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Una volta per tutte

parte VI

di Choco


Hanamichi Sakuragi camminava lentamente al tramonto, con un pezzo di carta convulsamente stretto in una mano, un berretto dei Cincinnati  Reds calato sugli occhi ed il cuore che gli batteva talmente forte nel petto da sembrare volerlo sfondare.
Come aveva potuto essere tanto stupido? Come? Accettare così la sfida di Sendoh, senza nemmeno sapere cosa voleva proporgli in caso di sconfitta...
Si fermò di botto sul marciapiede, sentendosi avvampare furiosamente.
'Quel... Quel... Quel PERVERTITO!!!'
Avrebbe dovuto capirlo da tempo, che tipo di persona fosse... Con quegli occhi ammiccanti, quel sorriso allusivo... Quel suo modo di guardare...
Ma come avrebbe potuto venirgli in mente che l'asso del Ryonan fosse interessato ai ragazzi?
Proprio a lui, poi? Lui che l'aveva sempre trattato...
'Male...'
Lui che gli aveva sempre mostrato il suo lato peggiore, quello da sbruffone idiota ed attaccabrighe, lui che....
Ma a che diavolo stava pensando?
Non era certo il momento di preoccuparsi del 'perché' Sendoh lo trovava attraente!
C'era ben altro a cui pensare...
Hanamichi riprese a camminare, dopo aver deglutito un paio di volte. 
Per esempio, avrebbe dovuto escogitare un sistema per uscire da quella situazione senza accondiscendere alla richiesta assurda del porcospino...
... Non poteva certo fare a meno di presentarsi a casa sua: ne sarebbe andata di mezzo la sua reputazione.
Ma non poteva nemmeno assecondare Sendoh!
'Maledizione!'
Aveva dato la sua parola che avrebbe accettato 'qualsiasi' pegno... Non poteva tirarsi indietro, non poteva! Era un uomo d'onore, lui!
Mai si sarebbe dovuto dire in giro, a Kanagawa, che Hanamichi Sakuragi era venuto meno ad un impegno preso, mai!
E, anche supposto che Sendoh fosse stato abbastanza discreto da tenere per sé un suo eventuale retro-front... Era una questione di principio. Non avrebbe più potuto guardarsi allo specchio alla mattina, se si fosse comportato da codardo tirandosi indietro.
Eppure...
Si fermò di nuovo, asciugandosi il sudore dalla fronte con le manica della maglietta che indossava. Faceva dannatamente caldo, anche se ormai era sera... O forse era solo lui che era troppo agitato?
Diede un'occhiata al foglietto di carta ormai stropicciata che teneva in mano: certo che il porcospino ce ne aveva messo, di impengo, a disegnare quella piantina! C'erano tanto di disegnini scemi e frasette condite da cuoricini... E persino la sua faccia da schiaffi in super deformed sopra a quella che avrebbe dovuto essere la casa da raggiungere...
Hanamichi si sentì pulsare la solita vena sulla tempia, come ogni volta che si irritava particolarmente per qualcosa.
Lo prendeva pure in giro?
Maledetto!
Gliel'avrebbe fatta vedere lui... L'avrebbe conciato per le feste, così da farlo smettere di sorridere per almeno un mese!
Ma... no, non poteva... Almeno, non prima di aver 'pagato' il suo pegno... Ma dopo... Dopo, gli avrebbe cambiato i connotati!
Già...
'Dopo'...
Ma intanto... Intanto, 'doveva' stare ai patti.
Doveva, si...
Non poteva assolutamente tirarsi indietro, l'avrebbe data vinta a quel dannato porcospino! Era sicuro che Sendoh avrebbe gongolato, se lui avesse rinunciato: avrebbe avuto un ottimo motivo per farlo sentire inferiore, per poterlo umiliare... Per fargli finalmente ammettere di avere avuto *paura* di lui!
...Anche se lui ne aveva davvero, di paura. Davvero tanta. Non l'avrebbe mai ammesso con nessuno e gli seccava alquanto ammetterlo con se stesso, ma si sentiva... *terrorizzato*; la tachicardia da cui era afflitto da quando era uscito di casa ed il mal di pancia improvviso che gli era esploso ne erano le prove schiaccianti...
Si asciugò di nuovo la fronte.
Cosa gli era saltato in mente, di mettersi una maglietta a maniche lunghe? E poi, anche quella stupida camicia sopra... Perché aveva dovuto dar retta a sua madre? Sembrava un fottutissimo giocatore di baseball... Già, ma a lei aveva detto di avere un appuntamento con una ragazza! E così, una volta uscito dalla doccia, si era ritrovato dispiegati sul letto i vestiti che la mamma gli aveva comprato per le occasioni un po' speciali: un paio di jeans color rosso-ruggine, una camicia dello stesso jeans a maniche corte ed una T-shirt bianca a maniche lunghe di quelle con l'anello per infilarci il pollice.
Inutile specificare che lui non si sarebbe mai vestito a quel modo: troppo da fighetto. Non che gli dispiacesse vestirsi in maniera decente, ogni tanto... Ma quegli abiti 'trendy' gli davano sui nervi, gli ricordavano *troppo* le tenute ginniche di Rukawa, griffate da capo a piedi ... 
Hanamichi arrossì furiosamente e serrò i pugni, accelerando il passo.
*Non* doveva pensare a quel maledetto volpino, l'ultima volta che gli era capitato aveva avuto la sfortuna di abbattersi in Sendoh, con tutto ciò che ne era conseguito!
E poi...
A lui non andava di vestirsi bene perché, sotto sotto, non si era mai considerato un granché. Era convinto di sembrare... *ridicolo* con dei vestiti carini addosso.
Hanamichi, infatti, era del tutto inconsapevole della sua avvenenza; era per questo che adottava espedienti tipo tingersi i capelli e comportarsi in modo sguaiato per attirare l'attenzione.
In ogni caso, il 'genio del basket', alla fine, aveva accettato di indossare i vestiti comprati da sua madre perché sapeva bene quanti sacrifici costasse alla donna fargli quei regali, di tanto in tanto: da quando il papà non c'era più, la loro già non facile situazione economica era precipitata... La mamma si dava un sacco da fare con i turni in ospedale, cercando di farsi assegnare quante più notti poteva, ma comunque non era facile per lei tirare avanti da sola. Gli sembrava davvero il minimo fare onore ai suoi gusti in fatto di abbigliamento.
Però, caspita se erano attillati quei pantaloni... Il jeans era di quello un po' elasticizzato, quindi non ci si stava affatto scomodi, però...
Due belle ragazze gli passarono accanto, squadrandolo da capo a piedi e fischiando in segno di apprezzamento quando lo superarono;  lui  quasi  inciampo' dalla sorpresa.
Erano grandi, sicuramente andavano già all'università, da come erano vestite... E si erano voltate a guardare *lui*? Lui,che era stato scaricato da ben cinquanta ragazze in meno di 16 anni di vita? Lui, che con la sua altezza e la tinta assurda dei suoi capelli intimidiva le liceali, facendosi la fama del *brutto&cattivo*?
Hanamichi continuava a camminare sempre più in fretta, con gli occhi sgranati, a passo di marcia.
Ma che stava succedendo, negli ultimi giorni? Possibile che fossero quei vestiti ad attirare tanto l'attenzione? Oppure... Era anche quel che c'era dentro? Magari... Non era poi tanto male... Magari, bastava valorizzarsi un po' per farsi notare dalle ragazze?
Perso nelle sue elucubrazioni mentali e dilaniato dall'ansia, il sedicente Tensai non si accorse di un palo della luce sul suo cammino, che prese in pieno, producendo un sonoro 'dong' che si ripercosse in tutto il quartiere.
"MAPPORCAPALETTAAAAAAA!" Gridò un Hanamichi con le lacrime agli occhi, mentre cercava di tamponare le poche gocce di sangue che gli erano sgorgate dal povero naso contuso.
"Capitano tutte a meeeeeeeeeeeee?!?! BASTA! Me ne torno a casa, ecco!!!" 
Continuò a sbraitare, facendo voltare un'allibita coppietta di anziani che portava a spasso il cane.
Girò sui talloni, incamminandosi rabbioso nella direzione opposta a quella che stava percorrendo sino a quel momento.
'Opporc...'
Si bloccò di nuovo, alzando il pungo nel quale era ancora stretta la piantina disegnatali di Sendoh, asciugandosi i lacrimoni agli angoli degli occhi con l'altra mano.
Si era perso!
Aveva superato da almeno cento metri l'incrocio che il porcospino aveva segnato con una crocetta e la dicitura: 'qui a sinistra!'
No, non poteva essersi smarrito così per Kanagawa... Lui, il Tensai!
Altro che tornarsene a casa!
Se non fosse riuscito ad arrivare dal porcospino, ci sarebbe stato un motivo in più per additarlo come idiota...
No, no, no!!!
Doveva *assolutamente* riuscire a trovare l'abitazione di quel cretino! Era una questione di principio, lo doveva alla sua autostima...
Per il resto... Ci avrebbe pensato una volta lì.
Aveva deciso.
Guardò di nuovo attentamente la piantina, cercando di ricordarsi la strada che aveva percorso dal punto in cui non si era accorto di dover svoltare a sinistra; a passo deciso, percorse a ritroso le viuzze del quartiere residenziale nel quale stava girovagando. Si, si ricordava quel cancello in ferro battuto... Quell'altra casetta con il giardino ed un cagnolino isterico che abbaiava furiosamente a chiunque passasse lì accanto, compreso a lui, che però l'aveva fulminato con uno dei suoi sguardi più truci ed era riuscito a farlo scappare con la coda tra le gambe... Arrivato al punto che identificò come quello disegnato, Sakuragi tirò un respiro di sollievo: dopotutto, non era tanto idiota...
'Ma cosa vado a pensare? CERTO che non lo sono!' Si ammonì, prima di togliersi un attimo il berretto ed asciugarsi la fronte... Sarebbe arrivato a casa di Sendoh più puzzolente di un caprone, se avesse continuato a sudare in quel modo!
Beh, meglio... Così magari quella specie di depravato avrebbe desistito dal suo proposito di...
Scosse la testa, ricalcandosi il berretto fino sugli occhi e dando un'altra occhiata alla piantina; svoltò a sinistra come da istruzioni e, dopo nemmeno cinque minuti di camminata, intravide la casetta a due piani così ben raffigurata sul foglio che gli aveva dato Sendoh. Una casetta con un piccolo giardino davanti, non recintata, con il vialetto di ghiaia, un po' in dentro rispetto alle altre villettine sulla strada.
Hanamichi guardò torvo la faccina in super-deformed del porcospino, che svettava sopra alla riproduzione un po' naiffe della casa di fronte a lui; poi, avvicinandosi al vialetto d'ingresso, il cuore ricominciò a  martellargli nel petto come un tamburo.
Mentre era concentrato a ritrovare la strada, dopo essersi perso,  si era un po' calmato; ora, però, stava peggio di prima.
Guardò il foglietto, ormai ridotto ad un pezzo di carta straccia, per l'ennesima volta; in fondo c'era scritto 'I miei sono alle terme, suona pure il campanello senza farti problemi anche se arrivi tardi... Io comunque ti aspetto per l'ora di cena.'
Hanamichi fece un respiro profondo e cominciò ad avviarsi verso la porta laccata di bianco; dopo un paio di passi, si fermò.
Non ce la faceva!
Il suo cuore rischiava di esplodere... Di lì a qualche secondo sarebbe di certo svenuto... E, qualora fosse riuscito a raggiungere la porta e suonare il campanello, con tutta la tensione accumulata fino a quel momento sicuramente avrebbe mollato un bel pugno sui denti al porcospino, non appena se lo fosse visto comparire davanti...
Già, ma non poteva nemmeno fare la figura dell'idiota a quel modo, lì fermo in mezzo alla stradina di ghiaia, con la piantina convulsamente stretta nel pugno serrato... E se magari Sendoh lo stava guardando da una delle finestre, facendosi grasse risate?
No, doveva farsi forza!
Lui era il Genio, dopotutto!
Non doveva dimenticarsi che lui aveva battuto Akagi_gorilla, aveva schiacciato a canestro forzando la marcatura di Hanagata_quattrocchi, era riuscito persino a tener testa a Maki_vecchiaccio... Non poteva sentirsi intimidito da uno che faceva parte di una squadra che non era riuscita a classificarsi per i campionati nazionali!
Dopo un altro respiro profondo, imprimendosi bene in testa le immagini dei suoi rivali e fingendo di star correndo verso il canestro sbaragliandoli tutti, Hanamichi si fiondò in direzione di quella stucchevolissima porta laccata di bianco, stringendo i denti e chiudendo gli occhi.
Dopo essere inciampato miseramente a meno di un metro dalla meta e trattenendo meglio che poteva la sequela di imprecazioni che minacciavano di uscirgli, suo malgrado, dalla bocca, con un ultimo slancio si precipitò sulla porta, dando una vigorosa manata al campanello e restandoci incollato per buoni dieci secondi.
Chiuse di nuovo gli occhi, mentre ritirava la mano del piccolo pulsante color oro; cercò di respirare con calma, invano: il cuore gli batteva più forte e veloce che mai, se lo sentiva pulsare persino nella pancia... Aveva i crampi... E sentiva le labbra secche... Cosa gli sarebbe capitato, una volta che quella porta si fosse aperta?
Un 'clik', seguito da un lieve cigolio, preannunciò ad Hanamichi che il momento era arrivato.
Aprì gli occhi di scatto, pronto ad affrontare il porcospino, in un modo o nell'altro...
...E rimase scioccato.
Si stropicciò un po' gli occhi, in modo da assicurarsi di averci visto bene; magari la stanchezza e la troppa emotività gli avevano giocato un brutto scherzo... Ma la figura che si stagliava davanti ai suoi occhi non cambiò.
"R... R... Rukawa! Ma che ci fai tu qui?!?!?!?!?!?!?!?" Chiese, totalmente in panico, puntando l'indice sul petto di Kaede Rukawa, ritto in piedi di fronte a lui con la solita espressione indefinibile sul bellissimo viso diafano.
Due occhi d'onice lo scrutarono da capo a piedi come un metal-detector.
Poi, prima ancora che lui potesse cominciare a chiedersi il perché ed il percome a casa di Sendoh la porta gli fosse stata aperta dal volpino, una mano affusolata  ma dalla presa decisa gli afferrò il polso, trascinandolo dentro mentre una voce nasale e monotone bofonchiava qualcosa del tipo:
"Do'aho, e non stare lì sulla porta".
Il cervello di Hanamichi riuscì a sbloccarsi, cominciando ad elaborare velocemente la situazione.
Kaede Rukawa gli aveva aperto la porta... Un momento... Nella foga di suonare il campanello, non si era nemmeno curato di leggere il nome della famiglia che abitava in quella casa... Magari aveva sbagliato? Possibile che per uno strano scherzo del destino la casa del kitsune e quella del porcospino si somigliassero così tanto da far si che lui le avesse scambiate? No, no...  Non poteva essere... Forse... Forse Sendoh aveva solo deciso di prenderlo in giro e lo aveva spedito a casa del volpino... Ma perché, poi? E perché Sendoh avrebbe dovuto sapere dove abitava Rukawa?!?!
Sentì la porta sbattere dietro alle spalle e si voltò velocemente a guardare; non ne conosceva bene il motivo, ma rimanere chiuso con Rukawa a casa di Sendoh gli dava un senso di inquietudine tutto particolare.
Si guardò un po' attorno; si trovava in un piccolo salottino pavimentato con il parquet scuro ed arredato in modo semplice ma grazioso, quasi un po' *country*; in un angolo c'era un caminetto, in fondo alla stanza, sulla sinistra, un scala dello stesso legno scuro conduceva ai piani superiori. 
Sulla destra, invece, notò una porta laccata di bianco come quella d'ingresso, leggermente socchiusa, dalla quale sembrava uscire quel delizioso profumo che gli fece gorgogliare platealmente lo stomaco: a causa dell'agitazione che l'aveva tiranneggiato tutto il giorno non era riuscito a mandare giù un boccone dalla mattina e, dopo gli allenamenti del sabato e quella camminata gli era venuta una fame da lupi! Ma non era il momento di concentrarsi sul cibo.
Focalizzò nuovamente la sua attenzione su Rukawa.
Il suo compagno di squadra continuò a fissarlo per qualche secondo con un'espressione sempre più indecifrabile; non era la solita aria di ostentata indifferenza o quella lievemente infastidita che riusciva a fargli assumere quando lo provocava:  questa era un'espressione (se così si poteva definire) diversa... *Strana*.
E anche com'era vestito gli sembrava strano: non l'aveva mai visto senza l'uniforme scolastica o le solite tenute sportive.
Quella sera, invece, indossava una camicia di seta lavata blu su un paio di jeans chiari... E... Era scalzo... Senza nemmeno un paio di pantofole ai piedi. 
Quel blu scuro risaltava sulla sua pelle candida e la camicia, con le maniche negligentemente arrotolate e lasciata sciolta fuori dai pantaloni, insieme ai piedi nudi, gli conferiva un'aria... *indifesa*, quasi.
Decisamente, un Rukawa diverso dal solito... Ma ancora non aveva capito cosa ci faceva in quella che avrebbe dovuto essere casa di Sendoh!
Dopo un attimo di attonimento trascorso a contemplare l'insolita immagine della sua nemesi, Hanamichi si riprese; incrociò le braccia sul petto e si accigliò.
"Allora... Adesso che mi hai trascinato dentro, mi vuoi rispondere, Kitsune? Che ci fai tu qui?"

***

Rukawa alzò gli occhi al cielo e si lasciò andare ad una delle sue tipiche esternazioni di fastidio, quel lieve soffio a metà tra uno sbuffo e un sospiro...
Quell'idiota.
Era così...
*Bello*, mentre lo osservava con quell'aria di smarrimento sul volto abbronzato; con le labbra dischiuse, gli occhi spalancati e la fronte leggermente corrucciata nello sforzo di pensare come mai lui si trovasse lì, quell'aria di innocente ingenuità che gli addolciva i lineamenti...
Perché in un attimo aveva di nuovo assunto una delle sue espressioni da deficiente patentato? Non poteva lasciarsi ammirare ancora un po'?
Che poi, vestito in quel modo...
Accidenti, che effetto faceva! Quei pantaloni mettevano in risalto le sue gambe lunge e muscolose e...
Aveva una voglia terribile di girargli attorno e guardare come gli stavano sul sedere. Era sicuro che sarebbe stato uno spettacolo... Ma se ne guardò bene, deglutendo per lo sforzo di non lasciar trasparire *quanto* gradisse lo spettacolo dinnanzi a lui...  Nonostante la faccia da ebete che il do'aho aveva messo su.
Decise di scrollare le spalle, gesto che, lo sapeva, avrebbe fatto irritare da morire il ragazzo di fronte a lui; ma aveva bisogno della sua maschera, in quel momento... Più che mai.
"*Lui* è a farsi la doccia. Scenderà tra pochissimo" disse, con il tono di voce più neutro che riuscì a mantenere.
Vide Hanamichi sbattere le palpebre due o tre volte, mentre l'espressione corrucciata lasciava nuovamente il posto, sul suo viso, ad un'aria di vago stupore.
"S... Si... Ah, va bene... Ma... *Tu* cosa ci fai, qui?" Gli chiese, appoggiando le mani sui fianchi.
Rukawa lo considerò in silenzio. Gli occhi gli si posarono sul particolare della manica della T-shirt bianca, l'anello che avvolgeva i pollici...
Intrigante. Molto intrigante. Non pensava che il do'aho si sarebbe mai scelto qualcosa di così particolare...
Scrollò di nuovo le spalle, cercando con tutte le sue forze di rimanere indifferente e non lasciare trapelare nessuna delle emozioni che si stavano agitando dentro di lui... E di riuscire a mantenere il controllo del suo stupido corpo, che invece non era affatto così risoluto nel nascondere le reazioni che la vicinanza del do'aho gli procurava.
"E' logico, no? Sendoh ha incastrato anche me", decise di rispondere, con una voce che cercò di modulare nel modo più seccato che gli riuscì.
Osservò Sakuragi incrociare di nuovo le braccia, questa volta sull'addome, come se avesse accusato un improvviso mal di pancia; e la sua faccia...
Sarebbe stata da fotografare. Non l'aveva visto così in preda al panico nemmeno la prima volta che si era trovato ad affrontare i tiri liberi, nella partita contro il Miuradai.
"L... Logico? In... Incastrato? Che... Che significa, Kitsune?"
Oh, che tenero... Stava balbettando. *Adorava* quei momenti, in cui veniva fuori il *vero* Sakuragi... Peccato che capitasse troppo di rado.
Si morse le labbra, per evitare di sorridere; per ulteriore precauzione, si voltò anche di spalle, perché di sicuro i suoi occhi l'avrebbero tradito.
Cosa gli avrebbe raccontato, adesso? Perché quell'altro pazzo ci metteva tanto, sotto quella dannatissima doccia?
"Ho perso una sfida", fu la sua risposta. Una delle sue *tipiche* risposte, dopotutto.
Silenzio. Silenzio per qualche interminabile secondo, seguito dal rumore di qualcuno che deglutiva rumorosamente.
Rukawa si dovette sforzare davvero per non mettersi a ridere, ma non sapeva bene se tanta ilarità era dovuta alla tenerezza che gli faceva il do'aho in quella situazione o alla terribile tensione che stava dilaniando anche *lui*... Certo, lui aveva il vantaggio di *sapere*... Mentre il povero Sakuragi era ignaro di tutto... Se non di quello che avrebbe dovuto essere il pegno da pagare.
Un rumore di passi dietro di lui richiamò la sua attenzione, ma, prima ancora di potersi di nuovo voltare ad affrontare il do'aho, un paio di mani grandi gli afferrarono le spalle, facendolo poi girare di forza verso il loro proprietario.
Lui sussultò: essere toccato da Hanamichi era sempre stata un'esperienza scioccante, soprattutto perché si era sempre realizzata a suon di pugni; in quel momento, però, era più sconvolgente del solito.
Anche perché il do'aho lo stava fissando con una faccia ultra-seria e gli occhi pieni di panico. Le sue mani erano caldissime, ma il suo volto, a dispetto del caldo che faceva, era pallido e teso.
"Rukawa... Non mi va di scherzare. Dimmi che succede. Non mi piace questa situazione, non mi piace nemmeno un po'!"
Quelle parole, per qualche strano motivo, ebbero l'effetto si una stilettata al cuore; allora, si concesse si sorridere leggermente, un sorriso affettato e crudele.
"Paura, do'aho?" Gli chiese, fissandolo negli occhi con uno sguardo di sfida; inconsciamente, si preparò a ricevere un bel pugno in faccia, che però non arrivò. Vide le pupille, nei bellissimi occhi in cui stava fissando, dilatarsi al punto di coprire completamente la splendida tonalità nocciola che li caratterizzava; si, aveva paura. Tanta paura. E lui si sentì improvvisamente un verme.
Le mani si ritirarono improvvisamente dalle sue spalle, lasciandogli una fastidiosa sensazione di perdita; poi, Sakuragi si voltò.
"Basta. Io me ne torno a casa. Quando Sendoh scende, digli che ne ho avuto abbastanza", sentenziò, con la voce tremante ed i pugni stretti all'estremità delle braccia tesissime.
Già... Non aveva tutti i torti. anche lui avrebbe reagito così, con tutta probabilità.
Ma... Non poteva mica lasciarlo andare via a quel modo, no? Quella sarebbe stata l'unica occasione di passare una serata assieme a lui...
Probabilmente avrebbero spiluccato qualcosa assieme e nient'altro, aiutati dalle chiacchiere di Akira che avrebbero alleggerito la tensione... Ma a lui bastava ed avanzava.
Anzi... Per lui sarebbe stato il Paradiso.
Erano secoli che non mangiava assieme a qualcuno che non fossero i suoi genitori... Oh, beh... Non che con loro riuscisse a cenare così spesso. Gli faceva compagnia più di frequente la nonna, che ogni tanto si impietosiva e passava il pomeriggio a preparargli qualcosa di buono, evitandogli i cibi precotti che la mamma gli lasciava da scaldare con tanto di bigliettini e noticine, prima di sparire al lavoro la mattina, prima che lui si alzasse e tornando alla sera, quando lui era già bello e addormentato.
Mangiare con degli amici, poi...
'Amici'...
Ma ne aveva mai avuti davvero, lui? Si... Forse alle elementari. Quando era ancora in grado di socializzare in modo *quasi* normale. O meglio... quando i suoi compagni di classe erano ancora bambini, abbastanza genuini e spontanei da andargli vicino e cercare di interagire con lui.... Cosa diventata man mano più complicata con il passare degli anni e l'avvicinarsi dell'adolescenza...
Chissà se per tutti i suoi compagni avere quindici anni era così... *schifoso*?
Lui aveva sempre avuto un carattere chiuso ed una grande difficoltà ad esternare i suoi sentimenti e le emozioni... Trovava oltremodo *difficile* parlare e, quando si sforzava di farlo, riusciva solo ad essere sgradevole.
Sendoh era riuscito a sgretolare un pochino la sua corazza... quando gli aveva proposto di andare a letto con lui era rimasto sì sconvolto... Ma *piacevolmente*. Gli aveva dato modo si comprendere che non era *lui* ad essere sbagliato, che non era l'unico a provare strane pulsioni nei confronti di un altro ragazzo... E, soprattutto, l'aveva fatto sentire *desiderato*. Accettato. Lui, che da anni, ormai, era sempre stato terribilmente... beh... *solo*, in una parola. E, sempre Sendoh, si era anche preso la briga di organizzargli questo incontro... Non poteva assolutamente sprecare l'occasione, non se ne sarebbe presentata una seconda...
Smise di pensare nell'attimo stesso in cui si accorse che la mano del do'aho si era posata sulla maniglia della porta d'ingresso; agì d'impulso, non aveva più tempo per meditare sul da farsi.
Si precipitò verso Hanamichi e, esattamente come aveva fatto lui, lo bloccò afferrandolo saldamente per le spalle, facendolo girare verso di sé.
Udì un suono strozzato uscire dalla gola di Sakuragi, mentre lo inchiodava alla porta, le mani saldamente aggrappate alle sue spalle.
Si sforzò di fissare lo sguardo sul legno laccato di bianco della porta, perché sapeva che una sola occhiata a quel viso che sicuramente ora era più che mai confuso e spaventato gli avrebbe tolto ogni coraggio per cercare di trattenerlo.
"Aspetta, do'aho!"
'Aspetta... Ti prego, aspetta... Lasciami riflettere... Lasciami trovare una stupidissima scusa che di convinca a non andartene...'
"Aspetta...", ripeté, più gentilmente.
"Lasciami andare, Rukawa!" La voce di Hanamichi tremava ed il suo corpo era teso come una corda di violino. Rischiava grosso a continuare a provocarlo, lo sapeva... Provò con la stessa tattica che aveva suggerito a Sendoh.
"Senti... Non vorrai che tra i membri del Ryonan si cominci a vociferare che noi dello Shohoku siamo  pappemolli e  vigliacchi e non sappiamo stare al gioco... Vero?"
Interminabili secondi di silenzio, prima di udire un sospiro profondo e un po' tremulo.
"Non... Non vorrei... Però non mi va nemmeno di stare a questo giochetto! Cosa vuole da te Sendoh? Perché sei qui anche tu?" Chiese Hanamichi, liberandosi dalla sua stretta con un moto di stizza.
Bene... OK. La curiosità aveva preso il sopravvento. Qualche minuto in più per pensare.
Rukawa sospirò profondamente e, con uno slancio di coraggio lo guardò negli occhi. Doveva tranquillizzarlo... non poteva continuare ad evitare il suo sguardo, lo avrebbe reso ancora più inquieto.
"Perché, a te cosa ha chiesto?"Domandò di rimando.
Vide Hanamichi arrossire fino alla punta dei capelli, per poi sgattaiolare via dall'esiguo spazio che si era creato tra lui e la porta. Scappò, praticamente, verso il centro della stanza.
"Te... Te l'ho chiesto prima io, Kitsune!!!" Protestò, in tono quasi isterico. 
L'asso dello Shohoku si voltò lentamente. Sorrise, finché Hanamichi era voltato di schiena e non lo poteva vedere.
"Mi ha chiesto di andare a letto con lui"
Forse non era la tattica giusta, raccontargli la verità... Ma lui non era abituato a dire le bugie... Lui non era proprio abituato a parlare, figurarsi a mentire!
Sakuragi si voltò lentamente. Il rossore di poco prima aveva lasciato il posto ad una tonalità cadaverica quasi preoccupante ed i suoi occhi erano talmente sgranati da somigliare a due palloni da Rugby.
"Me ne vado", disse poi in un rauco sussurro, quasi gli fosse mancata la voce dallo shock, dirigendosi ancora una volta verso l'uscita.
Rukawa gli sbarrò la via con il proprio corpo, appoggiando le spalle alla porta.
"E  non reagire come una ragazzina isterica! Non puoi farti spaventare da *quello*!"
"Levati di mezzo, Rukawa! Non voglio stare un minuto di più a casa di questo pazzo... E... E anche *tu*!!! Come fai ad essere così tranquillo, eh?" Hanamichi stava cominciando a scaldarsi; il panico stava lentamente prendendo il sopravvento, facendolo reagire con la tipica aggressività.
Aveva afferrato il colletto della camicia blu di Rukawa e lo scrollava ad ogni parola.
"Sono tranquillo perché non sono un do'aho come te. Non ti ha nemmeno sfiorato l'idea che Sendoh abbia soltanto voluto vedere se davvero avevi il fegato di presentarti a casa sua? E non pensi che andandotene gliela daresti vinta?"
Rukawa capì di aver azzeccato gli argomenti giusti quando notò il viso di Sakuragi ritornare di un bel colorito rosso-vermiglio, mentre allentava gradualmente la presa sulla  sua camicia, fino a lasciarlo andare e distogliere lo sguardo, smarrito. Lo osservò voltarsi, dandogli le spalle per l'ennesima volta.
Era terrorizzato, si capiva chiaramente... Il suo corpo sembrava sul punto di spezzarsi, talmente era teso e tremava visibilmente. Forse era riuscito a rassicurarlo... Ma non abbastanza.
"Da... Da quando è che fai discorsi tanto lunghi, Kitsune?" Gli chiese, cercando di sembrare ironico e riuscendo a risultare soltanto impaurito.
"Do'aho..."
'Do'aho... Guarda che con te ho sempre parlato, se non te ne sei accorto. Se la persona con cui parlo di più... Anche se lo faccio a modo mio...'
Rukawa approfittò del fatto che Hanamichi si fosse allontanato dalla porta per chiudere a chiave e togliere le chiavi dalla toppa, infilandosele in una delle tasche dei jeans.
"Comunque tu da qui non te ne vai. Non ti permetterò di farci fare un'altra figura da idioti... Dopo tutte quelle che ci regali in partita. Se vuoi uscire, prima ti dovrai prendere le chiavi" Sentenziò, secco.
Udì di nuovo Sakuragi deglutire.
"E... E se invece... F... Facesse sul serio?" C'era una nota incrinata nella sua voce, come se fosse sul punto di piangere. Come una persona in preda al panico più totale. Come un bambino che si perde di notte nel parco, dopo essere rimasto a giocare troppo a lungo, senza accorgersi che si stava facendo buio e che avrebbe dovuto tornare a casa...
Rukawa sentì qualcosa sciogliersi, dentro di lui. Istintivamente, gli si avvicinò; ancora una volta, lo afferrò per le spalle, ancora una volta lo fece girare verso di lui, ancora una volta rischiò di perdersi nel meraviglioso specchio di emozioni che erano i suoi occhi... Non sopportava di vederlo così: si sarebbe divertito finché Hanamichi fosse rimasto nei limiti dell'imbarazzo e della tensione, ma quella che gli leggeva in faccia era autentica paura.
"Sakuragi..." Che strano effetto, pronunciare il suo nome. Non chiamarlo do'aho... O mentecatto, rimbambito, o in nessuno degli altri modi in cui lo appellava di solito. Doveva aver fatto molto effetto anche ad Hanamichi, visto che sul suo viso si disegnò un'espressione stupita, la fronte leggermente aggrottata.
"Sakuragi... E' solo un gioco. Non c'è niente di cui avere paura"
La frase gli uscì con una voce talmente dolce che fece fatica a riconoscerla come sua.
In ogni caso, ebbe l'effetto di rassicurare lievemente il ragazzo di fronte a lui, dato che lo sentì rilassarsi un po', mente lo fissava, ancora stranito.
"...Non ti preoccupare. Aki... Sendoh è molto dolce. Non ti farebbe mai fare niente se tu non lo volessi. Fidati"
Ma l'aveva detto davvero? Cosa gli era preso?
Vedere Sakuragi tanto spaventato gli aveva annullato i meccanismi di difesa... Ed era inspiegabilmente riuscito a tirare fuori il lato più nascosto di se stesso...
Finalmente, Sakuragi reagì, allontanandosi da lui e sottraendosi alla sua stretta proprio come aveva fatto pochi minuti prima; solo, con meno fretta e più per imbarazzo che per  altro.
"S... Sendoh è molto dolce? C... Che significa? Da quando lo conosci così bene?" Chiese, sospettoso.
Rukawa gli regalò un'altra scrollata di spalle.
"Siamo amici", rispose nel modo più semplice e diretto a cui riuscì a pensare.
Sakuragi lo fissò come se gli fossero cresciute le antenne.
"A... Amici? Vuoi dire che anche tu hai degli amici, Mister_Frigorifero_a_due_gambe? Questo si che è uno scoop!"Esclamò, in un tono di voce che perdeva man mano le note rauche ed incerte di poco prima e diventava via via più stridulo ed in falsetto. Anche il suo viso stava cambiando, in una di quelle assurde metamorfosi che solo a lui riuscivano.
Da un certo punto di vista era un bene, voleva dire che si era davvero tranquillizzato... Dall'altra, quella provocazione gratuita era stata, per Rukawa, come un pugno allo stomaco.
"Chi è Mister Frigorifero?"
La voce, proveniente dalla scala in legno in fondo alla stanza, li fece sussultare entrambi.
Sakuragi si voltò; Akira Sendoh stava scendendo nel salotto, con indosso soltanto un paio di jeans pieni di strappi e asciugandosi i capelli con un telo di spugna.


- fine capitolo 6 -



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