Disclaimers:
Stessa cosa del capitolo I, i pg sono miei bla bla bla… Buon divertimento a tutte le vittime
che avranno il coraggio di leggere! Under my skin parte II di Snowhite Awen sapeva che suo
padre si sarebbe arrabbiato a causa del suo ritardo, ma non se ne rese
pienamente conto finché non vide la collera e la rabbia dipinte sul volto
del genitore. “Sei davvero una
creatura inutile! L’unica mansione a cui devi assolvere è quella di
trasportare l’acqua dal fiume fin qui, e non riesci a fare nemmeno
questo!”. “Vi prego…io mi
sono ferito cadendo è per questo che ho tardato tan--!” Enor era furioso, si
scagliò contro il figlio minore picchiandolo e insultandolo per la sua
inettitudine; “Sei una vergogna per tutta questa famiglia!”, Gaël e
Mikaël cercavano di aiutare il fratello provando a rabbonire il padre, ma
non ci riuscirono. “Non immischiatevi
voi due, questo non è affar vostro! Se non volete fare la stessa fine di
vostro fratello vedete di non intromettervi!”, la voce di Enor era
imperiosa e non ammetteva contraddizioni. I due fratelli
guardavano preoccupati la scena non sapendo se intervenire o meno dopo
l’ultimatum del padre. Awen era spaventato a
morte, cercava di proteggersi il viso con le braccia, gesto che fece
irritare ancora di più il padre che prese a colpirlo con più foga e
rabbia. “Basta…vi prego!” “Come osi
rispondermi!? Avrei dovuto ucciderti quando sei nato, non ci hai portato
altro che guai e vergogna!” Nella colluttazione
Enor colpì la ferita al braccio di Awen che urlando per il dolore si
accasciò a terra stordito e dolorante. “AWEN!!!!”
gridarono all’unisono Gaël e Mikaël. “Lasciatelo dov’è!
Non vi azzardate a toccarlo o ne pagherete le conseguenze”, “Ma padre è ferito,
sta perdendo molto sangue, dobbiamo medicarlo prima che la ferita si
aggravi!”. Enor non li stava più
ascoltando, ancora furente si stava dirigendo a grandi passi verso la
porta. Appena loro padre fu
uscito, i due fratelli presero il più giovane appoggiandolo con
delicatezza sul pagliericcio. “Awen…Awen mi
senti? Come stai? Awen!”. Era stanco e si sentiva
il corpo pesante e dolorante, la vista offuscata non gli permetteva di
distinguere chiaramente chi fossero i suoi interlocutori. [Qualcuno mi sta
chiamando…chi siete?] Avrebbe voluto parlare
ma la voce gli morì in gola quando cercò di farla uscire. I suoni intorno a lui
si facevano sempre più ovattati finché non sentì più nulla e il mondo
diventò buio. Gaël e Mikaël avevano
curato la ferita sul braccio del fratello che per il colpo si era
riaperta, ma che per fortuna non era peggiorata. “Se le cose
continuano così un giorno o l’altro lo ucciderà” disse preoccupato
Gaël. “Lo credo anch’io.
Ma questa volta è stata peggio delle altre… Se non fosse svenuto
probabilmente avrebbe continuato a picchiarlo”. Mikaël era il secondo dei tre fratelli, alto e forte come il
maggiore aveva un particolare attaccamento verso Awen; passavano molto
tempo insieme a esercitarsi con la spada per far piacere a loro padre,
anche se Awen non faceva molti progressi. “Gaël, dobbiamo fare
qualcosa, il suo fisico non reggerà…e io non voglio che gli succeda
qualcosa di male….” “Gli è già successo
qualcosa di male…Ma comunque non riesco a capire perché nostro padre si
accanisca in questo modo su di lui.” “Come non riesci a
capire?! Non è forse evidente il motivo della sua collera? Awen è troppo
debole per combattere e nostro padre lo considera il più grande dei
difetti.” Gaël era pensieroso,
guardava il volto del fratello che nel sonno era disteso e rilassato. [Da quant’è che non
lo vedo così….tranquillo?]. Non riusciva a
ricordare l’ultima volta che aveva visto ridere il fratello minore,
eppure sapeva che il sorriso di Awen era caldo e solare, così dolce che
riusciva a scaldare il cuore di quelli che lo vedevano; anche il suo. “Mikaël tu ricordi
l’ultima volta in cui hai visto Awen sorridere?” chiese Gaël al
fratello. Mikaël sembrò
pensarci per un attimo poi guardò cupo verso il fratello, “No, non lo
ricordo….ha sempre lo sguardo malinconico e triste, quasi spento. A
volte mi chiedo se in effetti non abbia perso la voglia di vivere”. Gaël rimase qualche
minuto in silenzio inumidendo con un panno umido la fronte del malato. “Forse Awen è più
forte di quanto crediamo, e di quanto creda nostro padre” disse Gaël
con un mezzo sorriso che non passò inosservato agli occhi di Mikaël. “Forse”.
Erano passati tre
giorni dal giorno in cui Adam aveva incontrato Awen. Il nobile si era recato
spesso nel bosco per cercare d’incontrarlo di nuovo, ma sfortunatamente
non si era ancora imbattuto nel ragazzo. Aveva già preparato
gli inviti per il banchetto che si sarebbe tenuto di lì a quattro giorni,
e dei messaggeri li avrebbero recapitati quel giorno stesso alle famiglie
più importanti del Clan,
compresa quella di Awen. Adam era turbato dai
sentimenti che provava, Awen l’aveva molto colpito certo, ma non era
solo questo. Il giorno in cui
l’aveva visto la prima volta non se lo sarebbe mai dimenticato; era così
fragile e delicato che sembrava una creatura eterea, senza sostanza, quasi
fosse un fantasma che vagava senza pace nel bosco; ma c’era
dell’altro. [I suoi occhi…così
pieni di tristezza e malinconia] pensò [di una malinconia così dolce e
straziante da lacerare il cuore]. Avrebbe voluto
cancellare la tristezza dal suo volto, avrebbe voluto vederlo sorridere…
[Se la festa andrà
come spero forse riuscirò a salvarlo da un mondo che lo rende infelice]. Adam era ancora stupito
di quello che stava facendo per poter aiutare un ragazzo che conosceva
appena e che oltretutto era scozzese. Suo padre odiava la
Scozia e i suoi abitanti per un motivo di cui Adam era all’oscuro. Lui invece amava
immensamente quel paese che l’aveva visto nascere, i suoi boschi, i
fiumi, le colline ricoperte di erica… [Probabilmente se mio
padre sapesse quello che sto per fare mi farebbe diseredare…] Aprì distrattamente la
pesante porta di legno della camera da letto ed esausto si gettò sul
grande letto a baldacchino; anche oggi era andato a cavallo fino al bosco,
ma Awen non si era visto nemmeno quel giorno. Adam sbuffo sconsolato;
proprio lui che tutti vedevano come un uomo freddo e distaccato ora
rischiava di essere diseredato per il bene di un contadino. [Non mi riconosco più
nemmeno io…] pensò sorridendo. Chiuse gli occhi per
cercare di riposarsi, quando qualcuno irruppe rumorosamente nella stanza
facendo sobbalzare il giovane per lo spavento. “Adam che cosa credi
di fare?!”. Una donna dai grandi
occhi neri e i capelli lunghi aveva fatto irruzione nelle stanze di Adam;
era bella e sinuosa come un albero, i suoi vestiti e l’atteggiamento
altezzoso facevano largamente intuire a quale ceto sociale appartenesse. “Eleanor, non è
forse buona educazione farsi annunciare prima di entrare nelle stanze
altrui? Ma come al solito tu hai dimostrato di avere l’eleganza e il
tatto di un barbaro…a volte mi chiedo se tu, in effetti, non lo sia
realmente!” Eleanor era la sorella
maggiore di Adam, di un anno più vecchia del fratello, aveva sposato un
Lord inglese, uno dei tanti signori della guerra che era morto due anni
prima a causa di una grave malattia; così che lei fu costretta a
ritornare a vivere con la sua famiglia, dato che le fortune del suo
defunto marito si erano ben presto dissipate; alta e bella aveva gli
stessi lineamenti eleganti del fratello, ed un carattere totalmente
opposto. A differenza di Adam,
infatti, che era sempre calmo e controllato in ogni situazione, Eleanor
aveva uno spirito prorompente e vitale. “Il tuo sarcasmo è
davvero fuori luogo! Sono venuta a sapere che hai intenzione di
organizzare un banchetto per accogliere il Capo Clan delle terre a nord.
Che cosa speri di ottenere con questo gesto sconsiderato?! Di certo
l’ira di nostro padre se non desisti in tempo!”. “Mia cara Elly, ciò
che voglio ottenere è una tregua di pace con gli abitanti di queste terre
che, ti ricordo, noi abbiamo invaso”. Eleanor guardò il
fratello come se fosse il peggiore dei pazzi. “Hai forse perso il
senno? Di quale tregua stai parlando?! Sono così deboli che non
riuscirebbero nemmeno ad avvicinarsi alle mura esterne se ci attaccassero!
E comunque nostro padre non ti permetterebbe di accoglierli, di questo
puoi essere certo! Chi credi di essere per agire in questo modo?”, la
giovane donna aveva il viso rosso dalla rabbia e il respiro affannoso. [Se non sapessi con
certezza che è mia sorella sarei propenso a credere che Elly sia un
drago….] “Non c’è bisogno
di incollerirsi in questo modo sorella. Vedi, quando nostro padre è
partito mi ha lasciato carta bianca; perciò le tue prediche non saranno
sufficienti a farmi desistere. E per quanto riguarda la tregua, non è di
certo da loro che io desidero proteggermi, so bene anch’io che non
avrebbero nessuna possibilità di vincere contro di noi, tuttavia, come
ben saprai anche tu i Clan dell’est si stanno rafforzando sempre di più
e se non trovassimo una soluzione ben presto diventerebbero un pericolo
anche per noi” spiegò diligentemente Adam alla sorella. “E questa cos’ ha a
che fare con il banchetto che hai intenzione di organizzare per il Capo
Clan?” chiese Eleanor non avendo capito dove il fratello volesse andare
a parare. “I Clan del nord e
quelli dell’est sono in lotta tra loro, perciò se noi ci assicurassimo
un’alleanza con loro, di certo avremmo più probabilità di vittoria se
ci dovessero attaccare. E poi una tregua gioverebbe ad entrambi, ormai le
loro risorse sono arrivate al limite; se la situazione peggiorasse
manderebbero a combattere i neonati, in mancanza di altri uomini.” Eleanor guardava
dubbiosa il fratello, non era sicura che lui le avesse raccontato tutta la
verità, era sempre così enigmatico e imperscrutabile; non si riusciva
mai a capire a cosa stesse pensando o se ti stesse semplicemente prendendo
in giro. “Non credi che i Capo
Clan potrebbero considerare offensivo il tuo gesto? Dopo tutto la tua
tregua è solo uno stratagemma per mettere un Clan contro un altro Clan.
Scozzesi contro scozzesi. Preferirebbero morire piuttosto che allearsi con
te!” Eleanor aveva ragione,
tuttavia lo sguardo di Adam non mutò. “Quello che dici è
vero, ma vedi, se loro si alleassero con me potrebbero combattere i Clan
dell’est. In seguito quando si saranno rafforzati abbastanza potranno
combattere anche me, approfittando del nostro patto. Perciò in definitiva
sono quasi certo che accetteranno…Vedi Elly non devi mai sottovalutare
l’istinto di sopravvivenza dell’uomo.” “Ma sei pazzo! Se
quello che dici è vero non farai altro che aiutali a combatterti!” “Eleanor non essere
sciocca, credi davvero che permetterei una cosa simile? Ricorda sempre che
più il tuo nemico è vicino, meglio potrai controllare le sue mosse”. Eleanor era perplessa,
tuttavia si fidava del fratello e sapeva che non era uno sprovveduto. “Continuo a pensare
che questa non sia una buona idea, ma so anche che non posso fare nulla
per impedirti di farlo” disse infine la donna. “Sai bene che quando
desidero qualcosa io la ottengo…sempre”. Era una sensazione così
bella, piacevole e rilassante, avrebbe voluto che non finisse mai. Il sonno era l’unica
cosa che lo faceva sentire protetto e al sicuro; avvolto in un caldo
tepore il suo corpo e la sua mente erano insensibili alle influenze del
mondo esterno che lo facevano solo soffrire. Non voleva svegliarsi,
perché sapeva che se l’avesse fatto il dolore avrebbe ricominciato a
tormentarlo; l’ultima lite che aveva avuto con suo padre era stata tre
giorni fa, ma lui non era ancora riuscito ad alzarsi dal suo giaciglio. [Non voglio
svegliarmi….non voglio svegliarmi]. Di solito era questo
che pensava quando nel dormiveglia sapeva che di lì a poco sarebbe stato
completamente lucido. Ma questa volta non era
così; l’incubo che lo stava tormentando era così orribile, triste e
pieno di dolore che Awen avrebbe voluto che qualcuno lo ridestasse. C’era qualcuno che
gridava…non riusciva a capire se fosse un uomo o una donna, ma le sue
urla erano così acute e laceranti che gli provocavano un dolore quasi
fisico. ‘NOOOO…..no ti
prego!!!’ Vedeva qualcuno che
correva verso di lui; la sua vista era offuscata e non riuscì a capire
chi fosse. Era una corsa disperata
e senza meta perché, per quanto quella persona corresse, sembrava che non
riuscisse ad avvicinarsi nemmeno di un passo. Awen decise di andarle
incontro ma quando ci provo il suo corpo restò immobile; le gambe
inchiodate al suolo non volevano muoversi; cominciò a gridare per
attrarre la sua attenzione, ma nessun suono uscì dalla sua gola. [Che cosa sta
succedendo? Perché non mi posso muovere, perché non riesco a parlare!?]. Il panico si impadronì
di lui, non sapeva perché, ma avvertiva che quella persona era in
pericolo, e non poteva fare nulla per aiutarla. Le urla si facevano
sempre più disperate e isteriche. ‘NOOOO….Noooo…ti
supplico lascialo!!! NOOOOOOO’ “NOOOOOOO!”, si era
svegliato urlando; il sudore che gli scendeva dal collo e il cuore che
pulsava alla follia. “Awen! Cosa ti
succede?”, Mikaël si era avvicinato al letto del fratello con aria
preoccupata. [Cos’era quel sogno?
Chi era la persona che stava urlando?]. Aveva il respiro
affannoso, e gli occhi così spalancati che gli davano un’aria strana;
la luce che filtrava dalla piccola finestra li faceva brillare come un
prisma, così che non si riusciva più a distinguere quale dei due fosse
verde e quale blu. “Ehi fratello, mi
stai ascoltando? Cos’ hai, ti senti di nuovo male?”, Awen si era
accorto solo ora che Mikaël era al suo fianco. “N-no sto bene, ho
solo avuto…un brutto sogno”. “Accidenti Awen, mi
hai fatto spaventare a morte!”, Mikaël stava fissando il viso del
fratello minore che sembrava volergli dire ‘Scusami non volevo farti
preoccupare ’. “Oh andiamo non fare
quella faccia Awen!” gli disse Mikaël sorridendo, “Ora dimmi, come ti
senti oggi? Pensi di riuscire ad alzarti?” “Sì sto bene, ora mi
sento meglio” “Oh quasi
dimenticavo, c’è una grossa novità…ne stanno parlando tutti al
villaggio” disse Mikaël con un sorriso eccitato sul volto. “Di cosa si tratta
fratello?” “Lord Cussler ha
ufficialmente invitato il nostro Clan a partecipare al suo banchetto che
si terrà quattro giorni da oggi!” Awen ebbe un tuffo al
cuore, [Non posso
crederci…l’ ha fatto davvero…]. “Ehi Awen mi stai
ascoltando?” “S-sì scusa, stavo
pensando…Ma com’è possibile una cosa simile…Il Capo Clan cosa ne
pensa?” “Non lo so…Si sono
radunati nell’ atrebates per discuterne. Ci sono anche nostro padre e Gaël,
ma non sono ancora usciti, credo che si dovrà aspettare ancora per un
po’”. Awen era incredulo, il
giorno in cui aveva incontrato Adam credeva che stesse scherzando riguardo
al banchetto, invece aveva mantenuto la parola. Erano ormai passate
parecchie ora da quando gli uomini si erano radunati nell’ atrebates, e
nessuno sapeva ancora che decisione avessero preso. Awen era seriamente
preoccupato, il fatto che Lord Cussler gli avesse invitati ad un banchetto
poteva essere interpretato in diversi modi dagli uomini del Clan. La tensione stava
crescendo nel villaggio, tutti si chiedevano cosa sarebbe successo; i
ragazzi più giovani erano eccitati all’idea che ben presto sarebbe
potuta scoppiata una battaglia. Tre ore dopo gli uomini
uscirono dalla tenda, tutto il villaggio si riunì attorno al Capo Clan
per ascoltare il verdetto. “Una decisione è
stata presa.” L’agitazione era al
culmine, ma nessuno osava parlare. “Il Clan McCain
accetterà l’invito di Lord Cussler a parteciperà al suo banchetto” Detto questo ritirò
nella sua capanna con altri uomini. Awen
era rimasto ad ascoltare come tutti gli altri, e come tutti gli
altri era sorpreso dalla decisione che era stata presa. Tra la folla avvistò
Gaël che gli veniva incontro. “Awen sei qui, sono
felice di vederti finalmente ristabilito” disse il maggiore con un
sorriso gentile sul volto. “Fratello il momento
è critico. Tutti credevano che Ael sarebbe morto piuttosto che accettare
l’invito di Lord Cussler, invece la decisione che è stata presa è del
tutto inaspettata. Ora ti prego dimmi qual è il motivo di questa scelta
dato che il Capo Clan non ne ha voluto accennare”. “Awen ti prego
calmati, ti sei appena ripreso e il tuo fisico potrebbe risentire di tanta
tensione”. “Gaël tu ti
preoccupi di me in un momento simile?! Non è davvero il caso, ora ti
prego, rispondi alla mia domanda”. “Io stesso sono
rimasto sorpreso della decisione di Ael, ma vedi devi considerare che ora
come ora noi siamo troppo deboli per poter solo sperare di intraprendere
una guerra contro Cussler; e in secondo luogo quello che ci ha inviato è
un invito amichevole e se lo rifiutassimo potremmo sollevare le ire del
Signore che di sicuro non ci penserebbe due volte ad attaccarci”. Gaël aveva ragione,
come sempre Ael aveva preso la decisione migliore per il Clan. Awen era confuso, Adam
aveva rischiato di scatenare un conflitto solo perché lo voleva come
valletto. [No è assurdo, nemmeno
un pazzo lo farebbe, sono certo che lo fa solo per assicurarsi
un’alleanza con i Clan…e ha usato me come pretesto] questa era la
spiegazione più logica; tuttavia ad Awen non dispiaceva; da quando aveva
incontro Adam nel bosco tre giorni prima non faceva altro che pensare a
lui, alla sua gentilezza, ai suoi modi eleganti, allo sguardo preoccupato
che gli aveva rivolto quando l’aveva visto ferito a terra e al suo
sorriso. Avrebbe tanto voluto
rivederlo ancora…Senza volerlo Awen si ritrovò ad arrossire dei suoi
pensieri. [Oddio ma cosa sto
pensando?] “Awen,
ehi Awen!” “Sì? ” “Hai un’ aria
strana, sei sicuro di sentirti bene?” “Perché tutti quanti
continuate a chiedermi se sto bene? Sono vivo e vegeto, non c’è bisogno
di angustiarsi in questo modo”. Aveva usato un tono
aggressivo e arrabbiato e se ne vergognò subito chiedendo scusa al
fratello maggiore. “Scusami…sono
davvero una pessima persona, tu ti preoccupi di me e io ti ho risposto in
maniera sgarbata…E’ solo che sono preoccupato per quello che sta
accadendo”, aveva l’aria triste e tesa, il viso pallido e tirato. “Stai tranquillo non
sono arrabbiato. Piuttosto, non ti ho ancora detto che anche noi siamo
stati invitati a partecipare al banchetto non è incredibile?” Gaël notò che Awen
non sembrava affatto impressionato, anzi, tutto l’opposto. Suo fratello era stato
più strano del solito in quei tre giorni, e lui non riusciva a capirne la
causa, e questo lo addolorava profondamente. Disapprovava suo padre
per il modo in cui si comportava col minore dei suoi figli, ma nonostante
questo non era mai riuscito a fare nulla perché la situazione
migliorasse. [Probabilmente è
nervoso a causa della lite di tre giorni fa]. Anche se lo pensava non
ne era realmente convinto, c’era qualcos’altro che turbava l’animo
di Awen. Avrebbe voluto
domandargli cosa fosse la causa di tanta tristezza, ma non appena aprì la
bocca per chiederglielo rinunciò. “Forza Awen andiamo,
non manca molto al banchetto”. I due fratelli si
stavano dirigendo assieme verso la loro capanna, quando s’imbatterono in
Mikaël che col fiatone gli si parò davanti. “A-awen…
Gaël ….” I due stavano fissando
con aria curiosa e divertita il fratello aspettando che riprendesse
abbastanza fiato per riuscire a parlare. “Hai per caso
rincorso una lepre da essere così spossato dopo una corsa? Mmmmh questo
decisamente non va bene! Se ti stanchi per così poco che cosa penseranno
di te le ragazze del villaggio?!” disse sarcasticamente Gaël con un
sorriso. “Oh…non ho..affatto
rincorso una lepre…e comunque la mia prestanza fisica è pressoché
uguale alla tua fratello!”. “Ah ah ah su questo
ho seri dubbi, ma ora dicci perché ci stavi cercando con tanta
urgenza”. “Oh sì giusto,
nostro padre ci ha mandati ha chiamare con urgenza, credo che voglia
riferirci qualcosa riguardo alla decisone di Ael”. “Allora sarà meglio
andare subito, o rischieremmo di farlo incollerire”. Quando arrivarono alla
capanna, i tre fratelli trovarono loro padre al centro della stanza
davanti al focolare che li stava aspettando. Aveva la solita
espressione seria e imbronciata. Gli anni avevano lasciato tracce
indelebili sul viso di Enor che comunque manteneva i bei lineamenti che i
suoi avi gli avevano tramandato. Nonostante non fosse più giovane come un
tempo, il suo fisico sembrava essere stato scolpito nella roccia; alto e
possente, aveva il potere di mettere in soggezione chiunque gli si parasse
davanti. Questo lo aveva molto
aiutato nelle varie battaglie a cui aveva partecipato e a cui, per bravura
o per fortuna, era riuscito a sopravvivere. “Finalmente siete
arrivati, sedetevi non ho tutto il giorno”. I tre obbedirono senza
replicare. Si sedettero silenziosamente su dei vecchi sgabelli di legno
che qualcuno avrebbe dovuto riparare al più presto per evitare incidenti
poco piacevoli. “Padre ci hai fatto
chiamare. Qual è la questione di cui volevi parlarci?” disse
garbatamente Gaël per rompere il silenzio. “Come anche voi
avrete sentito Ael ha deciso che il Clan dovrà partecipare al banchetto
di Lord Cussler…nonostante io non approvi la sua decisione non posso
sottrarmi, ma cosa più importante è che noi siamo stati invitati”. Mikaël saltò in piedi
per la sorpresa; era l’unico della famiglia che ancora non lo sapeva,
perciò la sua reazione fu più che naturale. “State dicendo sul
serio padre?” “Certo che sì, non
mi sembra argomento su cui scherzare questo! E ora smettila di agitarti in
quel modo, non c’è da essere tanto entusiasti per una cosa simile”. Il carattere di Enor
era tutt’altro che paterno, e la sua indole aggressiva non migliorava le
cose, bastava poco per far si che si arrabbiasse. Quando Awen era piccolo
e gli altri ragazzi lo prendevano in giro per lo strano colore dei suoi
occhi o perché era il più debole tra loro, era da Gaël che andava a
piangere. Non si sarebbe mai sognato di andare a lamentarsi dal padre che
sicuramente lo avrebbe rimproverato perché non si sapeva difendere.
Avrebbe voluto che sua madre fosse ancora viva per consolarlo, per
abbracciarlo quando era triste, per dargli l’amore che suo padre gli
aveva sempre negato, ma lei era morta di malattia quando era ancora troppo
piccolo per ricordarsi il suo viso. Questo era un argomento
tabù nella sua famiglia; Enor non amava parlare della moglie defunta, e
Awen aveva smesso di fare domande a riguardo, perché sapeva che tanto non
avrebbe comunque ottenuto risposta, anzi, di solito quando si cominciava a
parlare di Enora, perché questo era il nome della madre di Awen, Enor si
irritava terribilmente e se ne andava senza proferir parola. [Chissà
se almeno lei mi avrebbe amato per quello che sono?] [Sarei dovuto morire io
al suo posto…] […così forse mio
padre non mi odierebbe…] [Forse se io morissi
tutti sarebbero più felici…e io non mi sentirei più così…solo] Note: Atrebates: è una
costruzione che funge da ritrovo per il Clan Anche il secondo
capitolo è finito! Questo è un po’ più corto del precedente ma anche
più ricco. La storia comincia finalmente a prendere forma, e anche il
carattere dei vari personaggi si sta definendo pian piano. Ad essere sincera
questo capitolo non mi piace molto, ma cosa volete, questo è il massimo
che sono riuscita ad ottenere! Confido nella vostra
indulgenza di lettori! Grazie ancora per aver letto il mio racconto!!! Snowhite
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