Nota: i pg sono un po' OOC, ma fa niente^^'''

Dediche: Alla mia sorellina Sakuya per il suo compleanno^^ prometto che ti scrivo qualcosa di meglio quando ho finito gli esami ^_____^

 

Un compleanno da favola

di Seimei


Un compleanno da favola
Di Seimei


Hanamichi era uscito di casa fin troppo presto quella mattina.
Non aveva voglia di andare a scuola.

Aveva bisogno di fuggire e di starsene in un posto dove tutto gli sembrasse migliore.
E solo giocare a basket fino allo sfinimento poteva dargli quelle sensazioni.

Era un giorno strano per essere il Primo di Aprile.
Il freddo era pungente e gli attraversava i vestiti, ustionando di gelo la sua pelle morbida, mentre il sole splendeva alto nel cielo, lucente e vivido, ma senza calore.

Faceva ancora troppo freddo per andare a giocare e così, nell'attesa, si infilò in un bar, aspettando che il sole si facesse un poco più caldo, per poter andare a scaricare i suoi nervi al campetto.
Qualcosa gli diceva che solo lì avrebbe trovato una risposta ai pensieri che quella mattina lo stavano invadendo.

Era il giorno del suo compleanno, ma nessuno, in casa sua, se n'era ricordato.

Nemmeno sua madre.


Ordinò un cappuccino e una brioches e si mise a guardare il cielo chiaro fuori dalla finestra.
C'era aria di neve, ma non una nuvola in cielo.

Prese un manga dalla borsa ed iniziò a leggerlo.
Non aveva mai detto a nessuno che lo acquistava.
Lo comprava addirittura in un'altra fumetteria, per non farsi prendere in giro.

E questo perchè quel fumetto era uno shonen ai, una storia d'amore fra ragazzi.
E a lui piaceva la libertà con cui i protagonisti vivevano il loro amore, e la serenità che i loro sorrisi comunicavano al suo cuore.

Dei capelli scuri e setosi, e due occhi azzurri come il cielo d'estate attraversarono in un lampo la sua mente.

Lui scosse la testa.
Non doveva pensarci.

Mandò un messaggino a Yohei per dirgli che non sarebbe andato a scuola.
Ancora non sapeva che nemmeno l'amico era andato, ma l'avrebbe scoperto presto.


Hanamichi si soffermò a pensare ai suoi quattro amici di sempre.

Li chiamavano l'armata Sakuragi.

Perchè erano sempre insieme.
Perchè tra loro c'era un rapporto più che fraterno.
E soprattutto perchè erano sempre pronti a fare a botte.

Ma in fondo non c'era una ragione ben precisa.

L'unica cosa che riusciva a capire era che Mito, Noma, Okuso e Takamiya migliori amici che avesse mai avuto.


Mito, alto e atletico, con quei capelli scuri sempre perfettamente pettinati e gli occhi profondi e intelligenti.
L'aria vispa di Okusu, sempre pronto a fare battute stupide a dire quello che gli passava per la mente.
E poi Noma, i suoi baffetti sempre perfettamente pettinati, pronto a farsi in quattro per lui quando ne aveva bisogno.
E non c'è bisogno di nominare quella scrofa di Takamiya. A volte il solo parlare con lui bastava a metterlo di buon umore.

E poi c'era Kaede... cioè... Rukawa.
L'unica persona che avrebbe voluto che quel giorno gli facesse gli auguri.
E probabilmente l'unica persona che non glieli avrebbe fatti.
Anche se erano diventati quasi amici.
Anche se ormai Non c'era più nulla a dividerli.
Anche se...

No, meglio non pensarci, o sarebbe ripiombato nella più assoluta delle tristezze.

In tanti anni che conosceva i ragazzi gli erano sempre arrivati i loro auguri allo scoccare della mezzanotte.
Ma quell'anno non era andata così.
Quell'anno sembrava che nessuno si fosse ricordato che quel giorno compiva la bellezza di diciotto anni.

Riprese la lettura, smangiucchiando il cornetto alla crema, e sorseggiando il suo cappuccio.

Quando chiuse l'ultima pagina del volumetto si accorse che erano già le nove e un quarto.


Si alzò, pagò, e si diresse a grandi passi verso il campetto, pronto ad immergersi in quel mondo che lo portava fuori da una realtà che non riusciva a soddisfarlo.

Varcò la soglia del parco con decisione, e subito le sue narici furono invase dal profumo dolce della terra inumidita dalla rugiada, delle foglie crescenti sugli albero non ancora in fiore, mentre nelle sue orecchie risuonava festante un vociare a lui assolutamente familiare.

I suo amici erano lì, appoggiati alla ringhiera che cintava il piccolo campo da basket, come se sapessero che lui sarebbe arrivato.

Si avvicinò a loro con aria mesta, biascicando un "Ciao" quasi silenzioso.

I suoi occhi registrarono l'immagine di Takamiya che nascondeva qualcosa dietro la schiena, ma il suo cervello la ignorò.

"Cos'hai Hana... stai male?" chiese Yohei con aria sinceramente preoccupata.

Ma quella domanda fece rattristare il suo volto già scuro, facendogli assumere una sfumatura arrabbiata, come se la preoccupazione dell'amico fosse fuori luogo.

Hanamichi serrò i pugni, voltandosi di scatto, e fece per andarsene, ma una mano dalle dita lunghe e sottili lo trattene per un braccio, facendolo voltare.

"Rimani ti prego" lo implorò la voce più sensuale che avesse mai udito.

Un brivido sconosciuto scese lungo la spina dorsale di Hanamichi, che alzò lo sguardo verso la persona che l'aveva fermato, ritrovandosi di fronte Kaede Rukawa in persona.

"E tu che ci fai qui??" chiese, mentre diventava dello stesso colore dei suoi capelli.
"E' il tuo compleanno, no?" rispose l'asso dello Shohoku con un mezzo sorriso

Hanamichi non sapeva cosa rispondere.
Era un anno intero che i rapporti fra lui e il volpino erano cambiati, ma non gli sembrava che da parte sua ci fosse mai stato un interesse tale da fargli marinare la scuola, rubando parecchie ore al suo sonno, solo per fargli gli auguri.

"Andiamo a casa mia adesso" disse Yohei "abbiamo preparato qualcosa per te"

Hanamichi avvertì la mano di Kaede scorrergli lentamente sul braccio, fino a raggiungere le sue dita, alle quali intrecciò le proprie, facendolo arrossire.

Il suo cuore aveva preso a battere all'impazzata.

/Ma cosa mi è preso?/ pensò, facendo scorrere gli occhi castani sui visi sereni dei suoi amici, che non sembravano capire il suo disagio.

Rukawa lo trascinò per le stradine di Kanagawa, seguendo gli altri verso casa di Mito.

Quella mattina quei quattro gli sembravano più complici che mai.

Avvertiva un sentore di novità nell'aria, ma non riusciva a decifrarne la provenienza.
Bhe... escludendo il fatto che la volpe fosse lì con loro....

Pochi istanti di cammino ed erano a casa del suo migliore amico.

Lui e Rukawa entrarono subito dopo il padrone di casa, scoprendo subito cosa si celava nascosto nel salotto. 
Il viso di Hanamichi si illuminò quando vide cosa c'era posato sul tavolo al centro della stanza.

Un'enorme torta con diciotto candeline candeline sopra.
Sopra, scritto con della glassa alla fragola, c'era un "Auguri Hanamichi" a cui mancava parte della A iniziale.

"Takamiya!!!" 

La voce di ammonimento di Mito lo fece ridere.

Il ragazzone si mise una mano dietro la testa e sorrise pacifico.

"Non sono riuscito a resistere" addusse come scusa, facendo roteare gli occhi agli altri quattro.


"Questo è per te" disse Noma porgendogli un grosso pacco.

Solo in quel momento Hanamichi si rese conto di avere ancora le dita intrecciate a quelle di Kaede.

Arrossì di nuovo, mentre l'amico gli liberava la mano, lasciandogli uno strano senso di vuoto in fondo al cuore.


"Grazie" disse, afferrando il pacco fra le mani tremanti.

Lo aprì con cura, stando ben attento a non rompere la carta argentata in cui era avvolto.

All'interno c'era una maglietta a maniche lunghe di cotone azzurro, con sprazzi di bianco che rendevano l'indumento lucente.

"E'... è bellissimo" disse sorridendo.

Si levò ila giacca della divisa e la provò subito.

Perfetta.
Sembrava fosse stata fatta apposta per lui.

"Siete stati grandi. Mi va benissimo!!!" esclamò guardandosi nello specchio posizionato nel corridoio.


"Lo ha comprato Rukawa personalmente. Ci ha solo detto quanto gli dovevamo... non ce l'ha nemmeno fatto vedere..." sospirò Mito, mentre Okuso gli assestava una leggera gomitata nelle costole.


Hanamichi si avvicinò a Kaede.

Era appena più basso di lui.
I suoi capelli neri gli ricadevano spettinati sulla fronte, mentre i suoi vispi occhi azzurri lucevano d'allegria, illuminati dalla luce della stanza.

"Grazie" gli disse in un sussurro.
Dentro di lui qualcosa si era mosso, ma ancora non era riuscito a decifrarlo.

Rukawa sorrise, ma sembrava impacciato, come se volesse dire o fare qualcosa senza però riuscirci.


Poi, all'improvviso, due braccia diafane gli circondarono la vita, e lo trassero a sè, facendogli appoggiare la testa su un petto solido e riempiendogli le narici di un profumo dolcissimo, che gli invase i sensi, quasi stordendolo.

Si abbandonò a quell'abbraccio quasi inconsciamente, senza rendersi conto che gli altri , in silenzio, erano saliti al piano superiore, lasciando lui e il compagno stretti in quell'abbraccio che tutto era, fuorchè amichevole.


Hanamichi scostò la testa da lui, guardandolo negli occhi.

In quei pozzi profondi lesse una luce nuova... desiderio forse?

"Cosa succede?" chiese con un fil di voce, anche se la sua mente aveva già capito da molto quale fosse il vero significato di quello sguardo e di quell'abbraccio.

Rukawa non rispose, ma il suo viso si mosse, e la sua bocca morbida si posò su quella tesa del rossino, che si sentì incendiare il viso a quel misero contatto.

La lingua dell'amico gli lambiva le labbra, cercando un accesso, che lui non tardò a dargli.

Le sue braccia si sollevarono, allacciandosi al collo del volpino, che strinse la presa su di lui, approfondendo quel bacio, che si faceva mano a mano più appassionato.

Le lingue duellavano senza sosta, e scariche elettriche si dipanavano da quell'unione, invadendo i corpi dei due ragazzi per i quali ormai nulla esisteva se non quella loro fusione in qualcosa di magico.


"Io..." disse Hanamichi staccandosi per respirare.

Un dito di Rukawa posato sulle sue labbra, ancora pulsanti per il bacio ricevuto, lo zittì.

"Non dire niente e ascolta"

Hanamichi si limitò a guardarlo, e rimase in silenzio.

"Da quando ci conosciamo, io so che nel mio cuore tu hai avuto un posto importante. E questa tua supremazia sugli altri è andata crescendo di giorno in giorno, fino a che non mi sono accorto che la tua amicizia non mi bastava. Io ti amo Hanamichi, ti amo davvero tanto... e da come mi hai baciato credo che i miei sentimenti siano ricambiati..."

Hanamichi guardò fisso il compagno più basso, e si gettò fra le sue braccia.

Era veramente troppo tempo che reprimeva quei sentimenti.
Da molti mesi cercava di non pensare a lui, ai suoi capelli scuri, ai suoi occhi brillanti, alla sua pelle chiara, alle sue labbra rosa e piene.

Erano ormai due anni che lo amava in silenzio.
Probabilmente dalla prima volta che l'aveva visto, là sulla terrazza della scuola.

Ma era troppo codardo per ammetterlo.
Anche con se stesso.
Perchè erano due ragazzi, perchè lui era il suo rivale, perchè era così bello, adesso, averlo vicino che non voleva rischiare di perdere quel loro prezioso legame a causa dei suoi stupidi sentimenti.

Ma era bastato un suo bacio per aprirgli gli occhi, per alleviare la sua sofferenza e per liberarlo dall'oppressione della paura.

Paura di una cosa proibita, ma che per lui, in quel momento, era la cosa più normale del mondo.

Catturò le labbra di Kaede fra le proprie, in un altro bacio profondo, quasi disperato.

Nella sua bocca, nelle loro lingue che si attorcigliavano e lottavano per la supremazia del bacio, Hanamichi sfogò tutta la frustrazione e il desiderio repressi in quegli anni, scoprendo finalmente cosa voleva dire essere davvero libero.


Respirò a fondo, stringendo forte il suo... poteva davvero chiamarlo 'ragazzo'?

"Stiamo insieme ora" disse d'un fiato a Rukawa, il cui viso esplose di gioia, dandogli una carica che non pensava di avere.


I due neofidanzati si accordarono per vedersi la sera.

I genitori di Rukawa sarebbero usciti, e i due sarebbero potuti rimanere un po' soli.
In fondo non era strano che due compagni di squadra passassero una serata insieme... 


Hanamichi non vedeva l'ora di poter affondare le labbra sulla pelle morbida del ragazzo che amava.
Voleva cullarlo, coccolarlo e farlo urlare di piacere.

Lo voleva così tanto che gli faceva male il cuore al solo pensiero.


La mattinata terminò fin troppo velocemente, e i due dovevano tornare a casa.
Tanto non c'erano gli allenamenti quel pomeriggio...


Hanamichi entrò in casa immerso nella gioia più incredibile e nemmeno udì la voce di sua madre che si scusava per non avergli fatto gli auguri quella mattina.

Entrò in camera e si gettò sul letto, il cuore che batteva e un sorriso di pura felicità dipinto sul volto.
Stava bene come non lo era mai stato.

Gli sembrava quasi di vivere un sogno, e se non avesse avuto ancora addosso il profumo buono di Kaede, forse l'avrebbe creduto davvero.


Alle nove in punto Hanamichi, tirato a lucido, suonava il campanello di casa Rukawa.


Indossava la maglietta azzurra che Lui gli aveva regalato, un paio di jeans stretti che scendevano larghi sulle scarpe bianche da ginnastica.

Aveva messo il gel sui capelli, che ora gli ricadevano in piccole ciocchettine sulla fronte, incoronando gli occhi neri, brillanti di gioia.

Bastò un breve squillo perchè Rukawa si fiondasse ad aprirgli la porta.


Un angelo.
Non c'erano dubbi.
Era un vero e proprio angelo.

Differentemente dal solito (bhe... lo aveva praticamente sempre visto in divisa) indossava una magliettina stretta, blu scura e un paio di pantaloni chiari di tessuto tecno, che gli ricadevano morbidi sui fianchi, lasciandogli appena scoperta la pancia, e mettendo in risalto il fisico magro ed asciutto, e la linea dei fianchi, così sensuale che lo fece deglutire.

I capelli erano spettinati, e gli davano un aria giocosa, ma i suoi occhi azzurri ardevano della stessa passione che provava anche lui.


"I miei sono già usciti" disse il volpino facendogli segno di entrare.

Hanamichi si affrettò a varcare la soglia, e non appena la porta si richiuse alle loro spalle, fu subito sulla sua bocca, unendosi a lui in un altro bacio dettato dall'astinenza che la mancanza dell'uno dava all'altro e viceversa.


Continuavano a baciarsi, le mani che vagavano sulle loro schiene, le virilità tese che si sfioravano.

"Ti amo..." disse Hanamichi guardandolo, non appena si staccarono per riprendere aria.
"Ti amo" replicò Rukawa prendendolo per mano, e conducendolo verso la propria stanza.


La camera della volpe non era molto grande, ma al centro c'era un letto a due piazze, con un meraviglioso copriletto di Saint Seya, retaggio di una sua infantile passione.


I due ripresero a baciarsi, stavolta con più foga di prima.

Hanamichi infilò le proprie mani sotto la maglietta del compagno, che sussultò al contatto delle dita gelide sulla sua pelle bollente.

Le loro eccitazioni cominciavano a premere per essere liberate.

Rukawa alzò le braccia tremanti d'eccitazione e, in un sol colpo, levò ad Hanamichi la maglietta vche lui stesso gli aveva regalato.
Ma il suo regalo, quello vero, glielo avrebbe donato adesso.


Si gettarono sul letto, Hanamichi sopra, e iniziarono a baciarsi di nuovo, mentre le mani vagavano alla ricerca di quanto più contatto fosse possibile.

Qualche secondo dopo, anche i pantaloni furono tolti di mezzo.

Ora solo il sottile tessuto dei boxer separava le due virilità, che strusciavano con vigore una sull'altra, aumentando l'eccitazione di entrambi i ragazzi.

Hanamichi abbandonò la bocca di Rukawa, intimandogli di appoggiare la schiena al muro.

Poi gli allargò le gambe e lo fece.
Fece quello che tante volte aveva visto disegnato su quei fumetti yaoi e shonen ai che leggeva di nascosto, ma che gli stavano tornando davvero utili.


Baciò la virilità del compagno attraverso la stoffa dei boxer, che gli tolse poco dopo, mettendo in mostra il suo membro teso e pulsante, ricco solo della propria eccitazione.

"Ha...Hanamichi" ansimò Rukawa, mentre la bocca del ragazzo che amava si chiudeva su di lui, facendolo gridare.

Hanamichi iniziò a pompare piano, stranito da quella presenza nella sua gola, che lo eccitava a tal punto da fargli sembrare impossibile aver pensato alle ragazze anche solo per sbaglio.

Lo amava.
Anche se era un ragazzo, anche se erano dello stesso sesso, Anche se erano sempre stati rivali, quello che provava era solo, puro e semplice amore.

Aumentò le pompate, mentre con una mano vagava sui testicoli, massaggiandoli, per poi scendere a succhiarli, uno a uno, saggiandone la rotondità perfetta.

Rukawa ansimava, e si contorceva sotto i tocchi del compagno, che lo stavano portando direttamente in Paradiso.


Poi, un dito curioso si infilò nella sua fessura, facendogli provare un piacere così intenso, che i suoi fianchi si mossero da soli verso quella mano che lo stava facendo godere come mai avrebbe pensato di poter fare.

Hanamichi aumentò il numero delle dita, e, contemporaneamente, accelerò il ritmo, delle pompate succhiando con più forza fino a che, in un urlo, Kaede non si liberò nella sua gola, inondandola di un succo caldo e dal sapore acre, ma non spiacevole, che lo fece, se possibile, eccitare ancora di più.

Lo liberò dalle dita ed alzò lo sguardo, vedendo gli occhi di Rukawa, fissi su di lui e carichi di desiderio.

Con uno slancio catturò di nuovo le sue labbra fra le proprie, facendogli assaggiare il suo stesso sapore.

Toccò piano la virilità appena svuotata del compagno, che, poco dopo, non faticò a rimettersi sull'attenti, pronta a sperimentare un nuovo devastante piacere.


Lo fece sdraiare e gli fece allargare le gambe.
Poi si posizionò fra esse, lambendo con la propria punta eccitata là dove Rukawa era più stretto.

"Sei pronto?" chiese con dolcezza
"Lo sono sempre stato, rispose Rukawa, sollevando le gambe ed offrendosi completamente a lui.


E Hanamichi entrò.
Piano, cercando di non sforzare.

Rukawa era estremamente teso, ma lui lo sentiva attorno sè, così caldo e stretto e umido, che la voglia prese il sopravvento, e, in un colpo solo, entrò fino in fondo.

Un urlo di dolore invase la stanza, mentre un rivolo di lacrime scendeva lungo le guance arrossate del giovane campione.

"Fa male Hana... fa dannatamente male..." gridò Rukawa, mentre il suo amante scendeva ad asciugargli con la lingua quelle gocce salate che gli avevano invaso il volto.

"Ti amo Rukawa... non potrei mai farti del male, mai, davvero. Rilassati amore mio, rilassati"

Hanamichi era fermo all'interno del corpo del compagno, nonostante questo per lui fosse altamente doloroso.

La sua eccitazione voleva essere soddisfatta, ma lui non poteva muoversi.
E non voleva farlo, finchè il suo piccolo amore non fosse stato pronto.

Iniziò a baciarlo con dolcezza, sempre rimanendo immobile, finchè non lo sentì iniziare a dondolare i fianchi verso di lui, desideroso di appagamento.


Senza abbandonare la sua bocca già gonfia di baci, il rossino iniziò a spingere sempre più forte, finchè non sentì provenire dalla gola del compagno un gemito lungo e prolungato, segno inequivocabile che aveva toccato il tasto giusto.

"Più forte" lo implorò Rukawa, e Hanamichi non se lo fece ripetere due volte.

Iniziò a spingere sempre più a fondo, aumentando i colpi passo a passo, cercando di colpire sempre quel punto particolare che faceva tanto urlare il suo amore.


Ed iniziarono le urla e gli ansiti, i gemiti e i lamenti, un coro di emozioni che si facevano lacrime, di gioia e di amore che bagnavano e invadevano i corpi dei due ragazzi, finalmente uniti dopo tanto penare.

Più le spinte aumentavano più i due sentivano il loro amore crescere e divampare, come un fuoco che arde e brucia, un fuoco le cui fiamme si fanno liquide, un succo bianco che invade e sporca, e ti fa urlare, perchè stai venendo con l'uomo che ami, e lo riempi e lo sporchi con il seme del tuo amore.

Caddero spossati uno sull'altro, ansimanti per la potenza di quell'orgasmo appena sperimentato.

Hanamichi lo liberò dalla sua ingombrante presenza, e si accoccolò accanto a lui, che lo strinse nell'abbraccio più dolce e sincero che avesse mai sperimentato.

"Grazie" sussurrò Rukawa, accarezzandogli piano la testa.
"Grazie a te" replicò Hanamichi, mentre le sue mani correvano felici sulla pelle stanca del suo amante.

E così, nudi e affaticati, ubriachi del loro stesso amore, i due ragazzi ormai uomini, si addormentarono, felici di quel loro dolce sentimento, nato in giorno d'inizio di primavera che, all'improvviso, nei loro cuori, era diventato estate.

Owari

HanaRu: Auguri Sakuchaaaaaaaaaaaaan^***********^ Ti adoriamo e siamo felicissimi di esserci potuti adoperare per il tuo compleanno
Sei: Non so perchè ma non sareste stati così felici se non ci fosse stata la lemon...
HanaRu: Sospetti bene^^'''
Sei: ecco -.- Cmq augurisismi sorellina e diecimiliardi e mezzo di questi giorni^*^


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