Spoiler: qualcuno qua e là nei quattro volumi
Discaimers: i personaggi non dono miei ma delle Clamp, io non ci guadagno nulla


Una luce anche per me

di Bombay


"Voglio uscire"
"Per andare dove"
"Non lo so"

Uscire dalla sua vita, uscire dalla sua casa, che per lungo tempo era stata anche sua, ma che poi era diventata come una prigione.
Il ragazzo varcò la soglia, mentre l'uomo lo guardava allontanarsi, voleva fermarlo, stringerlo tra le braccia e parlare, parlare per ore dirgli quello che provava che sentiva ma non fece nulla di tutto ciò lo guardò uscire dalla porta... uscire dalla sua vita... forse per sempre.

Ran camminò lentamente, non aveva un posto dove andare, probabilmente quelli dell'istituto erano già sulle sue tracce, non gli importava, non gli importava più nulla, bastava solo che tutta la tristezza che provava se ne andasse, si dissipasse dal suo cuore e dal suo animo.
Si fermò, era arrivato al parco, alzò la testa al cielo, le stelle brillavano ma il vento stava portando nubi temporalesche che pian piano oscuravano quello splendido cielo stellato.
Si sedette su un altalena e li rimase a pensare ed a fissare il vuoto, non si riscosse nemmeno quando iniziò a piovere.
Erano passati tre anni da quando era fuggito dall'istituto, da quando Gingetsu l'aveva trovato e tenuto con sé... non aveva ancora molto da vivere, lo sapeva bene, lo sapevano entrambi, e lui voleva raggiungere la felicità, prima che l'inevitabile accadesse. Stava bene nella casa si Gingetsu, non gli faceva mancare nulla, aveva tutto ciò che gli serviva, Gingetsu avrebbe assecondato ogni suo capriccio, ma da qualche tempo non era più così, il soldato lo trattava come fosse un bambino ma non lo era più ne nell'aspetto ne intellettualmente, non lo era mai stato... e poi aveva dei sentimenti, proprio per quei sentimenti che venivano costantemente ignorati da Gingetsu, non poteva più stare con lui, vederlo ogni giorno e soffrire del comportamento freddo e distaccato del soldato.
Sentì dei passi avvicinarsi, sollevò lo sguardo e vide Gingetsu.
"Ti mandano loro" mormoro tristemente
"No" rispose il soldato "Torniamo a casa"
Ran scosse debolmente la testa.
Gingetsu tese la mano "Torniamo a casa" ripeté
Ran posò la mano in quella di Gingetsu si alzò in piedi rabbrividendo di freddo, pioveva a dirotto e lui era completamente zuppo.
L'uomo si tolse il soprabito e lo mise sulle spalle di Ran, lo prese nuovamente per mano e si avviarono verso casa in silenzio.

Ran rimase fermo sulla soglia gocciolando sullo zerbino, non sapeva che fare o che cosa dire e quel silenzio era pesantissimo.
"Va ad asciugarti!"
Il ragazzo annuì avviandosi a capo chino verso il bagno.
Aprì l'acqua della doccia, si spogliò e si infilò sotto il getto caldo, la lasciò scorrere a lungo sul proprio corpo infreddolito cercando di scacciare la tristezza e la stanchezza.
Gingetsu era andato a cercarlo di sua spontanea volontà, forse era preoccupato.
Uscì dal bagno, mentre Gingetsu vi entrava; si vestì e si stese sul proprio letto non sapendo che fare.
Si volse su un fianco, sul comodino c'era la lampada che gli aveva dato Gingetsu, l'accese, la fioca luce si spanse nella stanza...

Gingetsu entrò nella stanza di Ran si sedette sul letto accarezzo i capelli del giovane che si volse dalla sua parte chiudendo gli occhi, non sopportava quei silenzi tra loro.

"Ran..."
Un sussurro che spezzò il silenzio
Il giovane aprì gli occhi, il viso di Gingetsu così vicino al suo che poteva sentire il profumo della sua pelle.
L'uomo accostò le labbra a quelle del ragazzo in una timida carezza.
Ran spalancò gli occhi, non poteva credere a quello che stava accadendo, era un sogno, si era addormentato e quello era un bellissimo sogno.
Gingetsu si sollevò e lo scrutò con i suoi occhi azzurri come il ghiaccio.
No, non stava sognando era tutto vero, Gingetsu ricatturò le labbra di Ran ed il ragazzo schiuse la bocca passando le mani tra i capelli di Gingetsu.
Fu un bacio lungo e sensuale che a lungo si erano negati, per l'orgoglio di uno e la timidezza dell'altro.
Gingetsu ruppe il bacio e fissò Ran lisciandogli i capelli e sfiorandogli la pelle con la punta delle dita.
"Non andartene più" gli sussurrò baciandolo ancora; al ragazzo si strinse il cuore, non avrebbe più lasciato la casa di Gingetsu, fino a quando il suo tempo non fosse scaduto.
Gingetsu abbandonò le sue labbra per dedicarsi al suo collo delicato gli sollevò la maglietta e poi gliela tolse, scese a sfioragli i capezzoli facendoli indurire al passaggio della sua lingua.
"Ran apri gli occhi" sussurrò accarezzandogli le labbra con un dito
Il ragazzo ubbidì... sorrise e prese la mano di Gingetsu e se la posò sulla guancia.
"Ti amo" sussurrò timidamente, quante volte aveva tentato di dirglielo, ma aveva troppa paura della sua reazione; vide lo stupore dipingersi sul volto di Gingetsu. "Ma ho sempre avuto paura di dirtelo, temevo che tu mi respingessi" confessò arrossendo.
Le labbra di Gingetsu si piegarono in un sorriso, Ran lo guardò estasiato era così raro vederlo sorridere, ma quando lo faceva era ancora più bello.
Gingetsu lo fece sollevare quel che bastava per togliergli i pantaloni, e con suo immenso piacere constatò che indossava solo quelli.
Percorse il suo corpo nudo con le mani, "Sei bello" gli sussurrò all'orecchio, Ran arrossì, nessuno gli aveva mai detto nulla del genere.
Il ragazzo aprì la cintura dell'accappatoio dell'uomo, facendoglielo scorrere sulle spalle potendo ammirare il corpo possente e muscoloso del soldato.
"Hai paura?" gli chiese baciandogli le labbra
"No, perché sei tu" sussurrò in risposta mente le sue mani vagavano sulla schiena di Gingetsu.
Gingetsu lo fece voltare, gli posò tanti piccoli baci lungo la spina dorsale, facendogli increspare la pelle di mille brividi... gli sfiorò con la lingua il tatuaggio a forma di trifoglio che aveva sulla spalla, mentre con una mano gli massaggiava le natiche, gliele separò e penetro con un dito nel corpo caldo di Ran.
Il ragazzo si irrigidì emettendo un flebile lamento...
"Rilassati" gli sussurrò muovendo il dito lentamente, poi ne aggiunse un secondo e quando sentì Ran rilassarsi ne aggiunse un terzo.
Ran chiuse gli occhi mordendosi le labbra, faceva male, però un lieve piacere si stava insinuando in quel dolore e si trovò a spingersi inconsciamente sulla mano di Gingetsu.
L'uomo lo fece voltare nuovamente, gli sollevò le gambe e se le posò sulle spalle, entrò in lui piano piano.
Ran socchiuse gli occhi, aveva sognato tante volte una cosa del genere ma la realtà superava di gran lunga le sue fantasie, finalmente era unito in modo completo all'uomo che amava dal giorno in cui lo aveva accolto nella sua vita, finalmente aveva raggiunto la felicità, era felice veramente felice.
Gingetsu affondò completamente in Ran ed attese che si abituasse a quell'intrusione.
Ran si inarcò sotto di lui e Gingetsu prese a muoversi, i loro gemiti si fusero ed il ragazzo venne spargendo il proprio seme tra i loro corpi sudati.
Gingetsu gli chiuse la bocca con la propria sciogliendosi nel corpo del giovane...
Il soldato si stese accanto a Ran attirandolo a sé.
Il ragazzo si raggomitolo contro il corpo caldo dell'altro.
"Gingetsu, spegni la luce"
"Sei sicuro"
"Si non è più bisogno" sussurro posando la testa sulla spalla di Gingetsu "Ora sei tu la mia luce"
Gingetsu sorrise coprendo entrambi, osservò Ran addormentarsi si allungò e spense la lampada.
"Anche tu hai illuminato la mia vita, Ran" mormorò sfiorandogli la fronte con un bacio, si addormentò cullato dal respiro dell'altro.



 
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