AVVERTENZE:
se a qualcuno
disturbano le storie che trattano di sentimenti fra ragazzi dello stesso sesso non
legga ciò che ho scritto.
Racconto originale, Rating PG.
il protagonista è la mia
versione maschile, siccome non ho ancora imparato a scrivere di me al femminile
uso i vari personaggi per esprimere ciò che penso e sento.
thank you... Good-bye
I personaggi sono di mia
invenzione (Mia cugina esiste veramente e il suo soprannome è Nina, non è
esattamente così di carattere ma... le nostre telefonate mi hanno ispirato).
In via teorica questo racconto è il continuo di “Stesso posto... stessa ora...” però,
secondo me, sono abbastanza indipendenti l’uno dall’altro.
''''''''''''''''''''''''''
UNA TELEFONATA...
By Ombra...
...Tuuhh... tuhhh...
Il telefonino continuava a suonare
Tuuhh.. tuhhh..
Si attaccò all’aggeggio con fare disperato
Tuuhh.. tuuhh..
Nessuna risposta..
nessuno dall’altra parte del telefono!!
Adirato buttò giù.
Nel giro di tre minuti aveva provato quattro
volte ma proprio niente!
Sembrava proprio che la sua cara cuginetta si
fosse.. persa!!
Osservò il display con aria assorta e sbuffò.
Non poteva fargli questo, non ora!
Le mani ancora gli tremavano..
la gola era secca e le labbra un po’ tagliuzzate per il continuo mordicchiare.
Si guardò attorno e puntò una panchina
abbastanza isolata.
La patina di apatia lo stava lentamente abbandonando,
ora.. ora voleva.. voleva parlare, con sua cugina,
voleva esprimere ciò che provava.
Rivolse lo sguardo ancora qualche attimo
intorno a se e poi tornò a fissare il display..
“Avanti” pensò squadrando malamente l’oggetto
incriminato.
Proprio lui restio a qualsiasi dimostrazione
di emozione, anche perché fin ad ora non ne aveva avuto questo gran bisogno,
attendeva con ansia che colei che stava all’altro capo del telefono lo degnasse
di attenzione.
Alzò gli occhi al cielo mentre..
Nella sua mano l’apparecchio vibrò una volta e
poi la canzone risuonò
1“You wait
in the palid slivered sky
Come into
the pantheon
Welcome to
the universe
Welcome to
the universe
Welcome to
the universe”
Al secondo “welcome..”
però rispose sospirando.
“SCUSA SCUSA SCUSA” sentì cantilenare la voce
famigliare.
“Hm” acconsentì lui che nonostante non volesse
essere freddo per ora non riusciva ancora a distendersi, dopo tutto la sua vita aveva appena cominciato a cambiare.
“ANCORA
SCUSA. My cusin.. mi perdoni?? ” chiese speranzosa.
“Hm!” e diede un po’ più di enfasi al
monosillabo.
“Ma bene!! Io mi dispero e.. il congelatore dall’altra parte non mi
degna di una risposta che contenga più di due sillabe” disse lei
leggermente piccata.
“Oh” sospirò lui abbattuto, sapeva che avrebbe
risposto così, non poteva aspettarsi qualcosa di diverso e dopo tutto ne era felice..
Questo voleva dire che avrebbe avuto sempre il
suo appoggio.
“Beh.
direi che.. il mio monologo potrebbe continuare
all’infinito, ma sai di solito se si
chiama insistentemente qualcuno è perché si vuole DIRE qualcosa.
Oh beh.. però non siamo tutti te. GIUSTO??” il tono era fintamente acido, ma ormai si
conoscevano da troppo tempo per prendere sul serio tali schermaglie.
“Ohh” sbuffò
mettendo il viva-voce in modo che potesse stirare le dita.
“Ok. Va
bene. Senti.. io di cose da dirti le ho ma.. non è una
cosa di tutti i giorni che TU chiami me!
Quattro
volte poi.. eh.. allora?
Vuoi
parlare un po’.. certo a modo tuo” chiese con dolcezza cogliendo subito il
tasto giusto.
“È.. successo” esclamò infischiandosi di chi
passava intorno a lui nei suo pressi.
“È..
successo? ” chiese perplessa.
“Uhm, ti ho mandato un mex
solo DUE ORE FA” sibilò lui sbuffando.
“AHH.. ohhh CHE COSA??? ”
urlò quando si rese conto di ciò che era “successo”.
“Ehm.. calma” disse
lui a voce bassa, osservandosi la mano che aveva stretto poco prima il
cellulare quasi a volerlo stritolare.
“UHM.
Ora sono calma. Però.. CHE COSA????? ” urlò ancora
facendosi sentire anche dalla parte opposta del parco dove lui era seduto.
“Mh, beh.. si sei calma. Ora posso parlare”
sorrise e prese un lungo respiro, sapeva che la cugina lo avrebbe ricoperto di
domande quindi rifletté bene sulle parole che avrebbe usato.
“Ok, sto
in silenzio” mormorò lei zittendosi.
“Va bene. Allora..
sono uscito..
..DUE ORE PRIMA..
La lezione di storia che di normalmente
catturava la sua attenzione sopra ogni cosa, ora gli stava scivolando addosso,
no proprio non riusciva a concentrarsi!!
Strinse la penna tra le dita e per poco non la
ruppe.
Lui non conosceva tutti quei sentimenti che
stava provando.
Erano nuovi.. e
dolorosi.
Voleva solo sentire un po’ di pace, ma non
poteva ascoltare musica ora!
Era a scuola!
Proprio mentre questo pensiero gli
attraversava la mente la campanella dell’intervallo suonò.
Mise le mani in borsa e afferrò l’Ipod, posizionò le cuffiette e alzò a tutto volume:
le calde note degli Evanescence
lo circondarono.
Inspirò profondamente.
Se pensava a ciò che gli era successo, poteva
solo sorridere, eppure..
Cominciò a sentire il bisogno di dirlo a
qualcuno.
Alzò lo sguardo.
Vide solo volti grigi, pallidi e cinerei. Non
gli dicevano nulla.. non gli ispiravano alcun che.
Sbuffando afferrò il cellulare.
La sua cara cuginetta..
si, lei andava più che bene.
Accese l’aggeggio e compose velocemente un
messaggio, brevemente “ho incontrato un angelo ma è volato via”
Quando inviò il mex
parecchio lungo si sentì con il cuore un po’ più leggero.
Era la prima volta che rendeva partecipe
qualcuno di ciò che gli avveniva intorno.
Si sentì in imbarazzo all’inizio ma poi si
ricordò chi era la cugina e così si ritornò a sorridere.
L’ultima ora e mezza era passata veloce.
Aveva voglia di uscire da lì, correre a casa e
mettere a tutto volume “THE FANTASY”, avrebbe l’avrebbe ascoltata sorridendo
come un demente, poi avrebbe messo “THE KILL” e con questa avrebbe pianto, da
solo.. o forse no..
Forse avrebbe chiamato la sua devota cuginetta
che gli avrebbe proposto di piangere insieme.
Scosse il capo uscendo dalla classe, osservò i
compagni scherzare, accalcarsi, parlarsi animosamente e infine salutarsi
calorosamente.
Aveva pensato alcune volte che c’erano dei bei
ragazzi tra i suoi compagni però l’interesse si era subito spento.. non essendoci nulla che lo alimentasse,la bellezza non è
tutto.
Di sottecchi osservò anche la professoressa,
che come al solito aveva notato che lui aveva qualcosa di strano,
ma ora non sopportava proprio l’idea di un terzo grado, così sgattaiolò
via veloce.
Si ritrovò fuori dalla scuola in un minuto,
respirò l’aria oggi stranamente pulita e si guardò ai lati, per controllare che
nessuno dei suoi “scherzosi compagni” lo rompesse.
S’incamminò a testa alta.
Era strano perché solitamente non amava
guardare ciò che avveniva attorno a se, eppure ora camminava tranquillamente,
insieme alla sua amata musica verso la stazione della metro.
Il cellulare gli vibrò un attimo prima di
girare l’angolo per trovarsi davanti alla chiesa, salutò l’edificio e prese
l’aggeggio.
Mex della cugina: “Ok, sono con te CUGINETTO. Se vuoi CHIAMAMI, e speriamo bene”
Nel messaggio lui aveva anche scritto che
infondo se lo aveva incontrato una volta poteva ricapitare!
Finì di leggere e sospirò,
quelle poche parole e poi.. la scritta “TVB” con accanto una faccetta
sorridente:
gli si strinse il cuore.
Era affetto, puro e semplice..
Lei gli voleva bene e glielo diceva ogni volta
che poteva.
Fissò il display e..
per la seconda volta nella giornata gli vennero le lacrime agli occhi.
Stavolta però non le lasciò andare e cercò di
trattenere il respiro.
Ripresa a camminare, ora più velocemente
cercando di raggiungere presto la metro, prima si rinchiudeva in casa meglio
era!
Passò la fontana, le panchine e i cartelloni
dell’edicola del piazzale.
Attraversò la strada senza neanche guardare,
tanto lì non transitava mai nessuno a quell’ora e passò davanti al negozio
“Tutto a un Euro”.
Le lacrime però erano ancora li.
Si bloccò di colpo e trattene ancora di più il
respiro, ma ci riuscì solo pochi minuti.
Non può frenare ancora per molto.. è troppo!
Cominciò a tossire.
Aveva la gola secca da ore, e aveva respirato
la polvere del gesso poco prima di uscire da scuola.
Tossì una, due, tre
volte.. non riusciva a smettere.
E la fontana era ormai troppo lontana.
Di bar neanche a pagarne..
tossì ancora graffiandosi la gola.
Si tenne il collo e mise una mano davanti alla
bocca cercando di bloccare quella tosse convulsa che lo stava lasciando senza
aria.
Si piegò su se stesso mentre quell’apatia che
tanto lo aveva oppresso gli passò accanto: nessuno che lo aiutava, nessuno che
si fermava, nessuno!! Alcuni sguardi curiosi e poi.. nulla, l’indifferenza.. completa.
Chiuse gli occhi cercando almeno di non
piangere, anche se ne aveva molta voglia ORA!
Tossì per l’ennesima volta.
Si sentiva privo di forze e un enorme macigno
sul petto.
Pensava ormai di essere condannato a morire
soffocato.
Davvero poco ci mancò!
“Ehm.. tieni” quella
voce!
Il capo gli guizzò in alto e per poco davvero
non soffocò!
Il suo angelo!
Il suo bel misterioso dal volto angelico gli
stava porgendo una bottiglia d’acqua ancora sigillata.
“I..io..” cercò di
dire lui ma nulla, la tosse lo stava davvero strozzando!
Con imbarazzo prese la bottiglia e l’aprì,
guardò ancora alcuni attimi il ragazzo, che aveva tolto gli occhiali e a sua
volta lo stava guardando.
Bevve alcuni lunghi sorsi inghiottendo
lentamente.
La gola in fiamme ringraziò con piacere
l’intervento “celeste”.
“Gra.. gra.. grazie” balbettò
abbassando lo sguardo impacciato.
“Di nulla..”
rispose lui sorridendo.
“AH ehm..” non
riusciva a dire niente così un attimo dopo che rialzò lo sguardo l’altro gli
aveva sorriso ed era pronto ad andarsene visto che gli dava giù le spalle.
Qualcosa dentro di lui URLÒ e lui.. lui.. obbedì per una volta almeno!!
“La.. la bottiglia”
mormorò e l’altro si fermò “non la rivuoi?” chiese con incertezza, poi però ci
pensò e si diede dell’idiota, ma qualcosa di più intelligente non lo aveva
proprio in testa?!
“Oh.. beh
tienila pure. La tosse potrebbe
tornare” e la risposta cordiale dell’altro lo spiazzò completamene.
Si volse e gli
sorrise.
Il ragazzo in preda alla vergogna più totale
abbassò lo sguardo e girò, senza realmente avere l’intenzione di andarsene.. più che altro un modo per essere meno ridicolo.
Fece un passo in avanti e sospirò.
Il suo bel angelo sarebbe rimasto un sogno.. un sogno proibito.
Un bel sogno proibito!
“A..aspetta
”
Oppure no?
Allora anche gli angeli balbettano?
Si chiese, quasi in adorazione, il ragazzo che
appena si volse verso il proprio perse un battito.
“I..i..io” riuscì a farfugliare deglutendo
così tante volte a vuoto da azzerare ancora la saliva.
“Io sono Francesco”
Il ragazzo guardò con gli occhi sbarrati il
suo angelo, gli aveva rivolto la parola.. si era
presentato!!!
“Piacere” con voce calda gli porse la
mano e lui la fissò con titubanza.
“TU.. tu..”
“Si Francesco. E tu?” ripeté
ancora senza mai usare scherno.
“Io?? Ehm.. Si..simone” mormorò piano avvicinando la mano a quella del suo
angelo che aveva scoperto chiamarsi Francesco.
“Io..”
“Tu?” chiese leggermene incalzante.
“Io.. già” esclamò
mentre il suo angelo Francesco gli prendeva la mano e la stringeva.
“Bene. Con i
nomi ci siamo” scherzò con allegria senza mostrare
derisione.
“Ah.. ok” annuì ma
non disse nulla, anche quando notò che le loro mani erano ancora legate.
Provò a ritrarla ma..
non ci riusciva.
“Possiamo continuare a parlare
o devi scappare?” domandò stringendo la mano del ragazzino
nella sua, lo guardò negli occhi, guardò negli occhi di quel ragazzo che si era
presentato come “Simone” e gli sorrise con estrema
dolcezza.
“Io.. no.. non..
subito” fremé stranito da quel continuo e intenso calore.
“Ok” mormorò invece lui accarezzando
delicatamente la pelle liscia e ottenne indietro un brivido, quel brunetto poco più basso di lui era estremamente confuso e.. stava arrossendo davanti ai suoi occhi.
Sorridendo lasciò piano la presa e attese
qualche attimo fino a che lui non si riprese.
Ebbe così finalmente il tempo di osservarlo da
vicino, non gli era mai successo con un ragazzo ma..
se ne sentiva attratto in un modo strano, sentiva che doveva proteggerlo,
curare, preservare da qualunque male.
Era lì.. a pochi
centimetri da lui, era li e.. voleva abbracciarlo e portarlo via con se.
“Ehm.. dove, cosa”
non riuscì a formulare un pensiero lucido perché lo sguardo intenso di
Francesco lo stava facendo sciogliere.
“Hai gli occhi blu” mormorò d’istinto senza
pensare.
“Io, si
e tu.. di un intenso castano” la voce
calda del suo angelo lo lambì con leggerezza.
“Io..” cercò ancora di
dire ma abbassò lo sguardo, nessuno gli aveva mai fatto un complimento.
“Senti. Stare qui in mezzo
al marciapiede è inutile, che ne dici
di sederci.. laggiù” gli indicò le
panchine poco lontane da loro.
“Ah.. ok”
Il bruno seguì il biondo senza aggiungere
altro.
Francesco aveva osservato il brunetto e ne aveva dedotto con estrema lucidità che gli
piaceva, senza alcuna ombra di dubbio.
I capelli neri abbastanza corti erano
piuttosto mossi e sulla fronte cadevano scomposti.
Il viso era quello di un classico adolescente
di sedici anni, differivano però le labbra, erano sottili ma di un colore
abbastanza scuro rispetto alla pelle.
Era vestito con uno stile tutto suo, anonimo
ma non del gregge.
Scarpe nere come anche i pantaloni che
cadevano perfetti sulle gambe, una cintura borchiata non molto spessa, per non
attirare l’attenzione.
Maglia lunga nera, maniche con il bordo bianco
e un giaccone nero stile “anarchico” (non so se lo avete presente io si perché
sia nella mia ex scuola che in questa ci sono sti
tipi), borsa in tessuto,
apparentemente molto vecchio, portata a tracolla che cadeva di lato senza però
tirare troppo i vestiti.
Quando i loro sguardi si erano incontrati
aveva letto stupore e confusione ma poco prima, solo una fredda distanza.
Aveva già notato il bruno ma non si era
avvicinato perché spaventato da quell’aria così profondamente assorta e
indifferente.
Non voleva disturbarlo e vederlo così freddo e
distaccato non lo aveva molto convinto ad avvicinarsi.
Poi però quelle lacrime, il freddo e il vento
erano ottimi motivi ma.. c’era altro.
Quel viso che aveva notato proprio perché
privo di espressioni era diventato.. triste.
E allora si era chiesto cosa o chi aveva
potuto anche solo pensato di fare del male a quel ragazzino.
Perché di ragazzino si trattava rispetto a
lui, e forse anche per questo sentiva di doverlo proteggerlo eppure se lo
fissava negli occhi per alcuni secondo, tutto intorno a lui svaniva.
Aveva visto mille e una emozione
sul volto del bruno solo quando se lo era ritrovato di fronte.
Ora si diceva che forse in metro era solo
assonnato ma.. c’era qualcosa in quello sguardo,
qualcosa di mai visto: una luce.. speciale.
Il bruno seguiva il biondo senza mai guardarsi
intorno come di solito faceva, non gli importava nulla ora.
Non importava se tutto era grigio e desolante.. non importava se tutto il mondo era la solita sfera
monotona.
Non gli importava..
lui la sua luce l’aveva trovata!!
...ritorno alla telefonata.
..ci siamo seduti e..
lui ha cominciato a parlare, mi ha detto perché si trovava da quelle parti e
che prende anche lui la mia stessa metro, quanti anni ha e..”
“EHY!!
NON MI STAI DICENDO NULLA COSÌ!!
DIMMI
SUBITO TUTTO ” inveì.. bonariamente la ragazza.
“Ok.. frequenta un corso
nell’istituto poco lontano da me, scende una fermata dopo di me.
Si è trasferito da poco, NON HA
Sta cercando lavoro..
uhm.. e poi” si fermò un attimo accorgendosi solo ora che aveva parlato per
quasi mezz’ora.
Emise un lungo respiro e guardò davanti a se.
Il traffico inteso catturò per qualche attimo
il suo sguardo, quanto avrebbe voluto vedere passare magari franare là davanti l’ “Idea” grigio metallizzato che guidava il suo angelo.
“OHY!!! MA CI SEI??” strepitò ancora la ragazza non sentendo
più la voce, un po’ meno distaccata del solito, del caro cuginetto.
“Uhm, si si..
” confermò lui dopo qualche secondo, il solo pensiero di quel biondo gli faceva
venire voglia di sorridere.
“Ok. allora che altro mi ha detto.. mh” ci rifletté sopra, non che
non ricordasse, anzi.. ricordava tutto troppo bene.. e quindi doveva..
soppesare le parole.
“Beh.. frequenta
tutti i giorni i corsi e fa i miei orari, ascolta musica rock e adora i manga.
Uhm.. già” esclamò sapendo bene che l’assenza di suoni
dall’altro capo del telefono significava che la cara cugina ora stava saltando
per tutta la camera gridando ai quattro venti di amare, per me.. Francesco.
E infatti dopo un
minuto.
AHHHHHHHHH
COME SONO FELIIIIIIIIIIIICE!!!!!!!!!! Il mio
CUGINETTO!!!!!!!” cominciò a cinguettare elencando ogni vezzeggiativo che
conosceva.
“Uh.. ok. Posso, continuare?” disse dopo che un po’ dell’entusiasmo si era
calmato.
“OOHHH E
CAVOLI. Tu incontri il PRINCIPE AZZURRO, anche se nel tuo caso dovrei dire
Smeraldo perché il celeste non ti piace molto. Però così non viene bene la favoletta.. beh tanto il cavallo
deve essere NERO.
Però poi
fa tanto Furia. Ohh beh gli metteremo qualche nastro
eh..”
“EMH!!! ” si schiarì
forte la voce interrompendo quel fiume di parole senza.. senso.
“Ok..ok. La smetto!! Parla”
“Hm!! Dicevo? oh..
gli piace leggere, romanzi storici soprattutto.
Non ama molto le mode passeggere e non segue
alcuna corrente politica, eh beh direi che ti ho detto tutto.
Ah va beh è figlio unico ma ha.. “ALCUNI CUGINI” molto vicini” e con molto vicini
intendeva dire “sanguisughe” come lei.. beh nel senso buono del termine.. se
esiste!!
“Ah.. bene bene, bene!
Allora
film? Genere preferito, attore/attrice preferita.. ah
scrittore preferito, legge i giornali?!
Guarda il
Grande Fratello? Come si chiamano i suoi?”
“Il codice fiscale no??”
“Uhm già.. ah.. è vero! DATA DI NASCITA???”
e qui il congelatore ambulante si zittì.
Prima aveva accuratamente evitato l’argomento,
ma ora?
Si schiarì la voce fintamente scocciato, se si
giocava la carta “vuoi sempre sapere tutto” sarebbe riuscito a svincolarsi ma.. la cugina lo conosceva e quindi.
“HAI
CHIAMATO TU!! QUINDI!! DIMMI TUTTO” gli intimò con tono accusatorio.
“26.. dicembre del..
uhm.. non ti pare di ave..”
“SIMONE
***** PARLA IMMEDIATAMENTE” (*****questo
è il suo cognome)
“Millenovencento..” continuò ma il degno proprio non gli voleva venire.
“MILLENOVECENTO
CHECCOSA???” cominciava ad incavolarsi.
“Ottanta..”
“OTTANTA cosa?? ”
chiese ancora più irritata, conosceva il cugino e sapeva che quando una cosa
non la voleva dire tirargliela fuori era impresa ardua.
“..uhm.. 5.. ” disse infine chiudendo gli occhi e
tappandosi le orecchie, attendo l’urlo, suo solito ma..
“Ah..”
fu solo il commento della sua mancata sorella.
“Ah.. cosa? ” si
ritrovò a chiedere lui.
“Ehm.
Non.. voglio commentare in alcun modo ok. Tu.. tu sei felice eh.. ” per la prima volta la furia
umana era stata bloccata.. e da cosa?
Da lui.. dalla sua
felicità.
Lei... proprio lei che il muso lo metteva
ovunque, ora si era.. zittita per lui!!
“Sai.. ti voglio
bene” disse solo e fu un evento unico.
Lui non lo aveva mai detto così apertamente,
adesso ne sentiva il bisogno!!!
“Ah.. eh ..anc..sigh..sigh.. io.. sigh.. ti vog..sighsigh..lio bene. Ah il mio.. sigh sigh..
cuginetto!!”
“Piangi?” esclamò più che chiedere.
La cugina piangeva..
stava piangendo per lui.
Decise di non infierire.
Sapeva quanto fosse sensibile e quindi la
lasciò fare, anche perché lui non sapeva consolare ancora nessuno.
“Senti.
Vuoi.. raccontarmi altro” mormorò lei ancora un
po’ scossa dal pianto.
“Ah.. si ok.. ”
...i due ragazzi erano seduti sugli schienali delle
panchine uno al fianco dell’altro.
Dopo gli attimi di confusione e caos il bruno
aveva riacquistato di nuovo una parziale parte delle
maschera di indifferenza.
Il biondo che era praticamente l’unico che
parlava se ne accorse minuto dopo minuto fino a che.
“C’è qualcosa che non
va?” ma il bruno scosse lentamente il capo.
Lui per abitudine acquistava quella maschera
in volto ma stranamente dal solito sorrideva e ogni tanto si lasciava sfuggire una risata, per lui quindi non c’era proprio nulla che non
andasse.
“Ah ok..
solo che.. sembri distante Non che io
pretenda da subito un tuo totale inte.. che.. hai?
Sei pallidissimo!!”
il bruno era sbiancato così repentinamente che Francesco lo aveva preso per un
segno di malessere.
Si alzò di scatto e gli si piazzò davanti,
posò una mano sulla sua guancia e lo fissò dritto negli occhi. Preoccupato
cercò un segno, qualsiasi cosa che gli potesse dire qualcosa.
Il bruno però non stava affatto male, anzi..
Era contentissimo!!
Quando si erano seduti e il biondo gli aveva
detto che era in pausa pranzo, si era sentito un po’ preso in giro, aveva
pensato che ora si trovavano lì a parlare solo perché il biondo voleva passare
un po’ il tempo e invece..
Francesco gli aveva fatto capire che ci
sarebbero stati altri giorni, altri momenti, altri dialoghi tra loro.. e questo lui non lo aveva mai preso in conto!!
Lui voleva solo rivedere per una volta il suo
angelo, non frequentarlo!
Questo non gli era mai passato in testa, così..
Così si ritrovò a sbiancare e tremare leggermente,
sì decisamente era stato preso in contro piede.
“Simone.. ti
prego dimmi qualcosa” il suo angelo era così vicino, gli
teneva il viso con una mano, la sua voce lo sfiorava quasi.. era lì per lui.
Dietro il suo angelo i raggi luminosi del sole.
Una leggera brezza calda, fuori luogo visto
che il tempo di febbraio di solito è rigido.
Le voci e i suoni ovattati.
Nulla esisteva se non..
il suo angelo.
I due visi vicini, molto vicini.
Sconnesse totalmente quei pochi neuroni che
ancora provavano indifferenza totale e si gettò nel mare dei sentimenti.
Alzò di pochissimo il capo e..
......
“CO.. co..co..co”
“Cosa? ”
“Sì, già.. co..cosa????” farfugliò
incredula.
“L’ho baciato.. beh
baciato diciamo”
“Oh.. che bello!! Allora la marcia nuziale la facciamo suonare
ai 30 Seconds to Mars che ingaggerò io stessa.
La chiesa.. ah no la chiesa no, il comune.. beh vieni qui A SPOSARTI
e.. beh.. però hai sedici anni.. oh ma fa niente prima incateni le aluzze del tuo angelo.. meglio è NO??” e di nuovo i vaneggiamenti vari.
“Uhm... se lo dici tu??!”
.........
Il biondo rimasto interdetto aveva spalancato
gli occhi e solo dopo pochi attimi si era staccato.
Non era stato nulla di “compromettente” però..
..era lo stesso shockato.
Il bruno però tradusse lo sbarramento degli
occhi come disgusto e così si alzò e si mosse lontano da lui con il chiaro
intento di andarsene.. era meglio dire scappare via.
“A.. aspetta” aveva mormorato
l’altro a voce bassissima.
Il bruno ci pensò su, farsi insultare e
raccogliere i pezzi del proprio cuore distrutto dalla mano di un angelo o
correre via veloce e cercare di dimenticare magari riuscendo anche a ricucire
un po’ le spaccature del suo ora debole cuoricino.
“Io” mormorò volgendosi, aveva fatto la sua
scelta.. vivere senza rimpianti!
“Beh.. io”
teneva la mano sulle labbra e lo sguardo liquido puntato terra.
Simone si urlò di essere un deficiente, ora il
suo angelo lo avrebbe odiato.
“E.. che..”
aveva provato ancora a parlare, ma nulla.. non ci riusciva.
“Ah.. e..
io.. io devo andare” la sua calda voce, così profonda e
ammagliante ora era.. fredda.
Beh lui la sentiva fredda e perché in realtà
era solo confusa.
Si volse e s’incamminò a volto abbassato.
Non voleva neanche guardarsi intorno, ormai
sapeva che se prima le cose era grigie ora gli
sarebbero apparse bianche, opache, sfocate, irreali, inconsistenti.. il mondo
stava perdendo consistenza per lui!
Aveva resettato la sua vita in quella
mezz’ora.
Era nato, aveva arso e ora..
ora stava morendo.
....
“COSA,
CHE COSA??? No aspetta repait.
IO NON HO
CAPITO
No scusa.. tu cosa?
E lui.. e.. ma...
Ohh.. perché
sei così complicato cuginetto!!
Oh.. ma dico io uno dritto in famiglia no?? Beh.. quindi ora..”
“Ora?? Ah.. si..” il
ragazzo non l’aveva proprio ascoltata stava guardando il display del cellulare
assorto.
Volendo se fosse stato investito da un camion
in quel momento non se ne sarebbe minimamente accorto.
“Ehy.. ma ci sei?”
No lui non c’era stava pensando al momento
esatto in cui la sua vita era cambiata.
.......
“A..aspetta”
Si era bloccato stringendo i pugni, tutto si
fermò in attesa.
Nessun suono, il vento non c’era, la gente non
gli passava accanto.. nulla solo lui e.. il suo
angelo!
“Io.. amici?”
domandò con la sua voce più calda e dolce.
“CO.. co..cosa?” era di famiglia balbettare.
Si era voltato con gli occhi sbarrati e la
bocca spalancata.
“Amici?” e gli aveva ancora offerto la
mano..
“Amici??” chiese
fissando quella mano che si sporgeva verso di lui.
“Si?!” esclamò
lui facendo un passo perso il brunetto ancora
immobile.
“Si? Amici? ” mormorò ancora osservandolo
avvicinarsi.
“Si.. amici!”
ripeté facendo l’ultimo passo che lo portò ad un millimetro da lui.
“Ok.. amici” balbettò
appena.. fissando negli occhi il suo angelo che gli sorrideva dolcemente.
Il biondo sorrise e prese la mano dell’altro posata sulla
borsa.
La strinse piano continuando a fissare lo
sguardo confuso e macchiato dall’ombra della disperazione di pochi attimi
prima.
“Amici” disse infine l’angelo
continuando a sorridere.
..........................
“AMICI????????”
OWARI
I personaggi sono MIEI.. i luoghi
pseudo descritti invece sono di una zona di Milano, per la precisione Corvetto,
per rispetto.. o meglio per non essere rintracciata.. eh eh
eh.. non ho fatto il nome di alcuna via ne degli
istituti da me citati, tanto meno della chiesa!
Le Canzoni “The Fantasy” e “The Kill”
sono del gruppo “30 Seconds to
Mars” e sono reperibili nell’album “A Beautiful lie”.
Cito spesso il gruppo perché li adoro, li ascolto da un
po’ e mi influenzano molto mentre scrivo quindi ogni tanto ci scappa la
citazione!!
Se volete dirmi la vostra qualunque essa sia o volete informazioni su i Thirty Seconds To Mars, contattatemi
Quando dico che il cellulare del protagonista squilla e si
sente “Welcome to the universe”
lo dico perché è una delle mie suonerie, in verità la ho registrata e poi usata
come suoneria ma che “me importa” basta che quando mi
chiamano io possa sentire il mio MITICO gruppo preferito cantare e suonare!!
Un saluto, alla Jared
Leto
Good-bye (x17 volte)
BY OMBRA...