Un grido silenzioso

 

parte I

 

di Vikysweetgirl

 

 

 

1) LUCA

 

Sono circa le 23:00, ma per alcuni la notte è ancora giovane. Migliaia di automobili sfrecciano sull’autostrada incuranti di tutto e tutti. L’oscurità è interrotta dalle luci artificiali della città e i suoni della notte si alternano al silenzio. C’è desolazione sulla strada, dopo che le macchine vi sono passate a tutta velocità. Ma su quel marciapiede c’è vita. Da un lato ci sono donne disinibite che indossano abiti provocanti e chiedono un eloquente attenzione. Con il doppio strato di fard sul viso e il rossetto acceso, aspettano un uomo che abbia soldi da spendere in divertimento fisico. Dall’altra parte del marciapiede si cambia completamente faccia o meglio dire sesso. Qui ci sono uomini. Sono quasi tutti ragazzi, alcuni abbastanza carini, che passeggiano lascivi aspettando la stessa cosa delle ragazze: qualcuno che voglia sfogare i propri istinti repressi con uno di loro, a pagamento si intende.

Tutto là intorno sa di depravazione e tutti bene o male sono sporchi. C’è chi ha a che fare con il sesso, chi con la droga, ma ognuno ha la propria macchiolina.

Un ragazzo si distingue subito dagli altri. È impossibile non notare i suoi capelli rosso fuoco dal taglio insolito, scompigliati lievemente dal vento, le sopracciglia scure, gli occhi blu intenso e la sua snellezza. Si muove con la sicurezza di chi sa il fatto suo ed è sicuro di sè. È vestito con dei jeans chiari e stretti e con una maglia larga a maniche corte rossa, sotto la quale si intravedono le spesse bretelle di una canottiera nera. Sopra porta un soprabito lungo, aperto sul davanti. Lo sguardo è attraente, libidinoso, seducente e ha un’attrattiva sessuale quasi unica.

Un uomo sui 40 anni sta parlando con lui, toccandosi spudoratamente l’erezione nei pantaloni:
_Allora, sei libero stasera?

_Dipende da te, Josh.

_Su, vieni con me, non farti pregare. Ce ne andiamo in un posticino appartato, ti va?

_E a te va di pagarmi?

_Ma Luca, quando c’è di mezzo una passione così profonda non si può di certo pensare ai soldi!
_Allora ti conviene cercarti qualcun altro.

_Ma lo sai che tu sei il mio preferito!

Va a toccargli la vita, poi i fianchi, facendogli sentire chiaramente la propria erezione sul di dietro.

_Smettila! niente soldi, niente baldoria.

_Dannazione, tu sei così caro!

Detto questo, l’uomo si dirige verso una mercanzia meno costosa.

Certo, Luca si fa pagare bene. Dopotutto un bel bocconcino come lui vale il prezzo della spesa e lui non si vende certo per due soldi. Con le mani in tasca inizia a sentire i primi brividi di freddo causati dal venticello gelido della notte. Decide di andarsi a prendere qualcosa di caldo al bar poco distante. Così almeno potrà riscaldarsi le interiora prima di iniziare a lavorare.

Cammina per un po’ e arriva al piccolo locale entrandovi. C’è del fumo di sigaretta nell’aria calda e soffocante, ma piacevole per chi proviene dal gelo di fuori. Le luci dal colore rossastro rendono l’atmosfera rilassante ma un po’ lugubre. Dietro il bancone un uomo robusto, con un grembiule bianco legato alla vita, asciuga dei bicchieri con uno strofinaccio. C’è poca gente questa sera…

 

Una notte può essere indimenticabile seppure agli altri possa sembrare solo una comune nottata fredda di fine inverno. Questa notte è la fine di qualcosa, l’inizio di qualcos’altro, di tutto… è quello che diventerà un importante ricordo…Questa è la notte che darà inizio al nuovo giorno…

 

Il rosso ordina un bicchiere di latte caldo che gli viene subito servito. Lascia alcuni spiccioli sul legno lucido del banco. Il tepore del vetro gli dà una piacevole sensazione e mentre sta per bere sente l’odore morbido e delicato della panna del latte. Sta per bere quando viene intruppato da qualcuno e tutto il contenuto bianco del bicchiere finisce sul bancone, gocciolandogli sui vestiti. Aggrotta le sopracciglia irritato e si volta a vedere chi si è appena messo a ridere di lui. È un ragazzo più grande, vestito di tutto punto con un completo elegante nero, con la giacca aperta e senza cravatta. I suoi capelli corvini ricadono lisci sul suo viso, lasciando scoperta parte della fronte. Gli occhi, di un grigio ghiaccio quasi innaturale, rendono il suo sguardo enigmatico e imperscrutabile. I lineamenti perfetti del viso gli danno un fascino ed una bellezza particolari. Rimane per un attimo a fissarlo, su tutte le furie per quell’imbarazzante situazione sottolineata dal suo riso.

_Che cazzo ridi?!_ l’uomo, ancora ridacchiando, si alza elegantemente e fa per uscire dal locale. Luca si alza di scatto e lo richiama a gran voce_ Ehi, dove credi di andare pezzo di merda?!_l’uomo si volta a guardarlo infastidito._ Non credere di poterti prendere gioco di me e poi svignartela così! Oh, no bello, o ti scusi o ti spacco la faccia!

_Ma che ti prende moccioso?! Ti va di litigare?

_Zitto e esci.

_Con piacere.

I due escono dal locale, sotto gli occhi dei clienti ammutoliti, che riprendono subito a parlare degli affari propri, probabilmente abituati a situazioni di questo tipo.

Luca lo guarda minaccioso. L’altro gli è di fronte ma non si muove. Vedendolo fermo, il più giovane inizia a parlare.
_Che fai non dici niente? Voglio le tue scuse, ora!

_Ma piantala! Per una sciocchezza simile…

_Non scherzare, nessuno può permettersi di deridermi e poi di andarsene così.

Detto questo lo prende per il colletto della camicia e lo strattona leggermente.

_Non osare ragazzino… uh, guarda c’è la polizia laggiù.

Il rosso si gira di scatto ma viene immediatamente seminato dall’altro ragazzo che si è mescolato per bene in mezzo alla gente. Luca assume un espressione adirata.

_ “Quel maledetto ha osato prendersi gioco di me. Ma chi si crede di essere!?”

Ritorna sui suoi passi, al solito marciapiede. Non ha potuto bere il suo latte e ora il suo umore  è pessimo. Vede un vecchio in una vecchia auto che gli fa cenno di avvicinarsi. A quanto pare ha trovato un cliente anche stasera. Si avvicina per trovarsi di fronte all’uomo, che gli sorride dissoluto.
_Fammi un bocchino ragazzo.

_Sono 50 euro.

_Va bene. Ora entra in macchina.

Luca entra in auto e si sfila la giacca.
_Prima i soldi.

_Subito, tranquillo.

L’uomo gli dà in mano la banconota stropicciata che il ragazzo infila nella tasca dei jeans; poi gli accarezza una guancia e lo spinge senza ritegno tra le sue gambe, dove si erge un gonfiore. Luca gli sbottona i pantaloni, tirando fuori il suo membro rugoso e congestionato. Si intravede già del liquido trasparente fuoriuscire da esso. Il ragazzo lo lecca sulla punta portando via anche quel po’ di sperma, poi lo prende completamente in bocca e inizia a succhiare con abilità. Sente il vecchio gemere ed emettere grugniti in modo disgustoso, come un animale. È gia sul punto di esplodere e lo fa nella sua bocca. Disgusto totale si impadronisce del giovane. In verità avrebbe voluto spostarsi ma non ha fatto in tempo. È stato davvero un razzo. L’anziano uomo rimane a boccheggiare ad occhi chiusi dopo il godimento. Luca sta per scendere dalla macchina, tentando di pulirsi la bocca come meglio può.
_Ehi tu…_ lo chiama il vecchio. Il ragazzo si volta a guardarlo, gli occhi vuoti, spenti_ Voglio scoparti… quanto?

Luca sorride. Succede spesso.

_Molto.

_Non mi importa. Sali, andiamo in albergo, ma devi passare inosservato, intesi piccolino?

Così risale nella macchina che li porta all’albergo

. La stanza è bella… il letto pure. Il vecchio richiude la porta dietro di lui e poi inizia a toccare Luca tra le gambe e a leccarlo ovunque. Lo spoglia, lo getta sul letto e lo penetra senza preliminari. Con violenza, irrispettosamente, dolorosamente. Luca emette gridolini di dolore, prova disgusto per il vecchio… ma anche più per se stesso. Durante l’atto si sente morto, immagina di essere ovunque tranne che lì, come ogni volta, come ogni maledettissima volta.

Immagina di trovarsi in un prato verdeggiante, accarezzato dal vento, circondato da fiori puri e profumati, colpito dal sole gentile.

Ma lui è lì… non può ignorarlo a lungo, il dolore lo riporta presto in quel letto, dove viene posseduto da un vecchio maniaco che geme solo a toccarlo.

Terminato tutto il vecchio lo paga e lo getta fuori dalla camera senza una parola. E lui dolorante e con un bel po’ di soldi in tasca, esce dall’albergo, dirigendosi ai bagni pubblici poco distanti da lì. Apre il rubinetto del lavandino e si riempie la bocca d’acqua e di sapone liquido, facendo gargarismi e sputando via tutto il suo schifo, tutta la sua amarezza, tutto il suo disgusto. Come tutte le volte si sente sporco. E non solo fuori, soprattutto dentro. E non solo il suo fondoschiena fa male, ma ancora di più il suo cuore, se gliene è rimasto uno. I suoi begli occhi sono persi nel vuoto, privi di qualsiasi brillantezza, come se volessero volontariamente escludersi al mondo, come se si rifiutassero di accettare, come se volesse disperatamente estraniarsi da quello che gli è successo… vuole scordare, tutto, anche se sa che poi lo rifarà, lo permetterà di nuovo. Ancora disgustato si appoggia alle piastrelle del muro, guarda in alto e sospira.

Esce dal bagno. Dove sarà? Crede di ricordare la strada per casa sua. Va a piedi, non vuole spendere neanche un centesimo dei soldi che ha appena guadagnato. S’incammina verso casa… verso casa...