Premetto che nelle
presentazioni non sono brava (anzi faccio pure un tantino schifo), indi
cercherò di limitare il più possibile questo sproloquio.
Ho un po' di titubanza nel postare quanto segue, considerato il livello
delle opere presentate in questo forum.
A mia difesa posso dire che è la prima fic che scrivo, ragion per cui mi
appello alla clemenza della corte.
In ogni caso sarà graditissima (sempre se avete voglia e tempo di
addentrarvi nella lettura) qualsiasi critica, consiglio o suggerimento.
Anche perché sto provando a impostarne un'altra ....e di conseguenza è bene
sapere se non è il caso invece che appenda definitivamente la penna al
chiodo.
Titolo: Un giorno, una notte
Autrice: Nana
Rating: PG (per ora), poi NC-17
Un
giorno, una notte.
capitolo 1
di
Nana
La luce filtrava debolmente da sotto la tenda,
rischiarando appena quella che in origine doveva essere stata concepita come
una camera da letto, ma che ora aveva perso qualsiasi parvenza
architettonica o strutturale.
In ogni essere umano sembra essere innata l'idea di ordine e di disordine
(inteso come la sua negazione) e il bisogno di esso quale illusione di
certezza e di dominio sulla confusa caotica ed irrazionale realtà del mondo.
Concetto che tuttavia è del tutto soggettivo.
E nulla si prestava meglio a sostenere tale asserzione quanto la seconda e
più piccola stanza da letto dell’appartamento al numero 257 di Crampton
Road.
L’attuale inquilino aveva infatti fornito all’ambiente un’impronta personale
ed uno stile del tutto inconsueto ed originale. Le pareti erano tappezzate
di poster e manifesti. Dai cassetti spuntava un’accozzaglia di ciarpame
vario, compresi alcuni dei libri di scuola, una decina di cd, bozze e
disegni, e un paio di scarpe da ginnastica. Le ante dell’armadio erano
semiaperte, ma tutto quello che vi doveva essere stato contenuto un tempo
era disseminato un po’ dovunque lì intorno, insieme al resto dei testi, allo
zaino appoggiato accanto al basso, alla T-shirt abbandonata sopra lo stereo.
La sveglia sopra la mensola continuava insistentemente e con esisto
altrettanto inutile ad ordinare al suo padrone di alzarsi. Dall’informe
involto di lenzuola e coperte che giaceva inerte sopra il letto spuntò una
mano sottile che si mosse a tentoni nella penombra cercando la fonte
dell’intermittente segnale sonoro, fino a zittirlo con un pugno.
La porta – perché non aveva sprangato quella maledetta porta - si aprì
all’improvviso e una figura saettò nella stanza, oltrepassando con passo
agile e leggero gli ostacoli disseminati sul pavimento, diretta verso la
finestra, quindi spalancò le tende, lasciando che la luce del sole inondasse
l’alloggio.
- Sei in ritardo. Come sempre.
Il ragazzo sprofondò ancora di più rifugiandosi sotto le lenzuola, mugolando
di protesta.
- Anzi. Dimenticavo. Questo non è più vero, dal momento che hai perso anche
l’opportunità di essere in ritardo.
...- silenzio -
- Chris?
–... mmmmmm...
- Chris …?
Ally si era sempre ritenuta una persona dotata di una notevole capacità di
tolleranza e sopportazione. Il più delle volte. Ma c’era un limite a tutto.
E questa volta la spia luminosa avvisava che il serbatoio era esaurito. E
lampeggiava già da un bel po’. Aprì le finestre lasciando entrare le
temperature semipolari della fredda mattina invernale e se ne andò, rapida e
silenziosa come era venuta.
Dopo poco nemmeno le coltri riuscirono più a ripararlo dal gelo penetrante e
Chris cominciò a rabbrividire ...- Merda. – Si alzò di scatto e sbatté la
testa contro lo stipite dello scaffale appeso sopra il letto. - Cazzo – Ma
chi era l’idiota attentatore dell’altrui incolumità che l’aveva piazzato lì?
- Ancora avviluppato nella trapunta raggiunse la finestra e la richiuse
bruscamente, poi si diresse verso la stanza da bagno, lasciando cadere a
terra la coperta e spingendola in un angolo con un calcio. Lasciò scorrere
il getto d’acqua fredda fino a quando il liquido traboccò dall’orlo del
lavandino e vi affondò il volto. Poi si rialzò, scrollando la testa
grondante ed esaminò la sua immagine allo specchio: ribelli ciuffi scuri,
normalmente sparati in tutte le possibile direzioni indicate dalla rosa dei
venti (e anche qualcuna di più), ricadevano umidi tutto attorno al volto.
Con palese soddisfazione notò che era rimasta ancora qualche pallida
sfumatura di blu elettrico e di viola, eroica sopravissuta all’opera di
ridefinizione e rieducazione formale di Ally. L’azzurro degli occhi, di
solito vivaci e luminosi, era ora pallido e spento, e le palpebre si
richiudevano pesanti sopra due borsoni da viaggio. Ma dopotutto aveva visto
di peggio. Sospirando distolse lo sguardo, rassegnato. La camicia era ancora
la stessa del giorno precedente. Alzò le braccia per annusare sotto le
ascelle...forse sarebbe stato meglio cambiarla.
Problema. Il cassetto della biancheria era vuoto.
- Ally...
Si affacciò alla porta.
- Ally, hai visto i miei vestiti?
Una voce rispose dal piano di sotto
- Di solito i vestiti stanno nell’armadio. Tu prova a guardare sotto i tuoi
piedi.
- Intendevo la biancheria pulita.
- Tu non hai biancheria pulita. Per avere biancheria pulita bisogna passare
in lavanderia ogni tanto.
Nonostante la nebbia che ancora gli ottenebrava la mente, Chris intuì che
non avrebbe trovato collaborazione. Tornò all’interno della stanza e
cominciò ad esaminare gli indumenti sparsi sul pavimento. Raccolse una felpa
che gli parve abbastanza promettente…e un paio di jeans. Il più era fatto.
Il problema sarebbero stati i calzini. Infilò poi tutto il resto in un
sacco. (Promemoria n. 1: passare alla lavanderia di Dean, - possibilmente il
giorno stesso - e promemoria n. 2: convincere Ally a prestargli un paio di
gettoni), quindi scese in cucina.
Josh si era già accomodato, come ogni giorno, scroccando toast e pancetta e
pagando il vitto con la solita svergognata dose di sorrisi e adulazioni,
sulla base della sua personale e collaudata teoria : è impossibile
comprendere quella metà della popolazione umana che appartiene al genere
donna. Punto.
Ed Ally appartiene a tale metà.
Conclusione: meglio non irritare mai Ally. Specialmente di prima mattina.
Sbadigliando Chris prese posto accanto all’amico, nella piccola cucina.
Restava seduto in silenzio, dondolandosi in precario equilibrio sulla sedia
e continuando a battere ritmicamente la fronte sul tavolo. Josh lo osservò
perplesso per qualche momento, mentre Ally portava in tavola la colazione.
- Che gli è successo? Chiese alla ragazza
Ally si strinse nelle spalle. – Io so solo quello che non è successo. Non ha
parlato con Richards e non ha riavuto il lavoro. Non pagherà l’affitto
nemmeno questo mese. – La voce era alquanto irritata e Josh che ormai aveva
imparato a riconoscere determinate sfumature, e particolarmente quella lieve
contrazione della guancia che segnalava pericolo imminente, decise di non
indagare oltre.
- Vuoi un po’ di caffé, ragazzo?
Ally osservava ora fuori dalla finestra, il paesaggio imbiancato dalla prima
neve.
- Ah, un'altra cosa. Non ha nemmeno portato fuori la spazzatura ieri sera.
Anzi sembra che nemmeno sia tornato ieri sera. Il signorino è rientrato solo
questa mattina. Ovviamente era talmente impegnato che si è dimenticato di
avvertire.
Josh stava per formulare una domanda, ma non appena scorse il lampo negli
occhi di Ally capì che sarebbe stato meglio concentrare la propria
attenzione esclusivamente sul ragazzo.
Ally e Chris. Formavano una coppia di colori complementari. Tra due persone
che condividevano lo stesso tetto non poteva esserci meno affinità.
Ally organizzava la sua vita secondo una geometria piana e lineare fatta di
angoli e rette che si intersecavano con precisione e cercava di plasmare il
mondo circostante – e in modo particolare il caos disorganizzato in cui
sguazzava quel ragazzo – con la stessa infaticabile tenacia. Quanto a Chris,...
beh Chris vedeva il mondo con gli occhi di Escher, un’incisione ironica e
surreale fatta di realtà sovrapposte e parallele che coesistevano tra loro
in un impossibile e illogico equilibrio.
- Chris...?
- Mmmmm...- fu l’unica risposta che riuscì ad ottenere.
Josh gli porse una tazza piena di caffé bollente.
Chris la afferrò distrattamente, lo sguardo, assorto e distante, si posò
sulla superficie… Cerchi concentrici increspavano quel liquido nero e volute
sottili di fumo si alzavano davanti ai suoi occhi e giravano e giravano…..e
girava tutto ora, anche la stanza, il tavolo, anche Ally e Josh.... e ora
non era più lì, e c’era un’altra voce, una voce bassa e sensuale, un
sussurro appena percettibile sulla linea di confine tra il sonno e la
veglia...
- .. Tranquillo ragazzo ...
- Chris...?
…Profumo. Un profumo intenso. Il respiro caldo – Va tutto bene…-
- Chris? Chris? ...CHRIIIISSS!!!!!!! –
La voce risuonò alta e forte una diga contro la quale si arrestava la deriva
dei suoi pensieri; Chris perse l’equilibrio e finì gambe all’aria tornando
bruscamente alla realtà.
- Pianeta Ally chiama navicella Chris. Sei tra noi o sei ancora disperso nel
cosmo?
Il ragazzo si rialzò massaggiandosi le reni.
- Non occorre urlare. Ci sento ancora – la voce carica di stanchezza – O
meglio, il timpano funzionava fino ad un momento fa…...Temo di aver subito
danni irreparabili alla coclea.
Gli occhi della ragazza si dilatarono, pregni di un minaccioso intento
omicida. Josh valutò la possibilità di un intervento risolutore, se non
altro per salvare il vassoio con la pancetta.
- Lascialo stare. A quanto pare, il piccolo ha avuto una nottata
impegnativa.
Il cuore di Chris spiccò un balzo fino alla carotide, percorse la giugulare
e poi si fermò – chissà come -, esattamente a metà della trachea,
impedendogli di respirare, come se avesse inghiottito un bottone troppo
grosso da non riuscire a deglutire.
- Mi sa che ho indovinato. Il colore della tua faccia è lo stesso di un
pomodoro maturo. Anzi come sosterebbe la nostra preparatissima, nonché
eloquentissima e splendida cuoca, Miss Allyson – si schiarì la voce ed
assunse un tono più affettato – le tue gote mostrano quel lieve
imporporamento tipico dei fortunati mortali che godono del favore di Eros e
dalla cui benevolenza traggono fonte di piacere e delizia..
Ally lo colpì sulla testa con un giornale arrotolato – Piantala.
Josh possedeva la capacità di farla sorridere. Probabilmente era questa la
ragione per la quale continuava a tollerare la sua presenza.
- Non è così. - mormorò Chris raddrizzando la sedia - Non è andata come
credi.
- Ah no?
- No. – ma la sua voce non era abbastanza decisa.
Allora quel succhiotto te lo sei fatto da solo ?
Su-ch…? Un succhiotto? Aveva un succhiotto? E dove?
Josh si avvicinò, l’indice alzato – Proprio qui, indicò sfiorandogli la
spalla.
Chris si lanciò verso lo specchio all’ingresso…
- Che vuoi fare? Una foto ricordo? – rise divertito – Dall’album di famiglia
di Chris. Il mio primo dentino, il mio primo pannolino, il mio primo
brufolino…. ed ora il mio primo succhiotto!! Questi ragazzi crescono così
velocemente …Non te ne accorgi nemmeno..Il giorno prima tornano con le
ginocchia sbucciate, il giorno dopo tornano...Sbucciati.
Ally alzò le spalle esasperata.
Merda. Merda Merda Merda. Che razza di casino aveva combinato questa volta?
Il problema era che non riusciva a ricordare bene, era tutto così confuso.
Suoni ed odori indistinti e soffusi, ombre vaghe di un sogno…. Il sapore
dolce del vino…La penombra …e quella voce che continuava a sussurrare... E
quel calore confortante ed indecente che ancora adesso risaliva dalle
viscere e che gli solleticava la base della nuca.
Chris scosse la testa, cercando disperatamente di trovare un ordine, nel
caos dei suoi pensieri torbidi e confusi.
- Cazzo. Cazzo, cazzo, cazzo!!
- Una notevole proprietà di linguaggio. Poca varietà di imprecazioni, ma il
tono è discretamente colorito, seppur con una sfumatura lievemente tendente
alla disperazione. Cosa ne dici tesoro?
La ragazza scrollò le spalle.
- Che sto facendo tardi per la lezione. E anche tu. E che dovrò trovarmi un
nuovo coinquilino per dividere l’affitto.
- Se vuoi in questo ti posso aiutare.
- Intendevo qualcuno affidabile.
- Perché io non lo sono forse? Così ferisci la mia sensibilità.
Lo sguardo che Ally gli restituì non aveva bisogno di commenti.
Josh le sorrise di rimando - Ally, ti ho mai detto quanto sono luminosi i
tuoi occhi, due mere stelle del firmamento, e il tuo sorriso è radioso
quanto una giornata di primavera.
Ally non battè ciglio. – Prosa banale e ripetitiva.
Josh le si avvicinò e la baciò sulla guancia.
- Ti amo.
- Davvero?
E quando piegava appena le labbra, l’espressione si addolciva... Quanto
adorava quella piccola fossetta...
- Devo dimostrartelo? le labbra di Josh disegnavano ora la linea del collo…
- Josh...- la voce languida e morbida - faresti una cosa per me?
- Qualunque cosa...
Fregato. – Chris aveva ripreso parzialmente il controllo di sé e dal
corridoio osservava il copione ripetersi secondo il medesimo rituale. – Il
modo con cui riusciva sempre ad incastrarlo aveva qualcosa di
soprannaturale. Oppure – più semplicemente - Josh era un idiota. E Chris
propendeva per la seconda ipotesi.
Sei fritto, amico. Servito in tavola fritto e rosolato.
- Davvero?
Scena 1, atto II.
Ally allontana con gentilezza il pesce lesso e riprende con tono pratico:
- Perfetto. Ci sono le bollette da pagare, la spazzatura da gettare e il
bucato da portare in lavanderia. Trovi i soldi sopra lo sportello del frigo.
Ho il seminario con Julia stasera, quindi non aspettarmi alzato. Ciao. Buona
giornata.
Cala il sipario.
Lo baciò sulle labbra, salutandolo con un buffetto sul viso e uscì dalla
cucina, lasciando Josh inebetito e deluso che si assottigliava come un
palloncino sgonfio. Chris si morse le labbra per non ridere.
Mentre si dirigeva verso la porta dell’ingresso, si fermò torreggiando
dinnanzi al ragazzo.
Luce rossa. Inutile qualsiasi tentativo di defilarsela. Ally era un ostacolo
irremovibile. La tattica successiva consisteva nell’assumere la sua
espressione più rammaricata ed indifesa – di fronte alla quale nel corso di
feroci battaglie le imponenti difese di sua madre avevano ceduto più di una
volta - , ben sapendo comunque che lo sforzo sarebbe risultato vano.
Occorreva molto di più per suscitare un qualsivoglia sentimento di pietà in
Ally. Alle volte lo assaliva il dubbio che quella ragazza ce l’avesse un
cuore e che le funzioni vitali del suo organismo fossero espletate da un
esoscheletro di titanio.
Probabilmente se lo avesse raccontato gli avrebbero risposto che era frutto
della sua immaginazione, ma Chris sapeva che in alcune occasioni Ally
mutava. In modo impercettibile certo, ma inequivocabile. Il ragazzo era
giunto alla conclusione che dentro di lei sonnecchiasse una creatura
malefica, l’anima perversa di un demone che allungava i suoi artigli a
ghermire la vita e la felicità dei malcapitati che il destino aveva spinto
tra le sue grinfie.
I denti erano più affilati ora, aguzzi, e gli occhi iniettati di sangue...
La voce però era squillante. Troppo squillante. La membrana del timpano
stava ballando la breakdance. Perché la testa gli doleva tanto? Ah, sì aveva
bevuto….Merda, quanto aveva bevuto?
- Mi sforzerò di essere quanto più chiara possibile, anche se mi rendo conto
che alcuni concetti esulano dal tuo “stile di vita”. Vediamo. Proverò a
semplificare il processo il più possibile. – Ally esitò come a scegliere con
precisione le parole adatte – Casa vuole affitto. Affitto vuole soldi. Soldi
vogliono paga. Paga significa lavoro. Hanno aperto un nuovo pub all’angolo
di Penrose Street e cercano personale. Ti concedo l’ultima possibilità.
Parole secche e precise come una raffica di proiettili. Però nessuna c’entrò
il bersaglio, solo l’eco distorta di alcune sillabe sfiorò l’apparato
uditivo del ragazzo.
- In caso di insuccesso – non mi importa quale ne sia la ragione - aggiunse
in fretta appena si accorse di un timido tentativo di replica – non
accetterò scuse questa volta.
Sospirò.
- Avresti il coraggio di gettare un povero ragazzo su una strada alla mercé
di chiunque?
- Dovrò costringermi a farlo, contro la mia volontà. E comunque, a quanto mi
risulta, il povero ragazzo passa già il giorno e la notte sulla strada.
Esoscheletro di titanio. Decisamente.
Mentre si abbottonava la giacca, l’espressione divenne seria.
- Chris. Tua madre contava su di me quando sei venuto qui. Ma io non posso e
non voglio sorvegliarti come un cane da guardia. Quindi tu devi diventare
responsabile.
- So cosa significhi aver 17 anni, ...
Te ne ricordi ancora? – la interruppe Josh. Il tempo di una frazione di
secondo e tornò ad immergersi nella lettura di una delle bollette. - Oh, hai
visto. Il riscaldamento è aumentato ancora...
..Ma non puoi passare le notti fuori – non – voglio- nemmeno - immaginare–
con – chissà - chi - , senza nemmeno avvertire. Ok?
Chris annuì con la faccia contrita, quanto più possibile. Doveva sembrare
pentito. Doveva sembrare pentito. Concentrati. Devi essere pentito. Devi
essere pentito….
- Spero almeno ne sia valsa la pena.
Josh. Al concetto di “intervento appropriato” attribuiva un significato
personale. Molto personale. In un'altro frangente per Chris sarebbe stato
difficile trattenere un sorriso - ed Ally si sarebbe accorta della finzione
-, ma questa volta ebbe un sussulto…che se non altro contribuì a rendere più
attendibile il suo rimorso. Sembrava proprio che Ally avesse deciso di
credergli, perché rimproverò quell’ennesima intromissione non gradita.
- Josh, hai perso un’altra occasione per tacere.
- A stasera, amore.
Appena la ragazza chiuse la porta alle sue spalle, Chris si abbandonò sopra
la sedia e sospirò.
- Josh…..
- No.
- Non ho ancora chiesto nulla.
- La risposta è sempre no.
- Andiamo, non mi serve molto.
- Spiacente ragazzo, ma questo mese sono a secco. Completamente prosciugato.
Non potrei neanche se volessi. – fece una pausa - e comunque non vorrei
neanche se potessi. Non questa volta.
- Tutto qui? e tutti i tuoi bei propositi e saldi principi sulla solidarietà
maschile?
- Prima dimostra di essere un uomo.
- Perché secondo te cosa sono?
- Di norma è difficile anche solo scambiarti per un essere umano. Anche se
con un po’ di buona volontà ci si può riuscire. Ma questa mattina somigli
decisamente ad un ameba.
Chris si vide, mentre scivolava lungo un dirupo scosceso e costellato di
sassi irti e appuntiti che gli sfregiavano la pelle. La sua ultima speranza
gli aveva appena voltato le spalle alleandosi col nemico.
- Ally ha ragione. Sai quanto ha pregato Richards perché ti offrisse una
seconda occasione?
Mi dispiace. – tono non sufficientemente contrito. Doveva aggiungere una
punta di rammarico. – Mi dispiace – ripeté. Meglio. Così poteva andare.
- Non è sufficiente. Chris, non ti sei nemmeno presentato al colloquio.
Qualunque sia il motivo, questa volta hai tradito la sua fiducia.
La voce era ferma e fredda. Josh parlava seriamente. E non lo faceva spesso.
Ne dedusse che questa volta avrebbe dovuto sopportare le conseguenze del suo
“comportamento sconsiderato”.
Cazzo, che palle.
Improvvisamente il ragazzo avvertì una morsa allo stomaco e per la prima
volta nelle ultime ore cominciò a provare qualcosa di simile ad un vago
senso di colpa. Il che lo costrinse ad una corsa veloce verso il bagno per
eliminare gli ultimi residui della sbronza della notte precedente.
Quando tornò in cucina, riprese la tazza, ma il caffè ormai era freddo. Lo
bevve comunque ma non lo fece sentire meglio. Anzi gli era tornata la voglia
di vomitare. Josh era in piedi.
- Andiamo.
Il ragazzo era ancora intontito. La testa gli pulsava.
- Dove?
- Al pub. Ti accompagno. Voglio essere sicuro che non ti perda durante la
strada.
- Dobbiamo andarci adesso? Non possiamo aspettare – agitò la mano nell’aria,
una nuova ondata di nausea che lo sommergeva - ...un paio di giorni.... –
implorò.
- Va a prendere la giacca che ti ho prestato ieri. Almeno avrai un aspetto
presentabile.
Conseguenze. E nessuna via di scampo. Sbuffò e si incamminò per le scale.
Era arrivato circa a metà quando un pensiero lo folgorò.
La giacca? Dove era la giacca? Quando era rientrato si era tuffato sul
letto, ma non aveva scaraventato la giacca da nessuna parte……Si fiondò in
camera e trovò conferma ai suoi sospetti. L’aveva dimenticata. L’aveva
dimenticatà lì. Questo significava avere una scusa per tornarci. E inoltre
gli forniva l’alibi per la notte precedente. Poteva dire di averla persa. O
che l’avevano rubata. L’avevano rubata e lui aveva passato la notte alla
centrale. No. Non reggeva. Era minorenne. Se fosse passato alla polizia
avrebbero telefonato a casa….. Foschia caliginosa che impediva le reazioni
chimiche dei neuroni. Non riusciva a pensare a nient’altro che non
fosse…quel dannato chiodo conficcato nel cranio.
- Chris che stai combinando?
Però prima doveva liberarsi di colui che si era autonominato suo temporaneo
e quanto mai inopportuno custode…
Josh era affacciato alla porta. Doveva inventare qualcosa. Pensa – e pensa
velocemente - Pensa, pensa, pensa….
Niente. Nulla. E Josh continuava a scrutarlo con quell’aria indagatrice.
Quegli occhi. Due pozzi neri e profondi e in quell’oscurità intravide lo
stesso demone di Ally che ora possedeva anche lui...Trasmigrava da un corpo
all’altro?
- Dammi le chiavi.
- Cosa?
- Le chiavi della macchina
- Chris tu non hai la patente.
- Dettagli.
- Nel caso tu non l’abbia notato per quei “dettagli” c’è la prigione.
Prestare la macchina a chi è senza patente significa arresto e reclusione...
- Se mi fermano non dirò che me l’hai prestata tu.
- Chris tu non sai guidare.
- Nel caso tu l’abbia scordato, ho dato l’esame 2 mesi fa
- E ti hanno bocciato per guida pericolosa..
- Ho solo superato un tantino il limite.
- Di solito è opinione comune fermarsi quando il semaforo è rosso.
- La corsia era libera.
- L’esaminatrice ha dato le dimissioni dopo la tua performance.
Josh cercava ancora di dare un senso alla discussione. Ma stava parlando con
Chris, quindi era una battaglia persa fin dall’inizio.
- Lasciamo perdere. Andiamo. Ti accompagno io.
- NO!! – Senza rendersene conto Chris aveva quasi urlato.
- Perché sei tanto spaventato? – per un momento Josh pensò che forse doveva
preoccuparsi. Il ragazzo si strinse nelle spalle.
- Non lo sono. – negò. Negare era un riflesso incondizionato.
E non lo era. Non era spaventato. Quello che provava in quel momento era
piuttosto una fastidiosa irritazione più un amaro sottofondo di delusione.
Era come se qualcuno gli avesse strappato lo stomaco con tutte la interiora,
lo avesse strizzato come un limone, maciullato nel tritacarne e poi lo
avesse rimesso al suo posto. Quella mattina qualunque progetto tentasse di
imbastire sembrava destinato al fallimento.
- Allora perché non vuoi che venga con te?
Rispondi. Una risposta immediata. Dì qualcosa. Qualunque cosa. Tranne la
verità, ovviamente. Tre..due ..uno. Tempo scaduto. Nella sua lunga e
variegata esperienza aveva imparato che un ritardo anche di un solo secondo
rende inverosimile anche la migliore delle panzane.
- In che guaio ti sei cacciato, questa volta?
- Nessuno – Chris cercò di assumere un tono tranquillo. Nessuno davvero. E’
tutto ok.
Ma le parole ottenevano l’effetto contrario. Josh era deciso più che mai e
risolvere quel mistero.
Ma probabilmente sarebbe incappato in una delle innumerevoli follie di Chris.
Assurdità senza capo né coda. La cosa migliore era chiudere il capitolo e
voltare pagina.
- Va bene. Allora andiamo.
Chiuso in una morsa d’acciaio. Le pareti della stanza gli si comprimevano
addosso a stritolarlo. Doveva trovare il modo di evitarlo. L’unica
possibilità era colpire il giovane con la mazza da baseball...- lanciò
un’occhiata intorno...era sotto il letto. Troppo lontana. Che altro c’era di
pesante?
Le sue gambe. Le gambe sembravano inchiodate al pavimento. Cemento a presa
rapida. Con uno sforzo immane si trascinò fuori dalla stanza e si costrinse
a seguirlo.
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