sete, l'interminabile agonia della solitudine.
L'unico amore che avrai mai da me.
La morte, la tua morte.




History:
Il vampiro camminava nella notte perso nella musica del mondo, che sembrava esistere solo per lui in quel momento.
Solo, eternamente alla ricerca di ciò che non potrà mai avere, si avvale della notte come mantello per camminare come un mortale tra i mortali di cui si nutre.
Un unico istante e il suo istinto di predatore torna a galla, quando il collo delicato e candido di una ragazzo passa scoperto troppo vicino per i suoi sensi, Avrebbe potuto essere un attimo, invece.
-Guarda dove vai imbecille!!!- Il tempo di un battito di ciglia per un mortale, una lunga occhiata per un vampiro.
All'apparenza aveva semplicemente urtato, come per distrazione, il giovane uomo. Aveva invece voluto avere tutto il tempo per guardarlo, studiarlo.
-Scusa, ma non guardavo dove andavo. Per chiederti scusa posso offrirti qualcosa da bere?-
IL ragazzo non avrebbe mai capito perché accettò quello che sembrava un banalissimo tentativo d'abbordaggio, ma negli occhi neri come polle d'oscurità brillava una strana luce melanconica, accompagnata da qualcosa d'altro che non avrebbe saputo definire. Quello che per lui era un giovane uomo attraente gli sorrise con denti candidissimi che appena s'intravedevano tra le labbra.
Pallido, alto, dalle movenze stranamente eleganti e feline,  lo inquietava ed attirava al tempo stesso.
Lui si vestiva come i mortali della sua apparente età si vestivano in ogni epoca da lui attraversata,  ma ciò che lui era, un demone della notte che si nutriva del sangue dei mortali, avrebbe sempre trasceso le apparenze, rivelando ad un attento osservatore, anche se umano, incongruità che nessun vestiario avrebbe mai celato.
Le movenze fluide in maniera inquietante, da predatore, lo sguardo antico e a tratti feroce, i denti affilati e candidi.
Nulla poteva celare ciò, anche se lui limitava, come oscurando, queste sue peculiarità.
Lui lo portò in un piccolo locale affollato nella via centrale della città, dove si sedettero ad un piccolo tavolo. Quel giovane uomo mortale lo incuriosiva, la sua mente era a lui chiusa, il passo leggero in un'epoca dove la leggiadria era stata scordata, occhi di un colore rarissimo, del verde dell'erba novella. Lo sguardo indagatore e curioso gli fece capire che il ragazzo intuiva qualcosa di strano in lui, ma in quest'epoca dove non si credeva alla sua esistenza mai avrebbe capito la sua reale natura.

-Che fai per vivere?-
Lui sorrise leggermente. Ironico uso delle parole, anche se involontario.
-Per vivere succhio il sangue degli esseri umani.-
IL ragazzo rise. Credeva fosse una semplice battuta scherzosa, non la realtà.
-Allora sei un vampiro!-
-Si, e ora voglio succhiare il tuo sangue.- Una nuova risata sgorgò limpida dalle labbra del ragazzo. Il demone rimase affascinato come molto raramente gli era accaduto nella sua forse troppo lunga esistenza. Forse non sarebbe stata la sua fonte di vita. Non quella notte almeno.

Lui era bello, gli dava l'impressione di una bestia feroce sopita sotto un caldo sole, ma attenta e vigile, pronta in ogni momento a liberare la sua forza.
I suoi occhi erano talmente neri che non riusciva a distinguere la pupilla dall'iride, polle infernali, sembravano gli occhi di una persona molto più vecchia, profondi. I capelli erano anch'essi scuri, fini, sembravano vetro nero filato.
C'era qualcosa in lui che non riusciva a cogliere, era come se celasse qualche cosa, i suoi movimenti erano come misurati. Gli venne in mente quello che le raccontava sua nonna su demoni all'apparenza umani che si nutrivano di sangue, gli diceva che ne avrebbe sentito l'odore, perché era suo nipote.
Sua nonna le diceva di essere una strega quando lui era piccolo,  e che quando sarebbe morta lui avrebbe ricevuto la sua magia perché era suo erede, figlio di sua figlia.
Ma sua nonna era morta quando lui era ancora piccolo. Gli avevano sempre detto che era una donna anziana un po' pazza, e crescendo aveva capito che quello che gli diceva erano solo favole.


L'alba era sempre più vicina e lui aveva bisogno di una preda, la sete stava diventando incontenibile, doveva andare.
-Si sta facendo tardi. Devo andare, spero ci rivedremo ancora Alessio. -
IL ragazzo sorrise e gli venne in mente che lui non le aveva ancora detto il suo nome. Ma lui era già scomparso, come inghiottito dalla marea di persone che anche a quell'ora tarda affollava le strade del centro.

Aveva bisogno di sangue, prima che il sole potesse far capolino tra gli alti grattacieli doveva essere al sicuro nel suo rifugio. S'incamminò, avvolto come da una strana invisibilità, tra la folla, verso i quartieri della periferia, dove i clandestini costituivano un pasto sicuro in un mondo dove una sparizione faceva molto clamore. Individuò  quasi immediatamente la sua preda, una prostituta malata, anche se lei non lo sapeva ancora.  Le avrebbe risparmiato una lunga agonia. Le si avvicinò e la condusse in un angolo buio di una strada non lontana, li la abbracciò, e un suo bacio le tolse la vita, dolcemente, senza sofferenza. Era come se si fosse addormentata tra le sue braccia.
Gentilmente la adagiò sulla strada sporca e buia, la sua vita era stata il tributo per la sua sopravvivenza.
Il pensiero del demone corse al ragazzo conosciuto. Alessio. Decise che la notte seguente l'avrebbe cercato, ma forse neppure allora sarebbe stato il suo pasto.
S'incamminò velocemente e non visto verso il suo nascondiglio, una casa abbandonata all'estremità opposta della città. Per lui erano pochi minuti di cammino tra tetti e sprazzi di cielo, con le bianche stelle di ghiaccio a fargli compagnia.
Per i mortali era un'ora di viaggio suoi loro mezzi moderni.

Il giorno arrivò e poi passò , come aveva fatto innumerevoli volte nel corso dei secoli.
Lui si accorse che lui, Alessio, era stato il suo primo pensiero.
Decise di rivederlo assolutamente.

Il buio era appena calato sulla città e nel tempo di un solo respiro lui l'aveva già trovato.
Riconosceva il suo odore tra la moltitudine di odori, il suono del suo respiro.
Era nella sua casa, una vecchia costruzione vittoriana in  leggera decadenza, ai margini di un parco pubblico dai secolari alberi, che un tempo apparteneva alla casa.
Quella era una città nuova ed antica, dove moderne tecnologie e liberi pensieri vivevano a stretto contatto con antiche tradizioni e vecchie case piene d'echi del passato.
Quella casa lui se la ricordava.
Tempo addietro, quando ancora la sua parte umana aveva un ruolo preponderante nella sua non vita, li vivevano i discendenti della sua famiglia umana.
Allora queste cose ancora ricoprivano importanza per lui, ora non sapeva neppure se quella discendenza si fosse estinta o ancora esisteva.
I secoli erano passati,  e infinite volte la luna aveva visto la sua caccia dall'alto del cielo.
A volte fredda e distante, a volte rossa come il sangue delle sue prede, altre volte, invece, pareva fargli compagnia; come intuendo la solitudine che aveva nel suo cuore, ma che non poteva comprendere.

Dalle finestre che sprigionavano luce dorata lo vide, chino su dei libri. 
I capelli del colore del rame fuso sfioravano, con dolci e seriche ciocche, il suo collo. Lui era bella come una creatura fiabesca, e la luce preziosa del lampadario traeva riflessi cupi di un rosso sanguigno dai suoi capelli.
Decise di chiamarlo, ma la sua mente gli sfuggiva, era come cercare di afferrare una superficie scivolosa e liscia.
La sua mente non lo catturò, ma lui si voltò lo stesso, e lo vide, ombra tra le ombre, sotto il più maestoso albero secolare del parco.

Lui era li, non sapeva come se ne fosse accorto. Era  stato come quando la sera si riconoscono i passi dei genitori, calmi e rassicuranti, fuori dalla porta della propria stanza.
Era una presenza che lo inquietava, destando in lui strani pensieri, che irradiava la sopita ferocia del felino. Ma nonostante questo lui si sentiva tranquillo, rassicurato. Non si chiese come lui l'avesse trovato, non era importante per lui in quel momento. Uscì dalla casa, e si diresse al grande albero, non lo vedeva più, ma sapeva che lui era li.

Lo trovò, e in silenzio, sorridendogli, gli sfiorò con dolcezza una guancia.
-Alessio..-
Lui rimase impietrito dal semplice gesto umano, dal calore della mano di lui contro la guancia marmorea.
Assaporò quel calore come un assetato che dopo lungo tempo possa abbeverarsi ad una fonte d'acqua fresca e limpida.
Lui comprese, senza parole, capì la natura di colui che gli stava innanzi. 
Capì che non era una creatura umana, capì che ne era innamorato.
Con uno sguardo infinitamente dolce e triste lo guardò negli occhi.
-Non mi hai ancora detto il tuo nome, mio bellissimo demone. -
Il suono della sua voce, così piena di vita entrò in lui in profondità, catturando il suo cuore ancora in parte umano, per il resto dell'eternità.
-Il mio nome dolce Alessio? Il mio nome è morte per coloro che amo. Sai che la mia esistenza si perpetua con la linfa dei mortali, allontanati da me finché puoi, splendida stella, salva la tua anima. -
Lui sorrise, ora sapeva, ora ricordava. Quello che sua nonna gli ripeteva era vero.
-Dimmelo, e la mia anima non correrà mai pericoli con te, mio amato.-
Non era possibile che ora, in questo tempo incredulo e cinico, in quest'epoca cieca vuota, che proprio ora la speranza tornasse ad illuminare il suo sguardo.
-Shaar, semplice parola, il mio nome di quando ancora ne portavo uno. Alessio.-
-Non parlare, non proferire alcun suono dalle tue labbra immortali, il cuore parlerà per te. Baciami, baciami come sai. L'eternità sarà nostra amato, stella e luce della mia eternità.-
Un unico bacio, diverso ma uguale.
Donava anch'esso morte. Ma una morte di diverso tipo, una morte dell'anima. 
Con la leggerezza di una brezza una lacrima di ghiaccio tracciò una lieve scia luminosa e preziosa come diamanti sulla guancia perfetta ed immortale di lui, con una mano ancora calda e pulsante di una vita umana lui la sfiorò , e poi con le labbra ne tolse il ricordo dalla pelle di lui.
Con lo sguardo nero della morte lui lo baciò e lei sentì i passi dell'oscura mietitrice, ma lui con un altro bacio gli diede l'immortalità.
-Ora l'eternità ci aspetta per consacrare il nostro amore, ho rinnegato le mie origini, ho deciso di allearmi con coloro che dovrei bandire da questo mondo. Amato, mia unica luce da questa notte in poi,  per sempre.-
Lui sfiorò la sua pelle ora perfetta e fredda annuendo impercettibilmente.
-Vieni ora mia fiamma, il tempo delle parole è terminato, ora è tempo della notte, che ci avvolga e porti dove potremo assaporare la nostra reciproca unione, dove il tempo non ci sfiorerà neppure. Vieni .-
Ora non più soli avrebbero avuto l'eternità come solo ed indiscusso osservatore della loro tenebrosa unione.
L'alba si avvicinava, e due vampiri, demoni che una volta erano umani, si perdevano nella musica del mondo che pareva suonare solo per loro.

- FINE -





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