Un amore di angelo

parte XVI 

di Clanes e Seimei


CAPITOLO 16: SCONTRO FINALE

I quattro ragazzi erano immersi nelle confidenze, quando si sentì un'aura terribile propagarsi nell'aria.
Il potere andava crescendo di secondo in secondo, facendosi sempre più vicino e sempre più minaccioso.
Le mura cominciarono a tremare, nemmeno fosse in atto un terremoto.

I quattro si erano disposti a cerchio al centro del salone, dandosi le spalle, in modo da tenere sott'occhio ogni punto della casa, che nel frattempo andava lentamente frantumandosi, sotto il peso di quella potenza inaudita.

"Siete pronti?" chiese Djibril ai tre ragazzi
Hana e Ru annuirono, ma Hiragi...
"Io no, Djibril! Non ho poteri!"

"Già, dimenticavo!" disse l'angelo supremo battendosi una mano in fronte.
Poi materializzò un'ampolla con della polvere color indaco, che cosparse sul suo amante.

"Rieccoti i poteri Hira-chan. (Ciao tesoro^^ Ti vogliamo bene NDSei&Cla) Ci servirà tutto l'aiuto possibile."

Hanamichi strinse forte la mano di Rukawa.
Sapeva benissimo che colui che si stava avvicinando a tutta velocità era lì per ucciderli.
Rukawa aveva tradito la sua gente.
Aveva tradito il suo padrone.
E lo aveva fatto per amor suo.
Cosa gli sarebbe successo poi?

"Mia signora"
"Sì, dimmi Hanamichi?"
"Se sopravviveremo... Che ne sarà di Ru?"
"Se lui lo vorrà, e verrà ritenuto degno, lo faremo diventare uno dei nostri!"

Rukawa si illuminò.
Lui... Lui un angelo?
Lui, che per tutta la vita era stato un perfido demone Impervio, sarebbe diventato un angelo?

"Quando ero bambino desideravo diventare un angelo... Un piccolo impiumato con cui giocavo da piccolo cercava sempre di convincermi a passare dalla loro parte, ma io non gli ho mai dato ascolto... se mi vedesse adesso..."

Hanamichi trasalì.
Lui da bambino giocava sempre con un piccolo demone, e ogni giorno cercava invano di farlo diventare buono.

"Kaede..."
"Sì..."

Il rossino si mise di fronte al suo ragazzo.

Mise le mani giunte in orizzontale davanti a sè e disse:
"Te lo ricordi?"

Kaede annuì sorridendo.

"Ini wini zini wini mpappà tullidi acci tacci liberacci I love you"
cantarono i due, mentre le loro mani si univano e si lasciavano in un giochetto tipico dei bambini umani, ma pressochè sconosciuto fra gli esseri sovrannaturali.

"Me lo aveva insegnato mia madre..."
"E tu l'hai insegnato a me!"

I due si avvicinarono e stavano per baciarsi, quando l'aria del salotto venne squarciata da un vortice biancoazzurro (Vai Magico Brescia!!!!!! NDSei che è di Brescia!).
La porta dell'Inferno era aperta.

Una risata agghiacciante invase i timpani dei presenti.
E poi apparve.
Su un cocchio d'ossa e pelle, cosparso del sangue di tutte le sue vittime, Belial fece il suo ingresso nella stanza, seguito da alcuni demoni Impervi, uno dei quali assomigliava tremendamente a Kaede.
Sulla carrozza, con il Re degli Inferi, la fida Nemesi era pronta alla battaglia.
Pochi ne erano a conoscenza, ma aveva più potere quella pantera nella zampa destra che tutti i demoni minuti dell'Inferno messi insieme...

"Ci siamo..." disse Djibril con aria grave "Siete pronti?"

"Siamo pronti signora..."

Il vento provocato dal vortice era freddo ed impetuoso.
Nemesi saltò giù dal cocchio, e ruggì contro il buco temporale.
Il portale si chiuse.

La pantera nera si mosse sinuosa verso Rukawa che venne subito protetto con un braccio da Hanamichi.

"Brava Nemesi, attacca..." disse Belial contento che la sua pantera avesse già intuito chi uccidere per primo.

Ma Belial non sapeva che Nemesi era innamorata da sempre di Rukawa. 
E che l'avrebbe difeso fino alla morte.

La pantera nera si erse in tutta la sua maestosità di fronte al demone rinnegato, alzandosi sulle zampe posteriori.

Hanamichi si parò tra lei e Rukawa, pronto ad aiutare il suo ragazzo contro quella bestia infernale.

Ma Rukawa fece una cosa davvero insolita.

Il suo viso, solitamente impassibile e freddo, si illuminò di calore e, scostato delicatamente Hanamichi, lasciò che l'enorme felino gli posasse leggere le zampe anteriori sulle spalle.

Sotto gli occhi esterrefatti di Belial, Nemesi, la sua Nemesi, la pantera nera che era sempre stata sua serva fedele, si mise a leccare dolcemente il viso di quello che avrebbe dovuto essere il suo nemico.

Rukawa rise piano al contatto di quella lingua felpata.
Il suo sguardo era ricolmo di amore sincero, come quello che provava per il suo Do'aho.

Belial non resistette a quell'ulteriore tradimento.

Alzò solenne un dito e sparò un raggio di fiamma.
Nemesi, ferita a morte, si accasciò su Rukawa, ruggendo di dolore. 
Per poi morire, fra le lacrime del demone che amava.

"Perchè?"
Rukawa era livido di rabbia.
"Perchè maledetto?"
Non urlava, ma le sue parole fendevano l'aria come lance acuminate.
I suoi occhi fiammeggiavano e la sua bocca era contratta in una smorfia di odio misto a dolore.

"Io amavo quella pantera. E tu... tu... mostro maledetto!!!!! Tu l'hai uccisa! E ora la pagherai!"
Poi si voltò verso i tre compagni.

"Noi siamo 4, loro sono 8 ma..."

"Errore"

Una voce calda come un camino acceso in pieno inverno si sparse per la stanza. (Oh Michy amore mio!!!!!!!!!!! NDSei^^)
Dal nulla apparvero quattro angeli.
La loro salvezza.

"Meno male ragazzi! Pensavo non sareste più arrivati!" disse Djibril in tono di sollievo.

Micheal, Uriel, Raphael e Zafkiel sorrisero a Djibril, e si prepararono al combattimento.

I 7 angeli e il demone presero la loro forma spirituale.
La luce data dalle loro ali era talmente accecante da renderli quasi invisibili.

Stavano per attaccare quando Djibril si mosse verso Belial.

"Non possiamo combattere qui. Che ne dici di andare in territorio neutrale?"

Belial annuì, scomparendo in una nuvola di vapore nero e con lui i suoi servi.

Mentre Belial svaniva, nella stanza comparve Jin, da solo.

"Deficiente!" urlò Hanamichi "dove hai messo la Nobuscimmia?"
"E' nelle mie stanze nell'Oltremondo! Non appena ho avvertito comparire il male ho pensato di portarlo là ma... Dove sono i cattivi?"

Fu Djibril a rispondere.

"Ci stanno aspettando nel Solito (cioè il Purgatorio). In certi casi meglio combattere in territorio neutro. E questo Belial lo sa bene!"

"Ah ok" disse Jin sollevato "Posso fare qualcosa?"

"Sì, per favore!"
Sotto gli occhi allibiti di tutti, Rukawa aveva preso Nemesi fra le braccia, e ora la stava affidando a Jin.
"Portala con te nell'Oltremondo e salvala ti prego. E' uno dei demoni più potenti dell'inferno, ma è davvero buona."

Jin guardò Djibril in attesa di istruzioni.

"Chisoiro! porta la pantera alla fonte della bontà e ridalle la vita. Che diventi un angelo. Ora va, prima che la sua anima finisca nella Terra dell'Oblio"

Jin annuì e, preso l'animale fra le braccia, svanì nel nulla.

"E ora andiamo" disse Djibril con aria solenne mentre, in una miriade di arcobaleni, gli otto combattenti sparivano da quella casa ormai distrutta.


Il Solito si trova a metà tra Paradiso e Inferno.
E lì non ci sono forze sovrannaturali in gioco.
E' solo un luogo di passaggio.

Belial e i suoi erano già lì in attesa.

"Ce ne avete messo di tempo!" disse il capo dei Sette Satana con un ghigno malefico dipinto sul volto. "Ora vedremo cosa sapete fare tu e la tua schiera di idioti piumati! Ah, e dimenticavo lo stronzo con le corna! Rukawa! Tu sarai il primo a morire..."

Hanamichi, al limite della sopportazione, fece per scagliarsi contro il Sommo Demone, ma Rukawa lo trattenne.

"Sai... credo che per te sarebbe meglio combattere contro mio fratello Hakuma"
"E perchè?"
"Perchè aveva lui il compito di uccidere Kensuke..."

Hanamichi esplose in un bagliore lattiginoso, e guardò il demone dagli occhi di ghiaccio, gli stessi occhi che ricordava di aver visto svanire accanto al cadavere del padre che tanto amava.

Ognuno di loro scelse il proprio avversario e il combattimento ebbe inizio.

Hanamichi si mise di fronte ad Hakuma.
Lo scrutò da capo a piedi.
Era identico a  Kaede.
Ma a lui mancava quella dolce luce negli occhi, che caratterizzava l'uomo che amava, rendendolo unico.

"Tu sei il figlio di quell'imbecille di Kensuke Sakuragi, non è vero?" disse Hakuma con un ghigno malefico "E' stato davvero un piacere ucciderlo..."

Hanamichi sentì lo sguardo del demone trapassargli il corpo, e, con una fitta al cuore, un dolore sordo si fece spazio dentro di lui.

"Non osare nominare MIO padre!!! Non ne sei degno! BASTARDO!!!!!!"

Hanamichi si scagliò come una furia su di lui.
Lo stese con un'unica testata.
La più potente che avesse mai dato a qualcuno.
Sollevò piano una mano, e la impose sul corpo disteso di quel sudicio assassino.

"Te la sei cercata"
Un lampo di luce colpì il volto del demone, che iniziò a contorcersi e ad urlare, in preda a spasmi atroci di dolore.

Rukawa non aveva ancora scelto il proprio avversario.
Lui, i tre supremi e Zafkiel stavano studiando i cinque demoni che si erano parati di fronte a loro.

Poi uno dei demoni parlò.

"Eccolo lì! Guardatelo! Il coglione degli Inferi!!!! Sei uno sfigato Rukawa! Avresti potuto diventare uno dei sette satana e invece... guardati! Sei patetico! Ti sei innamorato di quel do'aho di un angelo rosso (Omaggio a Nat per la sua meravigliosa fic! Grazie Nat sei grande!!! NDSeimei Concordo NDCla&Dade) Mi fai solo pena!"

Rukawa fu accecato dall'ira.
Quel... quel... quella 'cosa' aveva osato dire do'aho al suo do'aho! "Solo IO posso chiamare Hanamichi a quel modo!!!! Fatti sotto, specie di cozza alata! Vediamo che sai fare!!!"

Il demone rise di gusto.

"Non credere di essere tanto più potente di me mezza calzetta! Tu e quello stronzo del tuo an.. ge...lo..."
Con un urlo strozzato il demone si accasciò a terra.
Due raggi di energia nera gli avevano trapassato le gambe, non lasciandogli alcuna speranza di difesa.
Rapahel e Micheal si avvicinarono a lui.
"Vai in pace, e redimi la tua anima" dissero imponendo le mani.
Il demone si dissolse in spirito, e volò verso l'Awn, dove tutte le anime sostano prima di reincarnarsi.

"Poche chiacchiere e molta azione! Così si combatte!" disse Uriel con un sorriso, posando una mano sula spalla di Rukawa, mentre con l'altra teneva uno dei demoni per il collo.

Ma ecco che un urlo terrificante riempì il vuoto del Solito.

Rukawa si voltò e vide il demone colpito da Hanamichi mentre rantolava in preda ad un delirio a dir poco impressionante.

"Che gli hai fatto" chiese Rukawa avvicinandosi.
"La maledizione dei demoni"
"C-cosa?"
Rukawa non poteva crederci.
Il suo dolcissimo rossino non poteva aver usato un colpo simile.
Quella mossa faceva in modo che tutte le vittime del demone si mettessero ad urlare nella mente del loro carnefice, devastandolo di terrore.

"Basta Hanamichi, lo stai uccidendo!!!"
"Chi se ne frega! Lui ha ucciso mio padre. Questo è quello che si merita" Disse Hanamichi con aria grave e seria.
"Ma è pur sempre mio fratello!!!!!!!!!! Non voglio che muoia!" urlò Rukawa disperato.
Per quanto odiasse i demoni e l'inferno, per quanto desiderasse entrare a far parte delle schiere celesti, per stare vicino ad Hanamichi, non poteva permettere che il suo unico fratello venisse ucciso a quel modo, mentre le sue giunture si rompevano, le articolazioni si giravano su se stesse, piegandogli le braccia al contrario, con il sangue che usciva dovunque, e il suo cervello esplodeva sotto il peso delle sue colpe.

Hanamichi trasalì.
Uccidendo quel demone si sarebbe messo al suo stesso livello.
Fermò la maledizione.
Piano piano il sangue si asciugò e le ferite rimarginarono.
Gli arti tornarono a posto e gli occhi del demone ripresero lucentezza.

"Grazie fratello!" disse Hakuma guardando Kaede.
Rukawa gli tese una mano per aiutarlo ad alzarsi, e Hakuma l'afferrò. 
Dalla sua bocca però uscì una lingua di fuoco diretta verso Hanamichi.
Ma il demone era troppo provato per riuscire a centrarlo, e l'Arcangelo venne colpito appena di striscio.

Rukawa non credeva ai suoi occhi.
Anche lui era così?
Anche lui, in passato, era stato così bastardo?
Senza pensarci due volte tramortì il fratello, che cadde a terra privo di sensi.
Si girò, il volto pieno di rancore e frustrazione, e fece un cenno ai tre supremi.

"Fate di lui quello che volete. Ma che sia punito. Che ricordi in eterno le colpe di cui si è macchiato."

Rukawa raggiunse Hanamichi e lo strinse forte, baciandolo dolcemente sulle labbra.
"Stai bene amore?"
Il rossino ricambiò l'abbraccio con calore.
"Sì Kaede, ora sì.."

Belial si guardò attorno.
I suoi fedeli servitori erano stati sconfitti.
Era rimasto solo.
Gli altri sei Satana si erano chiamati fuori da quella battaglia.
Erano più che felici che Rukawa si fosse "redento".
Stava diventando troppo potente.
E così si trovava da solo di fronte ai quattro Angeli Supremi e a tre degli Arcangeli più potenti della volta celeste.
Sarebbe stato sicuramente sconfitto.
Ma non era da lui svignarsela.
Avrebbe combattuto con onore.

Hitonari si avvicinò a Djibril, che si era posizionata a qualche metro dal Sommo Satana.

"Fermo" disse il capo dei supremi. "Sarò io a combattere con lui"
"Non esiste Djibril! Non puoi farcela da sola!!!"
"Zitto Hitonari! Questa è una questione fra me e Belial. Lui vuole uccidere il mio Angelo migliore e il mio Futuro Angelo migliore. Non posso permetterlo!"
Hitonari era davvero preoccupato.
Insomma.
Era la ragazza che amava.
Non poteva mica tirarsi indietro!
Era suo dovere proteggerla.
Si girò verso i compagni, ma si accorse che in loro non avrebbe trovato alcun sostegno...
Zafkiel e Uriel si stavano occupando dei seguaci di Belial che avevano appena sconfitto.
Uno a uno li stavano mandando nell'Awn.
Micheal e Raphael erano scomparsi, ma non era difficile intuire dove fossero andati, dati i rumori sospetti provenienti da dietro alcune delle rocce di cui la valle del Solito era piena.
Per quanto riguardava Hanamichi e Rukawa... beh... lasciamo perdere!
Insomma.
Avevano lasciato Djibril da sola.
"Codardi!" mormorò Hiragi, mentre la rabbia cresceva nel suo corpo.
"Non sono dei codardi!" replicò Djibril, che l'aveva sentito "si fidano di me! Al contrario di te a quanto pare..."
"Ma vedi... Io... insomma! Io ti amo e mi sento in dovere di proteggerti e difenderti sempre, in qualunque circostanza!"
"Questo lo comprendo Hitonari. E ti rigranzio. Ma non credo che tu possa affrontare il capo dell'inferno al posto mio..."
"Ma perchè no?"
"Perchè io sono molto più forte di te... e se adesso non la finisci di sparo dritto nell'Oltremondo, chiaro?"
Djibril aveva pronunciato quest'ultima frase in tutta tranquillità, senza che il suo dolce sorriso svanisse mai dal suo volto.
Hitonari sbattè le palpebre un paio di volte.
"Se sei in difficoltà fammi un segno, ok?"
"D'accordo amore... vieni qua abbracciami..."
I due ragazzi si strinsero forte, per poi fondere le loro labbra in un dolcissimo bacio.

"Ma per favore!" disse Belial disgustato "Siamo a livelli di Beautiful! Finiscila di chiacchierare e combatti Djibril. Ti sto aspettando."

L'Angelo Supremo non se lo fece dire due volte e, spalancate le sue otto enormi ali madreperlate, si librò lieve nel cielo del Solito, lasciando una scia di piume argentate dietro di sè.

Hitonari trasalì.
'Che succede? Perchè perde le piume? Oddio non sarà che... No no, impossibile! Ma allora? Certo! Può essere solo la V.A., la Vendetta dell'Angelo! Cacchio! Sarà meglio che mi sposti..."

I tre Supremi, i tre arcangeli e Rukawa si spostarono dal luogo dello scontro.
Se Djibril metteva in atto la V.A. rischiavano grosso anche loro non solo Belial.

Hitonari incrociò le dita.
Quello che la sua ragazza stava per usare era il colpo più potente che un angelo potesse scagliare contro un avversario, e di solito veniva usato nelle battaglie su larga scala, quando le schiere demoniache si battevano contro quelle celesti.
Ma in quel caso era uno one-o-one.
Lei contro Belial.

Djibril spargeva le proprie piume con cura, con ritmo regolare, senza saltare una mossa.

"Ehi Colombella, scendi da lì! Hai paura di affrontarmi direttamente?" La risata di Belial risuonò acida nell'intera valle, rimbombando sulle pareti nude delle montagne che circondavano il Solito.

Ma Djibril non lo sentiva.
Era troppo impegnata a portare a termine il suo piano.
Dopo che era stata mandata in esilio per sei mesi a causa del suo amore per Hitonari, i suoi poteri si erano notevolmente affievoliti.
Nonostante fosse ancora la più potente fra tutti gli angeli, non era sicura di poter sconfiggere Belial in un combattimento corpo a corpo.
Doveva agire d'astuzia e, soprattutto, prendere tempo.
La V.A. era l'unica via d'uscita per sconfiggere quel bastardo di un angelo caduto.
Non aveva altra scelta.
Sapeva di stare rischiando la vita.
Ma doveva farlo.
Per le persone che più amava al mondo, e che contavano su di lei in quel momento.

Si posizionò esattamente sopra a Belial, e scese in picchiata.
Ci volevano 6 minuti perchè la Vendetta fosse pronta ad agire.
E lei doveva distrarre Belial senza sprecare troppa energia.

"Finalmente ti sei decisa Colombella!" disse Belial spalancando le sue quattro ali scheletriche, e innalzandosi in volo ad altissima velocità.

Scontro frontale.
Nessuno dei due si era scansato, e ora una nuvola di polvere cosmica riempiva il cielo solitamente terso del Solito.

HItonari e gli altri sussultarono.
Rukawa strinse a sè Hanamichi per proteggerlo, e per infondersi egli stesso fiducia.
Conosceva Belial fin troppo bene, e non era sicuro della riuscita del piano di Djibril.
Secondo lui l'Angelo supremo non aveva abbastanza energie.
E da come era uscita dallo scontro con il suo ex-amante le sue teorie erano più che fondate.

Anche gli altri se ne erano accorti.
Djibril era stanca e affaticata.
Le sue ali avevano assunto un colore grigio spento, e il suo volto era visibilmente segnato dalla stanchezza.
E doveva resistere per altri quattro minuti.
Non aveva energie sufficienti per completare la V.A.

"Dobbiamo fare qualcosa" urlò Hiragi disperato.
Non potevano perdere.
Non dovevano perdere.
Ma soprattutto lui non voleva perdere lei.
L'unico angelo che fosse mai riuscito ad amare.

Rukawa lo guardò.
E pensò a cosa avrebbe fatto se al posto di Djibril ci fosse stato Sakuragi.
Un brivido di puro terrore gli pervase il corpo.
E allora prese la sua decisione.

La legge Superpartes dei tre Regni (a cui tutti gli esseri sovrannaturali erano tenuti ad obbedire), impediva a angeli o demoni di livello inferiore a quello dei combattenti in gioco, di interferire a favore di uno o dell'altro.
Era un tacito accordo, grazie al quale si manteneva l'equilibrio fra bene e male.
Quindi nessuno di loro poteva, in teoria donare la propria energia a Djibril senza contravvenere ad una legge superiore.
Ora voi direte: e chi se ne frega se contravvengono alla legge? L'importante è che Djibril sconfigga quel cretino di un demone. 
E invece no.
L'angelo o il demone che contravviene alla legge SuperPartes non solo perde i propri poteri, ma causa anche la perdita di quelli dell'angelo o del demone a cui vorrebbe dare aiuto.

Ora, Rukawa avrebbe potuto benissimo cercare di aiutare Belial e perdere così i propri poteri e far perdere a Belial i propri. 
Ma così non sarebbe mai più potuto diventare un angelo, e questo significava dover vivere separato da Hanamichi.

Ma Kaede, che era tutt'altro che stupido, aveva trovato un cavillo in quella legge.
O meglio, si era accorto di un'eventualità che in quella norma non era contemplata.
Si parlava di angeli che aiutano angeli.
E di demoni che aiutano demoni.
Ma nessuno aveva mai proibito ad un demone di donare la propria energia ad un angelo.
E così fece Rukawa.

Fece esplodere il proprio potere al massimo, incanalando l'energia nelle mani.

"MIA SIGNORAAAAAAAA" urlò Rukawa, mentre un raggio viola enorme sia per potenza che dimensioni esplodeva dalle sue dita tese.
Kaede si accasciò senza forze fra le braccia di Hanamichi, mentre la sua energia si dirigeva verso di lei.

Djibril fu colpita in pieno.

Piano piano il suo corpo si rafforzò, e le sue ali ritornaro splendenti.

I quattro minuti erano passati.
E lei ora era in grado di portare a termine la V.A.

Belial si accorse troppo tardi che Djibril aveva sparso le sue piume attorno a lui formando un pentacolo.
Con un colpo ben assestato Djibril lo sbattè proprio al centro della figura.

Carica di nuova energia, donatale da quel demone amato da un angelo, Djibril spalancò le ali, dando vita alla tremenda "Vendetta dell'angelo".

Animate da un vento sovrannaturale, le piume si alzarono a spirale attorno a Belial, che non capiva cosa stesse succedendo.
Una ad una, in un vortice di terrore, le piume si attaccavano al corpo del demone, avvolgendolo in una nuvola argentata, ma dal sapore crudele, donatole dall'energia infernale di Rukawa.

Poco dopo, Belial era stato interamente ricoperto da quella coltre di piume, e si sentivano rantoli indecifrabili provenire dalla sua gola soffocata.

"Addio Belial" disse Djibril, mentre calava solenne la mano su di lui.

Il vento cessò.
Le piume caddero a Terra.
Belial era scomparso.
La sua anima era perita definitivamente.
Avevano vinto.

Un urlò di gioia si levò dai sette ragazzi nascosti dietro le rocce.

Djibril corse da Hitonari e gli diede un bacio che avrebbe fatto impallidire quelli di chiunque altro.

Poi il Supremo Angelo si chinò verso Rukawa, addormentato fra le braccia di Hanamichi, e gli sfiorò dolcemente i capelli. "Grazie. Ti dobbiamo la vita"

Rukawa aprì appena gli occhi e abbozzò un sorriso.

"Meno male che ha funzionato..."
"COME MENO MALE????" urlò Hanamichi mollando la presa su di lui, che cadde a terra, privo di forze.
"Ahia!!!!" si lamentò Rukawa.
"Ti sta bene! Devi imparare a riflettere prima di agire!"
"Senti da che pulpito viene la predica..." disse Micheal con un ghigno.

Tutti scoppiarono a ridere, smaterializzandosi da quel posto.

Avevano ancora una missione da compiere.

E c'era solo un posto dove potevano svolgerla.

-owari capitolo 16-

Seichan: Come sono andata?
Rukawa: Penoso...
Seichan: Perchè? ;___;
Rukawa: dai! Per scrivere ste tre righe ci hai impiegato tre settimane!!! Ma ti pare logico?
Seichan: E che palle che sei!
Clanes: bello bello!
Seichan: Meno male... qualcuno che mi apprezza!
Clanes: ehm... veramente intendevo il mio disegno di Kira, Kato e Setsuna
Seichan: Buaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!! Siete tutti cattivi!!!
Rukawa&Clanes *fischiettano facendo gli gnorri*
Seichan: Bastardi!




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