Disclaimers: I personaggi sono di Takehiko Inoue, io sono sempre la poveraccia senza un soldo bucato che ero quando ho acceso il pc, anzi, ci ho pure sacrificato qualche ora di sonno…

Note: HanaRu forever!

Note 2: io sono di base una scrittrice comica ed allegra, ma questa one shot (che segue “Rosas” e “Nadie como tu”) fa parte di una serie abbastanza “seriosa” basata sulle canzoni di un gruppo spagnolo, La Oreja de Van Gogh ( l’orecchio di Van Gogh ). Mi fanno impazzire! La maggior parte delle canzoni sono riunite nella storia a capitoli che s’intitola come il loro ultimo lavoro, “Lo que te contè mientras te hacias la dormida” ( quello che ti ho detto mentre dormivi ). Le canzoni sono meravigliose, e mi impegno fin d’ora a inviare via messenger gli mp3 a chiunque me li chiederà!

Troverete che cerco di evitare il più possibile riferimenti temporali al fumetto…che ce volete fa?non sapevo dove collocarla…

Spero che vi piaccia e che leggerete anche le altre one shot ( sono tutte le canzoni che non rientravano nel racconto in capitoli )! Un baci8 a tutti!

Marty

Dediche: A Yukari,meravigliosa e dolcissima moglie di Mitchy sexy sempai! J’adore! E poi a Denise, l’autrice della fantasmagorica saga di July e tante altre storielline fantastiche!( a leggerla tutte, marsch! Merita! )

Per concludere, alle ragazze dell’Ysal, che mi hanno fatto conoscere il meraviglioso mondo delle fanfiction yaoi e shounen ai, e a quelle di Manganet che mi hanno permesso di conoscere…YUKARIIIIIIIIIIIIIIIIII!

E una dediconissima a Sei-chan, che da quella tenerissima ragazza che è mi ha fatto complimenti lusinghieri (anche correzioni, poco lusinghiere per la verità…ma non si può avere tutto, no? ) riguardo a Rosas ( di cui ha scritto pure le note…si nota la pubblicità occulta? Leggetela…leggetela… ) e alla mia super amica Sara, che pur conoscendo poco SD e non avendo mai letto nulla di yaoi ha letto tutto-tutto quello che le ho propinato!

Ora finalmente… ( parappappà ) la fiction!

In terza persona, questo è il prologo (alquanto misterioso)…della vera fanfic, scritto solo perché sono SADICA! eh eh eh…

 



Un mundo mejor

prologo

di Marty


 

Il sole splendeva alto nel cielo, sul quartiere di Kanagawa.

Nella palestra del liceo Shohoku, la squadra di basket si stava preparando per il consueto allenamento pomeridiano.

I campionati nazionali erano stati vinti, ma l’allenatore Anzai non avrebbe mai permesso che riposassero sugli allori.

Ora erano al centro dell’attenzione, sponsorizzavano una nota marca d’abbigliamento, c’erano le loro foto un po’ dappertutto…

I ragazzi, soprattutto quelli delle medie, seguivano con molto interesse i loro beniamini, e se da una parte questo era molto piacevole, dall’altra li obbligava a tenere un comportamento a dir poco irreprensibile.

Persino Rukawa e Sakuragi sembravano essere maturati, non si picchiavano più, limitandosi a sibilarsi contro velati insulti.

Il capitano Akagi li guardò compiaciuto passarsi la palla.

Tecnicamente, lui e Kogure non facevano più parte della squadra; si erano diplomati e avrebbero dovuto iniziare l’università, ma avevano deciso di prendersi un anno sabbatico e di seguire i ragazzi come aiuto allenatori.

Sembrava quindi che tutto seguisse il suo corso normale, ma ad un tratto qualcuno bussò alla porta della palestra.

Ad Ayako, andata ad aprire la porta, si presentò un quadro alquanto bizzarro.

Di fronte a lei c’erano una donna con un professionalissimo tailleur da giornalista in carriera, un ragazzo decisamente grasso, che sudava copiosamente, con una telecamera sulla spalla, e uno stangone che sembrava un manico di scopa che portava alcune borse.

“Buon pomeriggio” disse con voce impostata ed atona la giornalista. “Io sono Kaori Sakayashima, giornalista di punta della rete televisiva Kmb. Dovrei scambiare due parole con i ragazzi.”

Poi, voltatasi verso la squadra che la guardava imbambolata, continuò “Siete pregati di seguirmi nell’ufficio del preside. Questo vale anche per manager, allenatore e vice.”

Il nutrito gruppetto si diresse così verso l’edificio scolastico, chiedendosi cosa poteva esserci di così urgente da interrompere gli allenamenti.

Essendo, come abbiamo detto, decisamente famosi, erano ormai abituati a telecamere ed interviste, ma il preside aveva categoricamente proibito che simili amenità intralciassero gli allenamenti.

Perciò era quantomeno strano che proprio lui avesse autorizzato quell’irruzione.

Nell’ufficio del direttore, ad attenderli, c’era un uomo che i ragazzi riconobbero subito.

Era il presidente dell’associazione umanitaria più importante del Giappone.

L’uomo vedendoli entrare fece un gran sorriso.

Poi si voltò verso Hanamichi con uno sguardo piuttosto strano.

Solo Rukawa si accorse che il rossino era impallidito vedendolo.

“Ragazzi” iniziò il preside “credo che tutti conosciate Kawaru Yatoba, presidente dell’associazione umanitaria Hidamari spa (Hidamari vuol dire luogo migliore, soleggiato ndMartyPoliglotta).

Il sig. Yatoba ha una proposta da farvi.”

E così dicendo sedette alla sua scrivania lasciando la parola al bell’uomo dai corti capelli scuri spruzzati d’argento, e gli occhi scuri in cui ardeva una fiamma inesauribile.

“So che siete molto impegnati in questo periodo, ma quello di cui devo parlarvi è della massima importanza, spero perdonerete la mia intrusione.

Siete diventati delle celebrità nel mondo sportivo, grazie alla vostra vittoria, e so che avete sempre cercato di dividere le vostre entrate con i più bisognosi, di questo vi ringrazio e sono orgoglioso di voi.”

Alle sue parole Hanamichi aveva iniziato a sudare freddo, il pallore si era accentuato ed aveva dovuto sedersi.

Ma nessuno sembrava accorgersene. Tutti erano troppo presi dalle parole di Kawaru.

“Dovete sapere che in Brasile, precisamente nella zona industriale, la situazione è decisamente grave. Soprattutto per i bambini.

Nella capitale, San Paolo, convivono grandi palazzi e tetre bidonville, la maggioranza dei parti si conclude con la morte della madre, del nascituro e spesso di entrambi.

Il tasso di analfabetismo è altissimo.

Non parliamo poi dei ragazzi che non avendo nulla da fare passano il loro tempo per strada e diventano criminali…

Per tutte queste ragioni, ho deciso di chiedere il vostro aiuto.

Vedete, c’è in cantiere un accordo, una specie di gemellaggio Giappone - Brasile, che sta per essere sottoposto al voto popolare tramite referendum.

Se questo accordo venisse accettato dai cittadini, avremmo i fondi per aiutare tutta la gente che ne ha bisogno.

Ovviamente i votanti non hanno idea delle condizioni in cui versa il Brasile, e abbiamo bisogno di una campagna di sensibilizzazione che li metta al corrente e faccia venir loro voglia di aiutare questa gente.

Per questo abbiamo pensato a voi”.

L’uomo calcò l’ultima parola guardando ancora Hanamichi, che sembrava stesse per avere un attacco di panico, dato che la respirazione era accelerata ed affannosa e il suo colorito ormai era quasi cinereo.

“Invece del vostro solito campo estivo di allenamento, vorrei che vi recaste a San Paolo con la nostra troupe, e passaste i mesi di vacanza cercando di togliere dalla strada i ragazzi sbandati, insegnando loro a giocare a basket, e dando tutto l’aiuto di cui sarete capaci.

Siete conosciuti anche là, sapete?

E sono sicuro che un’esperienza simile vi permetterà di apprezzare meglio quello che avete.

Ma non è un obbligo, che sia chiaro! Solo chi se la sente andrà, gli altri rimarranno.”

Detto questo, il sig. Yatoba sprofondò nella poltrona, unendo le dita di fronte al viso, come a sottolineare che aveva finito.

Akagi si guardò intorno: gli sguardi dei giocatori erano eloquenti e davano tutti la stessa risposta. Anche Hanamichi, per quanto gli sembrasse un po’ pallido, sembrava risoluto alla partenza.

“Noi partiamo, presidente. Tutti. E le prometto che faremo del nostro meglio per supportare il suo progetto.”

Ayako fece per parlare, ma Kawaru la interruppe: “Le ragazze e l’allenatore Anzai rimarranno.

È un ambiente che potrebbe sconvolgervi, signorine.

Credo che perfino i ragazzi, al loro ritorno, vi sembreranno un po’…cambiati.”

Haruko e la manager chinarono il capo in segno d’assenso ed uscirono dall’ufficio.

Anche i giocatori della squadra si alzarono per tornare agli allenamenti, ma mentre il nostro rossino si apprestava a seguirli, con le ginocchia che tremavano, una voce lo fermò.

“Sakuragi, tu rimani. Devo dirti una cosa. In privato.”

Hanamichi si bloccò sulla porta.

Rukawa, che era uscito prima di lui, decise di scoprire a cosa fosse dovuto il suo strano comportamento, e così fece il giro dello stabile, fino a trovarsi sotto la finestra.

“La prego, preside, ci lasci.” Stava dicendo il sig. Yatoba, in tono che non ammetteva repliche.

Ed infatti il preside uscì in fretta dall’ufficio chiudendosi la porta alle spalle, diretto verso la caffetteria.

Kaede si avvicinò, per non perdere una parola di quel discorso che sembrava terrorizzare tanto la testa rossa.



 

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