Inizio col dire che a me le MitSen non piacciono...però questa ff è il regalo per il compleanno della persona più dolce del mondo, ovvero la fantastica Cami-chan, amante di questo pairing! ^^ E io, poiché le voglio un mondo di bene, ho deciso di scrivere questa fic! ^^

Buon compleanno, Cami-chan, spero che “Un amore violento” ti piaccia! ^^

Ah, quasi dimenticavo! Per oggi tutti i personaggi di Slam Dunk appartengono alla festeggiata!! ^^

Un’ultima cosa: il titolo è stato copiato dal primo capitolo di Kizuna! ^^ Lode a Kazuma Kodaka!! ^^

 

 



Un amore violento

di Cily


Il cielo si sta facendo scuro.

Le nuvole avanzano lentamente, coprendo il sole di maggio.

Forse oggi pioverà.

Ma non m’interessa.

Per la verità non m’importa più di niente.

Mi viene da sorridere, seppur amaramente: io ho sempre amato le giornate limpide, assolate, poiché mi conciliavano il buon umore.

Chi mi conosce sa che io non sono il tipo di persona che rimane triste a lungo.

A me piace vivere, sorridere.

E forse è per questo che mi chiamano ‘Smile Man’, o ‘Mister Sorriso’.

Beh, a dire la verità è Hanamichi Sakuragi che mi chiama così.

Chi è Sakuragi?

Lui è un tizio dagli improponibili capelli rossi come il fuoco…ed è molto rumoroso.

Riesce a fare casino anche rimanendo immobile.

Ha una vitalità che contagia… E credo che questo Rukawa lo sappia bene.

Lui, che è sempre stato così taciturno e introverso, quando è vicino a Sakuragi sembra un’altra persona.

Oh, scusate, voi non sapete chi è Rukawa, vero?

Lui è l’asso della squadra di basket dello Shohoku, nonché la persona meno espansiva del mondo. Ma, evidentemente, il rossino è riuscito a cambiarlo…anche perché l’altro giorno, dopo un’amichevole, sono entrato negli spogliatoi dello Shohoku poiché avevo dimenticato il portafogli, e li ho trovati avvinghiati sul pavimento che, decisamente poco vestiti, si davano alla pazza gioia. E vi posso assicurare che Rukawa, ansimante sotto Hanamichi, non era per niente un pezzo di ghiaccio.

Ah, però non voglio ripensare a quel giorno...

No, no, ma che avete capito!! Non sono mica omofobo!!

Non mi ha dato assolutamente fastidio vedere due maschi fare l’amore, anche perché se mi avesse fatto schifo, potrei orgogliosamente definirmi il primo gay omofobo della storia.

Eh già, avete capito bene: sono gay. Perdutamente e irrimediabilmente dell’altra sponda, come dice Hiroaki Koshino, il mio migliore amico.

Comunque, tornando al discorso di prima, stavo dicendo che non voglio ripensare al giorno dell’amichevole perchè ho rivisto Hisashi Mitsui.

Ovvero il numero 14 dello Shohoku, nonché infallibile tiratore da tre, nonché mio ex ragazzo.

Mi ha fatto un male rivederlo che non avete idea.

Mi sono sentito il cuore intrappolato una morsa, che andava stringendosi sempre di più.

Per tutta la partita non ho fatto altro che seguire i suoi movimenti, spiandolo sperando che non se ne accorgesse. Ma evidentemente sperare non serve a molto.

Infatti, terminato l’incontro, Hisashi mi si è avvicinato e, invece di stringermi la mano come si fa di solito dopo una partita, mi ha lanciato un’occhiataccia, sibilando: “Devi smetterla di starmi addosso”

Se n’era accorto. Accidenti. Accidenti. Accidenti.

E io che cos’ho fatto, secondo voi?

Gli ho detto così: “Non potevo staccarti gli occhi di dosso…sei sempre bellissimo”

E per tutta risposta mi è arrivato un pugno sul viso, che mi ha centrato la bocca.

Gli altri hanno pensato che io l’avessi provocato, magari alludendo alla sconfitta da loro appena subita…e così Mitsui se l’è cavata con un severo rimprovero del capitano e un ammonimento di Anzai, l’allenatore.

Mentre io mi sono beccato una punizione…e sono stato sospeso dalla squadra per due giorni. Pensare di essere stato sospeso per essere stato pestato mi fa un po’ ridere…è il colmo, non trovate anche voi?

Uffa, avrei voluto dire a tutti che non avevo fatto niente di quello che pensavano, però ciò avrebbe comportato lo svelare a tutti la mia passata relazione con Hisashi…e non avrei sopportato domande da parte dei curiosi, quindi ho lasciato perdere e ora me ne sto seduto sul molo a pescare in tranquillità.

“Sapevo che ti avrei trovato qui”

Riconosco fin troppo bene questa voce.

Qualcosa mi dice di non voltarmi...ma io non riesco a resistere e lo vedo: bello come sempre, fiero, forte. Tiene le mani affondate nelle tasche della felpa leggera e mi fissa con un’espressione che non riesco a decifrare.

“Ciao Hisashi”

Lui ignora completamente il mio saluto e arriva dritto al nocciolo della questione.

“Non ce la faccio più”

La sua voce è strana e io mi preparo a una bella litigata.

Avvolgo il filo sulla lenza e, una volta estratto l’amo e sistemato tutto, abbandono la canna sul molo, alzandomi in piedi, mettendomi di fronte a lui. E rivedere quegli occhi scuri che mi guardano mi provoca un lungo brivido lungo la schiena. Vorrei tanto tornare ad essere suo.

Ma purtroppo non potrà mai accadere.

Infatti la nostra storia è stata rovinata.

Un giorno di qualche mese fa abbiamo litigato come non avevamo mai fatto e ci siamo presi a male parole.

Non ricordo nemmeno il motivo del litigio: doveva essere una cosa veramente stupida!

Comunque, essendo arrabbiati neri, non potevamo restare nello stesso posto, rischiando di prenderci a pugni, quindi passai la notte da Hiroaki, che aveva detto ai suoi genitori che dovevamo studiare per un compito in classe, che avrebbe richiesto un’intera nottata di preparazione. In realtà, però, le ore passarono in modo diverso, ovvero con il sottoscritto che inveiva contro il suo ragazzo, alternando la rabbia alla tristezza, al desiderio di fare pace per poter tornare a casa a riabbracciarlo.

Dopo una notte insonne e una mattinata passata a scuola tra noiose lezioni di matematica, chimica e giapponese, mi accorsi di aver dimenticato la borsa sportiva a casa di Hiroaki, che dista solo un centinaio di metri dalla scuola.  

Hisashi stava andando al Ryonan per cercarmi e fare pace, quando mi ha visto uscire da una casa sconosciuta accompagnato da un altro ragazzo. Sinceramente non l’avevo visto, perché da quanto ho saputo poi, Hisashi ha fatto dietro front e se n’è tornato di corsa a casa. Solo il giorno dopo ho scoperto tutto.

Infatti il pomeriggio seguente ho ceduto e sono tornato a casa nostra. Ma, appena mi ha aperto la porta, mi ha salutato con un pugno sulla faccia…proprio come l’altro giorno dopo la partita.

Ricordo tutto troppo bene…

***FLASHBACK***

“Ahhh!! Ma che cazzo fai?!”

Iniziai a frugare nelle tasche per cercare un fazzoletto e, quando lo trovai, lo premetti sul naso, cercando di fermare il sangue che fuoriusciva con rapidità.

“Mi hai rotto il naso!” gridai, senza sapere che non era vero. Infatti non era rotto, ma poco ci era mancato.

“E tu mi hai spezzato il cuore, lurido figlio di puttana”

Percepii benissimo i miei occhi farsi grandi di stupore. Io non avevo fatto niente!!

Hisashi riprese a parlare, incurante degli inquilini del piano di sotto che gridavano di smettere di fare baccano.

“Ieri sono venuto da te: volevo porre fine al nostro litigio, ma alla fine ho deciso di STRACCIARE la nostra storia!!”

“Ma…perché?” Non sapevo che altro chiedere. Il sangue continuava a scorrere sul mio viso e aveva già impregnato tutto il fazzoletto.

“E me lo chiedi anche?! Ti ho visto uscire da una casa insieme a un ragazzo!! E non venirmi a raccontare la prima stronzata che ti viene in mente, perché tanto non ci credo!”

Beh, che cosa dovevo dirgli? Dopo aver preso la borsa, stavo uscendo di casa e il fratello di Koshino, che quel giorno non era andato a scuola poiché era malato, mi aveva accompagnato alla porta...e Hisashi aveva frainteso tutto!

“Hisashi, ascoltami! Io non ho…”

“Stai zitto! Non me ne frega più niente di te! Sei un bastardo! Noi litighiamo e tu cosa fai, invece di cercare di far pace? Vai a scoparti il primo che capita! Ma sai che ti dico? Puoi fare quello che vuoi! Puoi baciartelo, sposartelo o anche solo scopartelo, tanto la cosa non mi riguarda più!! TU non mi riguardi più!”

Poi la porta si chiuse davanti a me con violenza e, per quanto io battessi i pugni contro di essa e per quanto gridassi, non si aprì.

Non ricordo con precisione quanto ci misi ad arrendermi, ma alla fine non potei fare altro che cedere. Scesi le scale più per inerzia che per mia volontà e, una volta arrivato al piano sottostante, dagli inquilini fui ricoperto dei più svariati insulti, che andavano da “brutto frocio” a “ancora due minuti e chiamavo la polizia, checca schifosa”.

In meno di un’ora mi ritrovavo piantato dal mio ragazzo, che aveva frainteso in modo spaventoso la situazione, con il naso sanguinante e coperto di insulti da dei cafoni omofobi. Decisamente non male come giornata, eh?

Senza rendermene conto mi diressi a casa di Hiroaki e suonai il campanello una ventina di volte, senza ricordarmi che quel giorno sarebbe dovuto partire per stare qualche giorno a casa dei suoi nonni a Kyoto.

Con ancora il fazzoletto premuto sul naso, raggiunsi il campetto da basket lì vicino, avendo deciso di sciacquarmi la faccia, per evitare di girare ancora per la città in quelle condizioni oscene. Appena intravidi la fontana accelerai il passo, per dare sollievo al fastidioso dolore che provavo, incurante delle madri che si stringevano al petto i bambini o delle ragazzine che si tenevano a distanza, bisbigliando. Ero quasi arrivato quando mi sentii chiamare.

“Sendoh?”

Mi girai e vidi Hanamichi Sakuragi che, accortosi della situazione, mi afferrò per un braccio e mi trascinò nella direzione opposta alla mia meta.

“Ehi!! Io devo lavarmi la faccia!”

Senza rispondere cacciò nel borsone sportivo la palla da basket che stringeva in una mano, si caricò la borsa in spalla e prese a strattonarmi verso un luogo sconosciuto, ignorando completamente le mie deboli proteste…in fondo non mi interessava molto quello che stava succedendo. 

In pochi minuti mi ritrovai di fronte alla porta di un appartamento situato in un piccolo condominio simile a molti altri. Sakuragi suonò un paio di volte e, mentre aspettavamo che qualcuno ci aprisse, mi disse: “Ho fatto tante di quelle risse che nessuno meglio di me ti puoi curare! Fidati!” ammiccò e, in quell’istante, la porta si aprì, rivelando un Kaede Rukawa decisamente sonnolente che bisbigliò un “Do’aho”.

“Kitsune, facci entrare! Non vedi com’è ridotto?”

Solo allora Rukawa si accorse di me. Lanciò uno sguardo inceneritore al mio indirizzo e uno a quello di Hanamichi, che mi spinse dentro a forza. Non ebbi il tempo di guardarmi attorno che mi ritrovai subito seduto sul water, con Sakuragi che, abbandonata la borsa da basket in corridoio, frugava nello scomparto dietro lo specchio che sovrastava il lavandino. Dopo pochi secondi iniziò a pulirmi il viso, stando attento a non farmi male. Mi sistemò in poco tempo, sotto lo sguardo attento di Rukawa, che non si perse un gesto del suo ragazzo. Chissà che credeva…

Mentre applicava un cerotto, la voce del volpino ruppe il silenzio.

“Do’aho, perché hai picchiato Sendoh?”

Sakuragi non si scompose e rispose semplicemente: “Non sono stato io: il naso non è rotto”

“Non sei stato tu” confermò convinto l’altro.

Sconcertato da quest’affermazione, decisi che non sarei mai stato coinvolto in una rissa contro Sakuragi…era meglio tenersi alla larga…

“Chi è stato?” mi chiese il rossino, passando un batuffolo di cotone, che dall’odore doveva essere imbevuto di disinfettante, sotto le mie narici.

“Mitsui”

I due si guardarono interrogativi e, senza aspettare che mi chiedessero qualcosa, li precedetti: “Stiamo insieme da otto mesi. O meglio, stavamo insieme. A quanto pare questo cazzotto ha segnato la fine della nostra storia” Mi sforzai di sorridere ma non ci riuscii in modo convincente e, allora, costretto dal curiosissimo Sakuragi, dovetti raccontare loro cos’era accaduto.

Ovviamente il rossino propose di aiutarmi, ma era una faccenda che dovevo risolvere da solo.

Purtroppo, per quanto telefonassi a Hisashi, o mi presentassi a casa sua, o agli allenamenti, venivo puntualmente ignorato e, spesso, allontanato con un “vaffanculo”.

Inutile dire che mi ritrovai senza casa (vivevo insieme a lui…) e, probabilmente per pietà, Sakuragi si offrì di ospitarmi a casa sua e del volpino. Ancora adesso sto da loro, mentre cerco una sistemazione a lungo termine.

Quando raccontai la cosa a Koshino, lui si impuntò e decise di andare a parlare di persona a Hisashi, ma l’unica cosa che rimediò fu una barca di insulti.

***FINE FLASHBACK***

Quindi, ormai, nonostante io sia ancora perdutamente innamorato di lui e continui a desiderare di essere stretto dalle sue forti braccia, mi sono rassegnato ad essere odiato. Non è stata una scelta facile, ma non ho potuto farci niente.

Ma adesso che lui è qui, di fronte a me, con l’aria di chi deve dirmi qualcosa di importante, mi sento sciogliere le gambe, nella speranza che mi chieda scusa, che mi dica che vuole tornare insieme a me.

“Hai qualcosa da dirmi, Hisashi?”

“Sì”

Aspetto in silenzio, in attesa delle sue parole.

“Sono passati due mesi da quando ti ho rotto il naso”

Vorrei correggerlo, dicendogli che non me l’aveva rotto sul serio, ma credo che per la mia incolumità sia meglio che io taccia…e così faccio.

“Ti sei messo con qualcun altro dopo ciò che è accaduto?”

Perché me lo chiede?

Beh, comunque la risposta è ovvia.

“No. Come avrei potuto? Sono innamorato di te. E, probabilmente, lo sarò per sempre, dato che, anche dopo essere stato picchiato, insultato, abbandonato…i miei sentimenti non sono cambiati”

Oddio!! Ma che ho detto!! Adesso mi ucciderà di botte!

Ma cazzo, allora perché sorrido?!

Ehi…un attimo…e lui perché sorride?!

“Speravo che rispondessi così”

All’improvviso mi sento stretto in un abbraccio e sento la sua bocca sulla mia. Mi passa la lingua sulle labbra e io, immediatamente, le schiudo, lasciandolo entrare. Appena avverto la sua lingua accarezzare la mia mi accorgo che non è un sogno.

Kami, quanto mi è mancato il suo sapore!!

Gli passo una mano dietro la nuca, attirandolo ancora maggiormente a me, mentre continuiamo a baciarci. Poi lui si stacca da me e mi fissa, senza parlare.

Io mi passo il pollice sulle labbra e, senza accorgermene, gli domando: “Perché?”

“Perché sono uno stronzo. Perché non ti ho ascoltato. Perché sono geloso marcio. Perché ho frainteso. Perché Koshino mi ha spedito trentadue lettere tutte uguali, spiegandomi l’accaduto. Perché Sakuragi ha minacciato di rompermi anche gli altri denti se non ti avessi ascoltato, dato che è stufo di vederti vagare per casa sua. Perché Rukawa ha detto che non ne può più di vedere la tua faccia il mattino appena alzato e non poter godere di privacy nel suo appartamento. Perché sono troppo impulsivo e ho capito di aver sbagliato. Perché mi manchi da morire. Non c’è stata notte in cui non abbia sognato di fare ancora l’amore con te”

Mi bacia a fior di labbra e, con un sorriso, conclude.

“Quello che provo per te è un amore incondizionato, violento. Amo tutto di te e lo amo a tal punto che, quando ho sospettato di poterti perdere, ho perso la testa e ti ho trattato in quel modo, ti ho allontanato, quando avrei voluto solo averti vicino. Speravo che, ferendoti, io non sarei stato ferito. Sono stato pazzo, vero?”

“Ti amo”

È l’unica cosa che riesco a dirgli, prima di stringerlo ancora.

Lui mi sussurra all’orecchio: “Il mio è un amore violento…ma è amore vero”.

Voglio sentirlo ancora, ancora e ancora.

Lui mi ama, mi ama davvero.

E, con solo questo pensiero, riesco a cancellare mesi di solitudine e dolore, che lasciano spazio a un futuro di carezze e baci, di cui non voglio perdermi nemmeno un secondo.

 

=Owari=

 

Non avevo mai scritto una MitSen, e direi che si vede…

Inizialmente l’avevo pensata completamente diversa, ma prima o poi riuscirò a inculcarmi nella zucca vuota che mi ritrovo che devo smetterla di pianificare le mie fic, dato che appena inizio a scrivere, acquistano una vita propria e si sviluppano come vogliono, senza che io possa protestare. Un giorno mi ribellerò, lo prometto! ^^

Spero che questa fic non vi abbia scombussolato troppo i ritmi biologici…in tal caso perdonatemi! ^^ Comunque sappiate che io sono per le SenKosh e le MitKog, quindi non aspettatevi altre MitSen!

Un bacio enorme alla mia Cami-chan, sperando che passi un buon compleanno. ^*^