Vampire Kiss

parte V

di Naika

Kei scoprì che annessa alla villa c’era un grande garage dove riposavano diverse autovetture.

Un uomo dall’aria vagamente spettrale condusse fuori dalla rimessa una lunga limousine nera e il vampiro gli fece segno di accomodarsi.

“Mikael..” chiese il ragazzo, dopo qualche minuto di silenzio che aveva passato ad osservare la sagoma della villa allontanarsi da dietro il finestrino oscurato “...ti posso fare delle domande..?” chiese titubante.

“Dimmi..” mormorò il vampiro, con fare accondiscendente.

“Ecco.. non so da dove cominciare..” mormorò il ragazzo “...come.. sì insomma.. come sei diventato un vampiro?” chiese.

Mikael sospiro piano, passandosi una mano tra i capelli candidi.

Temeva che la curiosità di Kei l’avrebbe presto spinto su quella questione.

Vladimir...” mormorò soltanto.

 

Un nome che per lui significava un’infinità di cose.

 

“E’ stato davvero lui?” chiese il ragazzo, stupito.

L’altro annuì, decidendo di cominciare dall’inizio.

Dubitava comunque che il suo ribelle amante si sarebbe accontentato di qualche risposta evasiva.

“Io nacqui verso la fine del quindicesimo secolo..” cominciò a raccontare facendo sussultare il ragazzo.

“Vuol.. vuol dire.. circa... “ ansimò piano.

“Circa seicento anni fa... sì..” annuì il vampiro prima di riprendere il suo racconto “Nacqui in anni oscuri, intrisi di sospetto e guerre...” mormorò “...così.” specificò tirando una ciocca candida davanti agli occhi rossi, come se la stesse studiando.

“Mia madre mi tenne chiuso in cantina per i primi dieci anni della mia vita...” sussurrò “..temeva che se qualcuno mi avesse visto sarei stato lapidato o bruciato vivo... e in effetti non aveva tutti i torti... alla gente dell’epoca apparivo come un mostro..” mormorò blandamente, come se quelle parole non racchiudessero il dolore di anni di silenzio e prigionia.

Kei allungò una mano intrecciando le proprie dita con quelle candide del compagno e questi gli porse un lieve sorriso.

“Mi teneva segregato per proteggermi, scendendo per portarmi da mangiare o per giocare, la notte, quando nessuno sospettava che lei sgattaiolasse via per venire da me..” riprese “..in effetti da quando ho memoria io ho sempre vissuto di notte anche prima di diventare un vampiro...” constatò quasi tra se e se.

“E tuo padre?” chiese Kei, domandandosi silenziosamente come il compagno aveva potuto sopravvivere tanti anni rinchiuso in quella maniera, senza impazzire.

Probabilmente solo le cure e l’affetto della madre lo avevano protetto da quel destino.

Mikael scosse le spalle con indifferenza “Era un epoca di guerre, ne passavano molti di soldati per il villaggio e alcuni non erano gentili con le donne, soprattutto con quelle belle...” disse.

“Capisco..” borbottò Kei senza che l’altro dovesse aggiungere nulla, sentendosi improvvisamente molto più legato al compagno ora che sapeva che avevano qualcosa in comune.

Anche lui era cresciuto senza una figura paterna al fianco.

“Tutto andò bene finchè in uno dei tanti, piccoli, scontri qualcuno appiccò il fuoco al nostro villaggio...” riprese a narrare “...mia madre era stata uccisa nel tentativo di arrivare a me...” sussurrò “..trovai il suo cadavere a pochi passi dalla mia botola quando il fuoco consumò il legno permettendomi di uscire dalla cantina prima di morirvi asfissiato..” raccontò sfuggendo lo sguardo del compagno per lasciarlo scorrere lontano, oltre il finestrino.

“Uscii in strada stranito, spaventato... senza sapere che fare..” disse, stringendo inconsciamente la mano del ragazzo accanto a se “..avevo tentato di svegliare mia madre con il solo risultato di coprirmi di sangue... volevo solo cercare aiuto per lei ma quando mi videro le persone scapparono, gridando..” scosse il capo piano, allontanando i ricordi “..a posteriori credo di non poter dar loro torto.. non credo avessero mai visto un albino, per di più ero ricoperto di sangue dalla testa ai piedi e uscivo da una casa in fiamme...” mormorò con una risata sommessa, senza calore, “...dovevo sembrare davvero un demone che sbucava dagli inferi...” sussurrò “Comunque le grida delle donne attirarono gli uomini che si armarono di asce e forconi per farmi a pezzi..”

 

Kei si morse le labbra nervosamente.

Non si aspettava una storia del genere.

Innocentemente aveva pensato che Mikael avesse volontariamente scelto di diventare un vampiro, magari in età adulta, per qualche strano motivo e invece...

 

Cominciava a pentirsi di aver voluto sapere. C’era una ferita antica, ma ancora sanguinante, nelle sue parole.

 

“Fuggii..” riprese l’altro ignorando i pensieri del compagno “...fuggii scegliendo le strade a caso finchè raggiunsi le mura di un castello. Entrai di corsa, braccato dal popolo impazzito.” mormorò “Ero ferito, stanco, prossimo al collasso...” rammentò “..non ero abituato a correre, la cantina misurava solo pochi metri...” disse facendo rabbrividire Kei interiormente “..credevo di essere spacciato quando mi accorsi che non c’era più nessuno dietro a me...” sussurrò ricordando la sorpresa di allora.

“In che senso?” chiese il ragazzo, stralunato.

“Erano tutti, fermi, gelati, a qualche metro dall’ingresso del castello...” gli spiegò il vampiro “...mia madre non mi aveva mai raccontato le voci che circolavano sul Conte e io mi ero infilato in casa sua senza nemmeno accorgermene...” spiegò “...loro invece sapevano ed erano troppo spaventati per proseguire. Mi gridavano insulti e maledizioni ma non osavano varcare i confini delle terre di Vladimir.” ricordò “Qualcuno dei più audaci raccolse dei sassi e cominciò a tirarmeli... fuggii di nuovo.. fuori dalla portata dei loro proiettili e della loro vista, prima di accasciarmi a terra e perdere i sensi.”

Il vampiro fece una pausa, quasi la stanchezza di allora fosse tornata a prenderlo ed egli avesse bisogno di riprendere fiato, per qualche minuto “Credevo che sarei morto..” disse dopo un po’ “...e invece mi svegliai il giorno seguente in una stanza sconosciuta, nudo, in un letto enorme...”

“Questa scena mi ricorda qualcosa..” cercò di scherzare Kei.

Il vampiro gli sorrise dolcemente prima di riprendere il suo racconto “Una cameriera mi disse, poi, che mi aveva trovato il Conte, probabilmente attratto dall’odore del sangue e, inspiegabilmente, qualcosa in me, lo aveva spinto a raccogliermi e portarmi a castello.” scosse le spalle con indifferenza “Probabilmente proprio quel mio aspetto da demone che aveva spaventato gli altri aveva affascinato lui..” disse “..comunque io non lo vidi se non diversi giorni più tardi. A castello mi trovavo bene. Mi nutrivano e la mia stanza era più grande e spaziosa della cantina. Non ne uscii mai finchè vissi a casa sua. Non avevo nessuna voglia di vedere il mondo al di fuori, l’assaggio mi era bastato..” disse con cupa ironia “..Vladimir venne da me una notte, scivolando nella mia camera come un’ombra. Mi squadrò dalla testa ai piedi, sorpreso dallo trovarmi sveglio, in piena notte, e mi chiese chi ero...” Mikael sorrise al ricordo “Mi fece una strana impressione... aveva uno sguardo incandescente ma il resto di lui era freddo, distaccato, alla soglia dell’insensibilità totale. Glaciale e misterioso. Mi affascinò e la sensazione dovette risultare reciproca perchè sentenziò che potevo restare finchè volevo, prima di lasciarmi nuovamente solo...” ricordò “Tornò la sera successiva, mi chiese come mai ero sveglio, di notte, e dormivo di giorno, glielo spiegai... riflettè un po’ sulla cosa e mi lasciò di nuovo...” disse rammentando lo sconcerto di allora per le brusche comparse e le altrettante veloci scomparse del vampiro. “Cominciò così a svilupparsi una specie di routine tra noi... arrivava a metà nottata, parlavamo e poi se ne andava...”

“Non ti morse?” chiese Kei curioso.

“No... non credo gli sarebbe nemmeno mai passato per la testa se non fosse accaduto quell’incidente..” disse cupo.

“Quale incidente?” volle sapere, impaziente, il ragazzo.

L’albino gli sorrise dolcemente “Dammi tempo.. ci arriverò..” promise prima di riprendere da dove aveva interrotto “Passammo quasi due anni così...” mormorò “...i nostri incontri notturni proseguivano, prolungandosi, da pochi minuti divennero ore e poi notti intere. Si assentava solo quando doveva andare a caccia.” spiegò “All’inizio parlavamo di me, poi ci spostammo su argomenti generali e infine cominciò a parlarmi di lui... fu come rompere un argine... teneva dentro di se una quantità immane di sentimenti, emozioni e ricordi, che non aveva mai avuto la possibilità o la volontà di raccontare a qualcuno, finendo per impazzire sotto il loro peso...” sospirò sommessamente “Vlad era un uomo complesso, tormentato, geniale fino a rasentare la follia...” disse con una punta di ammirazione ma anche di compianto nella voce profonda “Aveva un disperato, assoluto, bisogno di una valvola di sfogo, di qualcuno con cui condividere i suoi sogni e i suoi incubi...”

“Tu...?” chiese sommessamente il ragazzo.

Mikael annuì “Eravamo simili, vivevamo di notte rifuggendo il giorno, eravamo stati scacciati, additati come mostri, perseguitati, portavamo il peso di condanne che ci avevano spinto a rinchiuderci, volontariamente, io in quella stanza, lui nel suo castello, eravamo entrambi inumani, io perchè non avevo mai vissuto davvero, lui perchè aveva vissuto troppo.” sospirò “Divenni la sua liberazione e il suo rifugio... ”

“Ma lui come era diventato un vampiro?” chiese Kei perplesso.

Mikael scosse le spalle “Non lo so... la follia lo divorava e io ero troppo giovane per capire molte delle cose che mi raccontava... spesso cominciava a parlare di alcuni argomenti e poi saltava completamente ad un altro discorso, senza nessun apparente filo logico...” mormorò “Però... ecco all’epoca un esercito straniero minacciava le nostre terre.. nessuno riusciva a fermarlo... una volta mi accennò ad un patto... fatto con il male per sconfiggere il male.” Si passò una mano tra i capelli bianchi “Mi disse che lo chiamavano l’Impalatore e lo additavano come mostro anche se lui li aveva salvati tutti...” mormorò. “Quella parte dei suoi discorsi era sempre molto confusa... troppo dolorosa per lui... alla fine credo che fosse proprio l’incomprensione degli altri che lo torturava più di ogni altra cosa al mondo.” disse piano, tristemente, “Vladimir... sembrava vedere un mondo che per gli altri era invisibile...” mormorò “Non era malvagio ma aveva una sua linea di pensiero ferrea, fino a risultare assurdamente crudele...” ricordò “...comunque andò tutto bene tra noi, per qualche anno, mi ero affezionato a lui, riuscivo a comprenderlo meglio di quanto si comprendesse forse lui stesso, sapevo che domande porgli e quando, sapevo quando stare in silenzio ed ascoltare e quando invece aveva voglia che fossi io a raccontargli qualcosa...”  disse “In quel suo modo piuttosto singolare lui mi amava e io non chiedevo altro... andava tutto bene..” ripetè, quasi a se stesso.

“E poi successe quell’incidente di cui mi parlavi prima?” lo incitò Kei vedendolo restio a proseguire.

Il vampiro annuì “Una cosa così stupida..” sbottò “Lui era particolarmente allegro e io stavo facendo il buffone...” ammise contrariato “Avevo dodici anni e mi sentivo, dopo tanto buio e tante paure, finalmente al sicuro. Ero amato, avevo il mio nido in cui starmene tranquillo, qualcuno che mi nutriva e Vladimir con cui parlare...” mormorò “Andava tutto bene..” sussurrò con un tono strano, incrinato, “Poi, mentre gli stavo raccontando del volo di un uccello che avevo visto, fuori dalla finestra, quel giorno che mi ero svegliato prima del tramonto, mi infervorai troppo nell’imitazione e caddi dal letto come uno stupido..” borbottò aggrottandosi “...lui ridacchiò, aiutandomi ad alzarmi ma si immobilizzò quando si accorse che cadendo mi ero tagliato il labbro...”

“Sanguinavi..” intuì, gelando, Kei.

Il vampiro annuì “Sì... e lui non riusciva a staccare gli occhi dalla mia bocca...” ricordò con un brivido “...successe tutto molto velocemente. Un secondo prima era l’uomo che conoscevo un secondo dopo..” Mikael scosse il capo, stancamente.

“Ti morse?” intuì Kei

“Non si limitò a quello...” sussurrò il vampiro, così piano che Kei dovette avvicinarglisi un po’, per sentire.

“Il sangue gli accendeva i sensi...” mormorò Mikael, sommessamente “...perse completamente la ragione... mi gettò sul letto e mi violentò...”

Kei sussultò sbarrando gli occhi, voltandosi a fissarlo incredulo, un ansimo bloccato in gola.

Mikael scosse le spalle “Non era in se...” lo giustificò debolmente “..mi lasciò all’alba che ero ridotto ad un mero guscio vuoto... le mie sicurezze, le mie piccole, così gelosamente protette, gioie... infrante.” mormorò “Mi aveva tradito... e lo aveva fatto nel peggiore dei modi...” ricordò  “Piansi e vomitai... Mi salì la febbre... mi aveva quasi prosciugato e la violenza aveva spezzato ciò che restava di me...” raccontò “...gli albini non hanno una costituzione forte... quando tornò da me la notte successiva, in lacrime, distrutto per quello che aveva fatto... mi trovò morente...”  concluse con un sospiro stanco.

“E’ allora che..?” chiese Kei con un filo di voce.

Mikael annuì “Fece convocare tutti i medici della regione ma il verdetto era sempre uguale.. non c’era niente da fare...” scosse il capo piano. “Vladimir impazzì. Li uccise tutti... uno dopo l’altro... di fronte a me...” mormorò senza riuscire a trattenere un brivido a quel ricordo “...e poi senza sapere nemmeno lui se avrebbe funzionato si tagliò un polso e mi fece bere il suo sangue.” ricordò.

“Fu forse la sua più maledetta e geniale intuizione...” disse con ironia “E così il suo più grande desiderio si realizzò... diventai davvero come lui,  un vampiro.”

Kei rimase immobile, osservando il profilo del compagno, perso nella contemplazione di un paesaggio che probabilmente non vedeva.

“Lo odiavo...” sussurrò quasi tra se “...lui lo sapeva...” mormorò “...e ne soffriva moltissimo...” ricordò piano.

“Lo vidi piangere, sai?” disse quasi distrattamente “Nei film non si vede mai il terribile conte Dracula piangere...” constatò piano, perso nel labirinto dei suoi pensieri “Nonostante tutto io... io non riuscii a rifiutarlo..” mormorò “Avevo bisogno di lui.” disse sommessamente, quasi si stesse giustificando ai suoi occhi, “Vladimir andava a caccia anche per me. Beveva il doppio del sangue e poi veniva nella mia stanza e si tagliava un polso.” ricordò “All’inizio volevo scacciarlo ma l’odore del sangue mi faceva perdere la ragione. Finivo immancabilmente per attaccarmi a lui, accecato dalla fame.” mormorò “E altrettanto immancabilmente, come un rituale, finivo per concedergli il mio corpo, drogato dal suo sapore.” sussurrò “Le prime volte fu...” scosse il capo con un tremito, senza riuscire a trovare parole adatte, “Ma con il passare degli anni... finii per capirlo...” sussurrò  “...compresi che cosa voleva dire aver ‘fame’ e perdere la testa alla vista del sangue. Ogni volta che mi nutriva sentivo il corpo bollire. Avevo un disperato bisogno di lui così come lui aveva un disperato bisogno di me...” mormorò “Alla fine divenni il suo amante e al contempo una specie di figlio per lui.” raccontò “Fu una notte di quelle, mentre giacevo nel mio letto, esausto, mentre lui era intento a dipingere, che mi raccontò il suo piano..” disse e Kei strinse la mascella trattenendo a stento un’esclamazione di rabbia.

 

Il bambino del quadro....

 

Quell’angelo violato che ritrovava la sua innocenza  dietro la protezione di quelle tende candide, tirare a proteggerlo dal mondo intero... era... Mikael.

 

“Era da un po’ che aveva l’aria pensierosa e lo sguardo lucente..” continuò il vampiro, ignaro della scoperta del suo compagno “Mi disse: “Creerò un nuovo mondo!”...” raccontò, il tono di voce nuovamente normale, ora che la parte più dolorosa del suo passato era stata affrontata e superata “Aveva scoperto che poteva creare altri esseri come lui e aveva deciso che avrebbe dato vita ad una società di vampiri, un vero e proprio regno di cui lui sarebbe stato il sovrano.” spiegò “Cominciò a far nascere altri vampiri, facendo però ben attenzione a concedere loro solo poche gocce del suo sangue..” mormorò.

Kei sollevò un sopracciglio, sorpreso “Perchè?” chiese perplesso.

Mikael sorrise “Perchè con il suo sangue trasmetteva anche i suoi poteri...” mormorò “Lo scoprì troppo tardi con me, mi aveva nutrito per anni, ormai c’era poco che potesse fare per togliermeli...” disse “Ma con gli altri fu più attento... era folle ma non stupido...”  mormorò.

“Era?” chiese Kei colpito dal verbo al passato, anche se aveva cominciato ad intuire che il Conte non era più in vita.

Il suo legame con Mikael era troppo stretto, troppo profondo, nessuno avrebbe potuto separarli, se non la morte stessa.

“Vladimir...” sussurrò il vampiro “...morì...” disse a fatica, quasi ancora gli costasse ammettere la sua scomparsa “...ucciso da uno dei vampiri che egli stesso aveva creato..” spiegò  “Un essere subdolo e ambizioso che lo ingannò facendosi confidare dove riposava di giorno mandando poi degli uomini ad ucciderlo... nel sonno..” ringhiò sommessamente.

Kei sussultò ricordando quello che era accaduto quel mattino “E’ per questo che Sergeil era così arrabbiato e tu hai reagito in quella maniera, stamani?” sussurrò.

Mikael annuì “Di giorno siamo deboli e se trascinati alla luce del sole... diventiamo mortali...” gli rivelò e Kei si rese conto della fiducia che, con quelle parole, Mikael gli dimostrava.

 

Stava mettendo la sua vita nelle sue mani.

 

Quel pensiero tolse il pesante fardello che il racconto del compagno aveva posto sul suo cuore.

Mikael aveva amato Vladimir.

 

Ma era passato molto tempo e ora... ora aveva scelto lui... per ricominciare.

 

“Io dormivo profondamente quel giorno...” riprese l’uomo dopo qualche momento di silenzio “...eppure... lo sentii morire... eravamo ormai così parte uno dell’altro...” disse sommessamente “Vomitai per giorni, mi ammalai per la mancanza di sangue... gli altri vampiri non si preoccuparono di me... ero solo il ragazzino di Vladimir e lui si era ben guardato dal confidare loro di avermi trasmesso tutti i suoi poteri.” scosse le spalle con indifferenza “Quanto a loro... avevano cominciato una specie di guerra intestina... tutti tradivano tutti... il vampiro che aveva fatto uccidere Vladimir fu a suo volta tradito e assassinato...” narrò senza nascondere una nota di soddisfazione “...combattevano tra loro, litigandosi i suoi possedimenti e la sua autorità... li lasciai fare...” mormorò “...soppressi il dolore e appena ebbi recuperato le forze necessarie per viaggiare me ne andai.” raccontò “Vladimir mi aveva narrato di un nascondiglio nella depandance, dove teneva dell’oro.. lo trovai e ne presi abbastanza per sopravvivere per qualche mese...” disse “...poi concentrai il potere... come avevo visto fare a lui e.. crebbi...”

“In che senso?” chiese perplesso Kei.

Il vampiro gli sorrise “La crescita di un vampiro si arresta al momento della sua vampirizzazione, per tanto io avrei dovuto mantenere l’aspetto di un dodicenne per tutta la vita...” spiegò “...tuttavia tale era il suo potere in me che riuscii a mutare il mio aspetto, prendendo le sembianze che vedi ora..” gli disse.

“Oh..” mormorò Kei “..bhe meno male.. credo che non riuscirei a sentirmi a mio agio con un dodicenne!!” borbottò.

Il vampiro rise sommessamente accarezzandogli la mano, ancora allacciata con la sua.

“Poi che successe?” volle sapere, curioso il ragazzo.

Mikael corrugò la fronte come se cercasse di ricordare “Vagai...” disse con una scossa di spalle.

“Senza una meta precisa... non aveva molto importanza per me... arrivai in Europa.. mi fermai per un po’ a Parigi poi presi un traghetto per l’Inghilterra” raccontò “Dovetti imparare a cacciare e a non dare nell’occhio nonostante il mio aspetto vistoso...” spiegò “Con il denaro di Vladimir comprai una locanda, nei pressi di Londra, e assunsi dei dipendenti che non facessero domande....” disse “Fui abbastanza fortunato da riuscire a cavarmela abbastanza bene e con il tempo affinai l’arte di morire..” disse con un sorriso.

“Come?” chiese Kei incredulo.

Il vampiro gli porse uno sguardo sornione “Mettevo da parte una somma tale da permettermi di ricominciare in un’altro luogo e poi inscenavo la mia morte.. sarebbe parso strano che io vivessi troppo a lungo, tra l’altro mantenendo sempre lo stesso aspetto..” gli fece notare.

“Non potevi invecchiare e poi ringiovanire?” chiese perplesso.

Mikael storse il naso “E’ faticoso..” borbottò pigramente “Era più semplice dire che partivo per un viaggio e poi fingere di essere caduto in mare o scomparire in una falsa imboscata...” mormorò.

“Con il passare dei secoli è diventato sempre più difficile...” disse con tono gioviale, da conversazione “Un tempo fingere di essere semplicemente ‘scomparso’ era facile...” borbottò “Adesso con la globalizzazione tutti sanno tutto di tutti.. non c’è più un angolo di pianeta inesplorato.. e non posso sempre finire nel triangolo delle bermuda ho già inscenato la mia morte lì almeno tre volte..” disse corrucciato.

 “I problemi di un vampiro moderno..” mormorò con un sospiro lievemente teatrale mentre il compagno lo fissava con gli occhi fuori dalle orbite.

“Che c’è?” ebbe anche il coraggio di chiedergli Mikael.

“Ni...niente..” balbettò Kei, non voleva nemmeno provare a spiegarglielo.

“Bhe ho risposto a tutte le tue domande?” gli chiese allora il vampiro “Siamo quasi arrivati..” aggiunse addocchiando le luci della città, fuori dal finestrino scuro.

“Quasi..” mormorò Kei “In tutto questo quando compare Sergeil?” chiese sperando vivamente che anche l’altro vampiro non fosse stato un amante di Mikael.

“Ah giusto.. Sergeil..” mormorò il compagno mentre le labbra gli si tendevano in un sorriso divertito “Lo incontrai in Virginia, un secolo fa, cercavo personale per il mio nuovo pub e lui era un immigrato in cerca di fortuna...”

“Un pub?” chiese perplesso Kei.

Il vampiro scosse le spalle “I locali notturni sono delle attività perfette per un vampiro, nessuno si stupisce se vivi di notte anzichè di giorno... ho cominciato con le locande, poi sono passato ai bar e infine ai pub... ti stupiresti nel sapere quanti ne ho aperti..” mormorò.

“Non credo che qualcosa potrebbe ancora stupirmi..” borbottò il ragazzo facendolo sorridere.

“Comunque lo assunsi all’inizio solo come sguattero...” disse “... ma era un ragazzo intelligente molto portato per gli affari e la gestione del denaro... si autopromosse agli acquisti del materiale, poi alla selezione del personale fin a divenire il gestore del locale in pochi anni...” spiegò ricordando lo sconcerto di allora per l’intraprendenza dell’allora ventenne amico “Riuscì a far moltiplicare il mio denaro come non era mai successo.. a dir la verità non mi ero mai preoccupato di arricchirmi.. mi bastava ricavare la somma necessaria per ricominciare da qualche altra parte... invece Sergeil aveva il pallino per gli affari e fece diventare il locale un posto molto famoso.” raccontò.

“Inoltre mi gironzolava sempre intorno, seppi che aveva addirittura fatto una scommessa con il personale sul fatto che sarebbe riuscito a farmi sciogliere un po’...” ricordò “Era vitale, socievole, e tremendamente curioso...” disse con un sorriso.

“Non accettava un ‘no’ come risposta. Mi trascinava, letteralmente, fuori dai miei appartamenti, sopra il locale, con la scusa di farmi vedere questa o quella modifica che intendeva apportare, insisteva perchè seguissi l’andamento del pub, perchè supervisionassi il personale che assumeva, gli avevo affidato tutto senza farmi troppi problemi ma lui non intendeva lasciarmi nella mia prudente solitudine.” mormorò “Divenne un amico... non avevo mai avuto un amico nel senso stretto del termine.. certo non gli avevo detto di essere un vampiro... ne dove andavo quando sparivo per cacciare... ma per molte altre cose mi obbligò ad aprirmi con lui...” borbottò.

“Gli parlasti di Vladimir?” chiese Kei piano, ricordando che i due prescelti gli avevano detto di aver sentito qualcosa sul Conte, da Sergeil.

“No...” mormorò Mikael “Gli dissi soltanto che avevo avuto un amante e che era morto...” spiegò “...lo feci più che altro perchè smettesse di provarci...” ridacchiò.

“EHH?” ansimò Kei voltandosi di scatto verso di lui.

“Era un gioco...” liquidò la cosa il vampiro sventolando una mano “...si divertiva a mettermi in imbarazzo..” ricordò, ripensando ai giorni in cui Sergeil faceva di tutto per provocarlo.

“Il locale nel frattempo proseguiva a gonfie vele. Ci venivano persone da ogni parte dello stato...” mormorò con una punta d’orgoglio.

“La sfortuna forse fu proprio quella...” disse tra se e se.

“La sfortuna?” lo incitò il ragazzo.

Mikael si volse a fissarlo con un lieve sorriso “Già..” mormorò.

“Perchè una sera nel nostro bel locale... entrò un vampiro...

 

Continua....


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