Vampire
Kiss
parte IV
di
Naika
...poi Kei afferrò il cancello richiudendolo, infilò le mani nelle tasche dei
pantaloni e con la stessa calma con cui era arrivato fin lì tornò verso la
villa.
Tornava da lui.
Mikael non riusciva a crederci.
Il ragazzo rientrò accorgendosi solo nel lanciare un ultimo sguardo al giardino
che il sole era già tramontato.
Non se n’era andato.
Aveva guardato la strada davanti a sé e il primo pensiero era stato: “Sono
Libero!”
Già, ma... libero di fare cosa?
Di tornare in una casa che odiava?
Ad una vita senza calore, senza speranza?
Rabbrividì al pensiero dell’apatia, dei giorni vuoti e grigi del suo passato.
Non voleva ritornare in quell’incubo sbiadito.
Non era vita quella!
E poi c'era Mikael.
Certo il vampiro gli faceva paura e provava dolore quando veniva morso ma la
notte precedente, per la prima volta in tutta la sua vita, si era sentito vivo.
Vivo e voluto.
Mikael lo desiderava.
Ma non solo... c’era stato affetto.. dolcezza... in quegli occhi rossi.
Dei sentimenti così nuovi... così belli...
E lui?
Lui cosa provava nei confronti del suo carceriere?
Non ne aveva idea ma aveva deciso che sarebbe rimasto per scoprirlo.
Il salone era vuoto quando Kei vi entrò guardandosi intorno.
Si chiuse la porta alle spalle, interessato a soddisfare le più prosaiche
necessità del suo corpo prima di porre altre domande al suo animo.
Aveva fame.
“Chissà dov’è la cucina...” si chiese, indeciso sul come muoversi.
Gironzolò un po’ per le stanze della villa passando attraverso un’ampia sala da
pranzo e una sala da biliardo.
La villa era molto più grande di quel poco che si vedeva dall’esterno e Kei finì
presto per perdersi tra i dedali di corridoi e le infinite porte che su di essi
si aprivano.
Scostò l’ennesimo uscio, ormai rassegnato a vagare in eterno, ritrovandosi in un
ampio salotto riscaldato da un grande caminetto in cui bruciavano grossi ciocchi
di legno.
Vi si avvicinò notando che, stranamente, la legna non produceva fumo.
“Sono fasulli, miracoli dell'elettronica..” mormorò una voce sconosciuta,
facendolo sussultare.
Non si era accorto dell’uomo biondo, seduto su un’ampia poltrona di velluto blu.
Era vestito con un elegante completo grigio e teneva nella mano un libro
rilegato.
Il suo sorriso cordiale e la sua aria innocua non ingannarono però il ragazzo.
Quello era un vampiro!
Fece un passo indietro spaventato, indeciso sul come comportarsi.
“Tu devi essere Kei, giusto?” gli chiese lo sconosciuto, amabilmente scrutandolo
con attenzione “Ti sei perso?” domandò con gentilezza, alzandosi e depositando
il libro su un tavolino accanto alla poltrona.
Kei continuava a non rispondere, indietreggiando e il vampiro se ne accorse.
“Sta tranquillo non mordo...” lo rassicurò, divertito “O meglio... non mordo te,
Mikael non la prenderebbe bene..” mormorò.
E Kei si sentì leggermente rassicurato.
Dalla voce del vampiro era traspirato un profondo rispetto quando aveva nominato
Mikael.
“Io sono Sergeil...” gli si presentò il biondo tendendogli la mano sottile e
dopo un attimo di esitazione il ragazzo la strinse nella sua.
Quello era dunque il figlio di sangue di Mikael.
Non si assomigliavano affatto.
Certo non erano realmente parenti...
Si chiese che cosa avesse spinto Mikael a fare dell’altro un vampiro.
Che l’avesse amato?
Quel pensiero gli causò una violenta fitta di gelosia che s’impose di ignorare.
“Stai cercando mio padre?” gli chiese Sergeil riscuotendolo dalle sue domande
silenziose e Kei annuì.
“Io… credo di essermi perso” dovette ammettere, arrossendo per l'imbarazzo.
Il vampiro gli sorrise comprensivo facendogli strada verso la porta “Anche
Giulia si perdeva in continuazione all’inizio e poi dovevo cercarla per tutta la
casa..” gli raccontò.
“Padrone!” cinguettò una voce conosciuta, proprio in quel momento, quasi il
semplice nominarla l’avesse fatta comparire dal nulla.
Giulia andò loro incontro raggiante, aveva occhi solo per Sergeil, notò Kei
soltanto perché era al suo fianco.
“Hai già conosciuto Giulia immagino...” gli chiese il vampiro indicandogli la
ragazza che sorrise “Sì ci conosciamo.” Disse allegra prima di aggrapparsi alla
giacca dell’uomo come un koala si sarebbe attaccato ad un albero.
Sergeil le sorrise dolcemente accarezzandole una guancia prima di riportare la
sua attenzione sull’altro prescelto.
“Troverai Mikael in biblioteca” lo informò, indicandogli un corridoio che si
apriva sulla loro destra “L’ultima porta a sinistra” disse prima di allontanarsi
con Giulia che gli trotterellava adorante, al fianco.
Kei raggiunse la porta indicatogli ma si arrestò, davanti all’uscio chiuso,
incerto sul da farsi.
E se Mikael non avesse avuto nessuna intenzione di vederlo?
Doveva aspettare che fosse lui a cercarlo?
Un moto d’orgoglio gli fece stringere la mascella.
Col cavolo!
Se aveva voglia di andare a trovarlo, lo andava a trovare!
Che il vampiro volesse o meno!
Prese un respiro e bussò.
Sentì la voce profonda del compagno invitare ad entrare e aprì la porta, deciso.
All’inizio non lo scorse.
Mikael sedeva nell’alcova della grande finestra, il corpo appoggiato al vetro
trasparente, rilassato, gli occhi rossi fissi sul cielo scuro, il viso pallido
offerto alla carezza della sera, sul volto un’espressione lontana, antica e
nostalgica.
Splendido e irraggiungibile quanto, se non più, degli astri notturni che
riverbavano la loro luce su di lui.
Kei rimase incantato ad osservare la figura regale, quella potenza pericolosa
momentaneamente sopita e gli occhi scarlatti si puntarono su di lui, qualche
momento più tardi, sorpresi dallo prolungarsi del silenzio.
“Perché?” chiese il ragazzo prima di rendersi conto di aver parlato.
“Perché cosa?” mormorò il vampiro alzandosi e andando verso di lui.
Perché una creatura magnifica come te ha scelto un essere insignificante come
me.
Nel momento stesso in cui era entrato nella biblioteca la domanda si era formata
nel suo cervello.
Quando l’aveva visto così... venerato dalle ombre, baciato dalla luce argentea
della luna.
Nei film spesso ritraevano i vampiri come creature demoniache.
Dei mostri.
Ma in quel momento...
Mikael era quanto più simile ad un angelo lui avesse mai visto in vita sua.
L’uomo gli fece cenno di avvicinarsi, sfiorandogli poi il volto con una mano
quando il ragazzo gli si accostò, obbediente.
“Kei che cosa c'è?” gli chiese dolcemente obbligandolo a guardarlo negli occhi.
“Perché io?” ripetè allora, con un filo di voce, incerto.
Mikael gli sorrise, allungando il viso per sfiorargli le labbra con le sue. “Non
lo so” ammise con semplicità passandogli una mano tra i capelli scuri,
intrecciandone le ciocche tra le dita “Ma ho saputo che dovevi essere tu nello
stesso momento in cui ti ho visto...” mormorò prima di chinare di nuovo il capo
su di lui e questa volta Kei gli cinse il collo con le braccia desideroso di
approfondire il contatto tra loro.
Fu un bacio lungo che lo lasciò senza fiato, con le guance arrossate e gli occhi
lucenti.
Mikael sorrise quando vide il suo volto imporporarsi.
Era come un libro aperto, sul suo viso poteva leggere tutto quello che gli
passava dentro, era così affascinante osservare ogni suo piccolo cambiamento di
espressione.
Un rumore sordo distrasse la sua attenzione facendo arrossire ancora di più Kei.
Il suo stomaco brontolava.
“Non hai ancora mangiato?” gli chiese Mikael e Kei fece segno di no, con la
testa.
“Vieni ti mostro dov’è la cucina...” gli disse prendendolo per mano, facendogli
strada.
Lo accompagnò per le sale finché entrarono in un’ampia, modernissima, cucina che
non avrebbe avuto nulla da invidiare a quella di un ristorante.
Kei trovò il tavolo apparecchiato, pronto, le vivande calde già servite.
Si domandò chi avesse provveduto e come faceva a sapere l’esatto momento in cui
lui sarebbe arrivato lì ma il brontolio del suo stomaco lo spinse a rimandare
quelle questioni.
Mikael rimase in silenzio appoggiato alla credenza ad osservare il ragazzo
mangiare, divertito dal suo appetito, ma Kei si accorse di quello sguardo
carminio, fisso su di sé, solo quando ormai era sazio.
Arrossì pulendosi le labbra con il tovagliolo, rendendosi conto che non era
educato abbuffarsi da solo.
“Tu non mangi?” gli chiese per rompere il silenzio che era calato tra loro,
dicendo la prima cosa che gli era passata per la testa.
Se ne pentì non appena vide il sorriso malizioso che arcuò le labbra dell’altro.
“E' un invito?” gli chiese suadente, avvicinandoglisi con quelle movenze
da predatore che avevano la capacità di irretirlo azzerando la sua salivazione e
ogni sua velleità alla fuga.
Si trovò, dunque, imprigionato contro la parete, gli occhi rossi di Mikael fissi
nei suoi, scintillanti di desiderio.
Deglutì a vuoto, perdendosi nelle sfaccettature di quelle iridi incredibili.
“Q…qui?” balbettò sentendosi improvvisamente smarrito.
Mikael gli sorrise ancora più apertamente “Sarebbe interessante....” mormorò ad
un soffio dal suo viso, facendolo rabbrividire.
Poi inaspettatamente lo prese per mano.
“Vieni..” gli disse trascinandolo fuori dalla cucina.
Kei lo seguì docilmente attraverso la casa e su per le scale, fino agli
appartamenti padronali.
Il vampiro lo fece entrare in un appartamento molto più grande e lussuoso del
suo, conducendolo ad un’enorme camera nuziale in cui faceva bella mostra di sé
un gigantesco letto a baldacchino.
Il ragazzo trattenne il fiato sentendosi improvvisamente come una di quelle
verginelle del seicento la prima notte di nozze.
Era terrorizzato.
La porta si chiuse alle spalle di Mikael con un tonfo che fece sussultare il
ragazzo.
“Rilassati..” gli sussurrò l’uomo accarezzandogli la schiena.
Kei allungò il viso verso il suo, le labbra socchiuse in una muta richiesta che
il vampiro non attardò a soddisfare.
E ben presto Kei si ritrovò stretto all’altro mentre la sua lingua lo esplorava,
famelica.
Gemette quando avvertì quelle mani sottili scivolargli sotto il maglione.
Mikael lo spinse contro il letto facendolo adagiare sulle lenzuola scure. Gli
sfilò il maglione prima di tornare a baciarlo mentre Kei gli stringeva le
braccia attorno al corpo, desideroso di accentuare il contatto tra loro. Il
vampiro spinse un ginocchio tra le gambe del ragazzo facendolo gemere di
piacere. Con timidezza Kei abbassò le mani infilandole sotto il pullover del
compagno per accarezzarne la pelle pallida, sorprendendosi quando sentì il
vampiro tendersi e gemere sommessamente. Gli accarezzò il petto sfregandogli con
le mani i capezzoli, sollevandogli la maglia per meglio potersi muovere e il
vampiro l’aiutò a farsela togliere per poi cominciare a tracciare una lunga scia
di baci sul suo volto, sul collo, sul petto e sempre più in basso. Kei cominciò
a tremare quando Mikael gli slacciò i pantaloni facendoglieli scivolare lungo le
gambe, insieme ai boxer, quel poco che bastava da lasciare libero gioco alla sua
bocca.
Gridò inarcandosi sotto di lui, affondando le unghie nelle sue spalle, quando
l’altro lo stuzzicò con la lingua.
“Asp..aspetta..” supplicò, piantandogli entrambe le mani sulle spalle pallido.
Il vampiro si scostò permettendogli di liberarsi del tutto degli indumenti,
lasciando che il ragazzo gli slacciasse a sua volta i pantaloni per poi farli
finire in una massa informe sul tappeto.
Lo spinse allora al centro del letto, accarezzandogli le gambe con le mani prima
di abbassare nuovamente il volto e riprendere la sua lenta tortura.
“Mika… Mikael basta!” gemette Kei respirando affannosamente ma il vampiro finse
di non aver sentito facendo scivolare la lingua lungo tutto il suo sesso,
salendo fino alla sommità, stringendola delicatamente tra le labbra, e Kei
emise un lungo, inarticolato, lamento, tendendosi.
L’uomo allora si sollevò andando ad accarezzargli il volto con le labbra,
passandogli con dolcezza una mano sul viso arrossato.
Kei cercò le sue labbra e si strinse più forte a lui facendo aderire il proprio
corpo a quello del vampiro mentre questi cominciava a muoversi contro di lui,
lentamente, accarezzandogli i fianchi con i propri.
Mikael lo sentì gemere di piacere e approfittò che il ragazzo aveva inarcato la
schiena per fargli scivolare una mano lungo la spina dorsale fino ai glutei e
poi, delicatamente, tra essi. Kei s’immobilizzò, sbarrando gli occhi, quando
avvertì la mano dell’amante sfiorargli la piccola apertura tra le cosce e alzò
uno sguardo spaurito sul vampiro che lo stava fissando attentamente.
“Vuoi che smetta?” gli chiese questi, con voce resa roca dalla passione.
Kei si morse le labbra, per un lungo momento, dolorosamente in silenzio.
“No..” sussurrò poi, in un sospiro appena accennato “.. ma.. fa piano...” lo
pregò.
Mikael lo rassicurò con un bacio gentile riprendendo ad accarezzarlo con
cautela, con dolcezza, studiando ogni sua espressione.
Non voleva fargli più male del necessario e men che meno spaventarlo.
Lo baciò a lungo rassicurandolo mentre le sue mani gli strappavano gemiti di
piacere.
Gli allargò le gambe solo quando fu sicuro che Kei era pronto, affondando
delicatamente un dito dentro di lui.
Il ragazzo gemette tendendosi verso di lui e, con dolcezza, Mikael insinuò un
altro dito, violando quell’apertura stretta e calda, sentendolo irrigidirsi.
“Rilassati...” gli mormorò sulle labbra, muovendosi piano, dentro di lui.
Kei gemette, inarcandosi quando, al lieve dolore, si aggiunse un nuovo,
inaspettato, piacere.
“Mikael...” sussurrò sorpreso, affondando nello sguardo sanguigno del vampiro.
L’amante gli baciò scherzosamente la punta del naso “Lasciati andare..” gli
sussurrò sulla pelle arrossata prima di spingere le dita a fondo, dentro di lui,
facendolo gridare.
Kei si aggrappò disperatamente a lui, incredulo.
Il piacere gli aveva squassato il corpo come una scarica elettrica.
“A..ancora..” pregò e l’uomo lo accontentò cominciando ad approfondire quella
carezza intima, allargandolo, sollecitato dagli ansimi e dai gemiti
incontrollati del compagno.
Quando lo sentì ormai al limite, lo liberò strappandogli un imprecazione
colorita nei suoi confronti.
Il vampiro sorrise nell’incontrare il suo sguardo fiammeggiante e contrariato,
eppure così liquido che temeva di finire con lo scioglierci dentro.
Gli fece scivolare entrambe le mani sui glutei, abbassando il volto per tirargli
piano il lobo di un orecchio “Non mettere il broncio..” lo schernì dolcemente
“...adesso ti darò di più..” gli soffiò prima di allungare la lingua per
affondarla nel suo orecchio nel momento stesso in cui, delicatamente, cominciava
a farsi strada dentro di lui.
Kei gemette aggrappandosi con forza alle sue spalle, lasciandogli lunghi solchi
rossi sulla pelle pallida mentre si mordeva le labbra, cercando disperatamente
di non urlare. Mikael si arrestò dentro di lui spostando il viso per fissare gli
occhi rossi sul viso ansimante e contorto del compagno.
“Rilassati..” lo pregò dolcemente prima di cominciare a muoversi, dapprima
lentamente, poi sempre più in fretta quando i gemiti di dolore di Kei si
trasformarono in grida di piacere.
Il ragazzo quasi non si accorse che Mikael gli aveva piantato i denti nel collo,
le mani che lo accarezzavano mentre succhiava con lo stesso ritmo con cui
affondava sempre di più, dentro di lui.
Onde violente di calore gli spezzavano il corpo facendolo ansimare, cominciò a
spingere i fianchi verso Micheal incapace di aspettare ancora, inseguendo quel
piacere che lo stravolgeva senza tuttavia concederglisi totalmente.
Il vampiro spinse con più forza avvertendo la sua urgenza, staccando le labbra
dal suo collo, per inarcare tutto il corpo in un ultimo, possente affondo, le
mani serrate sui suoi fianchi, quelle di Kei, piantate nelle spalle.
Il ragazzo raggiunse l’orgasmo tendendosi contro di lui, offrendoglisi
totalmente, e Mikael venne dentro di lui con un ultimo, lungo, ansimo.
Il vampiro accarezzò il volto del ragazzo con un velo di preoccupazione negli
occhi, Kei sembrava totalmente esausto.
Scostò una ciocca bagnata dal volto del giovane, con tenerezza, prendendo le
lenzuola, scivolate di lato, per coprire i loro corpi allacciati e Kei emise un
gemito, socchiudendo le palpebre, accovacciandosi contro di lui. Il vampiro gli
accarezzò il capo con dolcezza finché il ragazzo non aprì gli occhi “Tutto
bene?” gli chiese piano.
Kei gli sorrise debolmente “Mai stato meglio...” mormorò appoggiando il capo
contro la sua spalla.
E Mikael lo strinse a sé rimboccandogli le coperte, vegliando su di lui per il
resto della notte, osservando il suo sonno tranquillo, godendosi la vicinanza
del suo corpo caldo contro il proprio.
Il suono di un cinguettio fuori dalla finestra fece emergere Kei dal suo riposo.
Era nella stanza di Mikael.
Arrossì nel rammentare il loro amplesso mentre strofinava con un mugolio
soddisfatto la guancia contro il cuscino del vampiro.
L’uomo non c’era ma doveva essere quasi mezzo giorno, era logico che se ne fosse
andato.
Chissà dove passava il giorno.
Provò ad immaginarlo addormentato in una bara nera, come si vedeva nei film, ma
l’idea gli risultò insostenibile.
Non voleva immaginare Mikael dentro una bara!
La sua mente gli ricordò che, tecnicamente, un vampiro era comunque una specie
di morto ma lui l’ignorò stizzosamente.
Sbadigliò, stiracchiandosi, prima di cominciare a guardarsi attorno, curioso.
Come l’appartamento degli ospiti, la stanza di Mikael era arredata in stile
antico.
Un grande armadio di ciliegio occupava tutta la parete sinistra, mentre la
destra era dominata da un’ampia finestra che dava sul parco, sul retro della
villa.
Qualche quadro che raffigurava paesaggi di una terra a lui sconosciuta, di un
tempo lontano.
Un castello dall’aria spettrale arroccato su una collina scoscesa, la sagoma
lontana di un uomo a cavallo tra le nebbie evanescenti, una camera molto simile
a quella, con un enorme letto a baldacchino, le leggere tende candide, tirate, a
celare l’identità ma non la sagoma nivea, nuda, tra le lenzuola arruffate, di
quello che aveva l’aria di essere poco più di un bambino.
Inconsciamente attratto dal contrasto tra l’angelica innocenza di quel sonno
esausto e l’evidente motivo della sua scomposta stanchezza, allungò una mano per
sfiorare la tela, arrestandola di scatto, a pochi centimetri dal quadro quando
scorse la firma nervosa, appuntita, del suo autore, in un angolo.
Vladimir.
Quel dipinto era stato fatto dal Conte in persona.
Gli occhi si posarono nuovamente sulla creatura protetta dalle tende immacolate,
teneramente tirate dall’autore a proteggere una visione che apparteneva a lui
soltanto.
Quell’immagine trasudava uno strano... complesso... contorto... e al contempo
così assolutamente... puro... amore...
Che il bambino addormentato fosse...
Kei si mordicchiò le labbra nervosamente.
Non aveva senso torturarsi.
Probabilmente non lo avrebbe saputo mai.
Si guardò nuovamente attorno sfiorando con lo sguardo un ampio comò con specchio
e alcune sedie simili a quelle che aveva trovato nella stanza degli ospiti.
Mikael aveva raccolto i suoi vestiti e li aveva appoggiati su una di esse,
ordinatamente.
Li raccolse tra le braccia e si diresse verso la porta di quello che doveva
essere il bagno.
Lasciò che l’acqua calda gli scivolasse addosso per un po’ e poi si lavò con
cura, avvolgendosi infine in un asciugamano per poi vestirsi e decidersi a
scendere.
Mancava ancora molto al tramonto, si sarebbe dato all’esplorazione della casa,
decise.
Trovò la cucina al secondo tentativo scoprendo ancora una volta la tavola
perfettamente apparecchiata.
“Ma come fanno?” si domandò perplesso guardandosi attorno.
Sul grande mobile di legno scuro spiccava una teiera fumante eppure in giro non
c’era nessuno.
“Oh, buon giorno!” lo salutò allegra Giulia entrando in cucina.
Senza sapere bene perchè il ragazzo arrossì borbottando un “buon giorno..”
imbarazzato.
La ragazzina ridacchiò sedendosi a tavola prendendo una fetta di pane,
imburrandola e Kei riprese a sorseggiare il suo the prima di decidersi a
voltarsi verso di lei.
“Senti... ti posso chiedere una cosa?” domandò.
“Ma certo!!” disse lei felice.
“Dove vanno di giorno?” mormorò curioso.
Lei gli sorrise “Vuoi vederlo?” chiese con occhi lucenti.
Kei annuì e finito velocemente di fare colazione, anche se era ormai ora di
pranzo, si apprestò a seguirla.
La ragazza lo condusse attraverso il giardino fino ad un piccolo edificio
rotondeggiante e l’altro prescelto boccheggiò nel capire di che cosa si
trattava.
“Una chiesa??” domandò incredulo.
“E’ una cappella sconsacrata...” lo corresse la ragazza bionda spingendo l’uscio
di legno scuro, intaccato dalle intemperie.
Kei la seguì scuotendo il capo.
L’ultimo posto dove avrebbe cercato un vampiro era in chiesa!!
“Non fare rumore..” lo ammonì Giulia “..non sono totalmente addormentati,
possono svegliarsi per qualche istante e se poi si ricordano che siamo stati qui
ci prenderemo una bella lavata di capo!”
Kei annuì sempre più confuso, seguendo la ragazza tra le sedie di legno fin
dietro l’altare di marmo bianco.
La ragazza premette il palmo della mano su un mattone uguale a tutti gli altri e
poco dopo, con un lieve suono di pietra smossa poco più avanti, sul pavimento,
si aprì una stretta botola.
“Vieni..” sussurrò lei inoltrandosi per la scalinata di pietra che sprofondava
nelle tenebre.
Un po’ intimorito Kei si affrettò ad andarle dietro, attento a non scivolare.
Scesero per diversi minuti, al buio, seguendo con le mani il muro ruvido, fino
ad arrivare ad un altro uscio di pietra.
Ancora una volta Giulia premette il palmo della mano su una pietra uguale a
tutte le altre ottenendo di aprire un piccolo spiraglio nella parete.
Kei lasciò andare il fiato che aveva trattenuto, in un sussulto sorpreso.
Doveva ammettere di essersi aspettato la tipica scena da film.
Due bare, un sacco di candele accese.. cose di quel genere insomma...
Invece la stanza era illuminata dalla tenue di una lampada azzurra che spargeva
una luce discreta nella grande stanza di pietra chiara.
Ai due capi opposti della camera, due grandi letti.
Kei riconobbe immediatamente, in quello più lontano, l’amante addormentato.
Scivolò silenziosamente fino a lui, osservandolo incantato.
Sembrava improvvisamente più giovane e fragile lì, incosciente, tra le lenzuola
chiare.
Istintivamente allungò una mano per sfiorargli il viso pallido in una leggera
carezza.
“No!”
Il sussurro allarmato di Giulia giunse troppo tardi.
La mano del ragazzo aveva già sfiorato il volto del vampiro.
Gli occhi di Mikael si spalancarono di colpo e Kei si ritrovò immobilizzato, la
mano che aveva sfiorato la sua pelle fredda, serrata nella presa dolorosa del
compagno che lo fissava con sguardo omicida, gli occhi rossi, incandescenti,
luminosi come quelli di un gatto, nella tenebra soffusa della stanza.
Il vampiro sibilò ferocemente le labbra tese a scoprire le zanne aguzze, il
volto candido trasfigurato in qualcosa di terrificante.
Kei gridò, spaventato, cercando di liberare il braccio dalla presa ferrea del
compagno, senza successo.
Non riuscì a fare nemmeno mezzo passo indietro che si ritrovò con una lama alla
gola.
“Allontanati da lui!” la voce di Sergeil era quasi irriconoscibile distorta
com’era in un ringhio minaccioso, a pochi centimetri dietro di lui.
Kei credette davvero, per un momento che i due lo avrebbero ucciso ma poi vide
Mikael sbattere le palpebre e riconoscerlo.
Il suo sguardo si addolcì improvvisamente ed egli liberò il suo braccio prima di
tornare a chiudere gli occhi mentre la voce di Giulia, poco distante, sedava il
suo signore con un colpevole “Siamo noi!”
“Kei..” sussurrò stancamente Mikael “Che diavolo ci fai qui..” mormorò con voce
improvvisamente stanca.
“Io.. io..” balbettò il ragazzo ancora troppo sconvolto.
L’uomo socchiuse le palpebre allungando una mano e seppure con timore il ragazzo
gli si avvicinò, lasciandosi toccare, mentre Sergeil scuoteva le spalle con uno
sbuffo, tornando verso il suo giaciglio.
“Scusa non volevo aggredirti..” si scusò Mikael, accarezzandogli il viso.
“Non avrei dovuto svegliarti..” mormorò il ragazzo colpevole e il vampiro
sorrise ad occhi chiusi nell’avvertire il suo tono mesto.
“Mi hai spaventato..” ammise.
“IO avrei spaventato TE?” chiese incredulo facendolo ridacchiare.
“Te lo spiegherò un’altra volta..” mormorò prima di coprire uno sbadiglio con la
mano candida “Adesso andate..” sussurrò scivolando di nuovo nel sonno.
Kei annuì anche se l’altro già non poteva vederlo e, chinatosi a sfiorargli le
labbra con un lieve bacio, raggiunse velocemente la porta da cui erano entrati,
per ritornare al caldo abbraccio della luce del giorno.
“Allora si può sapere che cosa vi è saltato in mente!” gridò Sergeil,
arrabbiato, facendo avanti e indietro per il salotto.
Era piombato in casa, furioso, non appena era calato il sole.
Giulia si torturò le mani, nervosamente.
“E’ colpa mia..” ammise Kei lanciando uno sguardo a Mikael “Volevo vedere dove
dormivi..”
“Avresti fatto meglio a chiedere a me..” lo rimproverò, severo, l’albino.
“Non è successo niente di grave...” cercò di sdramattizzare Giulia,
nervosamente.
“Per fortuna!” ringhiò Sergeil per nulla placato “Vi rendete conto del rischio
che avete corso!” tuonò “Potevo sgozzarvi tutti e due prima ancora di rendermene
conto!” disse fissando lo sguardo glaciale sulla ragazza bionda “Eppure lo sai,
maledizione, perdo la testa quando Mikeal è in pericolo!!” ringhiò.
“Non ero in pericolo..” gli fece notare l’altro tranquillamente.
“Io credevo di sì!” disse nervosamente il vampiro dagli occhi azzurri.
Mikael gli rivolse un sorriso lieve, gentile “Non dovresti preoccuparti così
tanto per me, so benissimo difendermi da solo...” gli ricordò tranquillamente.
Sergeil si lasciò cadere su una poltrona con uno sbuffo “Lo so..” borbottò
mentre Kei seguiva la scena mordicchiandosi le labbra nervosamente.
Non gli piacevano affatto i sottintesi affettivi di quel discorso.
“Lasciamo stare.. su..” mormorò Mikael allungando una mano per chiamare Kei a
se.
Il ragazzo gli lanciò un’occhiata titubante prima di andare da lui, il vampiro
lo fece sedere sulle sue ginocchia, accarezzandogli la schiena “Sono sicuro che
è passata loro la voglia di infilarsi nella cripta, vero?” chiese rivolgendosi
direttamente al ragazzo tra le sue braccia.
Kei si affettò ad annuire con il capo e Mikael sorrise, soddisfatto.
“Bene...” mormorò “Dimentichiamo questo spiacevole inconveniente...” disse
voltandosi verso il compagno “Hai voglia di uscire stasera?” chiese dolcemente.
Il ragazzo lo fissò curioso “Per andare dove?” domandò felice di quel diversivo.
“Vedrai...” fu la laconica risposta del suo amante.
Continua....
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