Un letto ed una favola - Amore e Psiche di Mel
Arrossì,
al ricordo delle innumerevoli notti trascorse così. Una splendida
giornata, come quelle passate, come quelle future. Il sentimento
leggero che avvertivano attorno fra loro era speciale. Il loro sentimento. Il loro amore. Non ricordava
quasi più come, ma ora si amavano. Troppo
belli.... Lo attese, il suo ragazzo dai capelli neri era rimasto un attimo in bagno a ripulire la vasca dal sapone. L' attesa,
benché durasse da così poco, lo struggeva. Ma Hanamichi
era diviso a metà fra due pensieri. Hanamichi
smise di abbandonarsi a quei pensieri.
Si sentì
rispondere in un attimo. Lo chiamò ancora, aggiungendo. "Se non vieni piango........non mi puoi lasciare solo così.........sul nostro letto" Si sentì
una risata morbida. Kaede
si affacciò alla porta.
Rukawa
arrossì delicatamente. Si avvicinò
al suo mondo e lo baciò, dolcemente. Prima
nella doccia si erano baciati ed accarezzati, lavati, toccati e basta. Si guardarono,
sorrisero, poi risero. Kaede
dimenticò il bagno e sussurrò. "Che brutta frase romantica......"rise Hanamichi fingendosi offeso "Hn..hai ragione.....vediamo...............neanche per tutti i palloni da basket del mondo...." "Che volpe scema sei........."disse stringendolo Kaede
sorrise in silenzio. "Lascia stare le parole, sei più bravo nei fatti" "Vero"mormorò lui dagli occhi azzurri prima di scendere a baciargli la gola Era come
un segnale. "Vuoi..?"chiese arrossendo il ragazzo dagli occhi nocciola "Tu?....."domandò gentilmente Kaede leccando il suo mento "Non so......" "Dai, lasciamo stare....eri stanco oggi o sbaglio?" Hanamichi lo ringraziò con un bacio morbido, il suo amante pensava ogni istante prima a lui e poi a sé.
Kaede rifletté un attimo. "Fai tu .....decidi anche per me....."il tono basso, calmo Lasciava
a lui ogni libertà, dopo essersi messo da parte.
"Io adoro sentire la tua voce.........raccontami una storia, una favola......così come si fa con i bambini ammalati a letto.......voglio addormentarmi con il suono delle tue parole nell' orecchio....................." Kaede rise. "Do'hao - mormorò affettuosamente - non te ne hanno mai raccontate?"
"Prima...tanto tempo fa.......è una cosa che non posso più chiedere.........tu lo sai .......nessuno crederebbe che il teppista dai capelli rossi dello Shohoku, la scimmia rossa grande e forte.....voglia una favola......posso chiederlo solo a te .........................lo farai?"
Il suo
Hanamichi si stava esponendo, gli stava confidando la verità,
quella che da un po' pesava ad entrambi. Più
di tutti Hanamichi alle volte era così insicuro, così
....delicato. Eppure,
enorme contraddizione, quell' animo così incrinato e sottile,
spesso non più della superficie cristallizzata di un lago al
primo freddo, alle volte poteva divenire forte e resistente come acciaio
lucido. Ed in quei momenti, quando anche la forza d' animo di quel determinato ragazzo dai capelli neri veniva meno, ecco che la spalla di Hanamichi si ergeva orgogliosa di sorreggere la testa china del suo compagno. Ed adesso Kaede sapeva di avere fra le braccia l' Hanamichi più debole, quello che rivelava le proprie mancanze solo per trovare una coccola e la spinta per migliorare. E lui non se la sentiva di ferirlo, né di rispondere con durezza all' appello dolce di quel ragazzo. Lo baciò, chinandosi su di lui, poi annuì. Hanamichi si illuminò, sorridendo. Bastava
così poco per quel sorriso. Il suo amante dai capelli rossi si sistemò comodamente sul suo braccio, il viso girato verso il soffitto, gli occhi chiusi, le labbra soddisfatte ancora incurvate, l' orecchio talmente vicino alle belle labbra del suo Kaede tanto da sfiorarle. In silenzio
lui dagli occhi azzurri pensò alle storie che conosceva. Sorrise,
si, andava bene. Una favola bella per una persona dolce ed importante**
"Sarei tentato per una dell' orrore, così ti stringeresti a me, ma visto che è una favola della buonanotte ne scelgo una più romantica......" "Una storia d' amore, Kaede?"chiese piacevolmente sorpreso il suo koibito
"Amore e Psiche?"domandò incuriosito da quei nomi così strani
Sorridendo lui dai capelli rossi chiuse gli occhi, per ascoltare.
I suoni
bassi risuonarono a lungo. Dolcemente lusingato da quella voce profonda e meravigliosa Hanamichi si lasciò all' incanto dei luoghi descritti, alla bellezza con la quale veniva presentata la giovane Psiche, paragonata alla stessa Venere, all' amore che era divampato fra lei ed il giovane Amore nel momento stesso in cui lui le avrebbe dovuto regalare una sorte avversa. Sognando ad occhi aperti lui dallo sguardo caldo e dolce si perse in quegli accenni di puro romanticismo.....fantasticò sul rapimento perpetrato dallo stesso Amore che, per far propria la bella amante senza incorrere nell' ira di Venere, madre sua, l' aveva portata in una dimora lontana....avvampò alle poche parole usate per descrivere la prima notte, la verginità di Psiche donata ad Amore, le lacrime del giorno dopo, il legame eterno che ormai li univa e poi la separazione. Con un leggero brivido Hanamichi pensò alla povera fanciulla costretta a sussurrare i suoi 'ti amo' ad un marito mai visto, notte dopo notte ed infine le parole piene d' invidia delle sorelle costrinsero lei, povera e spaurita, ma decisa a non perdere quel dolce sentimento, eppure logorata dai pensieri maligni, a spiare una notte il viso proibitole, e poi lui che si svegliava, tradito dalla fanciulla amata......il dolore e la disperazione........Hanamichi li fece propri immerso in quella dolcissima fiaba greca............ Ad ogni
passo di trama riviveva la sua storia con Kaede. Le prove affrontate da Psiche lo fecero sospirare, lui stesso non avrebbe avuto timore di affrontare alcuna cosa se il premio fosse stato l' amore del suo Kaede, si era perso un attimo in quei dolci pensieri, si fece ricondurre alla storia dal tono di dolce rimprovero di quel suo amante dai capelli neri ed ascoltò, parteggiando vivamente per la sua, ormai ,eroina. L' amore
incrollabile di Psiche lo fece arrossire ed infine la conclusione,
lieta, attesa, teneramente giusta.
In quel
mormorio la voce di Kaede si spense. "Una fiaba bellissima................grazie Kaede" Sorridendo per lo sforzo del suo koibito a rimanere sveglio il ragazzo dai capelli neri si stese con lui, portandoselo sul petto, vicino al cuore, donandogli quegli ultimi suoni per la notte che veniva.
E Morfeo avvolse ogni respiro.
Il cielo
scuro si stese sulla terra. Allora
un sogno romantico scacciò il compagno. Il fedele
compagno sorrise e si allontanò alla ricerca di un altro suo
predestinato. *********
Il giovane
ragazzo aveva occhi dorati, pieni della luce stessa del sole, così
screziati da sembrare gemme preziose, lucide persino di notte, più
luminose delle stesse stelle del cielo. Infine
il giovane possedeva capelli rari, mai visti prima, di un rosso tanto
acceso da sembrare fuoco vivo, che per rallegrare chi li guardava
guizzavano come fiamme ardenti mosse dai sospiri di Zefiro, dio del
Vento. Rossi
come l' amore. Mai, in tutto il mondo, erano stati visti fili di seta rossi simili ai suoi. Quel giovane figlio di re fu subito da tutti chiamato messaggero di Venere, dea suprema della bellezza e dell' amore.
Lusingato da quelle attenzioni, imbarazzato da tanto interesse, dai cortei che, al suo passaggio in una semplice piazza, gettavano fiori e ghirlande per adornarlo, il giovane non perdeva comunque la propria innocenza, la propria umiltà e l'affetto che nutriva per i fratelli più grandi ed i genitori lo portavano a fare di tutto per compiacerli, con semplicità e gentilezza. Intanto
genti da ogni luogo venivano ad ammirare la nuova Venere, sussurrando
che forse dopo la dea fosse nato anche un dio di bellezza. Immensamente offesa e sdegnata la grande dea Venere tremò di livida rabbia nel cielo, adombrando per lunghi istanti la propria dolce bellezza. "Io - tuonò rivolta alle ancelle - devo dunque sopportare l' affronto di questo mortale?" Fremeva
d' ira violenta, le nubi stesse fuggirono da lei. "Dovrò dunque spartire la mia dignità divina con un simile, caduco, essere destinato a Thanatos, dio della Morte, nel giro di un battito di ciglia?" "No, no - gridò ancora furente - ben presto quel giovane si pentirà di questa sua illecita bellezza, si pentirà" "Chiamate mio figlio, l' alato dio dell' amore, il nobile Kaede"ordinò alle Muse sue schiave
Nessuno
lo avrebbe mai chiesto. L' ultima giovane che aveva amato si accontentava di ammirarlo da lontano, salutandolo con inchini ossequiosi e piccoli cenni della testa castana. Certi della sua immensa tristezza i gentili genitori interrogarono per lui l' oracolo di Delfi, il più autorevole in profezie di tutto il mondo. Il responso del divino Apollo fu uno ed uno soltanto: <Porta il giovane ragazzo sulla cima di un monte altissimo, vestito come si conviene ad un sposo, ma accompagnalo con il velo del lutto sul viso e lì lascialo. Un mostro crudele con ali e con ferro, che adombra i cieli e spaventa Giove stesso, verrà a prenderlo per sé>
La giovane
e splendente dea aveva stretto affettuosamente il figlio. "Figlio mio, nobile Kaede, nato da me, dea della bellezza e dell' amore ti prego, ubbidisci al comando materno......incocca una delle tue brucianti frecce appuntite e colpisci quel giovane, Hanamichi, la cui indegna bellezza offusca il mio divino nome, con il dono che ti appartiene fallo innamorare non tanto di una timida fanciulla, ma dell' uomo più turpe che tu possa trovare, voglio per lui sofferenza perpetua sulla terra, legalo dunque a chi, deforme e crudele, faccia di lui sempre ciò che vuole, senza rispetto né sentimento alcuno"
Solo,
su di un ramo, nascosto dal fulgore del sole che brillava alle sue
spalle, il giovane Kaede osservava rapito la preda che doveva condannare
all' infelicità eterna. Comprese l' invidia della madre e l' adorazione con la quale le genti di tutta la terra lo avevano riempito. Quel
mortale era bello come un dio. Bello e desiderabile. Per la
prima volta in vita sua il giovane dio alato si sentì il cuore
stretto nella morsa dell' amore. Rise. Perdutamente caduto ai piedi di quel mortale così dolce? Improvvisamente attratto ed irretito con la velocità con cui Giove mandava le saette a tessere nel cielo trame azzurre e viola?
Mai avrebbe
lasciato nelle mani rozze di un essere indegno un fiore così
delicato e prezioso.
Un sospiro
era tutto quello che lui si era permesso. Ed erano
state parole a cui credeva.
Ma non era quello il destino che il fato aveva a lui concesso. Si preparò
velocemente. Uscì così dalle proprie stanze e nei corridoi fu un susseguirsi di inchini ed atti di adorazione. La bellezza
di quel giovane era immensa. L' altissima
cima lo attendeva. Perché
attendere? Quale sofferenza più grande poteva attenderlo in confronto al vedere le beate nozze dei fratelli e struggersi nella solitudine di ogni notte passata nella tristezza di una verginità senza pretendenti? Nulla, nulla più lo avrebbe fatto soffrire nell' Ade. Affrettò
il passo, ascoltando i flauti nuziali che suonavano tristemente, più
simili a lamenti che a grida di gioia. Pianse anche lui quindi, per l' avversità del proprio destino e la brevità della propria esistenza, asciugandosi di tanto in tanto gli occhi con il velo lucido e prezioso.
Il corteo si disperse, le fiaccole si spensero, intorno si fece silenzio. Solo,
accarezzato insistentemente dal vento e dal sole forte Hanamichi si
lasciò ad un pianto disperato. Mentre
lentamente il velo s' inzuppava di calde stille di sofferenza arrivò
il leggero vento, Zefiro.
Si guardò
intorno, ricordava che il vento stesso l' aveva condotto lì,
osservò il luogo. Attirato da quelle bellezze naturali Hanamichi si avviò per il bosco, ridendo delle gentili fronde che al suo passaggio si abbassavano per accarezzargli le guance al ritmo del respiro dei venti. L' acqua sembrò scorrere ancora più lieta nel momento in cui, per rinfrescarsi, il giovane vi immerse le mani, pulendosi il viso dalle lacrime ormai dimenticate. Infine
nel mezzo della selva, riparato dalle ombra immense degli alberi secolari,
si ergeva un palazzo magnifico, sicuramente eretto da mani divine. L' altissimo
soffitto a cassettoni decorava l' intera casa, costruito in pregiato
cedro e avorio ed era sorretto con precisa regolarità da alte
colonne d' oro. Ogni parete era rifinita in arabeschi di cesellature
d' argento raffiguranti dei e animali, fiori e frutta e nature selvagge.
I pavimenti invece risplendevano di minuziosissime sfaccettature preziose,
ogni sorta di pietra di valore era stata finemente sbriciolata e suddivisa
per colore ed intensità in mosaici precisissimi.
Improvvisamente
fu circondato da voci. "Non cercare con gli occhi e non meravigliarti di tanta ricchezza, poiché tutto ciò che vedi è tuo. Sei nella casa del tuo sposo. Cerca dunque la stanza nuziale seguendoci e stenditi sul letto. Riposa il corpo stanco e poi prenditene cura con un bagno che ordinerai a tuo piacere, noi siamo i tuoi servi e le tue ancelle comandaci e noi ubbidiremo ed ora va', rilassa le membra intorpidite e cura la tua bellezza, questa notte il nostro signore farà di te il suo legittimo sposo" Stupito e silenzioso il ragazzo dai capelli rossi seguì le voci, cacciò via la stanchezza con il riposo e rese lucida la pelle con un bagno profumato, fu poi invitato ad un banchetto prelibato, mani senza braccia e dita senza mano lo servivano, imbandendo una tavola degna di un re davanti ai suoi occhi, mentre lire senza corde suonavano e canti senza labbra risuonavano bassi nella stanza.
Improvvisamente un rumore risuonò nella quiete perfetta. Hanamichi
si tirò a sedere. Infine un altro rumore molto più vicino, il suono flebile della tenda che veniva tirata ed un' ombra scura si stese accanto a lui nel letto.
Una risata
morbida lo raggiunse. Una voce melodiosa e vellutata, ma seria e forte. "Non temermi, io sono il tuo sposo, colui che ti ha scelto....io ti ho portato qui, io ti ho offerto in dono questa casa, io ti ho scelto per me" Hanamichi
sgranò gli occhi dorati, soffocando un ansito sorpreso.
Era un
tentativo. La voce rispose.
"Non hai risposto alla mia domanda...perché non ti mostri a me...chiama dunque le ancelle e fammi portare una lampada, fa' che io ti guardi e dopo avrai la tua risposta, io sono il ragazzo da tutti chiamato messaggero di Venere e dio di bellezza, non voglio per me amare una sola voce" In risposta
si udì un' altra lieve risata. "So chi sei, conosco la tua storia, il tuo nome, il tuo viso, i tuoi capelli rossi come le fiamme dell' Ade stesso, i tuoi occhi dorati come il sole più limpido, ma mi sei destinato e in tutta la libertà di cui ti farò dono anche come mio sposo ho per te solo una condizione.......non potrai mai vedermi...............io arriverò da te accompagnato dall' oscurità delle tenebre e me ne andrò prima che Apollo guidi il Sole fuori dalla sua propria coltre, è l' unica condizione che ti pongo, la vuoi accettare?"
La voce
s' intristì in un sospiro poi si riscosse infuriata. "Non sta a te cambiare il destino, né ciò che gli astri comandano, io ti darò tutto, ma non puoi chiedermi troppo, non osare o lo rimpiangerai, ricorda che quello che ti circonda non è umano, ma divino, ricorda che sei solo un mortale, ricorda che ad un dio niente può essere negato" Il silenzio ritornò a dominare su tutto, anche sui sentimenti. Improvvisamente
si avvertì un singhiozzo. Il corpo
di Hanamichi fu preso da un tremito impossibile da controllare. Colpito
nell' animo da quel pianto disperato la divinità strinse a
sé il ragazzo in lacrime. Le labbra
alle quali apparteneva quella voce scesero sulle guance, lungo le
tempie, bevendo e succhiando ogni più piccola e rotonda lacrima. I brividi furono placati dal calore che si diffondeva dai due corpi uniti, la schiena accarezzata da mani grandi e dolci, i capelli toccati da dite piacevoli e leggere. Hanamichi si concesse un sospiro. Non sembrava
crudele quell' ombra sconosciuta. "Non volevo spaventarti, non ti farei mai del male, io ti ho scelto certo, ma non per sentire i tuoi singhiozzi........ho sbagliato con te, non avrei dovuto lasciarmi all' ira, mi puoi perdonare?"
Per la
prima volta si trovava fra le braccia di un estraneo, stretto e cullato
da mani che non appartenevano alla sua famiglia.
"Comprendo i tuoi giusti dubbi...eppure dovrai fidarti di me, in garanzia posso solo offrirti il mio amore per te, che è grande come il cielo e forte come una rupe, ti ho visto ed amato, nello stesso istante, ma vedo più in là delle tue parole, tu temi il mio aspetto sconosciuto, mi credi di brutto aspetto, deforme, vero?" Hanamichi
si morse le labbra.
Hanamichi
sospirò. Il suo animo chiedeva conferme, risposte, certezze.
Ed era lui a dover decidere.
Una rosa grande e profumatissima accarezzò il viso di Hanamichi. "Che buon profumo" mormorò lui accogliendola fra le dita
Hanamichi
ringraziò l' oscurità per la prima volta ed arrossì
intensamente. Il dio si avvicinò. "Ho desiderato toccarti dal primo momento in cui ho posato lo sguardo su di te, mi avvinci e mi leghi come il più riuscito degli antichi incantesimi sacri, lascio volentieri agli altri il semplice guardarti, io ti ho voluto e ti voglio e ti vorrò, la mia decisione è una e se il mio cuore si è acceso sappi che non si spegnerà, se ardo d' amore arderò per sempre.........................................................ti amo, dolce Hanamichi, ti amo profondamente" Il ragazzo dai capelli di fuoco chiuse gli occhi pieni di lacrime e sussurrò.
Hanamichi lo accarezzò gentilmente saggiando la morbidezza della sua pelle, la freschezza delle sue labbra, che accolsero i polpastrelli dorati con baci umidi e affettuosi, la setosità dei capelli leggeri e fini. Alle sue mani quell' ombra sconosciuta sembrò davvero un dio perfetto e splendido. Il petto candido, scoperto, i muscoli tesi e forti, l' ombelico ben fatto, la linea dei fianchi decisa e consistente. Con un ansito imbarazzato Hanamichi avvertì una mezza tunica coprire il suo corpo dai lombi in giù e si scostò in fretta.
"Oh...tu vuoi dunque farmi morire di desiderio, vero? Sappi che se mi inviti non riuscirò poi a frenarmi........" Hanamichi avvampò e sorrise. "Baciami" E così
fece.
Un bacio. Vergognandosene ne desiderò altri mille, uguali e dolci.
Accarezzandolo sensualmente, strusciandosi su di lui con i fianchi. Hanamichi gemé involontariamente. Ma era
ancora incerto. Doveva
rischiare? Non sapeva. Il suo amante sembrò capire. "Non ti vorrei costringere a nulla, ma dovrei subito fare di te il mio legittimo sposo, questa notte, la prima notte........me lo permetteresti?" Hanamichi
arrossì ancora. Se quello
era realmente lo sposo destinatogli dagli dei supremi, perché
rifiutare? Il giovane dio si stese piano su di lui, accarezzandogli con entrambe le mani il viso teso ed i capelli, baciando i suoi occhi, le sue orecchie, il naso perfetto, le labbra dolci. Lusingato da quelle promesse di piaceri più grandi Hanamichi stava per cedere. La voce distrusse le ultime barriere di pudica resistenza. "Ti ho aspettato a lungo e per rispetto a te aspetterei ancora se potessi cambiare le leggi sacre del matrimonio......so, Hanamichi, quanto anche tu abbia atteso qualcuno che ti reclamasse per sé, qualcuno che posasse sui tuoi fianchi le dita e chiedesse la tua mano......vuoi dunque concedere a me ciò che gli altri non hanno osato prendere? Vuoi che sia io il primo e l'unico ad assaporare il calore del tuo corpo ed assaggiare il tuo sapore?Vuoi divenire mio sposo e fare di me il tuo eterno schiavo d' amore?"
Quella
giovane ombra lo amava. "Si, sarò il tuo sposo, così come tu sarai il mio"
Con delicatezza
e cura entrambi i piccoli capezzoli scuri furono ricoperti dalla lingua
e dalla saliva, in lente suzioni sensuali. Ben presto altri veli profumati raggiunsero il pavimento fatto di gemme preziose ed entrambi i corpi rimasero nudi. Un brivido
d'aspettativa scosse leggero la pelle calda di Hanamichi. Avevano tutta la notte ancora. Con rispettosa
lentezza i fianchi del dio iniziarono una piacevole danza sul ventre
dell' amante, i membri tesi si strusciavano senza sosta, la lingua
morbida di Kaede bagnò con dolci attenzioni l' intero corpo
di Hanamichi, senza tralasciare nulla.
Veniva
tenuto fermo. Mai sensazioni tanto forti avevano attraversato quel corpo splendido. Sotto quelle cure Hanamichi inarcò la schiena, riempiendo in quel movimento la bocca dell' amante della propria rovente virilità. Il tempo
sfuocava, l' oscurità si scioglieva in bagliori lontani e confusi,
tutto sembrava girare e mescolarsi.
Era ormai tempo di fare suo quello sposo dalla bellezza rara. Con gesti lenti e misurati il dio appoggiò le dita sull' interno delle gambe dell' amante, spinse piano divaricandole, trovando il proprio spazio, posando il proprio fianco destro su quello sinistro del corpo abbandonato fra le lenzuola tiepide. Con dolcezza si fece cingere sulle spalle da quelle braccia ambrate, si strofinò contro le sue labbra, le aprì e le bevve quasi, le accarezzò e morse e poi lo divorò in crescenti baci appassionati e lo costrinse languido e fermo sotto di sé. Scese con le dita bagnate e lucide ad ammorbidire il piccolo antro del loro futuro piacere, ricoprendolo di attenzioni e morbida saliva dolce, ma mai profanando ciò che solo il proprio membro teso aveva in diritto di possedere. Lo quietò con il calore dell' abbraccio e con parole e con carezze d' amore. Ma l' emozione era forte, la prima volta di un giovane ragazzo inesperto. Hanamichi
sentiva la durezza della sua eccitazione premere sulla pelle delicata
e nascosta fra i glutei, sentiva le mani stringerlo, il respiro dolce
farsi veloce, il corpo caldissimo del dio fra le proprie cosce schiuse,
le labbra continuamente occupate ed ormai gonfie, la pelle sudata. Iniziò
a divincolarsi, a mormorare di no. Senza
ascoltare quei rifiuti incerti il dio si fece lentamente spazio, strappando
ansimi e sospiri. Lo violò poco a poco, con dolce decisione. Subito
dopo aver fatto entrare la punta lo sentì tendersi nella sua
prigione di braccia e lo strinse a sé. Si chinò a baciarlo e mormorò.
Si sentì abbracciare, avvertì il respiro velocissimo di quel suo mortale adorato e quasi posseduto poi spinse con costanza fin nelle profondità di quelle carni strette. Il ragazzo dai capelli rossi sfuggì quasi alle sue mani arcuando il corpo dorato, gridando con tutta la voce che aveva, sentendosi completo e realmente perfetto, pieno di piacere e felicità. Con ardore
il giovane dio iniziò a farlo suo in spinte profonde e veloci. Kaede
apriva il suo corpo con tenera forza, cercando per lui il massimo
appagamento in ogni gesto. Hanamichi
cercò freneticamente la sua mano, la mano del suo sposo, per
stringerla con la sua e sentirsi al sicuro. "Mi..o.............spo....so............"gemé con un filo di voce lui dai fili rossi come fiamme Kaede
lo unì a sé desiderando fondersi con lui, lo sentì
gridare e gemere e rabbrividire e piangere.
Lentamente,
distraendolo con frasi gentili e baci rubati uscì da lui. "Va tutto bene, mio dolce sposo?"chiese il dio preoccupato per quel lungo silenzio Hanamichi girò il viso, immaginando di guardarlo negli occhi. "Si, sto bene........molto bene...........sono solo stanco..io non ....mai..................oh....è stato bellissimo...................."mormorò sorridendo Si sentiva
amato.
"Ed ogni notte sarà come questa, oramai sei il mio legittimo consorte, da te nessuno mi separerà mai"
Aveva
sognato da sempre la prima notte di nozze ed avrebbe voluto per tutto
il giorno seguente il proprio sposo accanto a sé. Ecco
allora che accorsero tutte le voci della casa, sue fedeli ancelle,
per consolarlo e giurargli, per diretto ordine del loro padrone, che
l' amore di quella notte non era venuto meno e non lo sarebbe stato
mai. Quando l' oscurità ammantò il cielo stesso e la luna si nascose dietro le nubi il dio sconosciuto scostò le tende del letto e prese posto accanto al suo amante. Hanamichi era stato colto da un sonno leggero, ma si destò nel sentire un bacio sul viso.
"Io......si, sono io che finalmente vengo da te...............sapessi quanto lungo mi è sembrato il giorno oggi...........lontano da te......." "Anch' io, anch' io ti ho sentito distante......" "Lo so, lo so dolce Hanamichi, le voci nostre serve me lo hanno confidato, hanno dovuto lavorare duramente per placare le tue lacrime, se solo ci fossi stato io le avrei asciugate con i miei stessi capelli, le avrei portate via con mille baci, ma non posso, non posso tesoro mio"
"Si, lo vorrei anch' io, ma la madre terra poi ne soffrirebbe....godiamo di ciò che abbiamo.......anche se confesso che ho pregato anch' io che la notte giungesse veloce e repentina, innaturale quasi"
"Si, si, perdono, perdono, era troppo ammaliato da te, non lo ricordavo, non dubiterò più e tu, riponi in me la tua fiducia?" "Mio caro sposo, evidentemente necessiti di una prova diversa ogni notte, sarò ben lieto di dartene quante tu ne chieda" In quei
momenti, i corpi avvicinatisi svelarono al dio la completa nudità
dell' amante. Fu su di lui in un soffio. "Mi attendevi dunque?Così?Senza neanche un velo?Per farti amare?"chiese Hanamichi arrossì, incerto se rivelare quell' audacia al marito poi sussurrò. "Manda via la solitudine ancora una volta.............ho atteso così tanto il tuo ritorno......tanto da credere un crudele sogno l' amore della notte passata....amami....amami e ricordami che invece ho uno sposo, che ho uno sposo reale e dolce e mio.......................ama il tuo Hanamichi"
Hanamichi
lo ricompensò con grida ed abbracci d' amante poi finì
la notte stretto a lui.
"Hanamichi,
dolce consorte, il fato crudele ti minaccia ancora, mai pago delle
tue sofferenze, preparando per te la rovina. Fra breve i tuoi fratelli,
credendoti morto, giungeranno a questa rupe. Tu non rispondere ai
loro richiami, ignorali e non affacciarti nemmeno oltre la soglia.
Altrimenti a me provocherai un immenso dispiacere, ma a te causerai
la peggiore disgrazia" Spaventato da quelle parole Hanamichi si affrettò a promettere ciò che il compagno chiedeva con così tanta insistenza e suggellò le proprie parole con baci gentili e confortanti. Eppure,
appena la notte fu corsa via insieme al misterioso dio, il ragazzo
dai capelli di fiamma s' intristì enormemente. Era come
morto, realmente. E stavolta a nulla valsero gli sforzi delle sue invisibili ancelle. Quella profonda malinconia non lo lasciò fino a tarda sera. Quando Kaede, arrivato presto al calar delle tenebre, si stese accanto al consorte lo trovò avvolto nel lato più lontano dell' enorme letto, con il lenzuolo a coprire il suo corpo abbigliato ed il viso umido di sale. Il dio si rattristò e sospirando lo tirò a sé per stringerlo. Hanamichi
si lasciò abbracciare, accarezzare, toccare. Non riuscì a calmare il proprio pianto fino a che, carico di sofferenza, Kaede non parlò. "Quindi né di giorno né di notte e nemmeno fra le mie braccia posso sperare di consolarti, Hanamichi? Va bene segui pure il tuo cuore, anche se cerca il pericolo, fa come ti senti di fare, accogli i tuoi fratelli, parla con loro, ma sappi che io ho tentato di avvertirti"
E Kaede
si sentì amaramente lusingato, poiché con la lungimiranza
propria degli dei sapeva di commettere un errore. Al suo orecchio, poco prima di concedersi il ragazzo dai capelli rossi sussurrò. "Ti chiedo ancora una cosa mio caro sposo, regalami un po' del potere che hai su Zefiro, dio del Vento, così che io possa far portare qui i miei fratelli come tu hai fatto con me, non vorrei si ferissero nel cammino, mi accordi quest' ultima richiesta?" Il dio avrebbe voluto negargli quel folle permesso, come poteva chiedergli di partecipare alla rovina di entrambi? Ma Hanamichi lo abbracciò con la pelle nuda, portandogli via la ragione e promettendogli in cambio di quel si totale appagamento, lo chiamava per farlo affrettare, gli sussurrava vicino al viso parole d' affetto, chiamandolo 'marito' 'caro amore', per confonderlo. Kaede tentò di prendersi prima quel corpo e poi di rispondere alla richiesta con rinnovata ragionevolezza, ma il bellissimo ragazzo si scostò ridendo. "Parla poi mi avrai amore mio"disse Ed il giovane marito cedé acconsentendo, trascinato dalle lusinghe e dalla passione. Hanamichi lo abbracciò con felicità, lasciandosi alle sue mani sapienti mentre gli ripeteva. "Mio dio, respiro del tuo Hanamichi, ti amo sopra ogni altra cosa, non rinuncerei mai a questo matrimonio con te, non ti preferirei nemmeno lo stesso Amore, amami adesso e prendi da me piacere" Kaede rise mestamente, frenato nel suo immenso desiderio di dirgli che realmente lui era Amore, il dio del sentimento poi smise di pensare. Per Hanamichi la notte passò quindi in dolci battaglie amorose e la mattina seguente, prima di andare via il suo sposo divino lo ammonì ancora una volta, per spaventarlo e non fargli credere alle parole ingannevoli dei suoi fratelli, per non fargli cercare il suo aspetto, per non distruggere la felicità che avevano raggiunto, per non restare in futuro privo dei suoi abbracci e delle loro splendide notti d' amore. Hanamichi promise dolcemente che avrebbe seguito i suoi consigli poi il sole sorse e il dio svanì dalle sue braccia.
Con gioia pura il ragazzo rispose al loro richiamo e comandato il vento li fece scendere nella sua valle ed entrare nella sua casa. Con allegra
felicità li abbracciò, li confortò e li invitò
a ristorarsi nella sua dimora, offrì loro cibo e bevande e
raccontò in poche parole ciò che era successo. Hanamichi
mantenne la parola data al marito e non svelò niente. Tornato in casa Hanamichi sorrise tutto il giorno, rallegrando le voci sue serve con canti e piccole danze mentre attendeva impaziente la notte. Sulla
strada verso casa i due fratelli rimasero in un invidioso silenzio
poi il maggiore parlò, ingiuriando la sorte ingiusta che aveva
dato a loro come famiglia ad uno una principessa vecchia ed odiosa
e all' altro un mercante malato e avido sempre terrorizzato dall'
idea di vedersi portare via i guadagni da un ladro.
Kaede si lasciò baciare ed accarezzare, ma in cuor suo si doleva, così strinse il suo sposo e gli parlò ancora durante la loro conversazione notturna, per avvertirlo. "Mio
Hanamichi non capisci che la Fortuna già comincia a volgerti
le spalle?Preparati ad affrontare prove difficili, dovrai difenderti
se non vorrai soffrire, i tuoi fratelli già preparano la loro
vendetta e faranno di tutto per convincerti a vedere il mio aspetto
e tu sai , vero, che se lo vedrai una volta non lo vedrai mai più.....dovremo
separarci per sempre e soffriremo le pene dell' Ade.....quindi non
cedere....non distruggere la famiglia che potremo creare insieme ......non
gettare via il nostro amore per semplice curiosità....proteggi
il nostro segreto e non te ne pentirai" Si sentiva
triste, ma promise. "Da tempo ormai hai avuto la prova della mia fedeltà e del mio amore, adesso conoscerai anche la mia discrezione. Riponi in me la tua completa fiducia e non ne verrai tradito. Soltanto dammi ancora la possibilità di rivederli, ordina a Zefiro, dio del Vento, di ubbidirmi, così che io possa vedere i loro volti in cambio della tua immagine che mi è negata.....concedimi questo ancora una volta........fammi felice sapendo che loro stanno bene....non mi interessa più niente del tuo viso, né mi danno più fastidio le tenebre della notte, ho te, la mia luce splendente, ho i tuoi capelli così morbidi fra le dita, le tue labbra dolci vicine, il tuo corpo meraviglioso e caldo contro il mio....cosa pensi possano fare loro per dividerci? Acconsenti alla mia richiesta, io appartengo completamente a te ora e posso dimostrarlo a chiunque, mortali o dei. Prometto buon senso e rispetto per te e i tuoi ammonimenti, ma non uccidere la mia volontà te ne prego"
Poco dopo il sole sorse, comandato da Apollo e lui dovette svanire.
Senza
attendere corsero in casa ad abbracciare il loro piccolo fratello,
baciandolo con falsità, lodando il suo aspetto con profonda
invidia e simulando affetto lo ingannarono perfettamente. Segretamente pronti e malvagi i due ragazzi tesero la loro trappola, chiedendo ancora una volta quale fosse l'aspetto di quel marito misterioso che non era mai presente, a quale ceto appartenesse, che carattere possedesse. Dimentico della bugia raccontata loro al primo incontro il giovane ragazzo dai capelli rossi, poco avvezzo a mentire spudoratamente, narrò loro di essere il felice sposo di un ricco mercante di mezza età, dal viso gentile e raffinato su cui spiccavano due grandi occhi neri e un sorriso stupendo, sempre in viaggio per i mari e le province. Poi, caricati di doni i fratelli, li invitò a portare i suoi gioiosi saluti ai loro genitori. I due
andarono via discutendo animatamente dei loro progetti. Preparato il loro crudele piano, senza dir niente ai genitori che ancora si rattristavano, se ne andarono e tornarono il giorno seguente. Aiutati ancora una volta dal vento gentile corsero in casa dal fratello, abbracciandolo e fingendosi disperati. Il maggiore
quindi disse. "Parlate - rispose Hanamichi agitato - di che pericolo dovete avvertirmi?" "Dicono che si aggiri in questa zona un serpente mostruoso, che striscia annodandosi in grandi spire nere, che cola veleno dalla bocca e che ha ancora i denti insanguinati per le numerose vittime che uccide" Hanamichi rabbrividì di disgusto. "Ebbene, devo temerlo giusto? Non si starà avvicinando a me dalla rupe spero" I fratelli
finsero lacrime amare e si prodigarono in falsi singhiozzi. "Non può essere vero, un tale mostro non può essere il mio sposo, io ho toccato la sua pelle, ho baciato la sua bocca e non può avere un tale aspetto, è impossibile"gridò il ragazzo dai capelli rossi sconvolto "Sapevamo che non ci avresti creduto, eppure ricordi il responso dell' oracolo di Delfi?Saresti dovuto essere consegnato ad un mostro feroce, una belva che portava morte, molti cacciatori hanno visto questo serpente mostruoso tornare a nuoto verso questo promontorio ogni notte dopo le stragi compiute.....potrebbe essere un serpente demoniaco ed avere il potere di mutare aspetto o di ingannare i tuoi sensi......" Hanamichi fissava scioccato i visi bagnati dei fratelli, i loro occhi supplicanti, non disse niente, non ne aveva la forza. "Noi ci preoccupiamo per te, ti vogliamo al sicuro, ascolta le nostre parole, il serpente attenderà ancora un po'per ingrassarti con i doni ed i banchetti poi ti divorerà certamente e allora sarà tardi, segui i nostri consigli e fuggi, a meno che tu non abbia già cominciato ad amare troppo il suo odore velenoso, i suoi abbracci disgustosi o la sua pelle gelida, in questo caso noi andremo subito via, ma il nostro cuore sarà leggero perché abbiamo compiuto il nostro dovere di fratelli" Il povero
Hanamichi chiuse gli occhi. "Dopo molte riflessioni siamo giunti ad un pensiero, un modo attraverso il quale tu possa percorrere la via della salvezza, l' unico modo.Ascoltaci bene" "Nella parte del letto dove sei solito dormire nascondi un rasoio ben affilato poi prendi una lampada e del buon olio, posala accanto alla sponda del letto e coprila bene con un coperchietto per non lasciar scorgere la luce. Quando poi lo sentirai rientrare ed ascolterai finalmente il suo respiro dormiente e sarai certo che Morfeo lo ha portato via alzati, cammina scalzo in punta di piedi e prendi la lampada. Con il consiglio della luce smaschera il suo orribile aspetto, stai certo che nel sonno egli non potrà usare i suoi poteri per ingannarti e si mostrerà a te per come è realmente, tu alza il braccio e con virile coraggio colpiscilo e tagliagli la testa" "Finalmente libero attendici ai piedi della rupe, dove comincia il bosco e vedrai arrivare i soccorsi che noi avremo chiamato per te, ti porteremo via e raccoglieremo insieme tutte le ricchezze di questa casa per farne dono ai nostri genitori e per offrirle in dote a chi, essere umano, chiederà giustamente la tua mano" Il dolce
Hanamichi ascoltò con interesse quelle parole poi salutò
i fratelli che avevano fretta di ripartire, consci di aver incitato
il fratello all' assassinio di un dio. Una tempesta
furiosa agitava il suo animo. Nello stesso corpo del marito odiava l' aspetto di mostro, ma amava il dolce sposo che aveva imparato a conoscere. Prese il rasoio e la lampada, indugiò poi si affrettò, si adirò con sé stesso per mancanza di coraggio poi cominciò a piangere, posò la lampada poi la tolse, sistemò il rasoio sotto il cuscino poi lo gettò lontano. Cosa
doveva fare? Non sapeva. Con quell'atroce incertezza addosso Hanamichi sentì arrivare il tramonto e poi la sera e si affrettò, con finale decisione, a concludere i preparativi. E la
notte stessa afferrò a piene mani dagli otri di pelle le stelle
da gettare nel manto vischioso del cielo oscuro. Prima
del riposo gli sposi si lasciarono ad uno scontro nei combattimenti
d' amore, per non impazzire nei pensieri di quella che era la sua
sfortunata sorte Hanamichi si fece amare follemente, gridando di un
piacere perfetto, dicendo così addio a colui che, anche se
per poco, aveva avuto un posto privilegiato nel suo cuore di mortale. Poco
dopo il silenzio tornò a regnare nella casa luminosa dell'
oro delle pareti e dei diamanti del pavimento. Scioltosi
da quelle braccia tiepide e troppo dolci Hanamichi si fece coraggio,
ricordandosi di essere un ragazzo, un giovane uomo che poteva e doveva
lottare con audacia. I segreti
di quel letto si rivelarono a lui.
A quella vista la fiamma della lampada si ravvivò, come incantata ed il rasoio stesso smise di brillare nelle tenebre per non offendere, con la propria lucentezza, lo splendore, dono completo di quell' unico essere divino. Guardandolo
con occhi sorpresi ed increduli Hanamichi si sentì venir meno
e cadde in ginocchio accanto al letto. Fissando
ancora gli occhi su quella bellezza straordinaria Hanamichi si sentì
morire. Vide
fili di seta nera e lucente scendere bagnati d' ambrosia sul cuscino
morbido, ciocche di capelli elegantemente legate e sparse sulla nuca
bianca come il latte, alcune più lunghe come nere dita raffinate,
altre disposte sul viso e sulle guance, a velare con sapienza le ciglia
folte e chiuse e la pelle rosata del volto. Il suo
cuore prese a battere velocissimo e lo sguardo incontrò le
frecce, l' arco e la faretra ai piedi del letto. Con infantile
curiosità le osservò e le toccò, giocandoci poi
le lasciò per dedicarsi ancora alla splendida visione di quei
tratti superbi.
Aveva
sbagliato, ma non lo voleva perdere, lo amava, lo amava così
tanto. Non lo
avrebbe perso. Kaede sostenne il suo peso e lo trascinò con sé, volando nelle regioni delle nuvole, attraversò foreste e valli poi sentì il suo Hanamichi cominciare a scivolare. Stanco
ed incapace di resistere oltre il ragazzo dai capelli di fiamma si
lasciò inesorabilmente scivolare al suolo. Ma non
ce la faceva più e sapere che il proprio sposo stava soffrendo
per causa della sua ingenuità lo trafiggeva con lame roventi.
Improvvisamente
accortosi di aver perso quel dolce peso, che lui mai aveva smesso
di considerare tale, anche se addolorato e tradito, l' alato dio si
precipitò verso lo sposo, per strapparlo alle crudeli punte
rocciose che già attendevano il suo delicato corpo. Incredulo Hanamichi si strinse immediatamente a lui, abbracciandolo con paura appena passata e amore. Ma il
dio alato raggiunse presto un prato fra due valli e lì posò
a terra il suo sposo.
E con queste ultime parole si librò nel cielo e scomparve. Hanamichi, prostrato a terra, seguì con gli occhi il volo dell'amante finché poté poi si lasciò ad un pianto inconsolabile e profondo. Il pianto
di chi ha perso la vita, la ragione di esistere, l' amore. Con il vuoto nell' anima il ragazzo dai capelli rossi si alzò avvicinandosi ad un torrente di montagna dalla corrente impetuosa e fissato il cielo nel quale non vi era più traccia dell'amato sposo, si gettò nell' acqua per porre fine alla propria misera esistenza. Ma il
mite fiume, devoto al signore dell' Amore, che riusciva a far ardere
anche le acque stesse e temendo l' ira di quel dio alato, non potendolo
privare del proprio sposo, subito formò un gentile mulinello
che accompagnò Hanamichi sulla sponda, illeso. Il dio zoomorfo chiamò a sé il dolce Hanamichi vedendolo triste ed abbattuto e cercò di consolarlo. "Grazioso
ragazzo io non vivo in mezzo agli uomini, ma ricco della mia lunga
esperienza posso capire il tuo male dal tuo stesso aspetto.
Non si
sarebbe tolto la vita. Quel dio zoomorfo saggio e buono lo aveva indirizzato per la giusta strada, ora tutto era nelle sue mani. Non sapendo dove si trovava il ragazzo dai capelli rossi vagò a lungo per valli e cime e rupi, fino ad arrivare ai primi villaggi, errò affranto ancora e ancora poi, mentre il sole tramontava, giunse al regno di quella principessa che aveva avuto come marito uno dei suoi fratelli. Hanamichi
corse da lui, facendosi annunciare, abbracciandolo e salutandolo. Stretto il fratello, contento in tanta disperazione di vedere un viso caro, raccontò a lui la sua enorme sventura, la notte del tradimento, la scoperta della verità, la visione del magnifico aspetto divino di suo marito, il dio dell' Amore. "Capisci?E' fuggito da me e non tornerà, mi ha detto addio..... io lo cercherò, ma lui forse vorrà prendere un altro marito, un altro sposo, sono disperato fratello mio, triste e disperato" Sistemato
Hanamichi in una stanza appartata ed invitatolo al riposo quell' infimo
fratello si recò dalla propria sposa ed ingannatala con una
menzogna partì alla volta di quella rupe sotto la quale sorgeva
la dimore del dio alato. "Accogli, o dio dell' Amore, il nuovo sposo degno di te e tu, Zefiro, solleva il tuo nuovo padrone" Senza
accorgersi che nessun vento spirava in quella zona, ma perseguendo
follemente il proprio scopo il crudele fratello maggiore si gettò
dalla rupe, certo che il dio lo avrebbe salvato. Ed il fato non tardò a punire il secondo crudele fratello. Hanamichi,
ripartito in cerca dell'adorato sposo, capitò in un' altra
regione, abitata dal mercante e dal suo secondo parente.
Nel frattempo
un giovane gabbiano dai peli irti, splendido uccello di mare che omaggia
i flutti spumosi con le proprie acrobazie, raggiunse la dea che, ancora
intenta nei suoi bagni, nuotava circondata dal fastoso corteo marino. Indignata da tali parole la dea abbandonò subito i freschi flutti e le onde giocose e si diresse furibonda alla sua dimora per rimproverare quel figlio disubbidiente. "E
così ti sei messo sotto i piedi i miei ordini e non solo.....hai
unito a te in matrimonio quel vanesio essere mortale, destinandomi
ad avere come genero proprio colui che si atteggiava a mio rivale.
Ma credi che questo mi faccia lieta? Ho ancora l' età per fare
un altro figlio, più rispettoso e devoto di te e ti toglierò
le frecce e l'arco e le darò a lui, certa che saprà
servirmi meglio di te, anzi prenderò uno dei miei servi e ne
farò un dio in tua vece, per meglio umiliarti................... Il giovane Kaede la guardò con consapevolezza e troppo debole per difendersi pensò solo al suo dolce Hanamichi mormorando.
"Tu vuoi scatenare la mia ira, non ascolterò un' altra parola come questa e delle tue dichiarazioni di vergognoso amore non so cosa farmene....mi vendicherò di te e di lui...tu mi costringi dunque a chiedere aiuto alla Castità, mia nemica, forse lei riuscirà a frenare i tuoi istinti e punirti a dovere, in quanto al tuo indegno amante lo tormenterò con crudeltà e poi lo consegnerò a Proserpina, che regna sull' Ade, perché renda la sua sofferenza eterna" Detto
questo uscì, preparando la sua vendetta. Uscita
dalle proprie stanze la dea, irata e furibonda, incontrò Cerere
e Giunone. "Il mio cuore brucia di rabbia, voglio chiedervi di aiutarmi nei miei intenti, bramo vendetta contro un mortale, un insulso ragazzo ...di certo non vi sono sconosciute le belle storie della mia famiglia né le imprese di colui che non ho più intenzione di chiamare figlio....aiutatemi dunque a trovare quel servo infedele chiamato Hanamichi, in modo che io possa, con la sua morte, salvare il mio onore" Le due dee la guardarono affrante, non comprendevano tanta ostinazione e cercarono di farla ragionare. "O splendente Venere che colpa può mai aver commesso quel tuo alato figlio perché tu ostacoli la sua vita ed i suoi sentimenti?Perché cerchi con insistenza la rovina di quell' umano che egli ama? Perché lo reputi traditore se ha sorriso ad un bel ragazzo? E' anch' egli un giovane, o forse lo hai scordato? E' nel pieno della sua giovinezza e merita di trovare la propria strada ed il proprio compagno! Oppure tu Venere, che sei una donna sobria e di buon senso continuerai a spiare gli amori di tuo figlio e punirai in lui le tue arti e la tua stessa bellezza? Se ha trovato un compagno che rispecchi, anche se in difetto, la tua splendida beltà perché lamentartene? Sarete una famiglia invidiata dall' intero Olimpo! E poi rifletti, cosa credi penseranno di te, dea dei sentimenti profondi, quando tu stessa soffochi l' amore di tuo figlio? Chi rivolgerà a te le proprie preghiere innamorate se tu stessa disprezzi ciò che hai in dono di seminare ovunque? Lascia libero tuo figlio e lui porterà da solo le proprie responsabilità" Con enorme
saggezza le dee si erano espresse, ma a nulla valsero le loro parole. Il bellissimo
dio della guerra la accolse con baci profumati, invitandola a sedersi
al suo fianco, sul trono di bronzo e rame, ma prima chiamò
i propri schiavi affinché cospargessero di rose il cammino
della sposa ed ogni altro luogo che lei doveva anche solo sfiorare. Abbracciatala
notò il turbamento del suo sguardo. Nel frattempo
Hanamichi errava per paesi sconosciuti alla continua ricerca del suo
sposo, senza fermarsi mai, tanto da non sentire più nemmeno
i propri piedi. Ma quello non era che il tempio di un'altra divinità. Hanamichi proseguì il proprio cammino, incontrò dei e dee, ma nessuno sapeva aiutarlo, tutti temevano l' ira della splendente Venere e si limitavano, inteneriti dalle sue preghiere e dalla sua sofferenza d' amore, a mantenere il silenzio su di lui senza riferire niente alla dea della Bellezza. Passavano
i giorni ed il viaggio proseguiva, i passi stanchi di Hanamichi si
muovevano sorretti solo dalla speranza e dalla determinazione. E girò
templi e dimore divine, città e regni. Venere stessa, intanto, aveva supplicato Giove di mandare Mercurio, l' alato dio messaggero, ad offrire a tutte le genti in ricompensa sette baci per chi avesse trovato quell' insolente schiavo. Ma, senza
che nessuno lo sapesse, preso tutto il proprio coraggio e la propria
determinazione, il giovane ragazzo dai capelli rossi si era deciso
a recarsi di sua spontanea volontà alla porta di Venere, per
chiederle perdono dell' offesa che, involontariamente, le aveva inferto
e per reclamare il proprio sposo.
Vedendolo in ginocchio davanti a sé, Venere rise crudelmente, pregustando la dolce vendetta a lungo attesa. "Finalmente ti degni di venire a salutare la tua divina suocera...o forse sei qui per sapere di tuo marito, che da giorni soffre per la ferita che tu gli hai procurato.....ma so io come accogliere un genero come te nella mia casa......presto chiamate Tristezza e Angoscia, mie fedeli serve e a loro lasciatelo" Hanamichi
fu trascinato via senza poter dire niente e fu tormentato e colpito
da quelle crudeli ancelle e poi riportato al cospetto della dea. "Tu, che hai osato offuscare la mia divinità, vieni ora a chiedere perdono...per colpa tua ho dovuto subire lo scherno di tutti gli dei dell'Olimpo e ho dovuto vedere i miei ordini rifiutati persino da mio figlio, cosa hai da dire, dunque, vile servo?" Hanamichi stanco e debole, trovò la forza per poche parole. "Io lo amo, o grande dea e non smetterò di amarlo per quanto breve sarà la mia vita" Venere allora gridò furiosa. "Anche tu cerchi di ingannarmi con queste dichiarazioni così false, ma conosci la verità? Tuo marito non vuole più vederti, non ti ama, non ti ha mai amato, sei stato solo uno dei suoi divertimenti, quelli che tante volte hanno fatto sorridere gli dei stessi, nient' altro che un giovanile passatempo, ecco ciò che sei .......... ....mi hai parlato di matrimonio .......sciocca io, che ti ho erroneamente chiamato genero, nozze fatte in campagna, in segreto, senza testimoni, fra esseri di ceto infinitamente diverso, un mortale ed un nobile dio, non hanno valore, non avrai mai una famiglia con mio figlio, mai, non siete nemmeno sposati, non vali niente ai suoi occhi né ai miei"
"Come può sperare un mortale come te di conquistare mio figlio semplicemente con il proprio misero aspetto?Dimostra le tue doti, dividi perfettamente questi semi, ognuno secondo il suo genere e compì il lavoro prima del mio ritorno di questa sera"
Silenzioso e sconfitto Hanamichi rimase immobile, a fissare con sguardo vacuo quei semi ammassati disordinatamente. Commossa
per il destino dello sposo del grande dio alato una piccola formica
di campo radunò le proprie sorelle e chiamatele ordinò
loro di svolgere quel lavoro. Per ultima andò via la prima formica, che beandosi di un meraviglioso sorriso di quel ragazzo dai capelli di fiamma ed arrossendo sotto i minuscoli occhiali che portava, lo salutò per sempre e si allontanò.
Ma ebbe un'amara sorpresa. Il lavoro
era compiuto.
Avvilito il giovane dai capelli rossi non replicò e raccolto del pane gettatogli dalla dea lo mangiò, addormentandosi poi accanto alla cenere ancora tiepida. Nel frattempo, poche stanze più in là, in una camera inaccessibile, riposava Kaede, il dio dell' Amore, vegliato attentamente dalle ancelle della grande Venere, in modo da non fargli aggravare la ferita con il suo agitarsi e da impedirgli di incontrare il proprio amato che, da qualche minuto, riposava poco più in là, nella stessa casa, sotto lo stesso tetto, ma privo dei suoi abbracci, solo e triste. Così, inconsapevolmente ospitati dalla stessa dimora, i due amanti passarono un' amara notte, divisi e soli, al freddo dei reciproci corpi e sentimenti. Il giorno
dopo, non appena la dolce Aurora si accese nel cielo limpido con i
suoi colori caldi, la dea della Bellezza fece chiamare il giovane
Hanamichi. "Vedi quel bosco che si stende laggiù, accarezzato dalle anse di quel fiume fresco ed azzurro?Nei campi vicini, all'ombra di cespugli e rovi di spine pascolano, senza guardiani, meravigliose pecore dal manto dorato. Non mi interessa come, ma voglio che tu vada lì e mi colga dal loro manto un fiocco di lana di puro oro" Hanamichi
si affrettò quindi versò il bosco, non lo faceva certo
per la dea, ma sperava con tutto l' animo di esserle così meno
insopportabile, forse ornati i capelli o le vesti con quel bel vello
dorato la sua divina suocera avrebbe accettato meglio le suppliche
che lui non riusciva più a trattenere. Arrivato
al fiume ebbe un attimo di smarrimento, se vi si fosse gettato forse
avrebbe posto fine alle sue pene. "Dolce sposo del dio dell' Amore, non profanare il tuo corpo gettandoti in queste acque sconosciute e pure e non metterti nemmeno in cammino a quest' ora verso quelle terribili pecore. Hanno un manto dorato e sembrano miti pecorelle, ma in realtà sono talmente feroci da uccidere ed infieriscono contro i mortali con le loro corna acuminate ed i loro morsi velenosi. Ma quando il meriggio avrà placato l' arsura del sole le troverai stese sotto platani dalle grandi ombre, appena la sera che incalza le convincerà a trovare riparo corri sotto quegli alberi e raccogli i fiocchi di lana che i rami più bassi hanno imprigionato" Così parlando, la gentilissima canna dalle venature castane come capelli di un caschetto di ragazzo, insegnò al giovane dagli occhi dorati il modo per adempiere la prova senza perdere la vita. Così istruito Hanamichi attese il crepuscolo, ricordando, seduto su di un masso tiepido, i lontani giorni in cui, trepidante d' aspettativa, attendeva la notte ed il comparire del suo sposo che, accompagnato dal maestoso corteo delle stelle e nascosto dalle tenebre, sussurrava al suo orecchio dolci parole di vero sentimento. Quanto
sembravano lontani quei felici giorni. Il sole su di lui sembrò baciarlo e questo bastò a far scorrere i suoi ricordi. Quanto
gli mancavano.
Finalmente il cielo si tinse d' arancio e poi accorse veloce l' indaco del crepuscolo. Passando per i campi vuoti Hanamichi, con un facile furto, si riempì le vesti di centinaia di fiocchi dorati, tornando dalla dea con le mani piene ed il viso sorridente. Eppure la splendida donna si limitò ad inarcare un sopracciglio e con tono amaro lo umiliò. "Anche di questa impresa non mi sfugge chi sia il misterioso autore, ma ora metterò veramente alla prova il tuo animo ed il tuo intelletto per constatare se sei degno dell' amore di un dio. Vedi quella vetta altissima e la rupe aguzza in cima a quel pendio scosceso?Da lì scendono le onde oscure di una nera sorgente, proprio da lì, dove le acque si mescolano per dar vita al Cocito che va agli Inferi, attingimi con questa brocca dell' acqua" Così dicendo e minacciandolo di morte in caso di insuccesso la dea gli fece consegnare un vasetto di cristallo intagliato. Arrivato
ai piedi dell' erta rupe il giovane si fermò, incredulo per
l' immane difficoltà di quella terza prova. <Vattene> <Che fai?> <Fuggi> <Morirai> Immobile
di fronte a quell' orrendo spettacolo Hanamichi non trovò nemmeno
la forza di disperarsi. Ma in
quel momento la divina protezione operò ancora una volta. "Sei proprio temerario o forse incosciente ed ignaro del pericolo tu che speri di rubare anche una sola goccia d' acqua alla sorgente dello Stige. Questo fiume è temuto persino dagli dei e tutti ne hanno rispetto ed a lui rivolgono le loro preghiere, dai a me quel vasetto e stai da parte" Il magnifico volatile dalle ali sconfinate ed agili, dallo sguardo acutissimo e dal piumaggio nero come l' inchiostro più pregiato si diresse ad altissima velocità contro le rocce, evitando con elegantissimi avvitamenti le fiamme dei draghi e le loro lingue biforcute e taglienti poi raccolse le acque, ordinando loro di tacere gli insulti e le minacce poiché era una dea stessa a volerle per sé. Riconsegnato il vasetto colmo ad Hanamichi e ricevuti ogni sorta di ringraziamenti, lo splendido animale si allontanò fiero e deciso. Correndo per l' aspettativa, certo che forse quella volta la dea lo avrebbe premiato, se non per i suoi meriti almeno per la sua sorte fortunata, il ragazzo dal cuore innamorato ed i capelli di fiamma tornò da Venere. Ma neanche
con quella prova la crudele dea fu soddisfatta. "Bene, mi sembri dunque uno stregone potente ed astuto tu che hai eseguito tutti i miei comandi alla lettera senza perire o ferirti, ora assolvi l' ultimo compito, recati negli Inferi stessi, oltrepassa lo Stige e porta questo cofanetto a Proserpina ,dea dell' Ade e parlale perché ti conceda un po' della sua bellezza a nome mio, anche solo per un giorno, poiché io ne ho persa molta mentre curavo mio figlio" Al solo
sentir parlare di quel dio bello e dolcissimo gli occhi di Hanamichi
brillarono di una luce intensissima che non sfuggì alla donna
che sedeva sul trono. Hanamichi
si incamminò disperato. Affranto
e senza sapere come giungere alla bocca degli Inferi il ragazzo dai
capelli rossi vide una torre dorata, dai bei colori dell'ocra e del
giallo scuro. Ma la decisa torre lo fermò. "Perché tenti ancora di ucciderti? Vuoi desistere proprio ora che le tue fatiche si sono compiute? Getti al vento tutto quello che hai sofferto finora? Anche il tuo stesso amore?Da qui arriverai, si, agli Inferi, ma poi non tornerai mai più indietro e credimi, qualcuno lassù piangerà la tua morte per un' amarissima eternità...... ....ascoltami e sii saggio" Hanamichi si sedé, baciato dal sole ed ascoltò la lunga spiegazione.
Così Hanamichi, ringraziata la profetica torre, tanto grande e bella da sembrare un fiero capitano, amorevole nel proteggere i neri rondinotti che vi facevano il nido corse alla città annunciata, lì trovò l' entrata, prese il necessario e seguì esattamente le indicazioni della gentile torre, prese il cofanetto, ritornò indietro e finalmente uscì sollevato e felice dagli Inferi proprio nei momenti in cui il tramonto cominciava a trasformarsi in sera. Sotto le prime stelle della sera il giovane, dai capelli più splendenti delle stesse fiamme della città di Dite, ammirò rapito il cielo violetto e limpido. Con passo
ormai stanco cominciò a tornare indietro verso la dimora della
dea per presentarle la prova compiuta, ma la curiosità lo pervadeva,
Hanamichi tentò di resisterle, ma se ne sentiva il cuore pieno,
quel piccolo cofanetto che teneva in mano lo invitava malignamente
ad essere aperto, ad ogni passo in più, con voce sempre più
suadente. Una densa
nube avvolse il corpo splendido del giovane ed il torpore lo assalì
facendolo cadere a terra, come privo di forze. Cosa
ne sarebbe stato ora di lui?
Sospeso
nel cielo, gli occhi azzurrissimi attenti nella ricerca, Kaede si
lasciò narrare dal Vento, che tutto sa e tutto vede, quali
e quante prove avesse dovuto affrontare il suo dolce sposo. Temendo per lui si gettò al suo fianco, atterrando con grazia e rapidità. Lo prese
delicatamente fra le braccia, lo strinse, baciò il suo viso. Qui delicatamente
lo tenne fra le braccia, stretto a sé, mentre si beava nel
vedere nuovamente i suoi splendidi tratti , nel toccare i suoi morbidi
capelli rossi, la sua pelle bronzea e liscia. Ridendo
il dio si lasciò stringere in un abbraccio incredulo ed estasiato. Ricordava di aver aperto il cofanetto e di essersi sentito venire meno poi rammentava solo il buio. Allora
era così. Si, si, doveva essere così. Lentamente
si perse nel viso bellissimo a pochi centimetri dal suo. Senza attendere oltre si strinse a lui. "Se questo è un sogno non svegliarmi, se questa è la morte non riportarmi alla vita, quanto ho desiderato e atteso questo momento...quanto" Il dio
lo strinse forte. Rimasero in silenzio. "Devo senz' altro essere morto, in vita mai avresti perdonato il mio tradimento, ma ora che me ne è data la possibilità voglio confessarti tutto, mi mancavi così tanto che più di una volta ho tentato di togliermi la vita, ho supplicato dee e dei poi mi sono rivolto a tua madre la superba Venere, ma lei........" Kaede gli posò un dito sulle labbra. "So tutto, so tutto quello che hai fatto, le prove e la tristezza, il tuo dolore era uguale al mio e non posso che perdonarti ora che con tanto coraggio mi hai dimostrato che i tuoi sentimenti sono veri"
Kaede
sorrise dolcemente. Hanamichi rise.
"Certo" All'
ombra del salice e alla luce delle stelle si unirono ancora una volta,
dopo così tanto tempo. Con gentilezza Kaede lo prese, facendolo suo fino in fondo ancora una volta, prestando attenzione a non rovinare con movimenti veloci il loro piacere. In quegli
attimi, proprio quando il compimento dell' unione interna ai corpi
rendeva i due esseri uno Hanamichi alzò occhi liquidi sull'
amante, baciandolo con labbra tumide e bagnate. Il suo splendido sposo sudato non conosceva ancora il nome che avrebbe dovuto gridare ogni notte per tutta l' eternità che avevano davanti.
"Kaede...............K come Kaos che tu scateni in me , A come l' Amore che io rappresento, E come Ebe dea della giovinezza ......"
"Apprendo in fretta dolce sposo, non frustrare il mio corpo con l' attesa...............sono ormai pronto mio Kaede" Sorridendo
il dio lo strinse, attese poi iniziò con lui la sua danza,
cadenzando il ritmo degli affondi con la voce e con i baci di pausa
fino a che, con un lungo e tenue grido in cui pronunciò ancora
il suo nome, il suo amante non raggiunse l' apice.
Abbracciandolo consegnò ad Hanamichi il cofanetto. "Adesso va', porta a termine il tuo compito e consegna a mia madre ciò che le devi portare, al resto penserò io"
Librandosi verso i cieli più alti il dio alato si presentò al cospetto di Giove. Il Grande
ed Onnipotente Dio di tutto l' Olimpo sedeva sul suo trono d' oro,
i capelli bianchi ed il viso rubicondo, lo sguardo paziente. "Figlio mio, tu non mi hai mai dimostrato il giusto rispetto ed alle volte, per puro divertimento, hai fatto infiammare il mio vecchio cuore per donne mortali o divine che non erano la mia consorte Giunone, tuttavia proprio questo mio cuore, governato dalle stelle, ti ha in affetto e ricordando che sei cresciuto tra le mie braccia e che sei un dio nobile e giusto ti concederò ciò che chiedi, ho conosciuto il tuo sposo dalle sue opere ed ho apprezzato la sua forza e la sua devozione, benedico le vostre nozze e come regalo donerò a lui l' immortalità facendone un dio" A quelle parole Kaede esultò in cuor suo e ringraziò il divino padre degli dei. Immediatamente Giove stesso mando Mercurio, messaggero degli dei, ad annunciare che ogni divinità doveva recarsi immediatamente alla sala del teatro poiché un grande avvenimento stava per accadere. In un attimo il teatro si riempì e Giove seduto sul trono, affiancato alla sua destra dalla moglie Giunone e a sinistra dal giovane dio dell' Amore si levò in piedi parlando all' assemblea. "Dei
superbi dei cieli e di ogni arte, voi che inspirate le Muse stesse
e che ricevete le preghiere dei mortali per esaudirle, sapete tutti
che io stesso ho allevato con affetto questo figlio alato, il nobile
Kaede dio dell' Amore, ma molto spesso egli ha offeso la nostra dignità
con amori illeciti e con la sua stessa audacia, perciò è
necessario togliergli ogni altra possibilità e mettergli accanto
una persona che sappia tenerlo a freno unendosi con lui in un solenne
e giusto matrimonio.
Poi Giove si rivolse alla sua Venere. "Venere, figlia mia,dea della bellezza, non rattristarti e non preoccupare il tuo bel viso per questo matrimonio indecoroso, tu stessa hai saggiato le abilità ed il buon cuore di quel giovane ragazzo, per amore egli ha sfidato persino la morte contro la quale tu l' hai mandato, io da parte mia farò in modo che queste nozze solenni si svolgano secondo il diritto sacro del matrimonio, farò uguali i dolci sposi, farò di Hanamichi un dio" Subito
Mercurio fu mandato a cercare il giovane, che triste, ma speranzoso,
presso la dimora di Venere attendeva un cenno del suo amato. "E' tutto finito, hanno riconosciuto la tua bontà, sanno che sei solo mio così come io sono solo tuo"sussurrò al suo orecchio
Piena,
totale, come quando il suo sposo lo possedeva. "L' ambrosia che hai bevuto ha fatto di te un dio Hanamichi, ora unisciti quindi al tuo legittimo sposo e che le vostre nozze siano eterne"
Mentre voci a servizio degli dei allestivano le tovaglie di seta bianca ed ornavano i tavoli con penne di pavone e melegrane, Hanamichi si separò da Kaede scorgendo dietro un paravento, sul terrazzo inondato dal tramonto, la splendida Venere. Il giovane
la raggiunse, chiamandola timidamente da lontano per non spaventarla
con un suo avvicinarsi improvviso. Hanamichi la raggiunse, s' inchinò di fronte a lei e presole fra le dita un lembo della splendente tunica cha la vestiva, le baciò le vesti profumate con devozione. Sorpresa la dea tacque, ma il ragazzo dai capelli rossi parlò. "Bellissima Venere, dea dei sentimenti appassionati, madre del mio dolcissimo sposo, non avendone avuto prima l'occasione ti porgo ora le mie scuse ed i miei ringraziamenti.........le mie scuse ti sono dovute, mai cosa più debita a te vi è se non questa, ti ho arrecato offesa con il mio aspetto e credimi, ti prego, mille volte io per primo ne ho sofferto, condannato ad essere guardato da lontano, ma mai amato da nessuno, erroneamente mi credevano te o un tuo messaggero, nessuno mi avrebbe chiesto come sposo, così presi com' erano a ritenermi tutti una divinità.....mille volte ho maledetto il mio viso ed il mio corpo......ma ora...ora ne sono lieto..............grazie a questo ho potuto rendere la mia presenza piacevole agli occhi di Kaede, tuo figlio, ed ora che siamo stati uniti in matrimonio con questa bellezza posso rendere giusto onore a te, sua madre.......................chi mi guarderà saprà che non solo una, ma tante volte quante le stesse stelle del cielo, tu sarai più bella di me, lo farò gridare ai venti, lo dirò di persona a tutti gli dei, ordinerò alle voci di cantare queste mie parole............. 'Ecco che arriva Hanamichi, il dio sposo di Amore, ecco che arriva lo specchio incrinato e difettoso nel quale si può scorgere per qualche breve attimo un' immagine distorta della sua meravigliosa suocera, Venere'..................questo farò gridare al mio arrivo, sarò per te solo uno specchio e se me lo permetterai con la mia superficie opaca rifletterò un po' della tua brillante bellezza.............perdona dunque il tuo servo...............................che inoltre a te deve i suoi più profondi ringraziamenti...tu hai dato alla luce quella perfezione che è Kaede ed hai regalato a me la felicità di averlo come sposo, tu gli hai dato i natali ed io non potrò mai trovare un modo per ripagarti del gran dono che mi hai fatto, neanche cercassi per tutta l' eternità che ora mi spetta.................accogli dunque le mie richieste.............te ne prego, divina Venere" La dea lo fissò a lungo, in quegli occhi dorati che rifrangevano sprazzi di tramonto in lampi sottili e bagliori luminescenti.
"Si - disse lei guardando le soffici nuvole inzupparsi del sangue del sole morente - quattro volte ti ho provato...........e altrettante hai dimostrato il tuo valore ..........hai l' affetto di tutti, persino delle misere formiche della terra.................al contrario di me, che adesso ho contro l' intero Olimpo............"
Ora non ne ricordava nemmeno il motivo.
Poi andarono via insieme mentre il dio guerriero gli mormorava. "Hai
compiuto bene la tua scelta Kaede, la mia Venere ha già ceduto
sotto quel sorriso amabile"
Così dicendo lo strinse al seno perfetto ed accarezzò i suoi splendidi capelli con un dolcissimo sorriso sul viso. Per la
prima volta Hanamichi conobbe il vero aspetto della dea, la sua naturale
bontà ed il suo buon senso.
"Sarete felici qui ed io lo sarò con voi..................un' ultima cosa dolce sposo novello..........tieni cura alla tua bellezza, essa mi rappresenta degnamente, non far morire in te la mie arti espresse pienamente, sei il genero di Venere e meriti splendore, intesi?" Un altro
sorriso fu la risposta ed insieme le due divinità raggiunsero
la sala del banchetto, una per lasciarsi alle mani forti del dio della
Guerra, l' altra per abbandonarsi fra quelle tenere del dio dell'
Amore. Lo sposo
disteso con il suo Hanamichi stretto al petto occupava il posto d'
onore, ogni alzata di calice fu per loro e la sera passò. Arrivò
la notte e con essa l' amore. Si ,erano felici ora, completamente felici. Il ragazzo dai capelli rossi chiese poi il permesso di apparire nel tempio dei suoi genitori, per poterli finalmente rassicurare sulle sue condizioni, sulla sua immensa felicità poi li benedisse e li salutò per restare eternamente accanto al suo amante. Notti
e giorni, giorni e notti. Sorridendo Hanamichi lasciò che il suo Kaede si recasse da Giove loro protettore e chiedesse un figlio. Nove mesi dopo, quando il tempo fu maturo il ragazzo dai capelli rossi partorì una bimba. Il suo nome fu iscritto all' albo delle Muse con il nome Voluttà e lasciato alle nuvole che dall'alto vegliavano le coste dell' isola verdeggiante persa nel mare.
Hanamichi
si svegliò fissando due stupiti occhi nocciola sul soffitto
bianco, intravide uno spiraglio di luce albeggiante provenire dalle
tende tirate poi un movimento accanto a sé lo convinse a girarsi.
Kaede
annuì.
"Io ero il dio dell' Amore....... tu eri il mio sposo........." "Abbiamo fatto lo stesso sogno?" "Credo proprio di si .........." Hanamichi
si riadagiò sui cuscini.
Il ragazzo
dai capelli rossi gli rivolse un sorrido splendido e disse. Kaede sembrò pensarci un attimo. "Tu eri mio.........ti ho rapito......abbiamo fatto l' amore un sacco di volte ........poi mi hai cercato per mesi giurandomi amore ed alla fine mi hai dato un figlio.....................no...non è stato affatto male............."sussurrò divertito chinandosi a coprirgli sensualmente la bocca con la sua Hanamichi lo scostò dopo un po' per fingersi offeso, ma rinunciò, ancora scosso per quel sogno condiviso. "Però davvero che strano.....lo stesso sogno, la stessa notte, noi due...........mi sa di magia Kae" Il ragazzo
moro rise. Hanamichi
lo fissò dolcemente. "Hanno paura del tensai....se solo osassero li aspetterebbero le mie testate" Altre
risa.
"E' comunque una storia molto bella.............tu che mi giuri amore eterno, che mi chiedi di essere il mio schiavo d' amore.........."il ragazzo dagli occhi nocciola arrossì al solo pensiero
Il ragazzo moro lo guardò incuriosito. "Kaede, Kaede......ho un' idea favolosa..................su...facciamo l' amore" Lui dagli occhi azzurri rimase un istante interdetto, poi con un meraviglioso lampo malizioso nello sguardo ribaltò le loro posizioni, imprigionando l' amante dalle ciocche rosse sotto di sé.
Hanamichi attese dolcemente la fine di quello stupendo contatto poi attirò la sua attenzione fissandolo. "Non voglio che la magia di questa notte svanisca......voglio sognare un altro po' ........fai l' amore con me e chiamami come la ragazza della storia......" Il ragazzo
dai capelli scuri lo guardò, sorpreso per quell' insolita richiesta.
Il ragazzo
dai capelli rossi rise. "Da quando in qua la mia volpe si fa così tanti scrupoli nel saltarmi addosso quando glielo chiedo?"
Lo strinse cercando di fargli capire. "Ma in fondo noi siamo un po' come loro..........tu sei bello come un dio e poi mi hai veramente rapito e portato qui......a vivere con te nella tua splendida dimora......oh si, sembra proprio la nostra storia ..... ...e poi tu, proprio come il dio dell' amore, porti via ogni volta la mia verginità..........."
"Ad ognuno il suo dio........se lei si accontenta di quella versione.........poi ogni storia ha le sue differenze, no?" aggiunse in tono furbo Sorrisero entrambi. Passarono pochi minuti, un po' di quiete e qualche bacio......Hanamichi lo attirò a sé, per fargli l' ultimo, irrinunciabile, invito.
Con la bocca socchiusa passò su ogni lembo di pelle, bagnandola, baciandola o solo sfiorandola...si soffermò sul petto e sulla gola......passò varie volte su tutte le zone erogene di quel corpo che conosceva........la nuca, l' orecchio, il polso, l'interno della cosce, il ginocchio, la linea dell' inguine e le tempie...........leccò piano le labbra già ansanti e strofinò i volti .....................si sentiva chiamare, ma non con il proprio nome...........si sentiva chiamare Amore.....come quel dio........... Allora
per la prima volta pensò realmente a quella storia, a quella
fiaba, a quello che voleva insegnare.....poi pensò ai due amanti,
la fanciulla ed il dio....... ...era un po' come la loro storia.....davvero.......sempre costretti a nascondersi nel buio dei segreti .......pochi sapevano e certo loro due non avrebbero potuto mai gridarlo al mondo intero....... ..eppure, guardandolo che si tendeva sotto di lui per una carezza audace e spinta, Kaede si confessò che mai e poi mai avrebbe rinunciato a guardarlo, a vedere il suo sorriso, la sua pelle ed i suoi occhi...........
Con un
brivido Kaede lo osservò venire su di sé. Annegò nel liquido ambrato dei suoi occhi bagnati di puro godimento, scese a catturare il suo respiro errante e cedendo finalmente alla supplica di quello sguardo schiuse le labbra e lo chiamò.
Poi accogliendo le preghiere di quell'amante perso nel calore diede fondo alle sue energie entrando e violando sempre più la sua piccola apertura. Fissandolo
negli occhi, muovendo le labbra, ma senza più suoni, ormai
rapiti dal piacere devastante e totale, Hanamichi continuava a chiamarlo
Amore. Due,
tre, cento volte. Il momento più bello si avvicinava a grandi passi, le spinte si intensificarono, il sudore imperlava i visi ed i corpi, le lenzuola madide tentavano di rimanere attaccate a tutta quella pelle in movimento ed i respiri caldi riempivano l'aria. Kaede
attese ancora un po'. ".... dio.....................Aamore ....aanh......." Ancora un attimo ... .. e Kaede lo obbligò ad alzare il viso, a perdersi nel suo sguardo e a sentirsi mormorare.
Hanamichi
capitolò, lasciandosi ad un orgasmo violento.
"Va tutto bene?"chiese Con gli occhi chiusi Hanamichi annuì, stringendosi a lui. Pochi altri istanti, Kaede lo stese di lato accanto a sé, coprendolo. Gli occhi nocciola si sollevarono piano. "Mi hai chiamato.......sposo...................kami, per un attimo ho creduto davvero di essere ancora in quel sogno ............" Kaede affondò il viso sulla sua spalla, chiudendo gli occhi stanchi. "E' come se lo fossimo......è come se lo fossimo....." "Si....ti amo......ti amo davvero....." Un bacio rubato sul collo fu la risposta. L' alba sfumò finalmente e portò via ogni traccia di sogno, lasciando solo l' amore. La palestra
risuonava di suoni e vita. Hanamichi ne approfittò per appoggiarsi ad una sua spalla e mormorare. "Sai, ripensavo a ieri sera............non ti ho neanche ringraziato........" "Nh" "No è giusto...........grazie Kaede ...la storia che mi hai raccontato era bellissima...........è stata una notte stupenda........merito tuo....." Mascherando
l' imbarazzo il numero undici tossì lentamente poi due mani
li colsero alle spalle.
Hanamichi arrossì violentemente, annuendo disperato sotto lo sguardo di tutti. "Non sapevo Rukawa parlasse....."scherzò giocosamente Miyagi facendo un occhiolino al compagno dai capelli rossi
Hanamichi abbassò ancora di più lo sguardo mentre il playmaker gridava arrossendo. "Mitsui, che linguaggio volgare, c' è una ragazza...........vero Ayakuccia ...?" La bella manager lo ignorò poi con una mano sotto il mento guardò il suo numero dieci, il suo numero undici e anche il suo numero quattordici.... "In effetti lo pensavo anch' io Mitsui......."disse seria Miyagi rimase immobile, sconvolto dalla praticità della donna che amava. Una risata generale si sollevò, portando via l' imbarazzo ed il rossore. Hanamichi sorrise ancora poi, sfiorando volutamente il braccio del suo Kaede, gli mormorò.
Poteva sembrare avesse detto 'Psiche', Hanamichi rimase stupito un istante poi decise, ridendo ancora, che quel mugolio indistinto somigliasse più ad un 'Do'hao'. Uscirono
a sera inoltrata, il vento li accolse soffiando paurosamente. Hanamichi
non poté reprimere un moto d' amore. Scuotendo
la testa lui dai capelli dello stesso colore del tramonto che infuocava
il cielo lo affiancò, uno sguardo devoto negli occhi limpidi,
come a dirgli
Hanamichi
si allenava da solo nella grande palestra. Era stato lì abbastanza per evitarsi una sgridata dal suo Kaede che lo minacciava di lasciarlo in Giappone se non si dava da fare. Ma ora voleva vederlo, prendersi cura di lui. Entrò
in casa con la sua copia personale delle chiavi e si diresse, senza
nemmeno spogliarsi della giacca pesante, al piano superiore. Era stato
due giorni prima. Cambiatosi
immediatamente Hanamichi aveva lasciato la palestra per portarlo a
casa. Che rabbia gli faceva quella volpe a volte! Anche
se ora, con il volto disteso dal sonno, non poteva che inspirare tenerezza. Improvvisamente ricordò un particolare di quella storia che qualche tempo fa gli era stata raccontata proprio dal suo Kaede.......la storia di Amore e Psiche.....si, improvvisamente si era ricordato il momento in cui lei, di notte, decide di scoprire che aspetto ha il marito che la sorte le ha concesso e poi rimane a guardarlo a lungo mentre lui dorme. In quel momento si sentì un po' come lei........ Lo osservò a lungo, dagli occhi chiusi alle ciglia nere e lunghe, dai capelli abbandonati alle sopracciglia eleganti fino alla linea decisa del mento e alla piega delle labbra chiare e morbide. Sembrava davvero un dio addormentato. D' impulso
lo baciò, riscaldando con le sue quelle labbra un po' troppo
tiepide, ma inavvertitamente lo svegliò.
Aveva forse sbagliato a desiderare per lui un dolce buongiorno? Kaede vide quegli occhi riempirsi di malinconia e si sollevò a sedere. "Potresti ammalarti anche tu, devi starmi lontano....." Il ragazzo
dai capelli rossi sgranò gli occhi caldi.
"Voglio tutto di te.....anche la tua malattia se necessario .....smettila di pensare sempre e solo a me.......ora sei tu ad aver bisogno del tensai ed io ci sono...quindi chiedimi pure tutto ciò che vuoi ....sono a tua disposizione........"
"Dovrai accontentarti di qualcosa di più casto........."
"Tu
pensaci, io intanto ti preparo qualcosa da mangiare" Felice per tutte quelle cure segretamente Kaede si promise di ammalarsi più spesso se poi poteva avere quell' infermiere così speciale solo per sé. La notte
arrivò. "Avanti, chiedimi qualunque cosa........." Kaede
lo osservò, sbadigliava in continuazione, ma non voleva mandarlo
via, lo avrebbe ferito continuando a rifiutarlo. "Vieni qui accanto a me...."chiese
Rimasero in silenzio, ascoltando i reciproci respiri, contenti delle loro presenze, dei loro sentimenti, del loro condividere tutto, anche una semplice influenza. Hanamichi
lo baciò sulla guancia. "Senti dolore Kae?"
Ricordandosi
di poter chiedere tutto la volpetta rifletté un attimo, circondata
da quelle braccia amorevoli.
"Spegni la luce e raccontami una favola" Fine
Un bacio
Ely, ***Proprio
con queste parole inizia la fiaba originale di Amore e Psiche. Apuleio,
Amore e Psiche da 'L' asino d' oro' Breve
parentesi, ne approfitto per consigliare a chi dovessero piacere i
classici greci e latini l' opera completa di Orazio e le Heroides
di Ovidio........
Per qualsiasi cosa la mia mail è MelKaine@hotmail.com
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