A Elyxyz.

Alla migliore betareader che ci sia. Grazie per aver reso leggibile quello che hai reso leggibile…

Buon compleanno, Volpe.

Ispirato a ‘Sei un miracolo’ di Elyxyz. Forse non nei tempi né nei luoghi. Sicuramente nei pensieri e nei sentimenti.

Prima di ‘Lost’. Dopo ‘Perdersi nel paesaggio’. Sospesi in un tempo dove poteva essere tutto e dove tutto si stava formando, stabilendo. Dove si viveva ancora, senza doveri, rimpianti, o.

In una giornata.


Una giornata particolare

by N

“Accendi la radio, dai! Tanto non c’è nessuno!”

“ho capito Scimmia, ho capito! Smettila di rompere!”

“cavolo, Mitsui! Non stare così stravaccato… stai occupando tutto il sedile!”

“Miyagi allora, ti muovi!?”

Click.

Guarda come si sta quando tutto gira quando niente non va

“cambia, dai! Che è ‘sta roba?” “lascia! È carina, invece!”

quando parlano i fatti quando inizi non la smetti

“ma che musica ascolti?”

“da quando te ne intendi di musica, tu? Sai cosa sono le note?”

“senti, io sono un tensai della musica, un…”

“do’aho”

“ahahahah”

“baka Kitsune, come diavolo ti permetti!!!”

tonk. Tonk. Pugni.

“vai Rukawa!” “su, scimmia, facci vedere come ci si picchia, dai!”

tutto sarà perfetto mi piace come si sta voglio passare il tempo insieme e stare come ci va…

“BAAASTA! Dateci un taglio! Devo studiare, quindi fate poco casino!!!”

“Gori inutile, sei stato tu a trascinarci su questo treno all’alba! Se avessi voluto studiare, avresti potuto startene a casa e risparmiarci questa scocciatura!”

“Sakuragggrrrrr…. Vi ho già ripetuto alla nausea che dobbiamo assolutamente andare ad assistere alla partita dei ***! Dicono siano la rivelazione di questo inverno!!”

“pfui.. noi abbiamo sconfitto il Sannoh…”

“sì, per poi crollare come pere cotte con l’Aiwa…”

“solo perché il mitico Tensai era ferito, altrimenti vi avrei portati direttamente alla finale!!”

“ma per favore..”

“cos’hai da dire Volpe, eh? Eh?!!!”

“piantatela! E adesso fate silenzio per almeno mezz’ora! Dormite, leggete, picchiatevi, MA IN SILENZIO!!! Il primo che fiata si ritrova fuori dal finestrino!”

So che prima o poi passerà stasera e che tutto ritornerà com'era

Immediato cala il silenzio nello scompartimento, mentre le torve facce di 4 dei 5 occupanti rivelano più che apertamente i pensieri che occupano le loro menti…

‘Gori despota!’ ‘torna in squadra, si riprende il ruolo di capitano e mi dà di nuovo degli ordini!’ ‘Esaltato’ ‘zzz’

e che se cerchi una risposta forse ti arriva

Per un poco quello stato di quiete apparente sembra resistere. Rukawa, che si è accaparrato uno dei posti vicini al finestrino dopo una furibonda lotta con il do’aho –l’altro lato è stato fermamente occupato da Akagi, ovviamente-, sonnecchia e sbircia fuori. Miyagi e Hana parlottano a bassa voce, probabilmente ordendo piani di rivolta verso il primate tiranno e Mitsui sembra perso dietro a pensieri di cui non si può capire il valore.

Akagi tira un sospiro di sollievo, mentre ripassa un brano di storia. Ha ripreso a giocare, nonostante stia preparando gli esami di ammissione e deve sfruttare al massimo ogni più piccolo tempo morto. ‘Ma chi me l’ha fatto fare’ pensa mesto, sbirciando gli sconsiderati che ha al fianco, ma la risposta si presenta chiara e scontata. ‘Perché, evidentemente, è molto più difficile vivere senza basket…’

In quel momento il suo cellulare suona. Curioso lo estrae dalla tasca della giacca, chiedendosi chi possa chiamarlo a quell’ora antidiluviana.

“Kogure?! È accaduto qualcosa?”

Negli occhi di qualcuno passa un barlume di interesse, che si tramuta in assoluta curiosità quando il Gori alza un sopracciglio, in un gesto di palese sorpresa.

“Sì, te lo passo…” e detto questo porge, con espressione apertamente interrogativa, il cellulare a Mitsui.

“Che. Che c’è?”

“Kogure ti vuole parlare.”

“ah.”

L’altro prende il cellulare con fare incerto, mentre quattro paia di occhi si fissano su di lui, come se lo vedessero per la prima volta. E da lui più non si staccano.

“Ciao, Ki-meg-kogure. Che c’è?”

“Ah, sì, l’avevo immaginato! Comunque grazie per avermi avvertito. Me lo dai domani, ok?”

“Sì, ok, prima delle lezioni passo io. Ok. Ciao.”

“Si, tutto ok. Ti ripasso Aka.. no? Ok. Ciao.”

Detto questo chiude la conversazione e riporge il telefono al legittimo proprietario.

Poi, con tutta la propria dignità, finge di non notare le quattro paia d’occhi, che ancora lo studiano insistentemente.

Un minuto. Due minuti. Tre minuti…

comunque andrà dovrà tornare com'era sarebbe bello che durasse almeno mezz'ora…

“Insomma, basta! Che avete ancora da fissare?! Vi siete forse incantati?”

“no, no… Hi–tepp-mistui…” sogghigna Miyagi.

“figuriamoci se il Tensai si incanta…” proclama Sakuragi, alzando le spalle, mentre Akagi e Rukawa si limitano a sbuffare.

Poi il play e l’ala grande si guardano e in coro:

“Cosa ti deve dare?!”

“ma che vi importa?”

“dai… che ti deve dare?”

“piantatela! Mi sono semplicemente dimenticato il cellulare a casa sua e voleva avvertirmi. Ecco tutto! Me lo riporterà domani!”

“gentile come sempre il Megane, già già…” considera il Tensai, incrociando le braccia e annuendo serio con la testa.

Un attimo di silenzio invade lo spazio, spezzato subito dalla voce di Akagi:

“E tu che ci facevi a casa di Kogure?”

Mitsui sgrana gli occhi e un leggero rossore gli imporpora le guance.

“Mi ha aiutato nello studio” si affretta a dire, quasi mangiandosi le parole. “Tutto qui”

e quel ‘tutto qui’ assume un tono un po’ strano, quasi di rimpianto, o di amara constatazione, mentre il tiratore sposta il suo sguardo verso il corridoio, come se avesse appena intravisto qualcuno.

Akagi alza un sopracciglio sorpreso e tace. Solo per preoccuparsi meglio, infatti dopo un secondo la sua replica si alza chiara nel vagone.

“Guarda che lui sta studiando seriamente…” mormora accigliato, con quel suo tono da padre severo che nessuno riesce a sopportare.

Gli occhi dell’altro scattano veloci e rapaci verso i suoi.

“cosa vorresti dire? Che io non lo faccio?!”

“lui ha un obiettivo. E si deve impegnare. Tu sei rimasto fin troppo indietro. Vedi di non intralciarlo”

“fottiti Akagi.”

E il discorso si chiude, anche perché Mitsui si alza e si allontana lungo il vagone.

e troppo in fretta ma so che prima o poi passerà stasclick.

Akagi spegne con una manata la radio, prima di tornare a chinarsi sui libri.

“Che cazzo state combinando?” è la domanda quasi stupita di Miyagi, che si è accorto che da un po’ tra questi due è guerra. Ma guerra grossa e dichiarata. L’unica risposta è uno sguardo tagliente del Gori.

“Nulla.” Sibila, come se volesse uccidere qualcuno. Non si capisce se Mitsui o Miyagi.

Così, nell’incertezza, nessuno osa fiatare per un bel po’.

 

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Il vento è freddo e Rukawa si chiede, per la trecentesima volta, perché cavolo ha seguito questi deficienti in questa assurda spedizione. Che proprio non riesce a capire l’utilità di venire fino a qui, in quello che, per lui, è pieno inverno, per vedere la partita amichevole di una squadra che nessuno ha mai sentito nominare, fino a un mese prima.

Ma neppure della loro squadra si era sentito parlare, prima dell’agosto scorso e, allora, tanto vale sopportare gli strepiti del deficiente per vedere se veramente c’è da preoccuparsi.

Che poi. Lui di certo non si preoccuperà per dei cretini qualsiasi, non si preoccuperà certo.

Lui è stato uno degli uomini fondamentali per sconfiggere il Sannoh, prima e vincere le eliminatorie invernali, poi.

Pazienza sul fatto che non sia stato l’unico. Ed è meglio fingere di dimenticare il numero sempre più elevato di azioni in cui si trova in coppia con la scimmia. Non sa perché, ma quell’aumento gli provoca uno strano senso di ansia.

“Mi raccomando. Occhi aperti e osservate bene il loro gioco!”

“Gori, basta, l’hai ripetuto trecento volte! Che cosa vuoi che ci sia da guardare! Mica siamo a vedere l’NBA!”

“e da quando tu sai cos’è l’NBA?”

“taci, Hi-Mit-teppista!”

“basta con ‘sta storia, Scimmia!”

Entrano litigando nel palazzetto, facendo casino, ma non curandosene. Come se lo facessero mai di qualcosa.

“Ma come mai questi giocano ancora? Le eliminatorie si sono concluse già da due settimane da noi!”

“non sono le eliminatorie. È un torneo della prefettura, a cui non partecipano tutti. Permette di fare amichevoli in vista del campionato vero e proprio.”

“senti che casino, deve essere già iniziata.”

Entrano sugli spalti, che nonostante tutto sono pienotti. Ma gli spettatori, loro, non li hanno mai considerati e subito il loro sguardo viene calamitato verso la partita, che è già in corso. E a tutti e cinque inconsciamente prudono le mani, mentre inconsapevolmente considerano che vorrebbero essere lì, in mezzo al campo, per mostrare nuovamente a tutti chi è la vera squadra rivelazione dell’anno.

In campo le squadre si stanno sfidando all’ultimo sangue. Le giocate sono veloci e precise e la loro area è ben difesa.

“Niente male quel tizio. Avremo un bel da fare a marcarlo.”

“hn. Niente in confronto a Murashige. Me lo pappo quando voglio, questo pivello.”

“Hana, ma ti sei proprio fissato con quello! Ma l’hai visto anche tu come è crollato contro il Kainan… è grosso, ma niente di più!”

Hana fa una smorfia. Sa che esser grossi non vuol dire automaticamente essere forti, ma. Ma Morashige gli ha acceso un senso di sfida che non prova da tempo, dagli epici scontri contro Maki, Sendoh e la sua inesperienza. E pure lo scontrarsi con il baka Kitsune, ora, ha un gusto diverso. Non sa bene perché, ma è chiaramente altro, ora. Più stimolante, a volte, sicuramente non più distruttivo. E sa benissimo che, gli altri, tutto questo non potranno mai capirlo, quindi si limita a sbuffare e a osservare la partita.

“Uhm, il numero 12 se la cava bene fuori area… Mitchy, prevedo un nuovo rivale!”

“tsè, scimmia, quello non è degno di allacciarmi le scarpe. Sono il migliore!”

“montato” è il sussurro di Akagi. Che sentono tutti. I suoi occhi non si sono staccati dal gioco, ma la sua mascella si è indurita. Mitsui stringe la propria, ma non reagisce.

Uno nuovo strato di tensione tra i due si posa sopra gli altri, rendendo quasi irrespirabile l’aria.

“Certo che sotto canestro se la cavano… non come certa gente che è diventata pesante come un elefante…” è il commento del tiratore, dopo poco. Concluso con quel velato riferimento ad un Akagi ancora un po’ arrugginito, dopo la pausa di tre mesi e passa in cui ha tentato di pensare solo allo studio. Come se fosse possibile.

Rukawa alza gli occhi al cielo, chiedendosi perché gli dei continuino a circondarlo di bambini stupidi, mentre Sakuragi e Miyagi si guardano attorno, come per cercare l’uscita di sicurezza più vicina.

La partita va avanti e la squadra rivelazione non delude. E i cinque dello Shohoku hanno un gran voglia di giocare, per zittire tutti quei cretini. E per sfogare anche la tensione.

È da un po’ di tempo che gli allenamenti si sono trasformati in lotte all’ultimo sangue, da cui escono completamente prosciugati.

Ora si sono stancati di lottare fra di loro. Forse.

“Hanno buchi come case in difesa. Il play dell’altra squadra dovrebbe prendersela con più calma e sfruttarli di più. Io farei così.”

“sono anche lenti nei cambi. Con un blocco al momento giusto li avremmo in pugno. Ricordatelo capitano.”

“Tranquillo, cecchino, farò in modo che tu riesca a fare anche qualche tiro, così da non fare brutta figura.”

“cosa vorresti dire?”

“raga, basta! Che palle che fate venire! Possibile che non riusciate a stare quattro minuti insieme senza scatenare una guerra?”

“Scimmia, tu sei l’ultima che ha diritto di parola in questa situazione. Mi sto ancora chiedendo come mai tu e Rukawa non abbiate ancora fatto a botte, da quando siamo entrati.”

Hana fa per aprire la bocca e far partire insulti e. Ma viene fermato dalla voce calma di Rukawa.

“Forse perché, a differenza di qualcun altro, abbiamo capito quando è il caso di piantarla.”

E la squadra rivelazione segna l’ennesimo canestro.

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“Inutile, siamo venuti qui per nulla! Gori, questa me la paghi!”

“Cretino, non chiamarmi Gori!”

tonk. Pugno.

“Ahio!”

“Hana ha ragione, Akagi. Non avremo grossi problemi con loro. Non per niente siamo.”

“Oh, oh… Ma voi non siete quegli esaltati dello Shohoku?”

“Esaltati a chi?” è il coro incazzato che risponde.

“Sì, sì. Devono essere loro. L’unica squadra che può accettare un pezzente con i capelli tinti.”

“D’altra parte, non è che gli altri siano messi meglio.”

Tutti e cinque si fermano, guardando con aria truce gli stolti che hanno osato aprire bocca.

“E voi chi sareste?” ringhia Hana, da sempre sensibile all’argomento colore di capelli.

“siamo quelli che vinceranno il prossimo torneo, bamboccio. Quelli dell’Istituto Mesei.”

“sì, il torneo per principianti…”

“oh, non sapete che non dovreste portare con voi i bambini? No, perché, per essere alto così, non può essere che un lattante. O un nano…”

“io vi…”

“fermi voi due.” Le mani di Akagi afferrano le collottole di Hana e Ryota che già sono pronti a partire alla carica. Mitsui gli si para a fianco.

“Vi conviene darvi meno arie e aspettare a parlare dopo la nostra partita. Ovviamente, se arriverete ad incontrarci.”

“oh, noi ci saremo. Ma voi?”

“brutto stronzo, ti disintegro! Possiamo battervi in qualunque momento!” strepita Hana, ancora bloccato dalla ferma presa del capitano. Che, un po’, ha voglia di mollarlo ed aiutarlo nella rissa, ma si trattiene. E in testa gli scatta un mezzo sorriso: una volta non avrebbe mai nemmeno avuto l’istinto della lotta. Ma cosa si vuole, a star con lo zoppo… e lui sta con un’intera squadra di zoppi, che, tra l’altro, al momento è più che pronta a sistemare quei cretini.

“Certo. Parla, parla, Scimmione. Scommetto che non avreste le palle per una sfida, ora.”

È la provocazione che viene lanciata. Nemmeno si guardano.

“Dove e quando?!” è il grido corale dello Shohoku.

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Il campetto è lì vicino ed è deserto, perché è una fredda domenica ed è quasi l’ora di pranzo. Lo Shohoku lo studia un attimo con lo sguardo, per poi decidere la tattica da adottare.

“Ok, ricordatevi che è un po’ più piccolo di uno normale.”

“ma siamo sicuri che il canestro sia all’altezza giusta?”

“lo scopriremo presto.”

Le loro considerazioni sono interrotte dalla voce di uno di quelli dei Mesei. Questo è un tipo ben piantato con i capelli neri corti e con i vestiti ben stirati e inamidati, come se fosse pronto per il pranzo con i parenti. Per questo gli scapestrati dell’armata cercaguai lo odiano già.

“Allora, l’arbitro non c’è, quindi i falli li chiama chi li subisce, ok?”

“che cazzo vuol dire?” “taci, Scimmia.”

“teniamo i canestri da tre punti?” “no, perché altrimenti facciamo prima a giocare in quattro…”

“senti, tu.” “sì, la linea è questa. Arriviamo ai cinquanta. Tutto chiaro? Iniziamo?”

“quando volete.”

È la risposta sicura di Akagi che inizia a togliersi il pesante maglione. Per fortuna che si è messo le scarpe da ginnastica e dei pantaloni comodi.

Il suo divagare sull’abbigliamento viene interrotto da Mitsui.

“che cazzo volevi dire prima?” “mi hai sentito?” “senti, cretino, mi hai stufato! Si può sapere che vuoi?”

“e tu, Mitsui? Tu che vuoi?” ringhia, di rimando, Akagi.

“io voglio solo che mi lasci in pace!”

“e ti pareva… riesci pensare a qualcuno che non sia tu?”

“senti, Akagi. Tu.”

“Gori, Mitchy, andiamo! Si inizia!”

la conversazione rimane sospesa lì, ma la tensione tra i due scende in campo con loro.

La palla se la giocano a morra e visti i proverbiali inizi in salita dello Shohoku è quasi scontato che siano gli altri a vincerla. Infatti, dopo un secondo, la palla scivola docile tra le mani del play del Mesei accompagnata dal ringhio del Gori e dal rimbrotto di Mitsui.

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“Passa, passa!”

Miyagi passa a Mitsui. Oggi non è molto in forma, ma si ostina a voler tirare.  Che poi, appena acquista palla sembra che gli metta sopra la colla. La tiene a costo di fare cazzate e sembra che, per lui, gli altri siano tutti passati all’altra squadra. O, comunque, contro di lui. Di certo l’ha fatto il capitano, che pare provare quasi piacere nel vederlo così in difficoltà. Si rifiuta di fare un blocco che sia uno e lascia il tiratore in balia della marcatura di un tizio che più che un uomo sembra un polipo. E questi due dovrebbero essere i maturi del gruppo? Cazzo, perfino Hana e Rukawa hanno iniziato a collaborare, anche perché altrimenti sarebbero sotto di molto più che miseri 8 punti. Dopo il Sannoh, per Miyagi tutti i distacchi per meno di 20 punti sono miseri.

I suoi pensieri vengono distratti da Mitsui che, nuovamente, agisce di testa sua e tira. Manco a dirlo, la palla tocca ferro e atterra dolcemente tra le mani di quelli del Mesei, annullando qualsiasi tentativo di Rukawa, quasi l’avesse calcolato. Questi partono, con certe faccine soddisfatte che fan venire i nervi solo a guardarli e sono quasi arrivati al canestro quando gli si para davanti un muro: Hana si è stancato di cercare di capire a che cavolo stanno giocando quei due e ha deciso di prendere la situazione in mano. Stoppa uno dei cretini e parte con un contropiede da multa per eccesso di velocità. Quasi non si guarda in giro, tanto sa benissimo chi trovare e dove farlo. Infatti, poco prima della linea dei tre punti avversari, passa, in un lancio alla cieca che fa atterrare la palla direttamente tra le mani del Kitsune.

La necessità spinge a fare le cose più impensate, perfino il gioco di squadra. Rukawa, con una finta, si tira addosso i pochi riusciti a rientrare, per poi ripassare ad Hana, che insacca una schiacciata di potenza. Roba da non crederci. Meno sei. Ryota rimane per un attimo intontito dallo spettacolo a cui ha appena assistito, quasi temendo che non ci si abituerà mai, quando le voci dei due idioti rimasti indietro lo distraggono. E gli fanno venire voglia di ucciderli.

“Devi fare blocco!”

“cavolo, Mitsui, non te n’è entrato uno! Chi sono io, la tua balia? Arrangiati!”

“e che vuoi fare? Cercare di penetrare, lento come sei?”

“meglio lenti che totalmente inutili.”

“ma io ti disfo!”

Il pugno parte. Preciso e feroce, figlio non solo delle ultime frasi cattive, ma di tutto il periodo.

E trova pronta risposta nelle mani di Akagi, che si chiudono in un colpo diverso dai soliti che riserva ad Hana e scattano verso Mitsui.

Nel bel mezzo di una partita. D’allenamento, certo. Contro degli idioti in un campetto, sicuro. Ma.

Gli altri sgranano un attimo gli occhi increduli, poi si fiondano come furie per dividerli.

“Piantatela! Hana, tienilo fermo!”

“Kitsune! Dammi una mano, ferma Mitsui”

“basta, stupidi, basta!”

“buono! Che cazzo fai, Gori!!”

“Rukawa, tienilo!!”

Infine scende la calma, Akagi nella ferrea presa di Hana e Mitsui imprigionato da un duro Kaede, mentre, in mezzo, un Ryota dal fiatone tende le braccia, per tenere lontani i contendenti.

Un istante rimangono lì, in silenzio. Quasi a cercare di capire se veramente è successo quel che è successo. L’istante dopo la voce di uno di quelli del Mesei si alza beffarda.

“Siete solo dei pezzenti. Cielo, e noi che abbiamo pure pensato che poteste pure valere qualcosa! Tempo perso!” sbuffa, alzando le spalle.

Un suo compagno si avvia verso il mucchio dei loro abiti.

“La partita si chiude qui, tanto non credo proprio avreste recuperato. Ci si vede, pezzenti!” e afferra la felpa, ridacchiando. Si avvia, seguito a ruota dagli altri.

E loro cinque ancora lì, gelati in quella posa.

Alla fine è Ryota a rompere l’equilibrio.

“Compimenti. Ma veramente, complimenti! … che cazzo vi è preso? È da un mese che va avanti ‘sta storia! Fin che vi azzuffate fuori non me ne frega nulla, ma ve la dovete vedere con me quando mi fate insultare da dei cretini come quelli!”

Unica risposta il respiro pesante dei due contendenti.

“che cavolo c’è? Una ragazza? La religione? Un credo di vita? La marca delle scarpe? Voglio sapere cosa!!!!”

“Parlane con il grande uomo, qui! È lui che è esperto in.”

“io non ho fatto nulla!”

“tu non fai mai nulla, Mitsui! Ti limiti ad arrivare, sconvolgere la vita delle persone e ad andartene!”

“ma di cosa stai parlando?”

“l’hai ucciso due anni fa. E ora lo stai uccidendo di nuovo! Ma tu non ne sai niente, vero? Tu non ne sai mai niente! Tu ti limiti a prendere tutto ciò che riesci ad arraffare, fregandotene degli altri!  Lui ti serve e allora lo usi!”

“io non uso nessuno!”

“nooo.. ti limiti a sfruttarlo per i tuoi comodi, atteggiandoti all’eroe tormentato. Io non so, forse, credo. Forse siamo solo amici, forse no. Prima quasi gli salti addosso e poi sparisci! Come credi che si senta lui?”

“adesso lo puoi consolare meglio, no? Puoi stargli vicino e dimostrargli quanto sono cattivo, no? Puoi fargli vedere come farebbe meglio ad affidarsi a te, invece che stare dietro a un fallito come me, no? Non è questo che hai sempre voluto?”

“stupido, io ho sempre e solo voluto la sua felicità! Perché io gli voglio bene! E tu? tu sai cosa gli vuoi? Sempre che tu voglia qualcosa!!”

“non sono cose che ti riguardano, capito!?”

“no?! però sono IO a doverlo consolare quando tu sparisci, dopo avergli dato appuntamenti su appuntamenti, dopo essergli stato addosso per giornate! Sono IO che ho davanti i suoi occhi tormentati e stanchi! E sempre IO che devo fingere che vada tutto bene quando invece non ci va niente! Lo stai distruggendo! Ti diverte, vero? Avere qualcuno sempre disponibile, ai tuoi ordini! Chi sa che risate che ti fai!”

“Io non rido di lui. Non lo farei mai! Io non voglio farlo soffrire!”

“No? Beh allora stai sbagliando alla grande! Che cosa vuoi da lui? Cosa vuoi PER lui?”

“voglio il meglio! Io.”

“perché cazzo ti dovrei credere, brutto.”

“io lo amo, porca puttana!!! Io lo amo!!”

“e io ti dovrei pure credere! Ma fammi il piacere! Sei solo uno stronzo approfittatore, ecco cosa sei! Non sai nemmeno il significato della parola amore, tu!”

“cosa ne vuoi sapere, tu? COSA? Pensi che sia facile, pensi che non abbia mai voluto dirglielo, gridarglielo fino a farmi scoppiare i polmoni?”

“e allora perché non glielo dici?! Perché?! Perché diavolo lo stai facendo soffrire così?!”

“lui è troppo per me! Era questo che volevi sentirti dire, no? che hai sempre pensato. Ecco, l’ho ammesso! Kimi è una cosa troppo bella per un fallito come me! Vaffanculo!”

Mitsui si libera dalla stretta di Rukawa, dalla quale ha gridato fino ad adesso e con passo svelto si allontana da lì.

Gli altri lo guardano andarsene e quasi non riescono a mettere insieme i cinque pezzi di questo puzzle.

Stanno per chiedere spiegazioni al capitano, quando questo, borbottando qualcosa di molto simile a un ‘idiota’ ripetuto ad alta frequenza si avvia dietro alla guardia.

“Mitsui ama Kogure?”

“già.” “hn”

“non me ne ero mai accorto.”

“hn.” “già”

“e sembra che Kogure lo ricambi, no?”

“già” “hn”

..

.

“E allora che cavolo centra Akagi?”

 “hn.” “mah.”

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“Cazzo vuoi, ora?”

Mitsui è seduto lungo l’argine di un canale. Fa freddo, il terreno è umido, ma almeno così riesce a calmarsi, mentre fissa l’acqua scorrere.

“Parlare” è la risposta di Akagi. Ferma e pacata. È di nuovo lui.

“da quando ti interessa fare questo, con me? Di solito preferisci di gran lunga sbraitare…”

“anche tu preferisci lamentarti, di solito…”

.

..

“Lo ami veramente?”

“sì”

“e allora perché?”

..

.

“proprio perché lo amo. E lo conosco. E conosco me. E so perfettamente che non lo merito. Guardami: sono un cretino. Lui merita di meglio, è circondato da persone che sono più adatte a lui e che lo saprebbero sicuramente rendere più felice. La realtà è che io non sono adatto a lui, perché sono solo un fallito. Sono incostante, collerico, insofferente e altri ventimila cose che certamente tu sai già benissimo da solo.”

“vero.”

“grazie.”

.

..

…..

“… ciò non toglie che, per qualche ragione più che oscura, lui ti voglia.”

“lui crede di volermi.”

“e tu che cazzo ne sapresti?”

..

“nessuno può volermi veramente.”

..

.

“anch’io lo pensavo. Ma a quanto pare sbagliavamo entrambi. Io lo vedo. Vedo quando si anima parlando di te e quando finge che tutto vada bene, quando in realtà vorrebbe solo urlare per una tua nuova fuga…”

..

“Mitsui, sono stanco. Stanco di vederlo sempre con quello sfondo triste nello sguardo. Stanco di vederlo lottare, continuando a dirmi che va tutto bene. Io gli voglio bene, è il mio migliore amico. E voglio vederlo sorridere di nuovo. Veramente. E se l’unico modo è che tu gli sia al fianco… beh, sono pronto perfino a costringerti a restarci.”

“è che a volte l’intensità con cui lo voglio spaventa perfino me. È che se veramente l’avessi, poi non riuscirei mai a lasciarlo andare. È che so che è meglio per lui non legarsi a me. È che.”

“è che è il caso tu faccia scegliere lui. Solo lui ha il diritto di scegliere della propria vita.”

..

.

..

“forse hai ragione”

“è la prima cosa sensata che ti sento dire”

“vai a quel paese”

“meno male. Per un attimo ho temuto ti avessero sostituito.”

“cretino.”

“parlagli”

“lo farei anche ora se non fossimo a chilometri l’uno dall’altro e non avessi scordato il telefono.”

“il solito casinista”

“potresti darmi il tuo.”

“e perché mai?”

“perché vuoi la felicità di Kimi e una mia telefonata lo farebbe molto felice.”

“può aspettare domani. Di persona sarà meglio.”

“perché per colpa tua mi sono sputtanato davanti agli altri.”

“tanto prima o poi l’avrebbero saputo. E non è che prima ti stimassero poi così tanto…”

“perché se non me lo presti dico ad Anzai che hai accettato le provocazioni di un gruppo di idioti.”

“quello che faccio tutte le volte che finisco per picchiare uno di voi cretini…”

“perché se no dico ad Ai che hai fatto a botte.”

“tieni, stronzo. Spero che ti molli.”

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ti torna un'altra volta meglio la sera fuori dal mondo mentre il mondo mi gira tutto intorno

Hana riapre gli occhi piano. Si deve essere appisolato.

Il buio avvolge il treno illuminato di bianco e fuori non si scorge molto, a parte il riflesso di quello che accade dentro. La radio continua a far da sottofondo al silenzio che regna.

tra me e me che penso a quello che mi aspetta in questa sera che mi gusto senza fretta

Davanti a lui Miyagi dorme, la testa appoggiata al vetro e la bocca semiaperta in una buffa espressione da bambino. Forse è un bene che Ayako non sia venuta, oggi. Anche se questa visione è quasi impagabile.

Scuote un poco il capo, divertito e nota che l’altro posto davanti a lui è vuoto. Sposta un poco lo sguardo, come alla ricerca di un pezzo del puzzle e lo trova.

Mitchy è appoggiato alla porta divisoria del vagone. È girato di lato, per cui riesce solo a vedere uno scorcio della sua faccia, che emerge dalla penombra del corridoio. Ma riesce comunque a vedere il sorriso ebete che gli si è stampato in volto. E quindi a capire chi ci sia dall’altro capo del filo. Non l’avrebbe mai immaginato, ma in fondo non gli dispiace più di tanto. Anzi, con suo immenso stupore, la cosa non lo sconvolge poi così tanto. Forse perché l’ha saputo guardando negli occhi tormentati dell’altro o, semplicemente, perché non è poi così stupido. Ma ora una domanda gli nasce spontanea: visto che lo sdentato ha dimenticato il suo a casa di Megane –e questo lo sanno pure i sassi- con quale sta chiamando?

Un movimento attira la sua attenzione. È Akagi, seduto di fronte a lui, dall’altra parte del corridoio, che si è voltato verso l’oggetto della sua curiosità. Lo vede ritornare a guardare verso di lui, sbuffando qualche rimbrotto.

L’osserva, intercettando i suoi occhi. Poi, divertito, con un mezzo sorriso e un sopracciglio alzato, indica quella porta con un gesto del mento, domanda muta di chi sa già la risposta.

Akagi lo fissa un attimo, come tentato ad ignorarlo, poi solleva le spalle, alzando i palmi delle mani e rispondendo al sorriso. Hana sta quasi per scoppiare a ridere, quando l’altro lo ferma, ripetendo il suo identico gesto, fissando lui. Anzi no, qualcosa di fianco a lui.

Abbassa lo sguardo e solo ora nota che, addossato a lui, sta dormendo un placido Rukawa, la testa che ora si appoggia al bicipite per via dei suoi piccoli movimenti.

Sa quale dovrebbe essere la sua reazione, il dover gridare, alzarsi e scuotere il Volpino in letargo, ma non gli va. Il calore del Kitsune è piacevole e lui si sente bene, così alza di nuovo lo sguardo verso il capitano e gli riserva la stessa risposta ricevuta poco prima. Questi scuote la testa divertito, lancia una nuova occhiata verso l’ex teppista ed emette un lungo sospiro, una sorta di ‘ma perché tutti a me’.

Solo dopo si lascia andare contro il sedile, rilassandosi e chiudendo gli occhi. Un attimo dopo è già nel mondo dei sogni.

E Hana rimane solo nel vagone. Si sposta piano per far riaccomodare il Kitsune sulla spalla e osserva Mitsui che, anche da lontano, sembra perfettamente felice.

so che prima o poi passerà stasera e che tutto ritornerà com'era

E realizza che in fondo anche a lui non dispiace stare lì, seduto nella luce artificiale di un vagone semivuoto, con un volpino su una spalla, mentre fuori è notte.

Un kitsune sulla spalla… come un pirata con il pappagallo, sogghigna. Ma il kitsune gli dona sicuramente di più.

Prometto a me stesso la felicità senza limiti gustare tutto quello che dà

Il sogghigno pigro si apre in un sorriso, mentre pensa che la stanchezza fa fare veramente strani pensieri, se ora arriva a dirsi che si sente bene ad avere Rukawa così vicino, a vedere il teppista ridere come un deficiente e gli altri due russare. Ma è proprio così che si sente e, visto che non c’è nessuno che potrà ricattarlo poi, non vede perché non gustarsi il momento. Che c’è da star tranquilli, non si ripresenterà presto.

E così chiude gli occhi pure lui, mentre i capelli di Kaede gli solleticano il lobo, perché Hana ha appena appoggiato la testa alla sua.

E pazienza se questa pace non durerà molto… se non altro c’è stata.

so che prima o poi passerà stasera e che tutto ritornerà com'era sarebbe bello durasse almeno mezz'ora…

 

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Mitsui ride, saluta per la trecentesima volta Kogure, ma stavolta seriamente, che tanto tra mezz’ora arriveranno alla stazione e dopo andrà a casa sua. Che senza cellulare proprio non ci sa stare, gli ha detto… anche se in realtà è l’assenza di Kimi per un intera giornata che proprio non riesce a sopportare.

E dopo glielo dirà e smetterà con le pare, le menate e staranno insieme. E non intralcerà, alla faccia di quel primate travestito da capitano. Che è poi quello a cui ha svuotato la scheda, ma questo è un altro discorso.

Rientra e trova il resto dell’armata combinaguai addormentata. Miyagi sta sbavando sul  vetro e quei due, come due veri nemici mortali, dormono uno appoggiato all’altro.

Scemi.

“Ci sono rimasti abbastanza yen per una telefonata?” il sussurro, ironico, di Akagi lo interrompe nelle sue elucubrazioni e lo fa voltare. L’altro lo sta fissando con un ghigno sghembo.

“Non credo.” Gli risponde con un sorriso malevolo e soddisfatto.

“l’avevo appena ricaricato.”

“te lo sei meritato.”

L’altro sbuffa e scuote la testa, per poi voltarsi verso il finestrino.

Mitsui si lascia cadere al suo posto in tempo per sentire la sua risposta.

“Anche tu”

e non può far altro che sorridere.

Mezz’ora, Kimi. Tra mezz’ora sarò lì.

…tra me e me che penso a quello che mi aspetta in questa sera che mi gusto senza fretta…

…Prometto a me stesso la felicità senza limiti gustare tutto quello che dà come si fa ora so come si fa è un impegno che ti prende e vale quello che dà prometto di renderti felice come ti ho detto…click.

>>o<<>>o<<>>o<<OWARI>>o<<>>o<<>>o<<

 

Disclaimer: i personaggi appartengono al loro autore.

                   La canzone della radio è “Mezz’ora” degli Zero Assoluto.

Per contatti potete trovarmi addormentata sul divano blue navy di Elyxyz…

Forse.


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