I personaggi sono di T. Inoue, miei, no di certo (Fortuna loro!)

DEDICHE:A Mel e Shaka, per la poesia racchiusa nella loro grande anima;

                   A Lilij e ad Ashlynx, con la speranza di strapparvi sempre un sorriso;

                   Alla piccola Lucy, l'Hana...*ç* è per TE!

                   A Pierre e Parcifal, la Nonnina-Hentai, è tutta per voi!!!

Grazie a tutte voi!

 

 


Una nuova vita

parte I - L'inizio

di Gojyina-chan


Hanamichi, appena uscito dal pub, inalò la fresca aria notturna di quel sabato sera,

scivolatogli addosso, tra cocktail di frutta e chiacchiere inconsistenti con i clienti abituali.

Sorrise soddisfatto. Era tornato da due settimane, e la schiena era perfettamente a posto.

Alzando la testa, guardò il firmamento, splendente ed ingombrante, benedicendo, per una volta, la scarsa illuminazione del quartiere.

Perché siete tanto belle, maledette?

Dall’alto della volta celeste, sembravano prendersi gioco di lui; mentre, beffarde, lo deridevano per la propria mediocre imperfezione.

Mamma, sei lassù? Mi puoi guardare?

Un mese ancora e sarebbe stato l’ anniversario della sua scomparsa, che coincideva con la morte del padre, in un macabro scherzo del destino.

Lo avevano lasciato solo……..

In quel preciso istante, le stelle gli parvero ancora più luminose.

Che bastarde!!!

"Vi divertite, vero? - ringhiò al cielo notturno - Ve ne farò pentire! Io sono il Tensai e..."

Un grido di donna, interruppe quel suo sfogo amaro.

Agendo d’ impulso, iniziò a correre verso quella voce spaventata.

 

Svoltato l’angolo con circospezione, vide un uomo di mezza età, alto e moro, che faceva da scudo con il proprio corpo a due donne. Una sulla cinquantina, molto bella ed elegante ed una più anziana, che si reggeva su un bastone di legno, finemente intarsiato, con la punta in argento.

L’uomo, la faccia tesa e preoccupata, si stava frapponendo tra le signore e tre malviventi.

Due, armati di coltello a serramanico e uno, il più vicino al capo famiglia, che brandiva una pistola.

L’oggetto, brillava sinistramente sotto la luce dell’unico lampione acceso nella via.

Tornare al pub e telefonare alla polizia era improponibile. I soccorsi sarebbero arrivati troppo tardi.

Con uno sguardo di scherno, rivolto agli astri splendenti, decise di intervenire.

Facendo attenzione, Sakuragi scoperchiò due bidoni dell’immondizia, di quelli a forma cilindrica, e lanciò i coperchi di latta all’indirizzo dei due aggressori muniti di coltello.

Sfruttando, poi, la disattenzione di quello armato, gli saltò addosso, allontanandolo dalle sue vittime.

Iniziò una violenta colluttazione, durante la quale partì un colpo, che ferì il rossino ad un fianco.

Il dolore lancinante che sentì, lo portò a reagire come una belva.

Afferrò la testa del malvivente con una mano, sbattendolo contro il muro più vicino.

Quando questi svenne, si girò verso gli altri due, che si erano appena ripresi.

Allontanò il capo famiglia con un braccio, quando vide una lama pericolosamente vicino al viso di quel distinto signore.

Altra ferita…Altra dolore…

Il proprio sangue, zampillò dall’avambraccio…ma parve non preoccuparsene più di tanto.

Amava tutto quello. Adorava sentire l’odore del sudore…della paura…della lotta…

Il mondo era una giungla, in cui solo il più forte vinceva.

Quella sera, Hanamichi decise di spiegare a quei brutti ceffi chi comandasse nella zona.

Continuò a colpire, rimediando qualche altro taglio, finché le sue prede, smisero di muoversi.

Picchiò ancora, animato da un strano desiderio….

Voleva fermarsi, davvero!….

Ma le sue mani, andavano da sole, violente e spietate…

Un tocco gentile, gli sfiorò la spalla.

"E’ tutto finito. E’ Finita! BASTA COSI’!!!" la signora più giovane, lo stava guardando con dolcezza e preoccupazione.

"Io…non…Ha ragione!" balbettò, il rossino, uscendo dal suo stato di trance.

Di sfuggita, notò Asami, il proprietario del  Lucifer, il pub in cui lavorava da mesi, arrivare di corsa seguito da un gruppo di uomini in divisa.

Doveva aver sentito lo sparo e chiamato la polizia, pensò distrattamente Hanamichi.

Era stanco.

Molto, molto stanco…

 

 

"Ma dove diamine sono finiti?!" tuonò sua sorella, in preda all’agitazione.

Stava blaterando da un’ora e mezza, andando avanti e indietro per il salotto.

Era solita darsi ai facili allarmismi, ma stavolta, aveva ragione.

Gli era parso di sentire uno sparo…però non ne era sicuro.

Kaede, afferrò la proprio giacca.

"Vado a cercarli. Sono andati al solito ristorante, vero?" chiese a Kaori.

"Quello qua vicino, sì!" confermò la ragazza.

Senza ulteriori indugi, l'asso dello Shohoku, uscì di corsa, con una sensazione sgradevole nel cuore.

 

Rukawa capì immediatamente che era successo qualcosa di grave, vedendo le luci della volante della polizia, squarciare il buio notturno.

Un fremito di paura lo attanagliò, quando intravide il muso di un’ ambulanza, spuntare da dietro l’ angolo.

In quella via, c’ era il ristorante dove…

"Kaede!" gridò una donna, sbracciandosi per farsi notare, in quel mare di uomini in divisa e ombre indistinte.

"Mamma!"

Perdendo il suo leggendario sangue freddo, corse ad abbracciarla.

"Stai bene? Papà? La nonna?" chiese preoccupato.

La donna, gli accarezzò il viso, per tranquillizzarlo.

"Stiamo tutti bene!"

“Certo, baby! - gli disse l’anziana Kikyo-san, arzilla come sempre - Siamo stati aggrediti da tre malviventi, ma quel coraggioso ragazzo, ci ha salvato la pelle!" dichiarò con il suo solito linguaggio, indicandogli l’ambulanza.

Seduto sul bordo del mezzo di trasporto con le portiere posteriori aperte, la faccia imbronciata e infastidita, c’era…

"Do’hao?!" mormorò attonito.

 

 

"Uffa!!!Sto beneeeee!!!Mi lasci andare, o no?" borbottò Sakuragi, guardando storto il paramedico.

Kuso! Il disinfettante faceva un male del diavolo.

"Quante storie! Ti sei preso un proiettile di striscio e diverse coltellate, senza batter ciglio, e ora ti lagni per un po’ d’ alcool?" lo prese in giro Asami, ridendo come un matto.

"In quel momento ero un po’ distratto, brutto panzone!" si schernì il rossino, imbarazzato.

Il gestore del pub, tornò serio di colpo "Li hai quasi uccisi, sai?"

"Non farmi la predica! Non mi serve! Sono cresciuto, lo hai detto anche…" si interruppe, notando una sagoma familiare.

Kitsune?!

Perché era lì?!

Lo stava guardando con due occhi sgranati, dirigendosi verso di lui a passo spedito.

 

 

"Come stai?" chiese osservando i tagli sulle braccia.

"Mai stato meglio! - borbottò il rosso - Ci vuole altro per fermare il TensaaAAAHHIIIIII!!!!" gemette, sentendo le bende stringersi intorno alle ferite.

Suo padre, Kei Rukawa, finì in quel momento la deposizione lasciata agli agenti e si avvicinò ai due ragazzi.

"Vi conoscete?" chiese al figlio.

"E’ il Do’hao" si limitò a dire.

"KAEDE RUKAWA!!! - tuonò sua madre - Questo ragazzo ha rischiato la vita per noi! Sii più educato!" lo sgridò, accigliata.

 

 

"Bene, qui ho finito – disse l’infermiere - Non dovrebbero esserci complicazioni, ma hai bisogno di RIPOSO ASSOLUTO, chiaro? Nel caso in cui avessi nausee o giramenti di testa, prendi gli antibiotici. Hai perso molto sangue, Hana-chan – continuò in tono confidenziale - A titolo informativo, ti dico che avresti bisogno di una trasfusione ma …"

"Col cavolo che la faccio!” bofonchiò il rosso.

"…Comunque! - proseguì l’uomo, spazientito - Uno dei coltelli, era leggermente arrugginito. Dovresti farti visitare da un medico, ma tanto…" si fermò, aspettando il…

"Col cavolo che ci vado!” …puntuale come le tasse.

"Sei il solito testone! - scosse la testa ridendo - E’ la prima volta che non ti rattoppo dopo una rissa! Oggi sei stato un eroe, ragazzo!" gli scompigliò affettuosamente i capelli.

"Sì, sì! Basta sfottere! Me ne vado. Ciao e grazie!" borbottò Sakuragi.

"Aspetta! Vado a prendere la macchina e ti accompagniamo a casa!" propose il signor Rukawa.

"Dobbiamo spiegare ai tuoi l’accaduto! Se ti vede rincasare conciato così, a tua madre verrà un colpo!" spiegò sua moglie Midori.

Il ragazzo parve imbarazzato, poi un lampo di dolore, attraversò quei caldi occhi dorati.

"Io vivo solo, signora. Non mi serve nulla, davvero. Buona sera!"

Non voleva sembrare maleducato, ma tutte quelle attenzioni lo stavano soffocando.

Si alzò e fece appena due passi, poi avvertì una violenta vertigine e una lancinante fitta al fianco.

Sarebbe caduto sicuramente per terra, se Kaede non lo avesse afferrato prontamente.

Quando fu in grado di reggersi in piedi, tentò di scostarsi da quella stretta, ma si ritrovò la punta argentata di un bastone, sotto il naso e rimase paralizzato.

"TU - VIENI - A - CASA - CON - NOI - PUNTO" sibilò la gentile nonnina con un familiare sguardo di ghiaccio, brandendo minacciosamente l’oggetto intarsiato.

Sakuragi si lasciò condurre a casa Rukawa, senza emettere un fiato.

 

 

Ecco cosa serviva per fermare quella furia scatenata!Un’anziana signora armata di bastone! Pensò Kaede, divertito.

Arrivati a casa, fece stendere il rossino sul divano, mentre sua madre, andava a preparare la camera che per anni era stata del figlio maggiore, seguita da Kaori.

"E’ molto carino…"

Sentendo il commento di sua nonna, si girò verso Hanamichi, che dormiva serenamente, il volto disteso e tranquillo, come se non fosse successo nulla.

Aveva dei nervi d’acciaio. Ammise a se stesso.

Si sedette sulla poltrona accanto a lui, osservandolo attentamente.

Non lo vedeva da molto tempo. I capelli erano cresciuti parecchio. La frangia gli copriva gli occhi e le ciocche laterali e posteriori, sfioravano le spalle dorate.

Istintivamente, Rukawa allungò una mano, andando a spostare quel manto scarlatto dal viso.

La schiena era tornata a posto, a giudicare dal casino che aveva fatto.

Quell’anno avrebbero vinto i Campionati Nazionali, ne era certo!

"Si è avventato su quei malviventi senza pensarci due volte!" stava dicendo suo padre a Kaori.

Il volpino, rabbrividì al pensiero di quello che sarebbe potuto accadere.

Se il proiettile avesse colpito Hanamichi in un punto vitale…

"E’ un ragazzo molto coraggioso, però…- l’esitazione nella voce di sua madre, attirò la sua attenzione - Se non lo avessi fermato, probabilmente li avrebbe uccisi! – Midori, scosse la testa, sorridendo – Beh! Ricevere un colpo di pistola, non mette di buon umore nessuno, no?" tentò di sdrammatizzare.

 

Quella notte, Hanamichi ebbe un sonno agitato. Scottava e gemeva, contorcendosi tra le lenzuola.

Kaede sentì sua madre alzarsi più volte, per accudire il ragazzo con affetto e premura.

L’idea che la sua famiglia volesse bene al rossino, gli scaldò il cuore.

Almeno avevano ben chiari i loro sentimenti, non come i suoi, sempre in bilico tra l’odio e…l’amore.

 

Il pomeriggio seguente, Kaede spiegò ad Anzai il motivo dell’assenza del rosso, tra lo stupore generale dei compagni di squadra.

Una volta concluso il racconto, si accorse di essere osservato da Mito, accostato alla porta della palestra insieme al resto del Guntai imbarazzato e titubante.

"Dopo gli allenamenti. Potete venire da me." Annunciò il volpino, anticipando la sua richiesta.

Fu inondato di sorrisi grati e sonore pacche sulle spalle…Mentecatti!

 

Ore dopo si stavano incamminando verso casa sua.

Caspita se erano chiassosi! Non facevano altro che parlare del Grande Tensai, ma Rukawa percepì chiaramente, nelle loro voci, l’immenso rispetto e l’ammirazione, che provavano per il loro capo.

Solo Mito era silenzioso, tant’è che ad un certo punto sbottò " Smettetela di sfotterlo! Kuso, sapete tra quasi un mese…"

Lasciò la frase a metà, ma gli altri tre dovettero capire l’antifona, perché l’atmosfera, tra loro, si fece seria.

Il volpino guardò Yohei, alzando un sopracciglio.

"E’ il suo…mese di follia…Gli è concesso di tutto…" si limitò a dire.

Rukawa, non riuscì a capire se stesse scherzando, oppure no .

 

Appena varcata la soglia di casa, intuì immediatamente che era successo qualcosa.

Sospirando affranto, concesse a Mito il permesso di salire dal rossino, mentre lui si dirigeva in cucina.

Cos’aveva combinato quel Baka Do’hao?

"Eccoti qui! Lo dobbiamo legare al letto, il tuo amico!" sbraitò sua sorella, con il solito cipiglio.

Appena vide Yohei sulle scale che la  salutava con educazione, cambiò totalmente atteggiamento.

Ci mancava solo questa!

Lasciò il Guntai in salotto a presentarsi a Kaori.

"E’ testardo come tuo nonno, buon’ anima! – rincarò la nonna – Voleva per forza tornarsene a casa! Indovina? Ha avuto un capogiro, anche se lui dice che…Come ha detto?..Ah, sì! Che i Tensai non hanno capogiri! Intanto però, è ruzzolato giù dalle scale e s’è pure riaperta la ferita sul fianco!!! Non ha voluto che chiamassimo il dottore, ma almeno si è calmato!"

"Do’hao! Mille volte Do’hao!!!" borbottò, correndo da lui, pronto per una raffica di insulti.

Giunto vicino alla porta della camera del rossino, sentì la voce di Mito, insolitamente tremula.

 

"Come vuoi che stia? - sbraitò Hanamichi, frustrato - Uno finisce un turno di otto ore, spaccandosi la schiena a scaricare casse di birra, compie un gesto eroico, degno del grande Tensai, e finisce segregato qui! A casa sua! - Kaede capì che si stava riferendo a lui - Con un padre gentile, una madre sorridente e una vecchietta che mi minaccia con un inquietante arnese! YOEI!!! Non fare quella faccia! So cosa stai pensando! IO SONO FORTE, Chiaro? Non...non fare la donnicciola, non è da te!" concluse tristemente, il Do'hao.

"Non ti sto compatendo, pezzo di cretino! Sono preoccupato per te! Fra un mese..."

Evidentemente, quel giorno, Mito aveva problemi a terminare le frasi.

 

 

Kaede tornò in salotto ed attese Yohei.

Quando il ragazzo scese giù, fu circondato da madre, nonna e nipote che lo condussero in cucina, con fare gentile ma...inesorabile.

Fu messo sotto torchio dal famoso terzo grado dei Rukawa.

"Parla!" intimò Kikyo-san, brandendo il bastone a pochi centimetri dal naso del povero prigioniero.

"Ha ragione Hana! E' inquietante!!! - borbottò il ragazzo - Se lui scopre che ho cantato, mi spella vivo!" tentò di difendersi.

"Io ti farò ancora più male, giovanotto!" assicurò la vecchietta.

"NONNA!" la ammonirono all'unisono, madre e figlio.

"OOHHHH!!!! Maledizione! - sbottò Yohei, passandosi le mani tra i capelli - Ok! Ma io non vi ho detto niente!" precisò, capitolando definitivamente.

Spiegò ai presenti di come fosse deceduto il padre di Sakuragi. La rissa, il malore dell'uomo, i teppisti che bloccarono l'amico, impedendogli di chiamare i soccorsi.

"Questo è successo due anni fa. Lo scorso anno, il giorno del primo anniversario della morte del marito, la mamma di Hana, si è tolta la vita, tagliandosi i polsi...Kami Sama! Me lo ricordo come se fosse ieri! Eravamo tornati da scuola e ...l'abbiamo trovata in un lago di sangue...Quando arrivò l'ambulanza, era ormai troppo tardi...Spirò tra le braccia di suo figlio...- sospirò, amaramente - Il mese prossimo, sarà l' anniversario della tragedia...Credo sia per questo motivo, che non vuole rimanere qui...La vostra famiglia, assomiglia molto a quella che aveva lui...- concluse imbarazzato - E' due anni che, in questo periodo, fa sempre cose un po' strane, a volte beve come una spugna, altre fuma...Ma noi del Guntai, non gli diciamo nulla, tanto poi gli passa e torna vivace e spensierato come sempre!"

"Vivace e spensierato?! - sua madre era allibita - Come può essere vivace e spensierato, con un simile peso addosso?! Ma... è minorenne! Perché vive da solo?!" domandò stupita, con gli occhi lucidi di commozione. Kaede, prese un pacchetto di fazzoletti, tenendoli sottomano.

"Gli assistenti sociali non hanno voluto avere niente a che fare con lui e... gli hanno detto che, se si fosse reso indipendente, lo avrebbero lasciato in pace. Hana ha sempre lavorato al Lucifer, il pub vicino al luogo della vostra aggressione, ecco perché si trovava lì..." le disse Mito.

"Scaricato anche dal Governo!!!" gemette Midori afferrando i fazzoletti, che suo figlio le passo prontamente.

"Ora noi togliamo il disturbo. Arrivederci e...grazie, per tutto!" Yohei, dopo un garbato inchino, si diresse in soggiorno dai suoi amici.

 

Kaede sentì la porta dell'ingresso, chiudersi.

Tre................Due...............Uno.................

"BAAAABBBBYYYYYY?" udì la voce falsamente melodiosa di Kaori.

Detestava quel nomignolo. Era più grande di lei di un anno, cavolo! Pensò il volpino, vedendola fiondarsi in cucina.

"Chi è? Da quanto lo conosci? E' in classe con te? Gioca a Basket? Ha la tipa?" quella, doveva respirare con le orecchie!

"Un amico del Do'hao. Sei mesi. No. No. Non lo so." rispose annoiato.

"Bene, bene...- commentò la ragazza, con un sorrisetto furbo - Mamma, Hana-chan non ha ancora mangiato, vero? Vado a portargli qualcosa, che ne dici?" chiese con finta preoccupazione.

Intrigante sanguisuga!

Rukawa decise di accompagnarla, per arginare la sua esuberanza molesta...

 

 

Che razza di famiglia ha il Kitsune?!

Scontroso e taciturno com'era, Hanamichi si sarebbe aspettato dei genitori separati o divorziati ...

Invece...erano una massa di caciaroni allucinanti!

Sentì bussare alla porta. Pochi istanti dopo, piombò nella stanza la sorellina del volpino,con un sorriso a 360°, seguita da lui, che reggeva un vassoio pieno di cibo.

P...Perché Kaori lo fissava in quel modo?!

Sospirò, sconsolato.

"Mi sembra di essere lo scrittore di Misery non deve morire!" borbottò stancamente.

"Hana-chaaaaannnn?" sorrise melliflua, sedendosi sul letto.

"S...Sì?" balbettò, preoccupato.

"Da quanto tempo conosci Mito? Qual'è il suo ideale di ragazza? E' fidanzato?  Quali sono i suoi Hobby? Come passa le giornate? E' bravo a scuola? Quali sono le sue materie preferite? E' figlio unico? Come sono i suoi genitori? Eh? Eh? Eh?" chiese con l'occhietto allupato.

"Da quando ero all'asilo. Basta che respiri. No. Nessuno. Viene agli allenamenti, poi va in sala giochi fino all'ora di cena. E' una chiavica peggio di me. Le schifa tutte. Sì. Sono gentili e divertenti. Come cavolo ho fatto a ricordarmele tutte?!" chiese allibito al Kitsune, che aveva appoggiato il vassoio sul comodino.

"Ti confonde col suo delirio..." gli spiegò con voce incolore.

"Bene, bene..." soddisfatta dalle risposte del rossino, gli schioccò un bacione sulla guancia dorata ed uscì dalla camera trotterellando.

 

 

SORELLA HENTAI!!!  Pensò Rukawa, imbronciandosi.

 

Hanamichi si adagiò su cuscini, sospirando. D' improvviso, sembrava molto stanco...

"Hai una bella famiglia, Kitsune..." commentò, tenendo gli occhi chiusi. Il tono della sua voce, oscillava tra il divertito e il malinconico.

"Hn" borbottò il ragazzo dalle iridi azzurre.

"Fai ragionare il tuo parentado! - gli disse Sakuragi, all'improvviso - Non voglio rimanere qui, come non mi ci vuoi tu! Tenta di..."

" Io ti voglio qui."

"...convincerli a...Che cosa hai detto?!" gli chiese, sgranando gli occhioni dorati.

"TU - HAI - SALVATO - I - MIEI - QUINDI - RESTI - QUI!" annunciò, glaciale e spietato.

Il rossino provò a replicare, ma Rukawa lo anticipò "Chiamo mia nonna?"

"NO!!! RIMANGO!!!" urlò, sedendosi di scatto sul letto, per poi gemere, a causa del dolore al fianco.

"Do'hao! Devi prendere l'antibiotico. Mangia e non fare storie..." ordinò il volpino, posando il vassoio sulle gambe del rosso.

"Cos'è? Vuoi giocare al dottore?"

Quella di Hanamichi voleva essere una semplice battuta,  ma i due ragazzi, si ritrovarono a guardarsi l'un l'altro con gli occhi sgranati e le guance in fiamme, pensando contemporaneamente, a vari scenari erotici, in stile Genital Hospital...con ...loro come protagonisti.

Il rossino, paonazzo come i capelli, si portò  il vassoio il più vicino possibile al busto, per nascondere l'evidente eccitazione, che spuntava sotto le lenzuola, mentre Rukawa, tossendo convulsamente, uscì dalla stanza bofonchiando qualche parola assurda.

Incrociò sua madre, che stava portando i medicinali a Sakuragi.

"R...Rimani tu, con lui?" le chiese, tentando di ricomporsi.

"Certo! Vai in cucina. Tua nonna ti deve parlare." gli disse lei, entrando nella camera del loro ospite.

 

 

"Baby, siediti." ordinò l'anziana, versando il the, in due tazze gigantesche, con il suo tono da FAI - COME - TI - DICO - O - SONO - GUAI!

Dopotutto, aveva preso da lei.

Kaede si accomodò sulla sedia di fronte, restando in silenziosa attesa.

"E' bello. Testardo e confusionario. Odia sembrare vulnerabile. Prima o poi, annegherà nel suo orgoglio. Mi piace!" sentenziò, come se gli stesse dando la sua benedizione - Da quanto tempo lo ami?"  gli chiese a bruciapelo.

Per fortuna che Rukawa non stava bevendo, altrimenti le avrebbe sputato il the in faccia.

"Hn?!" che razza di domanda era?!

"Piantala! Sono mesi che torni a casa borbottando di quanto sia scemo il Do'hao, quanto sia irritante, esaltato, insopportabile e chi più ne ha, più ne metta!Non sono stupida, sai? E comunque, mi ricordo ancora come si fanno certe cose!" concluse, allusivamente.

"NONNA!!!" che conversazione imbarazzante!

"Secondo me, è stato un colpo di fulmine. Come tra me e tuo nonno!" affermò, gongolante.

"Direi più di... testa." borbottò, ricordando quel giorno, sulla terrazza della scuola.

"E' lo stesso! Ho scommesso 500 yen con tua madre e IO - DETESTO - PERDERE!" sibilò l'anziana donna.

Pure le bische clandestine, adesso!

Amava la sua famiglia, ma quando facevano i ficcanaso, li avrebbe trucidati volentieri! Era per quello, che non li voleva tra i piedi, durante le partite di Basket...L' immagine di sua nonna che inveiva contro l'arbitro, lo atterriva oltre ogni dire!

"Non sta bene...- disse Kikyo-san, di punto in bianco - Ora che mi ricordo...Conobbi tuo nonno al tempo della guerra...Era un soldato. Era stato ferito ad un braccio, durante un bombardamento...Io ero una giovane infermiera e... lo curai per più di un mese, poi... - si interruppe, con un sorriso compiaciuto - E' così che l'ho conquistato!"

"Non ti facevo di mentalità così  aperta!" commentò il nipote, agitandosi sulla sedia.

"Abbiamo il satellitare! - gli spiegò, come se fosse scemo - Ci sono un sacco di programmi molto istruttivi, in tv!"

NONNA HENTAI!!!

 

 

"Come ti senti, oggi?" chiese Midori, dolce e premurosa, come sempre.

"Meglio, la ringrazio..."  Ho anche avuto un' erezione pensando di fare un ripasso del Kamasutra con suo figlio, ma per il resto, è tutto ok!

Hanamichi, sospirò, affranto. Era l' Inferno sulla Terra!

Lui............il Kitsune...........la sua famiglia........sua madre.........

Il modo in cui gli aveva accarezzato il viso, dopo che aveva preso l'antibiotico, gli aveva ricordato.........

Mamma.........

Davanti all'espressione addolorata del rossino, la signora Rukawa, non resistette.

Lo abbracciò forte, iniziando a piangere sommessamente.

 

 

Ma quanto ci stava mettendo, sua madre?

Salì a due a due i gradini, aprendo piano la porta della stanza degli ospiti e........

Midori, in lacrime, seduta sul materasso, stringeva a sé Hanamichi, che aveva la schiena premuta contro la testata del letto, le braccia dorate lungo i fianchi e un'espressione vuota, nello sguardo, che Rukawa non gli aveva mai visto.........

Il ragazzo sorridente, allegro e un po' stupido..........Bugie! Spudorate menzogne, fatte alla luce del giorno..........Falsità che scomparivano, di fronte alle lacrime sincere di una madre........

Quello, era il suo vero volto........... Se era umanamente possibile, Kaede capì di non averlo mai amato così tanto, come in quel preciso momento.

 

 

Quella stessa sera, i Rukawa si riunirono e presero all'unanimità, la loro decisione.

 

 

La settimana seguente, Hanamichi, dopo due ore di contrattazioni, riuscì a strappare a padre e nonna, il permesso di tornare a scuola. Non che la degenza avesse risvegliato in lui una profonda sete di conoscenza, sia chiaro! Ma troppe assenze, avrebbero potuto metterlo fuori squadra e non poteva permetterselo. Fu questa motivazione, a sedare l'animo battagliero di Kikyo-san, la quale depose le armi e lo lasciò uscire........

Dalla faccia, non doveva essere abituata a perdere............Chissà chi gli ricordava.............

Durante la pausa pranzo, si ritrovò sulla terrazza, con il Guntai al completo.

Aveva bisogno di una sigaretta o avrebbe iniziato a mangiarsi le unghie dal nervoso!

Si sedette a cavalcioni sulla ringhiera, un piede che penzolava nel vuoto e uno sullo scorrimano.

Non si accorse del viso terrorizzato di Yohei, alle sue spalle. Il suo migliore amico, si limitò a passargli l'accendino, permettendogli di aspirare una boccata di nicotina, che infettò i suoi polmoni, rilassandolo, dopo giorni di disagio.

Rukawa lo trovò così, con lo sguardo curioso rivolto al cortile sottostante, l'espressione da teppista dei vecchi tempi.

 

 

Re di tutti i Do'hao!  pensò fremendo di paura e rabbia.

L'idea che potesse scivolare, sfracellandosi al suolo, lo atterriva.

Non solo lui! Mito era cianotico. Ma quel suo modo di fare così accondiscendente, non gli piaceva.

Capiva le sue ragioni, ma non lo accettava lo stesso.

Senza perdere il proprio atteggiamento impassibile, raggiunse Sakuragi, lo afferrò per la vita e lo sbatté con forza sul pavimento.

Hanamichi si ritrovò col sedere per terra in un nano-secondo.

"Ma... che...?! TU???!!!!" sbottò, sinceramente sbigottito.

Reagendo d'istinto, scattò in piedi, fronteggiandolo a muso duro.

In quel preciso momento, giunse Haruko, un po' trafelata, per le scale fatte di corsa.

"Hana!!! Sei tornato finalm.... OH, Kami!!! - gracchiò, con voce stridula - di nuovo?!"

 

DI...NUOVO?

I due ragazzi si guardarono a lungo confusi, poi capirono.

Erano nelle stesse, identiche posizioni, di quel giorno.

Il loro primo incontro...

"Smettila, Hanamichi, non vi fate male!" implorò la giovane, fraintendendo come al solito.

Preso da uno strano impulso, Rukawa ripeté la stessa frase.

"Piantala e sparisci." disse alla mocciosa, senza staccare lo sguardo dal rossino.

"Ma......Rukawa!" balbettò allibita.

"Ti ho detto di sparire." sibilò, sempre più glaciale.

Coraggio, che aspetti?

Kaede, se lo ricordava perfettamente........il rossino che sbottava "Verme! Ferire così la dolce Haruko!" .......la sua testata.........le botte.........

Hanamichi si voltò verso la ragazza, mormorando "Non è come sembra. Stai tranquilla..."

"Ma....voi due....." continuò, petulante.

"VUOI SPARIRE, STUPIDA MOCCIOSA!!!!" le gridò contro, facendola scappare via in lacrime.

Tutti i presenti lo fissarono con gli occhi sgranati.

 

 

Yohei sospinse i tre amici verso l'uscita e chiuse la porta alle loro spalle.

Ormai lo aveva capito da un pezzo. Mica era tonto, lui!

Si sentì un po' più sollevato. Adesso, anche Hanamichi sembrava esserci arrivato......

 

 

Rukawa non riusciva ancora a crederci!

Il Do'hao aveva davvero maltrattato la babbuina?!

Erano lì, da soli sulla terrazza,  in silenzio, occhi negli occhi, i visi a pochi centimetri, le braccia lungo i fianchi snelli........

Qualcosa si impossessò di loro. Un istinto primordiale, animalesco e incontrollabile, li costrinse ad ansimare sempre più rapidamente.

Un lampo di desiderio, attraversò le iridi dorate del rossino.

Il segnale.

Si saltarono letteralmente addosso, cercandosi voracemente le labbra. La violenza dell'impatto, li fece ruzzolare per terra, le mani che cercavano......scoprivano........toccavano........

Andarono avanti a lungo, fino a quando Hanamichi non gemette di dolore, toccandosi il fianco, ancora fasciato.

Quel suono, parve farli tornare in sé.

 

 

A....Aveva davvero....? A...Ad Haruko?! A...Aveva......con...Rukawa....????!!!!!

Sakuragi appoggiò la schiena alla ringhiera, sconvolto.

I punti erano saltati, ed ora  aveva la maglietta insanguinata.

Vagamente, si rese conto che Kaede si era risistemato la divisa scolastica e stava abbottonando la sua.

"Andiamo in infermeria." si limitò a dire, freddo e scostante come al solito.

 

 

Se fosse stato un altro tipo di persona, probabilmente, sarebbe scoppiato a ridere davanti alla faccia del Do'hao.

Era stato imprudente, però! Rimproverò a se stesso, mentre la dottoressa medicava il rossino, ancora sotto shock.

Aveva dimenticato.....  tutto! Comprese le ferite del....Cos'era? Un amico? Un rivale? Un compagno di scuola o di Basket?

Hanamichi era.........Hanamichi. Punto e basta.

Dargli una definizione lo avrebbe sminuito.

Una luce che irradiava calore.....Neanche si rendeva conto di attirare gli sguardi della gente.......

In campo, era un trascinatore. Possedeva lo stesso carisma di Maki, capitano del Kainan, mica uno qualunque.......

Era ancora grezzo, ma il suo potenziale era illimitato!

Ma soprattutto, Rukawa lo rispettava....Il coraggio, lo spirito battagliero, pari al suo, l' affetto per i suoi amici......Il suo bisogno di proteggere quelli che reputava deboli............

Doveva aver sofferto all'inverosimile, ma mai una volta, lo aveva lasciato trapelare, facendo pesare il proprio dolore a chi gli stava accanto...........

Aveva ingannato persino lui, che si era sempre reputato un ottimo osservatore......

Rukawa, per questo, si sentì doppiamente in debito, nei suoi confronti.

Posò gli occhi azzurri sulle labbra carnose, ancora gonfie dei suoi baci.

Wow! Doveva assolutamente distrarsi o rischiava......imbarazzanti movimenti sotto la cintura!

Quando la dottoressa finì la medicazione, si diressero silenziosamente in palestra.

 

 

Da un' ora, stava appollaiato sulla panchina, accanto al Mister. Ancora non si capacitava di quanto accaduto sulla terrazza!

"Sai, a volte l'amore, quello vero, si può manifestare in modi molto strani..... - commentò Anzai, all'improvviso, continuando a guardare la squadra in campo - Più è forte il sentimento, più spaventa...."

"Ah." si limitò a dire il rossino, troppo sconvolto per formulare una frase di senso compiuto.

"Ragazzo mio, le emozioni, trascendono.........la fisicità, della persona amata!" aggiunse, sorridendo bonariamente, sotto i baffoni candidi.

“Ah." ripeté, meccanicamente.

"Hana- chaaaaaannnnnnn????" una voce nota, lo riscosse dal torpore.

Kaori, si sedette accanto a lui, sorridendo felice " Dov'è Mito?" sempre diretta, eh?

"Nei paraggi, credo......."

Assurdo!

Hanamichi guardava la palestra.....un posto conosciuto, no?

Erano mesi che passava lì i suoi pomeriggi!!!!

Allora perché, d' improvviso, gli sembrava così estraneo e lontano?!

Non si era mai sentito tanto solo, come in quel momento.......

La ragazzina, gli parlava allegramente, ma lui......lui non la sentiva........

Un pallone rotolò tra i suoi piedi.

Fissò la sfera arancione per poi sollevare lo sguardo.

A due metri , Rukawa lo stava osservando, con le mani tese verso di lui.

Senza indugio, gli passò la palla e notò una strana espressione su quel viso chiaro............

Cos'era?!

Una specie di.............sorriso?!

Per una frazione di secondo, aveva avvertito l' impulso di fiondarsi tra le sue braccia.......

KUSO!!! Non andava bene!!! PER NIENTE!!!!!

Lui era forte, DANNAZIONE!!!Non doveva affezionarsi troppo.....Non.....non di nuovo......Non sapeva proteggere nessuno, lui.........Tanto meno chi amava.........

 

 

L' umore del rossino era peggiorato.

Per tutto il tragitto verso casa, non aveva aperto bocca....

Si era immediatamente chiuso in camera sua, dopo un  saluto timido alla sua famiglia....

Aveva in mente qualcosa. Pensò Kaede, corrucciandosi......

 

 

Dov'era il borsone che gli aveva portato Mito? Ah, eccolo!

Sakuragi lo riempì velocemente......Non era una fuga, la sua!!!

Stava.....Stava togliendo, educatamente il...disturbo, tutto lì!!!

Scese al piano di sotto, ripassandosi mentalmente il suo discorso di commiato.

La famiglia Rukawa, era al gran completo, dannazione!!! Genitori e nonna sul divano e i due figli in poltrona, chiacchieravano tranquillamente.

Nell'istante in cui notarono il bagaglio che aveva in mano, si zittirono, lanciandogli occhiatacce al vetriolo.....

Ok! L' impresa si stava rivelando più ardua del previsto, ma...lui era il Tensai, giusto?........Giusto?

Trasse un profondo respiro e partì all'attacco.

Sarebbe stata un' interpretazione da premio Oscar!

 

"Vi ringrazio molto, per tutto quello che avete fatto per me, ma ora devo proprio tornare a casa mia - Kami! La sua risata, risultava falsa persino alle proprie orecchie! -  Il grande Tensai deve andare a salvare qualche altro ignaro passante in difficoltà!"  Perché nessuno rideva?!

 

Kaede resistette all'impulso di prenderlo a pugni. Bugiardo e falso! Si vedeva lontano un miglio che stava mentendo! O, per meglio dire, adesso, sapeva e lo capiva chiaramente......

E non solo lui, a giudicare dalle facce cupe dei suoi!

Decise, tuttavia, di  non intervenire in nessun modo. Non spettava a lui, per quella volta.

 

 

Senza perdersi d'animo, il rossino continuò.

"Vi siete dati fin troppo disturbo, per un estraneo come me e ...." si diresse a passo spedito verso la porta.

"Siamo i tuoi tutori legali." spiegò il padre di Kaede, serio e composto.

"....non eravate tenuti a..... CHE COSA HA DETTO?! " tuonò Sakuragi, sussultando violentemente.

Per lo shock gli sfuggì di mano il borsone, che cadde sul pavimento con un piccolo tonfo.

 

"Qualche giorno fa, abbiamo chiamato gli assistenti sociali....Ho molte conoscenze e ......siamo diventati i tuoi tutori, fino alla tua maggiore età. Questa è casa tua, adesso! - spiegò Kei, andandogli vicino - Siamo noi la tua famiglia, se ce lo permetterai!"

"N...........Non.........è.........possibile............ - Hanamichi scuoteva la testa, shockato - Io  non ho bisogno di nessuno, chiaro? - tuonò, adirandosi all'improvviso - Non accetto carità né compassione! IO SONO FORTE!!!" ripeté ostinatamente la sua frase abituale, che lo incoraggiava e spronava a non cedere mai.

"Potremmo essere felici, insieme, sai?"  intervenne Midori, con il suo più gentile sorriso.

Hanamichi iniziò a respirare più velocemente, come se non riuscisse più a reggere un peso troppo grande, sorretto troppo a lungo in un triste silenzio solitario.

"Non voglio essere....." si interruppe, tremando di rabbia.

"Felice? Che razza di boiata ! Bellezza, hai tutta la vita davanti, per esserlo!" intervenne la nonna, stizzita.

"Sarei lieto se....un giorno, tu decidessi di considerarci dei familiari veri...- disse Kei, posandogli una mano sulla spalla - Se....mi potessi considerare una....specie di.....papà, ne sarei davvero...."

"IO L'HO AVUTO UN PADRE!!!! -  gli afferrò il bavero della camicia, completamente fuori di sé - IO L'HO AMMAZZATO, MIO PADRE!!!! Kuso! - improvvisamente, lasciò la presa, confuso ed imbarazzato per quella rivelazione - Io me ne vado. Punto!"

"Non è stata colpa tua......" L'uomo gli si avvicinò, costringendolo a fare un passo indietro "Smettila! Non sai niente di quello....." tentò il rossino.

"Non è stata colpa tua!" ripeté, con maggior convinzione.

"SMETTILA!!!!" urlò Hanamichi, tappandosi le orecchie, mentre cadeva in ginocchio.

Immediatamente, due braccia gentili, lo avvolsero in una stretta rassicurante."Non è colpa tua, non è colpa tua, non è colpa tua!" mormorava l' uomo, cercando di tranquillizzarlo.

 

 

Kaede, sentì una morsa attanagliargli lo stomaco, guardando suo padre che cullava dolcemente il ragazzo che amava, che tremava convulsamente.

"E' collassato!" sospirò sua nonna, con noncuranza, ma il nipote notò un luccichio nei suoi occhi chiari.

Tsk! Voleva darla a bere proprio a lui... Illusa.

 

"Io sono forte, capito?" ripeté il rossino, abbassando il viso.

"Lo sappiamo tutti, tesoro! Ma.........sei pur sempre un ragazzo!" gli disse Midori, accarezzandogli il viso con le mani.

"Non so proteggere nessuno....." ammise affranto.

"OOOHHH!!!!!!!! Smettiamola di menarcelo! - tuonò la...gentile nonnina - Bellezza, ti rendi conto che se non fosse stato per te, a quest'ora i miei nipoti sarebbero orfani? Hai rischiato la tua vita per degli sconosciuti! Non oso immaginare cosa avresti fatto per delle persone a te care! E ora....- ringhiò, brandendo il suo bastone - FILA - SUL - DIVANO - SENZA - FIATARE!!!!"

Miracolo dei miracoli, Sakuragi ubbidì.

 

 

"Noi andiamo al Lucifer, così potrete parlare." gli disse suo padre strizzando un occhio.

"Convincilo!" lo pregò Midori.

"Baby, senza di lui, Mito me lo scordo! - disse Kaori, corrucciandosi - E poi, avere un fratellone così divertente, è piacevole! Tu non ridi mai!"

"Non fare nulla che io non farei!" ammiccò maliziosamente Kikyo-san.

"NONNA!!!" il coro a quattro voci che seguì, avrebbe fatto invidia ai cantanti Gospel afro-americani!

 

Rimasti finalmente da soli, Kaede si ritrovò a fissare a lungo la porta appena chiusa, in testa, stava formulando una strategia efficace, per convincerlo ad accettare l'ospitalità della sua famiglia.

Voltandosi verso di lui, però, si rese conto di quanto fosse realmente scosso e tutti i suoi pensieri, svanirono nel nulla.

"Ascolta... - esordì, andando a sedersi accanto a lui - Sono successe troppe cose tutte insieme......Rimani un po' di tempo qui......poi, deciderai se restare definitivamente, oppure no." disse evitando imposizioni assurde, per lo stato in cui si trovava il rossino.

"Io.......non.......- Hanamichi sospirò stancamente - Solo per un po'! E comunque, riprenderò a lavorare al pub, come ho sempre fatto e .....tua nonna è terribile!" borbottò imbarazzato.

"Hn" convenne il volpino.

"E........cioè........la .....la terrazza?" balbettò paonazzo. C'era ancora quel tremendo irrisolto, tra loro.

"Un momento di follia! - mentì il moretto - Dimentichiamocelo!"

Aveva intuito che Hana non era pronto anche per quel tipo, di cambiamento.

Avrebbe aspettato.....Per realizzare i canestri più difficili ci vuole molta pazienza.

E Rukawa in quello era un vero maestro.

 

 

                                      - FINE PRIMA PARTE -