Serie:
Slam Dunk
Parte: autoconclusiva
Pairing:
Mit/Kog
Disclaimers: i personaggi non sono miei ma di Inoue
Una storia
come tante di
Focuzza
Sono
passati due anni da quando ci
siamo lasciati, la decisione è stata la sua e non ne ho mai capito il
motivo. Quella mattina del 14 Febbraio mi ha fermato prima della scuola e
mi ha detto tante cattiverie tra cui “puttanella da quattro soldi”. Mi
sono sentito come se il mondo mi crollasse addosso, ancora oggi se
ripenso alle sue parole mi viene da piangere, io l’amavo con tutto il
mio cuore, ma forse non l’amavo abbastanza visto che mi ha mollato. Così
in questi due anni di lontananza mi sono convinto che la colpa fosse tutta
mia, mi hanno detto una volta che se dai amore non puoi che ricevere
amore, allora io che gli ho dato? Niente! Sicuramente niente. Mi manca
tanto che sento sciogliermi dentro, ogni giorno mi cullo nella mia dolce
nostalgia, quando l’abbracciavo sentivo di cadere in un vuoto dolcissimo,
lui era tutto per me, il mio sogno, il mio domani, il mio sempre.
In
questi due anni ho rinchiuso il mio cuore tra quattro mura solide per
difendermi da lui e da tutti quelli che mi si avvicinavano, compresi i
miei amici ai quali ho riservato solo la falsità del mio carattere per
non soffrire più. Invece ho sofferto do più perché mi sono sentito dire
da persone a me care che sono un falso, e la frase che ha fatto sgretolare
un po’ il muro è arrivata da parte del mio migliore amico “Quando la
smetterai di nasconderti dietro al tuo sorriso”. È vero mi nascondo
dietro ad un sorriso ogni volta che sto male e troppe volte mi sono
addormentato piangendo. Oggi però è tornato ed io sento di amarlo ancora,
forse anche di più, perché è riuscito a mostrare i suoi sentimenti
davanti a tutti senza vergogna, non come me che mi nascondo, sono felice
vorrei piangere dalla felicità, ma così un pezzo di muro cadrebbe giù
ed io non voglio soffrire più. Lo incontro fuori dalla palestra i nostri
sguardi si incrociano per un attimo, ma poi io non riesco a sostenere il
suo sguardo e abbasso la testa e mi dirigo verso casa, ma lui mi ferma
prendendomi il braccio sento che il mio autocontrollo sta per andare a
farsi benedire.
“Mi
dispiace per come ti ho trattato due anni fa, davvero io non volevo che le
cose andassero a finire così”
“Ma
è successo, adesso lasciami andare ti prego”
“Dimmi
che non mi ami più ed io ti lascio andare e non mi faccio vedere più,
per me non è cambiato niente pensavo di averti dimenticato, invece appena
ti ho rivisto ho provato….
“BASTA
SMETTILA, SMETTILA, VATTENE” – no, sto piangendo davanti a lui, io non
voglio piangere non sono un debole, mi ha abbracciato, perché mi sento
protetto ogni volta che sono tra le sue braccia ed è lì tra le sue
braccia che il mio muro si spezza e inizio a singhiozzare come un bambino.
“ Sshhh.. calmati Kimi sono qui con te
non ti lascerò più da solo smettila di piangere altrimenti non so che
fare...”
“Io... non voglio…. soffrire…. non
mi lasciare...”
“Sono qui con te
non ti lascio, dai vieni, andiamo a casa mia tanto i miei non ci sono.”
Non so che fare
andare da lui o andarmene a casa, lui si è già incamminato, ma
percependo la mia insicurezza si gira e mi dice:
“Dai principessa
ho dimenticato il cavallo in doppia fila se non mi sbrigo mi fanno la
multa!”
Mi strappa un
sorriso, forse è il primo sincero da due anni ad oggi. Ho deciso, vado
con lui anche se la felicità dovesse durare un solo attimo varrebbe la
pena di viverla. Siamo arrivati a casa sua, prima però si è fermato da
un parrucchiere per tagliarsi i cappelli, devo dire che così sta meglio.
Abbiamo cenato e parlato del più e del meno per almeno tre ore. Adesso
siamo sdraiati sul letto, io sto per cedere al sonno, ma lo sento lo
stesso sussurrare:
“Notte cucciolo,
è bello riaverti al mio fianco”
“Buonanotte
Hisashi, ti amo”
Mi addormento tra le
sue braccia, felice di essere di nuovo con lui.
È mattina ho ancora
un sonno pazzesco, ma devo andare a scuola, oggi la salterei volentieri,
lui è ancora addormentato, lo lascio lì, tanto so che nemmeno le
cannonate lo svegliano quando dorme e vado a scuola. Appena arrivo vedo
Takenori che mi fissa come se avessi commesso chissà quale crimine mi
avvicino e inizia a parlarmi:
“Ma che hai fatto
stanotte! Hai delle occhiaie che ti arrivano ai piedi, a me servono i
giocatori in forma in campo e non degli zombie”.
Mi viene da ridere.
Si vede che è solo curioso di sapere che cosa ho fatto stanotte
“E adesso mi
prendi pure in giro!”
“Povero Gori, non
ti capisce nessuno, un povero gorilla incompreso, si potrebbe scrivere un
libro!”
“Sakuragi tappati
quella boccaccia!”
“Come osi parlare
così al grande Genio del basket il duro e puro!”
“Demente...”
“Stupido volpino
come ti permetti di dirmi demente!!”
“I-D-I-O-T-A.”
Poveri ragazzi gli
sono arrivati sulla testa due pugni di Akagi, io approfitto della
situazione per svignarmela in classe senza che Takenori se ne accorga. Nel
corridoio trovo Hisashi che mi aspetta, chissà quando è arrivato,
io nemmeno me ne sono accorto, sarà il sonno? O sarà che quando c’è
lui io non capisco più niente? Mi porta in bagno e mi bacia, dopo si
avvia in classe dicendomi:
“Mi mancava il tuo
bacio prima delle lezioni, tieni leggi questo quando sarai in classe, ciao
buona lezione, quasi dimenticavo ti amo cucciolo.”
“Anch’io tanto.”
Arrivo in classe e
apro il bigliettino di Hisashi e inizio a leggerlo, fortunatamente
l’insegnante della prima ora non c’è così posso leggerlo con calma.
Ho
mille pensieri per la mente ed una voglia infinita di piangere senza un
preciso motivo, ho voglia di tuffarmi in mari gelidi e profondissimi, ho
voglia di essere una piuma o una farfalla, ho voglia di volare nel cielo e
di toccare la luna, ma soprattutto ho voglia di morire.
Non
so se il mio cuore e la mia anima saranno in grado di sorreggere il peso
di altri dispiaceri, le persone che amo mi hanno voltato la faccia, solo
tu hai saputo consolarmi in ogni situazione, non ti scorderò mai, ti
amo da morire, sarai sempre nella parte più dolce del mio cuore.
Hisashi.
Lo incontro alla
pausa pranzo nella terrazza della scuola, è appoggiato alla ringhiera e
non si è nemmeno accorto della mia presenza, mi avvicino lo abbraccio e
gli sussurro:
“Ti aiuterò io a
sorreggere il peso di tutti i dispiaceri che avrai, ma ti prego non dire
più che hai voglia di morire, se tu morissi io sarei perduto, ricorda
sempre quando ti vengono in testa queste idee a tutte le persone che ti
vogliono bene e che sicuramente faresti soffrire facendo un gesto così
sconsiderato. E poi la vita è troppo breve per buttarla via, così quando
hai dei momenti tristi ricorda che ne arriveranno altri felici ed è per
quelli felici che vale la pena di vivere, allora vuoi vivere quei momenti
con me?”
“Sai, hai lo
strano potere di mettermi di buon umore ogni volta che mi parli, grazie
Kimi”. Me lo dice e poi mi bacia uno di quei baci da togliere il
respiro, il suo bacio, mi è mancato, pensavo di averlo perso per sempre.
“Di niente, adesso
andiamo in classe, la pausa è quasi finita ed io ho fame”.
È vero, vale
davvero la pena vivere aspettando momenti felici, come questo o come
vederlo allegro dopo due anni, lo amo più di qualsiasi cosa, il mio
teppista, e chissà che questo non sia l’inizio di qualcosa di
meraviglioso, sorrido, anche se questa fosse una storia come tante
varrebbe lo stesso la pena di viverla e con lui al mio fianco non posso
che essere felice.
“Kimi, sai che sei
bellissimo quando sorridi?”
“Grazie teppista.”
Gli do un bacio e
vado in classe felice solo del fatto che lui sia di nuovo con me.
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