Parte 4/4
Note:
1)ancora tra i due non succede niente, questo è più un capitolo di collegamento che altro.
Prometto che nel prossimo le cose cambieranno.
2) chiedo perdono alla vera Simona, che nella realtà è ben diversa dal personaggio della fic , però quel "Simona ti devo parlare"  rimarrà negli annlai della storia e non ho resitito alla tentazione di metterlo nela mia fic.


Un invito a cena

di Ottavia


Non posso veramente credere a quello che ho fatto.
Le mie labbra hanno formulato da sole la domanda, senza che io l'abbia pensata.
Ho proposto a Davide di venire a bere qualcosa con me per farmi perdonare di essergli andato addosso..
Lui naturalmente ha accettato e ora siamo seduti qui ad un tavolino di un bar a parlare del più e del meno.
Questa situazione è così strana, che diamine mi è capitato? 
Prima sono fuggito da lui, come se ne andasse della mia vita e ora , ora sono qui a chiacchierare con lui, come fossimo amici di vecchia data.
Non so spiegare il perché ma quando stava per andarsene, dopo avermi assicurato che non era successo nulla di grave qualcosa dentro di me mi diceva "fermalo, fermalo" e poi ho sentito la mia voce chiedergli se voleva venire con me.
La mia attenzione è attirata da un gruppo di bambini in strada.
Un signore vestito da babbo Natale sta distribuendo loro dei dolci.
Ripenso a quando anch'io credevo che esistesse un signore buono, tutto vestito di rosso, che a mezzanotte di Natale, veniva a portare i regali.
Allora tutto era semplice e facile, non esistevano i problemi. 
Quanto tempo è passato da allora?
Tanto, forse troppo.
Davide mi osserva incuriosito.
"Avevi una tale espressione, pensierosa, quasi malinconica. A cosa pensavi?"
"Al Natale. "
"Al Natale?!" mi guarda allibito "Il Natale, ti rende malinconico? Non sarai per caso uno di quelli che lo odiano?"
"Al contrario, lo adoro."
"Non capisco scusa, allora perché avevi quell'espressione triste?"
"Ti sbagli, non era triste, era nostalgica. Ripensavo ai tempi in cui ancora credevo a Babbo Natale, ai natali della mia infanzia"
"Ed erano bei ricordi?"
Annuisco.
"Molto belli."
Sorrido.
"La mattina di Natale chi si svegliava per primo tra me Elena, andava a chiamare l'altro e insieme ci precipitavamo giù per le scale per andare in salotto, dove c'era l'albero coi regali.
Credo fosse il giorno che aspettavamo con più ansia.
Persino i nostri indaffaratissimi genitori ci degnavo della loro presenza e passavano la giornata con noi. Una volta l'anno, in quel giorno, eravamo una vera famiglia."
"Davvero dei bei ricordi"
"E tu?"- gli chiedo - "Che facevi a Natale ?"
"Da bambino? Quello che fanno un po' tutti i bambini credo. Appena sveglio andavo a cercare i regali, poi tutto emozionato andavo in camera dei miei genitori, mi sedevo sul lettone e li scartavo.
Di solito andavamo a pranzo dai miei nonni. Venivano anche tutti i miei zii e i miei cugini. È una cosa che ho sempre adorato, passare il Natale con loro. Io non ho fratelli ma per fortuna ho una marea di cugini a cui sono molto legato. Purtroppo durante l'anno ci vediamo poco e le feste, in particolare il Natale, sono l'occasione per ritrovarci."
Dopo quel giorno io e Davide ci siamo rivisti. A volte per caso, altre volte su appuntamento.
La sua compagnia mi piace molto, mi sento molto a mio agio, sento che potrei confidargli qualsiasi cosa.
Anche oggi siamo usciti insieme.
Siamo stati al cinema a vedere "il destino di un cavaliere".
Il film è piaciuto molto ad entrambi.
Abbiamo avuto una piccola discussione su chi fosse il più figo di tutto il film.
A lui, infatti, è piaciuto molto il protagonista, che io invece trovo banale e scontato.
Io ho trovato molto più interessante e decisamente più bello, il principe Edward.
Ora siamo al MacDonald's a prenderci un panino, c'è venuta una fame improvvisa, e ognuno sta cercando di convincere l'altro.
"Uffi lasciamo stare, tanto non ci metteremo mai d'accordo su quale dei due sia il migliore.
Piuttosto mi è piaciuta molto quella frase 'sei stato pesato, sei stato misurato e sei stato trovato mancante ' . È offensiva senza essere volgare, di classe.
Credo proprio che manderò una bella dedica a Tim con questa frase."
Sogghigno
"Già m'immagino la sua faccia, uhm devo trovare la canzone adatta"
"Credo che Elena ti ammazzerà se fai una cosa del genere."
"E perché mai? Credo invece che apprezzerà la mia idea."
Mi accorgo che Davide non mi sta più ascoltando, la sua attenzione è stata catturata da un gruppo di ragazzi che è appena entrato.
"Scusami un attimo"  dice e poi si allontana.
Lo vedo raggiungere il gruppo appena entrato e poi mettersi in disparte con uno di loro.
Ammetto che la cosa m'infastidisce un po', anche se so che non dovrebbe.
Quando ritorna ha una strana espressione, sembra.. non so, credo che turbato sia il termine più adatto.
"Chi era quel ragazzo ?" So che non sono affari miei, che è molto indiscreto da parte mia e che normalmente non mi comporterei in questo modo, ma ho scoperto che quando sono con lui mi capita spesso di comportarmi in modo inusuale.
Invece di dirmi di farmi i fatti miei, come sarebbe suo diritto risponde alla mia domanda
"si chiama Flavio. Io e lui stavamo insieme tre anni fa.
La nostra è stata una storia strana è un po' difficile da raccontare.
Ci siamo incontrati una sera in cui io mi sentivo molto giù.
Be', in effetti, ci conoscevamo già prima perché avevamo degli amici in comune ma non si può dire che fossimo veramente amici.
Le parole che mi disse quella sera mi colpirono molto.
Parlava come un adulto sebbene avesse solo 19 anni e malgrado quasi non mi conoscesse si aprì con me come fossimo vecchi amici.
Per farla breve dopo un po' ci mettemmo insieme.
Mi accorsi presto che era molto solo e che quelli che lui considerava molto amici erano solo conoscenti.
Non mi stupii quindi che lui fosse molto attaccato a me.
Mi mandava messaggi in continuazione quando eravamo lontani, mi scriveva ogni giorno il buongiorno e la buonanotte.
Per la verità lui scriveva BG e BN, aveva questa mania di abbreviare tutto.
Ogni tanto mi scriveva persino sql che stava per squillo.
Io ero molto lusingato da tutte queste attenzioni ma ad un certo punto mi resi conto che il suo attaccamento era assolutamente esagerato.
Se non rispondevo ai suoi messaggi per tutta la mattina perché ero impegnato, ecco che lui se la prendeva a morte e iniziava ad accusarmi di volerlo lasciare.
A volte assumeva un tale atteggiamento vittimista che mi dava sui nervi.
Trovava ogni minimo pretesto per litigare così che io lo cercassi per far pace.
In questo modo si sentiva rassicurato sul mio amore per lui.
Altre volte invece si atteggiava a salvatore della patria, pretendeva di risolvere qualsiasi mio problema.
Solo che anziché risolvere le questioni combinava altri casini.
Molte volte anziché avere una relazione con un ragazzo di 18 anni mi sembrava di fare da baby sitter a un bambino di 5
Tutta la maturità che aveva di mostrato quella prima sera era completamente sparita.
Insomma ad un certo punto cominciai a stancarmi e capii che non provavo per lui il sentimento dei primi tempi.
Nonostante questo non me la sentivo di lasciarlo, io mi sentivo quasi in obbligo verso di lui, sembrava tanto innamorato eppure il suo modo di agire era strano.
Era diventato amico di tutta la mia compagnia e aveva raccontato la storia della sua vita a persone che conosceva da neanche tre giorni. 
Mi raccontava ogni singolo istante della sua vita e pretendeva che io facessi lo stesso, che gli confidassi ogni mio più piccolo pensiero e segreto.
Era come se vivesse tutta la sua vita in funzione mia. 
Riflettei moltissimo sulla nostra situazione, cominciai valutare tutti i suoi comportamenti e arrivai alla conclusione che il suo non era vero amore ma piuttosto un grosso bisogno di sentirsi accettato.
Decisi quindi spiegargli come stavano realmente le cose
Gli parlai e gli dissi che era meglio che rimanessimo solamente amici, cercai anche di fargli capire che doveva cominciare a crearsi una vita sua che non poteva vivere in funzione mia.
Lui la prese malissimo mi accusò di averlo tradito, di non avergli mai voluto bene e non volle più vedermi.
Questa sera è la prima volta che mi capita di rivederlo da quando ci siamo lasciati.
Mi ha chiesto scusa e mi ha detto che i suoi genitori lo hanno mandato da uno psicologo e che questo lo ha aiutato molto.
Ora si è trovato degli amici tra i suoi ex compagni di classe e ha trovato anche una ragazza.
Insomma le cose si sono sistemate per lui e ora anche per me.
Quando ci siamo lasciati non è stato facile neanche per me.
È stato bello poter parlare serenamente con lui."
"Invidio un po' il tuo coraggio sai?" gli dico tenendo gli occhi fissi sul mio panino.
"Non mi pare di essere particolarmente coraggioso"
"invece si, nonostante la tua storia non sia finita troppo bene, non hai affatto paura di ricominciare.
Io invece sono terrorizzato al solo pensiero."
"Che diamine è successo di tanto grave per ridurti così?"
"Io e Lory siamo stati insieme per circa sei mesi.
È stato quello che si può dire un colpo di fulmine.
Ci siamo messi insieme subito senza nemmeno conoscerci veramente.
I primi tempi sono stati pazzeschi, eravamo presi da una passione assolutamente folle avevamo chiuso il mondo fuori dalla porta.
Quando però tornammo a vivere nella realtà, cominciarono a venire fuori le differenze tra noi e scoprimmo di non avere quasi nulla in comune.
Cominciammo a litigare, a farci prendere dalla gelosia, dal sospetto.
Tra noi non c'era più un briciolo di fiducia.
Alla fine la nostra relazione si ridusse ad un qualcosa d'indefinito e insensato.
Non era certamente più amore e forse non era nemmeno sesso.
Ci limitavamo a vivere nello stesso letto un po' per abitudine o forse un po' anche per dispetto.
(chiedo perdono a Vasco per aver rubato due frasi alla sua canzone N.D. Ottavia)
Quando ci lasciammo tra noi non erano rimasti che l'astio, il rancore e la delusione.
Dell'amore, della dolcezza e della passione iniziale non era rimasto nulla, quasi come se non fossero mai esistite."
"E per questo tu hai deciso di non innamorarti più, non ti sembra di esagerare?
Sei andato troppo di fretta, così sei caduto e ti sei fatto male. 
Ora per paura di cadere di nuovo resti a terra."
"Parli esattamente come Elena, lo so anch'io che dovrei rialzarmi anziché restare a terra.
Solo che io non sono una persona coraggiosa."
"Saggia persona tua sorella, dovresti darle ascolto."
Resta zitto un attimo, poi mi guarda dritto negli occhi e mi dice
" Rispondi sinceramente, io ti piaccio?"
Lo guardo stupefatto, certo non mi aspettavo una domanda così diretta però non posso mentirgli.
"Sì mi piaci" fin troppo, aggiungo mentalmente.
"Bene, perché anche tu mi piaci.
Ora ascoltami ti faccio una proposta: ti chiedo tre mesi della tua vita.
In questi mesi usciremo insieme ma senza nessun impegno tra noi, li useremo per conoscerci veramente
Faremo le cose con calma, senza nessuna fretta.
Se alla fine dei tre mesi avrai ancora paura ci lasceremo da buoni amici.
Se invece avrai cambiato idea, allora cominceremo una storia seria."
Ci rifletto per un po', però non trovo nulla da obbiettare alla sua proposta.
"Va bene, accetto." - poi ridendo aggiungo -" ti darò tre mesi della mia preziosissima esistenza"
Qualche minuto dopo siamo sotto casa mia.
Mi giro per salutarlo e all'improvviso mi bacia.
All'inizio sono solo le sue labbra sulle mie, ma poco dopo si aggiunge la sua lingua che cerca e infine trova la mia.
Bisogna dire che questo ragazzo bacia da Dio, non mi staccherei mai dalla sua bocca.
Quando ci stacchiamo da quel bacio per riprendere fiato lo guardo con aria ironica
"Ma non dovevamo andare con calma e imparare a conoscerci?" 
"Anche questo è un modo per conoscerci "- dice ridendo divertito - "quanto all'andare con calma, desideravo baciarti dalla prima volta che ti ho visto, quindi direi che sono andato molto con calma; e in ogni caso non mi sembra che ti sia dispiaciuto o sbaglio ?"
"Direi proprio di no"
Scoppiamo a ridere entrambi.
Poi lui si avvicina e mi sussurra all'orecchio "buonanotte", prima di baciarmi di novo.
Apro gli occhi di malavoglia, sarei rimasto volentieri a letto. 
D'altra parte questa notte ho dormito ben poco.
Guardo Davide che è ancora tra le braccia di Morfeo.
Non ringrazierò mai abbastanza il Signore per aver fatto in modo che questo splendido ragazzo si sia innamorato di me, che abbia scelto proprio me tra tutti i ragazzi che esistono al mondo.
Ieri abbiamo festeggiato il nostro primo anniversario.
Pensare che dovevano essere solo tre mesi.
Ma sarei stato decisamente pazzo a lasciarmelo sfuggire.
Alla fine di quei tre mesi ero talmente innamorato che non l'avrei lasciato per nulla al mondo.
Ho lasciato da parte ogni paura per quello che potrebbe succedere in futuro e ho deciso di vivere giorno per giorno.
Mi alzo e mi metto qualcosa addosso.
È il mio turno in cucina.
Metto a cuocere la pasta (sono stato abbondante con le porzioni, credo che stamattina tutti avremo bisogno di recuperare energie) poi vado a chiamare Elena e Lucas.
Se non li chiamassi resterebbero a letto fino a questo pomeriggio, immagino che anche loro siano stati parecchio occupati questa notte.
Certo non ne ho la certezza matematica, le nostre stanze sono abbastanza distanti per garantire la privacy di entrambi, ma non ci vuole molto a capire in che modo abbiano concluso la serata, visto le occhiate che si lanciavano ieri sera.
Busso alla porta della loro stanza
" Sveglia piccioncini, è pronto!"
"Arriviamo " - mi risponde la voce assonnata di mia sorella.
Finito con loro vado ad occuparmi della mia dolce metà.
Mi avvicino a lui e lo bacio leggermente sulle labbra.
Lui apre gli occhi lentamente.
"Buongiorno" gli dico sorridendo
Lui mi guarda e sorride a sua volta.
"Ti amo" - dice e mi bacia
"Ti amo anch'io"
Mi piacerebbe fermare il tempo in questo preciso istante.
In questo momento sono assolutamente felice.
Non so cosa succederà in futuro e non m'interessa.
Non so se io Davide resteremo insieme per sempre o se invece tra noi finirà.
L'unica cosa che m'interessa è vivere il presente, ogni giorno in più che
passo insieme a lui è un dono.
Come mi ha detto Elena un giorno 'Ieri è passato. Domani è mistero. Oggi è
un regalo.'



FINE

 
Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions