Disclaimers: I personaggi sono tutti di mia creazione. Dediche: Lo dedico alla mia cara Alice che ha avuto la pazienza di leggere il mio racconto e di farmi da Musa! Under my skin parte IV di Snowhite Il grande giorno era in fine giunto, quella sera si sarebbe tenuto il banchetto che avrebbe deciso il futuro del Clan. Eppure la prospettiva di dovervi partecipare non lo preoccupata tanto quanto il dover incontrare di nuovo Adam. Gli avvenimenti del giorno prima erano ancora impressi in maniera indelebile nella sua mente. Quello che era successo aveva messo a soqquadro la sua vita, e il ricordo del bacio fugace che il suo signore gli aveva donato non accennava ad andarsene. La notte non era riuscito a chiudere occhio per l’agitazione. Sapeva che non avrebbe dovuto dar troppo peso a ciò che era successo, ma non ci riusciva. [Se continuerò a pensarci andrò fuori di senno!]. Si alzò velocemente dal suo giaciglio e uscì. Il villaggio era in piena agitazione anche alle prime luci dell’alba. Mancavano ancora molte ore al ricevimento eppure la tensione era ben visibile sul volto di tutti. Si era deciso che non tutti avrebbero potuto partecipare per ragioni di sicurezza. ‘Se mentre noi fossimo lontani il villaggio venisse attaccato le donne e i bambini non riuscirebbero ad opporsi ad un eventuale nemico, sarà il caso che parte degli uomini resti qui’. Così aveva deciso Ael. Il loro capo era saggio e giusto, e sapeva sempre prendere le decisioni migliori per il bene della sua gente. “Awen!! Ehi Awen!“ senti una voce che lo chiamava e si voltò per capire a chi appartenesse. “Gaël, sei già in piedi così di buon’ora?” disse al fratello che si stava avvicinando. “La stessa cosa vale per te fratello. Sei forse in apprensione per il banchetto di questa sera?” gli chiese in maniera del tutto inaspettata. Awen rimase al quanto sorpreso dalla domanda. “No affatto. Devo ammettere di essere rimasto sorpreso dalla decisione di Ael, ma io mi fido di lui, quindi non ho motivo di essere preoccupato. Perché questa domanda fratello?” Il viso di Gaël rimase pensoso per qualche minuto. “Ti ho visto al quanto turbato in questi ultimi giorni, dormi poco e mangi ancora meno. Avevo pensato che fosse a causa dell’incontro di questa sera, ma a quanto mi dici non è questo il motivo”. Awen s’immobilizzo al suono di quelle parole. La scena del bacio del giorno prima gli attraverso la mente come un fulmine facendolo arrossire violentemente. Gaël gli posò una mano sulla fronte con aria preoccupata. Lo fisso diritto negli occhi. “Sei sicuro di star bene Awen? Il tuo viso è a dir poco scarlatto…Sei sicuro di non avere la febbre?”. Con un gesto un po’ brusco il minore dei due fratelli si scostò dall’altro. “Sto bene, non hai nulla di cui preoccuparti. Ora sarà bene che ci prepariamo per questa sera. Hai forse visto dov’è Mikaël?”. Il cambio di discorso così repentino fece insospettire non poco Gaël; sapeva che Awen era un ragazzo chiuso, difficilmente si confidava con qualcuno; semplicemente aveva imparato a soffrire in silenzio per non essere di peso agli altri, ma così facendo aveva finito per isolarsi. Quando erano piccoli i ragazzi più grandi lo schernivano e lo maltrattavano. Molto spesso erano lui e Mikaël a dover intervenire per salvarlo facendo incollerire Enor che prontamente accusava Awen di essere toppo debole e picchiandolo per farlo smettere di piangere dicendo che non era degno del loro nome. Lo vide allontanarsi alla ricerca dell’altro fratello. “Così non va affatto bene” pensò tristemente.
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Ormai tutto era pronto. Anche gli ultimi dettagli erano stati sistemati. I cuochi erano in piedi da ore per preparare le gustose pietanze che sarebbero state servite quella sera. La grande sala da pranzo era stata sistemata appositamente per l’occasione, una grande tavolo a ferro di cavallo era stato disposto al centro della stanza. I piatti, i bicchieri e le posate d’argento erano già disposti ordinatamente sopra la tovaglia di lino blu; alle pareti i grandi arazzi davano un’aria severa all’ambiente ma tuttavia abbastanza confortevole. Adam era stato occupato tutta la mattina nei preparativi e nel ricevere i suoi vassalli. Dopo pranzo i Signori si erano riuniti in biblioteca per discutere. “Come pensate di affrontare questa spinosa questione con i nostri ospito?” chiese sarcasticamente sir William. “Effettivamente questo potrebbe rivelarsi un problema. E se poi decidessero di rifiutare l’alleanza? La situazione diventerebbe alquanto pericolosa. Non dimenticate che dopotutto sono pur sempre degli scozzesi”. “Sir Baldwin ha ragione, anche se non siamo mai stati in lotta con loro il probabile fallimento della vostra impresa potrebbe far scoppiare una guerra, lo capite questo?” Adam era stanco; la mattinata era stata lunga e difficile e ora era costretto a dover subire le continue lamentele di persone sciocche. Sapeva che parlare con simili individui non avrebbe portato a nulla, ma doveva comunque provare per tentare di raffreddare gli animi. “Capisco perfettamente le vostre paure, ma non dovete temere. Ho già pensato a tutto”. “Credo che il vostro giudizio sia al quanto distorto se prendete la cosa così alla leggera!” “Vi assicuro che non la sto prendendo affatto alla leggera. So perfettamente che la posta in gioco è molto alta, tuttavia il solo fatto che abbiano accettato di partecipare a quest’ incontro dovrebbe farvi intuire che non hanno intenzioni ostili nei nostri confronti, ma che anzi sono aperti al dialogo”. Ci furono parecchi minuti di silenzio durante i quali i presenti soppesarono a loro modo la sensatezza di quello che aveva appena detto Adam, dopo di che gli argomenti si spostarono su questioni più frivole. Sembrava che alla fine avessero deciso, all’unanimità, di fidarsi di lui, anche se non lo avrebbero mai ammesso.
Verso le due tutti si ritirarono nei propri appartamenti per riposare, Adam, in particolare, ne fu davvero felice. S’incammino attraverso i lunghi corridoi del castello sino a giungere nelle sue stanze. Dopo esservi entrato notò, con un certo rammarico, che non erano vuote. Eleanor era elegantemente seduta sul suo letto e lo stava osservando. I lunghi capelli color dell’ebano erano raccolti in una stretta treccia che le ricadeva sulla spalla. Vedendo entrare il fratello si alzò per andargli incontro. “Le tue maniere non sono affatto migliorate dall’ultima volta che ci siamo incontrati. Come ti ho già detto più e più volte, non credi che sarebbe buona educazione farsi annunciare prima di entrare in camere altrui Elly?”. La donna si avvicinò e sorrise; prese tra le dita sottili la lunga treccia cominciando a giocarci. “Desideravo parlarti, ma non potevo farlo in presenza dei nostri ospiti; e poi proprio tu vieni a riprendermi per i miei modi sgarbati quando tu stesso non hai consultato nostro padre su questioni ben più importanti del farsi annunciare”. “Touche” disse sorridendo di rimando alla sorella. Adam fece chiamare un servitore a cui ordinò di far portare una brocca di vino speziato e due bicchieri. Dopo di che i due fratelli si accomodarono sulle poltrone che si trovavano di fronte al camino nel quale stava scoppiettando un allegro fuoco che riscaldare la stanza. “Avevi detto che desideravi parlarmi, ebbene parla”. Eleanor si accomodò meglio sulla poltrona, stava osservando attentamente il fratello, e il suo sguardo sembrava al quanto divertito. “Volevo solo sapere il vero motivo per il quale hai organizzato questo ricevimento”. L’espressione di Adam non cambiò. “Mi sembrava di aver già risposto alla tua domanda durante il nostro ultimo colloquio” “Ti prego Adam non offendere la mia intelligenza, so bene che quello di cui mi hai messo a parte era solo il motivo apparente. Ti conosco molto meglio di quanto credi” Era incredibile il modo in cui Eleanor era riuscita a metterlo in difficoltà, tuttavia non si sarebbe dovuto stupire tanto… era sua sorella e come lui aveva una ferma determinazione in tutto quello che faceva. Nonostante si fidasse di lei non poteva permettersi di rivelarle la verità, ma al contempo non avrebbe nemmeno voluto mentirle. “Il mio orgoglio è costretto ad ammettere che tu sei l’unica persona che riesce a mettermi in una situazione di svantaggio, Elly” “Oh, caro fratello, speri di sviare il discorso con le tue lusinghe? Mi credi tanto sciocca? Ora smetti di tergiversare e rispondi alla mia domanda” “Sappi solo che il mio gesto permetterà ad una persona di essere felice” Eleanor sbiancò in viso, ora la sua espressione era passata dal divertito al preoccupato. “Adam, significa che stai rischiando la vita di centinaia di persone per dare l’opportunità ad una sola di essere felice? Ma ti rendi conto della gravità del tuo gesto? Il Signore ci insegna ad essere umili, invece tu agisci da egoista!” Non aveva mai visto la situazione da questo punto di vista; se il suo piano fosse fallito molte persone sarebbero potute morire, eppure lo sguardo triste di Awen, il suo corpo straziato dalla violenza di persone che non lo amano continuava a tornargli alla mente. [Io voglio che lui sia felice…voglio vederlo sorridere, e voglio..voglio..] Non lo sapeva bene nemmeno lui cosa desiderava chiaramente da quel ragazzo, ma il non poterlo vedere gli provocava una tristezza infinita; non c’era stata notte in cui non gli fosse comparso in sogno da quando l’aveva incontrato per la prima volta. Probabilmente Eleanor aveva ragione, era un’egoista. [Ebbene che sia! Se un’ inferno davvero esiste, e sarà li che dovrò andare, ci penserò al momento] “Tu dici che io agisco da egoista, e forse sei nel giusto a giudicarmi tale, tuttavia dimentichi i miei buoni intenti. Non è solo la felicità di questa persona che mi preme a farmi agire come sto facendo, ma anche il desiderio di mettere un freno alle carneficine”. “Tuttavia per tua omissione mi hai confessato che è per il bene di quella persona che fai tutto questo” “Lui è stato la causa scatenante, questo è vero” disse con sguardo assorto, “Quindi è di un uomo che stiamo parlando” Adam a queste parole tradì un brivido, si era lascito sfuggire più di quando avrebbe voluto. Probabilmente Eleanor notò la sua reazione perché la sua espressione divenne per un momento consapevole e divertita, come se in quelle parole vi fosse un significato nascosto che solo lei era riuscita a cogliere. “Ora basta Elly questa conversazione si è spinta toppo oltre e non desidero metterti a parte di altre informazioni” “Dunque fai come desideri. Nonostante tutto sono convinta che non hai intenzione di nuocere a nessuno nonostante il tuo momentaneo sfogo di pazzia” “Elly!” La donna rise, e un suono dolce e melodioso di propagò per tutta la stanza; nel frattempo un servitore aveva portato il vino appoggiandolo sul tavolino di fianco al letto. Dopo che quest’ultimo si fu congedato i due poterono riprendere a parlare senza il timore di essere ascoltati da orecchie indiscrete. “Credo che ora sia il caso che mi cambi. Tra poche ore arriveranno i nostri ospiti e non voglio essere in ritardo, sarà il caso che tu faccia lo stesso” Eleanor si alzò con un unico gesto elegante dalla poltrona e si avvio verso la porta per uscire, “Fratello.. cerca di stare attento” gli disse prima di uscire. “Attento a cosa?” ma ormai se n’era già andata.
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Erano finalmente giunti a destinazione, dopo un tempo che gli era sembrato interminabile, erano finalmente arrivati al castello che nelle ultime ore del crepuscolo aveva un’aria ancora più spettrale ed imponente. Appena entrati entro le mura un corteo di cavalieri li accolse, non sembravano avere intenzioni ostili, tuttavia il loro sguardo di disprezzo non era il migliore dei presagi. “Avevi mai visto una struttura tanto imponente fratello?” gli chiese sottovoce Mikaël “No…mai” [Mi dispiace mentigli ma non posso dirgli che sono già stato qui] Appena scesi da cavallo un uomo grasso e dall’aria arcigna li condusse all’interno del grande castello fino ad un’enorme sala da pranzo riccamente decorata da stemmi araldici e arazzi. Sul grande tavolo erano seduti una piccola combriccola di uomini che al loro arrivo si alzarono; al centro si stagliava la figura forte e bella di un ragazzo che più e più volte aveva frequentato i sogni di Awen. Nel vederlo il cuore cominciò a battergli tanto forte che tema potesse essere udito da tutti i presenti.
“Miei signori ben venuti! Sono lieto che abbiate accettato il mio invito, io sono Lord Adam Cussler e vi prego di accomodarvi alla mia umile tavola” Ael prese la parola ringraziando Lord Cussler e prendendo posto con gli altri uomini al grande tavolo. L’aria era tesa ed elettrica, gli uomini si guardavano con odio reciproco aspettando che qualcuno facesse una mossa falsa per poterlo aggredire. Probabilmente Adam si accorse della tensione che correva tra i presenti perché si alzò e riprese la parola. “Miei cari ospiti, so che la situazione vi possa sembrare in qualche modo grottesca, tuttavia non siamo qui per lottare ne per elargire giudizi, quindi vi prego di godervi la cena prima di passare al principale argomento della nostra riunione” Sembrava che il discorso di Adam fosse riuscito a calmare gli animi, di fatti il resto della cena prosegui senza incidenti; i servi portarono abbondanti piatti costituiti essenzialmente da coniglio, cinghiale e altra selvaggina. Awen era nervosissimo, da quando era entrato Adam non lo aveva degnato di uno sguardo, sembrava, anzi, molto assorbito dalla conversazione che stava intrattenendo con uno dei suoi vassalli. [Allora avevo ragione, l’ ha fatto solo per garantirsi un’ alleanza col Clan…che sciocco sono stato a farmi simili illusioni] I suoi pensieri furono tuttavia interrotti da Ael “Ora, mio signore, che gli spiriti sono alti e i corpi sono sazi, avrà la cortesia di esporci il motivo della nostra presenza qui” Il silenzio calò come una coltre nella sala; tutti gli occhi era puntati su Adam. “Sarò lieto di farlo. Come anche voi ben sapete, questo è un periodo di guerra, i popoli si combattono tra loro, chi per amore del sangue chi per potere e chi, come noi e voi, per necessità. Un nemico comune ci opprime e le nostre forze belliche, come le vostre sono ridotte allo stremo. Quindi come potete vedere uno scopo ci accomuna nel momento del bisogno” “Ci state dunque proponendo un’alleanza” Un bisbiglio di disgusto e rabbia serpeggio tra i componenti del Clan McCain che tuttavia venne messo a tacere da Ael. Adam riprese il discorso “Capisco che una richiesta simile possa sembrarvi assurda, tuttavia l’istinto di sopravivenza me lo impone. Noi non vi abbiamo mai recato offesa e ora veniamo a chiedevi aiuto, aiuto di cui anche voi avete bisogno. Se ci unissimo, riusciremmo entrambi a sopravvive, mentre se rifiutate temo che il destino di entrambi sia segnato. Voi meglio di me sapete come sia bene equipaggiato il nemico. Nessuno di noi avrebbe scampo” Vi fu una pausa, Ael era pensieroso e preoccupato, la scelta era difficile e avrebbe segnato il destino della sua gente. “Che garanzie ci offrite?” disse infine, un’espressione di sconcerto sfilò sul volto dei sui compagni. Adam sorrise soddisfatto, per un momento aveva temuto che non avrebbero accettato. “Dato che le vostre condizioni sono molto più precarie delle nostre, farò mandare parte del mio esercito al vostro villaggio così da garantirvi protezione e il tempo necessario per riprendervi, naturalmente sono disposto a donarvi le armi necessarie se ne siete sprovvisti” “Mi sembra ragionevole, e suppongo che anche voi vogliate delle garanzie da noi” “In effetti si, le vorrei. Dato che di mia spontanea volontà mi privo di parte delle mie difese, devo avere la garanzia che voi non ucciderete i miei uomini appena fuori dalle mura, così desidero che uno solo di voi resti qui, nel mio castello” “La vostra richiesta mi sembra giusta, ma come vuoi ben sapete le nostre risorse sono assai scarse, chi vorreste far restare?” Gli occhi di Adam per la prima volta in tutta la sera si posarono sul viso di Awen, alzando un braccio lo indicò. “Lui. Mi sembra che quel ragazzo sia ancora troppo giovane per poter partecipare ad un’eventuale battaglia, e anche se potesse il suo fisico glielo impedirebbe, certo a meno che voi non vogliate mandarlo a morire” “Come osate!! Mio figlio non resterà a far da servo nella casa di un lurido inglese! Preferisco vederlo morto che sottomesso da voi!” Adam guardò con disprezzo l’uomo che lo stava insultando [Così è lui il padre di Awen…ho una gran voglia di spezzargli il collo…se solo non ci fosse il tavolo a separarci…] “Basta così Enor! Non rivolgerti al nostro ospite con quel tono! Awen resterà qui, perché questa è la decisione che ho preso. E voi lord Cussler vogliate perdonare la scortesia del mio compagno vi prego” “Non sono offeso, non temete. Così acconsentite alla mia richiesta” “Si, Awen come avete detto voi non è ancora in grado d’imporsi in battagli perciò non rappresenta una perdita grave. Direi che con questo il nostro accordo è valido” “Certamente, ora che abbiamo concluso le faccende burocratiche possiamo goderci il resto della serata!”. Vennero fatti entrare dei giullari per rallegrare l’umore, anche se dopo gli ultimi minuti la cosa sembrava un’ utopia. Awen stava per sentirsi mancare….[L’ ha fatto….l’ ha fatto davvero…non può essere vero..deve essere un sogno, si..tra un po’ mi sveglierò e scoprirò di essere steso sul mio pagliericcio] Alzando lo sguardo vide suo padre, la faccia contorta dalla rabbia inespressa, i pugni stretti così forte che le nocche erano sbiancate, qualche posto più in la i suoi fratelli lo guardavano con apprensione senza però dirgli nulla. [E ora che ne sarà di me?]
A notte inoltrata la cena finii e gli uomini cominciarono a congedarsi, Ael si era ritirato con Lord Cussler per discutere le ultime formalità, dopo un po’ fu mandato a chiamare anche Awen. Un servitore lo condusse in una piccola stanza appartata ma accogliente. I due uomini erano seduti vicino al fuoco e lo stavano guardando; Awen non era abituato a stare al centro dell’attenzione e si sentii un po’ a disagio, ma comunque si avvicino. “Mi avete fatto chiamare signore?” “Oh Awen, si ti ho fatto chiamare. Come hai potuto sentire tu stesso da oggi resterai a vivere a tempo indeterminato qui da Lord Cussler. Inoltre ti abbiamo accordato il permesso di tornare al villaggio una volta al mese” Adam lo stava guardando e sorrideva contento. “Non devi pensare di essere un servo, qui sei mio ospite e desidero che tu ti senta a tuo agio” disse cercando di rassicurarlo. Aveva i pensieri così confusi dagli ultimi avvenimenti che credeva d’impazzire. La persona che l’aveva curato e trattato con tanta gentilezza ora lo stava accogliendo sotto il suo tetto. Non poteva crederci, sentiva che il sangue gli defluiva dal volto. “Awen stai forse male? Capisco che questa situazione ti possa spaventare, ma cerca di capire che il Clan ha bisogno di questa alleanza”. “S-si Ael, non temere starò bene” “Perfetto, ho già fatto preparare una stanza per te. Suppongo che tu sia stanco e abbia voglia di riposare” detto questo Adam fece chiamare un servitore. “Questo è John, ti accompagnerà nelle tue stanze e se avrai bisogno di qualsiasi cosa chiedi pure a lui” Dopo essere stato congedato uscii dalla stanza e chiese il permesso alla mia guida di poter salutare i miei fratelli, egli fece un cenno seccato col capo e Awen corse via.
Gli uomini erano nel cortile vicino alle stalle, Gaël e Mikaël erano già montati a cavallo e stavano aspettando gli altri per partire. Awen gli corse incontro, non voleva che partissero senza prima averlo salutato. “Fratelli!” “Awen sei qui. Avevamo paura di non rivederti dopo che sei stato chiamato” “Cosa ti ha detto lord Cussler? Presto prima che si parta” “Non temete per me, mi tratteranno bene qui e una volta al mese potrò venire al villaggio, mi mancherete fratelli!” “Anche tu ci mancherai Awen, e se dovesse accaderti qualcosa vieni a chiamarci, noi saremo sempre qui per proteggerti!” “Me ne ricorderò, addio” “Addio!” Li guardò mentre si allontanavano nelle ombre della notte; non era andato a salutare suo padre, aveva timore di come avrebbe potuto reagire, l’aveva già visto più di una volta in collera ma mai come quella sera, e non voleva essere lui la vittima su cui l’avrebbe riversata. Con tutta calma e un po’ di paura torno all’interno del grande castello, trovò John dove l’aveva lascito, senza dire una parola esso lo condusse attraverso diversi corridoi e su per diverse scale sino a giungere davanti a una porta di legno scuro. “Queste signore sono le vostre stanze” dopo aver detto questo si girò tornando sui suoi passi. Awen aprì timidamente l’imponente porta per ritrovarsi in una stanza, non troppo grande, ma elegantemente ammobiliata, il letto a baldacchino aveva lenzuola di broccato verde bosco, sulla parete a fianco si trovava il grande camino nel quale il fuoco acceso illuminava la stanza, sulle pareti erano appesi degli arazzi con scene di caccia, in mezzo alla stanza c’era una piccolo tavolo di noce con delle poltrone, la piccola finestra dava sul cortile. Awen non poteva crede di avere a sua completa disposizione tanta ricchezza, ricchezza che tuttavia lo intimidiva per la sua grandezza; la stanza gli sembrava eccessivamente grande e troppo silenziosa, non era abituato a dormire solo, di solito la sera si accomodava sul pagliericcio assieme ai suoi fratelli, ora invece aveva un intero letto solo per sé. [Temo che stanotte non riuscirò a dormire…] pensò sconsolato. Dopo essersi spogliato decise di coricarsi ugualmente; la giornata era stata difficile ed intensa e in meno di un’ora gli occhi gli si chiusero senza che se ne accorgesse, e come ogni sera da quando l’aveva visto il suo ultimo pensiero andò ad Adam.
Era stanco da morire, ma al contempo felice da scoppiare, era finalmente riuscito a raggiungere il suo scopo. [Ora lui è qui e nessuno gli farà più del male] Si butto a letto ancora vestito, non aveva la forza di svestirsi. Ael si era dimostrato un capo saggio e disponibile, sarebbe potuto essere anche un buon amico se solo le circostanze fossero state diverse; ma la cosa più importante è che avendo accettato l’alleanza si era assicurato al contempo protezione per la sua gente e ovviamente la cosa a cui teneva di più…”Awen”.
FINE CAPITOLO IV
E anche il quarto capitolo è finito, è stato un capitolo lampo, l’ ho finito in 4 giorni *__* sono sfinita…meno male che sono in vacanza!!!! |