Disclaimers: i personaggi sono di Mr. T e bla, bla, bla…

Pairing: RuHanaRu (non meglio specificato ^^)

Dediche: ad Ely per il suo compleanno!

Augurissimi, e scusa se è corta…

Ma questa è venuta così, ispirazione e messa per iscritto!

Tutto in meno di un paio d’ore!

Quindi -.-

 

E ora (parappappà) la fiction! Unica nota: gli asterischi indicano il cambio di POV.

Non parlo più!

Marty

 

Ovviamente ringrazio la mia kitsunina, che meravigliosa com’è ha condiviso con me una notte all’insegna della pura follia con Office 2000…ti ho detto che ti adoro, tesò?

A Ise-chan un bacione grande: sei una scrittrice fenomenale, me sta lavorando alacremente per il nostro progetto!

E alla mia Yukari che finalmente tra pochi giorni conoscerò di persona!

Non sto più nella pelle!!!

 

 

Una seconda possibilità

 

Potrei chiamarlo, oggi è lunedì e non ha gli allenamenti…

Per uscire insieme a bere qualcosa, fare due chiacchiere, chiedergli come sta e dirgli qualcosa di me…

Ma non ce la faccio!

Ho passato giorni e giorni a ripetermi che era finita, che dovevo lasciarlo fuori della mia vita, che apparteneva al passato e non avrei più dovuto cercarlo…

Eppure sembrava che la sua presenza mi avesse cambiato molto più di quanto pensassi.

Infatti, chiunque m’incontrasse si rendeva subito conto che c’era qualcosa di diverso in me, non ero più lo stesso.

Come se mi conoscessero davvero.

Ah, ma lui lo sapeva.

Sapeva che non sarebbe stata una cosa semplice.

Com’è che mi ha detto prima di andare via?

“Ti mancherò…mi mancherai…”

Pensavo fosse una di quelle frasi di circostanza che si dicono quando finisce una storia, ma sembra che io mi sia sbagliato.

Infatti, allora gli risposi “Non credo”…

Dio, quanto devo essergli sembrato stupido!

La cosa che fa più male è il sapere che ci siamo lasciati di comune accordo, la decisione è stata consensuale, quando lui mi ha guardato negli occhi per dirmi che era meglio chiuderla così.

Gli esseri umani sono creature davvero bizzarre, mi ritrovo a pensare.

Mi ha detto che saremmo rimasti amici, come se avesse compreso che ero restio a perderlo.

Ma era una stronzata.

Non posso essere suo amico, se nella testa divido con lui le mie giornate!

Dovunque vada, qualunque cosa faccia o dica penso sempre a come reagirebbe lui, a cosa mi rimprovererebbe, a che reazioni avrebbe.

Per questo non potremo mai essere amici, l’ho capito da tanto tempo, e sicuramente anche lui, ma piuttosto che perderlo definitivamente preferisco far finta che sia tutto a posto.

Ci vuole tempo, dicono, per lasciarsi alle spalle un amore, soprattutto il primo.

Ci vuole qualcuno che, prendendomi per mano, mi guidi fuori del cerchio di fuoco in cui mi sono rinchiuso per non sentire più freddo la notte senza il suo corpo accanto al mio.

Ora come ora la pioggia che scivola sui vetri delle mie finestre è molto simile a quella che scorre sulle mie guance.

Chissà quando riuscirò a non bagnarmi più, e quando questa pioggia smetterà di cadere…

Chissà quando smetterò di inseguire il suo ricordo…

 

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“Moshi moshi?”

“Kae…”

Non ci credo…

Sei proprio tu, Hana?

Mi cade quasi la cornetta dalle mani.

“Ciao…” rispondo quasi balbettando.

“Ti va se usciamo?”

Ho bisogno di un attimo per connettere e capire che sono sveglio e quello all’altro capo del telefono sei davvero tu.

È quasi da un anno che ci siamo lasciati, e tu non mi hai mai cercato.

Sono io quello che ogni tanto ti chiama, cercando di tenermi stretta almeno la tua amicizia.

Non riesco a rinunciarci, dopotutto tu sei stato il mio primo amico e per ora sei anche l’unico.

“Beh, non ho gli allenamenti oggi…” sono cauto; dici sempre così, ma intanto passano i mesi e non ci siamo ancora rivisti dopo quel giorno.

Ti chiedo come stai, che cos’hai fatto nelle ultime settimane in cui non ti ho sentito.

Sembra che la tua vita continui come sempre, non ci sono grosse novità stando a quello che mi racconti.

Poi un attimo di silenzio, che mi dà la forza per chiederti se sei solo (come me) o continui a stare con lei…

Mi sembra che il tempo si sia fermato, mentre aspetto la tua risposta.

Finalmente, un sospiro.

“No, con Haruko è finita” dici.

Un peso immenso scompare dal mio cuore, mentre ripenso a queste parole.

È finita.

Non vive più con te.

Mi vengono le lacrime agli occhi e non ci posso credere.

Da quando sei andato via, non ho più pianto.

“Ma questa sera cosa fai?

No, perché pensavo che se sei libero, potremmo vederci e…”

Ma già non ti ascolto più.

Il mio mondo ha ripreso a girare, e sento che Kami mi sta dando un’altra possibilità.

Accetto l’invito e ci diamo appuntamento al bar di fronte allo Shohoku.

Anche tu hai voglia di rivedere il nostro vecchio liceo.

Una volta chiusa la comunicazione mi sdraio sul divano e, guardando il soffitto, mi chiedo che cosa sogni tu di notte.

Io continuo a sognare frammenti di te, della nostra vita insieme, dei tuoi sorrisi, dell’amore che ci legava.

Continuo a sognare un futuro che ormai non ci appartiene più.

I giorni continuano a passare, certo, eppure tu ritorni puntualmente a popolare il mio inconscio.

Ma perché?

Il tempo non dovrebbe attenuare i sentimenti e sbiadire i ricordi?

Bah!

Meglio che mi prepari, comunque. Voglio farti morire, quando mi vedrai.

 

*****************************

 

Ed eccoci qui, insieme, tu ed io.

Il momento che ho cercato di ritardare con tutte le mie forze è arrivato.

Vero è che il mio timore più grande, cioè quello di saperti con qualcun altro e sentirmi quindi messo in discussione, si è rivelato privo di fondamento: quando mi hai chiesto di Haruko l’hai fatto dicendo “Sei solo come me oppure…”

Il che escluderebbe a priori un altro nella tua vita.

Ma cosa ti dico adesso?

Dovrei parlarti come faccio con l’armata, dirti che cerco qualcuno con cui rimpiazzarti ma che poi in realtà, anche ammesso che lo trovassi, in realtà non lo voglio?

Non lo so, e quindi finisco col dirti semplicemente che sto bene. Così. Senza di te.

E tu mi dici lo stesso.

Ma nei nostri occhi si legge una verità molto diversa, che ancora non sono pronto ad affrontare, quindi cambio bruscamente argomento.

“Come sono andati i tuoi primi esami all’università?” chiedo poco convinto.

“Hn, tutto bene, ho avuto un’ottima media.

E la tua moto?

Sei riuscito a ripararla una volta per tutte o continui a bestemmiare ogni volta che ti lascia per strada?”

“Sembra che ora vada bene, incrociando le dita…

sai, ci ha pensato Yohei che ora lavora come meccanico.

Tua madre sta bene?

E tuo padre?  In viaggio oppure è a riposo?”

Tante domande e risposte brevi, concise, taglienti, quasi.

Cose di cui non c’importa assolutamente nulla.

Stiamo fingendo, e ci riesce malissimo.

Perché diavolo ho voluto incontrarti?

Sapevo che sarebbe finita così!

Non riesco a pensare ad altro che alle tue labbra morbide che sanno d’estate, e darei qualunque cosa per baciarle, adesso, per sentirti di nuovo tremare tra le mie braccia, per dimenticare che ho deciso di lasciarti perché avevo paura di amarti troppo…

Siamo strani, davvero…

E ne ho la dimostrazione ora, che sento le tue labbra sulle mie.

Alzo lo sguardo confuso e ti vedo qui, con gli occhi persi nei miei, mentre premi sulla mia bocca chiedendomi quell’accesso che è solo tuo dal primo momento che ti ho visto.

 

*******************************

 

Scoppi a ridere di nuovo.

Quanto mi è mancata la tua risata, Hanamichi!

Mi sembra che il resto impallidisca a confronto con il tuo sorriso.

Non seguo quello che dici, rispondo d’istinto, so che parleremo solo di ovvietà glissando sulla luce che vediamo riflessa nello sguardo dell’altro.

La scuola?

I miei genitori?

Ma per favore Hana!

Siamo ridicoli!

Credi che non abbia capito che stai ancora pensando a noi?

Credi che non mi sia accorto di come continui a guardarmi le labbra?

So perfettamente come ti senti, e il motivo per cui lo so è che mi sento esattamente allo stesso modo.

Ti voglio, adesso come il primo giorno.

Voglio essere amato da te, voglio amarti.

Cosa sogni, do’hao?

Vorrei chiedertelo, ma per una volta il mio istinto ha la meglio sul mio autocontrollo e mi ritrovo a baciarti con foga.

Quando apri le labbra per permettermi di approfondire il contatto mi sento la persona più felice e fortunata del globo.

Le tue dita mi accarezzano la nuca, mentre io passo le mie tra i tuoi capelli.

Vorrei che questo momento durasse per sempre, ma so che non può essere così.

Quando mi stacco da te per permetterci di respirare scorgo il panico passarti sul viso.

Ti guardi intorno, per paura che qualcuno si sia accorto di quanto accaduto, ma è tardi e nel bar non c’è più nessuno.

Ti alzi, lasciando delle banconote sul tavolo ed esci a grandi passi dal locale.

Io ti seguo, deciso ora più che mai a farti capire che abbiamo sbagliato e che se abbiamo una seconda possibilità non ho intenzione di lasciarmela sfuggire.

 

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Mi fermo solo perché non mi arriva più ossigeno ai polmoni.

Sferro un pugno contro il muro di cinta che corre lungo la strada che non so come ho imboccato.

Kuso!

Siamo amici!

Solo amici!

Sì, certo, chi voglio prendere in giro?

So bene che non è il suo affetto che voglio, non è della sua amicizia che ho un bisogno disperato.

È da pochi minuti che sono da solo, eppure lo sento vicino.

Non riesco a fare a meno di pensare a lui e di dividere almeno dentro di me ogni istante insieme a lui.

Ho iniziato a vivere quando mi ha guardato.

E fa dannatamente male ammetterlo!

Non ho bisogno di nessuno, solo il mio volpino può aiutarmi ad andare avanti e a fermare la pioggia che sta annegando piano il mio cuore…

“Do’hao” la sua voce raggiunge le mie orecchie come una stilettata, facendomi sobbalzare.

Si accorge della mia mano che sanguina e si avvicina.

Non c’è rabbia, disapprovazione, rimprovero nel suo sguardo.

Solo una dolcezza infinita.

Mentre mi fascia il pugno con il suo fazzoletto, mi dice qualcosa a voce bassa, quasi un sussurro.

“Nani?” gli chiedo.

Solleva il viso per guardarmi.

Kami sama, i suoi occhi sono più belli di quanto ricordassi.

 

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“Tu cosa sogni?”

Sono riuscito a chiedertelo, do’hao, devo dirti che io ti sogno ancora!

Devo farti capire che il tempo passa, ma che i sogni veri, quelli importanti, restano dentro di noi e soprattutto non muoiono mai.

Possono allontanarsi, magari puoi perderli di vista, ma proprio come fanno le nuvole prima o poi ritornano a farsi vivi.

Ed io vorrei solo sentirti dire che in uno dei sogni che porterai con te, riflessi nei tuoi occhi, ci sarò anch’io…

 

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Kaede mi ha spiazzato.

Non so cosa rispondergli.

Lentamente sollevo la mano che mi ha appena medicato e gli accarezzo una guancia.

“Ti voglio ancora” dico semplicemente. “E tu?”

Ma non aspetto la risposta, scosto la mano e mi volto, dandogli le spalle.

“Senti, forse è meglio se smettiamo di sentirci e non ci vediamo più…” mi blocco: sbaglio enorme!

Così continuerei a tormentarmi in eterno, su come avrebbe potuto essere, riempiendomi la testa con i “se”, i “ma”, i “forse”…

“Anzi, forse sarebbe peggio…meglio se rimaniamo amici…ma davvero solo amici…”

“Insomma, deciditi do’hao!

Cos’è che vuoi?” mi chiede il mio volpino stizzito.

Ma non capisci stupida kitsune che non lo so?!

Non so cosa voglio!

Non so se voglio scappare o stringerti forte, se voglio baciarti o darti un pugno che ti stenda una volta per tutte, non so se odiarti per come mi fai sentire oppure…amarti…

“Non lo so, Kaede” ti rispondo.

“Non lo so perché non mi sono mai sentito così.

Solo tu riesci a confondermi, spiazzarmi, gettarmi in balia di così tante sensazioni da lasciarmi frastornato.

Non capisco più che cosa voglio, quando ti ho accanto.

E questo mi spaventa a morte, lo sai?

Io, casinaro come sono, mi sento morire se non ho il controllo completo sulla mia vita.

Beh, stare con te il mio controllo lo fa in mille pezzi.

Eppure…

Stare senza di te mi toglie il respiro e mi dilania il cuore.

Davvero, non lo so cosa voglio.”

Mi giri intorno, fino a ritrovarti di fronte a me, e senza preavviso mi sorridi dolcemente.

Resto folgorato dal tuo sorriso, come sempre.

Intrecci le tue dita alle mie e mi tiri verso una panchina a pochi metri da noi.

Ti siedi e poi ti volti verso di me, senza separare le nostre mani.

Hai l’aria di chi sta per dire qualcosa di molto importante.

 

**************************

 

“Prima ti ho chiesto cosa sogni, Hanamichi.

Te l’ho chiesto perché io sogno ancora te.

Solo te.

Sempre te.

Sei in tutti i miei sogni, quando dormo e quando sono sveglio.

Ricordo che una volta mi dicesti scherzando che non ti liberavi di me neppure nel sonno; beh, ho bisogno di sapere se sono ancora nei tuoi sogni, come allora.”

Mi sembri confuso.

Forse non capisci il significato delle mie parole, ma annuisci con il capo.

“Ti sogno sempre, Kaede” mi rispondi.

Incoraggiato dalle tue parole, ma ancora di più dal rossore sulle tue guance e dal calore emanato dalle nostre mani unite, continuo.

“Puoi raccontarmi uno di questi sogni?”

Per me questa è la prova del fuoco.

Se il tuo desiderio per me è solo fisico, allora è davvero meglio chiuderla qui.

Perché io ti amo.

Mi hai insegnato tu questo sentimento, posso provarlo solo con te.

Ma anche se sarai per sempre l’unico con cui potrei fare l’amore, preferisco rinunciarci; morirei di dolore se non ritrovassi in te quello che sentivo un anno fa.

Non sopporterei l’idea di aver perso il posto speciale che mi avevi riservato nel tuo cuore.

Guardi verso la luna, e fai un lungo respiro.

Poi mi racconti il sogno.

“Il più ricorrente è questo.

Sono sull’autobus affollato, la calca è davvero pesante e non si respira.

Cerco di sollevarmi il più possibile, per riuscire a vedere oltre il mare ondeggiante di teste che mi circonda la mia fermata.

Ma mentre guardo verso il finestrino, una di queste teste mi sembra familiare.

Poi si volta: sei tu.

Io allora ti chiamo, forte, ma tu sembri non sentirmi.

Cerco di muovermi verso di te, ma sembra impossibile.

Mentre l’angoscia mi cresce dentro, ti chiamo di nuovo, e al suono della mia voce la gente che riempiva l’autobus scompare.

Ci siamo solo io e te.

Tu mi guardi negli occhi e poi sorridi, ma è un sorriso triste, rassegnato.

Come un addio.

Allungo disperatamente un braccio per cercare di toccarti, trattenerti, farti sentire la mia presenza, ma un attimo prima del contatto tu scompari ed io mi ritrovo di nuovo schiacciato in mezzo ai pendolari.

Scuoto la testa, poi vedo la mia fermata e facendomi largo scendo dall’autobus.

Rimango immobile sul marciapiede per riordinare le idee, mentre questo riparte: e io ti vedo di nuovo, volto in mezzo agli altri.

Grido, e mi metto ad inseguire il mezzo, ma è inutile.

Inciampo e cado sull’asfalto.

Ti ho perso.

E scoppio a piangere distrutto.

Solitamente a questo punto mi sveglio.”

Eviti accuratamente di guardarmi negli occhi.

Ti senti in imbarazzo.

Non sai che non devi, che mi hai appena rivelato i sentimenti che speravo albergassero ancora in te.

Ti circondo le spalle con un braccio.

“Sai, io ti amo…

Non ho mai smesso di amarti.

Mi sono odiato ogni secondo di questi ultimi mesi per averti lasciato andar via.

Tu avevi paura di perdere il controllo sulla tua vita o l’affetto dei tuoi amici, avevi paura di innamorarti troppo e di dover rinunciare alla tua libertà.

Ma io?

Non avevo amici di cui preoccuparmi, sei stato l’unico.

Non ti ho mai permesso di invadere i miei spazi, anche a rischio di sembrarti freddo e distaccato.

Non ti ho mai detto di amarti, Hana, non sai quante volte avrei voluto farlo, ma non ci sono mai riuscito.

Ci voleva una forza che ancora non avevo, un coraggio che neanche sapevo esistesse.

E così ho preferito dirti addio, piuttosto che seguire il mio cuore che mi chiedeva di inginocchiarmi ai tuoi piedi pregandoti di non lasciarmi.

Sono un maledetto egoista, vigliacco e orgoglioso.

Ma ti amo così tanto da aspettare ogni giorno l’ora di addormentarmi pur di poterti incontrare in sogno.

Pur di dividere qualcosa con te, sia pure solo una fantasia.”

 

********************************

 

Avevamo deciso di restare amici.

Avevamo deciso di mettere la parola fine ad una relazione che ci stava facendo solo del male.

Ma a che pro?

Che senso ha continuare una simile pagliacciata?

Che senso ha farti del male se questo significa ferire anche me stesso?

Ogni volta che ti ho causato dolore, l’ho sentito bruciare sulla mia pelle.

Ogni volta che ho visto i tuoi occhi lucidi per le lacrime che avresti pianto non appena me ne fossi andato, mi sono sentito morire.

Mi sono pentito di ogni singolo sguardo in cui non ho infuso l’amore e la passione che tu risvegliavi in me, e mi sono sentito davvero ridicolo ripensando a quanto ho odiato chiunque ti avesse fatto soffrire in passato, quando ancora non stavamo insieme.

Come avevo potuto arrogarmi il diritto di difenderti se poi ero proprio io quello che ti faceva più male?

Oh, sì, l’avevo capito, sai, che ti eri aggrappato a me perché ero tutto quello di cui avevi bisogno.

Avevo capito che il tuo amore per me era totale ed incondizionato.

Ma se i tuoi occhi di mare chiaro mi rifiutavano, quando cercavo di avvicinarmi a te, i tuoi sorrisi mi costringevano ad addentrarmi comunque nei labirinti del tuo cuore, anche se ero consapevole di quanto sarebbe stato difficile raggiungerlo.

Ora che ce l’ho fatta però non so come comportarmi.

“Stringimi, se vuoi…” mi sussurri arrossendo e accoccolandoti tu sul mio petto.

Sorrido, mentre ti abbraccio con tutto l’affetto che ho dovuto reprimere per troppo tempo.

Aspiro il profumo dei tuoi capelli, che come sempre mi dà alla testa.

Poi ti sollevo il mento con due dita e ti bacio dolcemente.

 

*************************

 

Mi sento di nuovo al sicuro, tra le tue braccia.

Una sensazione che il mio corpo non ha mai dimenticato.

Sembra quasi che io sia nato per stare in questa posizione.

Le tue labbra sanno di vaniglia.

Le lecco piano, per imprimermi nella mente questo sapore una volta di più.

Le socchiudi, e le nostre lingue si incontrano di nuovo, liberando i brividi elettrici che conosco bene.

Le mie braccia ti cingono il collo, ho paura che ti allontani da me.

Ma per ora non sembri averne l’intenzione.

Ci separiamo solo per prendere aria e poi torniamo a baciarci, con nuovo trasporto, per ritrovare quelle emozioni che abbiamo entrambi cercato di soffocare ma che ora sono qui, e permeano l’aria in modo quasi tangibile.

Dire che ti amo è troppo poco.

Non credo esista un termine per descrivere come il mondo si schiude intorno a me se ti guardo negli occhi, e come mi sembri di poter arrivare ovunque con te al mio fianco.

“Sono stanco di sognarti” ti dico, mentre affondo il viso nell’incavo del tuo collo.

T’irrigidisci e scostandomi dolcemente ti alzi, lasciando che la brezza leggera ti scompigli soffiando i capelli.

“Una coppia che si separa non torna insieme” dici.

“Le cose non potranno mai tornare come prima, te ne rendi conto?

Noi siamo cambiati, le nostre vite anche, come potremmo illuderci di poter tornare indietro?”

Sento la frustrazione che questo pensiero ti accende nella voce.

Ma non mi lascio sconfiggere.

Ho avuto una seconda possibilità, e non ci rinuncio.

“Se è vero che non si può tornare indietro” ti rispondo abbracciandoti la vita da dietro “si può però ricominciare.

Siamo cambiati, è vero, ma il nostro cuore è sempre lo stesso.

E se siamo riusciti ad amarci una volta, non capisco perché non dovremmo riuscirci la seconda!”

Ti vedo soppesare le mie parole, mentre la tua schiena si distende.

Le tue mani si collocano sopra le mie, accarezzandole con i polpastrelli.

“In fondo siamo stati amici per un anno…e dall’amicizia all’amore il passo è breve” concludi tu soffocando un singhiozzo.

Ti stringo più forte.

Tu ti divincoli e i tuoi occhi mandano lampi quando ti volti a guardarmi.

Non capisco cosa sia successo, ma poi parli: “Eh, no, volpaccia!

Se dobbiamo ricominciare dobbiamo farlo bene!”

Mi lascio cadere sulla panchina, incredulo.

Stiamo davvero per tornare insieme?

Davvero i miei sogni stanno per avverarsi così di colpo?

Un colpetto sulla mia spalla mi fa tornare coi piedi per terra.

Sollevo lo sguardo e ci sei tu.

Sorridi.

“Ciao, sono Hanamichi Sakuragi e ti amo” mi spari a bruciapelo.

Io apro e chiudo la bocca un paio di volte prima di riuscire ad articolare la risposta.

“Io sono Kaede Rukawa…e ti amo” finisco la frase in un sussurro.

Annuisci soddisfatto.

“Bene, kitsune, ora che ci siamo conosciuti direi che possiamo essere amici per…”ti guardi l’orologio “ventitré minuti!” annunci trionfante.

Ti guardo dubbioso.

“Ma allora sei proprio un baka, Kaede!

Ventitré minuti sono il tempo necessario per arrivare da qui a casa mia!

Direi che dovrebbero bastare per raggiungere lo stadio successivo del rapporto…”

Non lo lascio finire.

Gli salto al collo baciandolo di nuovo con tanta passione che rimane senza fiato.

Quando lo lascio andare avviandomi nella direzione opposta, balbetta “Ka…Kaede…”

“Casa mia è a sette minuti, do’hao” gli faccio notare “ed io per natura non sono un tipo paziente!”

Con due salti mi è a fianco, sorridendomi nuovamente con quella luce negli occhi che mi ha fatto innamorare di lui.

Noi due amici…

Ma chi l’ha detto?

 

*********************

 

* OWARI *

 

Spero vi piaccia!

Non so se ve ne siete accorti, in caso contrario lo specifico qui: i POV di Hanamichi sono ispirati alla canzone “Buoni Amici” di Ambra Angiolini, mentre i POV di Kaede a “Tu cosa sogni” di Laura Pausini.

Non so, le canzoni mi sono sembrate complementari e così ho voluto sperimentare questo tipo di fic diciamo così insolito.

 

Tanti auguri Ely!

 

Marty

 

Ps: la frase sul ricominciare è presa da Akuma De Soro! ^_^