Ecco a voi un’altra SagaxZoro, e non sarà l’ultima, lo prometto! (sperando di non venire linciata prima, ovvio) Spero sempre che il mio scrivere di questa coppia diffonda il più possibile il personaggio di Saga, presente nel quinto film di One Piece, perché è un bel ragazzo *ç* e perché ce lo vedo benissimo con la zazzera verde… eheh… Buona lettura!
Un Allenamento Speciale
di Bads
Zoro sorrise e disarmò di nuovo Saga, prima che questo provasse di nuovo ad attaccarlo. Era tutto sudato, stanco e pieno di fango, ma continuava a sorridere e ad essere contento di essere lì con Saga. Di combattere con lui. E questo Saga lo sapeva e riusciva a vederlo bene. Sorrise a sua volta e riprese in mano la spada di legno. “Sono stufo di questa situazione Zoro… ogni giorno finiamo alla pari, poi vuoi un’ultima rivincita e la vinci sempre tu! E io scemo che te la offro!” “Lo fai perché ammetti la mia superiorità!” disse spavaldo l’altro. “No, spero sempre di vincerla…” I due sorrisero e Zoro si rimise in posizione. “Oggi mi sento particolarmente generoso… ti offro la rivincita” Saga sorrise, e deglutì. Aveva perso il conto degli anni che conosceva quel ragazzo, in sostanza l’aveva visto crescere. E ora che stavano entrambi prendendo la via della maturità, Saga non riuscì a non notare di come Zoro fosse ben cresciuto in quel periodo. E adesso pretendeva che combattessero ancora, che lo mangiasse ancora con quegli occhi grigi. Non si rendeva conto dell’ascendente che poteva esercitare su di lui in quei momenti. Decise di potersi permettere un po’ di divertimento, e cominciò ad attaccare il ragazzo molto da vicino, forse troppo perché i suoi ormoni recentemente sviluppati potessero reggere. Zoro sembrava non essersi accorto di nulla, forse poteva ancora fare qualcosa, fermarsi con una scusa, andare via, allontanarsi da lui. E invece continuava, sentendo il calore di Zoro penetrargli la veste, il suo sudore che lo attirava, i gemiti del combattimento che lo distraevano. Zoro l’avrebbe ammazzato a breve se non si fosse dato una calmata. “Vorrei proprio sapere a cosa stai pensando” notò Zoro, notando i suoi movimenti sconnessi: “Sei stanco?” Saga non riuscì a parlare, sentiva la gola secca. Ma anche la bocca, lo stomaco e le viscere. Tossicchiò e negò con la testa, attaccandolo di nuovo per deviare il discorso. La situazione gli stava un po’ sfuggendo di mano, era partito baldanzoso, volendo quasi eccitarsi vedendo il compagno solo per sé, ma non si era posto il problema della situazione in sé. Non si era accorto di non essere in grado di contenere un’eccitazione di quel tipo. Zoro lo disarmò e lo fece ruzzolare a terra. Saga cercò subito di mettersi a sedere, non voleva che Zoro lo disprezzasse per la reazione che aveva avuto al loro combattimento, chissà cosa avrebbe pensato, e come avrebbe reagito! Magari gli avrebbe fatto talmente schifo da interrompere gli allenamenti, non l’avrebbe sopportato, non avrebbe perso la sua amicizia. Si sollevò su un gomito ma Zoro lo fermò, spingendo via con un piede la spada di legno del compagno e si chinò con il busto fino al suo volto. “Ti ho sconfitto di nuovo” disse sorridendo, come solo lui sapeva fare. Saga lo guardò rapito, ma Zoro sembrò non accorgersene. Si, ora che lo guardava a pochi centimetri dal proprio viso ne era sicuro. Zoro l’avrebbe ammazzato a breve! Questo pensiero rimase fisso nella sua mente, che però ne elaborò un altro, poi un altro ancora, fino a che, frustato, Saga prese il ragazzo per la maglia, tirandolo verso di sé. Rimase fermo un istante, quasi rendendosi conto che poteva ancora tornare indietro. Quasi inorridendo a quello che aveva fatto, ma fu solo un momento. “Scusami” biascicò mentre Zoro cercava di rialzarsi dal suo petto. I loro occhi si incrociarono un solo istante, e Saga vide il dubbio in quelli neri del compagno, poi li chiuse, e poggiò le labbra su quelle dell’altro ragazzo. Zoro rimase immobile per poco, che subito cominciò a dimenarsi tra le braccia di Saga, che si vide costretto a bloccarlo sotto di sé. “Che diavolo stai facendo?!” strillò il verdino, stringendo la maglia dell’altro inspiegabilmente. “Scusami” ripetè Saga, mordendogli il collo, e facendo scorrere una mano sotto la veste del compagno. “Non scusarti e… smettila” Zoro non si rendeva conto neanche di quello che stava succedendo. Un attimo prima Saga sembrava così assorto, e adesso invece lo stava… baciando, e toccando. E la sua lingua era così morbida sulla sua pelle, le sue mani sembravano gelide contro i suoi muscoli tesi. Gemette senza neanche accorgersene, e Saga sembrò gradire. “Non sembri convinto di quello che chiedi” Sembrava aver riacquistato un po’ di baldanza, e di malizia soprattutto. Lo guardava con lascivia, e Zoro non ne sembrava molto turbato, tutt’altro. Ora gemeva impudicamente mentre le sue mani vagavano ovunque, inarcava la schiena e lo aiutava a spogliarsi. Non voleva dire più niente, sebbene la curiosità lo stesse uccidendo. Voleva sapere cosa ne pensava Zoro, ma non lo sapeva neanche da sé stesso, non poteva pretendere di conoscerlo dal compagno. Probabilmente ancora una parola e Zoro l’avrebbe rifuggito, magari definitivamente. No, non serviva più parlare, adesso i suoi gemiti coprivano ogni cosa. “Ah… Saga…” Il suo
nome, pronunciato così, quanto lo voleva! Zoro arrossì e tentò di tirargli un pugno. Saga sorrise all’espressione dell’altro, gli piaceva da matti imbarazzarlo per ogni cosa. “Scemo e maniaco!” gli disse nell’orecchio, prima che Saga lo facesse tacere sfilando i pantaloni. Non smise di guardarlo negli occhi un istante. Zoro sospirò e aprì maggiormente le gambe, lasciando che la mano di Saga raggiungesse punti molto sensibili. Sentì la sua mano fredda lì, cominciare a massaggiarlo e a toccarlo piano, mentre l’altra vagava tra le sue cosce, e la lingua gironzolava imperterrita sul suo collo. Con uno sbalzo inaudito di consapevolezza in più, Zoro decise di fare la sua parte. Sollevò piano una mano, e andò a cercare le gambe di Saga, per ricambiare il favore che gli stava facendo. Forse il maestro si stava impensierendo non vedendoli tornare. Chissà cosa avrebbe pensato vedendoli tornare, notando quel succhiotto sul collo di Zoro, o quei graffi sulla schiena di Saga, o l’aria sfinita e appagata di entrambi. Zoro non fece in tempo a pensarlo più del dovuto, che l’altra mano di Saga si rivelò molto più audace della prima, andando ad intrufolarsi in ben altre zone, del tutto diverse ma non molto lontane. “Perché… devo stare io… sotto?” Sperò che Saga l’avesse sentito, i suoi gemiti potevano essere più rumorosi delle sue parole. Ma evidentemente stava solo pensando a cosa rispondere, perché dopo un po’ disse: “Perché io so come si fa…” Questa frase riuscì a far cambiare colore a Zoro persino in quel frangente. Prima sbiancò, poi arrossì dalla vergogna, ed infine diventò rosso dalla rabbia. “Anche io so come si fa!” riuscì a dire, senza che i gemiti strozzassero la sua voce. “Io meglio… e adesso taci o ti soffochi con la saliva…” disse sorridendo, prima di infilare un dito dentro il ragazzo sotto di lui. La reazione di Zoro fu immediata, urlò e si accasciò sull’erba, inarcando leggermente la schiena e svuotandosi sul compagno. Poco dopo sentì anche l’altro soffocare i suoi gemiti e cadere a peso morto sul suo petto. Respirarono piano per alcuni minuti. L’uno guardava il cielo, l’altro l’erba. Entrambi sentivano l’odore dell’altro. Poi Zoro prese un respiro più lungo degli altri e disse: “Non ci riprovare più!” “Non ti è piaciuto?” chiese subito Saga. Ormai non si faceva più problemi, sapeva che Zoro non l’avrebbe mai rifiutato, magari avrebbe fatto un po’ storie ma era comprensibile, per come aveva reagito, gli era andata anche fin troppo bene. Alzò lo sguardo, nel sentire il silenzio prolungato del ragazzo, che era arrossito. Saga sorrise nel vedere il suo volto, nel vedere quei capelli così strani, che si mischiavano con l’erba, le sue labbra gonfie, le guance rosse e un succhiotto sul collo. Non avrebbe mai potuto vivere senza. “Allora? Non ti è piaciuto?” “Questo che c’entra?” rispose Zoro accigliato: “Sto io sopra la prossima volta!”
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