Un
giorno, una notte.
capitolo 2
di
Nana
Gli edifici e le luci della città fluivano
silenziosi, un iperbolico caleidoscopio di forme e colori, mentre risalivano
lungo Main Street. Dopo un lodevole quanto infruttuoso tentativo di
conversazione, Josh si concentrò nella guida, della qual cosa Chris era
estremamente grato. La radio diffondeva le note di una vecchia canzone di
qualche anno prima. Il ragazzo chiuse gli occhi e lasciò vagare i suoi
pensieri. Che inevitabilmente lo riportarono a qualche ora prima.
…
L’ascensore era sovraccarico, un muto e pacifico andirivieni di volti e
figure che salivano e scendevano, mischiando voci ed odori in un’opalescenza
indistinta – l’atono grigio e blu delle cravatte e dei gessati.
Gli esemplari che affollavano il Flamboynn Hill – uno dei più lussuosi e
ricercati Hotel della city – appartenevano a quella ristretta percentuale
del genere umano svezzata a champagne in luogo del latte materno.
Ricche ereditieri, brooker rampanti, eminenti politici o famosi showman...
Una corte appariscente, fatta di abiti eleganti e di lustrini, il cui
luccichio rivestiva un mondo spento e incolore… Una corte i cui membri
godevano – in un solitario delirio narcisistico - del riflesso di sé stessi
colto nei volti e negli sguardi che li circondavano, in una giostra di luce
artefatta.
Ogni cosa era perfetta al Flamboynn Hill, a cominciare dallo stuoino
nell’ingresso, sul quale gravava l’illustre compito di raccogliere quella
sporcizia che osava indegnamente insozzare le suole e i tacchi delle
pregiate scarpe fabbricate su misura (grazie alla materia prima
generosamente fornita da qualche animale in via d’ estinzione).
E Chris – pensò amaramente - era un batterio che sguazzava in quel letamaio.
Si guardò intorno. Persino il vano dell’ascensore, con le pareti tappezzate
di broccato, ostentava opulenza. Lo sguardo ricadde di nuovo sulla
pulsantiera. 20 piccoli segnali luminosi, 20 livelli di un videogioco. E
alzando gli occhi ritrovò ancora una volta quella tardona ossigenata, con
due canotti di salvataggio al posto delle labbra - che continuava ad
impestare l’aria di ettolitri di profumo francese. E che in ogni caso non
coprivano l’odore della vecchiaia. Con la quantità che si era spruzzata
addosso avrebbero potuto riempire una piscina per elefanti. Cercò di
immaginare quale doveva essere il suo scopo sulla terra. Non poteva averne
uno. Non con quel rossetto. Ma che razza di colore era? Chris strizzò gli
occhi, disgustato. Esisteva davvero un colore simile?
Inspirò a fondo. Faceva fatica a respirare. Era quella specie di nodo
scorsoio che gli stritolava il collo o mancava l’ossigeno? Era solo una sua
impressione…. o lo stava consumando tutto quella strega?
Stava respirando più degli altri. E non si trattava di asma. Aveva l’alito
che emanava effluvi di zolfo, poteva sentirlo da lì… I suoi denti dovevano
essere giallastri…
Chris scosse la testa, maledicendo per l’ennesima volta quella parte del suo
cervello che continuava a cortocircuitare autonomamente, producendo sequenze
di immagini che avrebbe preferito poter ignorare.
Ed ora si stava girando verso di lui….Chris arretrò spaventato di fronte ad
un paio di occhiali dalla montatura scarlatta …La donna, scambiando la sua
ritrosia per timidezza, gli sorrise cordialmente. Il ragazzo esibì un
sorriso tirato e distolse lo sguardo…Quello era un ghigno. Quell’essere
divorava la sue vittime, ne era sicuro. Doveva aver appena ripulito i canini
dal sangue… Quella non era una donna. Non poteva essere una donna.
Piuttosto la reclame di una clinica di chirurgia estetica. Una pessima
reclame.
Ma come faceva la pelle ad avere tanto cattivo gusto da restare appiccicata
su quella faccia?
Le porte dell’ascensore si aprirono per la quarta volta e la donna scese.
Chris trasse un sospiro di sollievo. Ancora due piani e sarebbe giunto a
destinazione. Si accomodò in un angolo, passandosi le dita attorno al
colletto della camicia. Perché Ally aveva stretto tanto…? Si sentiva
soffocare. Forse avrebbe dovuto togliere qualcuno degli orecchini. Magari
con soli due o tre avrebbe fatto migliore impressione…quindi decise che
doveva tenerli tutti. Rimpianse di non essersi rasato completamente la
testa: completamente calvo e con un serpente tatuato sul cranio. Così quello
stronzo di Richards l’avrebbe cacciato definitivamente da lì, senza
possibilità di appello. Supplicare quel ciccione per un lavoro da fattorino
con una paga di merda era quanto di più umiliante riuscisse a concepire.
Perché lo stava facendo? Perché le urla di Ally gli echeggiavano ancora
nelle orecchie. Ecco perché.
Aveva perso il lavoro. Di nuovo.
E lo avevano cacciato anche dai 7 precedenti... Vero anche questo. Però
c’era un lato positivo. Stava accumulando esperienza in vari settori.
Ally non se l’era bevuta.
Così ora doveva strisciare davanti a quel viscido untuoso ributtante verme
eruttante adipe, chiedendogli perdono. Solo perché per una volta aveva
commesso l’incauto errore di dire la verità. Grosso errore. Enorme. I
momenti più felici della sua vita glieli aveva sempre dati la menzogna. E
gli esseri umani non mentivano forse? Di fronte al capo, di fronte ai
colleghi, persino di fronte agli amici, ogni giorno per tutti i monotoni e
noiosi giorni della loro monotona e noiosa e ipocrita esistenza. Ma quella
veniva definita educazione e diplomazia. Definire la moglie del titolare una
vecchia scopa rinsecchita non dimostrava invece sfoggio di capacità
diplomatiche, quanto piuttosto “una impressionante immaturità e
superficialità”.
Peccato però che quell’antipatica acciuga dal culo secco non solo fosse una
troia, ma anche una bugiarda senza vergogna. E se l’emerito Mr. Richards si
fosse sfiorato appena la pelata si sarebbe reso conto senza difficoltà delle
attività non poi tanto secondarie dell’onorata signora moglie.
Poi le porte si aprirono ancora una volta.
E fu allora che successe.
Niente spiegazioni o ragioni.
Le persone agiscono sulla base di precise motivazioni… Stronzate.
Questo vorrebbe dire usare sempre il cervello.
E gli esseri umani lo usano solo al 10% del loro potenziale. (E in alcuni
casi anche meno.)
E’ scientificamente provato.
Quindi le cose capitano. E basta.
Nessun consequenziale legame di causa ed effetto.
Specialmente quando il livello di saturazione raggiunge il limite.
E’ come un lampo d’argento che squarcia il cielo in una notte di tempesta.
Come il botto assordante di un petardo.
Come una scarica elettrica che attraversa il tuo corpo in un istante e
lascia dietro di sé solo una striscia azzurra di cenere.
Chris semplicemente aveva deciso che ne aveva abbastanza. Di Richards, della
signora Richards e di Ally e di quel fottuto ascensore. Dell’ingiustizia di
tutta quella storia.
E soprattutto della causa scatenante di tutto quel casino, dei suoi capelli
biondi e della sua stramaledetta felpa bianca PHIDELTAZETA.
Si lanciò nel corridoio mentre le porte si stavano richiudendo per
l’ennesima volta, ignorando le proteste mentre spingeva e sgomitava tra la
folla. E dovette sperimentare ancora una volta quanto fosse difficoltoso
risalire la corrente, travolto da una marea indifferente di volti e di
corpi.
- Merda!! Ma perché cavolo siete sempre in mezzo alle palle, vecchi
rincoglion….. – la voce si smorzò cadendo nel nulla; doveva aver alzato il
volume un tantino sopra l’usuale tono mite e contenuto degli abituali ospiti
dell’albergo, perché si accorse di aver attirato l’attenzione della maggior
parte dei presenti – e l’espressione ostentata sul volto degli astanti non
sembrava esattamente incline alla benevolenza.
Che branco di vecchi rompiscatole.
Per usare un eufemismo.
Ostentando noncuranza, infilò le mani nelle tasche dei jeans e si diresse
verso l’uscita di sicurezza. Una volta oltrepassata la soglia si fiondò giù
per le scale, divorando con foga gli scalini a gruppi di tre. C’era ancora
una possibilità. Un’ultima possibilità.
...
Era quasi senza fiato quando piombò con la furia devastante di un ciclone,
nell’ufficio di smistamento della corrispondenza.
Un ragazzo si voltò pigramente da dietro un bancone e due turgidi occhi
color seppia lo accolsero con aria di superiorità, protetti da due spessi
monitor televisivi.
Ogni volta che lo guardava da vicino Chris non poteva fare a meno di pensare
ad un enorme rospo verdastro e molliccio. Ora però non doveva ASSOLUTAMENTE
pensare ai rospi, né a nessun altro anfibio, mollusco o invertebrato. Non
doveva ASSOLUTAMENTE pensare a nulla….Concentrati, concentrati, concentrati…
Meno 2 secondi. Record personale.
Fu un fermo immagine istantaneo. Ora davanti ai suoi occhi si sovrappose
l’immagine di Harold che nuotava dentro un enorme acquario, indossando solo
un ridicolo perizoma di iuta, 4 pinne al posto delle mani e dei piedi e 2
branchie sul collo ossuto che si alzavano e si abbassavano, mentre uno
stuolo di stupidi mocciosi sbraitavano e schiacciavano il naso contro il
vetro…
- Cosa ci fai ancora qui? Non ti avevano ributtato tra i rifiuti?
Perché quell’essere emetteva suoni, invece di boccheggiare?
L’etichetta sul vetro indicava RANHOMINIDUS RUFFIANENSIS – attuale
sottoprodotto della globalizzazione e della capitalizzazione del mercato. Il
suo habitat naturale sono generalmente uffici e scuole o qualsivoglia tipo
di struttura sociale, che tale creatura ama ammorbare con la sua fetida
presenza; si segnala per il suo comportamento accondiscendente e servile nei
confronti delle specie dominanti nei suddetti habitat, identificati come il
suo diretto superiore o il responsabile del superiore, al quale spesso
dedica salmi e invocazioni liturgiche. Alcuni come atto di fede dedicano
loro piccoli santuari. Attualmente non si conoscono i comportamenti
riproduttivi. Si suppone procrei per mitosi cellulare, in quanto nemmeno
esemplari della stessa razza possono sopportare di accoppiarsi tra loro -
nonostante ciò tale sottospecie non sembra essere in estinzione, anzi è un
mistero come individui di tal genere riescano sempre a proliferare dovunque
e in qualsiasi situazione climatica. Si ipotizza che possa trattarsi di
cloni dello stesso individuo.
Sottodidascalia: Chris sentitamente invoca la legge di selezione naturale
nella speranza che l’evoluzione li cancelli da questo pianeta….
……
Ok. Chiusa parentesi. Questo sarebbe stato il primo ostacolo da superare.
Si rese necessario uno sforzo di fronte al quale persino Eracle – nonostante
le proverbiali 12 fatiche – avrebbe esitato, ma Chris riuscì ad esibire il
suo sorriso più convincente e la sua espressione più motivata.
- Questo era ieri. Oggi non ancora.
- Non hanno ancora buttato la spazzatura?
- Evidentemente si sono accorti di aver commesso un errore.
- I tuoi genitori, il giorno del tuo concepimento, forse.
- Meno male invece che i tuoi se ne sono accorti per tempo e ti hanno
riportato al negozio di animali.
- Scommetto che la tua famiglia rimpiange di non averlo fatto.
- Non quanto la tua per aver negato il proprio contributo alla ricerca
scientifica: non è da tutti poter dimostrare gli sbagli di madre natura …
La porta di servizio si spalancò in quell’istante e fece il suo baldanzoso
ingresso l’attualmente fraterno amico e inseparabile compagno di Chris e
delle sue sfrenate follie (nonché “prive di qualsiasi valenza logica o
morale”).
- Pacco n°8865436. Missione compiuta…
- Ehi–ehi-ehi guarda un po’ chi è stato riesumato!! Non avevi lasciato
questa valle di lacrime fratello bianco?
- Come si dice… Quando raggiungi il fondo puoi solo risalire.
- Non ho ancora sentito il tonfo. Precipita in silenzio e liberaci della tua
presenza.
- Rilassati, Harold. Se continui così prima o poi finirai per diventare
simpatico a qualcuno.
- Dio mi scampi da una simile tragedia.
- Non ti serve invocare un miracolo. Puoi riuscirci benissimo da solo.
- Insultato da due degni rappresentanti dei Ringo Boys. Come potrò
sopravvivere? La mia autostima ne risentirà duramente. - Harold voltò loro
le spalle controllando l’elenco delle consegne.
- Questo ufficio era un posto rispettabile. Naturalmente prima che tu lo
rendessi una bolgia depravata e corrotta. Per fortuna forse siamo ancora in
tempo per recuperare un po’ di dignità…
Chris colse l’occasione per mettersi a fare ogni sorta di smorfie – palese
attentato alla salute di Mark, che rischiò di soffocare tentando di
contenere un’inarrestabile scroscio di risa.
- Allora, dal momento che sei di nuovo disceso tra noi, dovrai ricominciare
dal primo livello…. Oh, ma non noterai la differenza, - controllò una scheda
con i suoi dati personali, e aggiunse in tono canzonatorio - sembra che
nella tua tormentata carriera tu non sia mai riuscito ad avanzare oltre il
primo livello….
- Faccio atto di contrizione e penitenza, o supremo e attendo la giusta
fustigazione. – Mark rantolava, emettendo preoccupanti singulti - Ho
riflettuto in queste tristi ore di separazione e ho deciso che mi impegnerò
al massimo delle mie possibilità per migliorare la mia posizione. La mia
brama di apprendere è oltremodo cresciuta …dimmi, o sommo, come posso
assurgere alle tue altezze?
Il volto di Harold non fu scomposto da alcuna millimetrica alterazione
cellulare.
- Congratulazioni per il discorso. Un’intera frase dalla sintassi compiuta.
Sono sconvolto.
Due piccoli pacchetti comparvero sopra il bancone.
- Stanza 478 e 966.
Se non avete nient’altro di meglio da fare nei prossimi 20 minuti vi
consiglio di muovervi.
- Qualcosa di meglio che guardarti mentre ti fai le seghe sulle riviste che
tieni sotto il bancone?
Cosa potremo mai fare di più allettante?
- Ti terrò gli occhi puntati addosso, vandalo ambulante. A te e al
cioccolatino.
- Harold dovresti rinnovare il repertorio di insulti. Cioccolatino non si
diceva più nemmeno negli anni ’70!!
- Andiamo fratello!
In separata sede, nel loro ufficio privato (ovvero esattamente quattro metri
più a sinistra, nell’area riservata alla manovalanza del settore consegne) ,
Mark era euforico.
- Grandi notizie fratello bianco. I corti rasta che aveva sulla testa
emanavano scintille di elettricità statica.
- Dj monta al Crash venerdì. Serve un basso e una voce. Sei dei nostri?
Il Crash. Una sana serata di perdizione, musica birra e – se eri fortunato -
anche un po’ sesso. L’invito era allettante. Trovare una ragione per fare
casino lo era sempre.
- Potrei sacrificarmi.
Sapevo di poter contare su di te. – Mark gli batté con la mano sul palmo
aperto. Poi scrutandolo con aria da cospiratore aggiunse: Cosa bolle in
pentola?
- Che intendi?
- Perché sei qui?
- Per consegnare la posta e fare ammenda dei miei peccati.
- Non offendere la mia intelligenza, fratellino. Non stai trattando con il
calamaro. Secondo le mie fonti ti avevano buttato fuori. E tu non ti sei
venduto a Richards, quindi prima che la seppia vuoti il sacco con il
ciccione, quale machiavellica vendetta hai concepito stavolta?
Chris si morse le guance. Non riusciva a trovare una spiegazione. E ne aveva
sempre una. Magari non strettamente aderente alla logica del senso comune,
però la risposta era lì. Bastava allungare la mano e coglierla.
Per una volta – forse in assoluto per la prima volta nella sua vita – si
fece strada in lui l’idea che quello che stava facendo poteva dimostrarsi
completamente irrazionale.
Ma aveva già emesso un verdetto e la sentenza era inappellabile.
E per realizzare il progetto che si era delineato nel breve tragitto di 6
rampe di scale, aveva bisogno di una fonte di informazioni precisa e
attendibile. E la sua fonte rispondeva al nome di Mark.
- E’ ancora qui o è già partito?
- Chi? Il tuo amico, quel giornalista?
- E’ un giornalista?
- Già. E’ probabile sia qui per il convegno. Deve aver pubblicato un
reportage sul medio oriente o qualcosa del genere…Credo parta stasera o
domani mattina. Non lo sapevi? Ma se gli hai consegnato la posta per una
settimana…?
- Non sembrava un giornalista.
- Nemmeno tu sembri un liceale.
- Quella è solo una questione di contigenza…
Mark dapprima lo scrutò intensamente, poi scrollò le spalle. Era Chris.
Punto e basta. E questo significava accettare le cose così come stavano.
Pretendere di trovare una parvenza di logica o razionalità era innaturale
quanto convincere Harold che l’esimio Mr. Richards non era una divinità ma
un essere umano, e pure un tantino ignobile. Semplicemente assurdo.
Quella volta era solo un po’ più strampalato del solito. Però c’era qualcosa
che non quadrava, un pezzo mancante nella catena degli avvenimenti.
- E’ vero quello che si dice?
Chris lo guardò serio.
Vorrei saperlo anch’io.
- Non lo so. Cosa si dice?
- Che ti davi da fare per arrotondare le mance.
Così era quella la scusa ufficiale. Un sorriso amaro gli piegò le labbra.
Dopotutto salvaguardava la reputazione dell’hotel.
- Tu cosa credi?
- So che non sei un ladro. E in ogni caso non saresti tanto stupido da
rubare nelle camere dei clienti. Sei matto, ma non sei un cretino.
- Grazie.
- Allora cosa è successo davvero?
Chris guardò ancora ancora una volta il volto aperto e leale del ragazzo che
gli stava di fronte. Se glielo avesse detto, Mark come avrebbe reagito?
Fanculo, era davvero così stronzo da mentire al suo migliore amico o da non
avere fiducia in lui?
- Ho baciato un cliente.
Pausa.
Mark trattenne il fiato per un attimo, incerto se l’amico lo stesse
prendendo in giro o se invece gli stesse davvero dicendo la verità.
- UN cliente?
Chris annuì - Già.
- Eric?
- Già.
- Con la lingua?
- Credo di sì. Era piuttosto umido.
- Ci avresti scopato?
- Probabile. Ma siamo stati interrotti.
- Harold o Richards…?
- LA signora Richards.
- E che ci faceva la …Oh... Oh! – ora i tasselli erano incastrati tutti al
posto giusto.
Chris sorrise, rassegnato.
- Ci sei arrivato. – sospirò. - Avresti dovuto vedere la sua faccia.
Somigliava alla tua. Espressione da fesso, bocca aperta e occhi sgranati.
Mark si riscosse e scosse la testa. Gli ci vollero circa dieci secondi per
valutare e assimilare l’idea.
- Ok. Questo ha senso. Non molto per la verità, ma spiega un sacco di cose.
Specialmente che la vita è ingiusta.
L’amico si strinse nelle spalle.
- Probabilmente la stronza c’è rimasta male perché ci ho provato prima di
lei.
- O probabilmente perché lei ci aveva provato e le andata buca.
Poi la luce si riaccese nel suo cervello…
- Ma allora perché vuoi andare a cercarlo? Non sei nei guai a causa sua?
- Probabilmente perché sono pazzo.
- Su questo non ci sono dubbi.
Scrollò le spalle.
- Tu sei in gamba Chris. Per essere un bianco sei proprio in gamba. E hai
una voce che aggroviglia le budella e penetra nelle ossa. Ma a volte sei
proprio strano fratello. Strano davvero.
- In ogni caso… – aggiunse rialzandosi – A parte la lucertola ogni cosa può
andar bene per una sana scopata. Per quanto mi riguarda basta che respiri.
Faccio il tifo per te, fratellino.
Chris sorrise. Mark era davvero un amico. Sempre e comunque.
Aveva appena risalito la classifica nella sua personale graduatoria degli
esseri umani.
Poi però ebbe la pessima idea di continuare.
- Ma devi promettermi una cosa.
E questa volta Chris cominciò a preoccuparsi…
- Voglio i dettagli, fratello. Tutti i dettagli. E vedi di non tralasciare i
particolari.
- Mark…
- Si?
- Vaffanculo.
- Non puoi farmi questo fratellino. C’è sempre da imparare. Tutto può
servire nella vita.
- Vaffanculo.
- Stronzo. E pure antipatico. E te lo dico con tutto il bene possibile. In
questo momento molto poco.
- Va a farti fottere.
- Vacci tu. E non in senso figurato, amico.
E a quel punto nessuno dei due riuscì più a smettere di ridere per un bel
pezzo.
- Ha già ricevuto le consegne oggi?
- Credo di sì. Ci ha pensato lo sgorbio.
Questo non era un problema.
Chris si guardò intorno con noncuranza e scarabocchiò qualcosa sull’imballo
.
- Ops guarda qui! Sembra che l’efficiente Harold abbia dimenticato un
pacchetto - Gli strizzò l’occhio, mentre l’altro sorrideva in segno di
intesa e schizzò via.
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