Angelo custode

un regalo è sempre un regalo

ki-chan

NOTE DELL’AUTRICE: premettendo che mi vergogno profondamente di aver pensato una simile storia, come voi ben sapete non sono in grado di starmene un po’ ferma con sto cavolo di penna e così ho pensato che sarebbe stata una cosa carina scrivere una storia come regalo di natale. Questo racconto è un breve side story d’angelo custode ambientato in un natale non ben collocabile all’interno della fic. Quindi leggete senza troppe pretese. Spero di rubarvi un sorriso e farvi sognare un po’ con quelle menti malate (io per prima).
È solo un piccolo pensiero a tutti quelli che leggono quello che scrivo e che lo apprezzano (certo dopo questa non so quanto ancora apprezzeranno).
Quindi non mi resta che augurarvi un buon natale e di smetterla di scrivere perché le nota sta diventando più lunga di tutta la fic.


A Natale di dovrebbe essere tutti più buoni. Così almeno dicono come se un periodo dell’anno potesse cambiare davvero una persona e farla diventare più buona. Secondo me rende solo più nevrotici. Insomma tutta questa storia dei regali, degli auguri dei parenti. Diciamoci la verità è una vera follia. Chissà se il natale è sempre stato così? Insomma quelle file assurde ai negozi per comprare qualcosa che probabilmente alla persona a cui lo regali non piacerà e ti dirà che è il regalo più bello della sua vita prima di gettarlo in qualche cassetto impolverato. Certo puoi anche cercare il regalo speciale per la persona speciale, girare tutto Milano per trovarlo e alla fine scoprire che l’ultimo esemplare esistente sulla faccia della terra di quel megameraviglioso regalo l’ha comprato la vecchietta che è appena uscita dal negozio e che ti ha guardato malissimo non ti sei scansato e fatto l’inchino al suo passaggio. Ma forse questa è un'altra storia. E forse in fondo natale non è nemmeno solo la corsa sfrenata all’ultimo regalo. Forse è quell’atmosfera magica di quando cammini per le vie del centro sotto le luci che decorano le vie e nell’aria c’è quel non so che di speciale che ti fa sembrare tutto più bello. Forse il natale è questo, è vedere il sorriso sincero sul volto di una persona a te cara quando gli dai il tuo regalo è stare con le persone a cui vuoi bene.
Forse è vero che il natale ti rende una persona migliore… più buono
Beh però a me non fa nessun effetto perché io sono già buonissimo!!
Purtroppo non posso sottrarmi al rito dei regali e anche quest’anno mi sono dato un gran daffare. Ho finito di comprare i regali la bellezza di una settimana prima. Il più difficile è stato quello per Fabio ma ne è valsa davvero la pena.
A proposito di quello sciroccato, doveva essere qui già da mezz’ora per fare insieme l’albero di natale. Con mio padre ho comprato un albero gigantesco che quasi tocca il soffitto. Certo mio padre non era molto contento ma io ho i miei metodi per convincere la gente.
Con Fabio ho comprato gli addobbi, tutti rigorosamente argento e blu, e ho speso un capitale. Tanto paga il mio papino.
Quando Fabio arriva io vorrei strozzarlo per avermi fatto aspettare tanto. Ma alla fine non è mai in ritardo e con questa neve è un miracolo che sia arrivato. Mi limito a tenergli il broncio per un po’ ma lui sembra non badarci molto. Mi da un bacio sulla fronte ed entra in casa cercando un po’ di tepore.
Ci mettiamo quasi subito al lavoro. Inginocchiati sul tappeto ai piedi dell’albero cominciamo a mettere le palline nella parte inferiore. Fabio a ancora le mani ghiacciate per la lunga camminata sotto la neve così senza dire nulla gli prendo le mani fra le mie e appoggiandole in grembo tento di scaldarle. Lui sembra arrossito ma probabilmente è solo il freddo. Gli tremano le mani. Mi piace tenerlo per mano, anche se è un lusso che non mi concedo spesso, perché mi sconvolge profondamente. Mi incanto a guardare la neve cadere fuori dalla finestra mentre gli scaldo dolcemente le mani.
A un certo punto lui fa per allontanare le mani dicendo:

« Grazie, ora va meglio »

Il suo sorriso è così dolce. Preso alla sprovvista dal suo gesto stringo la stretta attorno alle sue mani e lo trattengo istintivamente temendo di dover cessare quel contatto.
Vorrei essere in grado di allentare la stretta ma stupendo anche me stesso scopro di non esserne capace. Cercando di mascherare l’imbarazzo gli chiedo

« Vuoi qualcosa di caldo? »

Lui sorride prima dolce, poi divertito e infine malizioso. Si avvicina con il viso al mio e a pochi centimetri dal mio viso con voce languida mi sussurra

« Te »

Un brivido mi corre lungo la schiena al suono di quella voce, per averlo così vicino.
È tutto così assurdo.
Ma sarebbe stato troppo chiedergli di non sconvolgere ulteriormente il mio povero e precario equilibrio emotivo e psicologico?!
Mi fissa qualche istante con quegli occhi così profondi da far perdere nei loro meandri le persone. Spietato ricomincia a sussurrare

« Qui sei così caldo… »

E la sua mano, che è scivolata via dalla mia stretta, mi sfiora lenta la coscia e inesorabile sale lungo l’interno, su fino al mio sesso accarezzando lieve la stoffa dei jeans.
Non appena le sue dita sfiorano le mie parti intime mi scuoto da una specie di torpore e arrabbiato e rosso dalla vergogna lo spingo lontano facendolo cadere a terra.
Comincia a ridere divertito rimanendo steso sul pavimento. Incavolato gli dico

« Sei un maiale! Non intendevo quello! »

Quando smette di ridere si rimette in ginocchio e divertito mi dice

« Lo so. Ma mi diverto troppo a torturarti »

Il pomeriggio passa tranquillo tra ghirlande e decorazioni e una tazza di cioccolata calda. È ormai sera quando stanchi ci mettiamo sul divano. Lo costringo a stendere le gambe sul divano e mi corico tra se sue braccia appoggiando parte della schiena sul suo petto e lasciando che mi stringesse tra le braccia. È strano quanto in questo periodo continui a cercare il calore del suo corpo. Mi sembra di impazzire se non lo vedo e mi sento un vuoto immenso quando non posso toccarlo.
Ci comportiamo così spesso come una coppia che quasi mi spaventa, tralasciando i suoi tentativi di portarmi alla pazzia tramite ripetute e insistenti molestie, spesso rimaniamo abbracciati a crogiolarci nel calore di un abbraccio che sarebbe ingenuo ricondurre all’amicizia e spesso sono io a cercare questo contatto, come ora, abbracciati sul divano nel buoi del salotto a fissare la neve che cade lenta.

Sono quasi le nove di sera quando Fabio decide di tornare a casa ma prima di andarsene mi porge un regalo decisamente superiore alle normali dimensioni di un regalo. Mi si illuminano gli occhi. Adoro i regali, soprattutto quelli grossi. Peggio di un bambino. Ma soprattutto non resisto alla folle e devastante tentazione di aprirli prima della notte di natale.
Lo prendo in mano cominciando già ad ipotizzare l’eventuale contenuto del pacchetto che è abbastanza leggero per la grandezza della scatola.
Mi fissa un attimo e sorridendo dolce mi dice

« Non aprirlo prima di Natale, ok? »

« mh … »

« Andrea … »

« Ok ok … come sei noioso!! »

*** ***

Sono passati ormai due giorni da quando Fabio mi ha dato il suo regalo e io non faccio altro che guardarlo sperando di poter vedere oltre la carta che lo impacchetta. Mi sono scervellato per due giorni ma niente. Quel regalo mi sta facendo diventare pazzo! Io devo sapere cosa contiene. Il problema è che questo pomeriggio Fabio viene a casa mia e se non vede il pacchetto comincia a fare domande.
Lo prendo in mano, comincio a scuoterlo per l’ennesima volta sperando di capire ma nulla.
Me lo sto ancora rigirando tra le mani quando mi viene un idea geniale.
Posso aprirlo vedere cosa c’è dentro e poi richiuderlo facendo in modo che non si veda, in questo sono un maestro.
Prima di tutto leggo il biglietto, nulla di particolare tranne un post scrictum con scritto:
devi assolutamente usarlo in mia presenza.
Non bado tanto a quelle parole anche se mi incuriosiscono.
L’unico problema è il nastro ma essendo il classico nastro in oro posso benissimo rifarlo. Comincio a staccare lo scock con attenzione quasi maniacale. Sbircio ma intravedo solo una semplice scatola. Uffa così sono costretto ad aprirlo tutto. Quando la carta regalo è completamente tolta mi si presenta davanti una scatola di semplice cartone bianco senza particolari indizi che mi facciano capire. Tolgo il coperchio e dentro vedo un qualcosa di pelle nera ma che non sembra avere una particolare forma. Così lo prendo tra le mani e lo stendo, inizialmente non capisco cos’è poi lo capovolgo e capisco.
Spalanco gli occhi mentre le mani mi tremano impercettibilmente e rabbia mista a un senso di vergogna mia assale così violenta da farmi mollare la presa e far cadere il regalo per terra.
Lo guardo sperando essermi sbagliato ma invece no, è proprio una di quei completino in pelle sadomaso.
Rimango una buona mezzora a tirar giù tutti i santi e a inviargli maledizioni in una lingua sconosciuta. Se lo avessi tra le mani lo impiccherei con il suo stesso regalo ma sono sicuro che se mi metto con calma a pensare a come fargliela pagare trovo un modo che mi risparmia la galera per omicidio.
Rimetto velocemente quel coso nella scatola e la scaravento nel mio armadio in caso mio padre avesse la malaugurata idea di entrare in camera poi cerco di rilassarmi e farmi venire qualche idea.
Ho quasi un’illuminazione.
Sono un piccolo genio, c’è poco da fare, non conviene sfidarmi in questo modo. Sono molto vendicativo.
Ho in serbo per lui due belle sorpresine! Per la prima nessun problema solo molta faccia tosta per la seconda devo trovare un sexyshop aperto anche la vigilia e sono a posto. Guardo sulle pagine gialle, sembra ce ne sia uno vicino a casa mia.
Ottimo.
Indosso il cappotto di corsa ed esco. Entro deciso nel negozio ma appena sono entrato mi sento a disagio. Mi guardo circospetto in giro e vedo che non c’è nessuno tranne il commesso che però mi sta guardando curioso. Cerco di far finta di niente anche se non è facile.
Cercando di ostentare disinvoltura mi aggiro tra la merce esposta. Quando arrivo davanti a quello che sto cercando mi comincia ad assalire il panico.
Il commesso cosa andrà a pensare quando andrò alla cassa a pagare una cosa simile? Come minimo penserà che sono gay e poi … oddio che vergogna, non ne ho il coraggio.
Al diavolo!! È meglio la mia dignità o la vendetta?! Meglio la vendetta!!
Afferro quello che stavo cercando e mi dirigo alla cassa. Mi sento dannatamente in imbarazzo, nemmeno avessi fatto chissà cosa… però!
Non ho nemmeno il coraggio di guardare il commesso in faccia. Pago più in fretta possibile e me ne vado, quasi scappo via. Nascondo il sacchetto all’interno della giacca per tutto il tragitto.
Appena arrivo a casa, non mi era mai sembrata così lontana, mi tolgo la giacca e impacchetto la mia vendetta.
Ora non mi resta che aspettare che arrivi Fabio, non dovrebbe metterci molto. Quando manca circa mezz’ora nascondo tutto. Prendo dall’armadio il suo regalo e con una fatica quasi titanica lo indosso. In fin dei conti un regalo è sempre un regalo, sarebbe scortese fargli capire che non mi è piaciuto e soprattutto non potrei mai venir meno ad una sua richiesta.
A volte mi sento perfido.
Indossata quella sottospecie di giocattolo erotico mi fisso bene allo specchio.
Praticamente è composto da tante strisce di pelle nera con alcune rifiniture in metallo.
È fatto da un collare da cui partono due strisce che passando sotto le ascelle circondano le spalle. Tue bande partono da sotto le ascelle e scendendo lungo il fianco arrivano fino ad una fascia, appena sotto i pettorali. Vi sono poi altre fasce per i polsi le caviglie e le cosce. Per quanto riguarda le parti intime è alquanto imbarazzante dato che ci sono delle strisce sottilissime che passano attorno alla vita e poi due scendono lungo le natiche fino ad unirsi ad un anello che circonda i testicoli da cui partono altre due strisce che vanno a riattaccarsi alla fascetta intorno alla vita.
Mi vergogno da morire per non parlare che è scomodissimo, è osceno e soprattutto mi stringe tantissimo là sotto. Ma per la vendetta questo ed altro.
Indosso l’accappatoio per coprirmi e faccio in modo che non si veda cosa indosso sotto e poi prendo un fular.

Quando Fabio suona alla porta provo una strana eccitazione. Voglio farlo patire almeno quanto lui ha fatto patire a me!
Cercando di essere normale andiamo in camera e gli dico.

« Siediti sul letto »

Lui esita qualche istante ma poi si siede e mi dice

« Perché sei così rosso in faccia?? Mi nascondi qualcosa »

Avrei dovuto calcolare che avrebbe capito subito che c’era qualcosa, mi conosce troppo bene e io so dissimulare malissimo. Preso alla sprovvista rimango in silenzio limitandomi a guardarlo.
Sorride dolce, come sempre, e poi dice

« Cosa vuoi farmi? … spero non sia troppo doloroso »

Per un attimo mi sento in colpa e vorrei tirarmi indietro ma poi ripenso alla cosa che indosso che mi stringe la carne e ogni dubbio scompare.
Un unica parola mi ronza in testa:
Vendetta!
Per fortuna che il natale rende tutti più buoni…

Simulando un atteggiamento ingenuo e imbarazzato, beh quello lo sono davvero, gli dico:

« è il mio regalo per te … però ti devo legare … »

Non dice nulla, mi lascia fare quando lo costringo a coricarsi sul letto e con il fular gli lego le mani alla testa del letto. Sembra poco contento ma tuttavia non dice nulla.
Non fa altro che guardarmi. Tuttavia quando mi siedo sul suo ventre sussulta e vorrebbe chiedermi qualcosa ma non lo fa.
Gli sorrido soddisfatto mentre avvicino il viso al suo, quasi gli sfioro le labbra, ma mi fermo prima per dirigermi al suo orecchio. Gli mordicchio appena il lobo mentre mi stendo sul suo petto facendo tuttavia attenzione a sfiorarlo solamente senza toccarlo.
Mi allontano di qualche centimetro e gli sussurro all’orecchio

« Goditi il tuo regalo »

Lui sembra irrigidirsi ma è nulla in confronto alla sua reazione quando mi rimetto a sedere e comincio a scoprirmi appena le spalle.
Spalanca gli occhi e sembra non saper cosa dire ma poi sorride. Un sorriso sincero, dolce … non vi è nulla dietro quel sincero e nulla dietro al suo sguardo calmo e sereno.
Chiude per un istante gli occhi e poi mi dice

« Vedo che hai aperto il mio regalo … mostrami la tua vendetta, me la merito »

« Non è la mia vendetta questa, o quasi, sto solo facendo quello che mi hai chiesto nel biglietto »

Mentre parlo sciolgo il laccio dell’accappatoio che scivola lungo le spalle scoprendomi completamente il petto ma nascondendo ancora il mio basso ventre anche se per poco. Il suo sguardo scivola sulla mia pelle come una dolce carezza, quasi titubante, quasi pudico.
Non avrei mai pensato che il suo sguardo potesse farmi sentire così vivo.
Mi accarezzo appena il ventre per poi risalire fino ad un capezzolo lo stringo piano cominciando a torturarmi da solo.
Mi tremano le mani ma non mi sento a disagio, anzi mi sembra tutto così normale, così naturale. Continuo finche non si inturgidisce mentre con l’altra mano comincio a liberarmi definitivamente dell’accappatoio e ad accarezzarmi piano l’interno coscia. Il suo sguardo scende tra le mie gambe a fissare il mio membro che comincia ad indurirsi per l’eccitazione dovuta alle mie carezze e al suo sguardo. Abbandono il capezzolo per scendere fino al sesso. Accarezzo piano i testicoli. Con un dito comincio a scorrere il membro per tutta la lunghezza.
Continua a giocarci per un tempo infinito allungando il mio piacere.
Un rossore inconsueto orna il volto di Fabio, il cui respiro si è fatto pesante quanto il mio.
Alla fine cedo e con la mano avvolgo il mio pene che diventa subito duro appena comincio a stringere e a muovere la mano con ritmo lento.
Gli ansiti si fanno via via più pesanti e rumorosi. Accompagnati da piccoli gemiti.
Rallento appena il ritmo non appena sento di essere arrivato quasi al limite.
Fabio è nelle mie stesse condizioni, posso chiaramente sentire la sua erezione imprigionata nei jeans e i vani tentativi di Fabio di trovare sollievo a quella tortura spingendo il suo bacino contro di me. Questo gesto mi turba.
Fabio tiene appena socchiusi gli occhi mentre si tende gemendo in modo così sensuale da rischiare di farmi venire all’istante.
Decido di terminare questo gioco e stendendomi verso il suo volto appoggio le labbra alle sue e lo bacio piano. Gli lecco le labbra prima di sfiorare la sua lingua in una danza dolce. Quando mi allontano dalle sue labbra riprendo con la mano un ritmo veloce fino a portarmi all’orgasmo. Ansimo di piacere a pochi centimetri dal suo viso tendendomi nell’orgasmo prima di ricadere sul suo corpo.
Sento il suo corpo sotto il mio tendersi a sua volta prima di ricadere sul letto mentre il suo respiro si fa più regolare.
Rimaniamo immobili qualche istante poi lui ridendo mi dice

« Sono venuto nei pantaloni come un ragazzino … devo dire che sei stato bravo! »

Non vorrei allontanarmi ma la mia vendetta non è ancora conclusa. Mi tolgo quel coso assurdo e indosso un paio di boxer dopo essermi ripulito il ventre dal mio sperma.
Slego a malincuore Fabio che credo ignori quello che lo aspetta.
Prendo quello che ho comprato qualche ora prima e gli porgo il pacchetto. Lo prende titubante.
Legge il biglietto su qui ho scritto: devi assolutamente usarlo in mia presenza.
Lui esita ma alla fine lo apre, sa di non poter sfuggire alla mia vendetta.

« Scordatelo »

Dice mentre rimette il vibratore che gli ho regalato nella scatola.
Con tono di sfida gli dico

« Vuoi tirarti indietro? Io l’ho fatto, il minimo che puoi fare è provare anche tu il mio regalo »

Mi guarda malizioso poi, slacciandosi lentamente i bottoni dei jeans dice:

« D’accordo … però poi ci scambiamo i veri regali »

Non ci credo che lo farà, è stato troppo semplice.

Però …

-fine-


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