DECLAMERS: i
personaggi non sono miei, ma del mitico Inoue sensei. Io mi diverto solo a
torturarli per mio diletto personale! ^__^
DEDICHE: alla mia sorella gemella siamese
telepatica per il suo compleanno. Tanti auguri Sis! Spero che il regalo sia
di tuo gradimento! Io mi sono divertita a scriverla! Ti voglio un casino di
bene! Spero di farti una bella sorpresa quando tornerai.... Mi dispiace ma
non sono brava nelle lemon.... ^/////^
NOTE: commentate please!!!!!!!!!!
Una
giornata particolare
di Soffio
d'Argento
§§§ §§§ §§§
Casa Sendo.
Akira Sendo si svegliò poco dopo l’alba. Fuori
il sole timidamente espandeva i suoi raggi caldi e la leggera nebbiolina
della notte, svaniva come un fantasma immerso nella luce.
Si passò una mano fra i capelli e fece un
respiro profondo. Il ragazzo al suo fianco mugolò qualcosa nel sonno,
agitandosi brevemente, ma presto ritornò a dormire, cullato dalle lente
carezze del ragazzo. Akira sorrise soddisfatto e ritornò ad accucciarsi
sotto il corpo caldo del koi. Inspirò il profumo di muschio che si espandeva
dai capelli e accarezzò lievemente la schiena nuda. Con l’onnipresente
sorriso sulle labbra, si scostò quel tanto che gli permise di allungare un
braccio verso il comodino. Aprì il primo dei due cassetti e ne uscì una
piuma. Una lunga piuma candida. Si spostò facendo attenzione a non svegliare
quel ragazzo dal carattere impossibile e si sistemò al suo fianco.
Prese un lembo del lenzuolo e lo abbassò con
delicatezza, fino ai fianchi. Sorrise soddisfatto nel costatare
l’arrendevolezza di quel corpo ancora addormentato. Era prono, con il viso
appoggiato sul cuscino blu, il braccio sinistro lungo un fianco e quello
destro piegato, vicino al viso.
Akira si avvicinò a quel viso perennemente
imbronciato e baciò i lineamenti rilassati. Appoggiò il viso sul cuscino,
vicino al braccio del koibito e, con la mano sinistra, fece scivolare
lentamente la piuma sul corpo del suo ragazzo.
Iniziò dal viso. La piuma lambì le palpebre
ancora chiuse e scese ad accarezzare il piccolo naso e le labbra rilassate.
Seguì la scia tracciata mille volte dai suoi baci e scese giù sul mento,
accarezzò lo zigomo e si avvicinò all’orecchio. La piuma dispettosa rifece
il percorso che la lingua del ragazzo aveva provato milioni di volte per poi
risalire sulla fronte aperta e ridiscendere veloce lungo il collo, dietro
l’orecchio. Akira non riuscì a resistere alla tentazione e morse il lobo
dell’orecchio, provocando in Hiro un sorriso compiaciuto.
La piuma riprese la sua discesa lenta e
inesorabile. Accarezzò più volte la base del collo, intercalata dai baci del
porcospino ormai senza aculei. Scese a poco a poco lungo la spina dorsale
del compagno. Prima si fermò lungo le spalle, massaggiandole con la sua
leggerezza, poi ne lambì i contorni, in una leggera danza. Disegnò
immaginari ghirigori scendendo inevitabilmente verso il basso. Si fermò a
disegnare un cuore e due lettere all’interno.
Akira appoggiò il capo sopra quell’immaginario
punto d’unione e ascoltò il battito leggermente agitato del ragazzo. Si
voltò verso il viso del compagno addormentato e lambì con la lingua
l’orecchio. Vi entrò ed uscì parecchie volte. Ne accarezzò i contorni e
morse il lobo con dolce decisione. Sentì Hiro mugolare nel sonno. Riprese la
piuma e tornò a tracciare la strada del suo Paradiso personale. Toccò,
accarezzò e baciò ogni centimetro di pelle disponibile e infine la piuma
arrivò al confine posto dal lenzuolo. Akira risalì nuovamente quella strada
immaginaria e si accostò al ragazzo. Aveva il viso rosso e il respiro
ansimante. Era così dolce che avrebbe voluto divorarlo di baci. Succhiò la
base del collo fino a farla diventare rossa. La sua mano sinistra accarezzò
il braccio di Hiroaki e scese più in basso, mentre la lingua leccava e
succhiava la spalla. Discese fino al bordo del lenzuolo e iniziò a farlo
scendere lentamente. Akira cominciò a lambire nuovamente la pelle delle
spalle, mentre le mani facevano scivolare il lenzuolo, scoprendo prima il
fondoschiena, poi le gambe e infine lasciandolo privo d’ogni difesa,
abbandonato mollemente sul letto.
<< Akira… >> sussurrò una voce roca.
<< Sì amore? >> gli rispose in rimando il
ragazzo, ancora in contemplazione di quel corpo candido.
<< Sei un hentai. >> continuò Hiroaki
soffocando un sorriso e voltandosi.
Akira rimase stupito a guardare quel corpo
immortalato in quella posa lasciva. Le braccia sollevate sopra il capo, la
gamba destra leggermente piegata verso l’alto, il sorriso malizioso che
brillava sul suo volto…. Con lentezza esasperata scese fino al volto del
ragazzo, fermandosi a qualche millimetro di distanza. Lo guardò negli occhi,
con una dolcezza che solo Hiroaki conosceva.
<< Beh io sarò pure un hentai, ma anche tu non
sei da meno… >> sorrise, spostandosi sul corpo del ragazzo, provocando in
entrambi un brivido caldo lungo la schiena.
<< Solo perché ti amo alla follia… >>
<< Ti amo anche io, Hiro-kun… >> e finalmente
annullò la distanza fra i due, incatenandosi ad un bacio lungo e fremente.
Morse le labbra rosse del suo koi, le
accarezzò con la lingua e di nuovo lo baciò, mentre Hiro cominciava a
muoversi sotto di lui, lentamente, accarezzando il ragazzo con il calore
della propria pelle. Akira decise che quella tortura era durata anche
troppo, così si staccò nuovamente dalla bocca del compagno e si abbassò a
lambire un capezzolo, quando… suonò la sveglia. Come risvegliato da un
incanto, Hiroaki aprì di scatto gli occhi, si alzò velocemente, facendo
cadere a terra il compagno.
<< Hiro. >> mugugnò Akira rimettendosi a
sedere sul letto e massaggiandosi la testa.
<< Mi dispiace amore. >> gli rispose Hiro
baciandolo << ma ricordi? Abbiamo un impegno importante! Dobbiamo alzarci!
>> disse alzandosi velocemente.
<< Hiro! >> quasi urlò Akira con voce
isterica.
Il ragazzo più basso sorrise e si sedette
sulle gambe di Akira. Gli prese il viso fra le mani e baciò quelle labbra
che sapevano di buono. La mano sinistra si alzò ad accarezzargli i capelli,
mentre quella destra era ferma dietro la nuca e con il pollice gli
accarezzava il lembo di pelle dietro l’orecchio.
<< Amore… >> cominciò con quel tono che Akira
temeva tanto, quello che riusciva a convincerlo a fare tutto: << lo sai che
è importante, vero? Su dai! Tanto quando torniamo avremo tutto il tempo che
vorremo… ti prometto che non usciremo da questa stanza, neppure per
mangiare… tanto che… non ti ho forse detto di aver comprato una confezione
famiglia di Nutella? >> gli sorrise sornione prima di alzarsi e appoggiarsi
alla porta del bagno.
<< Uffa Hiro… >> disse Akira con un tono
fintamente arrabbiato: << Con te non riesco mai ad averla vita. Sei un
diavolo! >> gli sorrise e si alzò.
Fece per avvicinarsi, ma Hiro, sempre
sorridendo, aprì la porta del bagno e vi si chiuse, a chiave.
<< Scusa amore, ma se facciamo la doccia
insieme faremo mooooolto tardi! >> e ad Akira non restò che appoggiare la
fronte sulla porta, ormai definitivamente sconfitto.
Casa Mitsui.
<< Hisashi! >> esclamò Kiminobu ancora senza
occhiali.
<< Kimi… >> sorrise sornione il compagno.
<< Ti ricordo che abbiamo un appuntamento. Non
possiamo fare in ritardo! Tuo padre conta sul nostro aiuto. >>
<< Ma Kimi! Sei ingiusto! Io non capisco a
cosa tu ti riferisca! >> disse una voce soffocata.
Kiminobu fece un respiro profondo, cercando di
calmarsi.
<< Esci da sotto le coperte! >> esclamò serio.
Hisashi fece capolino da sotto il lenzuolo con
la sua migliore faccia da cucciolo abbandonato. Sapeva che con Kiminobu
funzionava sempre, ma quel giorno il suo ragazzo era intenzionato a non
cedere a nessuna delle sue avance!
<< E va bene Kimi! >> disse sedendosi sul
bordo del letto.
Prese il sotto della tuta, che la sera prima
era finito sotto il letto, e lo mise in tutta fretta. Senza neppure
voltarsi, uscì dalla camera, per poi rientrarci poco dopo dicendo:
<< Vado a preparare la colazione. Tu non ti
muovere. Avremo una giornata pesante, meglio fare scorta di energie. >>
nella sua espressione più fredda.
Quando Hisashi richiuse la porta, Kimi si
lasciò andare contro la spalliera del letto sospirando. Forse quella volta
aveva esagerato, ma lui sapeva come andavano a finire i “buon giorno” del
compagno. Adorava perdersi fra le braccia di Hisa-kun, amava tutte le
attenzioni che si rivolgevano, a cominciare dalle piccole quotidianità come
la colazione a letto o guardare la tv insieme, sotto le coperte o sul divano
sgranocchiando patatine e popcorn. Amava alla follia gli “attacchi amorosi”
di Hisashi e quella mattina avrebbe tanto voluto ricambiarli, ma rischiavano
di fare davvero tardi, perché lui, purtroppo, non sapeva dire di no.
Avrebbero finito per farlo persino in bagno, nel tentativo di recuperare un
po’ di tempo facendosi la doccia insieme. Per quanto ricordasse con Hisashi
non era mai riuscito a farsi una semplice “doccia”! Lui sapeva benissimo
come farlo cedere e Kiminobu non aveva abbastanza forza di volontà, perché
tutto quello che facevano, lui lo adorava da impazzire. Ma quel giorno era
diverso! Quel giorno avevano un impegno molto importante e non potevano
mancare, così aveva fatto fondo a tutto il suo controllo e lo aveva
rifiutato e il primo ad esserci rimasto male era proprio lui. Il viso
arrabbiato di Hisashi, la sua espressione delusa… avrebbe voluto riempirlo
di baci, ma poi avrebbero perso troppo “tempo”….
La porta si aprì poco dopo. Hisashi entrò in
camera portando con sé un vassoio pieno di leccornie e Kimi iniziò a
preoccuparsi. Hisashi sistemò il vassoio al centro del letto. Prese una
tartina e la ricoprì di marmellata alle fragole e la portò alla bocca di
Kimi. L’ex vice capitano dello Shohoku aprì la bocca ipnotizzato da quel
movimento lento e dagli occhi brillanti del fidanzato e morse metà tartina.
Hisashi sorrise. Portò la tartina vicino alla sua bocca e, senza distaccare
lo sguardo da quello di Kiminobu, leccò con voluttà la piccola crema rosata.
La lingua accarezzò quella crema, come faceva Hisashi con la pelle del suo
corpo. E Kimi capì di essere stato vinto. Hisashi si avvicinò baciandolo e
lo fece sdraiare nuovamente. Si sporse verso il vassoio e immerse un
cucchiaino nella confettura. Si avvicinò al ragazzo e versò il contenuto del
cucchiaino su un capezzolo del koi che gemette mordendosi un labbro. L’ex
teppista immerse più volte il cucchiaino nella confettura e ritornò
altrettante volte dal ragazzo. Ricoprì l’altro capezzolo, l’ombellico e
scrisse MIO sul petto di Kimi, poi si sporse verso il vassoio, vi appoggiò
il cucchiaino, prese il vassoio stesso e lo sistemò accanto al letto. Si
voltò sorridendo verso il ragazzo, gli spostò una ciocca di capelli riversi
sui suoi occhi e lo baciò con dolcezza.
<< Frequentando Akira stai diventando un
hentai anche tu. >> gli sorrise Kimi accarezzandogli con la lingua, e
catturando fra le labbra, la cicatrice del ragazzo.
<< Semmai è lui che sta diventando più
maniaco… dovremmo chiederlo a Hiroaki. >> e poi scese sui capezzoli, mentre
Kimi frenava una risata.
Leccò la piccola collinetta dolce sul
capezzolo destro e n’assaporò il gusto agrodolce della confettura mischiata
al sapore della pelle del koibito. Kimi aspirò tutta l’aria possibile e la
rilasciò in un lento sospiro che fece venire i brividi ad Hisashi che, perso
per un attimo l’auto controllo, prese fra le labbra il capezzolo e lo
succhiò con violenza. Kimi si contorse sotto di lui e si morse un labbro per
non urlare. Intrecciò le mani con i capelli corti del suo ragazzo. Hisashi
morse e succhiò ripetutamente quella collinetta calda, invogliato dai gemiti
di Kiminobu che fremeva sotto la sua lingua. Quando divenne rosso per i baci
ricevuti, passò all’altro capezzolo, ancora ricoperto di marmellata. Fece
scivolare la lingua, sopra la montagnola, in piccoli cerchi e poi la divorò
in un’unica veloce leccata. Succhiò anche quel capezzolo, questa volta con
dolcezza e scese più in basso ad assaporare quella parola di possesso. MIO.
Perché Kiminobu era davvero suo, come lui era di Kiminobu. Leccò e morse la
pelle addolcita dalla carezza della marmellata e scese verso l’ombellico. Vi
introdusse la lingua un paio di volte. Kimi, intanto, si agitava sotto le
sue cure e, con la mano sulla sua nuca, gli impartiva un ritmo amoroso
immaginario. Inframmezzava il suo nome ai gemiti e ai sospiri, muovendosi
voglioso sotto il suo corpo. Hisashi appoggiò le mani sui suoi fianchi e lo
bloccò sotto di lui, causando un gemito di protesta. Con brevi leccate privò
quell’incavo sicuro della dolce delizia e tortura. Si rialzò e si avvicinò
al volto del compagno. Kimi gli prese il volto fra le mani e lo baciò con
trasporto, duellando con lui per la conduzione del bacio. Quando si
staccarono, Hisashi lo guardò un attimo. Kimi aveva il volto arrossato e gli
occhi socchiusi, ma le labbra, le labbra erano increspate in un erotico e
lascivo sorriso che nessuno, oltre a lui, aveva mai visto.
Allargò dolcemente le gambe del ragazzo e…
squillò il telefono.
<< Sashi… >> ansimò Kimi.
<< Lascia stare. C’è la segreteria… >> gli
rispose Hisashi succhiando il suo collo.
La segreteria si attivò in quel momento.
<< Hisashi lascia stare il povero Kimi! >>
esclamò severamente la voce del padre del teppista. Hisashi si alzò di
scatto, rosso in volto, quasi temesse di trovarselo in camera. Kimi si
rialzò ridendo, mentre la voce continuava: << Vedete di sbrigarvi che qui
aspettano solo voi! Hisa mi raccomando di mettere a posto la camera da
letto, non vorrei che a Mariko venisse un colpo quando… >> ma Hisashi non lo
lasciò terminare, prendendo la cornetta in mano.
<< Ma ti sembrano cose da dire? Certo che ci
stavamo preparando! No. No. Il tempo della strada…. Ok. A dopo… >> mise giù
il telefono esasperato: << Quell’idiota di padre che mi ritrovo mi farà
morire giovane. Ma torniamo a n…. Dove diavolo sei Kimi!? >>
Il ragazzo, infatti, approfittando della
distrazione del koi, era scivolato giù dal letto ed era entrato in bagno,
senza che Hisashi, troppo preso dalla conversazione con il padre, se
n’accorgesse.
<< Mentre io mi faccio la doccia, tesoro, vai
a portare tutto in cucina. Ah! La porta è chiusa a chiave! >> disse sentendo
Hisashi muovere il pomello della porta.
<< Ma Kimi! >> mugolò il ragazzo: << Dai apri!
Prometto che faremo solo la doccia! >>
<< Hisashi Mitsui! Conosco le tue promesse!
Non ne hai mai mantenuta una di questo genere! Facciamo così: tu vai a
sistemare la cucina. Quando risalirai io sarò già fuori dal bagno, così
potrai entrarci tu, mentre io mi vestirò e sistemerò la camera. Poi uscirai,
ti vestirai e arriveremo in tempo per l’appuntamento. >> disse Kimi, mentre
Hisashi poteva sentire chiaramente il rumore dell’acqua scendere nel box
della doccia.
<< E io che ci guadagno? >> domandò alzando il
tono della voce.
<< Quando finiremo con tuo padre, andremo al
supermercato a comprare la panna spray e anche del gelato… >> e con il
sorriso più beone che avesse, Hisashi scese in cucina.
Ospedale XXX.
Kiminobu entrò velocemente trascinandosi uno
scalpitante Hisashi ancora con il broncio. Benché l’idea di quello che
sarebbe stato lo eccitasse, il pensiero di aver lasciato a metà un
elettrizzante “buon giorno” lo irretiva. Tutta colpa di quel padre ficcanaso
che si trovava e di quel ragazzo astuto di cui si era innamorato
perdutamente!
Passarono per il reparto ortopedia e salirono
per la piccola nursery dell’ospedale imbandita per la gran festa. Come ogni
anno, nel periodo della fondazione del reparto di pediatria veniva
organizzata una grande festa per rallegrare la degenza dei piccoli ospiti
dell’ospedale.
Quell’anno il padre di Hisashi, primario
dell’ospedale, aveva chiesto aiuto ad Hisashi e Kimi per organizzare la
festa. Hisashi, poi, aveva allungato l’invito anche ad una coppia di loro
amici, Akira e Hiroaki, la cui madre era una collega di suo padre ed era
primario del reparto maternità. Kimi, Hiro, ed altri volontari
dell’ospedale, si erano occupati dell’organizzazione, mentre Akira e Hisashi
avevano montato la piccola scenografia, con tanto di palloni e stelle
filanti ovunque. Ma c’era qualcosa che né Akira e né Hisashi sapevano e che
Kiminobu e Hiroaki non trovavano mai il tempo di dire….
Quando arrivarono trovarono già Akira e Hiro.
Il primo era seduto su un sedile, di fronte alla nursery. Aveva il viso
imbronciato e le braccia incrociate e aveva qualcosa di strano che nessuno
dei due ragazzi riuscì a cogliere, almeno per il momento. Il secondo era in
piedi, accanto al ragazzo e sorrideva contento. Per una volta sembrava che i
due ragazzi si fossero scambiati i ruoli.
<< Scusate il ritardo. >> disse un trafelato
Kimi, portandosi accanto ad Hiro.
<< Non vi preoccupate. Anche noi siamo
arrivati adesso. >> rispose Hiroaki.
<< Uhm... c’è qualcosa di strano in te… >>
notò Hisashi inginocchiandosi davanti ad Akira.
All’improvviso ebbe un’illuminazione.
<< Che diavolo hai fatto ai capelli, Akira! >>
Akira aveva i capelli che gli scivolavano sul
viso, non più bloccati dal gel. Era una stranissima immagine. Nessuno
l’aveva mai visto senza i suoi immancabili capelli a punta, tranne Hiro,
s’intende. Hiroaki gli stava accanto sornione e ogni tanto gli passava le
mani fra i capelli.
<< Hiroaki mi ha chiesto di non mettermi il
gel. Ha insistito così tanto che non ho saputo dirgli di no, ma non ha
voluto spiegarmi il perché. >>
<< Finalmente riesco a passare le mani fra i
suoi capelli senza restarne intrappolato! >> rise Hiro pregustandosi già la
scena che sarebbe venuta dopo.
Akira, invece, non aveva molto da ridere.
Sapeva che il suo ragazzo gli stava nascondendo qualcosa, ma non riusciva a
capire cosa…. Forse voleva che si tagliasse i capelli? Magari alla fine
della festa lo avrebbe trascinato in un parrucchiere e lo avrebbe costretto
a tagliarsi i capelli! Già tremava all’idea, quando arrivò il padre di
Hisashi. Aveva con sé due grosse buste di carta.
<< Era ora che arrivaste ragazzi! >> li salutò
allegramente, poi porse le due borse una al figlio e una ad Akira: << Avete
cinque minuti per cambiarvi! >>
I due ragazzi si guardarono in volto con una
muta domanda: cambiarsi? Guardarono i propri koibito che trattenevano una
risata e osservavano il contenuto ancora nascosto delle buste, come
sapessero che cosa vi fosse dentro….
I due ragazzi aprirono lentamente le due
buste, mentre Kiminobu e Hiroaki, non riuscendo a fermarsi, scoppiarono a
ridere nel vedere i loro volti sconvolti.
<< Voi siete pazzi! >> esclamò Hisashi appena
si fu ripreso.
<< Non metterò mai una cosa del genere! >>
disse Akira indicando il contenuto della borsa lasciata cadere a terra.
<< Ma ragazzi! Non potete farlo! Quei bambini
vi stanno aspettando! >> cercò di convincerli il dottor Mitsui soffocando
una risata.
<< Papà! Io non metterò mai un costume del
genere! Si può sapere chi l’ha scelto? >>
<< E’ la fiaba preferita dai bambini, Sashi.
>>
Kimi si avvicinò al suo ragazzo abbracciandolo
e nascondendo il viso nel collo del koi. Baciò quella pelle delicata più
volte e la lambì con la lingua, poi gli sussurrò: << Quei bambini aspettano
questo momento da tanto… se farai il bravo bambino anche tu, ti lascerò
scegliere il gelato. >> e si scostò quel tanto per vedere l’espressione
estasiata del suo ragazzo, rosso come i capelli di Hanamichi.
<< Beh… se… se è per i bambini… >> farfugliò
Hisashi cercando di darsi un contegno.
<< Certo! Tanto tu mica ti metti questo
vestito ridicolo! >> disse Akira arrabbiandosi.
Hiroaki allora lo prese per mano e lo trascinò
con sé fino ad un bagno. Entrarono e chiuse la porta dietro di loro.
<< Io quel vestito non lo metto! >>
Akira si appoggiò al lavandino e incrociò le
braccia al petto.
<< Ma dai koi! È per dei bambini… >> gli disse
il ragazzo spalmandoglisi addosso.
Circondò il collo con le sue sottili braccia e
si avvicinò dolcemente al ragazzo, fino a baciargli la punta del naso.
<< Non puoi farmi questo favore? >> chiese con
quel tono di voce che faceva accapponare la pelle ad Akira. << E poi… se mi
farai felice… io farò felice te, stasera… domani…. >> intramezzò ogni parola
ad un bacio veloce prima sugli occhi, poi sul naso, sulla fronte, sul mento…
fino a raggiungere le labbra.
Akira attirò e strinse a sé il ragazzo e si
lasciò andare ad un bacio lungo e caldo, sicuro di aver perso anche quella
battaglia.
Quando uscirono dal bagno Akira era ancora con
il broncio. Chiese dove fosse Hisashi e Kimi lo accompagnò negli spogliatoi
dei dottori. Quando entrò per poco non gli venne un infarto! Beh visto
l’abito che gli era toccato, avrebbe dovuto immaginare in cosa si sarebbe
trasformato Hisashi, ma vederlo in quella maniera, con quel costume e
l’espressione accigliata era tutta un’altra cosa.
<< Se provi a ridere ti gonfio di botte! >>
<< Hisashi. Sei bellissimo così! >> disse
Akira prima di piegarsi in due e ridere a crepapelle.
<< Ridi. Ridi pure! Tanto fra poco sarò io a
farlo! >> e detto questo tornò a rivestirsi, mentre Akira ricordava solo in
quel momento cosa raffigurasse davvero il suo costume.
Fra risate, insulti e minacce, alla fine i due
ragazzi furono pronti e diedero due pugni alla porta, come da accordo.
Entrarono tre infermiere con tanto di trousse e trucchi vari e in breve
furono pronti per uscire.
Se qualcuno li avesse visti in quel momento,
magari qualche membro della loro squadra, avrebbe rischiato l’infarto.
Dopo molte ritrosie e rassicurazioni da parte
del padre di Hisashi e la madre di Hiroaki, che a quella festa non vi
fossero altro che i bambini e addetti ai lavori, Hisashi e Akira uscirono
dalla stanza, con un’espressione fra il funebre e l’infuriato.
Hisashi indossava una bella pelliccia da lupo
delle favole e Akira, invece, aveva un bel grembiulino, un cestino da picnic
e una bella mantellina rossa, che aveva costretto il ragazzo a privarsi del
suo amatissimo gel. Inoltre le infermiere avevano bloccato i capelli in due
piccoli codini. Alzi la mano chi, di fronte all’immagine di due ragazzi alti
fra il metro e ottanta e il metro e novanta, vestiti rispettivamente da Lupo
cattivo e Cappuccetto Rosso, riesca a mantenere un’espressione fredda e
distaccata. Naturalmente nessuno e infatti tutti scoppiarono a ridere e Kimi
e Hiro dovettero faticare parecchio per impedire ai due ragazzi di entrare
negli spogliatoi e cambiarsi.
Il dottor Mitsui pronunciò il suo discorso
benaugurale, al quale presero parte le alte gerarchie dell’ospedale e la
festa ebbe inizio, fra schiamazzi, palloncini, dolci e giocattoli qua e là.
Akira e Hisashi entrarono poco dopo con il
cestino pieno zeppo di caramelle. I bambini, dapprima impauriti dal loro
aspetto possente, si fiondarono subito addosso alla visione della loro fiaba
preferita, mentre i ragazzi cominciavano impacciatamene a distribuire
caramelle a tutti i bambini. La musica di sottofondo era dolce e avvolgente.
Era un tripudio di luci e colori.
Dal reparto maternità salirono le madri con i
neonati. Dal reparto geriatria, alcuni anziani, guidati dalla musica e
accompagnati dagli infermieri, arrivarono quando già la festa era al suo
pieno delirio. In breve la festa si era diffusa in gran parte dell’ospedale
e da ogni reparto salivano pazienti curiosi, richiamati dallo schiamazzo
generale.
In un angolo della nursery, Hiroaki gonfiava i
palloncini colorati con l’elio e poi li assemblava insieme in mille forme
differenti. Nelle sue intenzioni avrebbero dovuto assomigliare a cani, gatti
e persino conigli, ma il manuale che aveva comprato qualche sera prima, non
era neppure riuscito ad aprirlo, troppo impegnato… ehm… in altre
situazioni…. Così quell’agglomerato di palloncini colorati appariva come… un
agglomerato indecifrabile di plastica ed elio, ma con un po’ di fantasia,
nella mente dei bambini riusciva a trasformarsi in mostri dall’aspetto
possente.
Kiminobu si era preoccupato di pensare alla
merenda dei bambini e gran parte della cioccolata e del latte era
inevitabilmente finita sui suoi vestiti.
Gli altri volontari si districavano fra gli
“ospiti dell’ultima ora”, contagiati dall’aria di allegria.
Hisashi e Akira… o beh! Loro erano come
Topolino ad Eurodisney: circondati da una marea indistinta di urla e visi
che chiedevano attenzione.
<< Tu non assomigli a Cappuccetto Rosso. >>
fece un bambino dal cipiglio serio ad Akira.
<< Perché moc… volevo dire… bambino? >> chiese
Aki cercando di falsare la voce.
<< Cappuccetto Rosso non era così alta! >>
<< E’ perché ho mangiato tutto quello che la
mamma mi cucinava! >> rispose Akira e cercò di spostarsi, sperando di
allontanare quel bambino, però il piccolo non sembrava molto intenzionato.
<< Allora vuol dire che mangerò anche io tutto
e crescerò e poi ci sposeremo! >>
Il bambino gli sorrise felice e gli si
aggrappò alla gamba. Hiro, che da lontano aveva seguito tutta la scena,
scoppiò a ridere nuovamente. Akira provò ad impietosire il suo ragazzo,
cercando di invogliarlo ad avvicinarsi e togliergli quel moccioso da dosso,
ma Hiro sembrava così intento a creare obbrobri con i palloncini, da non
recepire il messaggio.
<< Vedi bambino. >> disse infine Akira
sollevandolo da terra e mostrandogli Hiro: << Purtroppo Cappuccetto Rosso è
già sposata con quel ragazzo laggiù! >>
Il bambino guardò prima Hiro, poi Cappuccetto,
poi di nuovo Hiro e infine Cappuccetto, in un alternarsi di strane
espressioni. Alla fine si fermò su Akira e sorrise:
<< Tanto io non sono geloso! >>
Questo era troppo, pensò Akira cercando con lo
sguardo una via di fuga. Purtroppo i due dottori erano stati più furbi e
avevano bloccato le due vie di fuga con i loro corpi. Cercò aiuto in
Kiminobu ma si divertiva un mondo a leggere le storie ai bimbi più piccoli,
sopra il gran materassone rosso. Allora rivolse il suo sguardo all’unica
persona che potesse comprendere il suo dolore, il compagno di sventura:
Hisashi “Lupo Cattivo” Mitsui. Si voltò lentamente, sempre con il bambino
attaccato alla gamba, e lo vide e meglio lo intravide: era sdraiato a terra,
soverchiato da almeno una decina di bambini che volevano “fare un giro”,
mentre lui annaspava alla ricerca di aria, cercando di uscire da quella
collina umana dalla quale fuoriusciva solo la coda. Perduti! Erano stati
vinti miseramente! Si trascinò fino al povero lupo, con ancora il bambino
caparbiamente aggrappato e disse con tutto il coraggio che aveva:
<< Chi vuole ballare con Cappuccetto Rosso? >>
I bambini saltarono su all’urlo “io”,
aggrappandosi al grembiule di Akira. Hisashi poté finalmente alzarsi,
massaggiandosi la schiena. Si voltò veloce verso il suo ragazzo e lo vide in
un angolo della nursery. Aveva un libro in mano ed era vicino ad Hiro. Erano
accerchiati da tanti bambini molto piccoli e insieme, alternandosi,
leggevano e mimavano una favola.
Peccato non poter avere bambini! Fino a quel
momento non ci aveva mai pensato, ma c’era qualcosa che lo rattristava sul
suo futuro con Kiminobu: il non poter avere figli. Il loro amore diverso
impediva loro di vivere una vita normale. Non potevano averne, né adottarne
e solo perché, per la società, il loro amore non era vero, ma solo una
libidinosa voglia disumana, contraria alla morale, che fuorviava la mente
dei bambini, come una malattia contagiosa. Ma erano davvero così sbagliati?
Il loro amore valeva di meno rispetto a quello degli altri? Se si fosse
sposato con una ragazza tutta sorrisi e gentilezze, forse la società
l’avrebbe rispettato di più? Ma lui avrebbe mai potuto amare qualcun altro
che non fosse Kimi? Che poteva farci se la persona dei suoi sogni aveva le
fattezze di un ragazzo? Nulla. Lui amava Kimi e il loro amore avrebbe
compensato persino la mancanza di un figlio… però, ripensandoci, era tutto
così ingiusto.
Si voltò verso Akira e lo vide ballare
goffamente in mezzo alla stanza. Aveva un bambino attaccato ad una gamba?
Ehm… e poi c’era una bambina che danzava aggrappata a lui, facendosi leva
sui piedi di Akira, sui quali si era appoggiata. Fece un sospiro profondo e
invitò una bimba a ballare e così poi fece con un’altra e un’altra ancora,
fino alla fine della festa.
<< Sono stanco morto. >> sospirò Hisashi,
ancora vestito da lupo, riversandosi su di una sedia.
<< A chi lo dici! Meno male che avevo le
scarpe da ginnastica, però… cavoli ma le ragazze come fanno ad indossare
queste calze? >> disse Akira grattando i collant bianchi.
Avevano ballato, raccontato barzellette,
giocato a nascondino e persino cantato, per gran parte del mattino e del
pomeriggio. Alla fine, ma guai ad ammetterlo, specie di fronte ai propri
astuti ragazzi, si erano divertiti anche loro e Akira aveva ricevuto ben 5
proposte di matrimonio.
<< Mio caro koi, trema: mi hanno chiesto in
cinque di sposarmi! >> sorrise soddisfatto dalla sedia.
<< Ma davvero? E dimmi: devo iniziare a
preoccuparmi? >> gli disse sedendosi sulle sue gambe.
<< Dovresti… ma sai che ti amo troppo,
nonostante tutti i tuoi difetti. >> e detto questo lo baciò.
<< Ragazzi un po’ di contegno! >> esclamò
divertito Hisashi.
<< Su Sashi! Inizia a cambiarti. >>
<< Uhm… Kimi! Perché tu non fai come Hiro?
Sono così stanco… potresti pure coccolarmi… >>
<< Beh Sashi… io pensavo di farlo stasera,
come da accordi… >> gli rispose Kimi con voce bassa, allungandogli i
vestiti: << Ma visto che sei stanco… >> e sorrise vedendo il koi arrossire.
Hisashi prese subito gli abiti e uscì come una
furia dalla stanza. Akira e Hiro si staccarono sentendo la porta sbattere.
<< Dov’è andato Hisashi? >> chiese stupito
Akira.
<< Oh beh… si è ricordato di un patto ed è
andato a cambiarsi. >>
Patto. Quella parola volò e si rafforzò nella
mente di Akira. C’era qualcosa che doveva ricordare assolutamente. Guardò il
suo ragazzo nei suoi occhi scuri, come la cioccolata…. Cioccolata…. Nutella!
Si alzò di scatto, con in braccio il ragazzo, gli diede un bacio sulla
fronte, lo appoggiò sulla sedia, prese i vestiti e uscì come una furia. Kimi
guardò stupito tutta la scena. Fece per chiedere spiegazioni a Hiroaki,
quando lo vide grattarsi imbarazzatamene la punta del naso:
<< Anche lui si è ricordato del… ehm… patto.
>> e risero insieme.
Quando uscirono dal bagno, Akira e Hisashi
videro i loro ragazzi aiutare i volontari e gli infermieri dell’ospedale. Si
guardarono in volto e sospirarono rassegnati: dopo il danno pure la beffa.
Si fecero largo fra il personale ospedaliero e, insieme a Hiro e Kimi,
cominciarono a smontare il piccolo palco. Posarono le sedie e i tavoli nel
magazzino dell’ospedale. Aiutarono gli infermieri a portare via tutto il
materiale. Sistemarono i palloncini superstiti nelle camere dei bambini,
misero i giocattoli nei propri contenitori e, quando infine la nursery
riprese l’aspetto originario, fuori il sole iniziava il suo cammino verso i
monti.
Hisashi stiracchiò le ossa intorpidite e
soffocò uno sbadiglio. Akira si passò una mano fra i capelli. La prima
stella della sera brillava già all’orizzonte, lontana dal sole, immersa in
una tavolozza celeste che affondava nel blu del mare profondo. Rimasero per
un po’ affascinati da quello spettacolo per loro insolito, sempre di fretta
e con tanti pensieri per la testa.
Assaporarono a pieni polmoni l’aria fresca
della sera e si sedettero su un muretto di recinzione, attendendo l’uscita
dei propri ragazzi.
<< Che giornata! E pensare che avrei fatto
carte false per non venire! >>
<< E invece è stata una giornata grandiosa,
vero Akira? >> e il ragazzo annuì in silenzio.
<< Allora si va? >>
<< Era ora che arrivaste, Kimi! Stavamo
invecchiando precocemente! >>
<< Quante storie per cinque minuti di ritardo…
>>
I quattro ragazzi s’incamminarono insieme
nella stessa direzione, per poi dividersi alla stazione della metropolitana.
Hisashi e Kimi salirono subito sul treno diretto verso casa, mentre Akira e
Hiro attesero il treno successivo, che li avrebbe portati verso sud.
Hiro osservava distrattamente la gente
raggrupparsi composta davanti a loro. Era stata una giornata davvero
particolare.
Sentì un peso sulla sua spalla e dei capelli
stuzzicargli il mento. Sicuro che nessuno li guardasse, diede un bacio
veloce sulla fronte del ragazzo e gli accarezzò la guancia con dolcezza.
Sospirò e attese il treno, sperando, in cuor suo di non addormentarsi pure
lui.
Quando infine giunse il treno, svegliò Akira
che si stropicciò gli occhi, come un bambino.
<< Sei stanco, eh koi? >>
<< Non quanto puoi immaginare…. Mi devi ancora
qualcosa da stamani… >> cercò di sorridere.
Il ragazzo aveva gli occhi socchiusi e rossi.
Hiro gli circondò un braccio e gli si appoggiò alla spalla. Akira rimase
stupito dalla mossa del koibito, ma poi si sciolse dalla presa e lo
abbracciò da dietro, stringendolo a sé. Stretto in quell’abbraccio caldo,
Hiro inspirò il profumo intenso del compagno, assaporandone ogni sfumatura.
Fortunatamente in breve furono a casa. La sera
era già scesa e l’aria, ancora più fresca, sferzava i volti dei due
giocatori. Stretti nei loro giubbotti, affrettarono il passo verso casa. Un
lampione alternava, in un veloce ritmico susseguirsi, luce e ombra. Il
vicolo deserto, quella sera sembrava uscito da un sogno e mille piccoli
particolari salivano alla mente, immergendosi nei ricordi. Era una serata
così bella che sembrava un peccato affrettarsi verso casa, così,
inconsciamente, i due ragazzi rallentarono l’andatura.
Una lucciola tagliò loro il cammino, rincorsa
da un gattino tigrato. Il cane del vicino abbaiò assonnato al rumore dei
passi, per poi acquietarsi nuovamente dopo poco. Le voci della tv si
immergevano nella sera silenziosa, divorate e inglobate dal silenzio. Tutto,
quella sera, possedeva qualcosa di magico.
Akira aprì la porta e la richiuse alle sue
spalle dopo un’ultima occhiata al mondo fuori. Abbracciò il suo ragazzo da
dietro e gli scompigliò i capelli.
<< Hiro tu vatti a cambiare… io prendo la
nutella… >> gli sorrise, dando un bacio a quel naso perfetto e sottile.
<< Akira… anche mezzo addormentato resti
sempre un hentai. >>
Akira andò in cucina, mentre Hiro salì in
camera. Aprì la porta e vide il letto ancora sfatto, la piuma sopra il
cuscino. La prese fra le dita e le sensazioni del mattino lo coinvolsero
nuovamente, facendogli assaporare il gusto dell’amore. Si sbottonò la
camicia e tolse pantaloni e biancheria. Rovistò un po’ nell’armadio di Akira
e vide la maglia dei Bulls, che aveva comprato qualche mese prima. Quella
maglia che a lui stava troppo grande, che gli accarezzava le ginocchia in un
gioco a nascondino con i propri sensi e che rientrava a merito nelle
fantasie del compagno. Si sedette sul letto e rimase ad aspettare. Dopo
dieci minuti Hiro scese a controllare la situazione. Entrò in cucina e vide
Akira addormentato sulla sedia, con il barattolone di nutella davanti. Si
passò ridendo una mano fra i capelli, poi si avvicinò al ragazzo. Lo fece
alzare delicatamente, gli passò un braccio dietro la testa e lo portò, piano
piano, in camera da letto, con un po’ di fatica.
Fece sdraiare il suo ragazzo sul letto e lo
privò degli abiti. Sembrava così piccolo e indifeso in quel momento che ad
Hiroaki si strinse il cuore. Lo coprì con le coperte, spense la luce
dell’abatjour e si sistemò al suo fianco. Istintivamente Akira circondò i
fianchi del ragazzo e così si addormentarono.
<< Hai sonno Sashi? >>
<< Non dire scemenze, Kimi! >> gli rispose
Hisa sbadigliando.
Non è che avesse davvero sonno… era solo colpa
di quel treno e della sua lenta corsa. Quel tun tun cadenzato… come aveva
fatto sempre a restare sveglio? Avrebbe anche potuto chiudere un occhio,
solo per farlo riposare, perché lui non aveva sonno, era solo un po’ stanco…
<< Hisa… >> gli sussurrò Kimi e lui si voltò a
guardarlo: << Perché non ti riposi un po’? Appoggiati a me, ti sveglio io…
>> e accompagnò le parole ai movimenti, facendo appoggiare la testa del
compagno sulla sua spalla.
<< Io non ho sonno, Kimi…. Sto solo riposando…
>>
<< Sì amore… sì… >>
Quando poco dopo Kimi lo svegliò, ad Hisashi,
nonostante fossero trascorsi dieci minuti, sembrò di essersi appena
appoggiato alla spalla del ragazzo.
Scese dal metrò borbottando qualcosa in stile
Sakuragi, sbadigliando e intramezzando le parole agli sbadigli. Kimi gli
stava affianco sorridendo. Aveva un ragazzo caparbio fino all’inverosimile.
Strinse la sua mano e lo trascinò verso casa.
La sera era già scesa, veloce come un fulmine. Le stelle in cielo sembravano
mille occhi curiosi aperti sulla città. Tanti riflettori sulle vite
quotidiane degli uomini, sulle vittorie, sulle sconfitte, sulle battaglie di
tante esistenze normali. Una leggera brezza fresca solleticò i volti dei due
ragazzi, soli fra la folla di ritorno a casa. Le serrande abbassate dei
negozi, le panchine vuote dei parchi, i giochi abbandonati… tutto sapeva di
magico e profondamente malinconico. Incurante degli sguardi affollati
attorno a loro, Hisashi abbracciò il ragazzo di poco più basso. Quella sera
si sentiva strano, colmo di qualcosa di non ben definito.
Arrivarono fin troppo presto a casa. Kimi aprì
la porta ed entrò insieme ad Hisashi.
<< Forse è meglio andare a dormire, Sashi… >>
<< Neanche per sogno! Ricordi cosa mi hai
promesso stamani? Io voglio tutto, anche senza panna! Perciò, Kimi-kun,
preparati perché non usciremo dalla stanza neppure cascasse il mondo. >>
I due ragazzi risero di cuore e si lasciarono
andare ad un bacio che sapeva di fragole e more. Salirono in camera con
lentezza. Kimi fece segno ad Hisa di cambiarsi, mentre lui entrava un attimo
in bagno. Appena dentro, attese qualche attimo e uscì sorridente. Hisashi
era riverso sul letto con un’espressione pacifica dipinta sul volto e le
braccia aperte. Kimi gli tolse la giacca e lo privò degli altri indumenti.
Spostò le coperte, lo sistemò all’interno e lo coprì. Fece il giro del letto
e si sdraiò al suo fianco, circondandolo con un braccio, mente con l’altro
spegneva la piccola abatjour a forma di mezza luna (come la mia! ^O^ NdA.).
Diede un bacio al proprio ragazzo e si sistemò sul suo ampio petto,
respirando profondamente fino ad addormentarsi, cullato da quel calore che
tanto amava e tanto aveva atteso.
Il vento cessò di bussare alle finestre
chiuse. Le stelle divennero luminose, mentre la luna solcava il cielo con il
suo lento incedere.
OWARI
Autrice: sisssssssssss! Questa misera ff è per
te! Mi perdoni? ;______;
Ede: tsè! Fossi in lei non lo farei!
Autrice: Ede scusa!
Hana: autrice… ;_______; perché noi non ci
siamo?
Autrice: Hana-pucci! Ede-tesoro! Lo sapete che
io vi metterei ovunque, ma la sis ama di più le Mitko e le Senkosh e io
volevo farla felice! Non mi tenete il broncio vero? *____*
Ede e Hana: ….
Autrice: ma ci sono ancora tanti compleanni…
ruhana…
Ede e Hana: *//////*
Autrice: bene! Sis questa ff, nelle mie
intenzioni, doveva essere molto carina e lo era pure, prima che la rovinassi
scrivendola! >.< Scusa! Spero che ti piaccia lo stesso e che piaccia a tutte
le coraggiose che la leggeranno…. Per farmi perdonare, ho preparato una
sorpresa.
L’autrice esce di scena e trascina uno
recalcitrante Hiro vestito da micio.
Hiro: scordatelo! è_____é Non lo farò mai! >.<
Autrice: è per la sis! Quindi tu farai quello
che ti dico, hai firmato il contratto! Ricordi di cosa abbiamo parlato tempo
fa? Se non fai come ti dico… niente più Senkosh! è_____é
Hiro: ma è imbarazzante! >///<
Autrice pensando: con chi potrei mettere
Akira?
Hiro: tanti auguri a te! (Mi sento un
deficiente vestito così! >.<) Tanti auguri a te! Tanti auguri cara Fagi,
tanti auguri a te! Miaooooooooooooooo!
Autrice: piaciuta la sorpresa, sis? -______^
Ancora un bacione e un augurio di mille altri
compleanni stupendi! Ti voglio bene, sis!
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