Per Ria, Nausicaa, Calipso e Angie, oasi di simpatia in questa calda estate.

Avvertimento: questa fic prende spunto da una SenRu che ho letto sul fandom inglese. Gli sviluppi sono differenti, però mi sembra onesto avvertirvi che l’idea di partenza non è originale.

Buona Lettura.

 

Una famiglia particolare

di Greta

 

Pur essendo dicembre, è un pomeriggio abbastanza mite, ed è quasi un peccato dover rimanere in un’aula scolastica invece di godersi questo cielo limpido e l’aria pulita… ma il dovere ci impone la segregazione nel laboratorio di Chimica, dove siamo tutti alle prese con le esercitazioni assegnateci in vista degli esami del primo trimestre.

L’atmosfera è abbastanza rilassata, anche se sappiamo che dall’esito di queste prove dipenderà la promozione di molti di noi: in realtà a me questa materia non dovrebbe riservare sgradevoli sorprese, come le altre del resto, ma il dover portare avanti una esercitazione di gruppo mi obbliga al tour de force con tutti questi altri disperati.

Proprio mentre cerco di fare un programma per le attività del pomeriggio, e considero il fatto inoppugnabile di dover recuperare tutta l’ultima parte del corso di economia politica, i miei pensieri vengono interrotti da una voce infastidita:

"Diamoci una mossa: se ci sbrighiamo riusciamo ad andare in palestra e fare qualche tiro…"

"Certo! Se CI sbrighiamo, vero Mitsui? Come se non toccasse solo a me, Kogure e Hanagata darci da fare!" la voce di Akagi si leva alta contro il compagno di Università che conosce ormai da cinque anni, da quando hanno cominciato a giocare insieme nella squadra del liceo.

L’ex teppista di Kanagawa, però, si limita a stringersi nelle spalle, come se queste osservazioni non fossero che sottigliezze.

"E voi, a che punto siete?" chiede girandosi verso il tavolo accanto.

L’attenzione di tutti si sposta sull’altro gruppo che occupa il laboratorio di Chimica, gruppo composto da Akira Sendoh, l’ex asso del Ryonan, Hiroaki Koshino, suo compagno fin dal liceo, Nobunaga Kiyota, il genio incompreso del Kainan e da Kaede Rukawa, la punta di diamante della squadra universitaria, ex trascinatore dello Shohoku.

A bivaccare intorno agli altri tavoli vuoti, in attesa che i nostri compagni finiscano, ci siamo noi altri, Shinichi Maki, Hanamichi Sakuragi, Yohei Mito, Miyagi Ryota, Soichiro Jin ed io, Kenji Fujima, che abbiamo già terminato la nostra esperienza di chimica, grazie alla scimmia rossa, che ha fatto cadere la provetta dopo aver tentato di metterla in equilibrio sulla mano dello scheletro di plastica, orgoglio dell’insegnante del nostro corso.

"A noi manca poco, adesso il soluto dovrebbe precipitare…" risponde cupo Koshino, mordendosi il labbro inferiore per la concentrazione dovuta al momento topico.

"Ma il colore doveva essere quello?" prova a chiedere Kogure, osservando il blu scuro del liquido nella provetta di vetro.

Ricordo anch’io, in effetti, che la figura sul libro delle esercitazioni mostrava una soluzione color rosso rubino…

"Beh… noi abbiamo seguito la procedura…"

Sarà! Il colore è comunque un po’ particolare…

"Ehi, guardate le bolle che si stanno formando! Ci manca solo che esploda… ma del resto, essendo frutto degli sforzi della Kitsune…" sghignazza Sakuragi, meritandosi occhiate di rimprovero da parte di Sendoh, e di disprezzo da parte del destinatario della battuta.

Meow!

"Che diavolo è stato?"

Cominciamo tutti a guardarci intorno… sembrava proprio il miagolio di un gatto!

"Deve essere arrivato dal giardino…" mormora Kogure, affacciandosi alla finestra aperta.

"IO ODIO I GATTI!" urla contemporaneamente Kiyota, girando la testa a destra e sinistra per cercare di capire dove possa essersi nascosta la belva.

Ed eccolo, un elegante gatto nero avanzare verso i tavoli per le esercitazioni.

Kiyota appare minaccioso, mentre afferra la bacchetta di legno della lavagna luminosa per difendere il gruppo dal sinuoso batuffolo nero, gli altri, invece, osservano l’avanzata dell’animale senza parlare, come ammaliati dalla sua grazia.

"Vieni qui, piccolo…" sussurra dolcemente Rukawa, chinandosi su un ginocchio.

E’ buffo notare lo sguardo allibito della scimmia: sembra non poter credere che quella voce dolce possa essere di colui che continua a far credere di considerare il proprio peggior nemico.

Invece Sendoh sorride affettuosamente al ragazzo dai capelli corvini.

Il gatto sembra riconoscere il tono gentile, e infatti si avvicina a Kaede, cominciando a strusciarsi sulle sue mani protese.

"Tra felini ci si intende…" non può fare a meno di notare le scimmia rossa, cercando di mascherare quello strano insieme di sensazioni che deve trasmettergli il vedere Rukawa così gentile e Sendoh che, accucciato vicino a lui, gli passa il braccio intorno alle spalle, quasi a voler rimarcare il proprio diritto di possesso.

"Ehi, ci sai fare con i gatti!" interviene Mitsui, osservando come adesso l’amico si sia sollevato con il micetto in braccio, e come questi abbia cominciato a fare le fusa in seguito alle lente carezze che riceve.

Sendoh sorride, sembra contento di vedere il proprio ragazzo così rilassato, e sembra piacergli che anche gli altri possano comprendere che, sotto quell’aspetto freddo e duro, Kaede sia una persona diversa. Lo abbraccia da dietro, abbandonandosi ad un momento di intimità pubblica come raramente mi è capitato di vedergli fare, probabilmente per via delle mille asperità del carattere di Rukawa, eppure stavolta non riceve rimbrotti o sguardi assassini, anzi il suo ragazzo si sta lasciando sostenere dal suo petto, permettendogli una stretta ancora più forte.

"Ehm, ehm…" tossicchia Akagi, cercando di riportare la coppia ad un atteggiamento meno ‘privato’…

"Per favore, non davanti a tutti…" li prende in giro Yohei, affascinato ed imbarazzato da quello che sta succedendo.

Ma c’è qualcuno che non gradisce per niente lo show.

Sakuragi volta le spalle ai due, esclamando:

"Piantatela… siete patetici! Vedete di finire la vostra stupida esercitazione, invece" e si avvicina al bancone su cui la soluzione continua il proprio processo di sedimentazione.

"Già" si accoda Koshino "diamoci una mossa oppure perderemo tutto il pomeriggio…"

Sendoh sembra stupito e infastidito insieme, ma comunque si stacca per riportarsi vicino al tavolo.

Inavvertitamente, però, proprio mentre cerca di sedersi su uno sgabello, urta quello scimmione sempre nel posto sbagliato di Sakuragi, il quale, sbilanciato, per non cadere si appende al bancone.

Tutti noi abbiamo gli occhi spalancati e terrorizzati, mentre guardiamo la provetta oscillare pericolosamente e poi scivolare oltre il bordo del tavolo, ed è una scena quasi comica vedere che in tre si gettano contemporaneamente per evitare che il prezioso frutto di un intero pomeriggio in laboratorio tocchi terra… Pur arrivando a sfiorarla, però, nessuno di loro riesce ad impedire che finisca addosso a Rukawa, di nuovo inginocchiato per far scendere il gatto che ha ancora fra le braccia.

Si sentono in contemporanea un ‘do’aho’ e un ‘meow’, poi tutto si perde in una nuvola fumosa color grigio azzurrino…

"Sei un imbecille, scimmia!" sento esclamare Mitsui, che tossisce per l’odore acre del fumo che ha invaso la stanza.

"TU sei un idiota, visto che non sei riuscito ad impedire che cadesse!" replica il rossino, cercando di asciugarsi gli occhi pieni di lacrime.

La nube sprigionata dalla provetta impedisce di vedere qualsiasi cosa, però si sente la voce di Sendoh…

"Kaede… dove sei? Stai bene?" già, è vero, il liquido ed i vetri devono essere finiti su di lui…

"Rukawa…" mormora Mitsui.

"Ohi Kitsune… a che gioco stai giocando? Rispondi!" la voce di Hanamichi stavolta è un po’ tesa…

"Meow…" si sente di nuovo. Eppure è strano, sembra un miagolio diverso.

Piano piano la fitta nebbia si dirada, anche grazie al fatto che Akagi e Kogure hanno spalancato le finestre, e tutti sono di nuovo visibili, tutti tranne Rukawa.

Ma ecco, deve essere là, dove prima era accucciato… si sente il sospiro di sollievo contemporaneo di Sakuragi e Sendoh, seguito poi da un verso strozzato, dai nostri sguardi inorriditi…

Lì, in mezzo alla stanza, intento con una mano a stropicciarsi gli occhi e con l’altra a trattenere un minuscolo gattino nero contro il petto non c’è Kaede Rukawa… o meglio, non il solito Kaede Rukawa…

"Ka… Kaede…" mormora Sendoh, avvicinandosi piano.

Gli occhi che si levano verso di lui sono grandi e azzurri, proprio quelli di Rukawa, ma sono anche stupiti e un po’ spaventati, mentre la piccola bocca rossa sembra tremare, come se si preparasse per starnutire, e così è…

Etciù!

E il suono dello starnuto sembra risvegliarci tutti, e tutti cominciamo a parlare contemporaneamente:

"Oddio… cos’è successo?!" la voce di Akagi si leva possente, mentre Kogure si sfila gli occhiali per lucidarli bene prima di rinfilarli…

"Non è possibile" mormora Hanagata con gli occhi spalancati, stringendomi contemporaneamente una mano.

"Ki… Kitsune…" sussurra Sakuragi con la voce rotta.

Ma è Sendoh ad allungare una mano per sincerarsi della realtà della nostra visione…

"Kae-chan…" mormora di nuovo.

Quella pelle diafana, quei capelli neri come la pece, gli occhi, tutti i lineamenti sono giusti… eppure… eppure…

"Chi sei…" gli risponde l’apparizione, con una voce sottile e tremante.

Adesso siamo tutti ammutoliti, allora è vero, non è un sogno…

Il gatto nero si è trasformato in un cucciolo, e Kaede Rukawa… Kaede Rukawa è un bambino al massimo di otto anni!

Non è possibile…

Sendoh indietreggia leggermente, urtando contro il bancone di ceramica; ha gli occhi spalancati, come se cercasse di trovare una ragione a quello che ha davanti, ma poi si riprende, almeno quel tanto per avvicinarsi al piccolo chibi Rukawa:

"Ka… Kaede?" chiede con voce incerta.

"…sì, e tu chi sei?" risponde il bambino.

Ha una voce sottile, dolce, è strano pensare che possa essere il nostro Rukawa bambino…

"Kaede Ru.. Rukawa?" ripete Sendoh, come se dare un nome a quell’apparizione potesse renderla più comprensibile.

"A-ah…" adesso è il bambino ad avere un’espressione assorta, come se stesse studiando le persone che gli sono intorno.

Improvvisamente ed inaspettatamente risuona la risata di Kiyota:

"AAAAHHHHHHH!!!! Quello sarebbe il nostro super-rookie… è diventato più tappo di Miyagi!!!" poi si china verso il piccolo Kaede e gli sibila "Finalmente ti sei tolto dalle palle, presuntuoso!"

Penso che vorrebbe continuare a sghignazzare, ma non ci riesce, perché Hanagata lo afferra per il maglione e lo sbatte contro il muro:

"Riprova a fare lo stronzo e ti faccio ingoiare tutti i denti…"

Sorrido tra me e me: sono felice che Toru sia intervenuto, ha fatto esattamente quello che avrei fatto io.

Il bambino ha gli occhi spalancati, si vede che non si aspettava un comportamento simile, però non piange, stringe forte la bocca e alza il viso con aria di sfida.

Non ce la faccio più, in tutta questa situazione assurda, nessuno sembra capace di prendere in mano le cose! Mi avvicino a Kae-chan e mi inginocchio davanti a lui. E’ strano, mi fa curiosamente commuovere questa trasformazione dell’altezzoso Rukawa in un bambino indifeso:

"Ciao Kae-chan… io sono Kenji" gli mormoro sorridendo "E questi sono tutti miei amici, anche quello sciocco che voleva scherzare con te…" aggiungo lanciando uno sguardo duro a quel buffone di Kiyota.

Lui mi guarda perplesso, ma mi accorgo che la sua espressione si sta addolcendo, che il suo broncio si sta aprendo in un sorriso:

"…ao…" mi risponde.

Sorrido di più, e, non resistendo alla tentazione, lo sollevo tra le mie braccia.

"Fujima, che fai?!" mi raggiunge immediatamente la voce preoccupata di Sendoh, ma io non gli rispondo, e comincio a girare su me stesso con il bambino in braccio.

Aveva un’aria così assorta e spaesata che non mi è venuto in mente altro, e così mi ritrovo ad alzarlo in aria facendolo volteggiare, finché non scoppia a ridere stringendo le braccia sottili intorno al mio collo.

Quando mi fermo, vedo che gli sguardi dei miei compagni sono allucinati, come se non si aspettassero un comportamento tanto infantile da un ragazzo posato e responsabile come me. L’unico ad avere un’espressione rilassata è Hanagata, che, quando riesce ad incrociare il mio sguardo, mi sorride chinando il capo da un lato, come fa quando vuole farmi capire che approva quello che sto facendo, che è con me.

"E adesso muovetevi" dico con voce tesa. Del resto ho capito che tocca a me prendere il controllo della situazione "Dobbiamo cercare di porre rimedio a quanto è successo, ma intanto non possiamo lasciarlo in questo stato… non vedete che ha bisogno di vestiti della sua taglia? Finché non avrà addosso qualcosa di più adeguato non potremo farlo uscire di qui".

Fortunatamente il mio tono imperativo li scuote. Cerchiamo di capire quali debbano essere le misure giuste e poi tutti si sparpagliano per i negozi della città, mentre io e Sendoh rimaniamo nel laboratorio con il bambino.

Il piccolo Kae-chan sembra stanco, sto per riprenderlo in braccio ma Sendoh mi anticipa, e lo fa sedere sulle proprie ginocchia, facendogli appoggiare la testa sul proprio petto.

Già, Sendoh…

"Come diavolo è potuto succedere" mormora più a se stesso che a me.

So che non ha bisogno di una risposta, e così rimango in silenzio. Lui alza la testa, e stavolta mi guarda prima di riprendere a parlare:

"Dobbiamo trovare il modo per farlo tornare normale, Fujima, dobbiamo assolutamente…" c’è sofferenza e impotenza nella sua voce.

"Ce la faremo" mormoro, ma è solo la cosa più semplice da dire in questo momento.

"Dobbiamo capire che diavolo di reazione abbiamo generato… dobbiamo aver messo qualcosa di sbagliato…" si guarda intorno, fissa lo sguardo sui vetri a terra, sul residuo di liquido blu che ancora riempie il fondo della provetta rimasto intatto.

"Abbiamo materiale su cui lavorare, Akagi a Hanagata ce la faranno, non ti preoccupare" e il mio sguardo va a quel bambino bellissimo e dolce che dorme tranquillamente sulla spalla di quello che, fino a pochi minuti fa, è stato il suo amante…

Il suo amante?

"Sendoh, in questi giorni non potrà stare a casa tua…" vorrei riuscire a dirlo con più tatto, ma non ci riesco, e del resto non credo che lui possa apprezzare i giri di parole in questo momento.

Alza lo sguardo stupito:

"Che vuoi dire…"

"Semplicemente che non è il caso che stia da te…"

Adesso appare arrabbiato:

"Quella non è casa mia, è casa ‘nostra’, e poi per chi mi hai preso, per un maniaco?" mi sibila.

"So bene che non gli faresti nulla di male, ma è meglio anche per te non averlo accanto tutto il giorno. Cerca di ragionare…"

"Non ritengo assolutamente necessario che il mio Kaede vada via da casa sua.." ribatte testardo.

Scuoto la testa:

"In questo momento non è il tuo Kaede, è un bambino di otto anni che ha bisogno di cure continue… tu riusciresti ad assicurargliele?"

"Ci riuscirei, e poi non vedo alternative" il suo sguardo è duro, ma io sono tenace quanto lui.

"Potrà stare con me e Toru" dico.

"Perché invece voi potreste stargli appresso più di me, vero?!"

"Abbiamo orari diversi, e poi essendo in due sarà più facile organizzarci. I pomeriggi di allenamento, invece, potremo portarlo in palestra…" spiego.

Il suo sguardo è pieno di rancore mentre sibila:

"Hai già pianificato tutto, non pensi assolutamente a come possa sentirmi io, vero? No, è troppo divertente costruire la vostra famiglia felice…"

Il lungo sguardo che ci scambiamo è carico di ira.

"Sei uno stupido, Sendoh, e ti comporti come un ragazzino. Non vuoi capire quale possa essere il bene di Kae-chan per il tuo sciocco egoismo… certo, tu vorresti averlo accanto a te perché lo hai sempre considerato tuo, non pensi a quanto possa essere difficile rendere felice un bambino!"

So di essere duro, ma so anche di stare dalla parte della ragione: come si può pensare di affidare un bambino così piccolo e spaesato alle cure di Akira Sendoh? Non voglio neanche pensare a cosa riuscirebbe a dargli da mangiare…

"E da quando tu saresti un esperto di puericultura?" chiede lui ironico.

Non rispondo, rischiamo di cadere nel battibecco stupido, invece io voglio parlare seriamente.

"Scusa, Fujima" mormora lui dopo un po’.

Lo so che Sendoh è un bravo ragazzo, e so anche che per lui questa esperienza è terribile. Sono quasi due anni che lui e Rukawa stanno insieme, e sono come due gemelli siamesi. Nonostante l’ex numero undici dello Shohoku sia sempre il ragazzo silenzioso e duro che ha colpito tutti sin dall’inizio, con Akira ha trovato una intesa perfetta, si completano a vicenda e, nonostante cerchino di mascherare la profondità del sentimento che li lega, sono arrivati al punto di non riuscire a resistere poche ore uno senza l’altro, sono amici, confidenti, amanti… ognuno è tutto per l’altro. Li ho osservati spesso, e diverse volte mi sono trovato a sorridere scorgendo gli sguardi carichi di affetto che si scambiano cercando di non farsi scorgere… è un rapporto diverso da quello che io ho con Toru, ma altrettanto intenso e coinvolgente.

"Sendoh, lo capisci vero che è la soluzione migliore? E comunque non sarà che per qualche giorno" gli mormoro a voce bassa.

"Già, qualche giorno…" ripete lui come se non fosse poi tanto convinto della veridicità delle mie parole.

Rimaniamo in silenzio per qualche minuto, tutti e due rapiti dall’espressione rilassata del bambino che sta ancora dormendo, ma la nostra pace viene interrotta dalle voci sgraziate di Sakuragi e Kiyota, che stanno entrando in questo momento discutendo animatamente.

Appena sono dentro, sia io che Sendoh facciamo segno di fare silenzio, per non svegliare il piccolo Rukawa. Noto subito che l’ex giocatore del Kainan ha il solito sorriso demente di quando vuole combinare qualche scherzo dei suoi, quindi lo gelo immediatamente con lo sguardo. Non riesco proprio a capire come faccia ad essere così deficiente da volersela prendere con il chibi Rukawa pensando di vendicarsi dei torti che crede di aver subito dalla versione adulta.

"E’ proprio carino quando dorme…" mormora invece la testa rossa, con voce stranamente dolce.

"Gira al largo, scimmia!" l’istinto di protezione di Sendoh ha bisogno di poco per scatenarsi, e del resto è sempre stato palese a tutti che non ha mai gradito l’interesse, seppure ‘violento’, di Sakuragi per Kaede.

"Guarda che non volevo mica dire…"

"Lascia stare, Hanamichi, è meglio" intervengo io. Non ci manca altro che una rissa in mezzo alle provette…

Il silenzio adesso è un po’ teso, e per una volta si deve ringraziare Kiyota per riuscire a farcene uscire:

"Gli abbiamo comprato dei pantaloni, e un po’ di magliette…" dice frugando nella busta dell’Isetan che ha in mano.

"Perfetto, adesso non resta che aspettare gli altri, così lo cambiamo" rispondo, cercando di continuare nell’opera di appianamento.

Fortunatamente, dopo pochi minuti tornano tutti, e così possiamo fare il punto sull’abbigliamento del piccolo Kae-chan: devo dire che non mi aspettavo tanta collaborazione, e poi la quantità di cose che hanno comprato! Ne faremo un fighetto viziato di questo bambino…

Maki e Jin hanno fatto le cose in grande, gli hanno preso delle scarpe da ginnastica della Nike uguali a quelle con cui giocava Rukawa prima della trasformazione, e poi dei piccoli anfibi neri ed una giacca di cuoio. Ammetto che non riesco a trattenere uno sguardo un po’ sorpreso verso l’ex capitano del Kainan: insomma, la giacca di cuoio è una scelta particolare per un bambino di otto anni!

Mitsui e Kogure hanno fatto il pieno di camicie e maglioni, molti sul blu, probabilmente sapendo che è il colore preferito di Rukawa; Akagi e Toru, invece, gli hanno comprato un cappottino, una sciarpa di lana e i guanti; mentre Koshino e Yohei hanno pensato, cosa che io non avevo neanche preso in considerazione, alla biancheria e al pigiama. E Miyagi? Beh, conoscendo bene il proprio compagno di squadra, gli ha comprato una tuta rossa e nera, simile a quella dello Shohoku, ed un piccolo completo da basket.

Insomma, adesso il piccolo chibi ha un guardaroba completo! Chissà cosa ci faremo con tutta questa roba quando sarà ritornato alle sue dimensioni originarie…

Sentiamo aprire con irruenza la porta del laboratorio, e compare la sagoma femminile e sinuosa di Ayako…

"Che diavolo è successo a Kaede?!" esclama, cercando di riprendere fiato dopo la corsa che deve avere fatto sulle scale.

E così si scopre che ha incontrato Akagi poco fa, ha capito a grandi linee la situazione, ma ha dovuto aspettare la fine della lezione per venire qui.

Si inginocchia vicino alla figura addormentata sulle ginocchia di Sendoh:

"Quanto è bello!" esclama in un sussurro.

Poi si volta e guarda con gli occhi fuori dalle orbite tutte le buste accatastate sul tavolo…

"Beh, avete fatto le cose in grande! Va bene, uscite tutti che lo cambio" la sua voce è imperiosa, si capisce che è stata per anni la manager di una squadra di basket!

Sendoh è un po’ contrariato:

"Non voglio svegliarlo!" dice, passando le dita tra i capelli sottili del bambino.

"Non fare lo sciocco, se è Kaede piccolo dovremo aspettare le ore perché si svegli spontaneamente!" replica lei, poi si china sul bambino e lo solleva delicatamente tra le braccia "E adesso fuori!"

Usciamo tutti insieme, sembriamo tanti padri in attesa fuori della sala parto…

"Potete rientrare!" ci urla qualche minuto dopo.

Kae-chan sta lì, in piedi vicino a lei, stropicciandosi gli occhi. Ha un paio di pantaloni beige e un maglione celeste da cui spunta il colletto della camicia a quadrettini blu.

"Accidenti, sembra ancora più piccolo!" mormora Kogure.

"Sarà sicuramente acido come il predecessore…" bisbiglia Kiyota cercando di fare lo spiritoso, ma fortunatamente la mano di Maki gli crolla sulla testa, costringendolo al silenzio.

"Kenji-san" mormora improvvisamente il piccolo Kaede, alzando lo sguardo verso di me "…questo è il mio gatto, vero?"

Per un momento rimango senza parole, ma poi gli sorrido:

"Certo, Kae-chan…"

"Mi ha detto che vuole andare a casa, è stanco…" continua, grattando la gola del gattino e attribuendogli i propri desideri.

"Ora ce lo portiamo" rispondo, facendo uscire la voce con sforzo.

"Ehi, pare che abbia già scelto da chi farsi adottare!" ride Ayako, non risparmiando un’occhiata divertita a Sendoh.

Ma io non posso comportarmi così con il mio compagno di squadra:

"Akira, per te va bene? Oppure preferisci…"

Lui però mi impedisce di terminare:

"Grazie, Fujima, sono sicuro che voi siate più adatti…" si vede che queste parole gli costano molto "…ma verrò spesso a trovarlo".

E io annuisco.

Stiamo andando a casa, io tengo stretta la mano di Kae-chan. Ho paura che mi sfugga, che possa attraversare la strada senza guardare… però sono felicissimo che venga a stare con noi. Mi volto per guardare in viso Hanagata, che cammina dall’altro lato del bambino: un po’ mi viene da ridere, perché oltre ad essere carico di tutti i sacchetti con il nuovo guardaroba di Kae-chan, stringe contro il petto il piccolo gattino nero, piuttosto spaesato e recalcitrante. Lui risponde al mio sguardo scuotendo la testa e sorridendo, come a chiedere il motivo della mia ilarità, ma io non dico niente. Sono felice di averlo accanto, sono stato fortunato a trovare una persona così eccezionale, e sono sicuro che questi giorni che trascorreremo insieme al piccolo Kae-chan saranno fantastici per noi, anche se faticosi.

"Cosa vuoi mangiare stasera, Kae-chan?" sento che chiede, chinandosi sul bambino.

Kae-chan sembra pensoso, poi solleva lo sguardo verso di me:

"Voglio quello che vuole Kenji-san" mormora sorridente.

Oddio, questo è davvero un colpo basso! Se ha deciso di farmi commuovere come una ragazzina ha trovato il sistema adatto…

"Sembra che debba decidere tu" mi dice Toru, con sguardo interrogativo.

"Beh… non facciamo niente di complicato, solo una zuppa calda, direi del misoshiru…" propongo. Voglio solo che il bambino si riscaldi un po’, magari potremmo fargli scegliere qualche dolce che potrebbe mangiare dopo cena o tenere per la colazione di domani…

"…e Blackie?"

Guardo Kae-chan senza capire, ma è Toru a venirmi in aiuto:

"Il gatto, Ken-kun…"

Sorrido:

"Che ne dici di latte e croccantini? Dovrebbero piacergli…"

Lui mi guarda per qualche secondo, poi annuisce:

"Sì, potrebbero piacergli…" poi si gira verso il micio "…vero?"

Meow! Fa il gatto, e tutti e tre scoppiamo a ridere.

Andare a spasso per il supermercato è divertente, nonostante gli sguardi sorpresi che ci rivolge la gente: dobbiamo sembrare una famiglia molto particolare, due ragazzi alti, di appena ventuno anni, ed un bambino di otto che stringe un gattino tra le braccia…

Mentre sto davanti al bancone dei formaggi, una signora anziana mi si avvicina:

"I bambini di quell’età dovrebbero bere molto latte…" mi dice con tono di rimprovero.

Io la guardo stupito, ma annuisco e subito afferro tre confezioni da un litro e le infilo nel carrello.

Un’altra si aggrega e aggiunge:

"Però anche frutta fresca e verdura…" e così le due donne mi scortano mentre faccio incetta di ortaggi.

"Per la prima colazione ci vogliono i cereali…" mormora una giovane mamma con accanto una bambina dell’età di Kae-chan…

Afferro cinque scatole di Kellogg’s e contemporaneamente cerco di studiare la bambina per capire se Kaede sia più sveglio di lei… insomma, ci tengo che il nostro bambino sia più in forma degli altri!

"E poi carne e pesce… le proteine sono importanti!" e carne e pesce siano!

In questo momento mi riavvicina Toru, che ha in mano i croccantini per il gatto e lo shampoo per bambini.

Le tre consigliere ci provano anche con lui:

"Per i bambini serve il dentifricio speciale…"

Ma lui scuote la testa sorridendo:

"Il nostro andrà benissimo, io ho sempre usato quello dei miei genitori e ho denti perfetti…" replica gentilmente.

Io lo guardo un po’ incerto: e se fosse meglio il dentifricio ‘baby-brill’ pubblicizzato dalla foto di un ragazzino biondo con denti catarifrangenti?

Ma Toru non sembra avere intenzione di tornare sulla propria decisione, nonostante le insistenze della megera maniaca dell’igiene orale.

"Beh, se siete i suoi fratelli, la responsabilità è vostra!" replica la tipa piccata.

"Non è nostro fratello!" esclamo io.

"Ah, no?!" la curiosità le trasforma il viso, e io non riesco a trattenermi:

"E’ mio figlio…"

Per fortuna che Kae-chan è lontano, altrimenti sprofonderei per la vergogna di questa assurda bugia.

La donna prima mi guarda seria, poi si lascia andare ad un sorriso divertito:

"Che burlone! Per un momento ci avevo quasi creduto…"

Sono furente, con lei, con il baby-brill, con me stesso, e non vedo l’ora di andare via. Recuperiamo Kae-chan di fronte all’acquario vicino al bancone del pesce e ci avviamo alla cassa. Noto che per tutto il tempo che stiamo in fila, Hanagata ha una espressione assorta, il viso stranamente contratto.

Appena usciamo mi volto verso di lui per chiedergli cosa abbia, ma lui non riesce a pronunciare una parola, scoppia a ridere fragorosamente senza riuscire a dominarsi.

Un po’ sono seccato, ma un po’ diverte anche me questa sua ilarità…

Kae-chan lo guarda stupito, ma poi comincia a ridere anche lui, contagiato dall’allegria che sente intorno a sé, e anche io non posso non sorridere, e, continuando a sghignazzare per la minima stupidaggine, ci avviamo verso casa…

"Fai il bagno, metti il pigiama, lava i denti e poi a letto" dico a Kae-chan quando abbiamo finito di riordinare dopo la cena.

Lui obbedisce ai miei ordini e sparisce nel bagno.

Vedo che Toru-kun è un po’ pensieroso, così mi siedo sul divano accanto a lui, guardandolo insistentemente in viso:

"Che succede?" gli mormoro poi, appoggiando la testa sulla sua spalla.

La sua mano sale subito ad accarezzarmi la nuca, e io chiudo gli occhi per la sensazione di grande rilassatezza che mi comunica.

"Sto pensando a come faremo per far tornare Kae-chan normale".

Non so perché ma queste parole mi mettono inquietudine, però non dico niente. Così lui continua:

"Domani pomeriggio proveremo a titolare la soluzione, per vedere cosa ci hanno davvero infilato, là dentro, quei quattro dementi"

"Mh" mi limito a rispondere. Chiudo di nuovo gli occhi, e cerco di pensare ad altro, di trovare un argomento diverso per quelle chiacchiere sussurrate che ci porteranno fino all’ora di andare a dormire.

Dopo pochi minuti vediamo il piccolo Rukawa tornare da noi con il pigiamino e i capelli ancora un po’ umidi: mi sollevo dal divano e lo prendo in braccio. Sembra stanco, probabilmente non avrà difficoltà ad addormentarsi, e del resto, come ha fatto giustamente notare Ayako, se è la versione chibi del nostro Rukawa, da questo punto di vista non dovrebbe proprio dare problemi!

"…notte Toru-kun" mormora chiudendo gli occhi e appoggiandomi la testa sulla spalla.

"Buonanotte piccolo" risponde Hanagata avvicinandosi e accarezzandogli i capelli.

Lo porto nella camera degli ospiti e gli rimbocco le coperte: è davvero piccolo ed innocente... mi siedo accanto a lui, incapace di allontanarmi da questa visione.

Devo essermi addormentato, perché mi sveglio tra le braccia di Toru, che mi sta portando a letto. Non dico niente, ma gli sorrido e gli stringo le braccia intorno al collo: sono felice, anche se c’è un fondo di paura nella mia felicità.

La mattina dopo arrivo all’università un po’ trafelato: fino all’ultimo momento sono stato incerto se venire oppure saltare queste ore di lezione per restare con Toru e Kae-chan, ma il sorriso divertito del mio compagno mi ha tranquillizzato: mi ha detto che andranno allo zoo, così finalmente Kaede potrà vedere dal vivo tanti animali esotici… chissà se noterà, come la sua versione adulta, la somiglianza tra Hanamichi e le scimmie!

Appena varco l’ingresso della mia facoltà mi imbatto in Sendoh… in realtà dire ‘imbattersi’ è impreciso, credo che lui mi stesse aspettando:

"Come sta Kaede?" mi chiede di getto, senza neanche salutarmi.

Gli sorrido:

"Bene, stamattina Hanagata lo portava allo zoo. Ieri sera ha mangiato tutto… beh, quasi tutto, poi ha dormito, e stamattina abbiamo fatto colazione tutti insieme… Sta bene" ripeto.

Noto che la sua espressione prima si è distesa, e poi si è indurita di nuovo. Mi guarda severamente prima di riprendere a parlare:

"Fujima, tu lo sai che lui tornerà come prima, vero?"

Annuisco, cercando di mascherare la rabbia.

"Non ti ci affezionare troppo, lui è il mio ragazzo" ribadisce, evidentemente non volendo lasciare niente in sospeso.

Mi sforzo per mantenere il mio solito tono:

"Lo so benissimo, Sendoh, non ho ancora intenzione di rapirlo…"

Lui sorride, anche se il mio non voleva essere uno scherzo, e mi dà una pacca sulla spalla:

"Mi manca tanto…" sussurra piano.

Lo so, lo so che gli manca. Ricordo bene quella volta che li ho sorpresi in palestra quando non si aspettavano che qualcun altro sarebbe andato là.

Stavano facendo uno dei loro soliti one-on-one, e Rukawa, come spesso accadeva, era in leggero vantaggio. Sendoh non sembrava particolarmente abbattuto per questo, e proprio mentre saltava per un blocco sembrò decidere che era più interessante passare il braccio intorno al collo del compagno piuttosto che cercare di stoppare la palla. Persero l’equilibrio finendo a terra, con il moretto che assunse immediatamente la sua più classica espressione di profondo fastidio per essere stato distratto dalla sfida.

Dopo essersi rialzati, Kaede si ritrovò ancora una volta le braccia del compagno intorno al corpo, e, nonostante le proteste, non riusciva a far sì che Sendoh riprendesse a giocare per portare a termine la sfida, anzi… Akira, dopo averlo abbracciato da dietro, aveva cominciato ad infilargli le mani sotto la maglietta…

Mi stavo già per girare per lasciarli alla loro intimità quando mi accorsi che in realtà l’ex asso del Ryonan stava solo facendo il solletico al compagno. E fu così che assistetti all’incredibile visione di Rukawa in preda alle risate… cercava di allontanarsi, ma evidentemente non era che l’ennesima di molte sfide di quel tipo, e Sendoh doveva aver affinato bene la propria tecnica. Alla fine aveva costretto il moretto a voltarsi verso di lui, e lo aveva baciato dolcemente…

Già, il loro era un bel rapporto, Rukawa con Sendoh era una persona diversa, o forse, più semplicemente, era davvero se stesso. E adesso? Sendoh si ritrovava solo, con il suo ragazzo trasformato in un incantevole bambino di otto anni, senza sapere se sarebbe mai riuscito a farlo tornare come prima. Certo che per lui doveva essere snervante vedere me fare la mamma felice, mentre stava soffrendo le pene dell’inferno!

Abbasso lo sguardo, e tento di sorridere:

"Oggi pomeriggio Hanagata, Kogure e Akagi si metteranno al lavoro, vedrai che riusciranno a risolvere il problema…"

Dopo pranzo, verso le tre, comincio ad avviarmi verso la palestra. Mentre noi cercheremo di allenarci un po’, i nostri compagni più brillanti tenteranno di venire a capo della trasformazione di Rukawa. Toru dovrebbe accompagnare il bambino in palestra, prima di andare in laboratorio… sono un po’ preoccupato, mentre dovrei essere solo felice di vedere Kaede tornare normale.

"Kenji-san!" mi sento chiamare improvvisamente. Alzo lo sguardo e vedo Kae-chan lasciare la mano di Tou e corrermi incontro.

Mi inginocchio e allargo le braccia per accoglierlo al termine della corsa. L’impeto con cui si addossa contro il mio petto per poco non mi fa perdere l’equilibrio, ma resisto e lo stringo forte, poi lo sollevo tra le braccia e mi alzo in piedi.

Hanagata mi sta guardando sorridendo, adesso si avvicina anche lui, e mi poggia un bacio lieve sulla fronte:

"Abbiamo visto le giraffe" mi dice poi ridendo.

Anch’io sorrido, e vorrei fermare questo istante, anche se tutta questa felicità potrebbe spezzarmi il cuore.

"Le pulci saltano trecento volte la loro lunghezza!" mi rivela Kae-chan in un orecchio "Me lo ha detto Toru-kun"

E’ buffo sentire qualcun altro chiamare Hanagata con il vezzeggiativo che io solo uso per lui…

"Davvero?" rispondo "E’ una notizia sensazionale!"

Toru mi rivolge uno sguardo di scherzoso rimprovero, ma io scoppio a ridere di nuovo.

"Mi sei mancato, Kenji-san…" sussurra il piccolo Rukawa "..e poi ti saresti divertito allo zoo, ho visto anche le scimmie… ce ne era una che somigliava tanto ad Hana-chan…"

Quasi mi strangolo per riuscire a trattenere lo scoppio di risa che mi sale immediato dopo questa rivelazione, Kae-chan invece mi guarda stupito, come se non capisse il motivo di tanta ilarità.

Saluto Toru con un bacio leggero, e io e Kae-chan ci avviamo verso la palestra.

"Ci saranno tutti i ragazzi che c’erano ieri?"

Sono sorpreso da questa domanda:

"Quasi tutti, perché?" chiedo a mia volta.

"Niente…" si interrompe, ma dopo poco riprende "…ci sarà anche il ragazzo con i capelli dritti?"

Per un istante non rispondo. Sono molto sorpreso, ma è ovvio che quando un legame è molto forte riesce a superare ogni barriera.

"Parli di Akira Sendoh? Sì, ci sarà anche lui" mormoro.

"Sai, è la prima persona di cui mi ricordo…" sussurra lui incerto "…non rammento nulla prima del suo viso…"

Mi inginocchio accanto a lui e lo abbraccio forte… mi sembra così fragile in questo momento.

Quando entriamo, tutti gli sguardi sono su di noi.

"Ehi, Kae-chan!" esclama Mitsui, avvicinandosi "Come va?"

Kogure anche è subito vicino a noi, e sorride con la sua espressione tranquilla, prima di salutarmi con sguardo di intesa:

"Vado in laboratorio, ci vediamo dopo".

Poi sono Maki e Jin ad avvicinarsi, scalzati quasi subito da Kiyota e poi da Sakuragi, mentre Koshino rimane un po’ più lontano, sebbene abbia finalmente dismesso la solita smorfia antipatica.

L’unico che è rimasto in disparte è la persona che pensavo sarebbe stata la prima a venirci incontro…

Kae-chan è rimasto abbastanza frastornato dal clamore provocato dal nostro arrivo, ma appena la folla si dirada, vedo che comincia a camminare deciso, lasciandomi la mano.

Rimango immobile ad osservare la scena.

Sendoh è rimasto seduto sulla panchina delle riserve, e ci guarda con espressione abbattuta, ma quando vede il piccolo Rukawa staccarsi da noi, il suo viso comincia a distendersi.

"Akira-chan…" mormora Kaede, prima di coprire di corsa gli ultimi metri ed essere accolto dall’abbraccio di Sendoh.

"Ciao Kaede…"

Si fissano a lungo, poi il piccolo Rukawa affonda il viso nella spalla di Akira.

Mi tocca in maniera particolare assistere a questa scena: è la prova evidente che, nonostante la crudeltà dello scherzo che li ha colpiti, loro sono comunque uniti da un legame capace di superare qualsiasi impedimento.

L’ex giocatore del Ryonan si avvicina a noi molto più rilassato, tenendo ancora stretto tra le braccia il piccolo Kae-chan.

"Ehi, vogliamo cominciare con gli allenamenti o ci stiamo trasformando in un asilo infantile!" tuona Kiyota, evidentemente il più insensibile di tutti noi.

Un po’ a malincuore, Sendoh lascia scendere Kae-chan, che mi corre nuovamente vicino infilando la sua manina nella mia:

"Ora giocherete tutti insieme?" mi chiede.

Gli annuisco sorridendo.

"E anche Toru-kun gioca a basket?"

Annuisco di nuovo:

"Non oggi, forse arriverà più tardi per andare a casa insieme"

Lui mi sorride e si siede sulla panca accanto a me.

"Posso rimanere qui a guardarvi, Kenji-san?"

Riprendiamo gli allenamenti nonostante la strana atmosfera che si è creata: è strano avere come pubblico un bambino di otto anni, è strano non sentire gli insulti di Sakuragi, in genere sempre rivolti al suo nemico giurato, oppure le battute velenose e gelose di Kiyota rivolte all’algida Kitsune, ma la cosa più strana è non vedere gli scontri tra titani di Sendoh con il super rookie…

Comunque riusciamo a portare avanti il nostro lavoro, spronati anche da Ayako, che dalla panchina, dove siede accanto a Kae-chan spiegandogli i rudimenti del gioco, ci minaccia con il suo leggendario ventaglio.

"Diventerà un grande campione!" esclama la ex manager dello Shohoku ridendo e accennando a Kae-chan.

Tutti sorridiamo, sapendo che sarà sicuramente così, ma improvvisamente Sendoh interrompe il gioco, trattenendo la palla tra le mani. Mentre si avvicina alla panchina con passo deciso, ha un’espressione rabbiosa insolita per lui, lo smiley per antonomasia:

"Lui è GIA’ un campione, LUI è Kaede Rukawa, l’ala piccola, la matricola d’oro dell’Università… non te ne dimenticare, Ayako!"

Dal sorriso, l’espressione della ragazza diventa tesa, la bocca serrata e gli occhi stretti:

"LUI è Kaede Rukawa, lo è comunque, anche se dovesse rimanere così, Sendoh!" replica, imitandone l’accento sui nomi.

Lo sguardo di Sendoh rimane bruciante mentre continua a fissare Ayako, fortunatamente interviene proprio Kae-chan ad alleggerire l’atmosfera:

"Akira-chan, posso giocare anch’io?" chiede con la sua vocina sottile.

Finalmente quello scambio di sguardi carico di tensione si interrompe, e l’ex campione del Ryonan si gira per guardare il bambino:

"Certo, Kaede. Vieni…"

Non sono molto contento di questa iniziativa: il pallone è duro e pesante per un bambino di otto anni, e poi… saremo tutti capaci di controllare la forza dei nostri passaggi?

I miei timori si rivelano fondati, perché un tiro troppo deciso di Maki fa finire il piccolo Rukawa a terra…

Mi precipito accanto a lui, e così fanno anche Sendoh e Hanamichi.

"Ti sei fatto male?" gli chiedo con voce preoccupata.

Lui cerca di rimettersi in piedi, deve aver battuto forte la schiena, ma non si lamenta. Vedo che stringe forte gli occhi, come se volesse ricacciare indietro le lacrime, e annuisce come a volerci tranquillizzare.

"Ehi vecchiaccio! Cerca di stare attento!" urla Sakuragi all’indirizzo dell’ex capitano del Kainan.

Ma Maki è veramente dispiaciuto:

"Mi dispiace, non l’ho fatto apposta…" mormora. Poi si avvicina a Kae-chan "…scusami, Kaede".

Il bambino gli sorride e scuote la testa, e io non posso evitare di passargli una mano tra i capelli… mi piace così tanto come cerchi di nascondere le debolezze normali di un bambino tentando di costruirsi una corazza da ‘ometto’.

"Voglio fare un canestro, Kenji-san" mi dice.

"Ci penso io… sono o non sono il solo, unico, grande Tensai?!" interviene la scimmia rossa, e così, senza dare a me o a Sendoh l’opportunità di intervenire, prende Kae-chan sulle spalle e si avvia verso il canestro.

Mitsui tira piano il pallone verso il bambino, e Sakuragi salta sotto canestro, in modo che Kae-chan possa insaccare un dunk perfetto…

Ammetto che sia io che Akira assistiamo alla scena con una certa trepidazione: i trascorsi del grande tensai non mettono certo a riparo da funesti incidenti sotto il tabellone! Comunque va tutto bene, e quando i due tornano da noi, vediamo che sul viso di entrambi è dipinto un sorriso soddisfatto:

"Sono un tensai!" dice uno.

"Diventerò il numero uno del Giappone" rivela l’altro.

Gli allenamenti procedono tranquillamente, Kae-chan è tornato vicino ad Ayako, e piano piano si è addormentato in braccio alla manager.

Stiamo uscendo dagli spogliatoi per lasciare la palestra, quando arrivano Akagi, Kogure e Toru. Cerco di studiare i loro visi, e mi accorgo subito che non promettono niente di buono.

"Allora, siete riusciti a capirci qualcosa?" chiede Mitsui, guardando soprattutto il quattr’occhi.

Scuotono la testa, poi è l’ex gorilla a parlare:

"Abbiamo titolato la soluzione, abbiamo cercato di capire che acidi e che basi siano entrati in reazione, ma la situazione non è semplice. Per capire bene, dovremmo avere molto di più di quel campione che è rimasto: fra l’altro non possiamo sprecarlo tutto per analisi che potrebbero rivelarsi inutili. Abbiamo provato ad utilizzare dei reagenti per forzare la precipitazione dei soluti che riteniamo possano essere presenti, ma non è successo nulla, sul fondo si è depositato solo quello che abbiamo aggiunto noi…"

"Ehi gorilla! Non sto capendo un emerito accidente! Si può sapere se Kae-chan tornerà la Kitsune?!"

Sakuragi non riesce mai a cogliere l’opportunità di stare zitto, e comincia con i suoi sproloqui. Immagino che immediatamente il suo ex capitano gli darà un pugno in testa, e invece è Sendoh ad intervenire:

"Stai zitto, idiota".

Ci voltiamo tutti stupiti: è strano sentire tanta freddezza nel tono di Akira, in genere sempre sorridente e pronto a sdrammatizzare le situazioni, ma evidentemente la sua tensione deve essere forte.

"Ohi, Akira, non ti agitare! E’ solo la scimmia…" prova ad intervenire Maki.

Sendoh si volta fissando sul viso del senpai uno sguardo gelido:

"Andate tutti al diavolo!" e se ne va lasciandoci tutti impietriti.

Non voglio sentire i commenti che adesso seguiranno, non voglio che alla sua sofferenza si aggiungano gli insulti e i rimbrotti.

Raggiungo Ayako e prendo in braccio Kae-chan, ancora addormentato. Quando mi volto, vedo che Hanagata mi si sta avvicinando.

Raggiungiamo il nostro appartamento senza dirci niente.

Dopo aver messo il bambino a riposare, Toru ed io ci sediamo sul divano. Sono stanco, questa situazione mi sta giocando dei brutti scherzi, mi sembra che il mio cuore si stia spezzando in due metà, ognuna tirata da un desiderio diverso…

"Che succede, Ken-kun" mi sussurra il mio ragazzo nell’orecchio, continuando a massaggiarmi la nuca.

"Non lo so… non lo so proprio" rispondo, continuando a tenere gli occhi chiusi "E’ come se allo stesso tempo volessi che Kae-chan rimanesse un bambino di otto anni e ritornasse il Kaede che tutti conosciamo…".

Lui continua ad accarezzarmi, poi mormora:

"Lo so, anche io sono nella tua stessa situazione… però il nostro è egoismo. Kae-chan è qualcosa che ci è arrivato inaspettatamente, dobbiamo considerarlo un ‘regalo a tempo’, perché entrambi sappiamo che la sua vera vita è un’altra… non è vero, Kenji?"

Annuisco, ma so che lui ha capito che non sono tanto convinto.

Stringo più forte le mie braccia intorno al suo collo, e lui scende a baciarmi dolcemente. Ci vuole poco per trasformare il nostro bacio casto in qualcosa di molto più passionale… mi allontano per riprendere fiato e gli sfilo lentamente gli occhiali: sono così brillanti i suoi occhi neri, così teneri mentre si fissano nei miei.

Riprendiamo da dove abbiamo lasciato: praticamente ora Toru è completamente steso su di me, mentre sembra divorarmi con il suo bacio, ma io non sono restio, anzi… e così il nostro duello per prendere il comando del gioco diventa più combattuto, fino a quando, come al solito, io cedo ai suoi desideri.

Mi prende in braccio e mi trasporta nella nostra camera: con tutta l’agitazione portata dall’arrivo di Kae-chan abbiamo lasciato in sospeso certi nostri discorsi…

Io sono steso, adesso, e lui si siede accanto alle mie gambe, e mi sorride. Anch’io lo faccio, e contemporaneamente allungo le braccia per cominciare a sbottonare la sua camicia. Lui mi rende il lavoro più comodo, perché mi si avvicina di nuovo, mi bacia e comincia a imitare le mie mosse sfilandomi il maglione.

"Amore… mi sembrano secoli…" mi bisbiglia in un raro momento in cui le nostre bocche non sono incollate.

Io gli passo di nuovo le braccia intorno alle spalle per riattirarlo a me. Ci stacchiamo solo per liberarci dagli altri vestiti, poi ricominciamo a baciarci e ad accarezzarci.

Le sue mani che mi sfiorano il petto mi fanno venire i brividi: Hanagata ha mani grandi e gentili, mi hanno sempre fatto sentire sicuro… gliene catturo una con le mie e me la porto vicino alla bocca, accarezzandola con un bacio leggero. Lui mi guarda stupito, poi il suo viso si apre di nuovo in un sorriso.

"Infiliamoci sotto il piumone… fa freddo" bisbiglio.

Lui ci trascina la trapunta sopra, però non si risparmia un ghigno:

"Sono sicuro che tra poco sentirai la temperatura salire…"

Sì, ne sono sicuro anch’io.

I suoi baci scendono lungo il mio collo, mentre le sue mani mi accarezzano le spalle, il torace, i fianchi… Io ovviamente non rimango fermo, e così le mie dita scorrono in carezze leggere sulla sua schiena. Piego le ginocchia e stringo le gambe intorno alla sua vita: lui mi guarda interrogativo e io annuisco.

Lo sento dentro di me, delicato e gentile come al solito, preoccupato di non farmi male… cominciamo a muoverci in sincronia, ed io mi perdo nell’oblio della nostra passione. Riprendiamo anche a baciarci, soffocando l’uno nell’altro i nostri respiri veloci….

"Toru-kun… non vedi che Kenji-san fatica a respirare?"

Accidenti… non è possibile! Io e Toru alziamo lo sguardo contemporaneamente… accanto al nostro letto c’è Kae-chan assonnato che si stringe il cuscino contro il petto.

Il primo pensiero che mi viene in mente è: oddio, cosa abbiamo fatto, seguito immediatamente da: ma non stava dormendo? Per finire con la constatazione: Sendoh ci ucciderà.

Toru mi scivola di lato, cercando di far tornare la situazione alla normalità… una parvenza almeno.

"Kenji-san sta male?" continua Kaede.

Io mi sento il viso bruciare, mi volto dall’altro lato per non fargli vedere il mio imbarazzo.

"No… sta bene, non ti preoccupare" cerca di rassicurarlo Toru, sebbene fatichi a controllare l’affanno della sua voce.

"Beh… sembrava lamentarsi. Mi sono preoccupato…"

Toru mi colpisce con il ginocchio, quel bastardo, e io non riesco a trattenere uno scoppio di risa che cerco disperatamente di soffocare nel cuscino… che razza di situazione!

"Kenji-san…" mi chiama il piccolo Kaede.

Mi giro verso di lui e gli sorrido.

"Ho paura, ci sono i tuoni…" mi dice "..posso dormire con voi?"

Deglutisco a fatica, ma poi mi viene un’idea:

"Certo Kae-chan… però sei senza scarpe, vai a prendere le pantofole, di là…"

Lui scompare e io mi volto verso Toru, che si è ributtato sui cuscini sconsolato:

"Dai, dobbiamo rivestirci!" lo esorto, perché infatti ho cercato di fare uscire Kaede?

Lui lo fa, ma si vede che è un po’ contrariato. Lo abbraccio da dietro e gli appoggio la fronte sulla schiena:

"Ci rifaremo…" cerco di consolarlo.

"Sì, chissà quando saremo soli… ma la prossima volta chiudo a chiave!" si lamenta lui, girandosi e dandomi un ultimo bacio.

Il giorno dopo fortunatamente è sabato: niente lezioni!

Akagi è riuscito a farsi dare dal professore di chimica le chiavi del laboratorio per poter continuare le ricerche per l’ "antidoto" e quindi lui, Toru e Kogure scompaiono di nuovo per cercare di capire qualcosa di quello che è successo.

Io ormai cerco di non pensare, vivo alla giornata, per il minuto che sto vivendo. Ogni istante di questa nuova vita mi sembra bellissimo… ammetto che ieri sera ho apprezzato meno del solito le gioie della presenza di Kae-chan a casa nostra, però penso che potremo facilmente superare anche questo problema… basterà stare più attenti ed organizzarci meglio.

Porto Kae-chan al parco, faremo una passeggiata all’aria aperta, anche se fa freddo, ma penso che non sia sano rimanere tutto il giorno chiusi in casa, inoltre sicuramente incontreremo qualcuno degli altri ragazzi, e potremo svagarci un po’.

Vesto il piccolo Kaede con jeans scuri, un maglione blu, gli anfibi e la giacca di cuoio comprata da Maki. Come ultimo tocco, temendo che possa prendere freddo, gli avvolgo la sciarpa beige intorno al collo: adesso siamo pronti ad uscire.

Lo tengo per mano, e mentre camminiamo gli racconto del torneo universitario di basket, e dei ruoli che abbiamo in campo. Lui sembra rapito, ogni volta che si parla di basket, e in questo ricorda proprio la sua versione adulta. Piano piano raggiungiamo il campetto in cui di solito si trova sempre qualcuno della squadra a giocare: stamattina ci sono Maki e Jin che giocano contro Mitsui e Miyagi. Quando ci vedono ci fanno un cenno di saluto, poi noi ci sediamo sul muretto di recinzione per non disturbare la loro sfida.

"Jin-san è molto bravo con i tiri da tre, ma Mitsui-san lo è di più…" mi mormora Kaede.

Io annuisco, e lo invito a fare attenzione al gioco di Maki:

"Vedi come ha una visione chiara del gioco? Quando difende ha già in mente una strategia di attacco. Un bravo giocatore deve sempre avere un’idea completa di quello che sta accadendo in campo.." gli mormoro.

Vedo la sua fronte corrugarsi, come se fosse completamente assorbito dallo sforzo di comprendere le mie parole e di associarle a quello che vede in campo.

"Anche Miyagi è bravo, anche se non è molto alto…" nota ad un certo punto "…è lui che chiama le azioni".

"Sì, Kae-chan, Miyagi è un ottimo playmaker… ed è bravo anche sotto canestro. Se vuoi diventare un bravo giocatore, devi essere prima di tutto ‘completo’, capace di giocare in qualsiasi posizione…"

Rimaniamo qualche istante in silenzio, poi lui conclude:

"Sì, completo, come te, Kenji-san, o come Akira-san…"

Io sorrido e gli passo un braccio intorno alle spalle sottili.

"Ciao Fujima… Kaede…"

"Ciao Sendoh!" dico io.

"Aki-chan!!!" esclama Kae-chan sorridendogli, tutto contento per l’arrivo improvviso proprio della persona che aveva appena nominato.

Sendoh si siede dall’altro lato del bambino, e si mette anche lui ad osservare i quattro che giocano.

"Tu non giochi i due contro due?" gli chiede Kae-chan.

Akira sorride, ma non risponde. Erano famosi i due contro due che giocava in coppia con Rukawa, nessuno è mai riuscito a batterli.

"Ehi, schiappe! Che state facendo qui?" è proprio la voce di Sakuragi, non ci si può sbagliare.

"Passeggiata!" risponde il piccolo Kaede per tutti.

La scimmia rossa si china sulle ginocchia e gli accarezza i capelli, meritandosi un istantaneo sguardo di disprezzo da parte di Sendoh, che però non dice niente, come se avesse perso qualsiasi vitalità.

Sakuragi continua con il suo sorriso ebete:

"Complimenti Fujima, l’hai vestito davvero bene! Questa giacca lo fa sembrare proprio un duro…"

L’atmosfera è piuttosto tesa, insomma: Sakuragi come al solito non si rende conto delle situazioni, e Sendoh non è nello stato d’animo di essere comprensivo.

E’ quasi ora di pranzo, e finalmente decidiamo di lasciare il parco per andare a mangiare qualcosa al vicino McDonald’s. Lì dopo poco siamo raggiunti anche da Toru, Akagi e Kogure…

"Ragazzi, forse abbiamo capito cosa è successo!" esclama il quattr’occhi.

Tutti ci giriamo verso di lui, tutta la nostra attenzione concentrata sulle sue parole:

"Insomma, poiché abbiamo trovato un elemento che non riuscivamo proprio ad identificare, eravamo molto scoraggiati. Mentre stavamo per sospendere la ricerca, è arrivato Kiyota, che cercava uno stupido amuleto indiano che portava attaccato al collo e che non trovava più… beh, non ci crederete, ma quando l’ha trovato ha scoperto che circa metà della piccola pietra che riempiva il ciondolo non c’era più… doveva essere caduta! E quindi abbiamo capito che doveva essere finita nella provetta."

A questo punto interviene Akagi:

"Siamo andati al negozio della tizia che gliela aveva venduta e abbiamo chiesto notizie: sembra che lei non si fosse accorta di quella pietra, e studiandola ha detto che, pur essendo un’esperta di gemme, era la prima volta che ne vedeva una così e che ritiene impossibile trovarne altre".

"Insomma, adesso dobbiamo studiare quella pietra, ed utilizzare la metà, l’unica metà che ci rimane, per provare a invertire il processo" conclude Toru.

E’ la prima notizia positiva sulle loro ricerche che ci arriva, ma io non sorrido insieme agli altri… il mio sguardo corre subito al piccolo Kae-chan che sta giocando con la sorpresa che ha trovato nell’Happy Meal, e gli occhi cominciano a bruciarmi. So che non dovrei, e che avrei dovuto sapere fin dall’inizio che questo momento sarebbe arrivato, ma non posso fare a meno di essere triste. Toru senza neanche bisogno di guardarmi, mi passa il braccio intorno alle spalle e mi stringe forte a sé… ma devo essere forte, devo rassegnarmi a riconoscere che quello che hanno scoperto è un bene per Kaede.

Sendoh non cambia la propria espressione: sembra quasi timoroso che qualcosa alla fine possa andare storto, e quindi si mostra addirittura infastidito dall’entusiasmo degli altri, come se l’atteggiamento distaccato potesse avere effetti scaramantici.

Finiamo di mangiare con tutti molto allegri: Ayako e Akagi scherzano fra loro… ogni tanto mi chiedo se non ci stiano nascondendo qualcosa, Mitsui non smette di prendere in giro la scimmia rossa, Kiyota cerca di attirare l’attenzione di Maki, Miyagi è sempre sarcastico e velenoso e cerca di provocare gli imperturbabili Jin e Kogure. Già, proprio una riunione tra amici.

Alla fine del pranzo, Akagi chiama a raccolta Kogure e Hanagata per un altro turno in laboratorio, mentre noi altri ci sparpagliamo. Io porto Kae-chan al campetto di basket.

"Facciamo una partita, Kenji-san?" mi chiede.

Ed io annuisco, voglio poter dire, un giorno, di aver insegnato i primi rudimenti al grande Kaede Rukawa.

Nonostante la profonda tristezza che sento dentro, mi diverto a mostrargli le azioni, a vedere la sua espressione seria quando mi ascolta e si concentra per mettere in pratica ciò che gli spiego. Alla fine mi accorgo che ansima e che non ce la fa a continuare.

"Fermiamoci, Kae-chan…" gli dico, bloccando il pallone.

"No! Non sono stanco…" replica lui, respirando forte.

Mi inginocchio e lo prendo in braccio:

"Andiamo a casa, forse tu non sarai stanco, ma io sì!" gli mormoro.

Quando arriviamo all’appartamento, ci ripuliamo e poi cominciamo a preparare la cena aspettando Toru. Nel frattempo diamo anche da mangiare al gattino nero.

E’ ormai quasi pronto quando sento la chiave girare nella serratura del portone:

"Kenji, forse ci siamo!" esclama Hanagata entrando.

Un brivido gelido mi scorre lungo la schiena… ma riesco a tirare fuori un filo di voce per chiedergli di spiegarmi.

E così mi racconta che hanno utilizzato una parte della pietra rimasta attaccata al ciondolo di Kiyota per studiarne le proprietà con lo spettrometro, e un altro pezzetto per ricreare la soluzione iniziale. Non ho capito bene i dettagli più tecnici, però lo spettrometro dovrebbe aver chiarito finalmente cosa ci sia all’interno di questa pietra misteriosa, e, quindi, quali dovrebbero essere i reagenti da utilizzare per invertire la reazione. Hanno mescolato il nuovo campione di soluzione ‘rimpicciolente’ con quello che ritengono il suo antidoto, causando la deposizione della polvere ottenuta dalla pietra, e poi, utilizzando un vecchio programma a cui Toru aveva lavorato l’anno scorso con il professore di genetica, hanno studiato le mutazioni del DNA in seguito all’inserimento della probabile soluzione che dovrebbe riportare Kae-chan alle vecchie dimensioni.

Il modello risponde positivamente, e quindi sarebbero intenzionati a tentare l’esperimento domani pomeriggio, iniettando l’antidoto nel braccio del mio bambino!

"Ma come potete essere sicuri che funzioni? E se invece si generasse una reazione ancora più devastante? Toru… come puoi dirmi una cosa del genere con tanta leggerezza!" ho voglia di urlare, ed è frustrante doversi invece trattenere per non sembrare completamente pazzo.

"Kenji, io non rischierei mai la vita di Kae-chan! Ma sai bene anche tu che lui DEVE tornare come era prima, e questo è forse l’unico modo…"

Scuoto la testa violentemente: sono sicurissimo che quello che mi sta dicendo non sia vero. Come possono fidarsi di uno stupido simulatore per studenti? Come possono fidarsi così ciecamente delle proprie capacità quando non sono altro che dei dilettanti?

Sento le mani forti e calde di Toru sulle spalle:

"Amore, non fare così, ti prego… Funzionerà!"

Gli metto le mani sui polsi e allontano le sue braccia da me. Non voglio, non posso continuare ad ascoltarlo…

Vado nella cameretta di Kae-chan, e lo trovo impegnato a leggere una delle mie riviste di basket: mi siedo sul letto accanto a lui, cercando di mascherare la mia espressione che deve essere sconvolta, e lo abbraccio stretto.

"Kenji-san…" mormora lui sorpreso, ma poi anche le sue braccia si avvolgono intorno a me, protettive come se fosse lui a dovermi dare coraggio.

Non voglio, non voglio che possa succedergli qualcosa di male, non voglio che questi occhi che si sono fidati di me possano mostrare la ferita di un tradimento… ed è invece proprio questo che io sento che gli stiamo facendo.

Ceniamo in un silenzio pesante. Sento che Toru mi fissa per la maggior parte del tempo, cercando di catturare il mio sguardo, ma io non posso accontentarlo. Continuo a mangiare con la testa bassa, come se la minima distrazione potesse portarmi ad esplodere.

Anche Kae-chan si rende conto della strana tensione, e ingoia con difficoltà poche cucchiaiate di brodo.

"Mangia ancora" dico, infrangendo per un istante quel silenzio. Lui tenta di accontentarmi, ma poi si interrompe di nuovo.

Rimetto in ordine in fretta, e aspetto che il bambino faccia il bagno per poi metterlo a dormire.

Sono stanchissimo e svuotato, e ho paura.

Mentre mi alzo per raggiungere la stanza da letto per andare a dormire, sento di nuovo la mano di Toru su di me: mi ha stretto un polso costringendomi a girarmi verso di lui. Io continuo a tenere la testa bassa, mentre le mie dita si stringono a serrare i pugni, ma lui non mi dice niente, mi abbraccia soltanto, strettissimo. Poi mi solleva fra le braccia e mi porta a letto, sdraiandosi accanto a me, continuando ad accarezzarmi dolcemente.

Non riesco a resistergli, non riesco a mantenere la mia freddezza, e così tuffo il viso nella sua spalla, a nascondere quelle lacrime di dolore che mi riempiono gli occhi.

Mi sveglio sentendomi baciare dolcemente. Apro gli occhi con difficoltà… sono stanchissimo, la tensione di ieri sera mi ha distrutto.

"Devo proprio svegliarti come il principe azzurro, altrimenti dormiresti per altri venti anni…" scherza Toru accarezzandomi la guancia con il dorso della mano.

Gli sorrido. Capisco di essere stato ingiusto con lui. Ha passato giornate intere in laboratorio con Kogure ed Akagi per lavorare per far tornare Kae-chan normale e tutto quello che ho saputo fare, quando mi ha detto di essere finalmente arrivato alla soluzione, è stato gridargli contro!

Mi vergogno di me stesso, penso affondando il viso nel mazzo di rose bianche che mi ha portato a letto insieme alla colazione.

Alzo gli occhi, che temo siano drammaticamente lucidi, sul suo viso e sorrido. Lui scuote la testa, e mi deposita un bacio leggero sulla fronte:

"Forza mangiamo…" mormora piano, poi per poco non mi trapana un timpano: "KAEDEEEE!!!" urla infatti voltandosi verso la porta. Ed ecco Kae-chan che ci raggiunge ridendo, saltando anche lui sul letto.

Sono felice e triste insieme: mi sono così abituato a questa felicità che è davvero dura pensare che stia per finire. Cioè, io sarò sempre felice con Toru, ma in questi giorni abbiamo vissuto una situazione particolare, che ci ha reso completi come difficilmente sarà possibile essere di nuovo.

La mattina la trascorro con Kaede: vorrei che ogni istante si fermasse, la felicità della nostra passeggiata ha il fondo amaro dato dall’imminenza dell’appuntamento pomeridiano in laboratorio.

Andiamo al campetto nel parco, dove giochiamo insieme, poi prendiamo un gelato e dopo pranziamo al Mc Donald’s. Lui ride, è contento di poter passare tutta la mattinata insieme, ma a volte mi sembra che si accorga dell’espressione tirata del mio viso, di quegli sguardi tristi che non riesco a trattenere.

E arriva il momento in cui dobbiamo dirigerci verso l’Università. Poco prima di raggiungere i cancelli, ci fermiamo a guardare il mare, dalla scogliera che si affaccia sulla spiaggia di Kanagawa. Lo prendo in braccio, poi lo faccio salire sulle mie spalle. Non ci sono parole, in questo momento, solo il mare e il verso dei gabbiani.

"Kenji-san… è meraviglioso!" mi fa il piccolo Kaede, accarezzandomi i capelli con le mani sottili.

Io annuisco, senza rispondere.

"Mi porterai ancora qui, vero?" mi chiede poi, e a questo punto non riesco a trattenere delle lacrime silenziose: perché questo sta accadendo proprio a me? Perché assaporare la gioia di avere questo bambino con noi, e poi esserne privati senza possibilità di combattere? Mi sembra che il destino mi abbia fatto un grande regalo, con questi ultimi bellissimi giorni, ma che in questo momento si stia facendo ripagare con tanto di interessi.

Riprendiamo a camminare, non c’è niente che io possa fare per oppormi a qualcosa che sento anch’io che debba essere fatto.

Quando arriviamo, troviamo che Toru, Kogure e Akagi sono già in laboratorio, ad aspettarci lavorando ancora intorno al tavolo di ceramica. Sulla porta di ingresso ci sono invece Sakuragi, Maki, Kyota, Mitsui e… Sendoh.

L’ultimo sforzo è il sorriso tirato che offro a tutti loro. A questo punto non rimane che entrare.

"BLACKIE!" esclama il piccolo Kaede, scorgendo il gatto in una gabbietta vicino al muro.

Mi volto sorpreso verso Toru.

Lui comincia a spiegare senza bisogno che io dia voce alla mia domanda:

"Pensavamo di procedere prima sul gatto… siamo sicuri del risultato, ma insomma… non si sa mai…" (*)

Mi avvicino alla gabbia, accucciandomi vicino al gattino spaventato. Apro la porticina e lo prendo in braccio… mi dispiace anche per lui, per questo piccolo batuffolo di pelo che ha condiviso l’avventura di questa strana trasformazione.

Kogure prende una siringa e si avvicina ad un barattolino di vetro.

Mi volto, e noto che Sendoh ha preso Kae-kun in braccio, e lo ha portato vicino alla finestra, distraendolo con i nomi degli alberi che si vedono nel giardino.

"Non quella, Kogure, quella è la soluzione rimpicciolente!" esclama Akagi all’indirizzo del quattr’occhi.

Kogure annuisce. Vedo che si avvicina ad un altro campione.

"Ci sono due campioni rimpicciolenti e due antidoti, non abbiamo potuto fare di più con la polvere a disposizione…" mi spiega Hanagata.

"Perché ci sono anche quelle rimpicciolenti? Non hanno fatto già abbastanza danni?" nota Maki, che si è avvicinato al tavolo.

"Ci sono servite per le prove, senza di quelle non avremmo potuto individuare l’antidoto" spiega Kogure.

"Quando Rukawa avrà riacquistato le dimensioni originali, potremo utilizzare quei campioni per studi ulteriori" aggiunge Akagi "Questa potrebbe rivelarsi una scoperta con conseguenze mediche inimmaginabili…".

E’ Toru a prendere la siringa, mentre Kogure si avvicina al gattino, stringendoselo poi al petto senza smettere di accarezzarlo sotto la gola.

Con mano ferma, Hanagata affonda l’ago sottopelle… spinge poi lo stantuffo finché tutto il liquido non penetra nel corpo del micetto, che quasi non si accorge di quello che sta succedendo.

Non sono che pochi istanti, e quasi non ci accorgiamo di come avvenga… il gatto sembra appena un po’ più grande, e poi ancora, e ancora… fino a tornare alle dimensioni che aveva fino ad una settimana fa.

La mia testa è pesante, l’udito ovattato, la vista annebbiata. Non riesco a capire se sono contento oppure no di quello a cui ho assistito.

Nella nebbia che mi avvolge, vedo Akagi e Kogure battersi il cinque, Kyota e Hanamichi sghignazzare, Maki con un sorriso soddisfatto, Sendoh che non guarda, che non ‘vuole’ guardare, ma che continua a giocare con Kaede, e Hanagata che mi si avvicina… e mi abbraccia dolcemente depositandomi un bacio sui capelli. Io mi abbandono contro il suo petto… so che lui ha capito cosa sto provando.

Mitsui si avvicina alla finestra:

"Sendoh, è ora…" mormora piano.

Akira mi si avvicina:

"Tienilo tu…" mi dice, affidandomi Kae-chan.

Io annuisco, e per un’ultima volta mi abbasso per prendere in braccio il mio bambino.

"Kenji-san… cosa succede?" mi fa Kaede, passandosi il dorso della mano sugli occhi assonnati.

"Shhh, niente di grave… una piccola iniezione. Non sentirai nulla…"

"E’ per farti crescere…" dice Sakuragi. E’ una frase infelice, lo è davvero tanto, ma so che l’ha detta in buona fede, eppure non posso fare a meno di notare gli sguardi adirati che si attira contro.

"Ehi! E’ la verità!" insiste "Il volpino torna volpacchiotto…" aggiunge, e il suo sguardo si addolcisce, mentre si avvicina al bambino e gli accarezza i capelli.

"Kyota, una siringa nuova…" fa Akagi, facendoci tornare con i piedi per terra.

Toru aspira il contenuto della seconda boccetta, poi mi fa cenno di scoprire il braccio di Kae-chan.

"Non è niente…" continuo a mormorare piano per non impaurirlo.

Lui annuisce stringendo la bocca in quel piccolo broncio serio di quando vuole far vedere che è una persona grande… il colmo è che lui non lo sa, ma tra poco lo sarà davvero!

Akagi prende la siringa, e io non riesco a distogliere lo sguardo dalle bollicine che si formano nel cilindretto e che l’ex capitano dello Shohoku cerca di eliminare.

"Non sentirai niente…" continuo a mormorare piano, in una lenta cantilena che voglio lo tranquillizzi.

E’ il momento cruciale, siamo tutti tesissimi. Non si sente un rumore, nel laboratorio, mentre da fuori ci raggiungono le voci degli altri studenti che si sono radunati in gruppi sul prato.

Guardo solo il viso di Kaede, mentre Akagi comincia ad iniettargli il liquido nel braccio. Mi sento le gambe tremare, e mi appoggio ad una sedia… sento una morsa nello stomaco, eppure continuo a mantenere questo sorriso finto con cui devo accompagnare gli ultimi istanti del bambino che ha riempito la mia vita e che adesso mi sta lasciando.

Probabilmente la differenza di corporatura, rende il processo di trasformazione di Kaede più lento di quello del gattino, infatti sono passati quasi due minuti e lui è esattamente come prima. Noto anche che si sta spazientendo per la tensione che si sente addosso:

"Kenji-san… posso scendere? L’ho fatta l’iniezione…"

Ad un cenno di assenso di Akagi, lo deposito a terra.

"Toru-kun! Kenji-san!" urla Kae-chan nel silenzio generale, facendoci prendere un mezzo infarto.

Ci precipitiamo tutti accanto a lui, per capire cosa gli stia succedendo… lo sapevo che non avremmo dovuto fare questo esperimento… chissà quanto starà soffrendo!

"BLACKIE… Blackie è cresciuto!" ci fa puntando l’indice sul gatto che dorme acciambellato dentro la gabbietta.

Tiriamo un sospiro di sollievo. Visti da fuori sembriamo tutti ridicoli: camminiamo dietro a Kaede spiandolo, controllandolo, misurando il suo polso, la sua altezza… poi ci guardiamo l’un l’altro, incapaci di valutare, ma soprattutto increduli.

Il gatto è cresciuto, perché Kaede no?

Passa un’ora, e non c’è alcun effetto, solo il bambino si è addormentato in braccio a me.

Mi volto verso Sendoh. Il suo viso è una maschera di impenetrabilità, ma so quanto debba costargli…

"Fujima… porta Rukawa a casa… noi rimarremo in laboratorio per riuscire a capire cosa sia successo…" fa Akagi.

Esco insieme a Mitsui e Sakuragi. E’ l’ex teppista dello Shohoku a cominciare a parlare:

"Se l’esperimento non riesce, non ci saranno prove d'appello: Kiminobu mi ha detto che hanno utilizzato tutta la polvere del ciondolo… non potranno creare nuovi antidoti".

Mi aspetto che la testa rossa reagisca nella solita maniera sguaiata, e invece rimane in silenzio. Vorrei chiedergli cosa abbia, ma non ho la confidenza per farlo.

Fortunatamente interviene ancora Mitsui:

"Ehi scimmia! Che ti prende? Non mi dire che ti dispiace non poter riprendere le vostre risse!" si ferma un istante non ottenendo reazioni, quindi riprende con tono improvvisamente serio "Aspettavi che ritornasse normale per dichia…" non riesce a terminare la frase, che arriva il sibilo di Sakuragi:

"Chiudi quella ciabatta, Mitchi!"

Devo aver capito male… non può essere che…

Stringo più forte Kae-chan, che tengo in braccio addormentato, e mi volto ad osservare il rossino:

"Sei innamorato di Rukawa?!" gli chiedo, incapace di trattenere il mio stupore.

Lui arrossisce miseramente, poi si volta inviperito verso Mitsui:

"Mai che tu ti faccia un po’ i fatti tuoi, eh? E poi io ne avevo parlato col quattr’occhi… fai proprio schifo a letto, se dovete occupare il tempo a parlare dei miei affari personali!"

"Bada a come parli, scimmia! Si dà il caso che non fossimo a letto quando ne abbiamo discusso!" sbotta Mitsui.

"Certo, voi dormite sui letti gemelli…".

Chiudo gli occhi e scuoto la testa: il tutto sta degenerando in rissa.

"Piantatela!" esclamo ad un certo punto, cercando di riportarli alla ragione.

Loro guardano me e il piccolo Rukawa che dorme come se avessero visto dei marziani.

Fortunatamente capiscono che si devono ricomporre, e la situazione torna accettabile.

Dopo qualche minuto in cui camminiamo in silenzio, Sakuragi comincia a parlare:

"Credo di essermi innamorato di lui dal primo giorno in cui l’ho visto… però, non so, fra noi è stato sempre tutto sbagliato. Abbiamo cominciato picchiandoci, ed abbiamo continuato nello stesso modo… forse in qualche modo è anche colpa del tensai".

Mi fa impressione sentirlo così serio, è come se stesse parlando più per se stesso che per noi.

"Non hai mai fatto niente per… farglielo capire?" gli chiedo dolcemente.

Lui scuote la testa:

"Pensavo che mi avrebbe odiato, odiato sul serio. E io non volevo rinunciare alle nostre risse, alle poche parole che riuscivamo a scambiarci… avevamo poco, e non volevo perderlo".

"E… Haruko?" continuo.

"Quella demente! Solo la scimmia poteva pensare di andarle dietro" questo, ovviamente, è Mitsui.

Sakuragi scatta subito:

"Io non le andavo dietro! Ma non mi sembrava il caso di far sapere che facevo a botte con Rukawa perché… perché…"

"Ok. Ho capito" intervengo io. Mi stanno facendo rintronare la testa, e poi è stata una giornata pesante…

A proposito di pesantezza, cerco di capire se Kae-chan abbia subito un minimo di trasformazione: lo sollevo leggermente tra le braccia, ma mi sembra proprio che sia come al solito.

Quando arriviamo a casa, sono quasi le sette. So che non è bene che dorma adesso, visto che così non dormirà la notte, ma non me la sento di svegliarlo.

Lo stendo sul letto e lo copro con una coperta leggera, poi esco dalla sua stanza e spengo la luce.

Mitsui e Sakuragi mi aspettano nel soggiorno.

Non è che abbiamo molto da dirci: questa giornata ha avuto l’effetto di lasciarci senza parole: l’esperimento ha funzionato con il gatto ed è fallito con Rukawa. Punto.

Mentre guardo i due compagni di squadra seduti sul divano, mi rendo conto di non aver ancora avuto il tempo per capire come mi senta, come ho preso quello che è accaduto. Ma probabilmente il problema è che sono ancora in sospeso, non so cosa pensare perché non riesco a capire a che punto siamo arrivati.

Passano più o meno due ore, e finalmente sentiamo la chiave girare nella serratura del portone: sono Hanagata, Kogure, Maki, Jin, Akagi e Kiyota.

Vedo che c’è qualcosa che non va, c’è una strana tensione fra loro.

"Allora? Avete capito cosa è successo?" chiede subito Mitsui, avvicinandosi a Kogure.

Kogure scambia un’occhiata con Akagi, ed è proprio quest’ultimo a rispondere:

"Sì, abbiamo capito" e il suo sguardo raggiunge Kiyota.

"Smettiamola! Ha già detto che non l’ha fatto apposta, è stato un errore" interviene Maki.

Io, Mitsui e Sakuragi continuiamo a passare lo sguardo dall’uno all’altro, senza riuscire a capire di cosa stiano parlando.

"La siringa… non era sterile. Era stata utilizzata per il campione rimpicciolente" spiega Toru, sfilandosi gli occhiali e massaggiandosi gli occhi stanchi "A contatto con l’antidoto, ne ha annullato l’effetto".

Un silenzio carico di orrore scende su tutti noi.

"Questo significa… significa che la Kitsune…" mormora Sakuragi con gli occhi sbarrati.

Akagi annuisce:

"Non abbiamo altri campioni, e la polvere è finita".

La tensione si taglia col coltello. Affondo nello schienale del divano, e chiudo gli occhi.

Sento in lontananza il mormorio di Kiyota, e la sua voce è lontana anni luce da quella che gli conosciamo:

"Non lo sapevo…"

Mi dispiace sinceramente per l’ex giocatore del Kainan. Nessuno di noi mette in discussione la sua buona fede, ma è un fardello pesante ritrovarsi ad essere, sebbene involontariamente, la causa di una situazione così grave, così… senza ritorno.

"Kiyota, non è colpa tua" dico piano, ma non ho la forza di aggiungere altro. So di essere stato molto egoista in questi ultimi giorni, ma non desideravo una cosa del genere: mi sono affezionato al piccolo Kae-chan, avrei desiderato averlo con me per sempre, ma solo quando non pensavo a cosa significasse effettivamente per lui e per le persone che gli volevano bene… un pensiero improvviso mi colpisce in mezzo a questi pensieri:

"Dov’è Sendoh?!" chiedo guardandomi intorno. So che non è entrato con gli altri, ma mi sembra impossibile che finora nessuno si sia chiesto cosa possa significare per lui quello che è accaduto.

Kiyota abbassa ancora di più la testa, mentre Maki e Jin si siedono ai suoi lati, Akagi distoglie lo sguardo, e Toru mi guarda con gli occhi velati di tristezza.

E’ Kogure a rispondere:

"Quando ha capito che non c’era più niente da fare, è andato via…"

"E VOI NON LO AVETE SEGUITO???!!!" non posso credere che siano così idioti!

"Akira non era in sé… e ci ha fatto capire chiaramente di voler stare da solo" interviene Maki.

"Siete degli incoscienti!"

Balzo in piedi: come è possibile che non abbiano pensato a stargli accanto in un momento così difficile… come è possibile che nessuno di loro abbia capito che il suo mondo gli è crollato addosso? Tutti sappiamo cosa significava Kaede Rukawa per lui… e adesso il nostro ‘altruismo’ ci ha portato a lasciarlo solo? Davvero pensiamo che questa possa essere una soluzione?

"Dobbiamo trovarlo!" esclamo, afferrando il cappotto.

Sento una mano sul mio braccio:

"Lascialo stare. E’ stato un colpo tremendo, ha bisogno di stare solo, di capire ed accettare quello che è successo. La nostra presenza non potrebbe che farlo sentire più disperato…" mormora Hanagata, guardandomi dritto negli occhi.

"Ma…" provo ad insistere io, però lui mi interrompe di nuovo:

"Lascialo stare" ripete "Vedere uno qualsiasi di noi, in questo momento, non potrebbe che fargli sentire ancora più dolorosamente la perdita che ha subito…".

Mi risiedo a malincuore. Sento il gelo stringermi il petto pensando a cosa debba provare Sendoh in questo momento, a come debba sentirsi sapendo che il suo ragazzo, la persona che più ha amato in tutta la sua vita, sia definitivamente intrappolato nel corpo di un bambino di otto anni.

Sento un quasi impercettibile respiro strozzato: mi volto alla mia sinistra e noto l’espressione di Sakuragi. Ha gli occhi spalancati e i pugni serrati, e sembra respirare a fatica.

Anche Mitsui ha seguito il mio sguardo:

"Scimmia…" mormora, e stavolta il suo tono non è sarcastico.

Sakuragi scatta in piedi, senza rispondere. Il suo sguardo carico di risentimento raggiunge Kiyota, poi con passo deciso si dirige verso la stanza degli ospiti, quella dove dorme Kaede.

"Hanamichi… dove vai?!" fa Hanagata, il primo a riprendersi dalla sorpresa. Anch’io li raggiungo subito, e quindi posso vedere che Sakuragi si è chinato sulla figura addormentata di Kae-chan…

"Lo rivoglio indietro… rivoglio la mia Kitsune…" sussurra piano, più a se stesso che a noi.

Toru gli appoggia una mano sulla spalla, affidando a questo gesto la nostra comprensione.

I giorni successivi siamo tutti completamente fuori fase. Hanagata ed io ci sentiamo in qualche modo anche colpevoli, perché comunque tutti sanno quanto ci siamo affezionati a Kae-chan, e sembriamo gli unici ad aver tratto un vantaggio da questa situazione. E’ per questo che quando mi capita di incontrare Sendoh o Sakuragi, cosa che comunque non avviene spesso, visto che ultimamente entrambi sembrano non considerare più necessario presentarsi agli allenamenti pomeridiani, mi viene da abbassare lo sguardo, pieno di disagio.

Oggi, dopo tanto tempo, siamo di nuovo tutti insieme agli allenamenti, e in panchina, seduto vicino ad Ayako, c’è anche il piccolo Kae-chan.

E’ da una settimana che Sendoh non lo vede, sembra che voglia sfuggirlo, come se vederlo acuisse il suo dolore… e pensare che invece il bambino mi ha chiesto tanto spesso di lui!

Facciamo una partita di allenamento, operando un frequente turn over, in modo da provare schemi diversi. Verso l’inizio del secondo tempo, mi accorgo che Sendoh, che è stato richiamato in panchina, sta parlando con il piccolo Rukawa, dopo averlo preso in braccio. Pago la mia distrazione perdendo la palla, che mi viene rubata da Mitsui, ma non mi interessa: vorrei tanto che ritrovassimo tutti un po’ di serenità, e questa scena che vedo mi fa pensare che forse un giorno sarà possibile…

Anche Sakuragi sta osservando il mio stesso spettacolo, ma il suo sguardo è torvo. Ora che conosco quali fossero i suoi sentimenti per la ‘kitsune’, provo una nuova simpatia per lui. Cosa succederebbe se subissi la loro stessa perdita? Cosa succederebbe se perdessi Toru-kun? Non riesco neanche ad immaginarlo: la mia vita è legata alla sua, non potrei sopravvivere senza di lui.

Al termine dell’allenamento, dopo esserci cambiati, sembra che nessuno di noi abbia voglia di lasciare gli altri: siamo tutti in piedi, che ci guardiamo con i nostri ‘beh…’, ‘allora…’, ‘si è fatto tardi…’.

"Perché non andiamo a bere qualcosa al pub qui di fronte?" propone Jin con la sua voce sottile.

Lui e Maki si avviano per primi. Jin è un ragazzo tranquillo, con cui è piacevole parlare. E’ un giocatore in gamba, i suoi tiri da tre sono fenomenali, ma mi piace di più come persona, è affettuoso e gentile. Penso che lui e Maki siano felici insieme, del resto l’ex capitano del Kainan è un ragazzo in grado di fornire certezze.

Ci sediamo tutti quanti. Kaede si sistema tra me e Sendoh, e in pochi minuti appoggia la testa sul mio fianco e si addormenta.

Sappiamo tutti cos’è che ci tormenta, di cosa vorremmo parlare insieme per liberarci, ma è difficile trovare il coraggio per cominciare.

Ci scambiamo notizie superficiali sui corsi, poi parliamo del campionato universitario, ma nessuno di noi riesce a prendere l’argomento a cui tutti stiamo pensando. Io non lo faccio perché ho questo strano senso di colpa che non mi abbandona mai. Poi, finalmente, è Kogure a parlare:

"So che può sembrare una scena da funerale americano…"

Alziamo tutti gli occhi su di lui, un po’ stupiti da quello che sta dicendo.

"…può sembrare, anche se non è morto nessuno" prosegue il quattr’occhi "Ma stasera mi piacerebbe parlare di lui, di quello che ci ha lasciato".

E’ stato coraggioso, è stato chiaro e coraggioso. Io annuisco, vorrei anch’io parlare di Rukawa, senza sentirmi in colpa per quello che è successo. Credo che parlare tra noi possa servirci per definire la situazione, per accettarla.

Comincia proprio Kogure, parlando della prima impressione avuta quando Rukawa cominciò a frequentare il club di Basket dello Shohoku. E così scopriamo il suo iniziale individualismo, i suoi silenzi, il tifo sfegatato delle sue fans. E poi, Akagi ci racconta del primo tempo della sfida contro il Kainan, nel torneo prefettorio, quando la ‘matricola d’oro’ si impegnò fino allo stremo per recuperare lo svantaggio e riconsegnargli la squadra sul punteggio di parità. Mitsui ricorda invece la prima partita del campionato nazionale, quando il capitano del Toyotama ripeté su Rukawa il fallo che io avevo vissuto l’anno prima...

Anche Kiyota e Jin parlano di lui, Maki racconta dei due contro due giocati nel parco, e mi accorgo della contrazione nel viso di Sendoh. So bene ‘chi’ giocava quei due contro due.

Scende il silenzio, improvvisamente. E’ come se ognuno di noi stesse attendendo le testimonianze più attese, quelle delle persone che, nel bene e nel male, abbiamo sempre associato a Kaede Rukawa.

E’ Sakuragi il primo a parlare, e la sua voce tesa è irriconoscibile. L’ex tensai sembra essere maturato tutto d’un tratto, in questi giorni mi sembra impossibile che sia lo stesso che non perdeva occasione per dare addosso al compagno di squadra qualsiasi inezia accadesse.

"Rukawa… la Kitsune" comincia "Sono troppe le cose che mi legano a lui per portare un unico esempio" continua lentamente.

Molti di noi hanno gli occhi bassi, perché ci troviamo di fronte a sentimenti forti, a una persona che ha perso molto di più di un compagno di squadra.

"Non posso che ricordarlo come lo vidi la prima volta, sulla terrazza della scuola, unica persona in piedi in mezzo ad un gruppo di teppisti sdraiati a terra" si interrompe. La sofferenza è evidente in ogni sua parola "E’ difficile limitarsi a un episodio, perché per me lui è stato uno stimolo, una sfida continua. Il motivo per cui ho continuato a giocare a basket, la persona di cui cercavo l’approvazione. Ora so solo che con lui se ne è andata la persona più importante della mia vita…".

Dopo quello che ho saputo la settimana scorsa, non posso che provare tristezza per Sakuragi. E non solo per averlo perso in questo modo, ma anche per non aver avuto la possibilità di rivelargli quali fossero i propri sentimenti, indipendentemente dalla corrispondenza che avrebbero potuto trovare nel compagno.

Le sue parole sono state commoventi. Guardo il piccolo Kae-chan dormire, e mi chiedo se il silenzioso Rukawa che era prima di trasformarsi sapesse di quali impressioni indelebili riusciva a lasciare sulle persone.

"I suoi occhi profondi, le sue mani delicate…"

Alzo lo sguardo di scatto. Guardo Akira, anche lui concentrato sul piccolo Kaede, e sono sorpreso e insieme contento di sentirlo parlare, perché vuol dire che finalmente ha trovato il coraggio di aprirsi.

La sua voce è limpida, chiara. Si sta facendo forza per non farla tremare, per non rinchiudersi in quel silenzio che sta diventando la sua protezione dall’esterno, da noi…

"Lo rivedo quando si sveglia di notte e mi sorride, accorgendosi che sono sveglio anch’io, e che lo sto osservando... Voglio indietro il suo sorriso gentile che quasi nessuno conosce, le piccole dolcezze che rivela all’improvviso, rivoglio l’unica persona che io abbia mai amato".

La sofferenza trapela dalle sue parole, ma lui non sta implorando nulla, sembra parlare più per se stesso che per noi, rivelandoci una immagine di Rukawa più intima di quella che abbiamo mai potuto conoscere.

Improvvisamente si riscuote, come accorgendosi di essersi lasciato andare. Ci guarda sbattendo le palpebre, come per cercare di capire dove si trova. Poi si alza in piedi di scatto, lascia i soldi sul tavolo e se ne va, lasciandoci immobili come statue di sale, neanche il tempo di dire una parola.

Rimaniamo a guardarci. Il sollievo che avevamo provato all’inizio della serata è lontano. Trovarsi faccia a faccia con la sofferenza di Hanamichi e Sendoh ci ha fatto capire che è ancora troppo presto per ricominciare a vivere.

Mestamente ci separiamo. Toru prende Kae-chan in braccio, e silenziosamente ci avviamo verso casa.

Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo. Siamo nel laboratorio di chimica per l’ennesima esercitazione pomeridiana, e penso che chiunque di noi avrebbe più che volentieri fatto a meno di ritrovarsi in quest’aula.

Il pomeriggio procede stancamente. Siamo tutti molto silenziosi mentre cerchiamo di portare avanti il nuovo esperimento che ci ha assegnato il professore. Sollevo lo sguardo dal foglio con le domande, e mi accorgo che Sendoh non è con noi neanche stavolta.

Scrollo le spalle, non so più cosa fare e cosa dire. Vorrei che Koshino riuscisse a parlargli, ma sembra che neanche lui riesca ad avvicinarglisi. Akira appare come un animale in gabbia. Il suo sorriso è un lontano ricordo, la sua disponibilità anche. Sembra teso, concentrato in pensieri che non vuole condividere. Quando mi capita di incontrarlo, cerca di evitarmi, la fronte corrugata e gli occhiali scuri a nascondere le occhiaie profonde.

Scuoto la testa, e continuo a fissare senza leggerle le parole scritte sul foglio bianco.

Il pomeriggio alla fine arriva alla conclusione. Il ritorno a casa è mesto, ma quando entro nel soggiorno e trovo Toru che sta riparando il pc e nessuna traccia di Rukawa, i miei capelli si drizzano per la paura.

"Non sei andato a prendere Kaede da mia sorella?" gli chiedo, cercando di trattenere l’ansia.

Lui solleva lo sguardo stupito su di me, poi scuote la testa, dicendo:

"No, non eravamo d’accordo così…"

Possibile che non si sia ricordato che era il suo turno? Dove sarà il bambino adesso… Meiko doveva andare a lavorare: chissà a chi lo avrà lasciato, dobbiamo cercarlo!

"E’ andato Sendoh…" continua lui placidamente "… mi ha detto che voleva fargli fare una passeggiata. Saranno qui a minuti".

Il suo tono tranquillo ha il potere di placare immediatamente le mie paure, però guardo l’ora con preoccupazione. Sono già le otto, possibile che ancora non siano tornati?

Non voglio innervosire Toru, che in queste settimane è stato sin troppo comprensivo con me, quindi comincio a cucinare la cena, cercando però di buttare un’occhiata fuori dalla finestra appena ne ho l’occasione.

Sono quasi le otto e trenta quando vedo due persone risalire il vialetto che porta all’ingresso. In realtà, il buio appena rischiarato dal lampione sulla strada all’inizio la fa sembrare un’unica figura informe, poi i contorni di Sendoh si delineano, e con lui quelli di Kae-chan, che gli dorme tra le braccia.

Il primo impulso è quello di andar loro incontro, ma subito mi freno. Non so perché, ma voglio che Akira ‘sappia’ di essere considerato di famiglia, un amico fidato. O forse, più semplicemente, voglio che questa giornata sia solo loro, fino alla fine.

Quando sento il campanello, lascio che sia Toru ad andare ad aprire, mentre io continuo ad apparecchiare la tavola. Sento che parlano, nell’ingresso, e poi che entrano tutti e due nel soggiorno. E’ solo a questo punto che mi affaccio sulla porta.

Sendoh ha uno sguardo strano, come di una persona che sta per prendere una decisione importante.

Tra me e me penso che possa essere un buon segno, che forse oggi sia stato l’ultimo giorno tra i ricordi, prima di voltare pagina e riprendere a vivere accettando la nuova situazione.

Li seguo fino in camera di Kae-chan, e lascio che sia lui a cambiarlo e a metterlo a dormire. Rimaniamo tutti e tre a guardare il bambino dormire tranquillo per qualche istante, poi spengiamo la luce e torniamo nel soggiorno.

"Resti a cena con noi, vero?" lo invito, sperando che per lui possa essere una occasione per allontanare i pensieri angosciosi che devono tormentarlo.

Ma Akira scuote la testa:

"Voglio tornare a casa, ho molte cose da sistemare…".

Annuisco. Anche questo mi sembra indice della sua decisione di ricominciare, e non voglio assolutamente ostacolarlo.

Ci salutiamo sulla porta, ed è un saluto strano, inaspettatamente grave, considerando che ci vedremo domani all’Università.

"Prendetevi cura di lui, rendetelo felice. E ogni tanto parlategli di me…" ci dice, con un sorriso triste.

Le sue parole mi fanno venire i brividi:

"Non ce ne sarà bisogno, anche tu gli sarai sempre vicino" rispondo serio.

Lui annuisce lentamente:

"Sì, ma promettetelo lo stesso".

Si allontana lungo il vialetto, e sento che forse c’è qualcosa che avrei dovuto dire e non ho detto, parole che non ho trovato.

Il braccio di Toru mi circonda la vita, e io mi appoggio alla sua spalla, chiudendo gli occhi.

"Akira è una persona forte, non preoccuparti"

"E’ un mio amico, non posso non farlo…" mormoro piano.

Lui sorride, poi con le dita mi accarezza il viso:

"Anche se implica che poi io debba preoccuparmi per te?"

Scuoto la testa sorridendo. Poi, sempre abbracciati, torniamo nel calore della nostra casa.

Il giorno seguente, quando arriviamo all’università, troviamo tutti in preda ad una agitazione incontrollabile.

Non riesco a capire cosa sia successo, e solo quando costringo Maki a parlare, riesco finalmente a sapere qualcosa.

"E’ sparita la provetta di soluzione rimpicciolente" mi dice "Puoi ben capire la gravità della situazione… volontariamente o involontariamente, chi l’ha presa può fare dei danni irreversibili".

Toru corre da Akagi e Kogure, mentre io raggiungo la bacheca per controllare chi ha usato il laboratorio ieri pomeriggio. Devo fare il giro di tutte le classi e offrire una ricompensa per la restituzione della boccetta, sperando che non si capisca il motivo della mia agitazione. Non sarà facile, ma è una delle poche possibilità che abbiamo per limitare i danni!

Vedo Sakuragi avanzare con espressione assente lungo il corridoio, e rapidamente lo metto al corrente di quello che è accaduto.

La sua reazione mi sorprende: inizialmente è stupito, come immaginabile, ma poi il suo sguardo si accende, come se riuscisse a cogliere un significato, nelle mie parole, che io stesso non ho trovato.

Non mi lascia il tempo di finire, corre via imboccando il corridoio che porta nel giardino.

Non so perché, ma sento che devo seguirlo, che forse ha avuto l’intuizione giusta.

Sakuragi è veloce, e per me stargli dietro è difficile, tra l’altro manca poco all’inizio delle lezioni pomeridiane e gli studenti affollano ogni angolo.

"Dove corri?"mi urlano Ayako e Mitsui, che urto sul portone principale.

"Venite con me!" faccio in tempo a rispondere, senza fermarmi.

Dobbiamo sembrare strani, quattro persone che corrono a zigzag tra la folla, tre delle quali senza sapere neanche il perché. Però ho capito ‘dove’ stiamo andando. Questo è il percorso che conduce alla palestra, non posso sbagliarmi.

L’affanno mi impedisce di pensare lucidamente, e del resto sto agendo per sensazioni, non per un ragionamento razionale.

Mi appoggio allo stipite della porta, respirando velocemente per riprendere fiato. Al centro della palestra si trova Sakuragi, lo sguardo in fiamme fisso sulla persona seduta sulla panchina delle riserve.

Akira Sendoh.

"So benissimo cosa vuoi fare" sbotta il rossino duro "E te lo impedirò. Pensi di poter sempre vincere, vero? Beh, questa volta non ti sarà così facile!"

Sendoh non gli risponde nemmeno, ha gli occhi fissi sul pavimento, i gomiti appoggiati sulle ginocchia.

Hanamichi si avvicina ancora di più, poi lo afferra per la giacca, sollevandolo dalla panca.

Lo sguardo di Akira finalmente si concentra su di lui, ed è carico di disprezzo, di odio.

"Lasciami immediatamente" sibila.

Ma non c’è verso, anzi… Sakuragi gli infila una mano nella tasca e tira fuori una boccetta piena di liquido blu.

"Credevi che non avrei capito? Razza di idiota… non avrai una seconda possibilità, non te lo permetterò!"

La mia voce suona strozzata mentre gli urlo di non farlo, ma lui non mi ascolta, e davanti ai visi increduli e carichi di orrore di Mitsui e Ayako, Sakuragi si porta il liquido alla bocca.

"NOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!" urliamo tutti e tre insieme, ma, nonostante ci gettiamo in avanti per evitare che succeda l’irreparabile, arriviamo troppo tardi.

Il rossino ci guarda sorridendo, gli occhi ormai vacui:

"A presto ragazzi" mormora.

Orrore si somma ad orrore, quando mi accorgo che Sendoh estrae qualcosa dall’altra tasca:

"Stupido tensai…" mormora, prima di bere anche lui.

Una nuvola di fumo nasconde le due figure, mentre io non posso far altro che ripetere, come in una stanca litania:

"…erano due, le boccette… erano due…"

E ora?

Il fumo si è diradato, rivelando due ragazzini di circa dieci anni, uno dai brillanti capelli rossi e l’altro con piccoli aculei sparati verso l’alto, che si fissano con espressioni furenti, incuranti della nostra presenza.

Un po’ mi viene da sorridere: è come se il rapporto che li legava nella versione adulta sia sopravvissuto alla trasformazione.

In questo momento, entrano tutti gli altri componenti del club, accorsi dopo che Ayako si è attaccata istericamente al cellulare, convocando l’adunata in palestra.

"Non è possibile…" mormora Kogure, sfilandosi gli occhiali, e affrettandosi a ripulirli, come se lo spettacolo davanti ai suoi occhi fosse colpa loro.

"AAHHHHH!! UNA CHIBI-SCIMMIA!!!" urla Kiyota, meritandosi l’ennesimo pugno di Maki sulla testa.

"Come è potuto succedere?" mormora Toru, chinandosi di fronte ai due bambini.

"E adesso?" fa Akagi, che si getta stancamente sul pavimento.

Presto siamo tutti seduti in circolo, a guardare le versioni ridotte dei nostri vecchi compagni di squadra.

"Sembrano più grandi di Kae-chan…" nota Jin, dopo averli osservati a lungo.

"Probabilmente perché la soluzione era diluita" spiega Kogure, scuotendo la testa.

"E adesso che facciamo?" dice Ayako, dando voce alla domanda che ci siamo posti tutti quanti.

Nessuno risponde, eppure non possiamo perdere tempo, le cose da fare sono tante: dobbiamo trovare dei vestiti, come è stato per Kae-chan, per ognuno di loro dobbiamo trovare…

Oddio.

Una famiglia!

"Perché no? Già avete Kae-chan… che differenza fa averne uno o tre?" ci chiede Kiyota, come se fosse la cosa più facile del mondo.

Toru scuote la testa:

"Noi siamo disponibili, ma come ultima possibilità: la casa è piccola, e poi non saremmo in grado di allevarne tre."

Io sono meno rigido, ma mi rendo conto che le sue motivazioni sono inattaccabili: come potremmo dare le dovute attenzioni a tutti loro? E poi, non so, il sentimento che mi lega a Kae-chan sarebbe difficile da ricreare con un altro bambino. Ho paura che sarebbe un affetto degradato quello che potrei offrire.

"Beh, forse…" la voce di Jin è incerta, però il suo sguardo è deciso, mentre osserva i bambini con espressione dolce.

Maki si volta velocemente verso il suo ragazzo:

"NOI???!!!" esclama sorpreso.

"La nostra casa è enorme… potremmo prenderli tutti e due. Me ne occuperei io, non ti daranno alcun fastidio…" replica Jin, implorante.

Maki sorride, e gli accarezza il viso:

"Non ho nulla in contrario, e ti aiuterò. Sarà bello avere dei bambini…"

In un altro momento mi divertirei a sentire il Grande Maki sfoderare un tono così affettuoso, ma ora dobbiamo prendere troppe decisioni per perderci in chiacchiere.

Mi avvicino ai due ragazzini, cercando di evitare che si uccidano a testate, e li faccio sedere sulla panchina accanto a me:

"Siete contenti di andare a casa con Jin-san e Maki-san?" chiedo dolcemente.

Il piccolo Hanamichi porta lo sguardo corrucciato sui due senpai, che gli sorridono un po’ tesi.

"Io con quel vecchio non ci voglio stare!!" sbraita, indicando con il dito l’ex capitano del Kainan.

Ehm… la situazione si fa difficile. L’espressione tempestosa di Maki non promette infatti nulla di buono.

"Odio i bambini maleducati, quindi è escluso che Sakuragi venga a casa mia" riesce a dire, controllando a stento la rabbia, mentre Jin gli posa una mano sul braccio per calmarlo.

Il piccolo SenSen, invece, si avvicina sorridendo alla coppia:

"Posso davvero stare con voi, Jin-san e Maki-san?"

Bastano queste poche parole per sciogliere definitivamente l’asso dei tiri da tre del Kainan.

Si inginocchia di fronte al bambino e lo abbraccia dolcemente:

"Certo! Vedrai che starai bene con noi!"

Maki osserva la scena soddisfatto.

Tutto sta andando per il meglio, ma rimane il problema del piccolo Hana. Gli appoggio una mano sulla spalla. Non mi piace vederlo respinto. E’ vero che non doveva fare quel commento su Maki, ma mi dispiace che nessuno sappia vedere sotto la corteccia di teppista in erba.

Volto lo sguardo verso Toru, e lui annuisce. Come al solito ha capito cosa sto pensando…

Sto per dire che potrà rimanere con noi, quando interviene la voce di Mitsui:

"Hana-kun potrà stare con noi. Non c’è alcun problema" dice deciso, afferrando la mano del quattr’occhi..

Sorrido, mentre gli chiedo se ci hanno pensato bene.

Lui scoppia a ridere, poi replica:

"Ho sempre desiderato dargli una raddrizzata! Adesso finalmente ne ho l’occasione…"

Ma lo sguardo che posa sul bambino è invece carico di affetto.

"Ehi, Mitchi-san, io sono un duro, mettitelo in testa!" ribatte pronto il piccolo Hana.

"Regola numero uno, ragazzino: io non mi chiamo Mitchi!"

Ma il piccolo rossino non gli risponde, non ne ha bisogno, avendo già trovato il suo protettore in Kogure:

"Hisa-kun… non mi sembra il caso di cominciare con le regole. E poi è così carino…"

Mitsui scuote la testa:

"L’improvvisa paternità ti ha reso definitivamente cieco" sottolinea, scompigliando i capelli del suo ragazzo.

Scoppiamo tutti a ridere, e proprio in questo momento entra Akagi, che è andato a prendere Kae-chan:

"Kenji-san! Oggi ho battuto un ragazzo di quinta al minibasket…"

Non termina la frase, interrompendosi non appena si accorge dei due ragazzini che lo guardano imbambolati.

"Chi… chi sono?!" mi chiede sorpreso.

Io sono un po’ a disagio. Non mi va di dirgli delle bugie, ma non posso fare altrimenti:

"Questo è Hanamichi, il cuginetto di Sakuragi-san, e lui e Akira, il nipotino di Sendoh-san…".

Lui mi guarda interrogativo. Effettivamente la cosa puzza di bruciato anche per un bambino di otto anni.

Si avvicina piano ai due, inchinandosi appena:

"Io sono Kaede Rukawa…" si presenta.

Hana-chan comincia a girargli intorno, confrontando le loro altezze e fissandolo stupito in viso:

"I tuoi occhi somigliano a quelli di una volpe, Kae-chan!" gli dice.

Kaede si irrigidisce, poi si volta verso di me:

"Non è vero, Kenji-san!"

Io sto per intervenire, ma Hana-chan non me ne dà il tempo:

"Sì, assomigli ad una volpe! Kitsune, Kitsune!!!"

"Do’aho!!!" replica immediatamente il piccolo Rukawa.

Sto per rimproverarlo per questo insulto, ma non riesco a farlo, perché la voce petulante di Hanamichi si mette di nuovo in mezzo:

"Kitsune, kitsune!!!"

Gli occhi di Kaede si riempiono di lacrime per la rabbia della presa in giro.

"Kitsune, kits…. AHIO!!!!"

Il piccolo SenSen ha dato un pugno al rossino!!!

"Non provare più a prenderlo in giro!" gli intima serio.

Poi si avvicina a Kae-chan, asciugandogli la lacrima sfuggita alle ciglia.

"Mi dispiace Kaede. E’ uno stupido do’aho… ma ti difenderò io!" gli mormora piano, chinandosi poi per dargli un bacio sulla guancia, facendolo arrossire.

"Akira-chan…" replica il piccolo Rukawa, sorpreso.

"Ehi, brutto porcospino! Giù le mani dalla mia kitsune!!" urla il rossinino, furente.

La rissa che segue vede coinvolti adulti e bambini, visto che Mitsui ha affrontato a muso duro Maki, imponendogli di controllare la violenza di SenSen, e che Jin ha imposto a Kogure di richiamare quella furia umana di Hana-chan…

Insomma, non si preannuncia un’esperienza facile questa di tutori di bambini.

Kaede osserva la scena, poi si volta verso di me e sorride:

"Sono contento che siano arrivati SenSen e Hana-chan…. Però voglio rivedere presto anche Sendoh-san e Sakuragi-san!".

Io lo abbraccio stretto, annuendo senza trovare la forza di inventare altre bugie.

"Non osare avvicinarti alla Kitsune!!!" urla una voce, dal groviglio di braccia e gambe che si dimenano sul pavimento.

"Tu lo spaventi e basta! Kae-chan è troppo bello per una scimmia come te!" ribatte un’altra, in mezzo a mille urla inumane...

Quando torniamo a casa, sono molto stanco. E’ stata una giornata terribile, e anche se ha avuto degli spunti comici, rimane che due persone hanno fatto una scelta terribile, per amore.

Dopo aver cenato e aver messo Kaede a dormire, io e Toru ci mettiamo a parlare in salotto.

Lui sorride, mentre mi guarda crollare sul divano:

"Il piccolo Kaede ci causerà non pochi problemi: Hana-chan e Aki-chan sono proprio le versioni chibi di Sendoh e Sakuragi. Hai visto come già litigano per lui?" e scoppia a ridere.

Io non riesco a farlo, anzi… quello che è successo questo pomeriggio mi ha molto preoccupato.

"Pensi che possano essere già innamorati di Kae-chan?" chiedo impaurito.

"Beh, hai notato come hanno reagito quando l’hanno incontrato? Ed era solo la prima volta…"

Mi scuoto, alzandomi dal divano e raggiungendo il blocco appoggiato sul tavolo, poi torno vicino a Toru.

"Ehi, che ti prende?" mi fa lui, passandomi il braccio intorno alle spalle.

"Devo scrivere un elenco di cose da ricordare…" rispondo, mordicchiando il cappuccio della penna.

"E cioè?"

"Che né Hana-chan, né Akira-chan potranno più rivederlo fino a che Kaede non avrà ventuno anni…"

"Ma non esagerare, dai!"

"Hai ragione, ventitre è meglio!"

Lui mi afferra per le spalle, scuotendomi leggermente:

"Amore, noi ci siamo innamorati che avevamo quattordici anni… non credo che la nostra sia stata una scelta fatta con leggerezza! Lasciali stare…"

Io affondo tra le sue braccia:

"Non voglio vederli intorno a lui… è il nostro bambino!" replico con le lacrime agli occhi.

Lui sorride, baciandomi la punta del naso:

"Nessuno ce lo porterà via…"

Io sorrido, ma intanto mi segno che presto dovrò fare un discorsetto a Kogure e a Jin per avvertirli di tenere i loro marmocchi lontani dal nostro Kae-chan!

Una famiglia particolare – The End

(*) Sono ovviamente contraria alla sperimentazione sugli animali, alla vivisezione e tutto il resto, ma non credo che degli studenti con poca esperienza si arrischierebbero ad iniettare roba strana nel braccio di un bambino senza una prova della sua innocuità.