Disclaimers: Hwoarie é mio marito, quindi mi appartiene…Gli altri sono proprietà della Namco ^_^
Note: Dedicato a Choco-sama la mia guida spirituale.
Ad Ise, sperando che le piaccia questo capitolo!
Colonna sonora: Die Another Day di Madonna


Underneath the lies

parte III

di Akira14


Christie non credeva alla sua fortuna.
Fino a quella sera, quel trucco non gli era mai riuscito.
La sua paura di essere sgamata, era sempre stata troppo forte per avere il coraggio di compiere una mossa così
azzardata.
Quello, però, era un tipico caso in cui il fine giustificava i mezzi. Non capitava tutti i giorni di avere l'occasione di
sedurre un così bel ragazzo.
Dopo una serata passata con Marduk, poi, era piacevole già solo il fatto di avere la possibilità di rifarsi gli occhi
ammirando Hwoarang.

Sperava che l'afrodisiaco che gli aveva somministrato non si rivelasse fin troppo efficace. L'unica ragione per cui era
stata costretta a ricorrere ad un simile mezzuccio era che non ce la faceva praticamente più a sopportare omiciattoli
frigidi che s'addormentavano non appena si adagiavano sul letto, senza nemmeno darle il minimo piacere fisico.
D'accordo, il sesso senza amore era piuttosto squallido…Questo doveva ammetterlo anche lei.
Il sesso senza godimento, però era ancora peggio.
Stava per impazzire. Non ce la faceva più. Era frustrante, snervante ma soprattutto imbarazzante, che una donna bella
come lei si ritrovasse ad adoperare certi stratagemmi per abbordare un uomo.
Se non avesse dato quelle pillole a Hwoarang, il coreano, con tutto l'alcol che aveva in circolo sarebbe crollato di lì a
poco.
Quindi, malgrado la sua coscienza si sentisse alquanto in disaccordo con le sue azioni, decise di procedere con il suo
piano.
Se non altro quella sera il suo corpo avrebbe trovato quell'appagamento che, invano, cercava ormai da troppe notti.

Il rossino, ubriaco e drogato com'era, non poteva far altro che subire inerme gli attacchi della brasiliana.
Christie si sedette sui fianchi di Hwoarang, accarezzando quel viso che tanto l'aveva colpita fin dalla prima volta che
l'aveva visto.
In effetti, come le aveva raccontato Eddy, il suo maestro, aveva dei lineamenti molto aggraziati, tanto da farlo
somigliare ad una splendida donna .Eppure quegli occhi, quello sguardo aggressivo, quasi selvatico esprimeva appieno
tutta la sua virilità.
E poi bastava lasciar cadere gli occhi un po' più in basso, per constatare quanto fosse uomo. Quei pettorali scolpiti, quei
fianchi stretti, quelle lunghe gambe e soprattutto ciò che si innalzava gloriosamente tra di loro non lasciava dubbio sulla
sua mascolinità.
Nel momento stesso che l'aveva incontrato, qualche giorno prima, si era innamorata di lui.
Era stato il tipico colpo di fulmine.
Si era ripromessa di ricorrere a qualsiasi mezzo, pur di mettere le mani su quella splendida creatura.

La pelle di Hwoarang era vellutata, come quella di un bambino.
Arrossata dall'alcol, caldissima ma soprattutto profumata.
Non avrebbe saputo come definire quella dolce e decisa fragranza emanata da Hwoarang.
Sapeva solo che, anche il solo stare appoggiata all'incavo della sua spalla, mentre quell'intenso ed esotico profumo si
spandeva attraverso il suo essere, la facesse stare bene.

In ogni caso, non c'era tempo da perdere. L'effetto delle pillole non sarebbe durato in eterno.
Prese il volto del giovane coreano, sollevandolo lentamente, come se tra le mani stesse tenendo un gioiello inestimabile.
Posò le sue labbra su quelle languidamente socchiuse ed invitanti di lui. Fece scivolare, viscida, la sua lingua nella
bocca di Hwoarang.
A quel punto si aspettava che lui rispondesse appassionatamente alle sue effusioni. Dopotutto uno dei compiti di quegli,
maledettamente cari, afrodisiaci era risvegliare nel rossino il desiderio!
Rimase quindi stupita, quando, non solo Hwo si dimostrò disgustato dal bacio(ciò era chiaramente leggibile sul suo
volto) ma addirittura la prese a morsi.
Eppure, in quei giorni, l'aveva continuamente sorpreso ad osservarla, magari anche solo con la coda dell'occhio ma il
suo sguardo era costantemente su di lei.
Allora perché? Perché si comportava come se avesse di fronte un mostro, e non una bellissima donna disposta ad andare
a letto con lui?
Avrebbe dovuto fare i salti di gioia, piuttosto!
Ed era lampante osservando il suo corpo, che quello che stavano facendo non gli dispiaceva poi tanto. Christie sentiva
chiaramente la sua erezione premerle tra le cosce.

Magari…Con tutto quello che aveva bevuto…I drink avevano reagito con le pillole, e come effetto dell' interazione
delle varie sostanze aveva delle terribili allucinazioni.
Se davvero era così, era suo dovere farlo rilassare e metterlo a suo agio.
Era proprio un'idiota! Una stupida, cretina, deficiente!
Aveva agito d'impulso, senza riflettere minimamente sulle conseguenze delle sue azioni.
Malgrado tutto, però, forse c'erano ancora buone probabilità di salvare la serata.
Abbracciò il ragazzo, accarezzandogli premurosa la schiena, baciandogli dolcemente l'orecchio, per poi scendere lungo
i suoi zigomi appena accennati e fermarsi sul suo collo.
Stava quasi per lasciargli il segno del suo amore, comunemente chiamato succhiotto, quando senti qualcosa premere
contro la sua testa.

"Alzati in piedi." Disse l'uomo.

Lasciando Hwoarang dov'era, Monteiro si alzò come gli era stato ordinando, sentendo che quello che prima era
adagiato sul suo capo, ora si era spostato.
Fece tutto questo con estrema lentezza, per evitare che movendosi troppo bruscamente il tavolo si potesse rovesciare.

"Voltati. E con le mani in alto esci fuori di lì ." Aggiunse.

Christie si voltò, e, tenendo le mani sopra la testa si mise di fronte al tavolo.
Solo allora osò alzare lo sguardo.
La pistola era puntata al suo cranio, ed alla minima mossa falsa si sarebbe ritrovata con il cervello spappolato.
Nessuno intorno a loro pareva curarsi del fatto che uno psicopatico stava per sparare contro due persone inermi, nonché
innocenti.
Hwoarang sembrò risvegliarsi vedendo quell'uomo. Probabilmente si conoscevano già da tempo, pensò Christie.
In quel caso avrebbe avuto salva la vita.

"Kazuya Mishima, che cazzo ci fa qui?" sussurrò debolmente Hwoarie.

"Impara a fare meno domande, rosso.
Tu vieni con me." Rispose Kazuya, mandando a Christie uno sguardo pieno d'astio. La ragazza capì immediatamente
che, se voleva evitare di essere coinvolta, o peggio mettere in mezzo gente che non c'entrava niente doveva obbedire ed
andarsene con la coda fra le gambe.
Kazuya la fermò, e gli fece cenno di dare una mano a Hwoarang ad alzarsi e a portarlo fuori dal locale.

Sorreggendo Hwoarang, la ragazza uscì a malincuore. E dire che era quasi riuscita nel suo intento!
Appena uscita trovò un taxi ad aspettarla, e notò che Mishima gli stava anticipando i soldi per la corsa, chiedendo al
conducente di portarla al Grand Hotel.
Senza protestare salì.
Partita alla volta dell'albergo, si voltò indietro, per vedere che intenzioni avesse quel criminale con Hwoarang.
Intravide una Lamborghini Diablo nera con due strisce rosse, che assomigliavano a due fiamme infernali. Notò che lo
yakuza aveva tirato su una delle portiere ed aveva fatto salire Hwoarang. (per chi non lo sapesse, le portiere di questa
splendidissimissima macchina si aprono dal basso verso l'alto *_* NdA14)
Christie decise che era meglio non interrogarsi sulle sue intenzioni, se voleva dormire sonni tranquilli quella sera.
Un uomo come Kazuya Mishima poteva essere capace di qualsiasi crudeltà. Il coreano, quindi, era ormai spacciato.
Allora perché preoccuparsi per qualcuno che non poteva aiutare? Si sarebbe tormentata inutilmente!
Lei non aveva visto niente.
Sentito niente.
Ed ora che aveva chiuso gli occhi, velato il suo cuore di bugie, doveva fingere.
Fingere, o sarebbe crollata.
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Kazuya guidava. Sul suo volto non si poteva leggere alcuna espressione.
Guidava, infischiandosene altamente dei limiti di velocità, andando quasi ai duecento all'ora.
Guidava contromano, lungo le strade affollate del centro di Tokyo.
Aveva falciato qualche passante strada facendo, ma poca roba.
Uno l'aveva preso in pieno, però, a giudicare dalla pozza di sangue sul parabrezza.
Si fermò solo quando fu davanti all'ingresso principale dell'albergo.
Lanciò uno sguardo al suo passeggero. Dormiva. Sebbene fosse stato rapito da un uomo non molto raccomandabile, e
rischiasse seriamente la vita ad ogni sterzata di quel pazzo, si era lasciato scivolare tra le braccia di Morfeo.

Come mai aveva fatto con suo figlio, e questo stranamente gli faceva provare un amaro senso di malinconia, prese in
braccio il giovane coreano, cercando di essere il più delicato possibile per non svegliarlo.
Se si fosse risvegliato, avrebbe potuto scappare e dirigersi nella camera di Jin, e allora addio a tutti i suoi bei progetti su
come passare il resto della nottata. Certo non gli sarebbe stato facile sfuggirgli, e probabilmente avrebbe freddato
Hwoarang prima che questi potesse fare tre passi, ma era meglio non rischiare.
Nella hall incontrò Brian Fury, che lo guardò stranito.

"Ti porti il lavoro a casa, Mishima?" gli chiese l'uomo in putrefazione.(Brian per gli amici ^_^NdA14)

Kaz non colse subito il significato di quell'affermazione.
Poi si guardò in uno dei grandi specchi che riempivano l'immenso ingresso del hotel.
Era ricoperto di sangue. Naturale, visto che prima di arrivare si era fermato ad uccidere alcuni degli scagnozzi di suo
padre sparsi per la città, tanto per tenersi in allenamento.
Hwoarang giaceva tra le sue braccia, inerte, con la testa reclinata verso il basso.
La sua pelle aveva assunto un colore grigiastro, e le labbra si erano fatte perlacee e piene di piccoli solchi sulla loro
superficie.
Se si considera il fatto che una piccola quantità del sangue che aveva addosso Kazuya aveva sporcato la maglia di
Hwoarang proprio sul torace, più o meno all'altezza del cuore(anche se si notava appena, dal momento che gli abiti di
Hwoarang erano neri), era comprensibile che Brian avesse travisato la situazione, e si fosse convinto che Kazuya avesse
ucciso il campione di Tae Kwon Do.

"Diciamo piuttosto che amo fare le cose per bene, Fury." Rispose Kazuya, mentre un sorriso malefico si disegnava sulle
sue labbra sottili.
Si lanciarono uno sguardo d'intesa. Tra loro c'erano molte affinità, sebbene non volessero darlo a vedere.
Entrambi erano stati sottoposti ad esperimenti disumani, che li avevano trasformati nelle spietate creature che erano ora,
ed entrambi detestavano il Dr. Abel, fautore di queste crudeli ricerche, senza riserve. Nel cuore di ambedue regnava
sovrano il disprezzo per il genere umano, il feroce desiderio di vendetta e l'Odio.
Senza che Mishima dicesse una parola, Fury andò al banco della reception e prese le chiavi della camera del
giapponese, poi si fece guidare verso la sua camera d'albergo.
Siccome Kazuya aveva le mani occupate, fu Brian ad aprire la porta, per poi lasciare che il suo "complice" depositasse
Hwoarang sul letto.
Intanto, siccome la sua stanza si trovava lì vicino, gli venne in mente che possedeva qualcosa che avrebbe aiutato
Mishima in qualsiasi cosa intendesse fare alla sua vittima.
Kazuya prese una bottiglia di champagne dal frigobar, e due bicchieri di cristallo per brindare con il rosso alla riuscita
del suo piano.
Non si preoccupò nemmeno di chiudere la porta, sapendo che Fury sarebbe tornato di lì nel giro di qualche minuto.
Brian, infatti, ritornò poco dopo, con in mano una strana fiala ed una siringa dall'aspetto piuttosto preoccupante.

"Ti stai chiedendo che cosa io abbia messo qui dentro, non è vero? E' carbocaina.
Un semplice anestetizzante, che però ti sarà di grande aiuto.
Non so se ti può interessare. Abel la usa spesso per le anestesie locali, specie per quella peridurale.
Certo, in questo modo Hwoarang non proverà dolore se lo colpirai dalla vita in giù, ma sarà privato dell'uso delle
gambe.
E se ne userai una dose massiccia, potrebbe anche darsi che questo effetto si prolunghi per molto tempo, magari anche
per tutto il Tournament.
Per non parlare degli effetti che si potrebbero avere se “casualmente” tu dovessi ledere la colonna vertebrale, allora Hwoarang rimarrebbe paralizzato per sempre.Non che ci dispiaccia che quel pel di carota non più utilizzare le sue preziosissime gambe, non è vero?”

Kazuya si tolse i suoi occhiali da sole, scoprendo il suo occhio indemoniato, e squadrò Brian Fury dall’alto in basso.
Dalla valigetta l’uomo sfregiato tirò fuori un paio di manette, e dopo averlo liberato della maglietta, incatenò i polsi di Hwoarang alla testiera del letto.
A questo punto, Fury aspettò che Mishima gli dicesse cosa fare.
Quest’ultimo, d’altra parte, non riusciva a capire quale scopo cercasse di raggiungere quell’uomo moribondo.
Che cosa ci ricavava a dargli una mano?

“Si può sapere perché fai tutto questo, Fury?” domandò Kazuya, dando voce a tutti i suoi dubbi. “Posso cavarmela benissimo da solo.”

“Per il puro gusto di far soffrire qualcuno e uccidere la sua felicità.
Quest’omiciattolo non mi è mai piaciuto, e vederlo strisciare nella polvere sarà per me un piacere indescrivibile.
Ti avviso Mishima. Se non vedrò questo ragazzo completamente svilito, completamente privato della sua dignità e del suo orgoglio, ti farò pentire di avermi messo in mezzo!” rispose Brian aprendo la porta, lasciando il suo armamentario sadomasochista, contenuto nella valigetta, a Kazuya.

Detto questo se ne andò.

Kazuya fu alquanto infastidito da l’ultima asserzione del suo amico, visto che gli aveva praticamente ordinato che cosa fare. D’altra parte, prima metteva in atto il suo piano, prima ne avrebbe assaporato i frutti.
Perciò non era il momento di rimuginare, ma di agire.
Doveva solo aspettare che Hwoarang si svegliasse. Non ci sarebbe stato gusto nel torturarlo, se fosse stato addormentato. D’altronde, se aspettava che quel ghiro umanoide si svegliasse per conto suo, avrebbe sprecato inutilmente questa propizia serie di circostanze che sembravano fatte apposta affinché lui potesse portare a termine le sue macchinazioni. (chissà come mai…NdA14 sadica)
Riaprì il frigobar, questa volta prendendo dei cubetti di ghiaccio. Li raccolse in una piccola ciotolina d’argento, e l’appoggiò sul nudo torace di Hwoarang.
Il contato con il freddo metallo fece risvegliare il ragazzo. Prima che potesse capire in che situazione si fosse cacciato, però, senti qualcuno far scorrere uno di quei raggelanti cubetti lungo il suo petto.
I suoi occhi erano ancora semichiusi, ed appesantiti dall’alcol, ma quando li aprì, desiderò subito di non averlo mai fatto.
Si aspettava di vedere il suo peggior nemico, quel borioso, egocentrico,egoista, maniaco del vittimismo, geloso fino ad essere soffocante, morboso, quel figlio di papà che tanto ci godeva ad umiliarlo.
Il suo dolce, paziente, in una parola delizioso Kazama, a farla breve.
Invece si era trovato di fronte il primogenito di Heihachi. Il feroce e sanguinario Kazuya Mishima, che portava nel sangue lo stesso gene malefico di Jin, ma che a differenza del figlio, che faceva di tutto per soffocare la sua parte demoniaca, ne andava quasi fiero.

Si alzò, o per meglio dire tentò di alzarsi, e di tirare un bel pugno in faccia a Kazuya, ma non poté farlo, dal momento che era troppo debole per liberarsi delle manette. Cercò allora di colpirlo con le mie gambe, contando sul fatto di riuscire a sferrare uno dei suoi colpi più forti, uno degli attacchi più violenti e distruttivo, il Left Flamingo to Flamingo Side Kick.
Inutile. Mishima lo bloccava con il suo corpo, impedendogli qualsiasi mossa.
Senza contare che gli effetti dell’afrodisiaco non erano affatto scemati, ma si stavano ripresentando ancora più intensamente di prima. E lo rendevano ancora più debole, dato che il bruciore che invadeva tutto il suo corpo gli rendeva impossibile pensare a qualsiasi cosa che non fosse alleviare quella strana, anche se non del tutto spiacevole, sensazione. Per di più, i suoi muscoli parevano essere improvvisamente diventati gelatina. Non riusciva a muoversi.
Non poteva, e non voleva. Ossia, la sua psiche gli gridava di rompere quelle manette e disfarsene, anche a costo di distruggersi completamente le mani, di correre via, scappare anche a costo della vita.
Il suo istinto di sopravvivenza gli suggeriva di rimanere, poiché quello era il modo migliore per salvarsi.
Il suo corpo, quello poi…Non aveva alcuna intenzione di andarsene, anzi godeva dei tocchi gentili e provocatori di Kazuya. Ed ad ogni scarica di piacere che si riversava lungo la sua colonna vertebrale, si sentiva morire dentro dai sensi di colpa. L’ultima cosa che voleva era tradire la fiducia di Jin.
Poteva anche essere un perfetto idiota, e comportarsi troppo istintivamente, a volte. Spesso le sue reazioni erano spropositate, e gli dava molto fastidio che Kazama potesse conservare il sangue freddo in qualsiasi situazione, e perciò non perdeva occasione per far infiammare il suo ragazzo dall’ira. Quando lo vedeva, gli veniva l’impulso di farlo arrabbiare, non c’era santo che tenesse.
Però, nonostante questo, gli era insopportabile che Jin potesse perdere la stima che aveva in lui.
Il loro rapporto si era sempre basato sulla reciproca ammirazione che provano l’uno nei confronti dell’altro. Non voleva che Jin si vergognasse di lui.

Le carezze di Kazuya salirono fino al viso, sfiorandolo con le nocche teneramente.
Aveva abbandonato quegli inutili cubetti di ghiaccio nel loro contenitore, ed ora si compiaceva nell’ammirare il rosso che cercava, senza successo alcuno, di celare la sua eccitazione.
Avvicinò il suo viso a quello di Hwoarang. Istintivamente, il coreano si voltò dall’altra parte, serrando le labbra e gli occhi, come un bambino che cerca di ignorare la realtà che gli sta attorno perché troppo difficile da accettare.
Spesso era infantile, e ancor più spesso gli avevano fatto notare come un terribile difetto, ma ora non gliene fregava niente.
Lo disgustava l’idea di baciare Mishima. Avrebbe preferito Steve, che almeno era un gran pezzo di figo.
Il ragazzo non riuscì però a scampare al feroce attacco di Kazuya.
L’uomo prese il suo mento con forza, e costringendolo a guardarlo negli occhi, posò le sue labbra su quelle di Hwoarang.
Mentre si consumava questo casto bacio, Kazuya aveva intrufolato la mano tra le gambe di Hwoarang. (non dimentichiamo che Hwo indossava un paio di pantaloni molto attillati, quindi era un po’ difficile che potesse intrufolarla sotto ^^’’’’)
Accarezzava con veemenza, intanto che cercava di aprire la strada alla sua lingua.
Visto che Hwoarang era pur sempre un essere umano, fu obbligato ad aprire la bocca per respirare, ad un certo punto. Kazuya ne approfittò biecamente per infilare la sua lingua fra le sue calde labbra dischiuse per un leggero sospiro.
Lasciò che una delle sue mani continuasse quell’erotica tortura ai danni dei già frustrati genitali di Hwo, e risalì con l’altra fino ai capezzoli, pizzicando con violenza il sinistro e suggendo con le labbra, che avevano abbandonato quelle ormai gonfie di Hwoarang, l’altro. L’erezione di Hwoarang rispondeva al minimo impulso, alla più piccola carezza di Kazuya, diventando se possibile sempre più imponente, frustrante, ed in un certo qual modo anche dolorosa.
Ad un certo punto, infatti, dopo infiniti attimi di questo sadico ed erotico supplizio, fu il coreano stesso ad alzare i fianchi in una muta richiesta a quell’uomo che ormai aveva il completo controllo su di lui. Quel gesto, era un invito a nozze per Mishima, che abbandonando le sue precedenti occupazioni, pose le sue mani sulla vita di Hwoarang, e tirò giù pantaloni e slip in un solo gesto.
Rimase senza fiato. Adesso capiva cosa intendesse suo figlio, per “la gloriosa nudità di Hwoarang”.(l’avevo promesso o no, che ve l’avrei mostrato nella sua “naked glory”? NdA14)
La pelle risplendeva per le piccole gocce di sudore che, placide, correvano lungo il torace cesellato, lungo le sue gambe affusolate.
Non aveva le spalle larghe come le sue, o come quelle di Jin, ma aveva un fisico più efebico, più slanciato e aggraziato, quasi femminile. Non era privo di qualche imperfezione, di alcune cicatrici su quella pelle vellutata, ma quei difetti lo rendevano ancora più affascinante.
Purtroppo il suo campo visivo non comprendeva il grazioso fondoschiena del campione di Tae Kwon Do, ma a tatto e giudicando da come lo aveva potuto osservare con quei pantaloni aderenti addosso, era piccolo e deliziosamente sodo.
Per non parlare del pene, che si ergeva maestoso tra le gambe, così turgido da essere quasi congestionato. Non avrebbe saputo definirne le dimensioni, ma era comunque qualcosa che ti toglieva il fiato talmente era straordinario.
Dal collo, fino alla punta dei piedi, non si vedevano che muscoli in tensione. Ad ogni suo tocco, si muoveva come in preda a convulsioni, avendo perso ormai ogni controllo sugli spasmi che scuotevano il suo corpo.
Era difficile da descrivere, talmente era eccezionale.
Se avesse dovuto accordarsi al suo istinto, lo avrebbe violentato senza alcuna remora in quel momento stesso. Si sarebbe però tolto, tutto il divertimento, in pochi minuti. Inoltre Hwoarang non avrebbe sofferto molto, e in questo modo si sarebbe privato di una chance per soddisfare i suoi sadici istinti.
Perciò soffocò i gemiti di Hwoarang, allontanandosi dai capezzoli del rosso e ritornando sulle labbra, lottando contro la forte repulsione che il giovane provava nei suoi confronti. Infatti, quest’ultimo tentava di ricacciare indietro la lingua di Kazuya. Sebbene avesse ormai perso ogni controllo sul suo corpo, fortunatamente c’era ancora una parte di lui che si opponeva a quella violenza.
Ciò nonostante, era cosciente di essere in netto svantaggio rispetto a quel maniaco sessuale.
Oltre al fatto che possedeva dei poteri sovrannaturali derivatigli dal GENOCELL, la sua costituzione era visibilmente più robusta di quella di Hwoarang. In questo, Jin gli somigliava…Avevano entrambi spalle larghe ed un torace molto muscoloso, con i pettorali e gli addominali ben scolpiti. Sarebbe stato quindi piacevole a vedersi, il petto nudo di Kazuya, se non fosse stato per quella deturpante cicatrice, all’altezza dello sterno, che si estendeva per gran parte di esso.
A parte queste sue particolarità(ke avremmo fatto volentieri a meno di sapere >.< NdJin ), era chiaro che non avrebbe potuto far molto,in ogni caso, visto che era legato a quel maledetto letto da quelle fottutissime manette.
Sentì chiaramente, sebbene le sue percezioni fossero attutite dalle pillole e dall’alcol, la mano di Kazuya sfiorargli il membro. Le dita che, leggere, sapevano bene come muoversi su quella dura virilità. Lo torturava, accarezzando distrattamente con i polpastrelli il suo glande, fino a farlo contorcere dall’eccitazione. Poi scendeva più in basso, tracciando piccoli cerchi con la punta delle sue dita sui suoi testicoli, e proprio quando Hwoarang stava per venire, abbandonava il suo inguine, per risalire lungo il torace.
Non riusciva più a trattenere i suoi gemiti, che si perdevano nella bocca del suo amante. Ormai a corto di ossigeno, Mishima fu costretto ad espletare quell’inutile funzione chiamata “respirare”, separandosi dalle labbra di Hwo. Solo un filo di saliva, univa ancora i due.
Mandò un occhiata al ragazzo, per incontrare due pozze color nocciola, velate dal desiderio.
Fece nuovamente ridiscendere la sua bocca lungo il pallido collo di Hwoarie-kun. Mmmh…Quel delizioso fascio di muscoli, la giugulare che si ingrossava e si sgonfiava al ritmo del frenetico respiro del coreano…Se qualcuno gli avesse chiesto qual’era la parte che preferiva in lui, non avrebbe avuto dubbi nel rispondere “il collo.”

Lo guardò ancora una volta. (ma nn non c’ hai niente da fare di meglio nella vita? NdA14)
Contemplandolo con attenzione, notò il colorito violaceo dei polsi. Dovevano procurargli una tale sofferenza, così intensa, che ormai non sentiva più alcun dolore.
Non sia mai! Non gli avrebbe certo dato la soddisfazione di poter mostrare agli altri i segni dell’aggressione. Anche perché, in questo modo, avrebbe potuto facilmente far credere agli altri che era stato Kazuya ad avergliele inferte, mentre senza nessuna traccia sulla pelle, sarebbe stata la sua parola contro quella di Mishima.
Non ci sarebbero state prove materiali.
Perciò lo liberò osservando accuratamente che non facesse mosse false. Assicuratosi che il giovane non avrebbe approfittato della sua momentanea libertà di movimento, si alzò per liberarsi degli insignificanti vestiti che aveva addosso, e per prendere quella famosa bottiglia di champagne che aveva tirato fuori parecchio tempo prima e dei bicchieri.
Effettivamente, Hwoarang era troppo occupato a massaggiarsi le braccia, cercando di riattivare la circolazione e lenire il male ai polsi.
Mentre si dirigeva verso la cucina, il telefono incomincio a squillare. Non che lui avesse una qualsivoglia di rispondere, per inciso. Ma quel maledetto non smetteva di suonare, e non voleva rischiare che rispondesse il Blood Talon.
In fondo, poteva benissimo trattarsi di uno dei suoi sottoposti.
Poteva trattarsi di chiunque.

“Moshi moshi?Qui Kazuya Mishima.”

Si trattava di Nina Williams.
Voleva assicurarsi che sua sorella fosse definitivamente scomparsa dalla faccia della terra, e che non gli rompesse più le scatole.
In fondo si era alleata con uno dei suoi peggiori nemici per riuscirci, e non voleva che il tutto si fosse rivelato come una infruttuosa perdita di tempo.
In più, avrebbe gradito qualche informazione su Steve Fox, visto che si era iscritta al torneo per farlo fuori. Se Kazuya gli avesse anche levato dalle palle Lei Wulong, che le impediva di portare a compimento il crimine che gli era stato commissionato, poi, gli sarebbe stata eternamente grata.
Steve infatti, aveva avuto la pessima idea di mettersi contro la mafia.
Aveva vinto l’incontro che l’aveva consacrato come il campione dei mondiale dei pesi medi, sebbene più di un organizzazione criminale gli avesse ordinato di perderlo. Dopo il suo successo, infatti era stato costretto a scappare in America, ed era stato assoldato il Silent Assassin, Nina per l’appunto, per liberarsi di lui.
Gli chiese anche se aveva intenzione di liberarsi del coreano, dal momento che siccome Hwoarang aveva vinto il precedente torneo Tekken, battendo True Ogre, era da ritenersi il rivale più temibile del Tournament. Nina sapeva bene che tutti i concorrenti avrebbero carte false per liberarsi di lui, e che Mishima non costituiva certo l’eccezione alla regola.
Kazuya le assicurò che avrebbe fatto il possibile per limitare l’offensiva del coreano, anche a costo di farlo fuori. Lo aveva giurato a se stesso, e non si sarebbe tirato indietro.
Nina gli promise che l’avrebbe ricompensato come meritava, se Hwoarang non si fosse presentato al Tekken4.

Mentre Kazuya era al telefono, Hwoarang ebbe tutto il tempo di riprendersi dalla sua confusione e dalla debolezza procuratagli dai drink e dagli afrodisiaci. In effetti, avevano cominciato a scemare qualche tempo prima, ma bloccato da Mishima, non aveva potuto fare molto.
Con cautela si guardò intorno, alzandosi dal letto e portandosi appresso il lenzuolo. Non lo si sarebbe mai detto, ma era un tipo alquanto pudico, e sebbene fosse molto orgoglioso del suo corpo, non per questo gli piaceva girare nudo per i corridoi di un albergo dove sarebbe stato senza dubbio scambiato per un depravato.
Non se la sentiva, specialmente dopo quello che gli era accaduto.
Era come se qualcosa dentro di lui si fosse rotto, provocandogli una sorda sofferenza, un sole spento e silenzioso che avvolgeva il suo cuore, un senso di freddo, un amaro in bocca, un groppo alla gola.
Aveva perso la voglia di lottare, almeno per quella sera. Detestava non poter dare il meglio di se. Per questa ragione, quando qualcuno si dimostrava migliore di lui, magari senza nemmeno sforzarsi, mentre lui aveva dato tutto se stesso per essere infine sconfitto, in lui nasceva un odio atavico verso questo “qualcuno”.
Era nata così la sua ossessione per Kazama. Lui, però, si era dimostrato una persona totalmente diversa dall’idea che se n’era fatto Hwoarang, rivelando svariati pregi che lui, accecato dall’odio non aveva saputo cogliere. Ed ecco che pian piano l’odio si era trasformato nel sentimento opposto, ma di ugual profondità e intensità.
Lui amava Jin. Non sopportava lui gli desse così poca fiducia, ed ora con che coraggio avrebbe potuto confessargli quella aberrante verità?
Prima o poi sarebbe venuta a galla, e gli avrebbe rinfacciato di non averglielo detto. Se, però, gliene parlava ora, rischiava di perderlo per sempre.
Raccolse i suoi vestiti, rimettendosi per lo meno la biancheria e i pantaloni indosso, giusto per non spaventare qualche ignara vecchietta che, magari, aveva scelto proprio quel momento per farsi un giro turistico dell’albergo.

Nell’istante in cui la sua mano sfioro la maniglia della porta, un calcio lo colpì sulla nuca.
Si girò per contrattaccare, ma Kazuya fu più svelto di lui.
Gli rifilò un calcio nello stomaco, facendolo cadere a terra dal male procuratogli, e poi lo prese per i capelli, alzandogli il viso fino a che non vide i denti digrignati di Hwo e gli occhi ridotti a una piccolissima fessura.
Allora lo prese per la testa, e gli sfracellò letteralmente la faccia contro la porta, fino a rompergli il naso.
Non ancora soddisfatto del suo operato, lo bloccò sulla porta con i suoi poteri e prese la siringa che gli era stata gentilmente offerta da Fury. Hwoarang non ebbe nemmeno il tempo per capire le intenzioni di Mishima, che l’ago stava già penetrando nella sua carne.
Sentì come uno strano formicolio lungo la schiena, e le gambe che si facevano sempre più indolenzite.
Qualsiasi cosa ci fosse lì dentro, ce ne doveva essere molta, visto che sembrava che Kazuya non la finisse più di iniettare quella strana sostanza nel suo corpo.
Non sapeva cosa fosse, ma ne aveva una vaga idea, solo che sperava ardentemente di essere in errore…Pregava che fosse un sonnifero, un antidolorifico…Qualsiasi cosa ma non un liquido paralizzante.
Kazuya si allontanò e lo guardò con aria di sufficienza.
Hwoarang cercò di alzarsi, per sferragli un bel calcio volante, ma non ci riuscì.
Come dalla sue più pessimistiche previsioni, Mishima gli aveva somministrato un anestetico che aveva addormentato i suoi arti inferiori.
Tentò di far leva sulle braccia, ma si ritrovò a strisciare a terra come un verme.
Per uno che, come lui, faceva delle gambe il più temibile strumento offensivo, quello era il peggiore degli incubi.
Ora era veramente indifeso.
Ora non poteva far altro che subire.

Per di più, l’uomo non sembrava aver apprezzato il suo colpo di testa, e voltandolo verso di lui si fece avanti con un coltello in mano.
Hwoarie lo guardò dritto negli occhi, aspettando di venir ucciso e affrontando con la sua solita arroganza la morte che ormai incombeva su di lui.
Invece quell’arma fu usata non per ucciderlo, bensì per squarciare gli abiti che indossava, lasciandolo ancora una volta nudo e inerme di fronte a Kazuya.
Poi si allontanò nuovamente per prendere la pistola. La puntò alla tempia di Hwoarang.

Lo costrinse, a questo punto, a baciargli la virilità. Non ci fu nessuno scambio di parole, ma il coreano si ritrovò il cazzo di Mishima davanti agli occhi, e a quel punto fu chiaro cosa volesse lo yakuza da lui.
Tentennò. Era qualcosa che non aveva fatto nemmeno con Jin. Lo disgustava troppo, il sesso orale.
Forse perché non avevano ancora raggiunto l’intimità necessaria, ma gli faceva schifo solo a pensarci.
Ora, invece, si ritrovava a combattere tra il ribrezzo e la sua voglia di vivere.
Aveva ancora troppe cose da fare, per morire lì, in quel modo insulso.
Perciò, leccò timidamente la cappella di Kazuya, cercando di pensare che se l’avesse fatto per bene, sarebbe durata di meno la tortura. Le sue mani, intanto andarono ad accarezzare lo scroto del giapponese, con movimenti lenti e studiati, sfiorando appena con le sue dita affusolate i testicoli di Kaz.
Incominciò a succhiare, senza troppa convinzione ma tentando comunque di soddisfare il suo aguzzino.
Mordicchiò gentilmente con i denti, ma Kazuya non si lamentò, anzi…
Sentiva chiaramente l’erezione ingrossarsi, e i gemiti uscire sempre più frequentemente da quelle labbra sempre corrucciate. All’improvviso, Mishima lo prese un'altra volta per la testa e lo forzò a prenderlo tutto in bocca.
Hwoarang credette di soffocare, in un primo momento, ritrovandosi quel “coso” che gli andava giù per la gola, ma poi riuscì a trovare il giusto ritmo tra le sue stimolazioni e le spinte di Kazuya.
Non che fosse diventato piacevole. Anzi, stava per avere un conato di vomito, e sperava vivamente che non gli venisse, perché ci mancava solo più di rimanere soffocato così stupidamente.
Inaspettatamente, quando ormai i suoi movimenti erano diventati meccanici e insopportabili Kazuya si svuotò nella sua bocca, obbligandolo a bere il suo seme amaro e vischioso.

Kaz si chinò, per leccare via il liquido rimasto sugli angoli delle labbra di Hwoarang.
Mentre si occupava di ripulirlo da cima a fondo, Hwoarang notò che era di nuovo eccitato.
Capì di non avere scampo.
Poco dopo, infatti, Kazuya cambiò idea e prese le gambe di Hwoarang e se le mise sulle spalle.
Con un sola, lenta e sadica movenza, lo penetrò violentemente.

Gridò.
Sebbene fosse sempre stato il membro passivo della coppia, Jin aveva sempre avuto riguardo nei suoi confronti, e neppure la sua prima volta gli aveva procurato un tale dolore.
Era come se mille aghi dilaniassero le sue carni, come avere una lama che gli contorceva le budella, come una mazza che gli spaccava la schiena.
Sentiva Mishima gridare dal piacere, ma man mano che passavano i minuti percepiva sempre meno la realtà. Desiderava solo svenire, e che quella crudele sevizia smettesse il prima possibile.

Le spinte si facevano sempre più vigorose, e Hwoarang cominciò a sentire il sangue colargli giù tra le cosce e il senso di sporcizia che provava si fece sempre più acuto.
A questo punto, tanto valeva morire.

Incominciava anche a sentire un vago piacere, in tutta quella sofferenza e si mise a gridare. Questo lo faceva sentire terribilmente in colpa.

“JINNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNN!”

Sbattendolo ancora parecchie volte contro la porta, Kazuya venne dentro di lui con un grido strozzato.

Poi, così come lo aveva violato, uscì da Hwoarang tutto d’un colpo.

Gli buttò una mazzetta di soldi, prima di uscire.
Gli disse…

“Un ottimo lavoro, cara la mia puttana coreana.”

Chiuse la porta e se ne andò.

Hwoarang ringraziò il cielo che tutto fosse finito.

Poi pianse.

-Batte il cuore batte a fondo
Gli occhi non ti si confondono
Batte quando non è spento
Dentro di te il sole silenzioso -
----------------------------------------------------------------------------------------
Akira14: Che skifoooooooooooooooo XPPPP
Jin: Concordo >.<
Hwo: Pure io.
Kazuya: Beh, io mi posso accontentare.
Hana: Ma gemi, che fai?
Hwo: No comment. -______-
Ru: Nh. Sei un bel tipo.
Sen: Sei single?
Jin: STATE LONTANI DAL MIO RAGAZZO O VI STACCO LE PALLE A MORSI, capito?
Aki: Magari *________* VIOLENZAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!
Va beh…Mi scuso per la schifezza di questo capitolo!






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