Vampire Heart
prologo
di Michiyo
La prima volta che lo vidi portava dei jeans strappati e una larga maglia a righe. Capelli leggermente lunghi castano chiaro con dei riflessi biondo cenere, occhi verdi, un fisico asciutto, alto, sembrava il tipico cuore infranto in cerca di un'avventura da una notte, tutto solo al bancone del pub con il suo bicchiere in mano. Non si fece vedere per una settimana e io mi dimenticai di lui. Tornò il sabato
seguente e stentai a riconscerlo. Indossava degli stretti jeans neri, un
lupetto nero aderente. Si sedette nello stesso punto della volta precedente e ordinò gli stessi drink: un martini spritz e un vodka lemon. Percorreva con gli occhi l'intera sala ogni sorso, come a cercare qualcuno... Forse si sentiva i miei occhi addosso e voleva capire chi fosse che lo fissava così insistentemente. Aveva appena finito di bere quando dalle casse si diffusero le prime note di "Personal Jesus" di Marilyn Manson. Le sue labbra si piegarono in un ghigno che non prometteva niente di buono. Si alzò con estrema lentezza e si avvicino al centro della pista, ancheggiando in modo osceno. Tutta la sala non aveva occhi che per lui. Posò una mano sul tubo e alzò la testa verso di me sempre con quel sorrisetto furbo. A quanto pareva si era accorto di me. Incatenò i suoi occhi ai miei a prese a ballare...Anzi, a strusciarsi, contro l'asta di metallo, canticchiando fra sè e sè le parole della canzone. Non riuscii a distogliere il mio sguardo dal suo e ad ogni movimento che compieva sentivo il mio sangue affluire verso il basso. Aveva un modo di muoversi vagamente erotico...No, senza il vagamente. Il momento migliore della sua performance fu verso la fine della canzone. Attaccato al palo con entrambe le mani, buttò indietro la testa, aprì la bocca in un muto gemito e si strusciò lentamente, troppo lentamente, contro quel dannato pezzo di metallo. Ne stavo diventando geloso e mi sentivo abbastanza stupido. Fu allora che un brivido mi percorse la schiena fino ad arrivare alla mia eccitazione chiusa negli, ormai, stretti pantaloni che portavo. Terminate le ultime note, si allontanò dalla pista e, presa la giacca, uscì dal locale. Avevo deciso. Quel ragazzo doveva essere mio. E non avrei rinunciato a lui per nessun motivo.
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