Umano e
demoniaco
parte II
di Nefertari
La flebile brezza del
mattino carezzò gentilmente il viso assonnato di Goku.
Il sole era sputato da
poco e il paesino era ancora immerso nel silenzio.
La padrona della locanda
,dove lo scimmiotto alloggiava da cinque settimane, richiamò il ragazzino,
che era appena uscito per svolgere alcune commissioni.
“Goku, compera anche due
chili di pane! Siamo rimasti senza!” disse la donna.
“Va bene!” rispose Goku
sorridendo.
Quella signora si era
dimostrata disponibile e gentile, con lui.
Lo aveva accolto come un
figlio nonostante fosse un semplice viandante.
In cambio la scimmia le
offriva tutto l’aiuto possibile nel mandare avanti la locanda.
Accoglieva i clienti,
sistemava le camere, lavava le lenzuola….
Aveva imparato ad
occuparsi di queste cose a Cho’An, dato che i monaci si rifiutavano di
svolgere tali mansioni per un essere impuro.
Sanzo gli aveva insegnato
gradualmente come cavarsela da solo e aveva lasciato che la scimmietta
diventasse autosufficiente.
Goku si rendeva ora conto
di quanto quelle esperienze gli fossero state utili.
Non aveva bisogno di
nessuno per sopravvivere.
Le giornate trascorrevano
velocemente perché il lavoro non mancava mai ma… le notti…
Le notti erano tristi e
interminabili.
Solo, nella piccola
stanza che era stata arredata apposta per lui, Goku , alla fine di ogni
giornata,
si stringeva al cuscino e
chiudeva gli occhi, lasciando che il suo pensiero volasse da Sanzo.
Sopravvivere è una cosa,
vivere è un’altra.
E , per vivere, Goku
aveva bisogno di Sanzo.
Da quando il bonzo se
n’era andato, qualcosa dentro l’animo del ragazzino si era spento.
La sua vitalità si era
assopita e i suoi immensi sorrisi erano stati sostituiti da pallide
imitazioni di allegria, palesemente forzate.
Il suo monaco, il
suo amore….
Anche Sanzo lo amava?
Non ne era più così
sicuro… nonostante quell’ultima notte passata insieme.
Prima di allora aveva
desiderato a lungo di poter raggiungere quel genere di intimità con Sanzo.
Ogni volta che gli era
vicino, che sentiva la sua voce, che vedeva i suoi capelli biondi illuminati
dal sole, desiderava accarezzarlo con l’ardore di un amante.
Aveva avuto ciò che
voleva…ma ora….
Sanzo lo aveva lasciato
solo….
Quando si è lontani i
dubbi lievitano inesorabilmente straziando il cuore.
Razionalmente Goku capiva
perfettamente che il monaco non avrebbe potuto agire altrimenti, ma il suo
cuore non riusciva ad accettare l’abbandono.
Avrebbe voluto
raggiungere il bonzo ma non aveva intenzione di contrariarlo.
Inoltre non voleva essere
un peso per i compagni.
Sarebbe rimasto
pazientemente presso la città di Mistugai , attendendo il ritorno di Sanzo.
Gli restava solo il dolce
ricordo di quella notte… un ricordo che però non lo faceva stare meglio.
Si sentiva morire ogni
volta che ripensava alle labbra di Sanzo…
Sognava semplicemente di
abbracciarlo, di stringersi di nuovo a quel corpo magro e forte,cullandosi
nel tiepido benessere che la pelle chiara del compagno gli aveva procurato.
Il desiderio ardeva nelle
sue viscere e le lacrime scendevano prive di controllo dai suoi occhi
socchiusi.
-Sanzo- nella sua testa
rimbombava sempre lo stesso nome, insistente, devastante, impossibile da
ignorare.
Il dolore lo divorava
così finché il sonno lo coglieva ,donandogli il sospirato sollievo.
*************************
Le notti di Sanzo non
erano dissimili.
La sua scimmia non era
mai stata troppo a lungo lontana da lui.
Ai suoi occhi , cinque
settimane parevano cinque interminabili anni.
Si sentiva più apatico
del solito, totalmente assorbito dai rimorsi: l’aver lasciato solo Goku,l’essersi
abbandonato ad una passione che fino a poco tempo prima aveva disperatamente
represso….
Si era pentito di aver
aperto il suo cuore.
Sanzo considerava Goku un
bambino…e si dava dello stupido per averlo invece amato come un adulto.
Certo,lo desiderava… ma
non avrebbe dovuto dimostrarglielo, non era ancora tempo.
Probabilmente Goku non
era pronto ad esplorare certi territori.
Inoltre lo aveva preso e
poi lo aveva lasciato da solo, in una città sconosciuta.
Si sentiva un idiota.
Aveva agito in preda alla
disperazione…. la disperazione di doversi separare dall’unica persona di cui
era veramente innamorato.
Un amore contro ogni
logica, un amore non desiderato.
Per colpa di Goku, Sanzo
non era più in grado di vivere solo per se stesso.
Sapeva di non essere
forte….ma avrebbe assolutamente dovuto trattenersi.
Ancora una volta sentiva
di aver commesso un cospicuo numero di errori.
Non aveva dato retta alla
ragione.
Il problema impallidiva
di fronte all’amara consapevolezza che forse non avrebbe mai più rivisto la
scimmietta.
Ora ringraziava gli dei
ogni volta che i demoni lo attaccavano, costringendolo ad abbandonare per
qualche attimo queste sue avvilenti elucubrazioni.
Il loro viaggio si era
arrestato già da molte lune: piogge e maltempo li avevano costretti
interrompere più volte il cammino.
Di fatto, pochi giorni
lo separavano da Goku.
In ogni città in cui
sostavano, Sanzo consultava alchimisti e stregoni , sperando di trovare il
modo di riportare Goku alla sua forma originaria.
Tuttavia le sue ricerche
non avevano fornito alcun risultato.
Forse era meglio così,
pensava Sanzo.
In fondo ora Goku era un
essere umano e non avrebbe più rischiato di essere travolto dalla sua
misteriosa natura spietata.
Ma questo pensiero non lo
rincuorava.
Rivoleva il suo demone.
Ripeteva a se stesso che
aveva bisogno anche della forza di Goku per portare a termine la missione,
ma la verità era che non poteva continuare il viaggio senza avere vicino la
stupida scimmia.
******************************
Le tenebre avevano
avvolto la città di Mitsugai.
La notte era più nera del
solito e Goku faticava a vedere il selciato su cui stava camminando.
Si era attardato alla
cerimonia di fronte al tempio di Shareyu.
Aveva sperato in un
miracolo : voleva acquistare di nuovo la sua forma demoniaca , ma nulla era
cambiato.
Il suo corpo restava
quello di un essere umano.
Avanzò nell’oscurità.
Intorno a lui non si
intravedeva anima viva.
Le strette viuzze che
percorreva ogni giorno gli apparivano ora paradossalmente inquietanti.
La scimmia sorrise fra sé
e sé, cercando di sdrammatizzare la tensione che cominciava a condensarsi in
un nodo nella sua gola.
Poi un rumore.
Goku si voltò di scatto.
Niente.
Non c’era nessuno dietro
di lui.
Sospirò e tornò a
camminare, questa volta con un passo più sostenuto.
Di nuovo un rumore.
Passi.
………
Non c’era alcun dubbio.
Qualcuno lo stava
seguendo.
Lo scimmiotto trasalì.
Se solo avesse avuto
ancora la sua forza demoniaca.
Il suo potere perduto lo
rendeva sicuro, un tempo.
Mai, fino a cinque
settimane prima, avrebbe avuto timore di uno scontro contro un demone…o ,
ancor meno, contro un essere umano. La lotta lo divertiva e lo eccitava.
Ma ormai era un essere
indifeso, un semplice ragazzino incapace di affrontare avversari molto più
forti di lui.
Cominciò a correre.
Il rumore aumentò, alle
sue spalle.
C’era più di un
inseguitore, era evidente.
Disperato, Goku diede
fondo a tutte le sue energie per trovare scampo.
Le gambe si muovevano
freneticamente e un sudore freddo gli bagnava la fronte e le mani.
Corse…
Corse a perdifiato…
Ma dietro di lui il
trambusto si intensificava.
Ormai gli erano addosso.
Una mano arpionò la sua
spalla.
Goku cadde a terra mentre
qualcuno gli tappava la bocca e lo trascinava via.
*********************
Venne portato in una
squallida baracca poco distante dal centro della città.
Una volta dentro, udì
qualcuno sbattere la porta e poi dire : “Bel lavoro! Con questo qui ce la
potremo spassare per un bel po’!”.
L’uomo che stava
trasportando Goku lo lasciò cadere per terra.
“Vedi di stare buono se
non vuoi costringerci a legarti e imbavagliarti!” comandò l’individuo.
Solo allora la scimmia
poté guardare in faccia i due sconosciuti: davanti a lui si ergeva un tizio
alto e possente , con il mento squadrato e scuri capelli diradati. I suoi
abiti erano sporchi e logori, ed emanavano un fetore che aveva accompagnato
Goku per tutto il tragitto verso quella tana.
L’altro uomo era invece
esile e meglio vestito, benché il volto magro e scavato generasse nel
ragazzino un notevole disgusto.
La scimmia li osservò
immobile, in preda al terrore.
Non capiva cosa potessero
volere da lui, che non possedeva denaro.
Pallido e ansimante, si
trascinò lentamente in un angolo della sudicia stanza, rintanandosi.
I due uomini continuavano
a fissarlo mentre borbottavano qualcosa tra loro.
La vista di Goku era
annebbiata e le parole dei rapitori ronzavano confuse nella sua testa.
Il tizio che lo aveva
trascinato in quella casa si avvicinò al ragazzino, che si premette contro
la parete per allontanarsi il più possibile da quell’essere repellente.
“Non fare così…” mormorò
tranquillamente l’individuo, mentre un rivoltante sorriso compiaciuto
prendeva forma sul suo viso. “Io sono Kenji. Da questo momento tu vivrai con
noi. Se sarai obbediente andremo molto d’accordo. In caso contrario potresti
farti molto male….”
“Andiamo fratello, non
spaventare il nostro nuovo amico!” lo interruppe l’altro, che poi si rivolse
a Goku: “Io mi chiamo Ichiro. Ti abbiamo portato qui per farci un po’ di…
compagnia. Non devi avere paura.”
Goku non aveva paura, in
effetti…. ‘paura’ era un termine riduttivo.
Era sconvolto, atterrito,
disgustato e terrorizzato!
Kenji lo prese per un
braccio.
La scimmia cercò
inutilmente di opporre resistenza mordendo come un animale rabbioso il
braccio dell’uomo.
L’individuo non si
scompose.
Rise e disse al fratello
:”Sarà meglio addomesticarlo un po’ , non ti pare?”
“Come mai ti prendi
sempre tu il primo assaggio?” replicò Ichiro seccato.
“Tu non sai farti
rispettare a dovere, mio caro! I nostri amichetti, all’inizio, sono sempre
troppo poco remissivi… Io so come renderli docili e mansueti. Poi potrai
divertirti anche tu!”
Poco convinto, Ichiro
lasciò la stanza chiudendo la porta alle sue spalle.
Kenji iniziò a toccare
con le mani pesanti il viso di Goku, sorridendo di fronte alle lacrime che
riempivano gli occhi del ragazzino.
“Piangi pure, se vuoi…”
sogghignò l’uomo. “Due lacrimucce non mi impediranno certo di averti.”
La scimmietta si ritrovò
premuta contro il pavimento, schiacciata dal peso di Kenji, le cui carezze
si erano fatte più intime e raccapriccianti.
Le luride mani si
insinuavano sotto i suoi leggeri vestiti, toccando e graffiando.
Goku si lamentava,
piangeva e gridava con la poca voce che ancora riusciva a uscire dalla sua
bocca tremante.
Mentre l’uomo infilava la
mano nei suoi pantaloni, l’unica immagine che balenava nella mente dello
scimmiotto era il bel volto di Sanzo.
Continua…..
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