Vampire Kiss

parte VI

di Naika

“Un vampiro?” chiese incredulo Kei “Uno di quelli del tempo di Vladimir?”

“Non lo so...” mormorò l’albino scuotendo il capo “Non lo vidi quella notte e dopo non ebbi il tempo di cercarlo perchè dovevo occuparmi di Sergeil...” disse con una scossa di spalle “Un vampiro ‘neonato’ è molto vulnerabile, ha bisogno di essere seguito, istruito... a volte anche rinchiuso..” borbottò.

“Rinchiuso?” domandò Kei con gli occhi spalancati.

Mikael gli porse un sorriso divertito “Niente di drammatico non fraintendere... ma per una persona che ha sempre vissuto di giorno è difficile imparare a cambiare vita, a volte la voglia di uscire diventava così forte in Sergeil che dovevo legarlo al letto per tenerlo buono” ricordò.

“Bhe ma anche se usciva?” chiese il ragazzino un po’ imbronciato.

 

Non gli piaceva l’idea di Mikael che legava Sergeil al suo letto!

 

Il vampiro sospirò “I primi mesi, dopo la trasformazione, il potere non si è ancora stabilizzato e la luce rischia di mandarlo totalmente in tilt..” disse “...hai presente nei film... quando di vede il vampiro ridotto in cenere dai raggi del sole?” chiese.

Kei annuì incredulo e Mikael gli sorrise “Ecco... quella è più o meno la fine che fanno i nostri neonati se escono di giorno..” disse.

“Oh...” mormorò il ragazzo colpito.

“Comunque quel vampiro addocchiò Sergeil..” riprese il suo racconto l’albino “Me lo raccontò una cameriera il giorno seguente...” spiegò “...quell’uomo aveva fatto di tutto per farsi notare e alla fine era riuscito ad appartarsi con lui...” narrò “...li avevano visti uscire insieme e non erano più tornati... supposero che fossero andati a divertirsi da qualche parte e non ci fecero molto caso..” borbottò.

“Quando tornai al mio appartamento, sopra al locale, io invece capii subito che c’era qualcosa che non andava.” mormorò “Avvertivo una strana sensazione, che mi mise all’erta... invece di salire cominciai a perlustrare i dintorni cercando di capire che cos’era quel presentimento...” raccontò “...fu così che, in un vicolo poco lontano dal locale, avvertii l’odore del suo sangue...” disse. “Trovai il suo corpo gettato dietro un cassonetto...”

“Dietro un cassonetto?” chiese Kei perplesso.

“Il bastardo l’aveva quasi prosciugato e poi l’aveva abbandonato lì...” gli spiegò l’uomo passandosi una mano tra i capelli candidi “...non potevo chiamare un’ambulanza per farlo portare all’ospedale...” scosse le spalle “In effetti... non c’era molto che potessi fare... o lo lasciavo morire o lo facevo diventare un vampiro... ne avrei fatto il mio prescelto se ce ne fosse stata la possibilità ma ormai aveva troppo poco sangue in corpo e l’avrei ucciso prima di riuscire a marchiarlo..” borbottò.

“Non capisco...” ammise il ragazzo.

Mikael fece scivolare una mano sul suo collo, sfiorando con la punta delle dita il piccolo marchio rosso, strappandogli un lieve brivido di piacere che fece sorridere maliziosamente il compagno e arrossare d’imbarazzo le sue guance.

“Ci vuole uno scambio di sangue tra il prescelto e il vampiro..” spiegò Mikael, a sommi capi “...e lui non ne aveva a sufficienza in corpo...” disse.

“Non volevo farne un vampiro... ma non volevo nemmeno lasciarlo morire.. avevo visto morire tante persone, molte le avevo uccise io stesso...” scosse le spalle con un sospiro “Però lui... lui era quanto di più vicino ad un amico avessi mai avuto...” mormorò con un indifferenza che il suo sguardo smentiva “...alla fine mi arresi all’evidenza, non volevo che morisse e così lo vampirizai...” terminò.

“Oh!” esclamò Kei con una punta di gioia nella voce che non sfuggì all’altro.

“Che significa ‘oh’?” gli chiese divertito Mikael.

“Niente niente..” disse allegro il ragazzo.

 

Quindi Sergeil non era stato un amante di Mikael!

 

Era solo un amico.

La cosa lo rendeva insanamente felice.

 

Era geloso.

 

Lo poteva ammettere con se stesso ma preferiva non farlo sapere al compagno, aveva già abbastanza potere su di lui.

Quindi... ora Mikael era suo.

 

Soltanto suo.

 

E lui aveva intenzione di ricatalizzare tutta la sua attenzione su di se, strappandolo da quei ricordi che aveva riportato a galla.

Sorrise al compagno, con fare malizioso mentre un’idea si faceva strada nella sua mente “Pensavo ad una cosa...” mormorò sornione.

“Non mi piace il modo in cui lo dici..” notò, sul chi vive, il vampiro.

“Perdi ancora la testa alla vista del sangue?” chiese Kei, ignorando il suo commento, mordicchiandosi le labbra.

Mikael socchiuse gli occhi, attento “In seicento anni ho imparato a controllarmi..” gli disse “...anche se conserva comunque una forte attrattiva... è intrinseco nella mia natura..” spiegò cercando di capire dove voleva andare a parare il compagno.

Kei premette con più forza il labbro inferiore tra i denti facendone scaturire qualche piccola goccia carminio “Quanta attrattiva..?” sussurrò osservando gli occhi scarlatti dell’amante incatenarsi alle sue labbra.

“Stai giocando con il fuoco, lo sai?” sussurrò con voce roca l’uomo, attirandolo bruscamente a se e Kei sorrise, soddisfatto, nel sentirsi ardere da quelle iridi infuocate.

 

Non importava quanti amanti aveva avuto Mikael o quanto avesse amato Vladimir... ora era suo.

 

Bruciami...” sussurrò allungando le labbra verso le sue e il vampiro non se lo fece ripetere, spingendolo con forza contro il sedile, affondando la lingua nella sua bocca, vorace.

Duellarono per diversi minuti, intrecciando braccia e gambe sull’ampio sedile della vettura.

La mano candida del vampiro stava saggiando la pelle dorata del ragazzo, duramente conquistata dopo aver lottato con maglione e camicia quando un discreto colpo di tosse, attraverso l’interfono, li avvertì che erano giunti a destinazione.

Kei, abbracciato al compagno, le braccia strette al suo collo mugolò qualcosa di indistinto quando il vampiro lo staccò delicatamente da se.

“Possiamo benissimo continuare dentro..” gli sussurrò all’orecchio, Mikael, sistemandogli il maglione candido.

Il ragazzo si ricompose mentre l’autista faceva il giro della macchina per aprire loro la portiera.

Uno sguardo veloce all’orologio gli disse che avevano impiegato quasi due ore a raggiungere la loro meta.

Si guardò curiosamente attorno una volta smontato, costatando che si trovavano in pieno centro città e per la precisione davanti all’ingresso del “Night Walker” il più rinomato e costoso locale notturno della zona.

“Vieni?” lo invitò Mikael con un cenno della mano dirigendosi direttamente verso il butta fuori che sorvegliava la lunga fila di persone che attendevano di poter entrare.

Kei scorse con incredulità i ragazzi ordinatamente in attesa.

“Aspe...aspetta Mikael!” sussurrò intimorito.

 

Quel locale era famoso per la sua selettività.

Ci volevano secoli per ottenere un tavolo.

Quante volte lui e gli altri ragazzi della banda si erano fermati, nell’ombra dei vicoli, a sbirciare quell’ingresso sfavillante prendendo in giro le ragazze inguainate in abiti due taglie più piccoli o i ‘bulli’ che tentavano in tutti i modi, anche allungando grossi mazzi di banconote, di entrare.

 

L’enorme guardiano dagli occhiali scuri puntò lo sguardo su di loro facendo sentire Kei piccolo e fragile.

Mikael notò il suo istintivo ritrarsi e gli fece dolcemente scivolare un braccio attorno alla vita, attirandolo a se.

“Buona sera Edward..” mormorò tranquillamente il vampiro mentre l’omone si faceva da parte  per aprire loro la porta con un riverente “Benvenuto signor Lake”

Qualcuno, in fondo alla fila, protestò ma lo sguardo omicida del guardiano lo mise tempestivamente a tacere mentre i due entravano nell’anticamera su cui si affacciava il guardaroba.

“Conosci il butta fuori?”  chiese incredulo Kei, sottovoce, guardandosi attorno.

 

Si sentiva un infiltrato.

Da un momento all’altro attendeva di veder spuntare il proprietario che avrebbe chiesto loro chi erano per poi sbatterli, cordialmente, fuori.

 

Mikael rise sommessamente porgendo il soprabito alla bella ragazza dietro al bancone, salutandola con un cenno del capo che lei ricambiò con un luminoso sorriso e un deferente: “Era da tanto che non veniva a trovarci..”

“Sei un frequentatore.. abituale?!” esclamò Kei senza riuscire a trattenersi.

Il vampiro scosse il capo, divertito dalla sua sorpresa “Ricordi quello che ti dicevo poco fa sulla mia fissazione per i locali notturni?” gli chiese malizioso.

Kei lo guardò senza capire ma non ebbe modo di domandare nulla che, quello che doveva evidentemente essere il responsabile del locale, si fece loro incontro “Mister Lake! Ci onora con questa visita!” disse forbito con un inchino esagerato “Il suo tavolo è sempre pronto!” mormorò ossequiosamente prima di scioccare le dita, per far accorrere una cameriera “Accompagna il proprietario al suo tavolo!” ordinò compito mentre Kei tentava di non far precipitare la mandibola a terra.

 

“Il.. il locale è.. tuo?” ansimò mentre la bella ragazza dalla divisa rosso cupo li accompagnava attraverso la sala.

Riconobbe almeno due divi del cinema e un senatore già seduti sui divanetti, poco lontani dalla pista dove alcuni ragazzi ballavano.

“Con il passare degli anni Sergeil diventa sempre più abile in queste cose..” si giustificò Mikael con una scossa di spalle.

La ragazza li condusse su per le scale, illuminate da sottili neon rossi, in una sala rialzata, una specie di balconata che permetteva a chi vi si accomodava di essere al riparo da sguardi indiscreti ma al contempo di osservare tutta la zona sottostante.

Lasciò loro due listini delle bevande prima di inchinarsi con grazia per poi volatilizzarsi a una velocità incredibile data l’altezza vertiginosa dei tacchi che portava.

Kei si sedette ancora sotto shock.

“Tutto ok?” lo prese bonariamente in giro il vampiro.

“Quasi..” borbottò il ragazzo “Non credevo che avrei mai messo piede in un posto come questo...” mormorò.

L’albino lo attirò a se cingendogli la vita con un braccio “Mi impegnerò per stupirti ancora..” gli sussurrò all’orecchio facendolo rabbrividire.

“Se sono tutte sorprese belle... va bene..” acconsentì il ragazzo appoggiandosi a lui, offrendogli le labbra e il vampiro si chinò su di lui, riprendendo il discorso che avevano interrotto in auto ritrovandosi ben presto sprofondati in un lungo bacio appassionato che venne però bloccato dall’arrivo di un cameriere.

Mikael lanciò un’occhiata irritata al ragazzo che li fissava, con il block notes in mano.

Quello doveva essere nuovo, riflettè tra se ricordandosi di segnalarlo al responsabile, era risaputo che dovevano essere i clienti a chiamare i camerieri, usando l’apposito tasto, nascosto sotto l’elegante tavolino d’ebano nero, in modo che nessuno li disturbasse se volevano un po’ di intimità.

Stava per dire al ragazzo di andarsene quando si accorse che Kei, al suo fianco, era pallido come un cencio e fissava il moretto con occhi enormi.

 

“Robert..” ansimò con un filo di voce.

 

Mikael fece scorrere lo sguardo tra i due, socchiudendo gli occhi nel posarli sul cameriere.

Non gli piaceva affatto il modo in cui guardava il suo compagno.

Strinse il braccio attorno alla vita di Kei, dolcemente “Hey...” lo chiamò piano “Kei... va tutto bene..?”

Il ragazzo si volse verso di lui ritrovando un po’ di colore.

“Ah..sì.. scusa..” mormorò con voce lievemente incerta.

Mikael lo scrutò con attenzione per assicurarsi che fosse vero poi si voltò verso il moretto che li osservava con uno sguardo tra il compiaciuto e il malvagio.

“Ordineremo  più tardi...” lo liquidò gelidamente, una luce pericolosa negli occhi carminio.

Robert cercò di sfidare il suo sguardo ma dovette mordersi le labbra e trattenere un brivido, affrettandosi ad abbassare gli occhi prima di ritirarsi velocemente.

Kei emise un lieve sospiro quando lo vide sparire, appoggiandosi allo schienale imbottito del divanetto, accoccolandosi contro il compagno in una ricerca quasi inconsapevole di sicurezza e Mikael gli passò una mano tra i capelli scuri, dolcemente.

“Lui chi è?” chiese dopo un momento di silenzio soffuso, cullato dalla musica che scivolava languida nel locale, tra i tavoli.

“Un amico di mio fratello..” mormorò Kei, piano “...non... noi non andiamo molto d’accordo..” sussurrò.

Il vampiro lo fissò per un momento, in silenzio.

Più che ‘non andare d’accordo’ gli era sembrato che l’altro fosse spaventato.

 

Che quel tizio lo avesse maltrattato?

 

La sola idea gli faceva ardere il sangue nelle vene.

“Lo farò licenziare..” decise tranquillamente.

Kei sollevò il capo dalla sua spalla “Lo faresti licenziare solo per me?” chiese stupito.

Mikael annuì “Questo è il mio locale... e ci vengo spesso.. non voglio che tu ti senta a disagio..” spiegò.

Kei arrossì, felice “Allora ci tieni a me?” mormorò fissandolo con attenzione.

Il vampiro sollevò un sopracciglio sorpreso “Avevi dei dubbi?” chiese e, con sua sorpresa, il ragazzo annuì.

Aveva ragione Sergeil.. pensò tra se e se l’albino.. avrebbe dovuto imparare a mostrare di più i suoi sentimenti.

“Cioè non fraintendermi..” lo riportò al presente, Kei “...non è che io pensi che tu mi tieni solo per.. mangiare.. cioè all’inizio lo pensavo.. però ora.. sì avevo capito che..” il ragazzo si morse le labbra a disagio.

 

Stava facendo una gran confusione!!

 

“Kei..” lo interruppe il vampiro, intenerito dall’agitazione che si era impadronita del suo giovane compagno, posandogli l’indice sulle labbra per bloccare quel fiume di parole.

“Sì.. sì?” balbettò l’altro, ritrovandosi ad affondare in quegli occhi rossi, così vicini.

“Ti amo..” gli soffiò Mikael, sulle labbra.

E Kei rimase paralizzato, incredulo, mentre la sua mente elaborava lentamente quelle parole.

 

Mikael aveva detto...

Mikael...

 

Lo amava.

 

Rimase immobile.

Gelato.

Solo per pochi secondi.

 

Poi sul suo viso si aprì un sorriso luminoso e il ragazzo gli gettò le braccia al collo con un’esclamazione di gioia, nascondendo il viso contro la sua spalla per non lasciargli scorgere una traditrice lacrima di gioia che gli era scivolata lungo la guancia.

“Anch’io ti amo!” sussurrò contro il suo collo prima di sollevare il viso e chiudere le labbra del vampiro con le sue, ormai completamente dimentico del brutto incontro.

 

 

“Buon giorno!”

Kei mugolò qualcosa in risposta, portando la tazza di caffè alle labbra mentre Giulia si sedeva accanto a lui, al tavolo della colazione.

Lui e il vampiro, erano tornati a casa poche ore prima dell’alba.

Ore che avevano passato a fare l’amore con una passione nuova, intensa, magnifica.

 

Mikael lo amava.

 

Ripeteva nella sua mente quel loro dialogo migliaia di volte, da quella mattina.

Era caduto in un sonno esausto quando l’amante lo aveva lasciato per tornare alla cappella ma si era svegliato qualche ora dopo, la mente troppo piena di esaltazione e felicità perchè riuscisse ad addormentarsi nuovamente.

Ciò non toglieva che il suo corpo fosse stanco, però.

 

Mikael faceva presto a recuperare le energie... le rubava a lui!!

 

Giulia ridacchiò attirando la sua attenzione su di lei.

“Che cosa c’è?” mormorò il ragazzo fissandola perplesso.

“Oh niente niente..” disse con l’aria di chi, invece, ha capito molte cose.

Kei la fissò perplesso e stava per insistere quando Eric entrò nella cucina facendo scivolare lo sguardo su di loro prima di fermarlo su di lui.

“Che avete combinato stanotte?” domandò tranquillamente “Mikael ha tentato di strangolarti?” disse con quel suo modo diretto e quasi scientifico di esporre le cose.

Kei lo fissò senza capire ed Eric sbuffò, un lieve sorriso divertito ad incurvagli le labbra sottili, prima di allungarsi a prendere una padella lasciata ad asciugare, sul lavabo, porgendogliela in modo che vi si specchiasse.

Kei si osservò sussultando.

 

Quel bastardo di un vampiro!  ringhiò tra se, sentendosi venir meno: tutto il suo collo era ricoperto di segni rossi... ma non erano certo lividi!!

 

Eric ripose lo specchio improvvisato sedendosi a tavola, con loro “Dovresti portare qualcosa che ti copra il collo..” continuò il ragazzo tranquillamente “Loro hanno una vera passione per quella zona del corpo..” disse alludendo ai due vampiri “Non che noi ci facciamo più di tanto caso comunque...” aggiunse.

Kei aprì bocca alla disperata ricerca di qualcosa da dire, sperando al contempo di calmare il bollore che sentiva scottargli le guance, quando si accorse di un piccolo particolare.

 

Eric indossava un maglione a collo alto.

Si voltò verso Giulia scoprendo un vivace fulard annodato alla sua gola.

 

Sorrise sornione, improvvisamente più rilassato “Mi farò spiegare i trucchi da voi..” insinuò, soddisfatto nel vedere le guance della ragazza imporporarsi e lo sguardo dell’algido prescelto scivolare con troppa attenzione sulle foglioline di the che fluttuavano nella sua tazza.

“Non sei più dell’idea di fuggire allora..” mormorò, dopo un po’, l’inglese.

Kei scosse il capo con un lieve sorriso sulle labbra “No, non fuggirò..” mormorò.

Giulia balzò in piedi con un gridolino felice correndo ad abbracciarlo “Allora benvenuto nella famiglia!” disse scoccandogli un bacio sulla guancia.

Kei arrossì fino alle orecchi, incredulo.

 

Famiglia.

 

Non riusciva davvero ad immaginarsi come membro di una... famiglia.

Eppure... Mikael lo amava.

Sergeil lo aveva accettato senza problemi.

E ora Giulia gli aveva dato un benvenuto ufficiale.

 

Poteva davvero considerarsi in... famiglia?

Aveva davvero trovato un posto dove sentirsi al sicuro?

 

Cercò lo sguardo glaciale dell’altro prescelto, incerto.

Questi tuttavia ripose per un momento la sua freddezza per regalargli un piccolo, dolce, sorriso “Fai ufficialmente parte del gruppo desso..” mormorò.

E Kei dovette abbassare in fretta il viso per non far scorgere loro la luce che bagnava i suoi occhi.

 

Famiglia.

 

Ripetè mentalmente quella parola nuova.

Aveva un sapore dolce, avvolgente e caldo.

 

Una famiglia e una casa.

 

Doveva assolutamente smettere di pensarci o sarebbe scoppiato in lacrime come un bambino!

Giulia lo tolse prontamente d’impaccio cominciando a parlare senza posa, elencandogli tutte le loro abitudini e le cose che doveva sapere sulla casa.

Era ancora a metà di una frase quando un suono cantilenante la interruppe.

“Il campanello?” intuì Kei.

Giulia annuì con il capo, corrugando però la fronte.

“Strano..” mormorò Eric posando immediatamente la sua tazza per alzarsi “Non viene mai nessuno qui se non è stato invitato...” sussurrò guardingo.

Tuttavia, uno di quei servitori che Kei doveva ancora riuscire a vedere, doveva aver fatto accomodare l’ospite nell’ingresso, perchè Eric non aveva neppure finito di parlare che una voce giunse loro dalla sala: “Allora dov’è la puttanella?!”

 

Kei sbiancò balzando in piedi mentre Giulia lo guardava perplessa.

Eric invece socchiuse gli occhi pericolosamente avviandosi a grandi passi verso l’atrio.

“Voi di grazia chi sareste?!” lo sentirono chiedere con il suo tono più freddo, fronteggiando lo sconosciuto chi si guardava attorno con aria furente.

Giulia aveva seguito il compagno e Kei, lentamente, dietro di lei, si era affacciato al salone.

 

Lui sapeva chi era.

Anche se sperava disperatamente che fosse solo un incubo.

 

“Mark..” sussurrò pallido, i suoi ultimi dubbi distrutti insieme alle sue speranze nel riconoscere l’alta figura del fratello.

 

“Chi cazzo sei tu?!” ringhiò Mark alla volta di Eric prima di sentire il suo nome, pronunciato dalla persona che era andato a cercare.

“Allora Robert aveva ragione..” insinuò piantando gli occhi scuri, malevoli, sul volto cinereo di Kei “...stai facendo la puttana...” lo schernì con un sorriso maligno “E io che credevo non ti piacessero le nostre attenzioni..” insinuò “...e invece appena ne hai trovato uno ricco gli concesso il tuo bel culetto, eh... fratellino?!”

Giulia sussultò facendo passare lo sguardo tra i due, in fretta, nello sentire lo sconosciuto pronunciare quell’ultima parola.

Eric invece non si fece distrarre, sbarrando la strada al moro che già si dirigeva verso di loro.

“Togliti dai piedi!” gli ringhiò contro Mark ma l’inglese non si mosse di un centimetro lo sguardo glaciale puntato su di lui.

“Sono sotto la mia protezione!” gli ringhiò contro, deciso a non permettergli di avvicinarsi ai due ragazzi più giovani.

Non avrebbe permesso a nessuno di toccare Giulia e avrebbe protetto anche Kei.

“Oh davvero..?” mugolò dolcemente il ragazzo di strada prima di infilare velocemente la mano in tasca.

 

Giulia sapeva che Eric si allenava spesso con Sergeil nelle arti marziali.

Era forte e agile.

In uno scontro a mani nude non avrebbe avuto niente di cui preoccuparsi.

 

In uno scontro a mani nude....

 

 

 

Lo sparò echeggiò secco nella casa silenziosa.

 

 

 

Eric sbarrò gli occhi osservando, quasi con meraviglia, il sangue che gli colava dal petto.

Giulia gridò precipitandosi al suo fianco mentre Kei impietrito, osservava la scena.

 

Da quando suo fratello aveva una pistola?

Da quando sparava alla gente senza farsi il minimo scrupolo?

 

“Adesso..” ringhiò Mark puntando l’arma su Giulia che, singhiozzando, tentava di tamponare la ferita del moro steso a terra, ansimante “Se non vuoi che apra un buco in testa alla tua amichetta vieni con me..” disse a Kei, facendogli cenno di avvicinarsi.

 

Come un automa il ragazzo si mosse verso di lui, raggiungendolo.

Non appena fu a portata di mano Mark lo afferrò brutalmente per un braccio trascinandoselo dietro, gettandolo in macchina prima di estrarre dalla tasca posteriore dei jeans un paio di manette e incatenarlo alla portiera dell’auto.

Senza una parola, senza una spiegazione, il moro fece il giro della vettura, salì a sua volta e partì a razzo, facendo schizzare la ghiaia bianca, ovunque.

Immobile, di fianco a lui, Kei chiuse gli occhi mentre la villa scompariva dalla sua vista e, nella sua mente, quella parola andava in pezzi.

Quella parola che aveva appena assaggiato....

 

...Famiglia.

 

Continua....


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