Disclamimers: I personaggi non sono miei ma
appartengono agli aventi diritto, io non traggo alcun guadagno
nell'utilizzarli.
Un
piacevole pomeriggio in punizione
di LightAngel
Era un pomeriggio d'estate nella Città
dell'Ovest. Le scuole erano terminate da settimane, le spiagge, i bar, i
centri commerciali e le strade brulicavano di giovani. Tutti i ragazzi si
godevano le meritate vacanze... anzi, tutti tranne due.
“Uffi e anche oggi siamo rinchiusi qui con quella megera.” mormorò un ragazzo
dai capelli neri.
“Shh, ci manca solo che ti senta.” ribatté un ragazzo dai capelli color
glicine.
“AVETE DETTE QUALCOSA?” La voce severa e irritante della signorina Potter si
fece largo per tutto l'edificio.
“Avete detto qualcosa?” ripeté Goten, imitando l'odiosa voce della
bibliotecaria. “Ma se dice sempre che in biblioteca ci deve essere il silenzio
perché strilla come una cornacchia?”
“Taci idiota, è solo per colpa tua se siamo bloccati qui a riordinare vecchi
archivi invece di essere fuori a divertirci come tutti gli altri.” rispose
Trunks, continuando a riporre ordinatamente delle vecchie tessere
bibliotecarie.
“Uffi, con te non si può mai scherzare.”
“VI AVVERTO, SE SENTO ANCORA VOLARE UNA MOSCA PASSERETE ANCHE IL PROSSIMO MESE
A FARMI COMPAGNIA!”
I due si guardarono a vicenda, terrorizzati. No, era già troppo dover passare
quattro pomeriggi a settimana per tutto giugno a riordinare odiosi archivi,
catalogare libri... ma passare così anche luglio sarebbe stata la fine!
“Dio, quanto è odiosa, la prenderei volentieri a schiaffi.” sussurrò sottovoce
il saiyan moro.
“Uff...” sbuffò il più grande. “Se tu non avessi combinato quel casino col
prof non saremmo in questo pasticcio.”
FLASHBACK
“Sedete pure
ragazzi.” disse il professor Pasquarelli, un uomo grassottello, piuttosto
basso, calvo e occhialuto, insegnante di Matematica.
Trunks e Goten presero posto a sedere su due sedie poco distanti dalla
cattedra.
“Allora, c'è qualcosa che dovete dirmi?” chiese l'uomo con sguardo maligno.
“Cavolo, già mi odia perché non studio mai, se sapesse che in tutti i compiti
in classe prendo 6 solo perché me li passa Trunks mi sospenderebbe.” pensò il
saiyan moro. “No, non abbiamo nulla da dire” disse, poco convinto.
“Uhm, lo supponevo. Allora, vi ho chiesto di venire perché so che copiate. O
meglio, lei Signor Brief fa copiare il Signor Son.”
“E cosa glielo fa credere?” ribatté sicuro Trunks.
“Vedete, finora non ho mai avuto prove, dato che il signor non-studio-mai
copiava solo il minimo indispensabile per la sufficienza.”
Entrambi i ragazzi sorrisero compiaciuti.
“Ma nell'ultima verifica il Signor Son ha preso 9.”
“9?!” esclamò stupito il saiyan glicine.
“Sì, 9, come lei Signor Brief. E guarda caso avete dato le stesse risposte a
tutte le domande.” spiegò gongolante il professore.
Lo sguardo che Trunks lanciò al professore avrebbe fatto morire di paura
persino il più prode dei guerrieri.
“Cosa avete da dire a vostra discolpa?”
Silenzio.
“Come pensavo. Bene, oltre che rendere il compito insufficiente, passerete i
pomeriggi di tutti i lunedì, mercoledì e giovedì del mese di giugno ad aiutare
la signorina Potter a riordinare la biblioteca.”
“COSA? MA TRA POCO INIZIANO LE VACANZE! NON PUÒ ROVINARCELE COSI'!” tuonò il
Son, alzandosi in piedi.
“Beh poteva pensarci prima di copiare.”
“Ma...”
“Bene, allora vi fermerete anche il sabato pomeriggio.”
il ragazzo moro stava per ribattere, ma il professore lo precedette:
“Un'altra parola e si gioca anche le domeniche, chiaro?”
Il Son imprecò mentalmente e strinse i pungi, capendo che era
inutile continuare e peggiorare le cose.
“Potete andare. La vostra punizione inizia da domani.” il professore pronunciò
tutto questo sorridendo, un sorriso di scherno e derisorio, sul suo viso si
leggeva perfettamente quanto fosse soddisfatto.
FINE FLASHBACK
“Ma proprio non
potevi fare a meno di copiare tutto?” sussurrò sottovoce il figlio di Vegeta.
“Uffa, per una volta volevo prendere un bel voto anch'io. E poi il Pasqua
voleva vendicarsi per il fatto di non essere riuscito a bocciarmi. Mi odia.”
rispose in egual modo l'altro.
“E tu sei stato anche furbo a dagli il pretesto...”
“Uffi ma vuoi avercela con me per sempre? Tanto ormai mancano pochi giorni e
la punizione sarà finita, siamo al 26 di giugno.”
“Sì, in fondo hai ragione.” disse fissando il moro, distogliendo lo sguardo
quando l'altro se ne accorse.
“In fondo...” pensò Goten “... non mi dispiace passare i pomeriggi con Trunks...
se solo lui provasse per me quello che io provo per lui...”
Continuarono a riordinare vecchi schedari impolverati, quando sentirono dei
rumori di tacchi rimbombare tra gli scaffali.
“Bene, vedo che state lavorando.” disse la bibliotecaria, una sessantenne
bassa e magra, minuta, quasi scheletrica. Indossava un orribile vestito verde
marcio. Dalla sua faccia già si capiva quanto fosse odiosa. “Devo andarmene
perché mai sorella mi ha chiamato, si sente male e devo portarla all'ospedale.
Sarò di ritorno tra qualche ora. Osate muovervi da qui e ve ne pentirete,
intesi?”
“Sì.” mormorarono in coro i due ragazzi.
“Perfetto. Ricordatevi che se verrò a sapere che durante la mia assenza avrete
fatto qualcosa di poco lecito, sarò costretta a prolungare la vostra
punizione.”
“Sì, come se ti dispiacesse farlo, befana.” mormorò sottovoce Trunks.
“Io vado.” e la signorina Potter si avviò verso l'uscita.
I due sospirarono. Una seccatura in meno, almeno per il momento.
I due osservarono attraverso una finestra la signorina raggiungere la sua auto
volante, rigorosamente verde marcio, salirci e andarsene
“Certo che non la capirò mai. Abita a due passi da qui e viene in macchina. Io
se fossi in lei cercherei di nasconderlo quel rottame, non di mostrarlo.”
disse Trunks.
“Beh adesso che si fa?” domandò Goten pensieroso. “Non ho la minima idea di
passare un altro secondo tra scartoffie e libri vari.”
“Uhm...”
Qualche minuto dopo...
“Ma sei sicuro che ci sia qualcosa di interessante?” chiese curioso Goten,
seguendo l'amico nel corridoi che portava all'ufficio della Signorina Potter.
“Certo, quella racchia praticamente vive qui, è qua tutti giorni dalle 7.00 la
mattina fino alle 7.00 di sera, ci sarà sicuramente qualcosa di interessante
nel suo ufficio!” esclamò convinto Trunks. L'essere solo con Goten in quella
grande biblioteca deserta lo faceva sentire strano, non a disagio... si
sentiva bene. “Ecco, siamo arrivati.” pose la mano sulla porta che dava
accesso all'ufficio. Chiusa a chiave.
“Uffi e adesso?” chiese il moro.
“Beh forziamola, è solo una porta sgangherata.”
“Sì ma se si accorge che siamo entrati quella ci rovina!”
“E allora come facciamo?”
“E se entrassimo dalla finestra?”
Il glicine fissò stupefatto l'amico. Quando voleva, anche Goten era un genio.
Tornarono indietro, una volta usciti all'aperto percorsero il cortile che
circondava l'intero edificio fino ad arrivare al lato sul quale si trovava la
finestra dell'ufficio tanto agognato. Essendo al terzo piano, i due si
accertarono che non ci fosse nessuno nei paraggi e con un balzo saltarono
dentro l'ufficio.
“Qua è tutto così... tetro e spoglio.” considerò Goten osservando l'interno
della stanza. Pareti color grigio sbiadito, qualche scaffale arrugginito e
impolverato ed una scrivania ricolma di libri e documenti.
“LA SCRIVANIA” pensarono insieme i due. Una volta raggiunta, aprirono l'unico
cassetto del mobile. Dentro vi era un piccolo diario in pelle.
“No, non dirmi che è il suo diario!” esclamò eccitato il mezzosaiyan moro.
“Potremmo ricattarla a vita!”
“Non credo sia un diario...” fece notare il glicine, spegnendo l'entusiasmo
dell'amico. “Sembrano delle lettere...”
“Sai, non avrei mai creduto di potermi innamorare a quest'età”
iniziò a leggere il più grande.
“Ma quando vedo il tuo viso, il tuo petto virile, le tue braccia
forti non riesco a resistere, Giuliano...”
“Giuliano...?” mormorò stupito Goten, interrompendo l'altro. “No, non ci
credo... la Potter è innamorata del Pasqua!” “AHAHAHAHAHAHAAH!” esclamò
cominciando a ridere come un pazzo.
“Ma dai non è possibile!” esclamò sghignazzando Trunks. “Sicuramente si
riferisce ad un altro Giuliano...” il più giovane gli strappò il documento
dalle mani e, tra le risate, lesse ad alta voce.
“Ho sempre amato la matematica, ma non avrei mai creduto di
innamorarmi di qualcuno che la ama come me. Oh Giuliano, vederti seduto dietro
la tua cattedra mi dà sempre una grande emozione...”
“AHAHAHAHAAHAHAH!” scoppiò a ridere ancora più forte Goten.
“Ecco perché piomba sempre in classe con ogni scusa sempre durante le ore del
Pasqua AHAHAAHAHAHAHAHAHAH oddio soffoco!” anche l'altro ora rideva come un
forsennato.
“Questa cosa non può rimanere nascosta, la gente deve conoscere la verità!”
disse il più giovane, finalmente calmatosi.
“Uhm oppure...” propose l'altro.
“Oppure?”
“Oppure potremmo ricattarla. Potremmo proporle di annullare gli ultimi giorni
che ci rimangono da scontare in questa gabbia in cambio del nostro silenzio.”
“Uffi, peccato non averlo scoperto prima...”
“Già, ci avrebbe risparmiato un bel po' di lavoro.”
“Sì... però dai, almeno abbiamo passato del tempo assieme...” mormorò Goten
sospirando.
L'altro lo guardò dubbioso.
“Ehm, intendo dire che non sono state poi così terribili le giornate che
abbiamo passato qui.”
L'altro lo guardò curioso. “In che senso?”
In risposta, il ragazzo moro arrossì. “Beh, intendevo dire che almeno siamo
stati insieme, sarebbe stato peggio se fossimo stati soli...” arrossì ancora
di più, dandosi mentalmente dell'idiota. “Maledizione, speriamo che se la
bevi.” pensò.
“Ah. Sì, lo penso anch'io.” rispose poco convinto. Era sicuro che l'amico gli
stesse nascondendo qualcosa, ma decise di lasciar perdere... per il momento.
“Per fortuna, stavo per tradirmi” disse mentalmente Goten.
“Però ora sarebbe meglio se facessimo quello che dobbiamo fare, se la befana
torna e vede che non abbiamo lavorato chi la sente dopo.” propose il figlio di
Vegeta.
“Ok, hai ragione. Aspetta, prima di mettere via il diario, facciamo una
fotocopia di quella lettera, tanto per essere sicuri.”
“Giusto.” il ragazzo si avvicinò alla fotocopiatrice e, appoggiato il libro
sulla superficie incolore, premette il tasto che diede l'avvio alla copia.
Dopo pochi secondi, un tiepido foglio di carta uscì dalla macchina.
“Perfetto. Rimettiamo il diario a posto e andiamocene.” Trunks ripose il libro
nel cassetto della scrivania e insieme, i due balzarono fuori dalla finestra.
Percorsero il cortile all'opposto di come avevano fatto prima e entrarono
nuovamente nella biblioteca, tornando a lavorare su scaffali e libri.
I due cominciarono a riporre libri vecchi, laceri e ingialliti sugli scaffali.
Intorno a loro si sentiva un imbarazzante silenzio. Dopo circa un paio d'ore
di lavoro i due si stavano annoiando a morte.
“Che noia!” esclamò Goten. “Sono stufo di riordinare tutti questi documenti
inutili. A chi cazzo può fregare che libri sono stati presi in prestito più di
trent'anni fa?!”
“Dai che ormai abbiamo finito. Passiamo all'archivio dell'anno dopo?”
“NO!”
“Ok calmati! Per oggi può bastare così.”
Lo squillo di un telefono attirò la loro attenzione.
“E' il telefono della biblioteca?” domandò Goten.
“Sì. Che facciamo, rispondiamo?”
“Certo.”
I due raggiunsero la parete sulla quale era posto l'apparecchio telefonico e
Trunks afferrò la cornetta.
“Pronto?”
“Sono io, spero per voi che abbiate lavorato.”
“Sì signorina Potter.” “Ma sparati.” aggiunse poi mentalmente.
“Bene, io devo avvisarvi che tornerò stasera molto tardi quindi
dovete chiudere voi la biblioteca. GUARDATE CHE IO STASERA PASSO A CONTROLLARE
E SE TROVO UN CAPELLO FUORI POSTO VOI DUE SIETE MORTI, CAPITO?!”
“Sì sì abbiamo capito...”
“Bene! Ah, ricordate che non potete andarvene prima delle 18.30.”
e interruppe la comunicazione.
“Cosa ha detto? La sentivo strillare ma non capivo cosa dicesse.”
“Dice che dobbiamo chiudere noi perché torna questa sera molto tardi e di non
uscire prima delle 18.30.”
“DAVVERO? Allora che cosa aspettiamo, andiamocene!”
“Uhm...” il glicine si avvicinò alla finestra. “Lo sapevo!”
“Cosa?”
“Guarda là, vicino al cancello.”
Il moro si avvicinò alla finestra e guardò il punto indicato dall'amico. Un
ragazzo dai capelli castani era appoggiato al piccolo cancello di ferro. “Cosa
ci fa qui quel leccapiedi di Burk?”
“Scommetto che la Potter ha chiesto a lui e ai suoi amici di controllare che
non uscissimo prima del tempo.”
“Maledizione hai ragione, sento altre aure familiari dislocate qui fuori!”
Il ragazzo là fuori, Burk, li intravide e con un sorrisino fece cenno di
saluto.
“Che bastarda, proprio non si fida di noi!” esclamò il più giovano, l'altro
annuì.
“Bene, anche stavolta siamo bloccati qui, però almeno non siamo obbligati a
lavorare...” disse Trunks.
“Già.”
Passarono i minuti, i quali sembravano ore tanta era la noia.
“Cosa facciamo?” domandò annoiato Goten.
“Beh, non saprei. Parliamo di qualcosa.”
“E di cosa?”
“Per esempio del fatto che negli ultimi tempi mi sembri strano...”
“Ehm, come?”
“Sì, per esempio prima nell'ufficio della Potter.”
“Non capisco di cosa parli...” sussurrò il figlio di Goku facendo il finto
tonto.
“Sento che mi stai nascondendo qualcosa.”
“No, non è vero...”
“Sì che lo è e lo sai. Dimmi la verità.”
L'altro abbassò la testa, distogliendo lo sguardo da quello dell'amico. “Non
credo che ti piacerebbe la verità.” sussurrò appena.
“Cosa c'è, ho fatto qualcosa che ti ha fatto indispettire?”
“No...”
“E allora cos'è?”
Silenzio. “No non posso dirglielo, mi odierebbe...” si disse mentalmente il
più giovane.
“Perché non me lo vuoi dire, Goten? Lo sai che siamo amici e puoi dirmi
tutto.”
Il moro sospirò. “Va bene, vuoi proprio saperlo?”
“Sì.” rispose convinto Trunks.
“Ecco, io...” tentò di parlare Goten. Alzò lo sguardo, il volto era
completamente rosso.
“Sì?”
Il ragazzo moro si avvicinò all'altro e lo guardò fisso negli occhi.
“Allora, vuoi dirmi cos'è questo grande segreto o...”
Annullando la distanza tra i loro visi, Goten gli tappò la bocca con le
proprie labbra. Un bacio appena accennato, un tenero sfioramento di labbra.
Il moro arretrò di qualche passo pochi secondi dopo. “Ti prego, non odiarmi”
pensò mentre una lacrima cadeva dai suoi occhi neri. “Ecco quello che dovevo
dirti.”
“Goten...”
“Lascia stare” lo interruppe il moro. “So che adesso mo rifiuterai e mi
sputtanerai, ma per favore non odiarmi. Ci tengo troppo a te.” stava per
scoppiare in lacrime, quando il gesto dell'altro gli fece sgranare gli occhi:
ora era Trunks a baciarlo. Sentiva la sua lingua leccargli sensualmente le
labbra per entrare. Accettò quella tacita richiesta dischiudendo le la bocca,
permettendo così alle loro lingue di battagliare senza sosta. Si staccarono
quando l'aria cominciò a mancare, fissandosi negli occhi.
“Perché... perché l'hai fatto?” domandò il più giovane.
“Perché mi andava di farlo... non so il perché, ma sento di desiderarti tanto.
Tantissimo.” rispose dolcemente sorridendo.
Goten sorrise di rimando, prima di baciarlo nuovamente. Portò le braccia
dietro la testa dell'amante, il quale le appoggiò sui suoi fianchi. Dopo tempo
che per loro sembrò non finire mai, il mezzosaiyan dai capelli color lavanda
abbandonò il bacio per levare la maglietta di Goten, il quale fece lo stesso
all'altro. Ora le loro lingue saettavano insieme, le loro mani accarezzavano
la schiena muscolosa dell'altro.
Trunks scese a baciare l'incavo tra la spalla e il collo dell'amante, leccando
la pelle calda e tesa, facendo sfuggire piccoli sospiri al suo proprietari.
Compiaciuto del piacere che stava donando all'amante, scese ancora fino ad
arrivare al capezzolo sinistro, giocandoci con la lingua, mordicchiandolo,
sentendolo farsi turgido sotto le sue attenzioni, mentre anche i sospiri
dell'altro si facevano più rochi e profondi. Lasciando una scia umida al suo
passaggio, continuò a passare sul petto muscoloso di Goten, raggiungendo
l'ombelico, divertendosi inserendoci e togliendone velocemente il muscolo
della cavità orale, disegnando con quest'ultimo cerchi invisibili su quel
tratto sensibile di pelle. Si alzò in piedi, sorridendo, facendo segno
all'amante di seguirlo. Ricambiato il sorriso, lo seguì.
Giunti nella sala studio, il più grande fece sdraiare l'altro su di un tavolo
di legno marrone, a pancia in su, con le cosce appoggiate sull'estremità del
mobile. Una volta slacciata la cintura dei pantaloni, li abbassò, facendolo
rimanere con indosso solo i sottili boxer neri, dai quali si notava
l'eccitazione del moro.
“Vedo che le mie attenzioni ti hanno fatto effetto.” sussurrò dolcemente
sfilandogli anche l'ultimo ostacolo di tela, scoprendo un ciuffo di peli scuri
ed il sesso eretto del compagno. Sentì le mani dell'amante farsi strada fra i
suoi capelli glicine. Afferrò il membro duro e pulsante, facendo scorrere
lentamente, molto lentamente, la mano per tutta la sua lunghezza, sentendo il
respiro del moro farsi più rapido e irregolare. Scese a torturare lo scroto
con la lingua, leccando appena la base del sesso.
“Trunks... per favore, non ce la faccio più!” lo pregò il mezzosaiyan moro,
incapace di resistere oltre a quella piacevole tortura.
Il ragazzo dai capelli lavanda portò la lingua sul glande scoperto dell'altro,
leccando dapprima intorno alla punta, scendendo poi, leccando per tutta la sua
lunghezza, solo con la punta della lingua.
“Trunks, ti prego!” mormorò tra i sospiri il figlio di Goku, continuando a
giocare coi capelli color lavanda.
Decise di accontentarlo, lo prese in bocca, cominciando a pompare non troppo
velocemente. Spronato dai gemiti che ora lentamente cominciavano a fuoriuscire
dalla bocca di Goten aumentò il ritmo, sentendo le mani sulla testa fare
pressione perché non smettesse.
“Ah... ah” ora i gemiti erano diventati numerosi ed il piacere per il ragazzo
moro diventava sempre più forte, mentre il membro cresceva nella bocca
dell'altro.
“Trunks... sto per venire”
All'ultimo momento il più grande si staccò, impedendo così che l'altro
raggiungesse l'orgasmo. “Eh no, non voglio che tu venga così presto.” mormorò
soffiando sulla punta umida e stringendolo alla base, facendo diminuire il
piacere.
“Stronzo...” fu la semplice risposta di Goten.
Trunks portò la lingua all'apertura dell'amante, leccando l'orifizio teso,
facendo sfuggire nuovi gemiti al compagno. Cominciò a penetrarlo con la
lingua, uscendo e entrando velocemente, rilassando i muscoli tesi e facendo
provare un piacere enorme a Goten, dalla cui bocca scorrevano veloci
innumerevoli gemiti. Quando fu sufficientemente lubrificato lo penetrò con un
dito, inserendolo quasi del tutto.
“Ti fa male?” chiese premurosamente il più grande.
“No, solo un leggero fastidio.” rispose l'altro tra i sospiri di piacere.
Il figlio di Vegeta riprese in bocca il membro del compagno, mentre lo
penetrava col secondo dito, avvertendo l'ano farsi più stretto. Tanto era il
piacere che provava il moro che quasi non si accorse che un terzo dito era
entrato in lui, mentre Trunks si godeva lo spettacolo della faccia di Goten
contratta e sopraffatta dal piacere . Non passò molto tempo che tra i gemiti
quest'ultimo pronunciò “Sto per venire” ma stavolta Trunks non si fermò, anzi,
prese a succhiare con ancora più foga fino a quando, con un forte gemito,
l'altro venne nella sua bocca, inondandola con il suo succo caldo. Per non
soffocare, il saiyan dai capelli lavanda fu costretto a ingoiarne la maggior
parte, anche se un po' di seme gli colò fuori da una angolo della bocca. Salì
a baciare con passione un Goten ancora ansimante per l'orgasmo, facendogli
assaggiare il suo stesso sapore.
“Mettiti a pancia sotto...” gli sussurrò direttamente nell'orecchio mentre si
denudava dei pantaloni e dei boxer firmati, liberando all'aria il membro duro
e turgido.
L'altro, capendo l'intenzione del compagno, obbedì e si mise sdraiato sul
tavolo a pancia sotto a gambe larghe.
Trunks scese su di lui, appoggiando il petto muscoloso sulla schiena sudata
dall'amante e prese a leccargli e mordicchiargli la tenera ed esposta pelle
del collo. Quando appoggiò la punta del membro all'apertura del compagno
quest'ultimo sussurrò con un filo di voce “Fa' piano...”
“Lo farò. Tu pensa a rilassarti, altrimenti ti farà più male.” rispose
l'altro.
Goten fece un lungo respiro.
Affondò in quell'antro caldo e umido, entrando di pochi centimetri, sentendo
il compagno irrigidirsi sotto di sé..
“Ti sto facendo male?”
“Sì, ma va' avanti...” mormorò a denti stretti il compagno, sentendosi quasi
lacerato da quel duro palo di carne che entrava in lui.
Spinse ancora fino a ritrovarsi completamente dentro il corpo di Goten,
facendo combaciare i loro bacini. Iniziò a entrare e uscire lentamente,
trattenendosi per non penetrare violentemente, mentre il piacere lo assaliva.
Sentiva i muscoli tesi del compagno sotto il suo tocco, il quale aveva una
smorfia di dolore sul volto e stringeva forte un lato del tavolo per non
lamentarsi.
Quando Trunks lo sentì sufficientemente preparato, aumentò al velocità delle
spinte, sospirando per il piacere.
Ora anche il moro cominciava a sentire piacere, il dolore e il fastidio
stavano lentamente scemando, fino a scomparire del tutto. “Più forte.”
sussurrò Goten, iniziando a sospirare per il piacere che il compagno gli
donava.
Il figlio di Vegeta non se lo fece ripetere due volte e aumentò il ritmo delle
spinte del loro amplesso, mentre vari gemiti uscivano dalla bocca dei due.
Volle cambiare posizione per poterlo guardare negli occhi, uscì da lui per
potersi sedere sul tavolo.
L'altro gli salì in braccio, sedendosi sul membro di Trunks, facendosi
penetrare nuovamente, andando dritto fino in fondo dato che non sentiva più
dolore.
Riprendendo a gemere il ragazzo dai capelli color lavanda ricominciò a
spingere dentro il corpo eccitato dell'amante. Preso dalla passione
dell'amplesso, lo baciò, inserendo subito la lingua nella cavità orale del
moro, mentre quest'ultimo accarezzava e stringeva le sua natiche.
Dopo pochi minuti, non potendo più resistere stretto in quel abbraccio caldo,
sotto le spinte dell'amante raggiunse l'apice del piacere con un urlo,
macchiando il petto muscoloso del compagno. Visto ciò neppure Trunks seppe più
trattenersi e raggiunse l'orgasmo nel corpo dell'amante, lanciando a sua volta
un urlo di piacere. Stanchi, sudati e ansimanti per l'immenso piacere appena
provato i due rimasero stesi abbracciati a baciarsi.
“Trunks...” fece Goten staccandosi a malincuore.
“Sì Goten?”
“È stato stupendo.”
“Anche per me. Ti amo Goten.”
“Anche io. E tanto anche! Sai, se tutte le punizioni fossero così non mi
dispiacerebbe scontarle.”
“Beh...” fece Trunks “Credo che da ora in poi lo diventeranno.” sorrise
malizioso, e lo stesso fece il so compagno complice, prima di assaltare
nuovamente la sua bocca.
|