Per Nausicaa e Calipso, con i miei auguri più cari e sinceri di Buon Compleanno!!

Forza do’aho, kitsune, adesso tocca a voi!

“Tantissimi auguri e tantissimi bacini dai vostri Hana e Ru!” esclamano in coro, esibendo le loro faccine chibificate più angeliche (li ho istruiti bene… mesi e mesi di prove!).

Un baciotto a Ria.

Avvertenza: questa fic prende spunto da una dj carinissima (grazie Ria!!!) hanaru, nella quale non è il caso di ricercare verosimiglianza (vi accorgerete che ci sono ‘coesistenze’ storicamente impossibili). Di conseguenza mi sono sentita autorizzata a continuare sulla medesima strada, utilizzando termini assolutamente improbabili per questo tipo di A/U e divagando felicemente, guidata dalla mia fantasia.


Un milione di anni fa...

di Greta


 

E’ appena sbocciato un nuovo giorno: il sole comincia il suo viaggio in cielo, la natura si risveglia, il buio lascia spazio alla luce… e il grande genio, il grande combattente, il difensore dei deboli, il paladino della giustizia, sta aprendo gli occhi!

“Yaaaawwwnnnhhh!!!” e poco dopo “Zzzzzzz…”.

AHIO!

Mi sollevo di scatto sul mio giaciglio: chi è quello stronzo, quel figlio di un Neanderthal che ha osato darmi un calcio mentre ero perso nelle mie elucubrazioni filosofiche????

“Ti vuoi alzare! Hanamichi, sono due giorni che dormi!!!”

Vi starete chiedendo di chi sia questa voce argentina… beh, io l’ho già capito:

“STAI ZITTO, YOHEI! Anche i geni dormono!” sbraito di rimando a quello che, fino a dieci minuti fa, consideravo il mio migliore amico, ma a cui adesso vorrei spaccare una clava sul grugno!

Lui non mi risponde nemmeno, mentre esce scrollando le spalle.

Ok, forse è il caso che mi alzi…

Il pavimento duro della tenda, quel trespolo traballante che pretendono che io chiami casa, mi ha fatto venire mal di schiena e un numero imprecisato, ma elevatissimo, di lividi. Adesso vado dal capitano (ma vi pare che debba farsi chiamare con un nome così demente?) Uozumi, e mi faccio cambiare posto. Insomma, l’accampamento è grande, ci stesse Kiyota qui dentro!

“Glllluuuuummmphhhh…”

Ehm… mi guardo lo stomaco con un certo sospetto, ma purtroppo sembra evidente che questo ululato provenga proprio dalle mie viscere affamate. Forse dovrei andare a cercare qualcosa da mangiare, considerando che ho dormito due giorni…

Ok, è inutile che stiate a rimarcare che Yohei aveva ragione! Pensate invece al mio stomaco, a come deve sentirsi stranamente ignorato e vuoto, visto che l’ultimo spuntino è stato il montone di due sere fa!

Indosso la pelliccia leggera, quella leopardata, ed esco dalla tenda, raccogliendo anche l’arco e la faretra. Riuscissi a capire perché dobbiamo continuare ad usare dei metodi così primitivi! So che altri gruppi sono già passati alle fionde e agli scontri corpo a corpo, e invece Uozumi continua con i suoi “il vero cacciatore, e quindi il vero uomo, si vede da come maneggia l’arco…”.

Chissà perché a questo punto Mitchi scoppia sempre a ridere guardando quell’altro ciecato di Kogure, che puntualmente arrossisce! Mah! Comunque quelli sono proprio due mezze calzette, soprattutto lo sfregiato… ricordo bene la lezione che gli ho dato, a suon di testate, quando ha cercato di distruggere il campo!

In ogni caso, eccomi nella jungla folta e misteriosa… ora il grande Hanamichi individuerà e colpirà il volatile più grande e più pasciuto, facendo morire di invidia quei fannulloni sempre pronti a criticare l’intelligenza cristallina dell’unico, solo e grande tensai!

UUUURRRRUUUGGGGHHHH!!!

Sollevo stancamente un braccio in segno di saluto.

E’ Tyro, il vecchio tirannosauro, che prova sempre a spaventarmi appostandosi in mezzo alle fronde e saltandomi davanti con un balzo che lui crede felino. E’ diventata una consuetudine, quindi non mi preoccupo più di tanto quando vedo la sua coda dentata spazzare cespugli e arbusti, anzi… sollevo appena un sopracciglio.

Alzo la testa per ammirare il cielo terso di questa mattina di inizio primavera. Improvvisamente uno pterosauro oscura il sole, ma non sono che pochi istanti, sa bene che deve farsi da parte, appena arrivo io, altrimenti si becca una bella freccia avvelenata su quel muso brutto che si ritrova.

Sospiro, dura la vita dell’uomo primitivo!

Eccoli! Li ho avvistati… due enormi tacchino-sauri stanno volando bassi, anche se a una certa distanza da me. Mi viene già l’acquolina in bocca pensando a come saranno appetitosi una volta arrostiti sulla brace…

Prendo la mira, tendendo l’arco il più possibile, poi lascio partire la mia freccia.

Ehm!

Cioè… ovviamente ho fatto centro, però… come dire…

IO AVEVO MIRATO ALL’ALTRO!!!!

Ok, non è un problema, il subconscio del grande tensai deve aver comunicato direttamente con l’arco, indicando quel era la bestiaccia più grassa. Sì, deve essere così.

Mi incammino per raggiungere il punto in cui deve essere caduta la mia preda…

Oddio…

Oddio…

ODDIO!!!!

C’è una ragazza, una donna… una femmina!!!

Mi fermo con gli occhi sgranati e la bocca spalancata: è la creatura più bella che io abbia mai visto!

E’ alta, anche se non quanto me, ha i capelli neri come le ali di un corvo-sauro, una pelle bianca come il latte di un mucca-sauro, e, mentre si gira verso di me, accorgendosi della mia presenza, scopro che ha due incantevoli occhi color del cielo…

E HA IN MANO LA MIA PREDA!!!!

Mi avvicino lentamente, ho paura che scompaia… è così bella da non sembrare vera. E poi ha quello sguardo spaesato, come se non capisse perché io sia lì, come se avesse paura che possa farle del male…

Le appoggio le mani sulla vita, quasi a sincerarmi che sia fatta di carne e ossa, affondo le dita nel tessuto chiaro e soffice della tunica che la copre dal collo alle ginocchia, lasciandole completamente scoperte le braccia, poi sollevo un braccio per sfiorarle il viso.

Il suo sguardo rimane interrogativo, e sembra pronta a ritrarsi mentre le accarezzo la pelle delicata.

AAAAHHHH!!! Il tensai ha trovato moglie!!! Come sarò felice, come sarò invidiato da quel primate di Mitsui, dal tappetto maledetto, che da quando si è messo con Ayako pensa di portare sulle spalle le sorti della tribù, da Yohei, che ancora non si è reso conto di quanto la sua Haruko sia rimasta al livello evolutivo di un pesce palla…

Io ho trovato la creatura più bella dell’universo!!!!

Decido che è giunto il momento delle presentazioni. Spingo il pollice verso il mio petto, e dico:

“IO Hanamichi. TU?” poi aspetto con espressione interrogativa la sua risposta.

“Do’aho!” sussurra con la sua profonda, beh, profondissima in confronto a quella di Ayako, voce di dea.

“Ti chiami “do’aho”?” provo a chiederle.

Lei non risponde. Mi piace molto la sua timidezza virginale…

Non so perché, ma non credo che sia il suo nome. Credo piuttosto che sia un titolo onorifico con cui ha deciso di appellarmi, qualcosa che nella sua lingua deve equivalere a ‘tensai’…

“Ho deciso che sarai mia moglie” decido di dirle. So che forse dovrei essere più formale, ma insomma, siamo ancora in mezzo alla foresta, non credo che pretenda che mi butti a terra e gattoni fino ad abbracciarle le ginocchia!

Lei continua a sembrare spaesata. Spero che queste incomprensioni linguistiche terminino presto, perché sto diventando piuttosto ansioso, ma poi una luce di comprensione si accende nei suoi occhi e… si volta a guardare il tacchinone che ancora stringe in una mano! Probabilmente già pensa al banchetto di nozze…

Eh, le donne!

Ci mettiamo in cammino per raggiungere l’accampamento.

Non vedo l’ora di arrivare, di presentare la mia sposa al capo tribù, e poi… saremo solo noi due, nell’intimità della mia tenda.

Devo avere un’espressione strana, perché lei mi guarda interrogativa.

Io sorrido e scuoto la testa, anche se sento che le mie guance sono bollenti…

Ok, il cammino è lungo, però la mia bella deve migliorare in resistenza, perché oscilla paurosamente, per poi chiudere gli occhi perdendo i sensi. Per fortuna che ha vicino il suo Hanamichi! La sollevo tra le braccia e me la carico sulla schiena. E’ meraviglioso sentirla così vicina, sentire addosso il suo calore…

ACCELERO IL PASSO… non riesco a resistere!!!!

Quando arrivo al villaggio, galleggio in una nuvola di cuoricini. Non sono mai stato così contento di vedere quelle quattro capanne che costituiscono il nostro accampamento!

Ho ancora il dolce peso della mia futura moglie sulla schiena, quando il tappo e labbra-a-canotto-Fukuda mi vengono incontro, seguiti a ruota da Mitsui.

Eh, eh! L’invidia è già dipinta sui loro volti!

Deposito la mia fidanzata sul terreno, cercando di capire quando si riprenderà. Effettivamente, perso com’ero nei miei pensieri, non mi sono accorto che il tempo continuava a passare senza che lei si riprendesse.

Sono molto preoccupato.

Mi inginocchio accanto a lei, sollevandole il volto con le mani… tiro un sospiro di sollievo: respira ancora!

Mitsui, l’ex teppista della gang dei maniaci della ruota, si china insieme a me, osservando il viso perfetto del risultato della mia caccia:

“Non male la tua preda…” e il suo tono sempre ironico assume per la prima volta una marcata sfumatura di ammirazione.

Borbotto qualcosa sul fatto che deve tenere a posto le sue mani schifide, poi dico, preoccupato:

“Ho paura, è priva di sensi da due ore…”.

E qui accade l’imprevedibile… l’orrido Mitchi scoppia a ridere, nonostante la mia preoccupazione.

“Ma non vedi che sta dormendo???!!”

Ed effettivamente anch’io mi accorgo che la mia quasi dolce metà è immersa nel mondo dei sogni…

“CERTO CHE ME NE ERO ACCORTO!!” sbraito subito. Me ne pento, però, visto che potrei averla svegliata, eppure lei continua a dormire placidamente, si sposta solo un po’ per appoggiarsi al mio fianco.

Il mio cuore accelera i battiti in maniera impressionante, mentre le mie guance vanno a fuoco… quindi mi sistemo meglio per starle ancora più vicino.

“DOVE DIAVOLO SEI STATO FINORA??!!”

Non ci si può sbagliare, questo canto celestiale appartiene a quel residuato giurassico di Uozumi!

Io sollevo lo sguardo su di lui, poi lo sollevo ancora, visto che è proprio alto, e mi porto l’indice sulle labbra, per impedirgli di svegliare la mia volpe…

Oddio, come mi è venuto in mente?! Però è vero, i suoi occhi assomigliano a quelli di un volpe-dattilo...

Prima l’attenzione del capo si concentra sul tacchino-sauro, poi si trasferisce, ma solo dopo mooolto tempo, sulla mia fidanzata.

“E quest’essere da dove salta fuori?!” abbaia.

Come osa chiamare il mio amore ‘essere’?!

“Lei è la donna che voglio sposare” esclamo deciso, mettendomi di fronte a lui e sostenendo il suo sguardo da gorilla-sauro arrabbiato.

“Donna???!!!”

E’ proprio deficiente… sì, donna, non mi sembra un concetto difficile da afferrare!

AAAAHHHH!!! Che sta facendo! Ha sollevato la mia volpacchiotta per le braccia, da dietro…

Brutto schifoso maniaco!!! Io lo uccido…

Ma non si ferma! La alza da terra, afferrandole le ginocchia, e poi… le allarga le gambe davanti a me, come per mostrarmi…

“Donna?” chiede ancora, stavolta guardandomi dritto negli occhi.

ODDIO!!!!

Ehm…

Non ci posso credere!!!

Insomma, sotto la tunica leggera, scoperta dalla presa del gorilla, c’è….

AAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH!!!!

…c’è la prova che è… che è un maschio!!!!

La mia fidanzata si è trasformata in un ragazzo! Come è successo? Dove? Quando? Perché?

“Ti vuoi sposare con un uomo?” continua a dire Uozumi, mentre Kiyota, Mitsui e Miyagi hanno ancora gli occhi fuori dalle orbite.

E improvvisamente l’ex volpacchiotta si sveglia, si libera dalla presa, e gli dà un pugno, buttandolo a terra.

Sembra non gradire l’essere stata svegliata… no, svegliato, oddio che confusione!

Donna o non donna, sono comunque responsabile della sua sicurezza, visto che l’ho portato io qui, quindi, prima che si consumi la vendetta del capitano, mi avvicino alla mia ex fidanzata e gli passo le braccia intorno alla vita…

Oddio, che sensazione!

Ok, non devo pensarci.

Evito di rispondere alle stupide provocazioni di quello sfregiato, e sdentato, di Mitsui, e invece stringo la presa sul corpo del mio bellissimo compagno, e lo guido verso la mia tenda.

SIGH! Avevo altri programmi per la serata! penso mentre lo osservo mangiare un cosciotto di agnello-sauro… e poi perché deve essere così meravigliosamente perfetto, non è giusto! Cioè, una imperfezione ce l’ha, purtroppo…

Sospiro ancora, sostenendomi il viso con le mani.

Quando finisce di mangiare, solleva di nuovo su di me il suo sguardo interrogativo. Sembra quasi che non sappia cosa possa aspettarsi, come se, dietro quegli occhi blu, si nascondesse diffidenza, ma anche un tentativo, il primo finora, di capire cosa sto pensando.

Sono stregato dal suo viso, e non riesco a smettere di guardarlo.

Sospiro per l’ennesima volta, quando mi accorgo che ci sono anche dispiacere e tristezza nella sua espressione, quasi fosse lo specchio di quello che legge nei miei occhi.

Mi avvicino, poi, vinto da un impulso che non riesco a trattenere, lo abbraccio forte, lo stringo contro il mio petto, come a rassicurarlo che va tutto bene, che non deve temere che gli possa succedere qualcosa di brutto.

Mi allontano per un istante, e ripeto il mio nome, sperando che capisca che desidero conoscere il suo:

“Kaede” mi risponde.

Non so cosa significhi, non so se abbia davvero capito cosa volessi sapere, non so se è quello vero, ma per me, d’ora in poi, sarà il suo.

Gli sorrido:

“Kaede…” ripeto, serrando di nuovo le mie braccia intorno alla sua schiena.

Rimaniamo così per qualche istante, finché…

EHM, si verifica qualche effetto collaterale!!!

Lui cerca di allontanarsi, ma io non voglio lasciarlo andare. Tirandosi indietro, però, Kaede inciampa in un tronco, perdiamo entrambi l’equilibrio e ci ritroviamo a terra.

Pensate che abbia allentato il mio abbraccio?! Certo che no, il tensai lo deve proteggere, è un mio prigioniero… LUI E’ MIO.

Lo guardo di nuovo in quegli splendidi occhi blu, e penso ancora una volta che non è giusto che sia un ragazzo, che io non possa sposarlo… e poi cerco di convincermi che presto incontrerò la donna giusta, che lo dimenticherò, che la mia vita non è cambiata.

Però ci sono questi occhi, questa pelle, questo calore…

E allora mi dico…

MA CHISSENEFREGA SE E’ UN MASCHIO!

Mi avvento sulle sue labbra in un istante, chiudendo gli occhi per non rischiare di lasciarmi intenerire dal suo sguardo, sicuramente tradito.

Lo forzo ad aprire la bocca e contemporaneamente gli sollevo le gambe, piegandole all’altezza dei miei fianchi: il tensai è un uomo d’azione, e ora che ha deciso che il volpino deve stare con lui, non porrà tempo in mezzo per passare dalla teoria all’azione… questa notte si preannuncia interessante!

Perché si dibatte in questo modo? Perché sta scalciando riempiendomi di lividi?

C’è qualcosa che non va…

Mi sollevo appena, più per sistemarmi meglio che per altro, e lo sento pronunciare parole sconosciute. Ogni tanto ricompare la parola do’aho, quindi non devono essere insulti, e di conseguenza non do loro troppo peso…

AAAAHHH!!! Volpe dagli artigli acuminati!!!

Quest’innocentino mi ha conficcato le unghie nella pelle, cercando di allontanare il mio viso, e poi mi… AIUTO! Mi ha dato una ginocchiata proprio ‘lì’!

Vuole lo scontro fisico?! Ha trovato la persona giusta…

Vola di tutto, calci, pugni, graffi, testate, morsi anche, soprattutto da parte sua, ma alla fine, quando siamo entrambi distrutti, io sono ancora sopra, mentre lui ansima affannosamente sotto di me.

Il famoso ghigno del tensai si disegna sul mio volto, mentre mi abbasso per baciare di nuovo quella bocca morbida.

Non ha più forze, è completamente alla mia mercé…

 

I giorni trascorrono tranquilli, se evitiamo di pensare alle nottate sempre piuttosto travagliate, però qualcosa fra di noi sta cambiando: il grande tensai sta domando il volpe-sauro ribelle!!

Cerco di insegnargli qualche parola nel nostro linguaggio, indicandogli i nomi delle cose più comuni, oppure ripetendogli come mi chiamo io e le altre persone della tribù.

Lui mi guarda sempre con quello sguardo freddo e corrucciato, anche astioso, a volte, soprattutto quando non resisto e lo abbraccio e lo bacio nei momenti più impensati.

Quando siamo insieme da soli, nella capanna, si siede in un angolo, cercando di porre la maggior distanza possibile tra di noi, ma alla fine deve cedere, e qualche volta ho sentito anche le sue braccia stringermi mentre… mentre… avete capito, no? E quindi non guardatemi con quegli occhi a palla!

Una volta però mi ha fatto davvero arrabbiare, e anche impazzire per la preoccupazione.

Mi sono svegliato, la mattina, e lui non era con me… era scappato via!

Il grande tensai non ci ha visto più, Ayako mi ha detto poi che sembravo completamente fuori di testa, mentre sbraitavo che dovevo ritrovarlo, che dovevo correre a cercarlo. Beh, sebbene lei esagerasse un po’, come tutte le donne, un certa apprensione la provavo!

Sono saltato su un equi-sauro e mi sono lanciato all’inseguimento. Ho seguito la stessa strada percorsa quella volta che ci siamo incontrati, frugando in ogni cespuglio, in ogni anfratto, e alla fine… alla fine l’ho trovato, vinto dalla stanchezza, che dormiva rannicchiato tra le canne. Nel momento in cui l’ho visto, la mia rabbia è sbollita, ed è rimasta solo una grande tenerezza per il mio amore, per come deve sentirsi spaesato fra di noi. Eppure non mi ha sfiorato nemmeno la possibilità di lasciarlo libero, sarebbe come tagliarmi un braccio. Io non posso vivere senza di lui.

Mi sono seduto accanto al suo corpo addormentato, sfiorandogli la fronte, accarezzandogli la guancia liscia, non resistendo all’impulso di sollevarlo delicatamente tra le mie braccia per farlo riposare appoggiato al mio petto.

Siamo rimasti così a lungo, io con la schiena sostenuta dal tronco di un albero e lui rannicchiato nella mia stretta.

Quando ha aperto gli occhi, ho visto subito il lampo di rabbia e dolore nel suo sguardo, ma io gli ho sorriso:

“Kaede, amore… devi tornare con me. Le cose saranno diverse…”

Non so se abbia compreso le mie parole, ho sempre questo dubbio quando sono con lui, perché non fa mai un cenno che possa indicarmi che capisca la nostra lingua.

Vedo le sue gambe graffiate dagli spini degli arbusti, la sua leggera tunica di pelle chiara strappata in più punti, e la mia coscienza comincia a sussurrarmi insistentemente che è colpa mia.

Lo sollevo fino a farlo sedere sull’equi-sauro, mentre io cammino a piedi, accanto a loro.

E’ una buona opportunità per fuggire, e questa è l’unica cosa che posso dargli, ma qualcosa mi dice che, se lui ne approfittasse, per me non ci sarebbe futuro.

Il sole comincia a tramontare, ma il villaggio è ormai vicino. Quando arriviamo nella tenda, gli preparo da mangiare, poi spengo il fuoco e mi ritiro sul giaciglio più lontano, senza tentare, ed è la prima volta, di costringerlo a stare vicino a me.

Il giorno successivo decido che, per farlo integrare di più nella sua nuova vita, devo insegnargli ad usare l’arco.

E’ bello mettermi alle sue spalle, e aiutarlo a prendere la mira. Quando tutto sembra perfetto per scoccare la freccia, gli scosto i bei capelli scuri che gli ricadono sugli occhi, e di nuovo mi perdo nelle sue iridi azzurre…

Lo lascio ad esercitarsi, e mi allontano di qualche passo, per parlare con Kiyota, che sono due ore che mi fa segnali di fumo per attirare la mia attenzione.

“Che accidenti vuoi?!” lo apostrofo gentilmente.

Lui fa un cenno verso Kaede:

“Ih, ih… ti sei fatto mettere nel sacco! Scommetto che non sei riuscito a sfiorarlo neanche con un dito! E poi saresti il tensai… comandato a bacchetta da un selvaggio!”

Vorrei dargli una testata, ma fortunatamente il genio ha altre armi:

“Si dà il caso che Hanamichi Sakuragi ha avuto modo di ‘conoscere’ a fondo il suo compagno…” e lo dico con una certa soddisfazione, un bel ghigno sul viso, e le braccia incrociate sul petto.

Il babbuino umano rimane scornato dalla mia affermazione, e l’invidia è chiara sul suo volto, mentre borbotta che non ci crede.

Sono pronto a fornire altri dettagli, quando sento un dolore atroce sul collo… KAEDE!!!

Quel disgraziato mi ha lanciato una freccia in testa, e ora mi guarda con quella sua espressione sempre meravigliosa, ma stavolta super arrabbiata…

Mi volta subito le spalle, chiaro indizio del suo disprezzo, e così io mi ritrovo a dover strisciare davanti a lui:

“Amore… non è come credi! Era solo per parlare…”

Ehm, lui non mi degna di uno sguardo… scuotendo le spalle come se con questo gesto volesse anche liberarsi di me. Accidenti!!

“SAKURAGI!!”

Sono ancora in ginocchio, ma mi sollevo prontamente quando mi accorgo che Uozumi mi sta cercando, ed è pure parecchio arrabbiato.

“Che diavolo c’è, gorilla!” gli ringhio sulla faccia. Insomma, ero occupato, che necessità ha di disturbarmi ogni tre minuti?

“Vieni nella mia tenda, dobbiamo parlare”.

Lancio un’occhiata a Kaede, che sta armando di nuovo il suo arco come se nulla fosse. Gli appoggio lievemente una mano sulla spalla, poi mi allontano insieme al capo.

Mi fa sedere vicino al fuoco acceso, poi mi guarda dritto negli occhi:

“Riguarda il tuo selvaggio, quel Kaede”.

Comincio subito ad irritarmi e ad agitarmi:

“Avevi detto che non c’erano problemi a lasciarlo con me!” lo accuso.

“E’ vero… ma la voce della sua presenza si è diffusa. E’ appena venuto al campo, a parlarmi, il capo della tribù dei Pellegialla, Shinichi Maki”.

“Che diavolo vuole quel vecchiaccio! Non può starsene nella sua valle paludosa, invece di venire a rompere a noi?!” scatto immediatamente.

Uozumi scuote la testa, poi fa partire un pugno proprio sulla mia testa…

“Stai zitto, stupido! Sai bene quanto Maki sia importante, e comunque non si tratta solo di lui; Maki è il portavoce anche di altri capitribù…”

“Non capisco…” mormoro, continuando a massaggiarmi la testa indolenzita.

“Pare che ‘Occhi di Mare’ sia desiderato come compagno da parecchi di loro. E io non sono nella condizione di potermi opporre… Si scatenerebbe l’ennesimo scontro, e noi, soli contro un loro attacco congiunto, non avremmo scampo”.

Lo guardo con la bocca spalancata: questo è il mio ‘capitano’? Quest’uomo pronto a vendere al miglior offerente una persona che ormai fa parte della sua tribù?!

“E’ inutile che fai quella faccia… domani mattina saranno tutti qui!”

Mi sollevo da terra, alzandomi in piedi. Ho i pugni serrati e dai miei occhi escono saette:

“Non permetterò a nessuno di portarmelo via. E’ MIO!”

Anche lui si alza, poi mi si avvicina, posandomi un braccio sulla spalla:

“Capisco quello che provi, ma non devi reagire così. Troverai una compagna, una ‘sposa’ vera, che ti potrà dare una famiglia…”

Il suo tono paternalistico acuisce la mia rabbia:

“HO DETTO NO!”

Vedo che si trattiene, cercando di non prendermi a pugni. Ma non mi interesserebbe, sono pronto a rispondere a qualsiasi sfida.

Rimaniamo in silenzio per qualche istante, io sentendo i fremiti della rabbia scorrermi insieme al sangue, mentre lui apparentemente preso dai propri pensieri.

“Pensi che lui preferisca rimanere con te?” mi chiede all’improvviso.

Eh?! Che domande fa, cer… beh, oddio, non lo so! Lo spero.

“Insomma, pensi che ti ami?” continua lui, spazientito e imbarazzato dal dover trattare certe questioni personali.

“E che ne so!” rispondo “Non parliamo neanche la stessa lingua!”

Uozumi scuote la testa, poi riprende a parlare, cercando di essere paziente:

“L’unica cosa che posso fare per aiutarti, è porre come condizione che sia lui a scegliere con chi stare. Domani verranno gli altri capi tribù. Sicuramente porteranno dei doni. Preparati e spera che lui scelga te…”

Annuisco, ma non sono tranquillo come vorrei.

Passo il resto della giornata occupato nei lavori più faticosi, come se volessi tenermi lontano anche da Kaede. Quando la sera ci ritroviamo nella tenda, ceniamo in silenzio, del resto non che lui parli molto, a parte i suoi ‘do’aho’, e poi andiamo a dormire.

Lo guardo, sdraiato a qualche metro da me: non l’ho più toccato da quella volta che ha tentato di fuggire, ho continuato ad onorare la mia promessa, ma ogni notte è più difficile, e stanotte più delle altre, perché potrebbe essere l’ultima che passiamo insieme, perché mi manca tutto di lui, perché in questo momento vorrei solo sentire le sue braccia intorno al mio collo, vorrei solo affondare il mio viso nei suoi capelli.

L’alba mi trova già sveglio e ancora stanco. Kaede sta dormendo, la coperta di pelliccia gli è scivolata di lato, scoprendogli la schiena nuda.

Mi avvicino, gli deposito un bacio leggerissimo sulla spalla, poi lo ricopro bene ed esco dalla capanna. Devo prepararmi, come ha detto Uozumi, perché oggi devo vincere la mia battaglia più importante.

A metà mattina tutti i capi delle tribù vicine sono radunati nello spiazzo al centro del nostro accampamento.

C’è Maki, dei Pellegialla, c’è Fujima, della tribù dei Faccia-d’Angelo, poi Akagi, il capo dei Labbroni, Jin, del popolo degli Occhi-Grandi, e infine quello schifosissimo verme strisciante di Akira Sendoh, il capo della tribù dei Capelli-Dritti…

Eccoli qui, tutti sorridenti e nei loro straccetti migliori!

Uozumi fa avanzare Kaede di fronte a loro. E’ bellissimo, come sempre, ma anche spaesato e accigliato. Mi guarda per un istante, ma distoglie subito gli occhi.

“Questo è il ragazzo di cui mi avete parlato. Dall’alto della mia autorità, come capo del popolo che lo ha accolto, sono io a dettare le condizioni: Kaede diverrà il compagno della persona che sceglierà da solo, senza condizionamenti…”.

Kaede continua a guardarsi intorno, mentre gli occhi dei cinque dementi sono colmi di ammirazione e desiderio. Se andrà con qualcuno di loro, non mi darò per vinto. Il tensai supererà paludi, foreste e deserti per recuperare il suo volpino.

Quel porco-sauro di Sendoh si avvicina a Kaede, passandogli un braccio intorno alle spalle e mormorandogli qualcosa che non capisco, mentre gli accarezza piano il collo con la punta del pollice. Vedo che il MIO volpacchiotto sembra chiaramente a disagio. Sto per scattare per rompere le ossa a quel bastardo coi capelli a punta, quando interviene Maki:

“Io posso offrirti la metà del territorio più florido e ricco, posso offrirti di aiutarmi a governare su un popolo che non conosce la sconfitta” declama. Poi, usando la punta della lancia, disegna sulla terra una specie di piantina, in cui spicca, enorme, la sua sagoma, e altri puntini, minuscoli, su cui imprime ritratti degli altri capi.

Chissà perché, a questo punto, interviene Kiyota, che finora è rimasto nascosto insieme a Miyagi, Mitsui, Kogure e Ayako:

“Che ci trovi in lui, grande Maki, è solo un misero selvaggio!”

Il capo dei Pellegialla lo guarda con sufficienza, sollevando appena un sopracciglio, mentre io non riesco a trattenere il sorriso: e così è questo il segreto del babbuino! Si è invaghito del vecchiaccio!!

La mia attenzione viene subito catturata, però, da Jin e Fujima, che stanno mostrando i migliori tesori dei loro territori, con lo scopo di abbagliare il mio Kaede con il miraggio della ricchezza… vasi, monili, manufatti di cui non si riesce neanche a capire l’utilità, stanno esibendo tutto con orgoglio, cercando di comprarlo.

Ma io non sono da meno; con estrema soddisfazione mostro quelle che sono state, da quando avevo cinque anni ad ora, le mie creazioni: ok, spesso sono cose inutili e che non funzionano, però sono TANTE!!!

“Sarai un guerriero valoroso, combattendo al mio fianco!” tuona, mettendomi da parte, Akagi, il capo famoso per le numerose conquiste alle quali ha guidato un popolo inerme fino al suo arrivo “Io e te insieme saremo invincibili. Le nostre vittorie diventeranno leggenda, e il demonio dagli occhi del mare vedrà diffondersi la sua gloria ovunque!” continua, con la stessa voce potente.

Vedo Kaede ascoltarlo con attenzione, come se fosse attratto da quelle parole.

Sudo freddo… battuto dal gorilla coi labbroni NO!

Ma quando ancora non si è persa l’eco di queste parole, ecco che Sendoh dei Capelli-a-Punta si fa di nuovo avanti:

“Io sono il migliore, ti amerò, ti proteggerò, sarai il mio pulcino-sauro e io il tuo eroe…”.

SIGH!! Stavolta credo di non avere più speranza. I due si guardano fisso negli occhi, come se fra loro avessero riconosciuto un legame ‘a pelle’, come se fra loro ci fosse una tensione da cui tutti noi siamo esclusi.

Mi volto stancamente… gli occhi mi bruciano, e qualcosa di caldo e salato mi sta bagnando le guance: tutto d’un tratto mi sembra di essere diventato stanco e vecchio.

Lo amo, ma come costringerlo a rimanere con me? Meglio lasciargli la libertà di essere felice con qualcun altro, anche se si tratta di una persona come quel capello a punta…

Sento la voce di Uozumi levarsi ad interrogare il ‘selvaggio’, come continuano a chiamarlo, ma io non voglio sentire. So riconoscere quando vengo sconfitto.

“Do’aho!”

Oddio, possibile che abbia già dato quello che io consideravo un riconoscimento solo mio a qualcun altro? Mi volto appena e vedo che lui è girato verso di me, e mi sta guardando.

“Hanamichi” ripete, con la sua voce profonda.

Mi tremano le gambe. Cosa vuole dirmi? E’ solo un ultimo addio, oppure…

Mi sorride appena, ed è il primo sorrido che gli vedo, poi si volta verso Uozumi, e, con questa strana pronuncia che ha, comincia a parlare lentamente, ma con decisione.

“Io voglio bene a lui…” annuncia, voltandosi ad indicare… me!

Oddio, non ci posso credere! Gli altri sono tutti a bocca aperta, Uozumi, Mitsui e Kiyota compresi, ma io non perdo tempo ad occuparmi di loro, invece mi getto sul mio Kaede, stringendomelo tra le braccia.

“Ti amo…” gli sussurro piano, gli occhi che quasi mi lacrimano, mentre i suoi sono inaspettatamente sorridenti.

Lo bacio, e finalmente tutto sembra tornare a posto, essere perfetto…

In questi istanti è come se fossimo soli, lontani da qui, in un paradiso di cui siamo gli unici abitanti. Sento musiche soavi nelle orecchie, e una dolcezza e una leggerezza che mi fanno sentire in grado di volare.

Quando ci separiamo, gli altri si sono allontanati, anche se qualcuno, uno a caso, continua a voltarsi, a guardarci, scuotendo quelle spine che gli ornano la testa, e a minacciarmi che non è detta l’ultima parola, nonostante Uozumi abbia già fatto la proclamazione finale.

Eppure non mi importa di nulla di quello che sta accadendoci intorno, mi importa solo di questo ragazzo che stringo tra le braccia, che amo e che finalmente è riuscito a leggere i miei sentimenti e a trovare la giusta corrispondenza nei suoi.

“Andiamo a casa…” gli sussurro continuando ad accarezzargli i capelli morbidi.

Lui annuisce e si appoggia con la testa sulla mia spalla, mentre ci dirigiamo verso la nostra capanna.

Appena prima di varcare la soglia, mi prende un impulso improvviso: con una mossa fulminea, mi chino e lo sollevo, passandogli un braccio intorno alle spalle e l’altro sotto le ginocchia.

“L’altra volta non ho potuto trattarti come volevo… ringhiavi e graffiavi, ma stavolta voglio mostrarti quanto sei fortunato ad avere risvegliato qualcosa in me…” mormoro, desiderando prenderlo un po’ in giro.

“Sei proprio un do’aho!” esclama, con quel suo modo dolce di pronunciare i nostri suoni gutturali.

ODDIO! Ma allora ‘do’aho’ era un insulto…

“VOLPACCIA!!!! Vieni qui che facciamo i conti!!!!”

 

Un milione di anni fa…. – The End

NB Come avevo avvertito, già nella DJ era tutto molto improbabile (l’uomo è comparso sulla Terra 2 milioni di anni fa, mentre i dinosauri sono scomparsi nel Paleocene, 60 milioni di anni fa…), quindi mi sono sentita autorizzata ad inventare nomi assurdi per gli animali e ad accantonare tranquillamente qualsiasi velleità di ‘storicizzazione’.






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