Commento: considerate questa fictions un mio vero e proprio sclero personale... questa storia mi è venuta in mente leggendo il bellissimo doujinshi “Tokyo love specialist – love is like a body blow” di Kido Wataru...l’unico YuuXKuwa ke posseggo ^_^ ... e anche ascoltando “Tasogare ni se o mukete”  (volgi le spalle al tramonto) della colonna sonora di YYH (da cui ho preso una parte del titolo...la canzone fa “never give up, kaze no naka, tasogare ni se o mukete...”)

Se non fossi un cane a disegnare Yuusuke e Kuwabara, avrei fatto una doujinshi, ma accontentatevi della fiction, che mi sembra meglio per la vostra salute!!! E’ una storia molto triste, purtroppo per voi, ma alcuni dialoghi fanno parte della mia esperienza personale, quindi non ridete...e poi perdonatemi...ma a me Yukina e Keiko non piacciono molto...SOPRATTUTTO YUKINAAAAAA! >:O !!!

Comunque ricordatevi sempre di scrivermi all’indirizzo japanirvana@libero.it . Utilizzo questo spazietto per chiedere scusa al mio Alby tesoro amore mio pcciù pcciù per essere andata da Daniele senza dirglielo! Aishiteru tesoro mio!

Ah già, i disclaimers...tutti i personaggi appartengono al sensei Yoshihiro Togashi e spero di non incontrarlo mai perchè credo che se mi riconoscesse potrei finire male. Enjoy it!


UNA STORIA BONUS! – Last kiss, Kaze no naka

(Ultimo bacio, in piedi nel vento)

di Jpnir

  

Aprì gli occhi e volse lo sguardo al soffitto, dove i raggi di luna filtrando tra i rami creavano mille figure di luce e ombra che continuamente giocavano e mutavano, ogni secondo, senza sosta.

Si mise seduto, da sdraiato che era, e guardò la ragazza che dormiva al suo fianco, la donna che aveva sposato.

Sorrise e le baciò la spalla color del latte.

Lei si voltò, e socchiuse appena gli occhi.

“Yuusuke...”  disse con un sorriso.

La baciò, stavolta sulle labbra.

“Dormi, Keiko...”

La ragazza si addormentò di nuovo.

Lui si alzò, chiuse le tapparelle, si vestì e uscì dalla stanza.

 

Il rosso aspettava, al freddo, da ormai mezz’ora.

“Mi sto congelando...ma dov’è finito quell’idiota?”

La neve cominciò a cadere.

I piccoli fiocchi che parevano cotone, troppo piccoli per avvolgere tutto in un manto bianco, cominciarono a bagnare, simili a fredda pioggia, la giacca del rosso e le strade intorno a lui.

Finalmente, dei passi alle sue spalle.

Si voltò.

Non era lui.

Sbuffò. Una voce alle sue spalle parlò.

“Kuwabara...”

Era Yuusuke.

“Urameshi...”

Si costrinse a sorridere. Sapeva perchè si erano trovati lì quella sera, quindi doveva essere forte, non doveva piangere...

Yuusuke si avvicinava a lui, lentamente, passo dopo passo.

Gli fu davanti.

“E così domani è il gran giorno, eh?”

Quelle parole furono per Kuwabara come un pugnale lanciato dritto al suo cuore. Era dunque così, Yuusuke non aveva intenzione di parlare di nulla, voleva solo...voleva chiudere l’argomento...così?

“Sì...è il gran giorno.”

“Che abito ha scelto Yukina?”

“Non lo so, non me lo ha fatto vedere. Dice che porta rogna. Spero che sia un kimono tradizionale.”

“Capisco...” disse Yuusuke, dando la schiena al rossino.

Perchè gli dava la schiena?

“Terrai i capelli tinti anche dopo il matrimonio?”

La voce gli tremava. Non stava mica piangendo, però, vero?

“Non ci ho ancora pensato...credo di sì, almeno per un po’.” *Ma perchè continui a girare intorno all’argomento, baka!!!*

“Meno male perchè – si voltò – è la cosa che più mi piace di...”

Kuwabara non credeva ai suoi occhi. Yuusuke non era neanche riuscito a finire la frase. Si era voltato, piangendo, ed ora se ne stava lì, col volto sepolto nelle mani e il corpo scosso dai singhiozzi.

Gli corse incontro, e lo cinse con le braccia, stringendolo a sè mentre le lacrime cominciavano a cadere anche sul suo volto.

“Yuusuke...” cominciò.

“Non avremmo mai dovuto, Kuwabara...” disse Yuusuke “Non avremmo mai dovuto neanche cominciare...”

“Non dire così...avevamo detto che...quando anch’io mi sarei sposato...avremmo smesso e...e l’avremmo considerata...solo una storia senza importanza!”

Yuusuke levò lo sguardo dal petto di Kuwabara agli occhi del rosso.

“E tu la consideri così?”

*No, io ti amo, ti amo, ti amo...*  “No. Ma tu ami Keiko, e io Yukina. *E soprattutto amo te*  e non sopporteremmo che ci odiassero.”

Yuusuke sorrise, cambiando discorso.

“Quante volte...ti ho dovuto picchiare...quando invece non avrei voluto far altro che abbracciarti...quando all’Ankoku ti credevo morto...in tutti questi momenti...io ti ho amato, Kazuma. E ti amo...”

Non lo aveva mai chiamato per nome, neanche quando erano loro due da soli. Aveva cominciato a dubitare del fatto che lo conoscesse, il suo nome. E adesso stava lì, il ragazzo che amava, a sussurrargli che lo amava, a pronunciare il suo nome con quelle labbra dolci...

Lo baciò. Lo strinse ancora di più, tanto da soffocarlo, come se avesse voluto che entrasse a far parte di lui, e Yuusuke gli gettò le braccia al collo, le guance bagnate contro quelle fredde di Kuwabara, le mani che gli accarezzavano i capelli...

Sarebbe stato il loro ultimo bacio, lo sapevano entrambi, era un patto silenzioso che avevano stretto nello stesso istante in cui i loro sguardi si erano incontrati...

Si separarono l’uno dall’altro, incapaci però di separare i loro sguardi.

Fu Yuusuke il primo ad abbassare gli occhi.

“Addio, Kuwabara...”

“Addio, Urameshi.”

Si allontanarono, ognuno per la sua strada, le gambe pesanti, le mani in tasca, il volto velato di tristezza, la mente incapace di pensare e il cuore in lacrime.

 


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