Disclaimers:
I personaggi sono tutti di mia creazione, e anche se purtroppo non sono
reali vi sono molto legata! Ergo, trattateli col massimo rispetto! Dediche:
Questo capitolo lo dedico alle mie amate sorelline (Akiko e alla mia
Petite, ke hanno appena finito gli esami!!) e ke mi hanno sempre
incoraggiata!!! ^__^ Grazie ragazze vi voglio bene!!! Under my skin parte III di Snowhite Mancava
solo un giorno al banchetto, e Adam era davvero impaziente. Nonostante
in quei sei giorni non fosse riuscito ad incontrare Awen nel bosco, aveva
preso l’abitudine di passeggiarvi ugualmente. Era un piccolo rituale che
riusciva a calmarlo e rilassarlo. Dopo
aver appreso la sua decisione, i vassalli di suo padre avevano dato in
escandescenza, accusandolo di essere un pazzo incosciente. ‘La
vostra sfrontatezza è a dir poco assurda!’ ‘Cosa
direbbe vostro padre se lo venisse a sapere?’ ‘Siete
un folle se pensate che il vostro piano possa funzionare ’ Avevano
continuato su questo tono per diverse ore, finché Adam, stanco di tutte
le loro lagnanze e offese, non gli aveva intimato di smetterla e di starlo
a sentire. Con
molta fatica era riuscito a convincere i nobili a fidarsi di lui. In
fine avevano deciso di ascoltarlo, nonostante vi fossero ancora diversi
che dubitavano che il banchetto potesse portare ad una tregua. Era
stata una settimana snervante, sia per la mente che per il corpo. Il
mal di testa non gli dava tregua; decise di fare una cavalcata nel bosco
per tentare di rilassare un po’ le membra stanche e affaticate. Si
diresse con passo spedito verso le scuderie. Lì vi trovò il suo cavallo,
Emperior, un bellissimo stallone bretone che gli era stato donato dal
padre due anni prima. Era un’animale forte e nervoso dal manto nero e
lucente come l’ebano. Addestrarlo si era rivelata un’impresa
tutt’altro che semplice, tuttavia Adam vi era riuscito ugualmente e da
allora Emperior era diventato un suo grande amico e compagno che lo aveva
accompagnato in diverse disavventure. “Cosa
ne diresti se andassimo a fare una cavalcata nel bosco?” gli disse
carezzandone la criniera morbida e ben curata. Il
cavallo nitrì dando piccoli colpetti alla spalla del suo padrone con il
muso in segno di assenso. Il
nobile rise; sellò velocemente il cavallo che docilmente lo lasciò fare. Dopo
aver completato l’operazione salì agilmente sulla groppa
dell’animale. “Forza
bello, andiamo”, gli disse spronandolo. Dopo
più di un’ora i due arrivarono al limitare del bosco; il vento freddo
faceva muovere le fronde degli alberi che sembravano aver preso vita. Adam
ne fu estasiato. Smontò
da cavallo, dirigendosi verso il folto del bosco. Quel
luogo era a dir poco splendido, sembrava essere appena uscito da un libro
di fiabe. “Non
trovi anche tu che questo bosco sia bellissimo?” disse ad Emperior, che
prontamente gli si avvicino spingendolo. “Sì,
sì, ho capito, sono stanco anch’io, e per di più mi è venuta una gran
sete…” si sarebbe dovuto portar via delle vivande e una bottiglia di
vino, ma era così impaziente di lasciare il castello che se n’era
completamente dimenticato. “Non
temere, dovrebbe esserci un fiume qui vicino”. Camminarono
ancora per qualche minuto fin che Adam non sentì qualcosa. “Ascolta…questo
è senza dubbio il rumore dell’acqua! Finalmente l’abbiamo trovato”. Superarono
due grossi cespugli di more, dirigendosi verso il corso d’acqua, quando
Adam si immobilizzò scorgendo la figura di un ragazzo inginocchiato sulla
riva del fiume. Non
poteva sbagliarsi. [E’
lui!] “Awen”
lo chiamò Adam. Il
ragazzo si alzò di scatto. Non si era accorto della presenza dell’altro
data la sua reazione. Dopo
averlo visto, Awen, cominciò a correre. “Ehi…a-aspetta!”
gli disse il nobile cominciando a rincorrerlo. Non
ci volle molto prima che lo raggiungesse; con una mano gli prese l’
avambraccio fermando la sua fuga. Awen
aveva il fiatone e il viso ostinatamente piantato a terra così che i
capelli gli ricadevano in ciuffi morbidi sul volto precludendone la vista
ad Adam. “Perché
sei scappato?” gli chiese. “Lasciatemi
vi prego” disse in un sussurro il ragazzo che aveva cominciato a tremare
leggermente. “Lo
farò, ma solo dopo che mi avrai spiegato perché stavi fuggendo”. Nessuna
risposta…. [Perché
si sta comportando così…] si chiese frustrato Adam. Con
la mano libera sollevò il viso di Awen; aveva un labbro rotto e
sanguinante, un livido violaceo sullo zigomo sinistro lo faceva apparire
ancora più pallido di quanto non fosse in realtà. Ad
Adam si gelò il sangue nelle vene. Si
vergognava così tanto… Adam
era riuscito a raggiungerlo nonostante fosse scappato. [Perché
proprio lui doveva vedermi in questo stato?]. Dopo
l’ennesima discussione col padre che lo aveva prontamente picchiato,
Awen si era rifugiato nel bosco per sfuggigli, e per poter trovare almeno
lì un po’ della pace che gli era sempre stata preclusa, ma non si
sarebbe mai aspettato di incontrare Adam. Quando
lo aveva visto il panico si era impadronito di lui, non voleva che il suo
signore lo vedesse in quelle condizioni, tuttavia non era riuscito a
fuggire abbastanza in fretta. Non
aveva avuto il coraggio di guardare l’espressione del nobile, sentiva
solo il calore della sua mano, ed era così rassicurante… “Cosa
ti è successo?” gli chiese Adam in tono serio. “Nulla
mio signore…Sono solo inciampato in una radice e…” “A
meno che alle radici non siamo cresciute braccia e mani non credo che sia
questo il reale motivo delle tue ferite”. Poteva
sentire il suo sguardo puntato su di lui, così intenso che si sentì
avvampare dall’imbarazzo. Senza
dire una parola Adam lo prese per mano accompagnandolo vicino alla riva. Prese
un fazzoletto da una delle tasche del vestito bagnandolo nelle fresche
acque del fiume. “Avvicinati,
devi mettere qualcosa di freddo sul labbro se non vuoi che si gonfi più
del necessario” avvicinò la stoffa bagnata al volto di Awen. “No
aspettate! Non è necessario che vi preoccupiate così, non è nulla di
grave e poi sporchereste di sangue il vostro fazzoletto”. “E’
solo un fazzoletto, mi preoccupa molto di più la tua ferita!” dicendolo
appoggio delicatamente il fazzoletto sulle labbra tumefatte di Awen. “Mmmh!” “So
che brucia, ma cerca di resistere ancora per un po’”. Dopo
aver medicato il taglio sul labbro, Adam fece passare la stoffa umida
sullo zigomo che nel frattempo aveva iniziato a gonfiarsi. Ci
avrebbe messo un paio di giorni a guarire del tutto, soprattutto dal
livido che spiccava in maniera allarmante sulla pelle chiara del ragazzo. Adam
era oltremodo….infuriato! Non
poteva credere che lo avessero picchiato un’altra volta. E questa volta
Awen non era riuscito a nascondere i lividi come aveva fatto in
precedenza. “A
proposito, ti fa ancora male la ferita al braccio?” gli chiese. “E-ehm,
no, è quasi guarita del tutto ormai e non sento più alcun dolore” “Ti
chiedo ancora di perdonarmi per quello che è successo, sarei dovuto stare
più attento, ho quasi rischiato di ucciderti”. Il
suo viso si rabbuio…[Anch’io ti ho fatto del male…come tutti gli
altri]. Adam
si era avvicinato così tanto a lui che il cuore prese a battergli
furiosamente nel petto. Lo
vide alzare il braccio e sfiorargli con la mano il punto in cui, sei
giorni prima, la freccia l’aveva ferito; una scossa elettrica gli invase
tutto il corpo nel sentire il tocco leggero del suo signore. Arrossì
così violentemente da non essere più in grado di sostenere lo sguardo
del suo interlocutore. [Cosa
mi sta succedendo? Perché mi sento così quando lui mi si avvicina?] “Domani…si
terrà il banchetto” le parole del suo signore lo distolsero dai suo
pensieri facendolo ripiombare violentemente nella realtà. “A-ah
si” avrebbe voluto fare un sacco di domande al riguardo, ma non sapeva
come avrebbe reagito il nobile. [No…la
verità è che ho paura che tu mi dica che l’ hai fatto solo per
assicurarti un’alleanza col mio Clan e non per…per me]. Rimasero
in silenzio per un tempo che, ad entrambi, sembrò interminabile, e
tuttavia troppo breve. “Perché…lo
avete fatto?” chiese in fine Awen. Adam
rimase per un momento sorpreso dalla domanda che gli era stata posta. “Fatto
cosa?” “Il
banchetto e…e ora questo” gli disse toccandosi leggermente il taglio
sul labbro con le dita. Quando
si rese conto che Adam non gli rispondeva si girò per poter guardarlo
direttamente in volto. Awen
rimase senza fiato, Adam lo stava fissando con un gran sorriso stampato
sulle labbra. “Beh
tu sei la mia preda, e io ti ho catturato non ricordi? Credo di avere dei
diritti su di te, non credi?” Lo
stava sicuramente prendendo in giro, tuttavia quelle parole lo avevano
leggermente turbato, e lui voleva conoscere il vero motivo che lo aveva
spinto ad agire come aveva fatto. [Se
lo fa per allearsi col Clan pretendo che me lo dica!]. “Non
burlatevi di me più di quanto non abbiate già fatto, ditemi la verità”
aveva paura della possibile risposta, ma allo stesso tempo voleva sapere. Adam
lo stava ancora guardando, dritto negli occhi, e il suo sguardo era così
serio e impenetrabile da non lasciar intuire nulla. “Non
mi sto burlando di te” disse semplicemente dopo qualche minuto di
silenzio. Questa
volta Awen non riuscì a non arrossire. [Non
può essere vero… lui non lo farebbe solo per me, ci deve essere un
altro motivo, qualcosa che non vuole dirmi…]. Girò
il volto sperando che il suo signore non si fosse accorto del suo
imbarazzo. Passarono
molto tempo in silenzio godendosi l’uno la vicinanza dell’altro, senza
proferir parola; il sereno canto degli uccelli e la dolce musica del fiume
li avvolgeva e li rilassava. A
Awen sarebbe piaciuto restare ancora un po’ in compagnia del suo
signore, ma sapeva che non poteva trattenersi più del necessario o le
conseguenze sarebbero state davvero poco piacevoli, così a malincuore si
rialzo da terra spolverandosi gli abiti a cui erano rimaste attaccate
delle foglioline e alcuni steli d’erba. “Credo
che sia tempo per me di avviarmi verso casa; ho delle faccende da
assolvere e se facessi tardi verrei rimproverato” disse. [Rimproverato
e picchiato!!!] pensò con frustrazione Adam. “Sì
capisco. Sono stato bene in tua compagnia, ora sarà bene che ti avvii
verso casa” disse con un sorriso. “Addio
mio signore” Awen si stava voltando per andarsene quando sentì la mano
di Adam che lo prendeva per un polso facendolo voltare. “Non
addio…arrivederci” e dicendolo posò un leggero bacio sulla guancia di
Awen che a quel gesto d’affetto, al quale non era abituato, diventò
rosso come il sole al tramonto. Il
ragazzo più giovane si posò una mano nel punto in cui era stata sfiorata
dalle morbide labbra di Adam. Si sentiva il corpo in fiamme e i pensieri
non riuscivano più a seguire un filo logico. I
sentimenti che stava provando in quel momento lo turbavano e lo
sconvolgevano a tal punto che si voltò e corse via. Adam
era rimasto solo. Sapeva di aver compiuto una sciocchezza baciando Awen,
ma l’impulso era stato così forte da non poterlo reprimere. Voleva
sentire il sapore della sua pelle, la morbidezza della sua guancia sotto
le labbra… La
sua religione non gli permetteva di provare certi sentimenti verso una
persona del suo stesso sesso, tuttavia Adam non aveva mai avuto molta
fiducia verso il cristianesimo. Spesso saltava le funzioni della domenica
e trovava una scocciatura l’andare a confessarsi, per non parlare dei
digiuni e le penitenze. [Se
davvero un Dio esiste, deve essere un Dio molto crudele e ingiusto]. ‘I
preti andavano in giro professando la grande misericordia del Signore che
ci avrebbe condotti tutti verso il regno dei celi al suo fianco; il
perdono è la più grande dote che un uomo possa avere, ma se davvero è
così, se davvero il perdono viene da Dio, perché egli non ha mai
perdonato Adamo ed Eva per il loro peccato? Peccato
che è poi ricaduto sui loro discendenti. Se Dio non è stato in grado di
perdonare i suoi figli, che tuttavia erano imperfetti, come potrebbe, ora,
perdonare questi uomini che sono ancora più imperfetti e macchiati di
molteplici peccati?’ Questa
era solo una delle molteplici motivazioni che spingevano Adam a non
credere in Dio. Tuttavia sapeva che dichiarare una tale eresia gli sarebbe
costato la vita. Cercava per quanto gli era possibile di seguire una vita
il più possibile cristiana, ma questo gli costava parecchie energie. I
sentimenti che provava verso Awen era immorali e peccaminosi di fronte
alla Chiesa, tuttavia questo non lo turbava più di tanto. Nonostante
questo, ne era turbato, e non perché andassero contro la morale o le
convenzioni; ma perché era la prima volta che provava delle sensazioni
così forti e travolgenti per una persona; il solo pensarlo gli faceva
venire il capogiro dall’eccitazione. Non
sapeva ancora dare un nome a quello che provava, sapeva solo che voleva
Awen vicino a sé,e il più lontano possibile da quel padre che lo
picchiava e lo maltrattava. Si
sdraiò nell’erba verde assaporando la tranquillità di quel bosco che
tanto lo rilassava e che tanto gli ricordava quel ragazzo dagli occhi così
indefinibili e dallo sguardo triste e malinconico. “Il
mio cerbiatto” sussurrò prima di addormentarsi. Awen
era scappato come se ad inseguirlo vi fosse il diavolo in persona. Il
bacio di Adam lo aveva colto così di sorpresa da lasciarlo interdetto e
senza parole. Il
cuore gli martellava nel petto così forte che non si sarebbe sorpreso se
fosse esploso. In
pochi minuti era arrivato al villaggio. Per strada incontrò Gaël che lo
salutò, ma era così sopra pensiero che non se ne accorse nemmeno. “Ehi
Awen dove stai correndo?!” cercò di urlargli dietro il maggiore dei
suoi fratelli ma senza ottenere risposta dato che Awen era già lontano. “Quel
ragazzo è sempre più strano, spero solo che non gli sia capitato
nulla”. Appena
arrivato a casa Awen si gettò sul suo pagliericcio rannicchiandosi in
posizione fetale abbracciandosi le gambe con le braccia. Poteva
ancora sentire le labbra morbide e dolci di Adam che si posavano gentili
sulla sua guancia. Al
solo ripensarci tutto il suo corpo era scosso da un brivido. La sua mente
era piena solo del dolce suono del suo nome [Adam, Adam, Adam, Adam…]
che si ripeteva infinite volte. Mai
una persona era stata così dolce e gentile nei sui confronti, certo a
parte i suoi fratelli, ma quello che provava per loro non era nemmeno
paragonabile a quello che provava quando il suo signore gli stava vicino.
Un sentimento così coinvolgente e devastante che aveva la forza delle
onde del mare, e che lo portava inevitabilmente al largo senza speranza di
poter tornare a riva. Non
riusciva a capire cosa fosse, l’unica cosa che capiva è che non doveva
provare questi sentimenti per lui, e che doveva cercare in ogni modo di
reprimerli prima che essi avessero il sopravvento. Eppure, anche se ancora
non se ne rendeva conto, Awen si era già arreso ad essi.
FINE
III CAPITOLO! Questo
capitolo è cortino… (e non mi piace x niente!!!! Che frustrazione!),
portate pazienza!!! Il
prossimo sarà più ricco ve lo prometto (non fare promesse che non puoi
mantenere!!!!) Grazie
a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggerlo!!!! ^__^ Snowithe |